N°01 del 14/01/2016

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N°01 del 14/01/2016
chic & cool
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0828. 1991330 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it
Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177
Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1,
comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€
Aeroporto
all’anno zero
Turismo
etica e bellezza
S
i avvicina la stagione delle
grandi fiere internazionali
del turismo. Enti Locali ed
operatori si debbono attrezzare per
garantire una offerta di qualità nel
segno della cultura. E, a tal proposito, mi sembra doveroso ed opportuno riproporre alcuni principi guida
di cui mi sono occupato spesso
anche in questo giornale
Nello studio e nella pratica del turismo si affermano nuove scienze, sociologia e psicologia, innanzitutto.
Invece muove soltanto i primi passi
“l'etica del turismo”, di cui si avverte, invece, la necessità di conoscenza e, soprattutto, pratica a largo
raggio, sia da parte degli operatori
che dei fruitori delle nostre due
coste, cilentana e amalfitana, ma
non solo.
LIUCCIO A PAGINA 2
Auspici
misericordiosi
M
i sono pervenuti via
mail dal solerte vicario
episcopale per la pastorale i documenti frutto del lavoro
preparatorio per il convegno ecclesiale di Firenze.
Mi ha colpito il DOCUMENTO
CONCLUSIVO DEL CONVEGNO DIOCESANO, frutto del
coinvolgente impegno – si legge di tutti gli attori per un cammino
capillare e profondo facendo proprio lo stile sinodale caro a papa
Francesco.
Sono state affrontate le problematiche connesse ad un Umanesimo
in ascolto, concreto, plurale, integrale, attento all’interiorità e alla
trascendenza.
ROSSI A PAGINA 5
Mattarella sancisce la riapertura
I
l Presidente della Repubblica, col decreto firmato il 18 dicembre 2015 ed
entrato in vigore il 2 gennaio 2016, ha sancito la riapertura dell’aeroporto di
Salerno. Questa, forse, è l’ultima e definitiva occasione per realizzare nella
Piana del Sele una infrastruttura aeroportuale “in grado di esercitare un ruolo ben
definito all’interno del bacino della Campania, con una specializzazione dello
scalo e una riconoscibile vocazione dello stesso, funzionale al sistema aeroportuale da incentivare”.
GATTA A PAGINA 11
Il futuro del Parco
identità, strategia e coordinamento
afforzare l'identità del territorio dell'area parco. Darsi una strategia per invertire la tendenza del decremento demografico. Coordinare le azioni di
promozione tra i soggetti pubblici e coinvolgere i portatori d'interesse privati operanti nel campo del turismo e agricolo senza trascurare il mondo dell'associazionismo no profit. Sono titoli che andrebbero riempiti di contenuti ben
comprensibili ai protagonisti e, soprattutto, all'opinione pubblica che ha tutto il diritto di sapere e il dovere di accompagnare
la crescita economica e sociale dell'intera
area.
Ecco perché "Rafforzare l'identità del territorio dell'area Parco" è la prima azione
che dovrebbe metter in campo chi ha un
ruolo di "classe dirigente" del territorio in
tutte le sue articolazioni a cominciare da
presidente dell'ente e dai sindaci degli 80
comuni che compongono il "parlamentino" dell'area vasta racchiusa nei confini
del parco.
R
SCANDIZZO A PAGINA 6
Anno XVII
n° 01 del 14 gennaio 2016
Paestum, il CdM:
“sì alle biomasse”
L
a presidenza del Consiglio
dei Ministri nella seduta
del 8 gennaio 2016 ha approvato la Centrale a Biomasse di
Capaccio-Paestum. Nel decreto del
Governo si legge: circa il progetto
in esame. Che era glià stato oggetto
di valutazione il 29 settembre e in
merito al quale era stato chiesto un
parere all’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio dei Ministri ha
preso atto del superamento del dissenso espresso in conferenza dei
servizi e ha condiviso il parere reso
dall’Istituto con verifiche e prescrizioni in merito alla costruzione e
all’esercizio di un impianto alimentato a “Biomasse” per la produzione di energia elettrica e termica
della potenza di 0,999MW.
CAPO A PAGINA 12
Dieta Mediterranea
osservatorio azzerato
M
Mandare a casa la vecchia
rappresentanza dell’Osservatorio per la Dieta
Mediterranea non è sembrata una
scelta opportuna. In questa fase il
ruolo dell’Osservatorio avrebbe dovuto essere quello di rendere consapevole l’intera comunità del ruolo
strategico che il sito UNESCO può
dare allo sviluppo sostenibile, costruire una nuova immagine di turismo della salute e dei sapori
mediterranei e proiettarla sui mercati
mondiali. Intanto la Regione Calabria
sta discutendo una sua proposta di
legge sulla Dieta Mediterranea
Con il decreto n. 230 del 13/11/2015
del Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca è stato revocato l’atto con il quale, nel 2012,
veniva costituito l’Osservatorio Regionale per la Dieta Mediterranea.
LETTERIELLO A PAGINA 8
2
n° 01 14/01/2016
CULTURA
DALLA PRIMA
Si impone, cioè, un codice di comportamento, che ubbidisca ad una carta/decalogo di valori nel rispetto scrupoloso
di diritti e doveri. E ciò perchè si avverte come indilazionabile riaffermare
con forza il rispetto/culto della bellezza
per condannarne le ferite/sfregi da
parte delle nuove dilaganti invasioni
barbariche.
L'operatore ha il dovere di rispettare i
patti su prezzi, efficienza di servizi a tutela della dignità, della salute e della
privacy degli ospiti. Deve predisporre
un ambiente caldo ed accogliente, simpatico e coinvolgente, ma senza invadenza, teso alla esaltazione di storia e
tradizioni dei luoghi con naturale disinvoltura senza supponenza. Il turista ha
il diritto di pretendere con fermezza
garbata, ma senza arroganza. Ma, a sua
volta, ha il dovere di rispettare i luoghi,
non violentarne e stravolgerne le tradizioni. C'è bisogno, cioè, di una naturale
e tacita complicità tra operatore ed
ospite nella vivibilità di una comunità,
che, anche se per il breve lasso di una
vacanza, è patrimonio di tutti. Questo
vale per l'albergo, per le strutture della
ristorazione e della balneazione, come
per la più vasta offerta del territorio
nella diversità dei servizi (contenitori
culturali, teatri, spazi museali, ecc.) con
una cura puntuale alla cornice di ospitalità che l'Ente Pubblico deve attrezzare e garantire. C'è, cioè, un codice di
comportamento, una carta decalogo di
valori per tutti:operatori, turisti, Amministratori Pubblici, nella consapevolezza che il turismo non è solo
fenomeno economico, un volano che
innesca meccanismi di sviluppo coinvolgendo tutti o quasi i settori della vita
produttiva, ma anche e, forse, soprattutto, incontro di popoli e di civiltà e,
quindi, strumento ed occasione di crescita culturale civile di una intera collettività. Il ruolo di garante spetta alla
Pubblica Amministrazione nella variegata articolazione dei ruoli e dei compiti. Deve impedire con forza e
decisione che il culto/feticcio del dio
danaro consenta debolezze, compiacenze e tolleranze per le sgarbate esagerazioni di ospiti esuberanti, che, resi
forti e tracotanti dalla ricchezza, qualche volta pretendono di sfregiare anche
la bellezza della storia e dell'arte dei
monumenti, così come di sciupare ed
imbrattare la grazia e l'armonia del paesaggio, nella greve e sgraziata consapevolezza dei parvenus che ai ricchi ed
ai potenti è consentito tutto, anche la
profanazione della bellezza. Non glielo
possiamo e non glielo dobbiamo con-
Il culto della bellezza
e l’etica del turismo
sentire. Urge, perciò, una diga a difesa
del nostro patrimonio di grazia, di eleganza, di armonia, di bellezza contro la
dilagante superficialità dell'esercito
spesso disordinato e vociante dei nuovi
barbari. Ma non vinceremo mai la battaglia/guerra contro la barbarie esterna
se non sconfiggeremo prima” il bar-
baro che è in noi”. E per farlo dobbiamo rispettare ed applicare alla lettera gli insegnamenti di Croce e
Gramsci: lasciarci guidare sempre dalla
centralità della storia, che si fonda sulle
eredità del passato, per esaltare il presente e costruire il futuro. Solo così saremo fecondati dalla “religione/culto
del decoro” delle nostre comunità
senza essere mai tentati dal loro deprezzamento/svendita Serpeggia, infatti, tra i pubblici amministratori la
tentazione del peccato di “simonia
laica”. Dobbiamo combattere e sconfiggere questa tentazione di svendita
senza esclusione di colpi. Forse, così,
riusciremo ad eliminare o, quanto
meno, a ridimensionare molti sconci
nei nostri territori dell'una e dell'altra
costa dove la storia, l'arte, la bellezza
dei paesaggi crea un alone di sacralità
che merita rispetto e culto. Forse così
riusciremo a cancellare certi spettacoli
di sguaiata pacchianeria nei dintorni o
all'interno (parcheggi, attività di ristorazione, accoglienza, commercio di
cianfrusaglie, ecc.) dell'Area Archeologica di Paestum, o la vociante fiera
agli approdi di mare (sbarchi e imbarchi) della Costa di Amalfi. Qui ci giochiamo la credibilità della promozione
del turismo di qualità nel rispetto della
eleganza, del buon gusto e della BELLEZZA, appunto.
Giuseppe Liuccio
[email protected]
Riforma delle BCC
Marino scrive a Taddei: “che colpa abbiamo noi?”
Egr. Dott. Taddei,
ho letto la Sua intervista al Corsera del
28 dicembre sulla riforma delle BCC.
Sono Direttore di una BCC da 38 anni,
sin dalla sua fondazione. Una BCC che
è cresciuta costantemente e che non ha
mai presentato un indice negativo.
Penso possa bastare per accampare il
diritto ad essere ascoltato su questa benedetta riforma delle BCC.
Non condivido assolutamente la Sua
affermazione (non solitaria purtroppo)
quando dice "adesso tocca alle BCC".
Quando Lei dice queste cose in costanza della forte polemica generata
dalle 4 banche mette anche noi sulla
graticola, senza che vi sia nessun
nesso.
Che significa "adesso tocca alle BCC"?
Tocca cosa? Quale colpa dobbiamo
espiare?
