PENISOLA Anno XIV n. 2 2010 - Associazione Anffas “Villa Gimelli”

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PENISOLA Anno XIV n. 2 2010 - Associazione Anffas “Villa Gimelli”
Nessun uomo è un’isola, compiuta in se stessa... (John Donne 1624)
Trimestrale dellʼAssociazione Anffas “Villa Gimelli” di Rapallo Onlus • Anno XIV n. 2 - 2010
Son tutte belle le mamme del mondo
Tariffa Associazioni senza fini di lucro - Poste Italiane SpA - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova
UNA RICORRENZA CHE CI PORTA A RIFLETTERE SUL RAPPORTO UMANO
E FILIALE CHE NON CONOSCE TEMPO E CONFINI
T
ra tutte le feste che la civiltà
dei consumi si è inventata
negli ultimi 30 anni, quella della
Mamma ci sembra la più accettabile.
Sul rapporto madre e figlio si sono scritti
quintali di libri, sono corsi fiumi d’inchiostro, sono sorte molte melodie in tutte
le lingue. Tutte espressioni comprensibili
e coinvolgenti poiché il legame viscerale
e sentimentale tra madre e figlio è
profondo ed universale.
La pagina del Secolo XIX di sabato 8
maggio 2010 oltre ad una piacevole
lettura, offre lo spunto per parecchie
riflessioni.
La pagina è dedicata al tema: “Come
sarebbe il mondo senza la mamma”. Gli
articoli della cronista Donata Bonometti
e della psicologa Anna Schelotto interpretano le risposte degli studenti con
abilità ed intuito. Ne esce un profilo della
“mamma” che forse non ci saremmo
aspettati.
Le insegnanti che hanno proposto ai
ragazzini delle scuole medie un argomento del genere in pieno 2010 a mio avviso
hanno avuto del coraggio, consapevoli di
correre anche qualche rischio. Con i
tempi che viviamo, con quello che si legge
sui giornali e si vede in televisione, francamente io pure mi sarei aspettata delle
risposte meno arcaiche, meno simili a
quelle che avrebbero dato i ragazzini di
cinquanta o cento anni fa.
Le insegnanti erano certamente preparate ad ogni tipo di risposta, dall’amore
tenero all’indifferenza, alla paura, alla
spregiudicatezza.
Infatti dai temi degli alunni di oltre un
centinaio di scuole medie di Genova e di
Modena, il ritratto della mamma è risultato essere quello classico, premuroso ed
amorevole e, detto con loro parole,
quello di “una madre accudente psicologicamente e fisicamente, che dà amore ma
anche regole… senza la quale si può vivere
più in libertà la prima settimana, ma poi la
vita diventa senza barra”.
L’immagine che si coglie è anche realistica e pratica: “la mamma resta quella che
nutre, che protegge, che sgrida e che
consola, ma che è indispensabile”.
La mia mamma insomma.
La mamma della mia amica e del figlio
della mia vicina.
di Rosina Zandano
E dire che la maggior parte delle donne
oggi lavora fuori casa, si destreggia tra le
mura domestiche e l’ufficio, la scuola e i
parenti anziani, talvolta riesce anche a
ritagliarsi un caffè con le amiche, o una
mezz’ora in palestra. Certamente ha
meno tempo da dedicare ai figli e si
ritiene che questi ne risentano e si considerino trascurati.
Indubbiamente gli ausili domestici hanno
rappresentato un significativo miglioramento nella gestione della famiglia e della
casa: lavatrice, lavastoviglie, frigo, tovaglie
segue pag 2
SANITÀ
OSPEDALI:
Le basse
province
dell’Impero
L’
di Emilio Carta
ultima perla è la notizia, trapelata di recente, che il nuovo
polo del Tigullio occidentale sarà
pronto a dicembre. Avete capito
bene a fine 2010. Il nuovo nosocomio del Tigullio occidentale, realizzato a San Pietro di Novella, doveva
aprire i reparti alla fine del 2009. Poi
la data è slittata a gennaio di quest’anno per successivamente arrivare ad aprile. Quest’ultima data, che
cadeva in piena vigilia elettorale per
il nuovo governo regionale, lì per lì
aveva dato anche corda, seppur con
motivazioni diverse, a voci maligne
da entrambi gli schieramenti.
Niente paura. Tutto lascia supporre
che se, malauguratamente, non sarà
Babbo Natale a caricarlo sulla slitta
ci sarà pur sempre a disposizione la
gerla della Befana e, se proprio non
ci fidiamo Carnevale o il primo d’aprile.
Il Sindaco di Rapallo, Mentore
Campodonico, giustamente preoccupato, ha effettuato un sopralluogo
all’edificio accompagnato da tecnici
segue pag 2
ANFFAS
usa e getta hanno alleggerito le fatiche
domestiche e ridotto i tempi di impegno
casalingo e se tutto questo è andato a favore
di una conservazione del valore famigliare, del
prezioso rapporto d’amore tra madre e figlio,
possiamo davvero essere positivi e più ottimisti in questo mondo travolto da eventi disastrosi sia a livello individuale, sia sociale.
Anche con indubbio minor tempo a disposizione per il ménage familiare, la mamma risulta
essere vincente agli occhi dei figli.
Trascriviamo alcuni pensierini che veramente
alleggeriscono il cuore e nel contempo rassicurano sui più puri e solidi sentimenti dei giovanissimi.
