N°01 del 14/01/2016
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N°01 del 14/01/2016
chic & cool wedding € 1 , 00 0828. 1991330 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177 Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€ Aeroporto all’anno zero Turismo etica e bellezza S i avvicina la stagione delle grandi fiere internazionali del turismo. Enti Locali ed operatori si debbono attrezzare per garantire una offerta di qualità nel segno della cultura. E, a tal proposito, mi sembra doveroso ed opportuno riproporre alcuni principi guida di cui mi sono occupato spesso anche in questo giornale Nello studio e nella pratica del turismo si affermano nuove scienze, sociologia e psicologia, innanzitutto. Invece muove soltanto i primi passi “l'etica del turismo”, di cui si avverte, invece, la necessità di conoscenza e, soprattutto, pratica a largo raggio, sia da parte degli operatori che dei fruitori delle nostre due coste, cilentana e amalfitana, ma non solo. LIUCCIO A PAGINA 2 Auspici misericordiosi M i sono pervenuti via mail dal solerte vicario episcopale per la pastorale i documenti frutto del lavoro preparatorio per il convegno ecclesiale di Firenze. Mi ha colpito il DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL CONVEGNO DIOCESANO, frutto del coinvolgente impegno – si legge di tutti gli attori per un cammino capillare e profondo facendo proprio lo stile sinodale caro a papa Francesco. Sono state affrontate le problematiche connesse ad un Umanesimo in ascolto, concreto, plurale, integrale, attento all’interiorità e alla trascendenza. ROSSI A PAGINA 5 Mattarella sancisce la riapertura I l Presidente della Repubblica, col decreto firmato il 18 dicembre 2015 ed entrato in vigore il 2 gennaio 2016, ha sancito la riapertura dell’aeroporto di Salerno. Questa, forse, è l’ultima e definitiva occasione per realizzare nella Piana del Sele una infrastruttura aeroportuale “in grado di esercitare un ruolo ben definito all’interno del bacino della Campania, con una specializzazione dello scalo e una riconoscibile vocazione dello stesso, funzionale al sistema aeroportuale da incentivare”. GATTA A PAGINA 11 Il futuro del Parco identità, strategia e coordinamento afforzare l'identità del territorio dell'area parco. Darsi una strategia per invertire la tendenza del decremento demografico. Coordinare le azioni di promozione tra i soggetti pubblici e coinvolgere i portatori d'interesse privati operanti nel campo del turismo e agricolo senza trascurare il mondo dell'associazionismo no profit. Sono titoli che andrebbero riempiti di contenuti ben comprensibili ai protagonisti e, soprattutto, all'opinione pubblica che ha tutto il diritto di sapere e il dovere di accompagnare la crescita economica e sociale dell'intera area. Ecco perché "Rafforzare l'identità del territorio dell'area Parco" è la prima azione che dovrebbe metter in campo chi ha un ruolo di "classe dirigente" del territorio in tutte le sue articolazioni a cominciare da presidente dell'ente e dai sindaci degli 80 comuni che compongono il "parlamentino" dell'area vasta racchiusa nei confini del parco. R SCANDIZZO A PAGINA 6 Anno XVII n° 01 del 14 gennaio 2016 Paestum, il CdM: “sì alle biomasse” L a presidenza del Consiglio dei Ministri nella seduta del 8 gennaio 2016 ha approvato la Centrale a Biomasse di Capaccio-Paestum. Nel decreto del Governo si legge: circa il progetto in esame. Che era glià stato oggetto di valutazione il 29 settembre e in merito al quale era stato chiesto un parere all’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio dei Ministri ha preso atto del superamento del dissenso espresso in conferenza dei servizi e ha condiviso il parere reso dall’Istituto con verifiche e prescrizioni in merito alla costruzione e all’esercizio di un impianto alimentato a “Biomasse” per la produzione di energia elettrica e termica della potenza di 0,999MW. CAPO A PAGINA 12 Dieta Mediterranea osservatorio azzerato M Mandare a casa la vecchia rappresentanza dell’Osservatorio per la Dieta Mediterranea non è sembrata una scelta opportuna. In questa fase il ruolo dell’Osservatorio avrebbe dovuto essere quello di rendere consapevole l’intera comunità del ruolo strategico che il sito UNESCO può dare allo sviluppo sostenibile, costruire una nuova immagine di turismo della salute e dei sapori mediterranei e proiettarla sui mercati mondiali. Intanto la Regione Calabria sta discutendo una sua proposta di legge sulla Dieta Mediterranea Con il decreto n. 230 del 13/11/2015 del Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca è stato revocato l’atto con il quale, nel 2012, veniva costituito l’Osservatorio Regionale per la Dieta Mediterranea. LETTERIELLO A PAGINA 8 2 n° 01 14/01/2016 CULTURA DALLA PRIMA Si impone, cioè, un codice di comportamento, che ubbidisca ad una carta/decalogo di valori nel rispetto scrupoloso di diritti e doveri. E ciò perchè si avverte come indilazionabile riaffermare con forza il rispetto/culto della bellezza per condannarne le ferite/sfregi da parte delle nuove dilaganti invasioni barbariche. L'operatore ha il dovere di rispettare i patti su prezzi, efficienza di servizi a tutela della dignità, della salute e della privacy degli ospiti. Deve predisporre un ambiente caldo ed accogliente, simpatico e coinvolgente, ma senza invadenza, teso alla esaltazione di storia e tradizioni dei luoghi con naturale disinvoltura senza supponenza. Il turista ha il diritto di pretendere con fermezza garbata, ma senza arroganza. Ma, a sua volta, ha il dovere di rispettare i luoghi, non violentarne e stravolgerne le tradizioni. C'è bisogno, cioè, di una naturale e tacita complicità tra operatore ed ospite nella vivibilità di una comunità, che, anche se per il breve lasso di una vacanza, è patrimonio di tutti. Questo vale per l'albergo, per le strutture della ristorazione e della balneazione, come per la più vasta offerta del territorio nella diversità dei servizi (contenitori culturali, teatri, spazi museali, ecc.) con una cura puntuale alla cornice di ospitalità che l'Ente Pubblico deve attrezzare e garantire. C'è, cioè, un codice di comportamento, una carta decalogo di valori per tutti:operatori, turisti, Amministratori Pubblici, nella consapevolezza che il turismo non è solo fenomeno economico, un volano che innesca meccanismi di sviluppo coinvolgendo tutti o quasi i settori della vita produttiva, ma anche e, forse, soprattutto, incontro di popoli e di civiltà e, quindi, strumento ed occasione di crescita culturale civile di una intera collettività. Il ruolo di garante spetta alla Pubblica Amministrazione nella variegata articolazione dei ruoli e dei compiti. Deve impedire con forza e decisione che il culto/feticcio del dio danaro consenta debolezze, compiacenze e tolleranze per le sgarbate esagerazioni di ospiti esuberanti, che, resi forti e tracotanti dalla ricchezza, qualche volta pretendono di sfregiare anche la bellezza della storia e dell'arte dei monumenti, così come di sciupare ed imbrattare la grazia e l'armonia del paesaggio, nella greve e sgraziata consapevolezza dei parvenus che ai ricchi ed ai potenti è consentito tutto, anche la profanazione della bellezza. Non glielo possiamo e non glielo dobbiamo con- Il culto della bellezza e l’etica del turismo sentire. Urge, perciò, una diga a difesa del nostro patrimonio di grazia, di eleganza, di armonia, di bellezza contro la dilagante superficialità dell'esercito spesso disordinato e vociante dei nuovi barbari. Ma non vinceremo mai la battaglia/guerra contro la barbarie esterna se non sconfiggeremo prima” il bar- baro che è in noi”. E per farlo dobbiamo rispettare ed applicare alla lettera gli insegnamenti di Croce e Gramsci: lasciarci guidare sempre dalla centralità della storia, che si fonda sulle eredità del passato, per esaltare il presente e costruire il futuro. Solo così saremo fecondati dalla “religione/culto del decoro” delle nostre comunità senza essere mai tentati dal loro deprezzamento/svendita Serpeggia, infatti, tra i pubblici amministratori la tentazione del peccato di “simonia laica”. Dobbiamo combattere e sconfiggere questa tentazione di svendita senza esclusione di colpi. Forse, così, riusciremo ad eliminare o, quanto meno, a ridimensionare molti sconci nei nostri territori dell'una e dell'altra costa dove la storia, l'arte, la bellezza dei paesaggi crea un alone di sacralità che merita rispetto e culto. Forse così riusciremo a cancellare certi spettacoli di sguaiata pacchianeria nei dintorni o all'interno (parcheggi, attività di ristorazione, accoglienza, commercio di cianfrusaglie, ecc.) dell'Area Archeologica di Paestum, o la vociante fiera agli approdi di mare (sbarchi e imbarchi) della Costa di Amalfi. Qui ci giochiamo la credibilità della promozione del turismo di qualità nel rispetto della eleganza, del buon gusto e della BELLEZZA, appunto. Giuseppe Liuccio [email protected] Riforma delle BCC Marino scrive a Taddei: “che colpa abbiamo noi?” Egr. Dott. Taddei, ho letto la Sua intervista al Corsera del 28 dicembre sulla riforma delle BCC. Sono Direttore di una BCC da 38 anni, sin dalla sua fondazione. Una BCC che è cresciuta costantemente e che non ha mai presentato un indice negativo. Penso possa bastare per accampare il diritto ad essere ascoltato su questa benedetta riforma delle BCC. Non condivido assolutamente la Sua affermazione (non solitaria purtroppo) quando dice "adesso tocca alle BCC". Quando Lei dice queste cose in costanza della forte polemica generata dalle 4 banche mette anche noi sulla graticola, senza che vi sia nessun nesso. Che significa "adesso tocca alle BCC"? Tocca cosa? Quale colpa dobbiamo espiare? Forse Lei non lo sa ma le BCC hanno, invece, molti meriti: - intanto hanno alle spalle una storia gloriosa di ben 130 anni tutti di onorato servizio alle proprie comunità; non a caso siamo le banche più amate e più stimate dagli italiani; - negli ultimi 7 anni abbiamo incre- mentato gli organici, le altre banche hanno fatto solo tagli di personale ed esuberi; - negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato i prestiti alla clientela, le altre banche hanno chiuso i rubinetti del credito; - negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato gli sportelli, altre banche li hanno ridotti drasticamente; - le sofferenze delle BCC sono per lo più di piccolo importo non certo frutto di prestiti stratosferici e - forse - dolosi; - da sempre le condizioni economiche praticate dalle BCC sono migliori di quelle praticate dalle grosse banche. Abbiamo sempre svolto nelle nostre Comunità una indiscussa e meritevole funzione di calmiere dei costi del credito. La cooperazione vince sulla finanza: lo dice spesso anche il Papa quando afferma che non deve comandare il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale. Le nostre BCC, per statuto, non hanno scopo di lucro, non abbiamo dividendi da distribuire; - le nostre banche fanno solo attività creditizia tradizionale, non sono banche d'affari, non sono banche dedite alla finanza; - non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato nè alle altre banche, al contrario le altre banche hanno creato problemi allo Stato ed hanno chiesto soldi alle BCC per risanare i loro bilanci. Le 4 banche in questione hanno ricevuto in questi giorni ben 225 milioni di euro dalle BCC mentre le nostre poche crisi le abbiamo sempre risolte all'interno e con sacrifici "domestici". Scusate se è poco... - gli amministratori delle nostre BCC non sono "piccoli banchieri" ma grandi cooperatori tant'é che i risultati delle nostre Banche (leggasi Core Tier 1) sono (guarda caso) superiori a quelli delle altre banche. Così facendo abbiamo costruito il terzo gruppo bancario italiano per patrimonio. Semmai piccoli banchieri sono gli altri! - gli amministratori delle nostre BCC prendono in genere solo gettoni di presenza non compensi né prebende. Nella mia BCC i consiglieri percepiscono unicamente un gettone di presenza di euro 80 lordi per ogni seduta del CdA. Da noi gli amministratori lo CONTINUA A PAG 11 TRASPORTI n° 01 14/01/2016 3 Il quinto mistero di Pestùm... la Stazione fantasma di Capaccio Se manca la stazione manca la speranza, la vita, il viaggio, la conoscenza Dieci anni senza la Stazione di Capaccio-Roccadaspide. Settanta anni senza lo Scalo-Capaccio. Già nel suo nome era insita una strategia economica e di crescita comune. La Stazione di Capaccio-Roccadaspide proiettava una visione territoriale che andava oltre la Chora, serviva parte fondamentale dell’area della Valle del Calore ed oltre, definiva una idea di società e di servizio ferroviario diffuso e popolare, creava socialità e possibilità d’incontro. Un tempo eravamo tutti giovani, belli e stupiti nel vedere il treno fermarsi alla Stazione. Ora siamo solo stupiti nel vederlo passare senza fermarsi. Eravamo tutti giovani e belli agli inizi degli anni ’80 e aspettavamo il treno nell’angusta sala d’attesa della Stazione di Capaccio, senza preoccuparci di fare il biglietto dal tabaccaio, bere il caffè di corsa al Nazionale o comprare velocemente il giornale all’edicola della signorina Farro. Alla stazione, di Capaccio c’erano tutti, dal barista al giornalaio, dal ferroviere al capostazione, dalle matricole alle laureate. “…Alla stazione c’erano tutti dal commissario al sacrestano, alla stazione c’erano tutti con gli occhi rossi e il cappello in mano. E alla Stazione successiva molta più gente di quanto partiva…(cit.)”. E c’era Lei, viso di porcellana ad incorniciar occhi neri di pece, portamento indomito, lunghi capelli ricci che le accarezzavano le gote e le spalle fin oltre la curva del fondo schiena. Ora tutto è compiuto, tutto è finito, senza più Stazione, senza luogo dove ripararsi dal freddo e dai propri affanni, come cani nella tormenta fradici e infreddoliti, aspettiamo il treno, lungo la strada ferrata. Pendolari, lavoratori, depressi ad incontrar il proprio passato, fidanzate verso i loro amori, disoccupati, studenti, mamme incinte che trascinano lungo tunnel di piscio e per scale viscide carrozzine con pargoli dormienti, pensionati, turisti e viaggiatori, agognano partenze, su una banchina buia, al patire di raffiche di vento e scrosci d’acqua gelida. Gli “Stazionati” chiusi nei loro paltò, maledicono tutti quelli che costruiscono treni superveloci per pochi, che aspettano, spensierati, seduti in Nella foto la stazione di Capaccio-Roccadaspide comode poltrone, in accoglienti salottini, il momento dell’imbarco avvisati da soavi annunci. Treni di lusso per femmine pittate e uomini incravattati, treni pieni di signori e signorine che sfecciano da città a città, fottendosene di chi abita nei paesi e nei “villaggetti”. Il piano di ridimensionamento e chiusura delle “Piccole Stazioni” promosso da Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia produce gravi danni al territorio. La parola d’ordine dei soloni delle F.F.S.S. è una ed inderogabile, chiudere, chiudere, chiudere, nell’assordante silenzio complice degli amministratori locali, che sanno solo blaterare di turismo e sviluppo, ma non si preoccupano minimamente di far arrivare, in treno, i turisti a Paestum, ne di offrire servizi di trasporto adeguati ai propri cittadini, tutto a scapito del popolo e della mobilità sostenibile. Capaccio Scalo è stata relegata a semplice fermata senza più servizi, senza sicurezza, con più incuria, più abbandono, più squallore, ridotta a lugubre banchina invece che accogliente Stazione, da sempre insostituibile presidio territoriale. A rincarare la dose, sul degrado della stazione di Capaccio-Roccadaspide, le parole del Sindaco: “ Né può sottacersi la condizione di degrado e di pericolo per la pubblica e privata incolumità riveniente dai danni strutturali e statici, evidentissimi, del fabbricato adiacente la stazione e dell’ex magazzino merci. Ancora più degradata e pericolosa è la situazione del casello 21 a Paestum”. Con la chiusura della Stazione di CapaccioRoccadaspide si è voluto punire consapevolmente la Città Antica di Paestum, nella totale noncuranza delle istituzioni locali. La Stazione di Capaccio-Roccadaspide l’hanno chiusa, fatevene una ragione, arrangiatevi, e se volete farla riaprire è inutile che vi rivolgiate al Ministro. Dovete rivolgervi al Sindaco, che potrebbe chiedere aiuto al Vicesindaco di Atena Lucana, Sergio Annunziata, e, farsi spiegare come ha fatto ad avere avuto gratis dall’Agenzia del Demanio gli immobili della Stazione di Atena Scalo. Felice e soddisfatto della transazione, il Vicesindaco Annunziata ha dichiarato: “Con l’acquisizione degli immobili dismessi dalla ferrovia e dei beni del Demanio dello Stato, il Comune di Atena Lucana è diventato più ricco, l’operazione è stata possibile grazie alla legge 98/2013. Per tutto l’iter è duopo ringraziare l’avvocato Pierpaolo Russo, responsabile dell’Ufficio Servizi Territoriali dell’Agenzia del Demanio, l’ingegner Antonino Cianniello per la professionalità, la celerità e la competenza e il dott. Dario Di Girolamo dell’Agenzia del Demanio per la sua cortesia”. Se le cose non si sanno è bene che si sappiano. Noi rimaniamo lì, fermi, immobili, ad aspettare l’ultimo treno che ci porterà via. Incantati, staremo lì, a mirare Il sole che continuerà ad illuminare la teoria dei binari convergenti. Malinconici, nelle notti tiepide d’agosto, scruteremo la luna far l’amore, con il luccichio argenteo dell’unica locomotiva rimasta, che avanza lentamente lungo la pianura. “…Corre, corre, corre la locomotiva…si fa PER DIRE… e sibila il vapore, sembra quasi cosa viva e sembra dire ai contadini curvi, il fischio che si spande in aria, “Fratello non temere perché corro al mio dovere, trionfi la giustizia…FERROVIARIA…(cit.)”. Lucio Capo Nella foto la stazione di Capaccio-Roccadaspide 4 n° 01 14/01/2016 LA STAZIONE DEL MARINAIO di Sergio Vecchio GIUBILEO DALLA PRIMA Nel documento viene denunciata la mancanza di sicurezza e di slancio, accompagnata da una certa superficialità che contagia le relazioni a diversi livelli determinando azioni sporadiche, connotate da riscontri incoraggianti, ma bisognose di una maggiore regolarità. Inoltre, si riferisce che sovente si continua ad operare per abitudine, con scarsa coerenza e convinzione, situazione alla quale si cerca di porre riparo mediante l’esperienza delle Piccole Comunità di Fede e Testimonianza per sollecitare il genuino desiderio d’incontrarsi. Ancora cruciale risulta il ruolo dei parroci, spesso “vittime” delle troppe responsabilità e del desiderio di primeggiare dei collaboratori parrocchiali, dei quali non sempre si riesce a limitare le interferenze. Causa principale di queste difficoltà è probabilmente il fatto che tanto i preti, quanto i laici, spesso sembrano operare come funzionari non molto sensibili verso chi si sente escluso, di quanti, cioè, si ritengono fuori dalla Chiesa per situazioni o esperienze giudicate non coerenti. Inoltre, non è stata taciuta la grave condizione dei giovani che vivono da anni un cambio di prospettiva rispetto a quanto hanno vissuto i loro padri. Alla fine, rispetto al calore di una comunità accogliente, si percepisce il disagio di chi rimane radicato nel proprio vissuto, segnato da titubanze, rifiuti, paure perché la comunità parrocchiale non sa aprirsi senza giudicare. A questa analisi segue il proposito di considerare la persona centro dell’agire ecclesiale sintetizzando, non senza spunti retorici, le cinque vie per approdare ad una umanità nuova col bisogno di uscire per annunciare, condividendo il quotidiano per un’efficace azione educa- Auspici ecclesiali per l’anno della misericordia tiva allo scopo di trasfigurare anche la nostra popolazione con la partecipazione attiva alla vita civile delle proprie comunità. È un auspicio condivisibile soprattutto se, all’inizio di questo anno di misericordia, dopo un’attesa durata un lustro, si pongono in atto iniziative per rendere concreti i propositi, almeno come tentativo di fare la propria parte nel contesto cilentano sempre più derelitto per l’affastellarsi di problemi rimasti irrisolti. Parafrasando le parole del Pontefice, si può asserire che il Cilento non è