Forse Lei non lo sa ma le BCC hanno,
invece, molti meriti:
- intanto hanno alle spalle una storia
gloriosa di ben 130 anni tutti di onorato
servizio alle proprie comunità; non a
caso siamo le banche più amate e più
stimate dagli italiani;
- negli ultimi 7 anni abbiamo incre-
mentato gli organici, le altre banche
hanno fatto solo tagli di personale ed
esuberi;
- negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato i prestiti alla clientela, le altre
banche hanno chiuso i rubinetti del credito;
- negli ultimi 7 anni abbiamo incrementato gli sportelli, altre banche li
hanno ridotti drasticamente;
- le sofferenze delle BCC sono per lo
più di piccolo importo non certo frutto
di prestiti stratosferici e - forse - dolosi;
- da sempre le condizioni economiche
praticate dalle BCC sono migliori di
quelle praticate dalle grosse banche.
Abbiamo sempre svolto nelle nostre
Comunità una indiscussa e meritevole
funzione di calmiere dei costi del credito. La cooperazione vince sulla finanza: lo dice spesso anche il Papa
quando afferma che non deve comandare il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale. Le nostre BCC, per
statuto, non hanno scopo di lucro, non
abbiamo dividendi da distribuire;
- le nostre banche fanno solo attività
creditizia tradizionale, non sono banche d'affari, non sono banche dedite
alla finanza;
- non abbiamo mai chiesto soldi allo
Stato nè alle altre banche, al contrario
le altre banche hanno creato problemi
allo Stato ed hanno chiesto soldi alle
BCC per risanare i loro bilanci. Le 4
banche in questione hanno ricevuto in
questi giorni ben 225 milioni di euro
dalle BCC mentre le nostre poche crisi
le abbiamo sempre risolte all'interno e
con sacrifici "domestici". Scusate se è
poco...
- gli amministratori delle nostre BCC
non sono "piccoli banchieri" ma grandi
cooperatori tant'é che i risultati delle
nostre Banche (leggasi Core Tier 1)
sono (guarda caso) superiori a quelli
delle altre banche. Così facendo abbiamo costruito il terzo gruppo bancario italiano per patrimonio. Semmai
piccoli banchieri sono gli altri!
- gli amministratori delle nostre BCC
prendono in genere solo gettoni di presenza non compensi né prebende.
Nella mia BCC i consiglieri percepiscono unicamente un gettone di presenza di euro 80 lordi per ogni seduta
del CdA. Da noi gli amministratori lo
CONTINUA A PAG 11
TRASPORTI
n° 01 14/01/2016
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Il quinto mistero di Pestùm... la Stazione fantasma di Capaccio
Se manca la stazione manca la speranza, la vita, il viaggio, la conoscenza
Dieci anni senza la Stazione di Capaccio-Roccadaspide. Settanta anni
senza lo Scalo-Capaccio. Già nel suo
nome era insita una strategia economica e di crescita comune. La Stazione di Capaccio-Roccadaspide
proiettava una visione territoriale che
andava oltre la Chora, serviva parte
fondamentale dell’area della Valle
del Calore ed oltre, definiva una idea
di società e di servizio ferroviario
diffuso e popolare, creava socialità e
possibilità d’incontro. Un tempo eravamo tutti giovani, belli e stupiti nel
vedere il treno fermarsi alla Stazione.
Ora siamo solo stupiti nel vederlo
passare senza fermarsi. Eravamo tutti
giovani e belli agli inizi degli anni
’80 e aspettavamo il treno nell’angusta sala d’attesa della Stazione di Capaccio, senza preoccuparci di fare il
biglietto dal tabaccaio, bere il caffè
di corsa al Nazionale o comprare velocemente il giornale all’edicola
della signorina Farro. Alla stazione,
di Capaccio c’erano tutti, dal barista
al giornalaio, dal ferroviere al capostazione, dalle matricole alle laureate. “…Alla stazione c’erano tutti
dal commissario al sacrestano, alla
stazione c’erano tutti con gli occhi
rossi e il cappello in mano. E alla
Stazione successiva molta più gente
di quanto partiva…(cit.)”. E c’era
Lei, viso di porcellana ad incorniciar
occhi neri di pece, portamento indomito, lunghi capelli ricci che le accarezzavano le gote e le spalle fin oltre
la curva del fondo schiena. Ora tutto
è compiuto, tutto è finito, senza più
Stazione, senza luogo dove ripararsi
dal freddo e dai propri affanni, come
cani nella tormenta fradici e infreddoliti, aspettiamo il treno, lungo la
strada ferrata. Pendolari, lavoratori,
depressi ad incontrar il proprio passato, fidanzate verso i loro amori, disoccupati, studenti, mamme incinte
che trascinano lungo tunnel di piscio
e per scale viscide carrozzine con
pargoli dormienti, pensionati, turisti
e viaggiatori, agognano partenze, su
una banchina buia, al patire di raffiche di vento e scrosci d’acqua gelida.
Gli “Stazionati” chiusi nei loro paltò,
maledicono tutti quelli che costruiscono treni superveloci per pochi,
che aspettano, spensierati, seduti in
Nella foto
la stazione di Capaccio-Roccadaspide
comode poltrone, in accoglienti salottini, il momento dell’imbarco avvisati da soavi annunci. Treni di
lusso per femmine pittate e uomini
incravattati, treni pieni di signori e signorine che sfecciano da città a città,
fottendosene di chi abita nei paesi e
nei “villaggetti”. Il piano di ridimensionamento e chiusura delle “Piccole
Stazioni” promosso da Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia produce
gravi danni al territorio. La parola
d’ordine dei soloni delle F.F.S.S. è
una ed inderogabile, chiudere, chiudere, chiudere, nell’assordante silenzio complice degli amministratori
locali, che sanno solo blaterare di turismo e sviluppo, ma non si preoccupano minimamente di far arrivare, in
treno, i turisti a Paestum, ne di offrire
servizi di trasporto adeguati ai propri
cittadini, tutto a scapito del popolo e
della mobilità sostenibile. Capaccio
Scalo è stata relegata a semplice fermata senza più servizi, senza sicurezza, con più incuria, più
abbandono, più squallore, ridotta a
lugubre banchina invece che accogliente Stazione, da sempre insostituibile presidio territoriale.
A rincarare la dose, sul degrado della
stazione di Capaccio-Roccadaspide,
le parole del Sindaco: “ Né può sottacersi la condizione di degrado e di
pericolo per la pubblica e privata incolumità riveniente dai danni strutturali e statici, evidentissimi, del
fabbricato adiacente la stazione e
dell’ex magazzino merci. Ancora più
degradata e pericolosa è la situazione
del casello 21 a Paestum”. Con la
chiusura della Stazione di CapaccioRoccadaspide si è voluto punire consapevolmente la Città Antica di
Paestum, nella totale noncuranza
delle istituzioni locali. La Stazione di
Capaccio-Roccadaspide
l’hanno
chiusa, fatevene una ragione, arrangiatevi, e se volete farla riaprire è
inutile che vi rivolgiate al Ministro.
Dovete rivolgervi al Sindaco, che potrebbe chiedere aiuto al Vicesindaco
di Atena Lucana, Sergio Annunziata,
e, farsi spiegare come ha fatto ad
avere avuto gratis dall’Agenzia del
Demanio gli immobili della Stazione
di Atena Scalo. Felice e soddisfatto
della transazione, il Vicesindaco Annunziata ha dichiarato: “Con l’acquisizione degli immobili dismessi
dalla ferrovia e dei beni del Demanio
dello Stato, il Comune di Atena Lucana è diventato più ricco, l’operazione è stata possibile grazie alla
legge 98/2013. Per tutto l’iter è
duopo ringraziare l’avvocato Pierpaolo Russo, responsabile dell’Ufficio Servizi Territoriali dell’Agenzia
del Demanio, l’ingegner Antonino
Cianniello per la professionalità, la
celerità e la competenza e il dott.
Dario Di Girolamo dell’Agenzia del
Demanio per la sua cortesia”. Se le
cose non si sanno è bene che si sappiano. Noi rimaniamo lì, fermi, immobili, ad aspettare l’ultimo treno
che ci porterà via. Incantati, staremo
lì, a mirare Il sole che continuerà ad
illuminare la teoria dei binari convergenti. Malinconici, nelle notti tiepide
d’agosto, scruteremo la luna far
l’amore, con il luccichio argenteo
dell’unica locomotiva rimasta, che
avanza lentamente lungo la pianura.
“…Corre, corre, corre la locomotiva…si fa PER DIRE… e sibila il
vapore, sembra quasi cosa viva e
sembra dire ai contadini curvi, il fischio che si spande in aria, “Fratello
non temere perché corro al mio dovere, trionfi la giustizia…FERROVIARIA…(cit.)”.
Lucio Capo
Nella foto la stazione di Capaccio-Roccadaspide
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n° 01 14/01/2016
LA STAZIONE DEL MARINAIO
di Sergio Vecchio
GIUBILEO
DALLA PRIMA
Nel documento viene denunciata la
mancanza di sicurezza e di slancio,
accompagnata da una certa superficialità che contagia le relazioni a diversi livelli determinando azioni
sporadiche, connotate da riscontri incoraggianti, ma bisognose di una
maggiore regolarità. Inoltre, si riferisce che sovente si continua ad operare
per abitudine, con scarsa coerenza e
convinzione, situazione alla quale si
cerca di porre riparo mediante l’esperienza delle Piccole Comunità di Fede
e Testimonianza per sollecitare il genuino desiderio d’incontrarsi. Ancora
cruciale risulta il ruolo dei parroci,
spesso “vittime” delle troppe responsabilità e del desiderio di primeggiare
dei collaboratori parrocchiali, dei
quali non sempre si riesce a limitare
le interferenze. Causa principale di
queste difficoltà è probabilmente il
fatto che tanto i preti, quanto i laici,
spesso sembrano operare come funzionari non molto sensibili verso chi
si sente escluso, di quanti, cioè, si ritengono fuori dalla Chiesa per situazioni o esperienze giudicate non
coerenti. Inoltre, non è stata taciuta la
grave condizione dei giovani che vivono da anni un cambio di prospettiva rispetto a quanto hanno vissuto i
loro padri. Alla fine, rispetto al calore
di una comunità accogliente, si percepisce il disagio di chi rimane radicato
nel proprio vissuto, segnato da titubanze, rifiuti, paure perché la comunità parrocchiale non sa aprirsi senza
giudicare. A questa analisi segue il
proposito di considerare la persona
centro dell’agire ecclesiale sintetizzando, non senza spunti retorici, le
cinque vie per approdare ad una umanità nuova col bisogno di uscire per
annunciare, condividendo il quotidiano per un’efficace azione educa-
Auspici ecclesiali per
l’anno della misericordia
tiva allo scopo di trasfigurare anche
la nostra popolazione con la partecipazione attiva alla vita civile delle
proprie comunità.