“Secondo me il mondo senza la mamma sarebbe
tutto uguale: vado a dormire, mi alzo alle 7, mi
lavo, faccio colazione, vado a scuola, ritorno da
scuola, faccio i compiti, mangio, vado a dormire e
ricomincia la giornata. Lei è quella persona che
nella vita di tutti i giorni dà qualcosa di suo per
cambiare la giornata. E’ lei quella persona che ti
fa imbestialire, che ti impone le cose ma soprattutto ti vuole bene”.
“Noi bambini non esisteremo anche perché gli
uomini e le donne se non si accoppiano…”.
“Sarebbe un disastro! E’ lei che rimane incinta, lei
che partorisce e lei che dà altre forme vitali. La
Terra rimarrebbe vuota senza alcuna vita”.
“In fondo ognuno ama la propria mamma e
perché rovinare le cose come stanno?”.
“Se non ci fosse la mamma la casa sarebbe un
porcile”.
“Ci sarebbero sempre i padri, ma non è la stessa
cosa”.
“A dire la verità a mia mamma non dico le mie
cose personali perché per quelle cose c’è papà
che mi dà consigli e mi spiega le cose da uomo a
uomo”.
“Non farei i compiti, potrei uscire con i miei amici
quando voglio e andare a dormire quando mi
pare. Ma se penso ad un mondo dominato da
generazioni di uomini, esseri mascolini e fetenti, mi
viene su un rigurgitino”.
Già, i padri. Pare che solo a tratti compaia tra
le righe dei molti temi l’immagine del papà. Fa
riflettere che nella immaginaria e impaurente
eventualità di restare senza mamma pochi
ragazzi abbiano pensato a sostituirla con la
figura del padre che è pur sempre l’altro
cardine della famiglia.
Dice Anna Schelotto: “Nella descrizione dei figli
gli uomini appaiono sfumati, inconsistenti, noiosi e
comunque poco adatti a riempire il grande vuoto
emotivo creato dalla ipotetica e inquietante
assenza materna”.
Sarebbe interessante, sulla figura paterna, fare
un’indagine più approfondita estendendola
all’età più adulta dei giovani studenti, quando
le occasioni di incontro/scontro diventano più
motivate (sport, macchine, rapporto con
l’altro sesso, ecc…). Mi auguro che qualche
insegnante trovi stimolante questa ricerca.
E che pensare del piccoletto dimenticato in
carrozzina di notte in mezzo alla strada dai
genitori (??) che sono andati ad ubriacarsi?
Ma questi ragazzi sembrano essere passati
indenni attraverso la cronaca quotidiana che ci
mette sotto gli occhi con una certa frequenza
casi di crudeltà, efferati delitti compiuti da
madri che uccidono i figli. Basta citare alcuni
casi terribili, la madre di Gela che ha annegato
i suoi due bimbi di 9 e 2 anni, l’orrore del
delitto di Cogne, quello più recente del
piccolo Alessandro di Genova e della bimba di
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PENISOL A
OSPEDALI: Le basse province dell’Impero
e progettisti per ammettere poi, a denti
stretti, che la tempistica sarà proprio quella:
fine 2010.
Il monoblocco di San Pietro di Novella entro
dicembre quindi, queste le ultime notizie in
merito, diverrà operativo con i suoi 145
posti letto e completo di tutte le più
moderne strutture sanitarie.
Restano, è vero, da completare le soluzioni
legate alla viabilità così come l’ampliamento dei posteggi, facendo passare in secondo
piano, almeno per ora, la trasformazione del
previsto Primo intervento in un Pronto soccorso vero e proprio.
Ad oggi il nuovo polo sanitario pare sia
costato, “chiavi in mano” oltre 40 milioni di
euro con un finanziamento ripartito con
oneri diversi tra Regione Liguria, i Comuni
di Rapallo, Zoagli e Portofino che, con quote
diverse, ne sono divenuti anche proprietari.
Nel nuovo ospedale che verrà dovrebbero
trovar posto i reparti di Oculistica,
Ortopedia, Medicina/cure intermedie (che
verrà trasferito da Santa Margherita),
Cardiologia, Day surgery e Day hospital,
vari ambulatori e un “Primo intervento”
ventiquattr’ore su ventiquattro.
Usiamo il condizionale perché ne abbiamo
già visto di cotte e di crude e potrebbe anche
verificarsi un cambio in corsa se la Regione
deciderà ulteriori tagli chiudendo altri ospedali o reparti troppo vicini sul territorio giudicandoli ingiustificati doppioni.
Intanto da via Fieschi giunge un primo
inquietante stop: il progettato tunnel con la
Fontanabuona è stato stoppato per mancanza di fondi. C’è la crisi.
Tornando alla Sanità vengono quindi spon-
...“ Dobbiamo conoscerli
meglio questi figli adolescenti
che non sono solo quelli che
purtroppo troviamo nelle
scuole, violenti, aggressivi,
maleducati...”
7 mesi di Benevento uccisa dalla madre
Daniela in auto.
Oramai siamo andati oltre la Sindrome di
Medea, il mito greco della madre tragica e
disperata che per vendicare l’oltraggio maschile uccide spietatamente i figli per stroncare la
progenie dell’uomo.