un museo, ma una realtà collettiva in permanente evoluzione e bisognosa di scrollarsi di dosso l’apatia. Ceto dirigente, benpensanti, giovani, movimenti ecclesiali, apparato ecclesiastico di vertice, non devono guardare dal balcone la vita, ma impegnarsi immergendosi nelle ampie potenzialità di dialogo sociale e politico. Un impegno programmatico efficace può scaturire già dalla disponibilità a mettere in pratica, senza ulteriori e più o meno articolate analisi, le parole pronunciate da papa Francesco proprio a Firenze, con le quali ha invitato a cooperare per consolidare la società italiana, facendo dialogare le sue diverse ricchezze culturali in modo costruttivo, sollecitando la Chiesa ad essere fermento di dialogo, d’incontro, di unità, considerando che l’efficacia della sua azione non presuppone soltanto il parlare e discutere, ma l’impegno a costruire insieme realizzando progetti non da soli come cattolici, ma con tutti quelli che sono animati da buona volontà. n° 01 14/01/2016 5 Il Papa invita ad alzare verso il cielo le mani nell’implorazione al Padre, ma senza trasformare ciò in alibi per non impegnarle ad edificare la città terrena, l’unica a nostra disposizione per sperimentare la bontà della Salvezza e gustare il potenziale liberatorio della Misericordia di Dio. A queste condizioni, il cambiamento d’epoca che interessa anche il Cilento e che pone sfide nuove, a volte persino difficili da comprendere, non costituisce un problema insormontabile se, invece di individuare in esso solo ostacoli, lo si considera un’opportunità per crescere, maturare, realizzarsi nella consapevolezza che il Signore è attivo ed opera nel mondo. La chiesa cilentana ha un compito unico ed insostituibile in questa particolare congerie etico-culturale e socio-economica: accompagnare, come invita a fare il Papa, chi è rimasto al bordo della strada, accettando di essere sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti, senza temere di far emergere le inquietudini. Tra la denuncia, tante volte rivolta, di apparire matrigna ed il volto di mamma che comprende, accompagna, accarezza, evocato da Francesco, pare che non esista alternativa. Per questo anno mettiamo in pratica almeno un suo suggerimento: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione tentiamo in modo sinodale un approfondimento della Evangelii gaudium per trarne criteri pratici e attuare le sue disposizioni. Può essere un modo creativo per concretizzare l’analisi del documento pontificio risparmiando, così, anche lavoro agli uffici diocesani di programmazione pastorale fino ad ora così oberati d’impegni. Luigi Rossi 6 n° 01 14/01/2016 PARCO CILENTO DIANO ALBURNI Identità, strategia e coordinamento per il salto di qualità che porta al futuro L'area Parco si faccia trovare all'appuntamento DALLA PRIMA INFO&CONTATTI tel 0828 730510 / fax 0828 72805 S. S 18, Km 89, 700 Capaccio [email protected] www. planetbeverage. it Oggi, il brand Cilento ha una forza d'attrazione propria che il territorio si è conquistata nei circa 20 anni dall'istituzione dell'area protetta. È conclamato il fatto che l'area Parco è molto più "riconosciuta" fuori dai suoi confini che apprezzata al suo interno. Per cui, agire sulla leva comunicativa verso i cittadini che abitano i grandi e piccoli borghi è diventato un imperativo che non ammette più dilazioni per chi detiene il potere decisionale. Solo così il Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni potrà ritrovare la sintonia necessaria con i suoi abitanti e ritrovarsi unito nell'affrontare la sfida del futuro. Il secondo punto, "Darsi una strategia per invertire la tendenza del decremento demografico", è direttamente connesso con il primo. Infatti, come si può immaginare di fermare la fuga dalle aree interne se non si inverte la tendenza denigratoria che si sente in tanti bar o piazze dei borghi dove i cittadini si sentono sempre più abbandonati a se stessi? Allo stesso tempo, come potrebbe essere possibile invogliare altri a venire a vivere nel nostro territorio se i primi a denigrarlo sono proprio quelli che la vivono quotidianamente? Eppure, come non riconoscergli lo status di una terra "benedetta" da Dio per la sua bellezza e per la qualità della vita che da ogni parte ci invidiano? Dopotutto, sia la forza attrattiva sia la capacità di imprenditori hanno già indicato la via giusta per andare oltre la condizione di insoddisfazione che sembra pervadere molti (ma non tutti) di chi abita il territorio del parco. Le situazioni positive anche come esempi di buona amministrazione sono innumerevoli; si tratta di portarle sugli scudi e indicarle ad esempi da seguire ai più scettici. Non sono pochi i sindaci che le conoscono e le sostengono. Ora si tratta di immaginare una regia unica per incastonare ogni tassello in un unico grande mosaico positivo che rappresenti al meglio la realtà territoriale incorniciata nell'area Parco. Infine, è indispensabile "Coordinare le azioni di promozione tra i soggetti pubblici e coinvolgere i portatori d'interesse privati operanti nel campo del turismo e agricolo senza trascurare il mondo dell'associazionismo no profit." Il nuovo presidente del Parco, il nuovo direttore al Parco archeologico di Paestum, i nuovi dirigenti alla Certosa di Padula e all'area Archeologica di Velia, uniti ad un forte impegno da parte del presidente della regione Campania. Ecco i pilastri su cui costruire un imponente piano di promozione fuori e dentro i confini dell'Italia. Le risorse che la regione ha in animo di mettere in campo sono ingenti ma diventerebbero sterili momenti di promozione disarticolati e già ampiamente sperimentati se non inquadrati in un grande progetto organico che coinvolga gli operatori ed ogni portatore d'interesse. Ma un progetto di comunicazione e promozione, per quanto grande, sarebbe destinato al fallimento se non avanzasse di pari passo con la costruzione e la rivitalizzazione delle infrastrutture necessarie che garantiscano accoglienza e servizi. Per questo sembrano rassicuranti le intenzioni di Vincenzo De Luca che prevedono investimenti in infrastrutture pari a 200 mln di euro per l'area Cilento. Risorse destinate al sistema portuale, metanizzazione, viabilità, trasporti ... Il tempo ci darà conferme o smentite. In ogni caso, vale la pene di non farci trovare impreparati o, peggio ancora, ripiegati su noi stessi. Sarebbe un errore fatale se, quando la giostra che viaggia verso il futuro ci passerà accanto, non riusciremo a fare quel "salto" di qualità per salirci sopra. Bartolo Scandizzo 2ª Categoria: al Cafasso derby e primato PolisportivaSantaMariaancoracapolistainPromozione Questa settimana puntiamo i riflettori su alcuni campionati che vedono impegnate squadre del comprensorio cilentano. Promozione Girone “D”: Si parla sempre di più il cilentano in questo girone di Promozione. Adesso sono tre le squadre del comprensorio nei cinque posti utili per i play off. La Polisportiva Santa Maria, anche se a singhiozzo, per via di qualche pareggio di troppo ottenuto nelle ultime giornate, riesce a mantenere la vetta a quota 36 punti. Il Picciola è lì, a 35, pronto ad avventarsi sulla preda. Il prossimo turno sembra favorevole alla capolista che ospita la Giffonese mentre gli inseguitori vanno a fare visita a una Calpazio rigenerata e che, da questa settimana, è rientrata prepotentemente in zona play off. Cannalonga ottimo terzo e brillante blitz esterno in casa dell’Olympic Salerno. Ancora un pareggio per la Poseidon, il dodicesimo su sedici gare disputate. Il dato è impressionante ma, fatti i dovuti conteggi, la classifica sorride ancora ai granata che navigano in acque abbastanza tranquille. 1ª Categoria Girone “G”: Ancora buio a Gromola. L’Herajon, al cospetto della [email protected] seconda della classe, il quotato Montesano, può opporre poca resistenza e cedere il passo agli avversari di turno. Il risultato finale di 0-3 parla da solo e non lascia scampo a interpretazioni. In casa Herajon, classifica alla mano, si comincia a guardare con attenzione crescente al calendario e dall’ambiente, nonostante una classifica preoccupante, arrivano segnali di fiducia per il prosieguo del campionato. 2ª Categoria Girone “I”: E’ il Cafasso la nuova capolista del girone. Dopo la vittoria nel derby contro un agguerrito Scigliati, al termine di una partita rocambolesca, la squadra di mister Rossomando effettua il sorpasso sullo Spartacus e guadagna la vetta della classifica anche se in condominio con il Real Postiglione che batte e supera l’ormai ex capolista Spartacus. La squadra capaccese, protagonista assoluta delle prime giornate di campionato e forte dell’acquisto dell’attaccante Serrone, finisce quattro volte sotto i colpi dei padroni di casa. Due sconfitte nelle ultime due trasferte per lo Spartacus. Angelo Valletta VALLO DI DIANO IN FARMACIA I FARMACI PER LA CURA DELL’EIACULAZIONE PRECOCE Tra le più sentite disfunzioni sessuali maschili, l'eiaculazione precoce si colloca ai primissimi posti. Il sintomo principale di questo disturbo sessuale è la precocità del riflesso eiaculatorio dell'uomo, sempre incontrollato. Alcuni autori ritengono che l'eiaculazione precoce, per definirsi tale, debba avvenire entro i 15 secondi/2 minuti dalla penetrazione. Le cause che risiedono alla base dell'eiaculazione precoce possono avere un'origine psicologica oppure fisica/organica: l'ansia da prestazione, la disfunzione erettile e lo stress rientrano tra gli aspetti causali psicologici che incidono pesantemente nella precocità eiaculatoria. Tra le cause fisiche-organiche, ricordiamo: abuso di alcuni farmaci/droghe, alcolismo, frenulo corto, disturbi degenerativi, ipersensibilità al glande, prostatiti, uretriti e vescicoliti. Tra i farmaci utilizzati , un ruolo di primo piano spetta agli antidepressivi. Recentemente è stata introdotta nel mercato una nuova molecola, sempre appartenente alla classe dei cosiddetti SSRI, per la quale è stata richiesta la specifica indicazione per il trattamento dell’eiaculazione precoce per uomini dai 18 ai 64 anni: la dapoxetina (Priligy). La dapoxetina è quindi il primo farmaco orale per il trattamento dell’eiaculazione precoce; Ha una breve durata d’azione e dev’essere assunta da 1 a 3 ore prima del rapporto, idealmente circa 1-1.5 ore prima del rapporto. Priligy può essere assunto anche a stomaco pieno e non si conoscono interazioni con i farmaci utilizzati per la disfunzione erettile; è possibile acquistare il farmaco, dietro presentazione di ricetta medica ripetibile, e la spesa sarà a totale carico del paziente. Non è però una panacea. Può dare capogiri, cefalea e nausea; è importante evitare l’assunzione contemporanea di alcol che potrebbe acuire gli effetti indesiderati. Alberto Di Muria [email protected] Sassano, assemblea sulla sanità L’ospedale di Polla va potenziato La sanità e le sue problematiche sono state al centro dell’incontro pubblico che si è tenuto sabato scorso nella sala polifunzionale di Sassano. Alla tavola rotonda voluta e sollecitata dal Pd, hanno preso parte amministratori del Vallo di Diano, vertici della sanità in CampaNella foto un momento dell’assemblea nia, diversi medici e operatori del settore, oltre a numerosi cittadini. “Abbiamo voluto un con- sanitaria - ha riferito il consigliere refronto sulla nuova disposizione nor- gionale Pd Franco Picarone- siamo mativa che ha visto la riduzione degli andati in Regione per migliorare i liorari per lo sforamento degli straordi- velli di prestazione, per dare prestanari e quindi una difficoltà oggettiva zioni appropriate. Non ci saranno che hanno tutti i plessi ospedalieri- ha diminuzioni di funzioni, dobbiamo esordito il coordinatore Pd Mimmo dare assistenza necessaria ai cittaCartolano- è arrivato il momento di dini”. All’assemblea, erano presenti lavorare per trovare soluzioni”. “C’è anche Nicola Landolfi, il segretario bisogno di una buona sanità ma dob- provinciale del Pd, il consigliere rebiamo lavorarci ed è per questo che ci gionale Tommaso Amabile e il consistiamo mettendo la faccia – incalza il gliere provinciale Paolo Imparato per sindaco Tommaso Pellegrino- ci au- dare pure loro il segnale forte della guriamo che anche sui temi della sa- presenza sinergica sul territorio, vonità, molto sentiti dalla gente, ci sia tata alla risoluzione dei problemi. Il un’inversione di tendenza. Finora ab- Vice Presidente della Commissione biamo subito troppe ingiustizie e mor- Sanità della Regione Campania, Entificazioni. Abbiamo professionisti rico Coscioni, ha invece affermato: che fanno sacrifici e famiglie che “All’attenzione del presidente De vanno altrove per avere servizi. Oggi Luca e di tutta la giunta ci sono tetti dobbiamo cambiare verso”. In questa di spesa e liste d’attesa. Non vogliamo occasione, è stato formulato anche il ridimensionare la sanità ma razionapensiero di Raffaele Accetta, presi- lizzare e fare le cose che non sono dente della Comunità Montana: “Ri- state fatte prima. Siamo ultimi nei lispetto agli anni passati, da un po’ di velli essenziali di assistenza in Italia e tempo registriamo con favore la pre- siamo la regione con la minore aspetsenza della Regione attraverso i propri tativa di vita d’Italia e ciò vuol dire consiglieri e delegati territoriali - dice- che alcune cose non sono state fatte e occorre evidenziare il fatto che il no- l’assistenza non è adeguata. Non c’è stro territorio non può continuare a su- bisogno di strutture inefficienti e inefbire la perdita di servizi e ficaci. Se ci sono delle strutture del’aggressione da parte di multinazio- vono funzionale bene. Se ci sta una nali. Siamo stati indicati come una chirurgia a Polla significa che quella delle quattro aree interne della Re- chirurgia deve essere messa nelle congione Campania per sperimentare la dizioni migliori di funzionare. Polla strategia delle aree interne. Siamo non va toccato. Dobbiamo fare in oggi a un buon livello e possiamo spe- modo che quei servizi richiesti dal parimentare il II progetto pilota per mi- ziente e dai familiari possano essere gliorare soprattutto nella sanità, se ottenuti senza ricoveri impropri”. Invogliamo, i servizi ai cittadini. Oggi somma i tagli lineari ancora una volta siamo molto più determinati”. Tante non fanno bene alla sanità e lo stesso le criticità sollevate e tante le risposte risparmio deve provenire da buoni inche ancora si attendono. “Ho inten- vestimenti. Un ennesimo dialogo, zione di ascoltare il personale medico, quello a Sassano, per cercare di creare paramedico e in particolare i cittadini un asse concreto. Antonella Citro rispetto al loro bisogno di assistenza n° 01 14/01/2016 7 8 n° 01 14/01/2016 DALLA PRIMA In tale circostanza è stato azzerato, con un autentico colpo di spugna, la vecchia rappresentanza costituita da 14 membri nominati dallo stesso Ente. Erano rappresentati i più importanti assessorati (Agricoltura, Salute, Ricerca Scientifica, Turismo e Beni Culturali, Ambiente e Cultura), il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Al tavolo di lavoro erano anche rappresentati il Comune di Pollica e l’Associazione per la dieta mediterranea: alimentazione e stile di vita di Pioppi -Ancel Keys e l’Associazione Accademia della lunga vita di Ravello e Pollica, l’Unione regionale delle Camere di commercio della Campania, il Consorzio regionale per la ricerca applicata in agricoltura (CRAA) e l’Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare (ORSA). Contemporaneamente il Governatore della Campania ha delineato, sempre per decreto, un nuovo disciplinare che dovrebbe comprendere in futuro le “linee guida” dell’Osservatorio, una struttura prevista dall’Articolo 3 della Legge Regionale che dovrebbe valorizzare la dieta mediterranea, iscritta, il 17 novembre 2010, nella lista UNESCO, come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. De Luca dovrà affrontare il delicato problema. E’ molto più di una “patata bollente”, in quanto la Regione Calabria da tempo punta a far prevalere, rimescolando le carte, una tesi diversa, addirittura presentando una proposta di legge in discussione al parlamento regionale che si propone di far riscoprire la Dieta Mediterranea come stile di vita sano e corretto in grado di prevenire malattie coronariche ed obesità, alla popolazione calabrese. La Regione Campania, all’epoca guidata dal forzista Stefano Caldoro, Nella foto Amilcare Troiano e Angelo Vassallo oggi all’opposizione, pensava di valorizzare la dieta mediterranea semplicemente con una legge, puntando sull’accrescimento della visibilità e del dialogo interculturale a livello regionale e internazionale, senza tener conto delle azioni che avrebbe dovuto mettere in piedi, nel 2015, in occasione di Expo. Nei fatti si è comunque rallentato l’iter di questo progetto che si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo come nelle zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Il mancato controllo ha dato modo ad altre regioni del Mezzogiorno di organizzarsi con iniziative UNESCO Dieta Mediterranea L’osservatorio riparte da zero analoghe e di creare una certa confusione sulla storia della Dieta Mediterranea che nei fatti si è svolta in Campania dove l’UNESCO ha riconosciuto l’Area del Cilento compresa dentro i confini del Parco Nazionale come “Comunità Emblematica della Dieta Mediterranea”. turale, promotrice della divulgazione e custode degli studi di Ancel Keys. Nella rassegna milanese si è assistito ad una vera e propria competizione per autoproclamarsi punto di riferimento della Dieta mediterranea, relegando Pioppi ed il Cilento al ruolo di Cenerentola. UNA LEGGE A LUNGO ATTESA Le più recenti evidenze scientifiche rendono onore alle grandi intuizioni di Ancel Key, il nutrizionista americano padre della Dieta mediterranea che, per circa 40 anni, visse e lavorò a Pioppi, nel Cilento, dove ebbe l’opportunità di studiare sul campo gli effetti benefici dell’alimentazione sulla salute della popolazione locale. Uno studio congiunto de La Sapienza e dell’Università di Parma, ha altresì verificato come circa l’80% del sell out alimentare della distribuzione moderna sia generato dalle categorie della Dieta Mediterranea. Ma non è il solo risvolto economico che si può accreditare a questo "stile di vita"; sempre da uno studio de “La Sapienza”, è emerso che il potenziale delle offerte turistiche imperniate sulle valenze narrative della Dieta Mediterranea ammonta a circa 800 milioni di euro. Un business che si costruisce facendo leva su due concetti: creare nuove opportunità e perseguire uno sviluppo sostenibile in termini di sviluppo economico, inclusività sociale e sostenibilità ambientale. Esaminando tra le pieghe la Legge numero 6 che tutela e promuove la Dieta Mediterranea, si capisce come sia importante pensare di ampliare ulteriormente il ventaglio dei paesi coinvolti: non è condizione essenziale essere affacciati sul Mediterraneo per far parte di questo progetto, ma condividerne, valorizzarne e promuoverne i principi. Un’azione che si deve svolgere nel rispetto della storia della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’Umanità : a Pioppi, nel Cilento, i coniugi Keys, insieme a tantissimi scienziati, avevano studiato i benefici dello stile di vita mediterraneo. All'Associazione per la Dieta Mediterranea: alimentazione e stile di vita non a caso è stato assegnato un riconoscimento ufficiale come erede na- LA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DALLA REGIONE CALABRIA A colpi di proclami la Regione Calabria, con la collaborazione dell’Università di Reggio Calabria, mira a cambiare le carte, sfruttando l’immobilismo della vicina regione campana. Basta leggere la bozza delle legge che il parlamentino calabrese intende approvare. Una proposta di legge che contiene alcune clamorose inesattezze. E’ il caso di chiarire che lo scienziato americano Ancel Keys fu presente in Calabria soltanto un mese (ottobre 1957). Le prime indagini effettuate con metodo scientifico nel nostro Paese furono condotte da Ancel Keys, all’ombra del Vesuvio, nel ’52, per studiare, nei laboratori del policlinico di Napoli, il rischio di malattia coronarica, infarto, malattie