È un auspicio condivisibile soprattutto se, all’inizio di questo anno di
misericordia, dopo un’attesa durata
un lustro, si pongono in atto iniziative
per rendere concreti i propositi, almeno come tentativo di fare la propria
parte nel contesto cilentano sempre
più derelitto per l’affastellarsi di problemi rimasti irrisolti. Parafrasando le
parole del Pontefice, si può asserire
che il Cilento non è un museo, ma una
realtà collettiva in permanente evoluzione e bisognosa di scrollarsi di
dosso l’apatia. Ceto dirigente, benpensanti, giovani, movimenti ecclesiali, apparato ecclesiastico di vertice,
non devono guardare dal balcone la
vita, ma impegnarsi immergendosi
nelle ampie potenzialità di dialogo sociale e politico.
Un impegno programmatico efficace
può scaturire già dalla disponibilità a
mettere in pratica, senza ulteriori e
più o meno articolate analisi, le parole
pronunciate da papa Francesco proprio a Firenze, con le quali ha invitato
a cooperare per consolidare la società
italiana, facendo dialogare le sue diverse ricchezze culturali in modo costruttivo, sollecitando la Chiesa ad
essere fermento di dialogo, d’incontro, di unità, considerando che l’efficacia della sua azione non
presuppone soltanto il parlare e discutere, ma l’impegno a costruire insieme realizzando progetti non da soli
come cattolici, ma con tutti quelli che
sono animati da buona volontà.
n° 01 14/01/2016
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Il Papa invita ad alzare verso il cielo
le mani nell’implorazione al Padre,
ma senza trasformare ciò in alibi per
non impegnarle ad edificare la città
terrena, l’unica a nostra disposizione
per sperimentare la bontà della Salvezza e gustare il potenziale liberatorio della Misericordia di Dio. A
queste condizioni, il cambiamento
d’epoca che interessa anche il Cilento
e che pone sfide nuove, a volte persino difficili da comprendere, non costituisce un problema insormontabile
se, invece di individuare in esso solo
ostacoli, lo si considera un’opportunità per crescere, maturare, realizzarsi
nella consapevolezza che il Signore è
attivo ed opera nel mondo.
La chiesa cilentana ha un compito
unico ed insostituibile in questa particolare congerie etico-culturale e
socio-economica: accompagnare,
come invita a fare il Papa, chi è rimasto al bordo della strada, accettando
di essere sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti, senza temere di far emergere le
inquietudini. Tra la denuncia, tante
volte rivolta, di apparire matrigna ed
il volto di mamma che comprende,
accompagna, accarezza, evocato da
Francesco, pare che non esista alternativa.
Per questo anno mettiamo in pratica
almeno un suo suggerimento: in ogni
comunità, in ogni parrocchia e istituzione tentiamo in modo sinodale un
approfondimento della Evangelii
gaudium per trarne criteri pratici e attuare le sue disposizioni. Può essere
un modo creativo per concretizzare
l’analisi del documento pontificio risparmiando, così, anche lavoro agli
uffici diocesani di programmazione
pastorale fino ad ora così oberati
d’impegni.
Luigi Rossi
6
n° 01 14/01/2016
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
Identità, strategia e coordinamento per il salto di qualità che porta al futuro
L'area Parco si faccia trovare all'appuntamento
DALLA PRIMA
INFO&CONTATTI
tel 0828 730510 / fax 0828 72805
S. S 18, Km 89, 700 Capaccio
[email protected]
www. planetbeverage. it
Oggi, il brand Cilento ha una forza
d'attrazione propria che il territorio si
è conquistata nei circa 20 anni dall'istituzione dell'area protetta. È conclamato il fatto che l'area Parco è
molto più "riconosciuta" fuori dai
suoi confini che apprezzata al suo interno. Per cui, agire sulla leva comunicativa verso i cittadini che abitano
i grandi e piccoli borghi è diventato
un imperativo che non ammette più
dilazioni per chi detiene il potere decisionale. Solo così il Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni
potrà ritrovare la sintonia necessaria
con i suoi abitanti e ritrovarsi unito
nell'affrontare la sfida del futuro.
Il secondo punto, "Darsi una strategia
per invertire la tendenza del decremento demografico", è direttamente
connesso con il primo.
Infatti, come si può immaginare di
fermare la fuga dalle aree interne se
non si inverte la tendenza denigratoria che si sente in tanti bar o piazze
dei borghi dove i cittadini si sentono
sempre più abbandonati a se stessi?
Allo stesso tempo, come potrebbe essere possibile invogliare altri a venire
a vivere nel nostro territorio se i primi
a denigrarlo sono proprio quelli che
la vivono quotidianamente?
Eppure, come non riconoscergli lo
status di una terra "benedetta" da Dio
per la sua bellezza e per la qualità
della vita che da ogni parte ci invidiano?
Dopotutto, sia la forza attrattiva sia la
capacità di imprenditori hanno già indicato la via giusta per andare oltre la
condizione di insoddisfazione che
sembra pervadere molti (ma non tutti)
di chi abita il territorio del parco. Le
situazioni positive anche come
esempi di buona amministrazione
sono innumerevoli; si tratta di portarle sugli scudi e indicarle ad esempi
da seguire ai più scettici. Non sono
pochi i sindaci che le conoscono e le
sostengono. Ora si tratta di immaginare una regia unica per incastonare
ogni tassello in un unico grande mosaico positivo che rappresenti al meglio la realtà territoriale incorniciata
nell'area Parco.
Infine, è indispensabile "Coordinare
le azioni di promozione tra i soggetti
pubblici e coinvolgere i portatori d'interesse privati operanti nel campo del
turismo e agricolo senza trascurare il
mondo dell'associazionismo no profit."
Il nuovo presidente del Parco, il
nuovo direttore al Parco archeologico
di Paestum, i nuovi dirigenti alla Certosa di Padula e all'area Archeologica
di Velia, uniti ad un forte impegno da
parte del presidente della regione
Campania. Ecco i pilastri su cui costruire un imponente piano di promozione fuori e dentro i confini
dell'Italia. Le risorse che la regione ha
in animo di mettere in campo sono ingenti ma diventerebbero sterili momenti di promozione disarticolati e
già ampiamente sperimentati se non
inquadrati in un grande progetto organico che coinvolga gli operatori ed
ogni portatore d'interesse.
Ma un progetto di comunicazione e
promozione, per quanto grande, sarebbe destinato al fallimento se non
avanzasse di pari passo con la costruzione e la rivitalizzazione delle infrastrutture necessarie che garantiscano
accoglienza e servizi.
Per questo sembrano rassicuranti le
intenzioni di Vincenzo De Luca che
prevedono investimenti in infrastrutture pari a 200 mln di euro per l'area
Cilento. Risorse destinate al sistema
portuale, metanizzazione, viabilità,
trasporti ...
Il tempo ci darà conferme o smentite.
In ogni caso, vale la pene di non farci
trovare impreparati o, peggio ancora,
ripiegati su noi stessi. Sarebbe un errore fatale se, quando la giostra che
viaggia verso il futuro ci passerà accanto, non riusciremo a fare quel
"salto" di qualità per salirci sopra.
Bartolo Scandizzo
2ª Categoria: al Cafasso derby e primato
PolisportivaSantaMariaancoracapolistainPromozione
Questa settimana puntiamo i riflettori su
alcuni campionati che vedono impegnate squadre del comprensorio cilentano.
Promozione Girone “D”: Si parla sempre di più il cilentano in questo girone di
Promozione. Adesso sono tre le squadre
del comprensorio nei cinque posti utili
per i play off. La Polisportiva Santa
Maria, anche se a singhiozzo, per via di
qualche pareggio di troppo ottenuto
nelle ultime giornate, riesce a mantenere
la vetta a quota 36 punti. Il Picciola è lì,
a 35, pronto ad avventarsi sulla preda. Il
prossimo turno sembra favorevole alla
capolista che ospita la Giffonese mentre
gli inseguitori vanno a fare visita a una
Calpazio rigenerata e che, da questa settimana, è rientrata prepotentemente in
zona play off. Cannalonga ottimo terzo
e brillante blitz esterno in casa dell’Olympic Salerno. Ancora un pareggio
per la Poseidon, il dodicesimo su sedici
gare disputate. Il dato è impressionante
ma, fatti i dovuti conteggi, la classifica
sorride ancora ai granata che navigano
in acque abbastanza tranquille.
1ª Categoria Girone “G”: Ancora buio
a Gromola. L’Herajon, al cospetto della
[email protected]
seconda della classe, il quotato Montesano, può opporre poca resistenza e cedere il passo agli avversari di turno. Il
risultato finale di 0-3 parla da solo e non
lascia scampo a interpretazioni. In casa
Herajon, classifica alla mano, si comincia a guardare con attenzione crescente
al calendario e dall’ambiente, nonostante una classifica preoccupante, arrivano segnali di fiducia per il prosieguo
del campionato.
2ª Categoria Girone “I”: E’ il Cafasso
la nuova capolista del girone. Dopo la
vittoria nel derby contro un agguerrito
Scigliati, al termine di una partita rocambolesca, la squadra di mister Rossomando effettua il sorpasso sullo
Spartacus e guadagna la vetta della classifica anche se in condominio con il Real
Postiglione che batte e supera l’ormai ex
capolista Spartacus. La squadra capaccese, protagonista assoluta delle prime
giornate di campionato e forte dell’acquisto dell’attaccante Serrone, finisce
quattro volte sotto i colpi dei padroni di
casa. Due sconfitte nelle ultime due trasferte per lo Spartacus.
Angelo Valletta
VALLO DI DIANO
IN FARMACIA
I FARMACI PER LA
CURA DELL’EIACULAZIONE PRECOCE
Tra le più sentite
disfunzioni sessuali maschili,
l'eiaculazione
precoce si colloca
ai
primissimi
posti. Il sintomo
principale di questo disturbo sessuale è la precocità del riflesso
eiaculatorio dell'uomo, sempre incontrollato. Alcuni autori ritengono che
l'eiaculazione precoce, per definirsi
tale, debba avvenire entro i 15 secondi/2 minuti dalla penetrazione.
Le cause che risiedono alla base dell'eiaculazione precoce possono avere
un'origine psicologica oppure fisica/organica: l'ansia da prestazione, la disfunzione erettile e lo stress rientrano
tra gli aspetti causali psicologici che
incidono pesantemente nella precocità
eiaculatoria. Tra le cause fisiche-organiche, ricordiamo: abuso di alcuni farmaci/droghe, alcolismo, frenulo corto,
disturbi degenerativi, ipersensibilità al
glande, prostatiti, uretriti e vescicoliti.
Tra i farmaci utilizzati , un ruolo di
primo piano spetta agli antidepressivi.