Tentare di comprendere il livello di disperazione o di follia che può raggiungere una
madre oppressa dalle difficoltà ritenute insuperabili che la vita le presenta è un’impresa
difficile, ma nulla giustifica razionalmente ed
umanamente un crimine tanto innaturale.
Di fronte alla profondità e complessità della
disperazione e della follia annientatrice di un
essere umano, che è anche mamma, lasciamo
agli psicologi il compito di tentare una spiegazione, ammesso che ne esistano.
Dai giornali emerge quotidianamente un
quadro sconfortante sul rapporto madrefiglio. Sembra inoltre che all’Italia vada il triste
primato europeo dei crimini famigliari.
Don Antonio Mazzi nel suo articolo uscito sul
numero 19 di aprile di Gente, tentando una
tanei alcuni interrogativi: la ditta è forse in
ritardo rispetto ai tempi previsti? (si era
votato in Comitato di Controllo che la consegna sarebbe stata a fine 2008!!!) oppure c’è
stato qualche errore
progettuale? O, ancora, le cause sono
dovute al maltempo che da mesi imperversa? E, per concludere, a che punto è il collaudo della struttura?
Si dice che non sia ancora iniziato e che
occorreranno alcuni mesi per averlo. Ci
sono le pulizie generali che prenderanno
anche loro circa 2 mesi (?!) e poi
l'arredo, che però dovrebbe incidere per più
di un mese nella sua messa a punto.
In effetti la verità potrebbe essere un’altra.
L'ASL potrebbe non aver alcun interesse a
spingere sull’acceleratore per ragioni strettamente economiche, non certo per macchinari ed arredi, bensì per i costi del
personale.
Sarebbe quest’ultimo nodo in buona
sostanza, il condizionale è d’obbligo,
a rivelarsi fondamentale: mancherebbe cioè il personale sufficiente per completare i
reparti e scarseggerebbero, soprattutto, gli anestesisti, in quanto - rimanendo a Sestri Levante una
notevole attività chirurgica - non si potrebbero spostare tutti gli anestesisti di
Sestri a Rapallo. A farla
breve bisognerebbe assumerne di nuovi, e questo
andrebbe a cozzare fortissimamente con la politica
spiegazione dice che “in una società povera di
spirito non c’è la forza di sopportare dolori, malattie o figli indesiderati”. Certo c’è insofferenza
verso qualsiasi richiesta di sacrificio o sopportazione. Basta una parola per scatenare una
rissa ed un colpo di pistola.
E’ di pochi giorni fa il pluriomicidio di Sori
dove due guardie zoofile, che dovevano eseguire l’ordine di sequestrare un canile abusivo,
sono state uccise dal proprietario cacciatore
che poi si è tolto la vita.
I misteri dell’animo e della mente umana sono
insondabili ed inspiegabili.
Di fronte a questo panorama il contrappeso
positivo dei temi degli allievi di Genova e
Modena è molto importante.
Restiamo nell’atmosfera dolce ed un po’
irreale della Festa della Mamma e dell’immagine tenera ed insostituibile che questi adolescenti hanno della mamma, perché in sostanza
è questo il significato che scaturisce dai temi
degli allievi delle scuole di Genova e Modena.
Questa discussa scuola che troviamo tutti i
giorni nelle cronache dei giornali o in televisione per fatti non entusiasmanti, vedi il calcio
del ragazzino che ha spappolato la milza dell’insegnante che tentava di sedare una rissa
violenta, questa scuola è l’unica vera palestra
di vita per i nostri figli che crescono e si
formano nelle sue aule.
Per una volta dalla scuola ci perviene un messaggio incoraggiante e rassicurante.
E’ evidente che malgrado gli eccessi negativi
che dai giornali e dalla televisione ci vengono
continuamente offerti, i nostri adolescenti
regionale di contenimento della spesa con il
blocco delle assunzioni.
Non è un mistero per nessuno che la Asl 4 è
sotto finanziata e il punto cruciale insomma
sarebbero le “palanche”: mancano i soldi
perchè ce
ne daranno meno e quindi il rischio è quello
di passare ad un'assistenza di serie B e le
amministrazioni interessate attraverso i loro
rappresentanti, di maggioranza e minoranza dovrebbero aver la forza di battere i
pugni e chiedere i conti ai consiglieri regionali da loro espressi. Il governatore
Burlando ha recentemente asserito che il
Tigullio verrà visto con un occhio di particolare riguardo. Speriamo bene.
vivono fortunatamente la loro condizione di
figli in modo naturale, affettuoso e concreto.
Non ce lo saremmo aspettato.
Quando si entra nel cuore dei ragazzini lo
stupore ci afferra e se scopriamo nella scuola
aggressività,ribellione,mancanza di rispetto e di
valori tanto da farci fortemente temere una
gioventù ed una maturità arida e dura, da questi
temi, da queste frasi semplici e sincere si apre
un orizzonte rasserenante ed insperato.
Gli adolescenti, i figli, amano le loro madri, le
amano così con i loro limiti e le loro debolezze.
Dobbiamo conoscerli meglio questi figli adolescenti che non sono solo quelli che purtroppo troviamo nelle scuole, violenti, aggressivi, maleducati, incuranti di ogni dovere e di
ogni rispetto, autori di stupri inconcepibili,
quelli che ci fanno pensare con angoscia ad un
futuro peggiore del presente perché saranno
loro che costituiranno la nostra futura classe
dirigente.