delle arterie periferiche e ipertensione arteriosa sui Vigili del Fuoco e gli impiegati comunali, osservando così lo stretto rapporto tra alimentazione locale e stato di salute. Dopo un periodo di osservazione in Spagna, Keys avviò l’indagine-pilota a Nicotera facendola seguire dal famoso cardiologo americano professor Paul Dudley White, medico personale del presidente Eisenhower, assieme ad un team di ricercatori italiani e stranieri (tra cui i professori Puddu, Kimura e Fidanza, Mario Mancino, Menotti, Cotrone, Kagan e Martii Karvonen). In realtà la gente di Nicotera aveva altri problemi, le cosiddette patologie da povertà e sacrificio che erano ben diverse da quelle americane che in seguito sarebbero arrivate anche da noi con il benessere. Senza nulla togliere alla cittadina di Nicotera, definita una delle quattro Coorti italiane dal programma scientifico, insieme alle Coorti di Crevalcuore, Montegiorgio, Roma, i fatti andrebbero raccontati diversamente. Lo studio-pilota sulla salute a cui furono sottoposti 607 partecipanti della comunità di Nicotera nel sud Italia, e a Creta, in Grecia, nel primo dopoguerra, era destinato a diventare il preludio allo Studio sui Sette Paesi (Seven Countries Study). I dati desunti statisticamente e pubblicati su riviste scientifiche, fanno di Nicotera una delle aree di riferimento nel percorso avviato qualche anno prima da Keys nel Minnesota. Ma non di più. E’ acclarato che la storia delle ricerche scientifiche degli scienziati che hanno collaborato con Ancel Benjamin Keys, padre della Dieta Mediterranea, ebbe come epicentro Pioppi, il paese del Cilento. L’accelerata fatta dalla regione Calabria può fare ancora molti danni di immagine alla regione Campania, scatenando molteplici interessi attorno alla Dieta Mediterranea. Sarebbe stato, forse, più opportuno aggiornare la “governance” dell’Osservatorio secondo le regole non scritte dello “spoil system”, il sistema di nomine tipico della democrazia statunitense per il quale il governo in carica nomina un gran numero di componenti nei ruoli di responsabilità, come erano considerati appunto, i rappresentanti nominati nella struttura ora congelata dal Governatore, fornendo alla stessa nuovi strumenti di indagine e di operatività ed anche qualche euro a bilancio, almeno per coprire le spese. Eppure la missione generale sancita nella legge che identifica, in questo modo, un ampio spettro di applicativi affidati all’Osservatorio parla chiaro. Seguiremo gli sviluppi. Luigi Letteriello * *Energeo Magazine ha stretto una sinergia con Unico Settimanale al fine di divulgare i contenuti del periodico bimestrale che riguardano il territorio dell’Antica Lucania ( Magna Grecia) ai lettori del diffuso settimanale cilentano. Tel 0828. 1991330 Fax 0828. 1991331 e-mail: redazione@unicosettimanale. it url: www. unicosettimanale. it Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo In redazione Lucio Capo e Gina Chiacchiaro Grafica ed Impaginazione Veronica Gatta Stampa C.G.M. s.r.l. Contrada Malagenia, 84061 Ogliastro Cilento - (SA) tel. 0974 844039 Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n. 119 Responsabile Trattamento Dati Bartolo Scandizzo Abbonamento annuale 25, 00 Euro Abbonamento a I Piccoli € 10, 00 Unico + I Piccoli € 30, 00 Arretrati: € 2,00 + sp.di sped. Per abbonarsi: Codice IBAN: IT55 Y083 4276 1400 0401 0040 585 C.C. Postale: 53 07 14 94 intestato a Calore s. r. l. Tiratura: 3500 copie Il N° 01 di Unico è stato chiuso in redazione il 12/01/2016 ed è stato avviato alla spedizione agli abbonati il giorno 14/01/2016 presso il CPO di Salerno I Getsemani sono due Foto del Getsemani di Casale Corte Cerro per un sentiero in salita, in mezzo al verde, tra le valli che circondano il lago Maggiore e il lago d'Orte e le montagne del Mottarone che lo sovrastano. Si attraversano le vie Crucis, per 700 m, e finalmente ci si trova di fronte al complesso monumentale del Getsemani. La struttura che ci accoglie è immensa: circolare, a più piani, con sulle pareti esterne ancora i resti di interessanti affreschi, con le scale Foto del Getsemani di Casale Corte Cerro FuniviadiCasaleCorteCerro Venne costruita nel 1956 dalla ditta Ceretti & Tufani di Milano. Fu realizzata per collegare il paese di Casale Corte Cerro al santuario del Getsemani. L’impianto era caratterizzato da una sola cabina dalla capienza di 5 persone. Nel gergo questo tipo di impianto prende il nome di “Funivia a va e torna”. Il percorso assai breve, 200 metri di lunghezza inclinata per un dislivello di 85 metri, non prevedeva piloni intermedi. La stazione di valle è caratterizzata da una sola fossa cabina, da una sola fune portante e doppio ingresso per la fune traente/zavorra. C’erano poi due bagagliere, anteriore e posteriore. Nella stazione a monte è ricoverata la cabina dal suo ultimo viaggio. La breve linea non è più visibile in quanto è stata immersa nella vegetazione. La cabina, da 5 persone, era provvista da due sedili ribaltabili all’interno. Gli azionamenti elettrici sono ancora la parte più bella dell’impianto e sono presenti il motore, il riduttore, la puleggia motrice, il pulpito di comando e quant’altro. e gli ingressi sbarrati! Peccato perchè il tutto versa in uno stato d’abbandono evidente e molto del suo splendore iniziale si è perso. Il giardino offre una fitta varietà di alberi, anch’essi abbandonati ma ancora vivi perchè si sa la natura comunque fa il suo corso e si allarga se la mano dell’uomo non la tiene a bada. Tra le foglie secche, che hanno steso un fitto tappeto, si intravedono tracce di un bel selciato a mosaico. La chiesa non è possibile visitare e la possiamo solo immaginare o ricordare, la parte adibita all’accoglienza, invece, lascia intravedere gli interni a causa delle finestre rotte. Ci spingiamo ancora più in alto, incrociamo la grossa Croce di ferro che sembra dominare i laghi sottostanti e poi, ancora più in alto, quasi nascosto all’occhio distratto, di lato ad un piccolo ruscelletto, ecco una piccolissima grotta con la statua della Madonna. È tutto ciò che resta del grande complesso del Getsemani che si trova in provincia di Verbania, a pochi km da Omegna. Un magico posto dove viene spontaneo ritrovare serenità, pace interiore e benessere trovandosi semplicemente a contatto con la natura. A CapaccioPaestum, il Getsemani è invece ancora oggi un luogo di culto molto frequentato e lo si raggiunge facilmente e in auto. La strada è quella che dal Rettifico sale verso il Capoluogo e a mezza costa, con all’orizzonte il mare, giù in basso i campi coltivati e in fondo gli antichi templi greci. Il santuario appare subito, dopo poche centinaia di metri percorsi a piedi. La porta è sempre aperta al pellegrino e l’atmosfera che si respira è quella del- Nella foto il Gesù del Getsemani di Capaccio-Paestum È una delle architetture religiose più giovani del territorio di Capaccio. Dal 1998 è proprietà della Provincia Santa Famiglia degli Oblati di San Giuseppe, fondati da San Giuseppe Marello nel 1878. Il Getsemani di Paestum fu voluto dal Prof. Luigi Gedda, Presidente dell’Azione Cattolica dal 1946 al 1959 e fu costruito tra il 1956 e il ’59 su progetto dell’arch. Ildo Avetta. Questo edificio sacro è stato costruito in onore di Gesù che prega nell’orto degli Ulivi. All’interno è visibile una statua che rappresenta il figlio di Dio inginocchiato e in agonia ai piedi del monte Calpazio, situato nelle vicinanze della città. Il Santuario è stato edificato su due piani: la chiesa superiore è sormontata da una cupola con vetrate policrome. Nella chiesa inferiore si trova la suggestiva statua in marmo di Gesù in preghiera nel Getsemani e, alle pa- l’accoglienza, del calore umano, dell’ascolto, della preghiera. Le vetrate multicolori raccontano la storia sacra e ti invitano alla meditazione. Anche gli spazi verdi che scendono verso il mare sono invitanti e spingono il pellegrino a passeggiare immerso nel verde della macchia mediterranea. Mettere a confronto le due strutture non è cosa facile: hanno in comune la stessa base, ma sono diverse per latitudine, per paesaggio, per cultura… Sono state pensate dalla Complesso del Getsemani di Casale Corte Cerro Imponente il complesso del Getsemani, costruito negli anni cinquanta. Voluto dal professor Luigi Gedda su progetto dell'arch. Ildo Avetta, è un vero Santuario. Il percorso per arrivarci è un itinerario di meditazione con le "stazioni" della Via Crucis (quattordici ceramiche di don Coltellini, completamente immerse nei boschi) che, con 700 metri di strada selciata di granito rosa e grigio, porta dall'Esedra fino allo scalone d'ingresso. Era possibile soggiornare in vere e proprie camere. Il complesso è abbandonato dagli anni ’80. Dal ’99 è stata messa in vendita. Vicino alla XXIV stazione, un granitico torchio, stemma del Getsemani, sta a ricordare l'Orto del Frantoio. Preziose sono le raffigurazioni murali del pittore Theodore Strawinsky. All'interno della chiesa si può ammirare il bellissimo mosaico dedicato alla Vergine che ricorda la proclamazione del Dogma dell'Assunzione, fatta da Papa Pio XII il 1° novembre 1950; questi appare attorniato da Vescovi, mentre santi antichi e recenti fanno variopinta corona alla Vergine portata dagli angeli. Le ceramiche 9 Il santuario del Getsemani di Capaccio-Paestum Capaccio-Paestum e Casale Corte Cerro? I Getsemani sono due: uno a Casale Corte Cerro –VB- e l’altro a Capaccio-Paestum –SA-. Sono stati commissionati entrambi negli anni ‘50 dal prof. Gedda, presidente nazionale dell'Azione Cattolica allo stesso arch. Avetta che li ha progettati e realizzati. Sono identici così come l’atmosfera di pace e serenità che ci si respira. A Casale Corte Cerro, per arrivare al Getsemani, ci si deve inerpicare su n° 01 14/01/2016 CA CULTURA E TRADIZIONI del pavimento del presbiterio e le alzate dei gradini riportano i simboli dei Sacramenti e della Passione. Le vetrate policrome ricordano l'Immacolata Concezione e la Divina Maternità. La porta accanto alla lampada del SS. dà sulla scala che scende nella cripta. Questa