Recentemente è stata introdotta nel
mercato una nuova molecola, sempre
appartenente alla classe dei cosiddetti
SSRI, per la quale è stata richiesta la
specifica indicazione per il trattamento
dell’eiaculazione precoce per uomini
dai 18 ai 64 anni: la dapoxetina (Priligy). La dapoxetina è quindi il primo
farmaco orale per il trattamento dell’eiaculazione precoce; Ha una breve
durata d’azione e dev’essere assunta da
1 a 3 ore prima del rapporto, idealmente circa 1-1.5 ore prima del rapporto. Priligy può essere assunto anche
a stomaco pieno e non si conoscono interazioni con i farmaci utilizzati per la
disfunzione erettile; è possibile acquistare il farmaco, dietro presentazione
di ricetta medica ripetibile, e la spesa
sarà a totale carico del paziente. Non è
però una panacea. Può dare capogiri,
cefalea e nausea; è importante evitare
l’assunzione contemporanea di alcol
che potrebbe acuire gli effetti indesiderati.
Alberto Di Muria
[email protected]
Sassano, assemblea sulla sanità
L’ospedale di Polla va potenziato
La sanità e le sue problematiche sono state al centro dell’incontro pubblico che si è
tenuto sabato scorso nella
sala polifunzionale di Sassano. Alla tavola rotonda voluta e sollecitata dal Pd,
hanno preso parte amministratori del Vallo di Diano,
vertici della sanità in CampaNella foto un momento dell’assemblea
nia, diversi medici e operatori
del settore, oltre a numerosi
cittadini. “Abbiamo voluto un con- sanitaria - ha riferito il consigliere refronto sulla nuova disposizione nor- gionale Pd Franco Picarone- siamo
mativa che ha visto la riduzione degli andati in Regione per migliorare i liorari per lo sforamento degli straordi- velli di prestazione, per dare prestanari e quindi una difficoltà oggettiva zioni appropriate. Non ci saranno
che hanno tutti i plessi ospedalieri- ha diminuzioni di funzioni, dobbiamo
esordito il coordinatore Pd Mimmo dare assistenza necessaria ai cittaCartolano- è arrivato il momento di dini”. All’assemblea, erano presenti
lavorare per trovare soluzioni”. “C’è anche Nicola Landolfi, il segretario
bisogno di una buona sanità ma dob- provinciale del Pd, il consigliere rebiamo lavorarci ed è per questo che ci gionale Tommaso Amabile e il consistiamo mettendo la faccia – incalza il gliere provinciale Paolo Imparato per
sindaco Tommaso Pellegrino- ci au- dare pure loro il segnale forte della
guriamo che anche sui temi della sa- presenza sinergica sul territorio, vonità, molto sentiti dalla gente, ci sia tata alla risoluzione dei problemi. Il
un’inversione di tendenza. Finora ab- Vice Presidente della Commissione
biamo subito troppe ingiustizie e mor- Sanità della Regione Campania, Entificazioni. Abbiamo professionisti rico Coscioni, ha invece affermato:
che fanno sacrifici e famiglie che “All’attenzione del presidente De
vanno altrove per avere servizi. Oggi Luca e di tutta la giunta ci sono tetti
dobbiamo cambiare verso”. In questa di spesa e liste d’attesa. Non vogliamo
occasione, è stato formulato anche il ridimensionare la sanità ma razionapensiero di Raffaele Accetta, presi- lizzare e fare le cose che non sono
dente della Comunità Montana: “Ri- state fatte prima. Siamo ultimi nei lispetto agli anni passati, da un po’ di velli essenziali di assistenza in Italia e
tempo registriamo con favore la pre- siamo la regione con la minore aspetsenza della Regione attraverso i propri tativa di vita d’Italia e ciò vuol dire
consiglieri e delegati territoriali - dice- che alcune cose non sono state fatte e
occorre evidenziare il fatto che il no- l’assistenza non è adeguata. Non c’è
stro territorio non può continuare a su- bisogno di strutture inefficienti e inefbire la perdita di servizi e ficaci. Se ci sono delle strutture del’aggressione da parte di multinazio- vono funzionale bene. Se ci sta una
nali. Siamo stati indicati come una chirurgia a Polla significa che quella
delle quattro aree interne della Re- chirurgia deve essere messa nelle congione Campania per sperimentare la dizioni migliori di funzionare. Polla
strategia delle aree interne. Siamo non va toccato. Dobbiamo fare in
oggi a un buon livello e possiamo spe- modo che quei servizi richiesti dal parimentare il II progetto pilota per mi- ziente e dai familiari possano essere
gliorare soprattutto nella sanità, se ottenuti senza ricoveri impropri”. Invogliamo, i servizi ai cittadini. Oggi somma i tagli lineari ancora una volta
siamo molto più determinati”. Tante non fanno bene alla sanità e lo stesso
le criticità sollevate e tante le risposte risparmio deve provenire da buoni inche ancora si attendono. “Ho inten- vestimenti. Un ennesimo dialogo,
zione di ascoltare il personale medico, quello a Sassano, per cercare di creare
paramedico e in particolare i cittadini un asse concreto.
Antonella Citro
rispetto al loro bisogno di assistenza
n° 01 14/01/2016
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n° 01 14/01/2016
DALLA PRIMA
In tale circostanza è stato azzerato, con
un autentico colpo di spugna, la vecchia
rappresentanza costituita da 14 membri
nominati dallo stesso Ente. Erano rappresentati i più importanti assessorati
(Agricoltura, Salute, Ricerca Scientifica,
Turismo e Beni Culturali, Ambiente e
Cultura), il Parco Nazionale del Cilento,
Vallo di Diano e Alburni. Al tavolo di lavoro erano anche rappresentati il Comune di Pollica e l’Associazione per la
dieta mediterranea: alimentazione e stile
di vita di Pioppi -Ancel Keys e l’Associazione Accademia della lunga vita di
Ravello e Pollica, l’Unione regionale
delle Camere di commercio della Campania, il Consorzio regionale per la ricerca applicata in agricoltura (CRAA) e
l’Osservatorio regionale per la sicurezza
alimentare (ORSA). Contemporaneamente il Governatore della Campania ha
delineato, sempre per decreto, un nuovo
disciplinare che dovrebbe comprendere
in futuro le “linee guida” dell’Osservatorio, una struttura prevista dall’Articolo
3 della Legge Regionale che dovrebbe
valorizzare la dieta mediterranea,
iscritta, il 17 novembre 2010, nella lista
UNESCO, come patrimonio culturale
immateriale dell’Umanità. De Luca
dovrà affrontare il delicato problema. E’
molto più di una “patata bollente”, in
quanto la Regione Calabria da tempo
punta a far prevalere, rimescolando le
carte, una tesi diversa, addirittura presentando una proposta di legge in discussione al parlamento regionale che si
propone di far riscoprire la Dieta Mediterranea come stile di vita sano e corretto
in grado di prevenire malattie coronariche ed obesità, alla popolazione calabrese. La Regione Campania, all’epoca
guidata dal forzista Stefano Caldoro,
Nella foto
Amilcare Troiano e Angelo Vassallo
oggi all’opposizione, pensava di valorizzare la dieta mediterranea semplicemente con una legge, puntando
sull’accrescimento della visibilità e del
dialogo interculturale a livello regionale
e internazionale, senza tener conto delle
azioni che avrebbe dovuto mettere in
piedi, nel 2015, in occasione di Expo.
Nei fatti si è comunque rallentato l’iter
di questo progetto che si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità e
garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura
nelle comunità del Mediterraneo come
nelle zone della Soria in Spagna, Koroni
in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Il mancato controllo ha
dato modo ad altre regioni del Mezzogiorno di organizzarsi con iniziative
UNESCO
Dieta Mediterranea
L’osservatorio riparte da zero
analoghe e di creare una certa confusione sulla storia della Dieta Mediterranea che nei fatti si è svolta in Campania
dove l’UNESCO ha riconosciuto l’Area
del Cilento compresa dentro i confini del
Parco Nazionale come “Comunità Emblematica della Dieta Mediterranea”.
turale, promotrice della divulgazione e
custode degli studi di Ancel Keys. Nella
rassegna milanese si è assistito ad una
vera e propria competizione per autoproclamarsi punto di riferimento della
Dieta mediterranea, relegando Pioppi ed
il Cilento al ruolo di Cenerentola.
UNA LEGGE A LUNGO ATTESA
Le più recenti evidenze scientifiche rendono onore alle grandi intuizioni di
Ancel Key, il nutrizionista americano
padre della Dieta mediterranea che, per
circa 40 anni, visse e lavorò a Pioppi, nel
Cilento, dove ebbe l’opportunità di studiare sul campo gli effetti benefici dell’alimentazione sulla salute della
popolazione locale. Uno studio congiunto de La Sapienza e dell’Università
di Parma, ha altresì verificato come circa
l’80% del sell out alimentare della distribuzione moderna sia generato dalle categorie della Dieta Mediterranea. Ma
non è il solo risvolto economico che si
può accreditare a questo "stile di vita";
sempre da uno studio de “La Sapienza”,
è emerso che il potenziale delle offerte
turistiche imperniate sulle valenze narrative della Dieta Mediterranea ammonta a circa 800 milioni di euro. Un
business che si costruisce facendo leva
su due concetti: creare nuove opportunità e perseguire uno sviluppo sostenibile in termini di sviluppo economico,
inclusività sociale e sostenibilità ambientale. Esaminando tra le pieghe la
Legge numero 6 che tutela e promuove
la Dieta Mediterranea, si capisce come
sia importante pensare di ampliare ulteriormente il ventaglio dei paesi coinvolti: non è condizione essenziale essere
affacciati sul Mediterraneo per far parte
di questo progetto, ma condividerne, valorizzarne e promuoverne i principi.
Un’azione che si deve svolgere nel rispetto della storia della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO
patrimonio immateriale dell’Umanità :
a Pioppi, nel Cilento, i coniugi Keys, insieme a tantissimi scienziati, avevano
studiato i benefici dello stile di vita mediterraneo. All'Associazione per la Dieta
Mediterranea: alimentazione e stile di
vita non a caso è stato assegnato un riconoscimento ufficiale come erede na-
LA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DALLA REGIONE CALABRIA
A colpi di proclami la Regione Calabria,
con la collaborazione dell’Università di
Reggio Calabria, mira a cambiare le
carte, sfruttando l’immobilismo della vicina regione campana. Basta leggere la
bozza delle legge che il parlamentino
calabrese intende approvare. Una proposta di legge che contiene alcune clamorose inesattezze. E’ il caso di chiarire
che lo scienziato americano Ancel Keys
fu presente in Calabria soltanto un mese
(ottobre 1957). Le prime indagini effettuate con metodo scientifico nel nostro
Paese furono condotte da Ancel Keys,
all’ombra del Vesuvio, nel ’52, per studiare, nei laboratori del policlinico di
Napoli, il rischio di malattia coronarica,
infarto, malattie delle arterie periferiche
e ipertensione arteriosa sui Vigili del
Fuoco e gli impiegati comunali, osservando così lo stretto rapporto tra alimentazione locale e stato di salute. Dopo un
periodo di osservazione in Spagna, Keys
avviò l’indagine-pilota a Nicotera facendola seguire dal famoso cardiologo
americano professor Paul Dudley
White, medico personale del presidente
Eisenhower, assieme ad un team di ricercatori italiani e stranieri (tra cui i professori Puddu, Kimura e Fidanza, Mario
Mancino, Menotti, Cotrone, Kagan e
Martii Karvonen).