Ebbene ben vengano queste iniziative di insegnanti intelligenti che riescono con intuito
“materno”, a trovare la chiave giusta per
aprire il cuore dei ragazzi e farne uscire stralci
di sentimenti sinceri che ci restituiscono
fiducia nella nostra società.
Vista sotto questo aspetto la “Festa della
Mamma” non è solo una operazione commerciale ma acquista un significato vero e
profondo, è un ritorno a qualcosa di solido e
di reale che ridà continuità e sicurezza all’essere umano trasmettendone gli universali
valori.
ANFFAS
LEGISLAZIONE
a cura di Roberto De Lorenzis
Consulente del Lavoro
La busta è arancione, ma non è un conto corrente
AVREBBE DOVUTO INVIARLA L’INPS MA A TUTT’OGGI, PER PROBLEMI BUROCRATICI, NON È PARTITA
C
ome già avviene in alcuni
paesi del nord Europa
(Svezia e Finlandia), ogni lavoratore italiano, in questi giorni,
avrebbe dovuto ricevere dall’Inps una busta arancione contenente la propria situazione
contributiva completa (compresi altri enti di previdenza
diversi dall’Inps), nonché, in
proiezione, il calcolo della pensione spettante a fine attività
ed un suggerimento con l’indicazione della quota da investire, eventualmente, nella previdenza integrativa per ottenere
una pensione accettabile.
L’INPS è partita bene ma non ha ricevuto i dati completi da tutte le altre
casse, ben 25, e non è pertanto in
grado, al momento, di ricostruire con
precisione la storia contributiva di ogni
lavoratore.
Ciò ha comportato un primo ridimensionamento del progetto: la raccolta,
almeno per il momento, si limiterà alle
posizioni di chi ha iniziato a lavorare
nel 1996: da tale data, infatti, è partito il
meccanismo del calcolo “contributivo”
in base al quale la pensione è calcolata
sui contributi realmente versati ed è
pertanto più facile da determinare.
Un secondo ridimensionamento riguarda le proiezioni: nella prima fase (indefinita nella durata) non ci sarà il calcolo
presunto della pensione e, di conse-
NOTIZIE
guenza, mancherà il suggerimento sulle
somme da investire nella previdenza
complementare.
Peccato, perché questa indicazione
avrebbe certamente aperto gli occhi a
quanti (tanti) oggi sottovalutano il problema: secondo calcoli attendibili un
lavoratore che abbia iniziato nel 1996,
dopo 40 anni di attività potrà contare
su una pensione pari circa al 60% del
suo ultimo stipendio.
La busta arancione, insomma, si è scolorita, i lavoratori riceveranno comunque una raccomandata che conterrà un
PIN ed una password per collegarsi al
sito INPS e consultare la propria posizione contributiva (completa di versamenti figurativi, da riscatto e presso
altri enti previdenziali).
Ognuno potrà verificare il puntuale e
completo versamento dei contributi e
segnalare (telematicamente o anche al
call -center) se qualcosa non è a posto.
I primi a ricevere la comunicazione
INPS sono stati i dipendenti che raggiungono l’età pensionabile nel corso
degli anni 2010 e 2011; seguiranno
coloro che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro dipendente nel periodo
dal 1°gennaio 2005 al 31 dicembre
2009 e per finire gli iscritti alla gestione separata (cococo) per i quali risultano versati contributi successivamente
al 31.12.2004: l’operazione dovrà
essere conclusa entro il 30 settembre
2010.
IN BREVE
Lavori occasionali
Il tema è stato ampiamente trattato nel n.°1/2010 ma dal 17 maggio 2010 è scattata una importante novità: i voucher possono essere acquistabili e riscossi
anche presso i 3000 tabaccai aderenti alla Fit ( Federazione italiana tabaccai).
Il lavoratore potrà riscuotere i voucher dal secondo giorno successivo alla fine
della prestazione lavorativa esibendo unicamente la tessera sanitaria per la verifica del codice fiscale.
E’ bene ricordare che le somme percepite con i buoni lavoro non sono imponibili ai fini fiscali e non vanno a intaccare eventuali ammortizzatori sociali o pensioni (neanche la pensione sociale).
Familiari di disabili ricoverati
a tempo pieno
Con il messaggio n. 14480 del 28 maggio 2010, l'INPS, ha precisato che il lavoratore interessato a fruire dei permessi per assistere un portatore di handicap in
situazione di gravità ricoverato a tempo pieno, dovrà regolarmente produrre
domanda prima del godimento degli stessi. Il lavoratore
dovrà produrre, per ogni mese in cui ha fruito dei
permessi, la documentazione che attesta l'avvenuto accesso alla struttura specializzata, ma
anche la dichiarazione della struttura ospitante che attesti che la persona disabile è stata
affidata al parente o affine per la durata
della sua assenza dalla struttura
stessa. Il centro medico legale al
quale la documentazione è inoltrata ne verificherà la correttezza formale e sostanziale apponendovi, quindi, il visto di congruità che consentirà al datore
di lavoro di qualificare l'assenza del lavoratore come fruizione di permesso per l'assistenza al familiare gravemente disabile ex articolo 33.