è il cuore del Getsemani. Al centro, una espressiva statua di Gesù agonizzante riproduce il Divin Maestro nell'agonia della notte del Giovedì Santo. In alto, nel mosaico aureo del soffitto, sta scritta la preghiera: "Padre non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Il pavimento è in marmo rosso dei Pirenei. Alle pareti due vetrate policrome rappresentano gli Apostoli dormienti ed i soldati guidati da Giuda. Dietro alla statua vi è un grande tondo di marmo verde africano che proviene dai marmi della prima Basilica che l'Imperatore Costantino e Papa Silvestro fecero erigere sulla tomba di san Pietro. Nel parco, sopra il Frantoio, quattro viali sotto il castagneto conducono all'Anfiteatro, alla Madonnina della cascata (un omaggio a sorella acqua, dove scorre reti, delle artistiche ceramiche, che rappresentano santi venerati nell’Italia meridionale. Tutto il complesso è collocato in una parco, dove si sviluppa il percorso della Via Crucis e quello del Rosario e dove si trova anche un moderno anfiteatro in pietra. Davanti al Santuario c’è la statua in bronzo della Madonna della Luna, qui collocata nel 1970, poco dopo lo sbarco dei primi uomini sulla Luna. Oltre alla cripta dove è posta la statua di Cristo, è possibile ammirare la Vergine Assunta che arriva a toccare i cinque metri di altezza e l’Agnello immolato, posto sopra l’altare maggiore al centro della chiesa. Questo santuario si trova in una posizione strategica e gode di un magnifico panorama che si affaccia sulla pianura del Sele e sul Golfo di Salerno. Ogni anno molti fedeli si recano sul luogo per pregare, soprattutto la sera del venerdì santo quando avviene la processione solenne. Foto del Getsemani di Capaccio-Paestum stessa persona, sono state realizzate allo stesso modo ma poi qualcosa è cambiato, e in cinquant’anni ognuna di essa ha avuto una sua evoluzione, e ognuna di essa è cresciuta in maniera diversa offrendo opportunità diverse. Perché? Questa è una domanda alla quale mi piacerebbe rispondere, di certo in passato ha offerto le stesse opportunità di vita interiore e non solo che probabilmente è possibile recuperare! Gina Chiacchiaro una perenne cascatella che sembra mormorare giorno e notte la sua preghiera alla statua dell' Immacolata ), alla Memoria ( un grande fungo con altare e sarcofago romano) e all'Angelo. L'ultimo dei viali è affiancato da resti archeologici etruschi, romani e medievali. Dalla pensilina un ampio panorama si apre sui Corni di Nibbio con le cave del Duomo di Milano, sul Monte Zeda e fino al Lago Maggiore e al Lago d'Orta. A meridione del corpo curvo del Getsemani, vicino al laghetto dei pesci rossi, una doppia scalinata porta alla cappella dello Spirito Santo: una ardita e snella costruzione, un originale e suggestivo tempietto di architettura moderna a forma di vela bianca che ben si integra nel grandioso e audace complesso a forma di nave. Nella foto la Madonnina della cascata 10 n° 01 14/01/2016 CULTURA “Favole” di Riccardo Dalisi La mostra sarà inaugurata sabato 16 gennaio 2016 Con un rinnovato omaggio alla Cultura del nostro territorio, sabato 16 gennaio 2016, alle ore 18.00 presso il Cilento Outlet Village – s.s. 18 Eboli (SA) – Spazio delle Esposizioni Fornace Falcone sarà inaugurata la mostra “Favole” di Riccardo Dalisi, a cura di Rino Mele. Quest'ultima fa parte della rassegna culturale “MATERIE2”. Sarà presente l'artista. Saranno esposte più di 50 opere del maestro Dalisi, dalle celebri caffettiere ai totocchi. Le opere sono di diversi materiali dalla latta al legno, dalla ceramica al ferro, dal rame alla plastica. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 21.00 fino a giovedì 11 febbraio 2016. BIOGRAFIA DI RICCARDO DALISI Nato a Potenza il primo maggio del 1931, ha ricoperto la cattedra di Progettazione presso la facoltà di Architettura di Napoli. Presso la stessa facoltà è stato direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale. Negli anni settanta, assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva tutti i gruppi e le persone che in Italia coprivano l'area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale”. . Nel 1981 ha vinto il premio Compasso d’Oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana. Da sempre impegnato nel sociale (resta fondamentale l’esperienza del lavoro di quartiere con i bambini del Rione Traiano, con gli anziani della Casa del Popolo di Ponticelli e negli ultimi anni l’impegno con i giovani del Rione Sanità di Napoli), ha fondato l’Università di strada, l’associazione Semi di Laboratorio e ha promosso il “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e della decrescita. Negli ultimi trent’anni si è accostato sempre più all’espressione artistica come via regiadella sua vita dedicandosi intensamente alla creazione di un rapporto sempre più articolato e fecondo tra la ricerca universitaria, l’architettura e il design, la scultura e la pittura, l’arte e l’artigianato, mantenendo al centro la finalità di uno sviluppo umano attraverso il dialogo e il potenziale di creatività che ne sprigiona. Nel 2010, dopo una lunga ricerca preparativa, ha promosso la prima edizione del “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e della decrescita. Nel 2014 ha ricevuto il secondo Compasso d'Oro alla carriera. Diverse mostre dedicate alla sua attività di architetto, di designer, di scultore e di pittore sono state allestite in Italia e all’estero. Tra queste citiamo: la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, la Biennale di Chicago, il Museo del Design di Denver, il Guggenheim Museum di New York, il Museo di Copenaghen, il Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, Palazzo Reale di Napoli, la Galleria Lucio Amelio di Napoli, la Fondazione Cartier di Parigi, il Museo delle Arti Decorative di Montreal, il Tabak Museum di Vienna, il Museo Zitadelle Spandau di Berlino, Castel dell’Ovo a Napoli. Nella foto l’invito della Fornace Falcone alla mostra “Favole” Nella foto Riccardo Dalisi Nella foto Riccardo Dalisi ECONOMIA n° 01 14/01/2016 11 Riforma delle BCC Marino scrive a Taddei: “che colpa abbiamo noi?” CONTINUA DA PAG 2 fanno per passione e spirito di servizio, non certo per mestiere; - da noi gli amministratori sono votati dai soci non scelti per appartenenza politica... e i risultati (non a caso) si vedono. - insomma occorre convincersi che meriti o demeriti non sono riconducibili alla ragione sociale o alla dimensione della banca ma solo alla qualità delle persone. Questo afferma la casistica. Potrei continuare a lungo su questi argomenti. Sono sicuro che anche Lei possiede l'onestà intellettuale per condividere questi meriti delle BCC. E allora se abbiamo dei meriti perché continuare a dire che le BCC sono troppe. Sarebbe più giusto dire che sono troppo poche... Tra l'altro le BCC alla fine del 2011 erano 411 oggi sono 360. Vi sono numerosissime fusioni in itinere per cui a fine 2016 saremo vicini alle 300 unità. Quindi è in atto un processo di aggregazioni virtuose e sostenibili che se invece fossero fatte per decreto, e non dal mercato, si avrebbe un effetto certamente deleterio e dirompente per il nostro movimento, a tutto vantaggio della concorrenza. Ecco perché mi dispiace moltissimo sentir affermare che adesso tocca alle BCC come per dire: finora abbiamo castigato gli altri adesso castigheremo voi. Mi dispiace ma non sono d'accordo con Lei su questo tema e, come me, non sono d'accordo 1.200.000 soci delle BCC, tutti i CdA delle nostre BCC, i 37.000 dipendenti del Movimento ed i 7.000.000 di clienti che abbiamo in Italia. Mi preme dire che io sono stato sempre un elettore di centro-sinistra ma faccio fatica ad immaginare un Governo di centro-sinistra che vuole castigare le banche cooperative, le banche del popolo, le "banchine" per favorire le "bancone" i colossi del credito e dei default; un Governo che vuole sostituire le piccole repubbliche del credito a vantaggio delle monarchie finanziarie. In una scelta siffatta io ci vedo il primo passo per l'eliminazione del credito cooperativo all'insegna del tutto è mercato e tutto deve essere contendibile e scalabile; faccio fatica a capire un Governo di centro-sinistra che vuole assecondare la ripresa dando campo libero alle grosse banche che praticano tassi alti sul credito alle piccole imprese. Le PMI e le famiglie hanno sicuramente meno potere contrattuale con le grosse banche e certamente più potere con le piccole banche; faccio fatica a capire un Governo di centro-sinistra che dice di volersi ado- perare per il Sud e pensa di toglierle le uniche banche che ancora hanno i loro centri decisionali al di sotto di Roma. Poi non veniteci a dire che al SUD il disagio sociale aumenta...Tra l'altro Nella foto Antonio Marino al SUD le PMI sono ancora più derisce al Gruppo a mezzo di un patto di boli e più bisognose di banche effetti- coesione che misuri l'autonomia di ciavamente locali, come testimoniano scuna in base al merito. Il Gruppo sia ampiamente le statistiche; amministrato esclusivamente dai rapNON faccio fatica invece a capire che presentanti delle BCC virtuose. le BCC - col loro 14% di mercato ban- Facciamo leggi semplici e smettiamola cario nazionale - fanno gola alla con- con questo diluvio normativo in ogni correnza e perciò vanno contrastate, campo che azzera la fantasia e la creavanno sparigliate, va creato il caos al tività dell'uomo ma soprattutto non facloro interno. Solo a questo serve una ciamo di tutte le erbe un fascio. In siffatta riforma sull'onda emergenziale questo particolare momento lasciamo del momento, sull'onda del "facciamo stare le BCC, nessuna urgenza ci insedi tutte le erbe un fascio", solo a questo gue. Parlare di riforma delle BCC menserve una riforma fatta contro le BCC. tre è in atto questa polemica sulle Preserviamo - invece - la biodiversità banche serve solo a danneggiare le del sistema creditizio italiano. Ce lo BCC. chiedono gli Italiani. Lasciamo passare questa bolla mediaDa ultimo, vorrei dire al responsabile tica poi torneremo a parlare della rieconomico del "mio" partito