In realtà la gente di Nicotera aveva altri
problemi, le cosiddette patologie da povertà e sacrificio che erano ben diverse
da quelle americane che in seguito sarebbero arrivate anche da noi con il benessere. Senza nulla togliere alla
cittadina di Nicotera, definita una delle
quattro Coorti italiane dal programma
scientifico, insieme alle Coorti di Crevalcuore, Montegiorgio, Roma, i fatti
andrebbero raccontati diversamente. Lo
studio-pilota sulla salute a cui furono
sottoposti 607 partecipanti della comunità di Nicotera nel sud Italia, e a Creta,
in Grecia, nel primo dopoguerra, era destinato a diventare il preludio allo Studio
sui Sette Paesi (Seven Countries Study).
I dati desunti statisticamente e pubblicati
su riviste scientifiche, fanno di Nicotera
una delle aree di riferimento nel percorso avviato qualche anno prima da
Keys nel Minnesota. Ma non di più. E’
acclarato che la storia delle ricerche
scientifiche degli scienziati che hanno
collaborato con Ancel Benjamin Keys,
padre della Dieta Mediterranea, ebbe
come epicentro Pioppi, il paese del Cilento. L’accelerata fatta dalla regione
Calabria può fare ancora molti danni di
immagine alla regione Campania, scatenando molteplici interessi attorno alla
Dieta Mediterranea. Sarebbe stato,
forse, più opportuno aggiornare la “governance” dell’Osservatorio secondo le
regole non scritte dello “spoil system”,
il sistema di nomine tipico della democrazia statunitense per il quale il governo
in carica nomina un gran numero di
componenti nei ruoli di responsabilità,
come erano considerati appunto, i rappresentanti nominati nella struttura ora
congelata dal Governatore, fornendo
alla stessa nuovi strumenti di indagine e
di operatività ed anche qualche euro a
bilancio, almeno per coprire le spese.
Eppure la missione generale sancita
nella legge che identifica, in questo
modo, un ampio spettro di applicativi affidati all’Osservatorio parla chiaro. Seguiremo gli sviluppi.
Luigi Letteriello *
*Energeo Magazine ha stretto una sinergia con Unico Settimanale al fine di
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dell’Antica Lucania ( Magna Grecia) ai
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ed è stato avviato alla spedizione agli
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presso il CPO di Salerno
I Getsemani sono due
Foto del Getsemani
di Casale Corte Cerro
per un sentiero in salita, in mezzo al
verde, tra le valli che circondano il
lago Maggiore e il lago d'Orte e le
montagne del Mottarone che lo sovrastano. Si attraversano le vie Crucis,
per 700 m, e finalmente ci si trova di
fronte al complesso monumentale del
Getsemani. La struttura che ci accoglie è immensa: circolare, a più piani,
con sulle pareti esterne ancora i resti
di interessanti affreschi, con le scale
Foto del Getsemani
di Casale Corte Cerro
FuniviadiCasaleCorteCerro
Venne costruita nel 1956 dalla ditta Ceretti & Tufani di Milano. Fu realizzata per
collegare il paese di Casale Corte Cerro
al santuario del Getsemani. L’impianto
era caratterizzato da una sola cabina dalla
capienza di 5 persone. Nel gergo questo
tipo di impianto prende il nome di “Funivia a va e torna”. Il percorso assai
breve, 200 metri di lunghezza inclinata
per un dislivello di 85 metri, non prevedeva piloni intermedi. La stazione di
valle è caratterizzata da una sola fossa cabina, da una sola fune portante e doppio
ingresso per la fune traente/zavorra.
C’erano poi due bagagliere, anteriore e
posteriore. Nella stazione a monte è ricoverata la cabina dal suo ultimo viaggio.
La breve linea non è più visibile in quanto
è stata immersa nella vegetazione. La cabina, da 5 persone, era provvista da due
sedili ribaltabili all’interno. Gli azionamenti elettrici sono ancora la parte più
bella dell’impianto e sono presenti il motore, il riduttore, la puleggia motrice, il
pulpito di comando e quant’altro.
e gli ingressi sbarrati! Peccato perchè
il tutto versa in uno stato d’abbandono evidente e molto del suo splendore iniziale si è perso. Il giardino
offre una fitta varietà di alberi, anch’essi abbandonati ma ancora vivi
perchè si sa la natura comunque fa il
suo corso e si allarga se la mano
dell’uomo non la tiene a bada. Tra le
foglie secche, che hanno steso un fitto
tappeto, si intravedono tracce di un
bel selciato a mosaico. La chiesa non
è possibile visitare e la possiamo solo
immaginare o ricordare, la parte adibita all’accoglienza, invece, lascia intravedere gli interni a causa delle
finestre rotte. Ci spingiamo ancora
più in alto, incrociamo la grossa
Croce di ferro che sembra dominare i
laghi sottostanti e poi, ancora più in
alto, quasi nascosto all’occhio distratto, di lato ad un piccolo ruscelletto, ecco una piccolissima grotta con
la statua della Madonna. È tutto ciò
che resta del grande complesso del
Getsemani che si trova in provincia di
Verbania, a pochi km da Omegna. Un
magico posto dove viene spontaneo
ritrovare serenità, pace interiore e benessere trovandosi semplicemente a
contatto con la natura. A CapaccioPaestum, il Getsemani è invece ancora oggi un luogo di culto molto
frequentato e lo si raggiunge facilmente e in auto. La strada è quella che
dal Rettifico sale verso il Capoluogo
e a mezza costa, con all’orizzonte il
mare, giù in basso i campi coltivati e
in fondo gli antichi templi greci. Il
santuario appare subito, dopo poche
centinaia di metri percorsi a piedi. La
porta è sempre aperta al pellegrino e
l’atmosfera che si respira è quella del-
Nella foto il Gesù del Getsemani
di Capaccio-Paestum
È una delle architetture religiose più
giovani del territorio di Capaccio. Dal
1998 è proprietà della Provincia Santa
Famiglia degli Oblati di San Giuseppe,
fondati da San Giuseppe Marello nel
1878. Il Getsemani di Paestum fu voluto dal Prof. Luigi Gedda, Presidente
dell’Azione Cattolica dal 1946 al 1959
e fu costruito tra il 1956 e il ’59 su progetto dell’arch. Ildo Avetta. Questo
edificio sacro è stato costruito in onore
di Gesù che prega nell’orto degli Ulivi.
All’interno è visibile una statua che
rappresenta il figlio di Dio inginocchiato e in agonia ai piedi del monte
Calpazio, situato nelle vicinanze della
città. Il Santuario è stato edificato su
due piani: la chiesa superiore è sormontata da una cupola con vetrate policrome. Nella chiesa inferiore si trova
la suggestiva statua in marmo di Gesù
in preghiera nel Getsemani e, alle pa-
l’accoglienza, del calore umano,
dell’ascolto, della preghiera. Le vetrate multicolori raccontano la storia
sacra e ti invitano alla meditazione.
Anche gli spazi verdi che scendono
verso il mare sono invitanti e spingono il pellegrino a passeggiare immerso nel verde della macchia
mediterranea. Mettere a confronto le
due strutture non è cosa facile: hanno
in comune la stessa base, ma sono diverse per latitudine, per paesaggio,
per cultura… Sono state pensate dalla
Complesso del Getsemani di Casale Corte Cerro
Imponente il complesso del Getsemani,
costruito negli anni cinquanta. Voluto
dal professor Luigi Gedda su progetto
dell'arch. Ildo Avetta, è un vero Santuario. Il percorso per arrivarci è un itinerario di meditazione con le "stazioni" della
Via Crucis (quattordici ceramiche di don
Coltellini, completamente immerse nei
boschi) che, con 700 metri di strada selciata di granito rosa e grigio, porta dall'Esedra fino allo scalone d'ingresso. Era
possibile soggiornare in vere e proprie
camere. Il complesso è abbandonato
dagli anni ’80. Dal ’99 è stata messa in
vendita. Vicino alla XXIV stazione, un
granitico torchio, stemma del Getsemani, sta a ricordare l'Orto del Frantoio.
Preziose sono le raffigurazioni murali
del pittore Theodore Strawinsky. All'interno della chiesa si può ammirare il bellissimo mosaico dedicato alla Vergine
che ricorda la proclamazione del Dogma
dell'Assunzione, fatta da Papa Pio XII il
1° novembre 1950; questi appare attorniato da Vescovi, mentre santi antichi e
recenti fanno variopinta corona alla Vergine portata dagli angeli. Le ceramiche
9
Il santuario del Getsemani di Capaccio-Paestum
Capaccio-Paestum e Casale Corte Cerro?
I Getsemani sono due: uno a Casale
Corte Cerro –VB- e l’altro a Capaccio-Paestum –SA-. Sono stati commissionati entrambi negli anni ‘50 dal
prof. Gedda, presidente nazionale dell'Azione Cattolica allo stesso arch.
Avetta che li ha progettati e realizzati.
Sono identici così come l’atmosfera
di pace e serenità che ci si respira. A
Casale Corte Cerro, per arrivare al
Getsemani, ci si deve inerpicare su
n° 01 14/01/2016
CA
CULTURA E TRADIZIONI
del pavimento del presbiterio e le alzate
dei gradini riportano i simboli dei Sacramenti e della Passione. Le vetrate policrome
ricordano
l'Immacolata
Concezione e la Divina Maternità. La
porta accanto alla lampada del SS. dà
sulla scala che scende nella cripta. Questa è il cuore del Getsemani. Al centro,
una espressiva statua di Gesù agonizzante riproduce il Divin Maestro nell'agonia della notte del Giovedì Santo.
In alto, nel mosaico aureo del soffitto,
sta scritta la preghiera: "Padre non sia
fatta la mia, ma la tua volontà".