L'Assemblea Nazionale dei rappresentanti delle Associazioni locali
socie, ha eletto, per il prossimo quadriennio 2010/2014, gli ORGANI
NAZIONALI DI ANFFAS ONLUS, nella
seguente composizione:
a cura di Francesco Grandi
INSEGNANTI DI SOSTEGNO
UN’IMPORTANTE SENTENZA
DELLA CORTE COSTITUZIONALE
E’ del 26 febbraio scorso la sentenza con cui la
Corte Costituzionale dichiara “incostituzionale la
riduzione sostanziale delle ore di sostegno accordate ad ogni singolo alunno” prevista dalla Legge
Finanziaria 2008.
Grazie a questa dichiarazione verrà quindi automaticamente ripristinata la legge antecedente e gli
Uffici Scolastici Regionali potranno ricorrere ai
posti in deroga per tutelare diritti costituzionalmente garantiti e prevedere la presenza degli
insegnanti di sostegno per tutte le ore necessarie,
secondo le effettive esigenze del singolo alunno.
I PRIMI GIORNI DI VITA FANNO
LA DIFFERENZA
Nel numero del 26 marzo del settimanale “Vita
non profit magazine” segnaliamo un’interessante
intervista al nostro Presidente Nazionale ANFFAS
Roberto Speziale, all’interno della quale viene
spiegato come dal 2008 la nostra Associazione
abbia scelto di lavorare in team con le altre associazioni che si occupano di diritti dell’infanzia,
sotto lo slogan “Bambini fino in fondo”.
Roberto Speziale illustra così le ragioni di questa
scelta: “I primissimi giorni di vita, soprattutto nel
3
PENISOL A
• Presidente Nazionale:
Roberto Speziale
• Consiglio Direttivo Nazionale:
caso della disabilità intellettiva e/o relazionale,
possono davvero fare la differenza per la qualità di
vita futura della persona e della sua famiglia. Ecco
perché Anffas ha deciso di riorientare le proprie
attività e politiche ripartendo proprio dai piccolissimi e dai loro giovani genitori. I bambini con
disabilità sono prima di tutto bambini e per
questo Anffas ha deciso di unirsi alle altre associazioni che si occupano di minori, affinché a tutti
siano garantiti i diritti fondamentali”.
BAMBINI FINO IN FONDO
“E se fosse la Regione Lombardia a dover rendere
conto alle Nazioni Unite su come tratta i propri
bambini?”
Questo è stato il filo conduttore della conferenza
che Anffas Onlus insieme ad Anffas Lombardia ha
organizzato in collaborazione con Ledha (Lega
per i diritti delle persone con disabilità) e L’abilità
Onlus, proprio per parlare di diritti dell’infanzia in
Lombardia.
Istituzioni locali e società civile si sono incontrati
a Milano il 26 febbraio scorso e hanno discusso
per individuare risposte e soluzioni ai numerosi
temi risultanti dai rapporti inviati all’Onu sullo
“stato di attuazione della Convenzione sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”.
La nutrita platea pare aver apprezzato molto l’iniziativa di Anffas, dando l’impressione di aver
capito molto bene e condiviso l’invito ad abbandonare le politiche di categoria (bambini disabili)
a favore di un approccio non discriminante per
tutta la categoria. “Bambini fino in fondo” è stato
il filo conduttore del pensiero della conferenza.
Barazzutti Elisa
Del Vecchio Cesarina
Enderle Luciano
Fasani Angelo
Fenzi Massimo
Fiaccadori Devaux Nicole
Manavella Ivo
Manganaro Lilia
Mazzone Laura
Sperandini Mario
Totta Giovanni
Villa Allegri Maria
• Collegio dei Probiviri:
Ferrari Fabrizio
Mazzoni Guido
Torino Francesco
• Collegio dei Revisori:
Cavagnola Giuliana
Palumbo Gidaro Donatella
Sembiante Piero
ANFFAS LIGURIA
La relazione sull’Assemblea Nazionale ANFFAS
S
i è svolta a Roma il 22 e 23
maggio l’Assemblea Nazionale
di Anffas. All’ordine del giorno:
- Relazione del CDN;
- Esame del rendiconto associativo al
31.12.09, nota integrativa, relazione attività
e parere del Collegio dei Revisori;
- Ricorso avverso provvedimento di esclusione
da socio;
- Elezioni organi – Votazioni;
- Nomina o designazione alla carica di amministratori nel Consiglio di Amministrazione di
Fondazioni o altri Enti;
- Relazione del Presidente della Fondazione
Nazionale “Dopo di Noi”;
- Relazione del Presidente del Consorzio
“La Rosa Blu”.
Il Presidente Nazionale Roberto Speziale ha
aperto l’assemblea parlando della Relazione
approvata dal Consiglio Direttivo Nazionale
del 16 e 17 aprile, che contiene il programma
di attività per l’ annualità 2010.