che la mi- forma con maggiore conoscenza delle gliore riforma possibile deve prevedere problematiche e con maggiore consal'adesione obbligatoria delle BCC ad un pevolezza e condivisione. Gruppo con un capitale né troppo pic- La coincidenza temporale rischia di incolo né troppo grande. Ogni BCC ade- torbidire la discussione e far passare il concetto che "piccolo" e "locale" possa diventare automaticamente e ingiustamente sinonimo di "rischioso" e "fragile". Il dibattito sulla riforma al nostro inSituato tra la costiera amalfitana e terno ha già generato una maggiore atquella cilentana, con mare e spiagge tenzione alla "sana e prudente gestione" insigniti di vele e bandiere blu, al che ci sta giovando di giorno in centro di una pianura ricca di emer- giorno... genze paesaggistiche e culturali, tra Infine mi piacerebbe che Lei accettasse Paestum e Velia, che travalica i Pi- il mio invito ad un pubblico confronto centini e gli Alburni per collegarsi al sul tema della riforma: da tecnico a tecPollino e alle cime dell’Appennino nico. In fondo la vita è strana. Io da 40 anni vivo e mi occupo di cooperazione Calabro. Tutte mete turistiche che potrebbe di credito e non posso decidere del mio essere invase da uno stuolo di viag- futuro, Lei probabilmente non si è mai giatori se solo la pista dell’aeroporto occupato di questi temi ma ha avuto la di Salerno fosse lunga almeno 3km fortuna di essere "nominato" da quale la società di gestione fosse in cuno e può aiutare a decidere su temi grado di tenere i conti in ordine e in che non La riguardano direttamente ma possono cambiare la vita a milioni di attivo… persone... anche questo è l'Italia di Si può fare, bisogna solo crederci! Veronica Gatta oggi?. Auguri. Cordiali saluti. L’aeroporto di Salerno riapre grazie a Mattarella Che sia la volta buona? … Forse si torna a volare al Costa d’Amalfi DALLA PRIMA Il Costa d’Amalfi dovrà “dimostrare, tramite un piano industriale, corredato da un piano economico-finanziario, il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio e di adeguati indici di solvibilità patrimoniale”. Questo è il corpo del decreto presidenziale. Ora spetta al Ministero e alla Regione prendere gli opportuni provvedimenti. Il riconoscimento giunto dal Quirinale, che sancisce l’importanza strategica dell’aeroporto di Salerno, quale secondo scalo aereo della Campania, fa si che il Governo nazionale e quello regionale non possano più accampare scuse sul definitivo decollo di un aeroporto che non è mai decollato. Ora bisogna accelerare i tempi per il via libera del Ministero delle Infrastrutture, sciogliere il nodo dell’allungamento della pista e quello degli equilibri di bilancio della società di gestione dello scalo. Una telenovela, quella dell’aeroporto di Pontecagnano, che dura da decenni, che col nuovo anno potrebbe trasformarsi in una realtà per il rilancio e lo sviluppo di un territorio che travalica i confini regionali della Campania, coinvolgendo la Basilicata e il nord della Calabria. L’aeroporto di Salerno, infatti, è in una posizione ideale per la crescita dell’economia turistica ed agricola. AGENZIA DI PAESTUM VIALE DELLA REPPUBLICA,18 84047 - CAPACCIO (SA) Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886 e-mail:[email protected] CAPACCIO PAESTUM 12 n° 01 14/01/2016 L’inceneritore di Paestum si farà alla Sorvella-Sabatella Il CdM approva la realizzazione della centrale a biomasse DALLA PRIMA Da costruirsi in località Sorvella, nel comune di Capaccio (SA). L’impianto verrà pertanto realizzato con i necessari adeguamenti alle indicazioni fornite. In questa nota in burocratese spinto si condanna Paestum, che non sarà conosciuta più per le sue bellezze ambientali, culturali e enogastronomiche, ma per un “Centrale a Biomasse” che potrà bruciare scarti di lavorazioni agroindustriale e CDR (combustile da rifiuti). In tutto questo pesa l’assordante silenzio del Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che come Ponzio Pilato, rimane comodamente seduto sulla sua poltrona di Governatore, nel Palazzo della Regione a Santa Lucia. Dopo anni di battaglie, manifestazioni consigli comunali, preghiere e suppliche al Papa gli abitanti di Paestum, Albanella, Altavilla, Castelcivita, Controne, Serre, Roccadaspide, Trentinara, Glungano, Cicerale, Ogliastro, Eredita e Agropoli, vengono puniti dal Governo. “Cornuti e Mazziati” gli abitanti della Chora piangono il loro paesaggio, le loro mozzarelle, il loro vino, il loro olio, i loro ceci, i loro fagioli, i loro carciofi, la loro terra, il loro mare e le loro aree archeologiche perdute per sempre. Il Governo con un atto “irresponsabile” ha decretato la fine del turismo e dell’agricoltura , in un’area di grande pregio, quale quella di Paestum e del Cilento, con un atto d’imperio e un tratto di penna. Nella nota del Comitato Sorvella-Sabatella, che si batte da anni contro la Centrale a Biomasse di Paestum si legge: “Un Governo irresponsabile, con ministri che non sono nè carne né pesce, legati tutti a vecchie logiche di potere e di partito, che invece di guardare al bene del paese, guardano al loro tornaconto personale ed elettorale. Come siete caduti in basso! Ma in questa occasione avete toccato il fondo! La lotta continua, faremo tanto di quel casino che neanche vi immaginate. Non vi è bastato il pare negativo dell’ASL di Salerno, della Soprintendenza ai Beni Ambientali, del Parco Archeologico di Paestum, delle interrogazioni parlamentari, del dissenso del Sindaco di CapaccioPaestum e dei Sindaci dei Comuni li- mitrofi, del parere negativo della Provincia di Salerno, per darvi una motivazione valida in Consiglio dei Ministri e bocciare la realizzazione della “Centrale a Biomasse” di Paestum … ma se pensate di venire a Paestum, a costruire la Centrale a Biomasse, portatevi l’esercito perché dovete combattere”. Dopo il fallimento di una pletora di “personaggetti”, politici e parlamentari, ora tocca ai cittadini di Capaccio-Paestum la difficile battaglia contro la “Centrale a Biomasse”, gli unici e soli artefici del proprio destino… Si è cominciato martedì sera con un incontro promosso dai medici di famiglia a cui sono state invitate tutte le associazioni del territorio. Se non volete volete l’INCENERITORE a Paestum datevi una mossa. Lucio Capo PAESTUM. La Dea Madre benedice gli sposi Sotto le colonne doriche del Tempio di Nettuno, il Sindaco di CapaccioPaestum, Italo Voza, ha officiato il primo matrimonio nell’area archeologica di Paestum. Si è trattato, però, di pura finzione: sabato 9 gennaio 2016, infatti, l’area archeologica di Paestum – patrimonio Unesco – ha ospitato le riprese di una delle scene finali del film “Meridione Mon Amour”. Il film è firmato dal regista Gianluca Menta che, con la sua troupe, aveva già girato nel Cilento altre scene del film nei mesi scorsi. Gli sposi-attori hanno coronato il loro sogno d’amore tra il Tempio di Nettuno e il Santuario urbano di Hera – comunemente conosciuto come la “Basilica”. Una location unica al mondo in cui molte coppie vorrebbero sposarsi davvero. E chi sa se non succederà veramente, prima o poi; infatti, poco più di un anno fa, il consigliere comunale Luciano Farro aveva proposto di offrire alle giovani coppie di promessi sposi l’opportunità di sposarsi proprio tra gli scavi archeologici... e preparare il buffet nei giardini del Museo. V. G. VIABILITA’ Non è stata una semplice passeggiata quella di domenica 10 gennaio 2016 verso il km 46 della SS19 delle Calabrie nel territorio di Auletta. La popolazione era arrabbiata e delusa dopo tante promesse non mantenute. Al Km 46 della SS19 delle Calabrie, il 24 gennaio 2014 è sparita la strada, non c’è più da 2 anni! Una frana di proporzioni enormi l’ha inghiottita, interrompendo la comunicazione di un’arteria storica che per secoli ha collegato il Nord al Sud e viceversa. Fino all’avvento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria era l’unico collegamento tra le aree interne. Furono i Greci ad insediare nella vallata del Tanagro una tappa necessaria ai loro luoghi, lenti e faticosi itinerari mercantili, quando, verso il V sec.a.C., stabilirono per via terra i collegamenti tra le colonie greche del Tirreno e quelle dello Ionio risalendo il corso del Tanagro. Il percorso era il seguente: Poseidonia, Mattinelle di Albanella, per sotto Altavilla, Serre, Scorzo, Galdo, Incoronata, Regina, Ponte Colonna, Battaglione, Costa del Principe, Morosella, Intagliata, Vallo di Diano. Da questa arteria passarono le genti del circondario attratte dalle mercanzie civili che vi barattavano, qui convennero per riti religiosi della Grotta dell’Angelo, qui attinsero nuove costumanze e modelli evolutivi di ordinamenti civici. Quello che fa più rabbia è che la frana era annunciata da diverso tempo. Già nel 2012, infatti, il Comune di Auletta aveva inoltrato agli enti preposti i problemi legati all’arteria stradale e all’erosione che si stava consumando ad opera del Fiume Tanagro. Il 13 marzo e il 10 aprile del 2012, il Comune di Auletta aveva richiamato l’attenzione del Genio Civile per predisporre un intervento preventivo e cautelativo che tuttavia rimase inascoltato. A circa un anno di distanza, proprio richiamando la comunicazione del 2012, l”Ufficio Tecnico Comunale – Patrimonio, Edilizia, Territorio” aveva segnalato alle autorità competenti il totale stato di abbandono e di carenza “per quanto concerne le competenze cui la legge attribuisce agli organi preposti sia alla vigilanza che alla tutela del n° 01 14/01/2016 Le aree interne franano La SS 19 interrotta da 2 anni tra Auletta e Pertosa Nella foto: un momento del corteo patrimonio e delle incolumità”. La comunicazione, a cui si allegava una documentazione fotografica prodotta alcuni giorni prima, recita di più: “la prevenzione è una fase essenziale per evitare disgrazie”, di fatti, annunciando possibili frane non di poco conto come poi accaduto. Per far sentire la loro voce, i Comuni di Auletta, Pertosa, Petina, Sicignano degli Alburni e la Fondazione Mida, hanno organizzato per domenica 10 gennaio un corteo