Il pavimento è in marmo rosso dei Pirenei. Alle pareti due vetrate policrome
rappresentano gli Apostoli dormienti ed
i soldati guidati da Giuda. Dietro alla
statua vi è un grande tondo di marmo
verde africano che proviene dai marmi
della prima Basilica che l'Imperatore
Costantino e Papa Silvestro fecero erigere sulla tomba di san Pietro. Nel
parco, sopra il Frantoio, quattro viali
sotto il castagneto conducono all'Anfiteatro, alla Madonnina della cascata (un
omaggio a sorella acqua, dove scorre
reti, delle artistiche ceramiche, che
rappresentano santi venerati nell’Italia
meridionale. Tutto il complesso è collocato in una parco, dove si sviluppa il
percorso della Via Crucis e quello del
Rosario e dove si trova anche un moderno anfiteatro in pietra. Davanti al
Santuario c’è la statua in bronzo della
Madonna della Luna, qui collocata nel
1970, poco dopo lo sbarco dei primi
uomini sulla Luna. Oltre alla cripta
dove è posta la statua di Cristo, è possibile ammirare la Vergine Assunta che
arriva a toccare i cinque metri di altezza e l’Agnello immolato, posto
sopra l’altare maggiore al centro della
chiesa. Questo santuario si trova in una
posizione strategica e gode di un magnifico panorama che si affaccia sulla
pianura del Sele e sul Golfo di Salerno.
Ogni anno molti fedeli si recano sul
luogo per pregare, soprattutto la sera
del venerdì santo quando avviene la
processione solenne.
Foto del Getsemani
di Capaccio-Paestum
stessa persona, sono state realizzate
allo stesso modo ma poi qualcosa è
cambiato, e in cinquant’anni ognuna
di essa ha avuto una sua evoluzione,
e ognuna di essa è cresciuta in maniera diversa offrendo opportunità diverse.
Perché? Questa è una
domanda alla quale mi piacerebbe rispondere, di certo in passato ha offerto le stesse opportunità di vita
interiore e non solo che probabilmente è possibile recuperare!
Gina Chiacchiaro
una perenne cascatella che sembra mormorare giorno e notte la sua preghiera
alla statua dell' Immacolata ), alla Memoria ( un grande fungo con altare e sarcofago romano) e all'Angelo. L'ultimo
dei viali è affiancato da resti archeologici etruschi, romani e medievali. Dalla
pensilina un ampio panorama si apre sui
Corni di Nibbio con le cave del Duomo
di Milano, sul Monte Zeda e fino al
Lago Maggiore e al Lago d'Orta. A meridione del corpo curvo del Getsemani,
vicino al laghetto dei pesci rossi, una
doppia scalinata porta alla cappella dello
Spirito Santo: una ardita e snella costruzione, un originale e suggestivo tempietto di architettura moderna a forma di
vela bianca che ben si integra nel grandioso e audace complesso a forma di
nave.
Nella foto
la Madonnina della cascata
10 n° 01 14/01/2016
CULTURA
“Favole” di Riccardo Dalisi
La mostra sarà inaugurata sabato 16 gennaio 2016
Con un rinnovato omaggio alla Cultura del nostro territorio, sabato 16 gennaio 2016, alle ore 18.00 presso
il Cilento Outlet Village – s.s. 18 Eboli (SA) – Spazio delle Esposizioni Fornace Falcone sarà inaugurata la
mostra “Favole” di Riccardo Dalisi, a cura di Rino Mele. Quest'ultima fa parte della rassegna culturale “MATERIE2”. Sarà presente l'artista.
Saranno esposte più di 50 opere del maestro Dalisi, dalle celebri caffettiere ai totocchi. Le opere sono di diversi materiali dalla latta al legno, dalla ceramica al ferro, dal rame alla plastica.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 21.00 fino a giovedì 11 febbraio 2016.
BIOGRAFIA DI RICCARDO DALISI
Nato a Potenza il primo maggio del 1931, ha ricoperto la cattedra di Progettazione presso la facoltà di
Architettura di Napoli. Presso la stessa facoltà è stato
direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno
Industriale.
Negli anni settanta, assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è stato tra i
fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva tutti i gruppi e le persone
che in Italia coprivano l'area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale”. . Nel 1981 ha vinto il
premio Compasso d’Oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana.
Da sempre impegnato nel sociale (resta fondamentale
l’esperienza del lavoro di quartiere con i bambini del
Rione Traiano, con gli anziani della Casa del Popolo
di Ponticelli e negli ultimi anni l’impegno con i giovani del Rione Sanità di Napoli), ha fondato l’Università di strada, l’associazione Semi di Laboratorio
e ha promosso il “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel
segno del sostegno umano, della ecocompatibilità e
della decrescita.
Negli ultimi trent’anni si è accostato sempre più all’espressione artistica come via regiadella sua vita dedicandosi intensamente alla creazione di un rapporto
sempre più articolato e fecondo tra la ricerca universitaria, l’architettura e il design, la scultura e la pittura, l’arte e l’artigianato, mantenendo al centro la
finalità di uno sviluppo umano attraverso il dialogo e
il potenziale di creatività che ne sprigiona. Nel 2010,
dopo una lunga ricerca preparativa, ha promosso la
prima edizione del “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design
nel segno del sostegno umano, della ecocompatibilità
e della decrescita. Nel 2014 ha ricevuto il secondo
Compasso d'Oro alla carriera.
Diverse mostre dedicate alla sua attività di architetto,
di designer, di scultore e di pittore sono state allestite
in Italia e all’estero. Tra queste citiamo: la Biennale
di Venezia, la Triennale di Milano, la Biennale di Chicago, il Museo del Design di Denver, il Guggenheim
Museum di New York, il Museo di Copenaghen, il
Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, Palazzo
Reale di Napoli, la Galleria Lucio Amelio di Napoli,
la Fondazione Cartier di Parigi, il Museo delle Arti
Decorative di Montreal, il Tabak Museum di Vienna,
il Museo Zitadelle Spandau di Berlino, Castel dell’Ovo a Napoli.
Nella foto
l’invito della Fornace Falcone alla mostra “Favole”
Nella foto
Riccardo Dalisi
Nella foto
Riccardo Dalisi
ECONOMIA
n° 01 14/01/2016
11
Riforma delle BCC
Marino scrive a Taddei: “che colpa abbiamo noi?”
CONTINUA DA PAG 2
fanno per passione e spirito di servizio,
non certo per mestiere;
- da noi gli amministratori sono votati
dai soci non scelti per appartenenza politica... e i risultati (non a caso) si vedono.
- insomma occorre convincersi che
meriti o demeriti non sono riconducibili
alla ragione sociale o alla dimensione
della banca ma solo alla qualità delle
persone. Questo afferma la casistica.
Potrei continuare a lungo su questi argomenti. Sono sicuro che anche Lei
possiede l'onestà intellettuale per condividere questi meriti delle BCC. E allora se abbiamo dei meriti perché
continuare a dire che le BCC sono
troppe. Sarebbe più giusto dire che
sono troppo poche... Tra l'altro le BCC
alla fine del 2011 erano 411 oggi sono
360. Vi sono numerosissime fusioni in
itinere per cui a fine 2016 saremo vicini
alle 300 unità. Quindi è in atto un processo di aggregazioni virtuose e sostenibili che se invece fossero fatte per
decreto, e non dal mercato, si avrebbe
un effetto certamente deleterio e dirompente per il nostro movimento, a tutto
vantaggio della concorrenza.
Ecco perché mi dispiace moltissimo
sentir affermare che adesso tocca alle
BCC come per dire: finora abbiamo castigato gli altri adesso castigheremo
voi.
Mi dispiace ma non sono d'accordo con
Lei su questo tema e, come me, non
sono d'accordo 1.200.000 soci delle
BCC, tutti i CdA delle nostre BCC, i
37.000 dipendenti del Movimento ed i
7.000.000 di clienti che abbiamo in Italia.
Mi preme dire che io sono stato sempre
un elettore di centro-sinistra ma faccio
fatica ad immaginare un Governo di
centro-sinistra che vuole castigare le
banche cooperative, le banche del popolo, le "banchine" per favorire le
"bancone" i colossi del credito e dei default; un Governo che vuole sostituire
le piccole repubbliche del credito a
vantaggio delle monarchie finanziarie.
In una scelta siffatta io ci vedo il primo
passo per l'eliminazione del credito
cooperativo all'insegna del tutto è mercato e tutto deve essere contendibile e
scalabile;
faccio fatica a capire un Governo di
centro-sinistra che vuole assecondare la
ripresa dando campo libero alle grosse
banche che praticano tassi alti sul credito alle piccole imprese. Le PMI e le
famiglie hanno sicuramente meno potere contrattuale con le grosse banche e
certamente più potere con le piccole
banche;
faccio fatica a capire un Governo di
centro-sinistra che dice di volersi ado-
perare per il Sud e
pensa di toglierle le
uniche banche che
ancora hanno i loro
centri decisionali al
di sotto di Roma.
Poi non veniteci a
dire che al SUD il
disagio sociale aumenta...Tra l'altro
Nella foto Antonio Marino
al SUD le PMI
sono ancora più derisce al Gruppo a mezzo di un patto di
boli e più bisognose di banche effetti- coesione che misuri l'autonomia di ciavamente locali, come testimoniano scuna in base al merito. Il Gruppo sia
ampiamente le statistiche;
amministrato esclusivamente dai rapNON faccio fatica invece a capire che presentanti delle BCC virtuose.
le BCC - col loro 14% di mercato ban- Facciamo leggi semplici e smettiamola
cario nazionale - fanno gola alla con- con questo diluvio normativo in ogni
correnza e perciò vanno contrastate, campo che azzera la fantasia e la creavanno sparigliate, va creato il caos al tività dell'uomo ma soprattutto non facloro interno. Solo a questo serve una ciamo di tutte le erbe un fascio. In
siffatta riforma sull'onda emergenziale questo particolare momento lasciamo
del momento, sull'onda del "facciamo stare le BCC, nessuna urgenza ci insedi tutte le erbe un fascio", solo a questo gue. Parlare di riforma delle BCC menserve una riforma fatta contro le BCC. tre è in atto questa polemica sulle
Preserviamo - invece - la biodiversità banche serve solo a danneggiare le
del sistema creditizio italiano. Ce lo BCC.
chiedono gli Italiani.
Lasciamo passare questa bolla mediaDa ultimo, vorrei dire al responsabile tica poi torneremo a parlare della rieconomico del "mio" partito che la mi- forma con maggiore conoscenza delle
gliore riforma possibile deve prevedere problematiche e con maggiore consal'adesione obbligatoria delle BCC ad un pevolezza e condivisione.
Gruppo con un capitale né troppo pic- La coincidenza temporale rischia di incolo né troppo grande. Ogni BCC ade- torbidire la discussione e far passare il
concetto che "piccolo" e "locale" possa
diventare automaticamente e ingiustamente sinonimo di "rischioso" e "fragile".