Anffas Onlus dopo aver celebrato nel 2008 i
propri 50 anni, nel corso del 2009 ha voluto,
a partire dalla relazione “Il cuore e la
ragione” (approvata dall’Assemblea Nazionale nel 2005), riconfermare ed ampliare il
proprio pensiero associativo, costruito negli
anni di pari passo con l’evoluzione socio-culturale del nostro Paese e condiviso dall’inte-
LA SPEZIA
V
degli ambiti e dei programmi di attività associativi per il triennio 2010/2013, e può essere
sintetizzato con riferimento ad alcune
macro-aree di priorità:
• La Convenzione ONU sui diritti delle
persone con disabilità: il nuovo quadro del
nostro pensiero associativo
• Promuovere e praticare le politiche per l’età
evolutiva attraverso la Convenzione ONU sui
diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
• Promuovere l’inclusione sociale
• Niente su di noi senza di noi
• Tutelare i diritti e ampliare la protezione
giuridica delle persone con disabilità
• Combattere la discriminazione
• La compartecipazione al costo dei servizi –
simbolica e sostenibile
• Combattere la povertà e l’esclusione
sociale
• Il Progetto di Vita
• Il modello del federalismo fiscale e le ripercussioni sui sistemi welfare regionale
Anche quest’anno si è poi parlato di famiglia,
essendo questo un argomento particolarmente complesso e dalle molteplici sfaccettature, e si è parlato sia di età evolutiva che
di “dopo di noi”, i due temi più nuovi per
Anffas, cresciuta da sempre con i propri
ragazzi.
E’ stato quindi importante affrontare i nuovi
temi dell’anzianità dei disabili e i temi dei
nuovi piccoli disabili nati in una società che,
attraverso la Convenzione ONU e tante
altre leggi nazionali e regionali, cerca di rivedere il disabile come facente parte della
comunità. E’ possibile trovare il Programma
per esteso sia nel sito web dell’Anffas
Nazionale www.anffas.net) che all’interno
della “Rosa Blu” di maggio.
Interessanti anche le relazioni del Presidente
della Fondazione “Dopo di noi” Emilio Rota
e del Neo Eletto Presidente del Consorzio
Giandario Storace, il quale ha comunicato
che è in fase di stesura un calendario
2010/2012 dei corsi formativi promossi ed
organizzati dal Consorzio, con la collaborazione del neo-costituito “Centro Studi e
Formazione Anffas Onlus”, relativi alle principali aree di interesse associativo. Sarà diffuso
dopo l’estate. Storace ha poi aggiunto che
sono già in cantiere due primi momenti formativi, da realizzarsi nel mese di giugno e
luglio prossimo, sulla “Lavagna Interattiva
Multimediale” e sul “Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro Anffas Onlus”.
Grande successo di partecipazione della
Liguria, presente con 7 Associazioni su 8.
Stefania CAROSSIA – Presidente
Ass. Regionale Anffas Liguria Onlus
“IL PESO DEI BERSAGLI E DELLE PAROLE... SIAMO ORGOGLIOSAMENTE INEGUALI”
Una manifestazione di denuncia contro il disgustoso attacco su Facebook
enerdì 5 marzo presso la Sala
Dante della Spezia, Anffas Onlus
La Spezia ha organizzato una mattinata di denuncia contro l’attacco
fatto da una persona su Facebook
verso le persone con Sindrome di
Down
e
più
specificatamente
“Giochiamo al bersaglio con i bambini
down”.
La giornata è stata organizzata in collaborazione con la Polisportiva Spezzina Disabili, l’Orsa
Minore, la Consulta Disabili Provinciale, la
Consulta Disabili Comunale e con il patrocinio
della Provincia della Spezia, del Comune della
Spezia e di Special Olympics Italia.
Alessia Bonati, coordinatrice del centro socioeducativo dell’Anffas La Spezia ha salutato gli
intervenuti ed ha letto una poesia dove una
bambina disabile viene paragonata ad una rosa
blu, proprio il simbolo dell’Anffas…
Mauro Bornia, Presidente della Consulta
Disabili Provinciale, ha usato parole di condanna verso un atto ritenuto vile, contro chi non
può difendersi. Chi ha voluto difendere i nostri
meravigliosi ragazzi sono stati duecentocinquanta amici delle scuole della Provincia della
Spezia: il Liceo Classico Costa, il Liceo
Scientifico Parentucelli di Sarzana, il Liceo
Linguistico Pedagogico Mazzini, l’Istituto
Fossati, l’Istituto Chiodo, l’Istituto Einaudi e
l’Istituto Alberghiero Casini che con la loro
numerosa presenza accompagnati orgogliosamente dagli insegnanti hanno riempito la sala
insieme ai ragazzi disabili delle Associazioni
Anffas Onlus La Spezia, il Centro Antares di
Lerici, Le Missioni di Sarzana, il Nuovo Volo di
Ceparana, l’Istituto Santi.
Tutti insieme hanno applaudito calorosamente
l’ingresso di 20 persone che sono entrate portando davanti al loro viso una maschera bianca
4
ra associazione, dapprima in occasione degli
Stati Generali tenutisi nel maggio 2009 e successivamente approvato all’unanimità
dall’Assemblea Nazionale dei Rappresentanti
delle Associazioni Socie tenutasi a Roma nel
giugno 2009.