pacifico di protesta che ha raggiunto il km 46 della SS19 delle Calabrie, dove è avvenuta la frana due anni fa per la quale nel corso della conferenza dei servizi indetta dal Sindaco di Auletta, lo scorso 22 settembre è stato approvato un progetto definitivo degli interventi da mettere in atto, ma che è ancora fermo, come la vita dei cittadini e le attività del territorio. Su invito del Comitato di Quartiere “Ponte Nuovo” di Auletta, i sindaci dei comuni interessati dalla frana al km 46 della SS19 delle Calabrie, si sono impegnati a stilare un documento congiunto per “chiedere agli enti competenti di intervenire immediatamente e risolvere in maniera definitiva e in tempi brevi le criticità” che vivono i cittadini del territorio del Tanagro e degli Alburni e che, di riflesso, interessano anche il Vallo di Diano. I sindaci hanno voluto rimarcare con forza il totale stato di abbandono e l’incapacità da parte degli organi sovra comunali. Sono piovute accuse su Governo, Anas e Regione Campania. C’è stato pure qualche momento di tensione, per fortuna subito rientrato. Alla manifestazione hanno partecipato gli amministratori dei Comuni di Palomonte, Caggiano, Polla, Atena Lucana e San Rufo, in segno di solidarietà nei confronti dei sindaci e delle popolazioni di Auletta, Pertosa, Petina e Sicignano degli Alburni. Dalla Regione Campania hanno fatto sentire la loro voce e il loro sostegno anche i Consiglieri Regionali Borrelli e Ricchiuti che hanno garantito che metteranno di fronte alle proprie responsabilità l’ANAS, ente preposto alla ricostruzione del tratto di strada statale. Il ritardo dei 13 lavori infatti, è imputabile alla stessa ANAS che ha rinviato lo scorso settembre la conferenza dei servizi facendo slittare inevitabilmente lo stato di avanzamento della programmazione. Otto mesi e 5 milioni di euro servirebbero. Il progetto esecutivo è già pronto, in virtù delle indagini geognostiche e dell’iter per la totale messa in sicurezza della strada e del tratto di fiume in corrispondenza del versante instabile. La richiesta di intervento è stata inoltrata anche all’attuale governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca. Con la Regione Campania la scorsa settimana c’è già stato un tavolo tecnico. Col Consigliere Regionale della Campania e Presidente della IV Commissione Trasporti Cascone ce ne sarà un altro nei prossimi giorni, in cui dovrà essere presente anche l’ANAS. Si spera che questi 2 tavoli tecnici possano creare i presupposti per una veloce soluzione del problema. Anche il turismo locale ha risentito fortemente della chiusura dell’arteria che permetteva di raggiungere facilmente il complesso turistico delle Grotte di Pertosa-Auletta e del sistema Mida. La conseguenza di ciò è stato un brusco calo del numero dei visitatori. L’arteria stradale rappresentava inoltre l’unico percorso alternativo, in caso di incidenti sul tratto Petina –Polla dell’A3 Salerno-Reggio Calabria. La cosa certa, a questo punto, è che lo sviluppo del territorio non può decollare senza un adeguato sistema infrastrutturale e gli amministratori locali lo sanno! Massimiliano De Paola [email protected] Nella foto: un momento del corteo 14 n° 01 14/01/2016 GASTRONOMIA a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it n° 01 14/01/2016 15 Buona cucina di mare allo “Sparviero” di S. Maria di Castellabate Una bella domenica di questo caldo gennaio. Sembra primavera, ma sappiamo bene che l’inverno non è ancora arrivato. Ne approfittiamo, prima che arrivi il freddo, per fare un giro nel nostro amato Cilento. La nostra meta è Santa Maria di Castellabate, una delle perle turistiche della nostra provincia. In un luogo così, viene naturale e spontaneo cercare un ristorante dove si mangia pesce. La nostra scelta è caduta su “Lo Sparviero”, che si autodefinisce un “fish restaurant”. Siamo nei pressi della Torre Perrotti, indiscusso simbolo di Santa Maria, vicino alla spiaggia di marina piccola, dove è stata girata la scena finale del noto film “Benvenuti al Sud”. Il locale è piccolo, ma estremamente curato nei minimi particolari. Il ristorante è su due livelli, al pian terreno c’è una saletta con una quindicina di posti, mentre al primo piano ce n’è una con circa 20 coperti. D’estate, invece, è anche disponibile una terrazza per interessanti cenette romantiche, da dove si può godere il tramonto. Per noi, che avevamo prenotato, ci è stato assegnato un tavolo nella saletta sopra vicino alla finestra dove si poteva ammirare il mare in tutta la sua bellezza. A riceverci abbiamo trovato Gabriele che è il responsabile del servizio di sala. Ci fa accomodare e ci porta la carta con le portate e la lista dei vini. Notiamo subito la sua gentilezza e le sue buone maniere accompagnate da un sorriso sincero e genuino. Sono cose scontate, ma al giorno d’oggi sono difficile trovare, spesso ci imbattiamo in locali dove il cameriere ha lo stesso spirito e modi di fare di quelli che hanno il cosiddetto posto fisso. La scelta delle portate è molto interessante, ci sono piatti originali e innovativi che hanno come filo conduttore la nostra dieta mediterranea. Abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta, ma alla fine abbiamo optato per le “Calamarelle cotte al tizzone condite con olio cilentano, scaglie di grana, rucola e pomodorini”. Buone, tenere e gustose. All’unanimità siamo stati felici per la scelta, così come lo siamo stati per il piatto successivo: “Paccheri con spinaci, vongole, pinoli e noci”. Un piatto dove si sono percepiti tutti i sapori, nessuno prevaleva sull’altro. A questo punto, avremmo potuto anche fermarci, ma ci siamo lasciati tentare dalla “Frittura mista del golfo”, calamari, gamberi e altri pescetti freschi locali. Era da tempo che non gustavamo una frittura così croccante, asciutta, leggera e piacevole. Per terminare abbiamo preso una selezione di dolci della casa: millefo- glie con crema e cioccolato, tiramisù al bicchiere e muffin con gocce di cioccolato. Anche qua niente da dire. Da bere, dalla lista con una buona selezione di vini regionali, abbiamo preso il Greco di Tufo 2013 di Pasqualino Di Prisco, che ha magnificamente accompagnato il tutto, tanto è che una bottiglia in tre non è bastata. Alla fine ci siamo complimentati con tutti. Abbiamo incontrato la giovane Serena Vassallo che è la titolare. Fino a qualche giorno prima di Pasqua, che Lo Sparviero è aperto unicamente il sabato e la domenica, è lei che si occupa dei fornelli e lo fa veramente molto bene, dal modo di cucinare alla scelta della materia prima. È un’ulteriore dimostrazione di quello che abbiamo più volte affermato, il lavoro della ristorazione, se fatto con passione e impegno, dà sempre ottimi risultati. Chiudiamo con una curiosità: abbiamo chiesto perché il locale ha questo nome. Noi pensavamo a quello del noto rapace, invece, Serena ci ha raccontato che prima di aprire Lo Sparviero (circa tre anni fa) gestiva uno stabilimento balneare. Qui era rimasta attratta da un tipo di pesca, effettuata da alcuni pescatori locali, che si chiama proprio “con lo sparviero”. La pesca con questo tipo di rete (conosciuto anche come rezzaglio o giacchio) si effettua in acque sabbiose basse, dalla riva della spiaggia o alle foci dei fiumi. La profondità massima per la riuscita non deve superare il metro e mezzo e ci sono buone possibilità anche la notte, muniti di una lampada e spostandosi continuamente. E’ una vera e propria caccia di movimento, dove bisogna tenere conto della zona, del vento e delle condizioni del tempo e del mare. Lo sparviero è l’unica rete individuale la cui resa è determinata dalla perizia del pescatore che la lancia in acqua. La manovra va eseguita correttamente e si impara dopo molto esercizio e pratica piscatoria. L’azione del lancio è la più delicata di tutte e si acquisisce dimestichezza e perizia solamente dopo molta esperienza. Tornando a noi è stata veramente una bella giornata sotto tutti i profili. Per un pranzo o una cena allo Sparviero (2 portate più dolce) ci vogliono circa 25/30 euro vini a parte. Ristorante Lo Sparviero, Via A. Guglielmini 5 - 84048 Santa Maria di Castellabate (SA). Tel. 338 638 9217 – 333 890 0501 Nella foto: Serena Vassallo con Giuseppe e Gabriele Gastro-news PAESTUM - L’AIS (Associazione Italiana Sommelier), delegazione Cilento e Vallo di Diano, organizza a Paestum (SA), presso l’Hotel Cerere, un Primo Livello del Corso di Qualificazione Professionale per Sommelier. Il corso avrà inizio il 10 febbraio 2016, ore 19,00 – 21,00. Le domande di iscrizione dovranno perve- nire entro il 3 febbraio 2016, ore 18, giorno in cui ci sarà un incontro di presentazione del corso. Per informazioni: Dott.ssa MARIA SARNATARO (338 92 96 146) – email:[email protected] Per segnalare news enogastronomiche: [email protected] o telefonare al 338 9426245. La ricetta Risotto al pollo con erbe mediterranee Ingredienti per 4 persone: 360 g di riso per risotti, 2 petti di pollo tagliati a straccetti, 1 litro di brodo di pollo, 40 g di burro di bufala, olio extravergine d’oliva del Cilento, 1 cipolla piccola tritata, 3 cucchiai di prezzemolo fresco tritato, 1 cucchiaio di basilico fresco tritato, ½ cucchiaio di salvia fresca tritata, 150 g di caciocavallo stagionato grattugiato, sale e pepe. Preparazione: scaldate in una pentola 2 cucchiai d’olio e il burro e fate imbiondire la cipolla per 4 minuti. Unite il riso e rimescolate per 2 minuti con l’olio e il burro. Aggiungete un mestolo di brodo e rimescolate fino a quando il liquido sarà assorbito. Continuate ad aggiungere il brodo un po’ alla volta, rimescolando fino a farlo assorbire del tutto, portando il riso a cottura (ci vorranno circa 20 minuti). Incorporate le erbe (tenendo da parte 1 cucchiaio di prezzemolo) e metà del formaggio e amalgamate. Poi aggiungete gli straccetti di pollo che nel frattempo avrete rosolato in una padella con un filo d’olio. Amalgamate ancora, salate (se necessario) e pepate a piacere. Servite spolverando con il resto del formaggio e del prezzemolo. Vino abbinato: Greco di Tufo Docg 2014, Di Prisco.