Il dibattito sulla riforma al nostro inSituato tra la costiera amalfitana e terno ha già generato una maggiore atquella cilentana, con mare e spiagge tenzione alla "sana e prudente gestione"
insigniti di vele e bandiere blu, al che ci sta giovando di giorno in
centro di una pianura ricca di emer- giorno...
genze paesaggistiche e culturali, tra Infine mi piacerebbe che Lei accettasse
Paestum e Velia, che travalica i Pi- il mio invito ad un pubblico confronto
centini e gli Alburni per collegarsi al sul tema della riforma: da tecnico a tecPollino e alle cime dell’Appennino nico. In fondo la vita è strana. Io da 40
anni vivo e mi occupo di cooperazione
Calabro.
Tutte mete turistiche che potrebbe di credito e non posso decidere del mio
essere invase da uno stuolo di viag- futuro, Lei probabilmente non si è mai
giatori se solo la pista dell’aeroporto occupato di questi temi ma ha avuto la
di Salerno fosse lunga almeno 3km fortuna di essere "nominato" da quale la società di gestione fosse in cuno e può aiutare a decidere su temi
grado di tenere i conti in ordine e in che non La riguardano direttamente ma
possono cambiare la vita a milioni di
attivo…
persone... anche questo è l'Italia di
Si può fare, bisogna solo crederci!
Veronica Gatta oggi?. Auguri. Cordiali saluti.
L’aeroporto di Salerno riapre grazie a Mattarella
Che sia la volta buona? … Forse si torna a volare al Costa d’Amalfi
DALLA PRIMA
Il Costa d’Amalfi dovrà “dimostrare, tramite un piano industriale,
corredato da un piano economico-finanziario, il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio e di adeguati
indici di solvibilità patrimoniale”.
Questo è il corpo del decreto presidenziale. Ora spetta al Ministero e
alla Regione prendere gli opportuni
provvedimenti.
Il riconoscimento giunto dal Quirinale, che sancisce l’importanza strategica dell’aeroporto di Salerno,
quale secondo scalo aereo della
Campania, fa si che il Governo nazionale e quello regionale non possano più accampare scuse sul
definitivo decollo di un aeroporto
che non è mai decollato.
Ora bisogna accelerare i tempi per il
via libera del Ministero delle Infrastrutture, sciogliere il nodo dell’allungamento della pista e quello degli
equilibri di bilancio della società di
gestione dello scalo.
Una telenovela, quella dell’aeroporto di Pontecagnano, che dura da
decenni, che col nuovo anno potrebbe trasformarsi in una realtà per
il rilancio e lo sviluppo di un territorio che travalica i confini regionali
della Campania, coinvolgendo la
Basilicata e il nord della Calabria.
L’aeroporto di Salerno, infatti, è in
una posizione ideale per la crescita
dell’economia turistica ed agricola.
AGENZIA DI PAESTUM
VIALE DELLA REPPUBLICA,18
84047 - CAPACCIO (SA)
Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886
e-mail:[email protected]
CAPACCIO PAESTUM
12 n° 01 14/01/2016
L’inceneritore di Paestum si farà alla Sorvella-Sabatella
Il CdM approva la realizzazione della centrale a biomasse
DALLA PRIMA
Da costruirsi in località Sorvella, nel
comune di Capaccio (SA). L’impianto
verrà pertanto realizzato con i necessari adeguamenti alle indicazioni fornite. In questa nota in burocratese
spinto si condanna Paestum, che non
sarà conosciuta più per le sue bellezze
ambientali, culturali e enogastronomiche, ma per un “Centrale a Biomasse”
che potrà bruciare scarti di lavorazioni
agroindustriale e CDR (combustile da
rifiuti). In tutto questo pesa l’assordante silenzio del Presidente della
Campania, Vincenzo De Luca, che
come Ponzio Pilato, rimane comodamente seduto sulla sua poltrona di Governatore, nel Palazzo della Regione a
Santa Lucia. Dopo anni di battaglie,
manifestazioni consigli comunali, preghiere e suppliche al Papa gli abitanti
di Paestum, Albanella, Altavilla, Castelcivita, Controne, Serre, Roccadaspide, Trentinara, Glungano, Cicerale,
Ogliastro, Eredita e Agropoli, vengono puniti dal Governo. “Cornuti e
Mazziati” gli abitanti della Chora
piangono il loro paesaggio, le loro
mozzarelle, il loro vino, il loro olio, i
loro ceci, i loro fagioli, i loro carciofi,
la loro terra, il loro mare e le loro aree
archeologiche perdute per sempre. Il
Governo con un atto “irresponsabile”
ha decretato la fine del turismo e
dell’agricoltura , in un’area di grande
pregio, quale quella di Paestum e del
Cilento, con un atto d’imperio e un
tratto di penna. Nella nota del Comitato Sorvella-Sabatella, che si batte da
anni contro la Centrale a Biomasse di
Paestum si legge: “Un Governo irresponsabile, con ministri che non sono
nè carne né pesce, legati tutti a vecchie
logiche di potere e di partito, che invece di guardare al bene del paese,
guardano al loro tornaconto personale
ed elettorale. Come siete caduti in
basso! Ma in questa occasione avete
toccato il fondo! La lotta continua, faremo tanto di quel casino che neanche
vi immaginate. Non vi è bastato il pare
negativo dell’ASL di Salerno, della
Soprintendenza ai Beni Ambientali,
del Parco Archeologico di Paestum,
delle interrogazioni parlamentari, del
dissenso del Sindaco di CapaccioPaestum e dei Sindaci dei Comuni li-
mitrofi, del parere negativo della Provincia di Salerno, per darvi una motivazione valida in Consiglio dei
Ministri e bocciare la realizzazione
della “Centrale a Biomasse” di Paestum … ma se pensate di venire a Paestum, a costruire la Centrale a
Biomasse, portatevi l’esercito perché
dovete combattere”. Dopo il fallimento di una pletora di “personaggetti”, politici e parlamentari, ora
tocca ai cittadini di Capaccio-Paestum
la difficile battaglia contro la “Centrale a Biomasse”, gli unici e soli artefici del proprio destino… Si è
cominciato martedì sera con un incontro promosso dai medici di famiglia a
cui sono state invitate tutte le associazioni del territorio. Se non volete volete l’INCENERITORE a Paestum
datevi una mossa.
Lucio Capo
PAESTUM.
La Dea Madre benedice gli sposi
Sotto le colonne doriche del Tempio
di Nettuno, il Sindaco di CapaccioPaestum, Italo Voza, ha officiato il
primo matrimonio nell’area archeologica di Paestum. Si è trattato, però, di
pura finzione: sabato 9 gennaio 2016,
infatti, l’area archeologica di Paestum
– patrimonio Unesco – ha ospitato le
riprese di una delle scene finali del
film “Meridione Mon Amour”.
Il film è firmato dal regista Gianluca
Menta che, con la sua troupe, aveva
già girato nel Cilento altre scene del
film nei mesi scorsi.
Gli sposi-attori hanno coronato il loro
sogno d’amore tra il Tempio di Nettuno e il Santuario urbano di Hera –
comunemente conosciuto come la
“Basilica”. Una location unica al
mondo in cui molte coppie vorrebbero sposarsi davvero. E chi sa se non
succederà veramente, prima o poi; infatti, poco più di un anno fa, il consigliere comunale Luciano Farro aveva
proposto di offrire alle giovani coppie
di promessi sposi l’opportunità di
sposarsi proprio tra gli scavi archeologici... e preparare il buffet nei giardini del Museo.
V. G.
VIABILITA’
Non è stata una semplice passeggiata quella di domenica 10 gennaio 2016 verso il km 46 della
SS19 delle Calabrie nel territorio di
Auletta. La popolazione era arrabbiata e delusa dopo tante promesse
non mantenute.
Al Km 46 della SS19 delle Calabrie, il 24 gennaio 2014 è sparita la
strada, non c’è più da 2 anni! Una
frana di proporzioni enormi l’ha inghiottita, interrompendo la comunicazione di un’arteria storica che per
secoli ha collegato il Nord al Sud e
viceversa. Fino all’avvento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria era l’unico collegamento tra le
aree interne. Furono i Greci ad insediare nella vallata del Tanagro
una tappa necessaria ai loro luoghi,
lenti e faticosi itinerari mercantili,
quando, verso il V sec.a.C., stabilirono per via terra i collegamenti tra
le colonie greche del Tirreno e
quelle dello Ionio risalendo il corso
del Tanagro. Il percorso era il seguente: Poseidonia, Mattinelle di
Albanella, per sotto Altavilla,
Serre, Scorzo, Galdo, Incoronata,
Regina, Ponte Colonna, Battaglione, Costa del Principe, Morosella, Intagliata, Vallo di Diano. Da
questa arteria passarono le genti del
circondario attratte dalle mercanzie
civili che vi barattavano, qui convennero per riti religiosi della
Grotta dell’Angelo, qui attinsero
nuove costumanze e modelli evolutivi di ordinamenti civici.
Quello che fa più rabbia è che la
frana era annunciata da diverso
tempo. Già nel 2012, infatti, il Comune di Auletta aveva inoltrato agli
enti preposti i problemi legati all’arteria stradale e all’erosione che
si stava consumando ad opera del
Fiume Tanagro. Il 13 marzo e il 10
aprile del 2012, il Comune di Auletta aveva richiamato l’attenzione
del Genio Civile per predisporre un
intervento preventivo e cautelativo
che tuttavia rimase inascoltato. A
circa un anno di distanza, proprio
richiamando la comunicazione del
2012, l”Ufficio Tecnico Comunale
– Patrimonio, Edilizia, Territorio”
aveva segnalato alle autorità competenti il totale stato di abbandono
e di carenza “per quanto concerne
le competenze cui la legge attribuisce agli organi preposti sia alla vigilanza che alla tutela del
n° 01 14/01/2016
Le aree interne franano
La SS 19 interrotta da 2 anni
tra Auletta e Pertosa
Nella foto: un momento del corteo
patrimonio e delle incolumità”. La
comunicazione, a cui si allegava
una documentazione fotografica
prodotta alcuni giorni prima, recita
di più: “la prevenzione è una fase
essenziale per evitare disgrazie”, di
fatti, annunciando possibili frane
non di poco conto come poi accaduto.
Per far sentire la loro voce, i Comuni di Auletta, Pertosa, Petina, Sicignano degli Alburni e la
Fondazione Mida, hanno organizzato per domenica 10 gennaio un
corteo pacifico di protesta che ha
raggiunto il km 46 della SS19 delle
Calabrie, dove è avvenuta la frana
due anni fa per la quale nel corso
della conferenza dei servizi indetta
dal Sindaco di Auletta, lo scorso 22
settembre è stato approvato un progetto definitivo degli interventi da
mettere in atto, ma che è ancora
fermo, come la vita dei cittadini e
le attività del territorio.