I nodi centrali e le attività prioritarie individuate nella relazione “Il cuore e la ragione”,
ovvero: la formazione, informazione ed
immagine, il protagonismo delle persone con
disabilità e quindi anche dell’associazione
stessa ed il rafforzamento dei livelli regionali
associativi, sono stati ulteriormente evidenziati in base agli ambiti di principale interesse
associativo ed alle necessità contingenti che
emergono in seguito ai significativi mutamenti sociali, culturali e politici che stanno attraversando il nostro paese ed all’evoluzione
della cultura della disabilità conseguente
all’affermazione del modello della disabilità
basato sui diritti umani, sancito in primo
luogo dalla Convenzione Onu sui Diritti delle
Persone con Disabilità e, per quanto riguarda
l’età evolutiva , dalla Convenzione ONU sui
diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il pensiero associativo così ridefinito, insieme
al conseguente piano strategico e funzionale
atto a rendere maggiormente adeguata l’intera associazione (a livello nazionale, regionale
e locale), getta le basi per l’impostazione
PENISOL A
ed indossando una maglietta con la scritta:
“Diverso da chi?” Per evidenziare e contestare
l’omologazione che le persone con disabilità
intellettiva hanno. Quando la maschera è stata
tolta gli studenti hanno riconosciuto i loro
amici dell’Anffas della Spezia, perché molti degli
studenti presenti in sala avevano partecipato
alle manifestazioni Special Olympics, organizzate dall’Anffas La Spezia, aiutando come volontari i nostri meravigliosi atleti.
Durante la mattinata i vari relatori presenti
hanno voluto testimoniare il valore della diversità che esiste in ognuno di noi.
Il Sindaco della Spezia Massimo Federici si è
detto orgoglioso dell’indignazione che si è
alzata forte in città grazie all’Anffas La Spezia e
che ha sensibilizzato i cittadini e di come le
Istituzioni siano unite nel denunciare un gioco
assurdo che gioco non è.
In rappresentanza della Provincia, l’Assessore
Federico Barli nel ribadire lo sdegno ha sottolineato che le Istituzioni devono essere al fianco
di tutti i cittadini ed ha ringraziato le associazioni che quotidianamente si fanno carico delle
esigenze delle persone disabili, anche se ancora
poco si sta facendo per loro.
Il Provveditore agli studi Filiberto Arzelà ha
voluto ricordare agli studenti che tutti i giorni
si può combattere la cultura contro il diverso
quando siamo testimoni di atti o parole contro
le persone disabili.
Il Vice-Presidente del Centro di Servizio Vivere
Insieme Emanuela Martini ha voluto portare la
propria testimonianza ricordando le numerose
battaglie fatte per eliminare le classi differenziate in uso sino agli anni settanta, la Professoressa
Paola Vicari del Liceo Pedagogico Linguistico ha
evidenziato l’importanza del lavoro svolto in
questi anni nella scuola sottolineando la grande
partecipazione degli studenti. Tra i presenti il
Vicario del Prefetto Annunziata Gallo.
Tutte le autorità si sono rivolte agli studenti
ricordando che in un prossimo futuro saranno
cittadini, insegnanti, genitori, amministratori e di
fare tesoro di queste esperienze.
Tra i vari interventi dei relatori sono stati
proiettati dei filmati sull’amicizia realizzati dai
volontari dell’Anffas La Spezia. La mattinata è
proseguita con la testimonianza dei ragazzi
disabili che hanno descritto le loro giornate
quotidiane di vita e di come sia importante
avere bravi operatori, volontari che li sostengono quotidianamente. Gli studenti hanno raccontato le loro esperienze con la disabilità, di
come si sono avvicinati a questo mondo e di
come la loro vita sia cambiata nel momento in
cui hanno conosciuto le persone con disabilità.
Ha concluso l’incontro un genitore dell’Anffas
che ha voluto portare la testimonianza di
essere un genitore con una figlia orgogliosamente diversa, ha voluto sottolineare l’importanza della scuola, delle istituzioni e delle associazioni per far si che tutti i genitori non si
sentano soli.
Jenny è una bambina....
un'adorabile bambina.
I suoi occhi sono nocciola,
i capelli un po' scuri.
Se i capelli
le cadono sugli occhi,
li scosta.
Ma la mano
non va dritta
alla fronte.
Prima si curva come un fiore
al primo schiudersi
dei petali.
Poi
scosta i capelli dagli occhi.
Jenny è diversa.
Diversa?
Si, diversa da quasi tutte le altre..
Ma chi ha detto che tutte le persone
debbano essere uguali?
Pensare,
agire,
apparire uguali?
Per me, Jenny è come una rosa blu.
Una rosa blu?
Avete mai visto una rosa blu?
Ci sono rose bianche,
e rose gialle,
e un'infinità di rose rosse.
Ma blu?
Un giardiniere sarebbe felice
di avere una rosa blu.
La gente verrebbe di lontano
per vederla.
Sarebbe rara,
diversa, bella.
Anche Jenny è diversa.
Ecco perché, in qualche modo
è come una rosa blu.
Storie di mare
Un aspetto poco noto
della spedizione dei Mille
CAPITANI CORAGGIOSI
La stele rostrata dell’artista genovese Giovanni Scanzi è stata innalzata
per commemorare i 50 anni della
“Spedizione dei Mille”, che da quel
punto del porto prese inizio.
Il destino volle che da questo punto storico
e strategico avessero nel tempo origine molte
altre spedizioni legate all’emigrazione, alle
guerre, alle linee con le Americhe ed infine alle
crociere turistiche.
Sulla colonna rostrata di Ponte dei Mille a
Genova, c'è una targa commemorativa che
riporta l'evento che ebbe protagonista l'Eroe
dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi.
Nella parte esposta al passaggio del pubblico
si legge (?) la scritta in latino:
HEIC UBI PER TENEBRAS LUX FINISSIMA
EMIQUIT
ROMAM QUAE NOVIT POST FATA
RESURGIT.