Su invito del Comitato di Quartiere
“Ponte Nuovo” di Auletta, i sindaci
dei comuni interessati dalla frana al
km 46 della SS19 delle Calabrie, si
sono impegnati a stilare un documento congiunto per “chiedere agli
enti competenti di intervenire immediatamente e risolvere in maniera definitiva e in tempi brevi le
criticità” che vivono i cittadini del
territorio del Tanagro e degli Alburni e che, di riflesso, interessano
anche il Vallo di Diano.
I sindaci hanno voluto rimarcare
con forza il totale stato di abbandono e l’incapacità da parte degli
organi sovra comunali. Sono piovute accuse su Governo, Anas e Regione Campania. C’è stato pure
qualche momento di tensione, per
fortuna subito rientrato.
Alla manifestazione hanno partecipato gli amministratori dei Comuni
di Palomonte, Caggiano, Polla,
Atena Lucana e San Rufo, in segno
di solidarietà nei confronti dei sindaci e delle popolazioni di Auletta,
Pertosa, Petina e Sicignano degli
Alburni.
Dalla Regione Campania hanno
fatto sentire la loro voce e il loro
sostegno anche i Consiglieri Regionali Borrelli e Ricchiuti che hanno
garantito che metteranno di fronte
alle proprie responsabilità l’ANAS,
ente preposto alla ricostruzione del
tratto di strada statale. Il ritardo dei
13
lavori infatti, è imputabile alla
stessa ANAS che ha rinviato lo
scorso settembre la conferenza dei
servizi facendo slittare inevitabilmente lo stato di avanzamento della
programmazione. Otto mesi e 5 milioni di euro servirebbero. Il progetto esecutivo è già pronto, in
virtù delle indagini geognostiche e
dell’iter per la totale messa in sicurezza della strada e del tratto di
fiume in corrispondenza del versante instabile.
La richiesta di intervento è stata
inoltrata anche all’attuale governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Con la Regione Campania la scorsa
settimana c’è già stato un tavolo
tecnico. Col Consigliere Regionale
della Campania e Presidente della
IV Commissione Trasporti Cascone
ce ne sarà un altro nei prossimi
giorni, in cui dovrà essere presente
anche l’ANAS. Si spera che questi
2 tavoli tecnici possano creare i
presupposti per una veloce soluzione del problema.
Anche il turismo locale ha risentito
fortemente della chiusura dell’arteria che permetteva di raggiungere
facilmente il complesso turistico
delle Grotte di Pertosa-Auletta e
del sistema Mida. La conseguenza
di ciò è stato un brusco calo del numero dei visitatori. L’arteria stradale rappresentava inoltre l’unico
percorso alternativo, in caso di incidenti sul tratto Petina –Polla
dell’A3 Salerno-Reggio Calabria.
La cosa certa, a questo punto, è che
lo sviluppo del territorio non può
decollare senza un adeguato sistema infrastrutturale e gli amministratori locali lo sanno!
Massimiliano De Paola
[email protected]
Nella foto: un momento del corteo
14 n° 01 14/01/2016
GASTRONOMIA
a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it
n° 01 14/01/2016
15
Buona cucina di mare allo “Sparviero” di S. Maria di Castellabate
Una bella domenica di questo caldo
gennaio. Sembra primavera, ma sappiamo bene che l’inverno non è ancora arrivato. Ne approfittiamo,
prima che arrivi il freddo, per fare un
giro nel nostro amato Cilento.
La nostra meta è Santa Maria di Castellabate, una delle perle turistiche
della nostra provincia.
In un luogo così, viene naturale e
spontaneo cercare un ristorante dove
si mangia pesce.
La nostra scelta è caduta su “Lo
Sparviero”, che si autodefinisce un
“fish restaurant”.
Siamo nei pressi della Torre Perrotti,
indiscusso simbolo di Santa Maria,
vicino alla spiaggia di marina piccola, dove è stata girata la scena finale del noto film “Benvenuti al
Sud”.
Il locale è piccolo, ma estremamente
curato nei minimi particolari.
Il ristorante è su due livelli, al pian
terreno c’è una saletta con una quindicina di posti, mentre al primo piano
ce n’è una con circa 20 coperti.
D’estate, invece, è anche disponibile
una terrazza per interessanti cenette
romantiche, da dove si può godere il
tramonto.
Per noi, che avevamo prenotato, ci è
stato assegnato un tavolo nella saletta sopra vicino alla finestra dove
si poteva ammirare il mare in tutta la
sua bellezza. A riceverci abbiamo
trovato Gabriele che è il responsabile
del servizio di sala. Ci fa accomodare
e ci porta la carta con le portate e la
lista dei vini. Notiamo subito la sua
gentilezza e le sue buone maniere accompagnate da un sorriso sincero e
genuino. Sono cose scontate, ma al
giorno d’oggi sono difficile trovare,
spesso ci imbattiamo in locali dove
il cameriere ha lo stesso spirito e
modi di fare di quelli che hanno il
cosiddetto posto fisso.
La scelta delle portate è molto interessante, ci sono piatti originali e innovativi che hanno come filo
conduttore la nostra dieta mediterranea.
Abbiamo avuto l’imbarazzo della
scelta, ma alla fine abbiamo optato
per le “Calamarelle cotte al tizzone
condite con olio cilentano, scaglie di
grana, rucola e pomodorini”.
Buone, tenere e gustose.
All’unanimità siamo stati felici per
la scelta, così come lo siamo stati per
il piatto successivo: “Paccheri con
spinaci, vongole, pinoli e noci”.
Un piatto dove si sono percepiti tutti
i sapori, nessuno prevaleva sull’altro.
A questo punto, avremmo potuto
anche fermarci, ma ci siamo lasciati
tentare dalla “Frittura mista del
golfo”, calamari, gamberi e altri pescetti freschi locali.
Era da tempo che non gustavamo
una frittura così croccante, asciutta,
leggera e piacevole.
Per terminare abbiamo preso una selezione di dolci della casa: millefo-
glie con crema e cioccolato, tiramisù
al bicchiere e muffin con gocce di
cioccolato. Anche qua niente da dire.
Da bere, dalla lista con una buona selezione di vini regionali, abbiamo
preso il Greco di Tufo 2013 di Pasqualino Di Prisco, che ha magnificamente accompagnato il tutto, tanto
è che una bottiglia in tre non è bastata.
Alla fine ci siamo complimentati con
tutti. Abbiamo incontrato la giovane
Serena Vassallo che è la titolare.
Fino a qualche giorno prima di Pasqua, che Lo Sparviero è aperto unicamente il sabato e la domenica, è lei
che si occupa dei fornelli e lo fa veramente molto bene, dal modo di cucinare alla scelta della materia prima.
È un’ulteriore dimostrazione di
quello che abbiamo più volte affermato, il lavoro della ristorazione, se
fatto con passione e impegno, dà
sempre ottimi risultati.
Chiudiamo con una curiosità: abbiamo chiesto perché il locale ha
questo nome.
Noi pensavamo a quello del noto rapace, invece, Serena ci ha raccontato
che prima di aprire Lo Sparviero
(circa tre anni fa) gestiva uno stabilimento balneare. Qui era rimasta attratta da un tipo di pesca, effettuata
da alcuni pescatori locali, che si
chiama proprio “con lo sparviero”.
La pesca con questo tipo di rete (conosciuto anche come rezzaglio o
giacchio) si effettua in acque sabbiose basse, dalla riva della spiaggia
o alle foci dei fiumi.
La profondità massima per la riuscita
non deve superare il metro e mezzo
e ci sono buone possibilità anche la
notte, muniti di una lampada e spostandosi continuamente.
E’ una vera e propria caccia di movimento, dove bisogna tenere conto
della zona, del vento e delle condizioni del tempo e del mare.
Lo sparviero è l’unica rete individuale la cui resa è determinata dalla
perizia del pescatore che la lancia in
acqua.
La manovra va eseguita correttamente e si impara dopo molto esercizio e pratica piscatoria.
L’azione del lancio è la più delicata
di tutte e si acquisisce dimestichezza
e perizia solamente dopo molta esperienza.
Tornando a noi è stata veramente una
bella giornata sotto tutti i profili.
Per un pranzo o una cena allo Sparviero (2 portate più dolce) ci vogliono circa 25/30 euro vini a parte.
Ristorante Lo Sparviero, Via A.
Guglielmini 5 - 84048 Santa Maria
di Castellabate (SA). Tel. 338 638
9217 – 333 890 0501
Nella foto:
Serena Vassallo con Giuseppe e Gabriele
Gastro-news
PAESTUM - L’AIS (Associazione
Italiana Sommelier), delegazione
Cilento e Vallo di Diano, organizza
a Paestum (SA), presso l’Hotel Cerere, un Primo Livello del Corso di
Qualificazione Professionale per
Sommelier.
Il corso avrà inizio il 10 febbraio
2016, ore 19,00 – 21,00. Le domande di iscrizione dovranno perve-
nire entro il 3 febbraio 2016, ore 18,
giorno in cui ci sarà un incontro di
presentazione del corso.
Per informazioni: Dott.ssa MARIA
SARNATARO (338 92 96 146) –
email:[email protected]
Per segnalare news enogastronomiche: [email protected] o telefonare al 338 9426245.
La ricetta
Risotto al pollo con erbe mediterranee
Ingredienti per 4 persone: 360 g
di riso per risotti, 2 petti di pollo
tagliati a straccetti, 1 litro di
brodo di pollo, 40 g di burro di
bufala, olio extravergine d’oliva
del Cilento, 1 cipolla piccola tritata, 3 cucchiai di prezzemolo fresco tritato, 1 cucchiaio di basilico
fresco tritato, ½ cucchiaio di salvia fresca tritata, 150 g di caciocavallo stagionato grattugiato,
sale e pepe.
Preparazione: scaldate in una
pentola 2 cucchiai d’olio e il
burro e fate imbiondire la cipolla
per 4 minuti. Unite il riso e rimescolate per 2 minuti con l’olio e il
burro. Aggiungete un mestolo di
brodo e rimescolate fino a
quando il liquido sarà assorbito.
Continuate ad aggiungere il
brodo un po’ alla volta, rimescolando fino a farlo assorbire del
tutto, portando il riso a cottura
(ci vorranno circa 20 minuti). Incorporate le erbe (tenendo da
parte 1 cucchiaio di prezzemolo)
e metà del formaggio e amalgamate. Poi aggiungete gli straccetti
di pollo che nel frattempo avrete
rosolato in una padella con un filo
d’olio. Amalgamate ancora, salate (se necessario) e pepate a piacere. Servite spolverando con il
resto del formaggio e del prezzemolo.
Vino abbinato: Greco di Tufo
Docg 2014, Di Prisco.