Sul retro della stele si nasconde, strano a dirsi,
la parte più significativa:
Giungere a bordo di due vapori nel Porto di
Genova ormeggiati sotto la darsena, impadronirsi
degli equipaggi, accendere quindi i fuochi, prendere il Lombardo a rimorchio del Piemonte. Son tutti
fatti più facili a descrivere che ad eseguire e vi fan
mestiere molto sangue freddo capacità a fortuna.
Giuseppe Garibaldi
Quanto segue non si propone d’entrare nel
merito storico di uno fra i più avvincenti
episodi dell'Unità d'Italia, ma piuttosto di rivisitare i personaggi Garibaldi e Nino Bixio che,
prima d'essere stati i valorosi combattenti che
tutti conosciamo, erano capitani di mare.
Garibaldi addirittura, ebbe la sua prima
nomina a comandante su una nave camogliese; Nino Bixio invece, fu l'artefice dell'evento
descritto dalla targa suddetta. La sua perizia
nautica permise di iniziare con successo quella
“spedizione” che rimane scritta con inchiostro indelebile sui nostri testi di storia, nonostante da più parti, siano oggi in atto riletture
quanto meno sconcertanti sulle quali sorvoliamo volentieri per amor di Patria...
LE NAVI E LO SCENARIO
I piroscafi Lombardo e Piemonte, la sera del 5
Maggio 1860 erano ormeggiate alla Batteria
della Darsena, l'odierno “Ponte dei Mille”,
appunto. Tra esse, v'era una vecchia nave in
disarmo, la Joseph, che fu usata da Nino Bixio
nei giorni precedenti l'operazione come Base
Segreta della Spedizione.
Le due navi erano del tipo a motore, con pale
rotanti e dotati di vele quadre; rappresentavano cioè quella lenta mutazione della tecnologia dalla propulsione a vela a quella meccanica,
che si concluse a favore di quest'ultima dopo
il primo novecento.
Le unità appartenevano all'armatore
Rubattino e il contratto di cessione a
Garibaldi fu segretamente chiuso a Torino nei
giorni precedenti, col benestare del Regno
piemontese. Va detto che questo “debito” fu
successivamente saldato al Rubattino con l'acquisizione dell’Armamento Florio (siciliano) e
l’istituzione della Nuova Regia Marina. Questo
passaggio storico caratterizzò la genesi della
Marina Mercantile Italiana.
Ma torniamo a quella sera. Con la complicità
di chi sapeva ma non lo diceva alle autorità,
Garibaldi ed i suoi volontari salirono a bordo
delle due navi, ne presero il comando, eluden
5
PENISOL A
di Carlo Gatti
do la docile resistenza degli equipaggi volutamente non informati dall'armatore. Il comandante del Lombardo era Nino Bixio; Garibaldi
si trovava a bordo del Piemonte, il cui capitano era il patriota siciliano Salvatore Castiglia.
Faceva parte del gruppo anche Simone
Schiaffino, l'eroe portabandiera camogliese,
che aveva l’incarico di timoniere a bordo del
Lombardo.
Il piano prevedeva di partire il più velocemente possibile, di dirigere verso lo scoglio di
Quarto, d’imbarcare il resto delle camicie
rosse e proseguire per la Sicilia.
Appena giunto a bordo del Lombardo, Nino
Bixio veniva informato dal Direttore di
Macchina Giuseppe Orlando che il personale
addetto non riusciva ad avviare le macchine.
Poichè il solo Piemonte non poteva accogliere tutti i volontari, nè avrebbe avuto senso
dimezzare la forza della spedizione, fin troppo
ridotta, il comandante garibaldino decideva
senza esitazioni di tentare il rimorchio del
piroscafo in avaria. Il suo intento era quello di
avviare le recalcitranti macchine del
Lombardo nel corso delle successive operazioni d'imbarco della truppa a Quarto.
Il tragitto tra il porto e il luogo di radunata dei
volontari non era di per sè particolarmente
lungo, le condizioni in cui la manovra doveva
essere eseguita erano, tuttavia, tali da far
rizzare i capelli in testa anche ad un capitano
di lungo corso di grande esperienza come
Bixio.
Il medievale e assai movimentato porto genovese, ben diverso da quello attuale e persino
più piccolo dell'odierno specchio d'acqua del
cosiddetto “Porto Vecchio”, era infatti una
foresta d'alberi di velieri ormeggiati ai gavitelli
o ammassati a ridosso delle dighe, di fumaioli
di piroscafi, di boe, imbarcazioni e galleggianti
vari, tra bettoline e maone.
A questo punto, occorre ricordare che il fallimento della spedizione avrebbe annullato
un'occasione storica irripetibile, pertanto era
imperativo non commettere errori e neppure
concedere alla sfortuna di insinuarsi tra le
pieghe di quel colpo di mano.
LA MANOVRA
Dopo aver preso a rimorchio il Lombardo, le
due navi partivano dalla Batteria della Darsena
con l'ausilio di compiacenti ormeggiatori.
Erano le 2,15 del 6 Maggio 1860. Quel rimorchio rappresentò un capolavoro di tecnica
marinaresca: con abili maneggi dei cavi di
traino e variazioni delle motrici, le due navi si
districarono in sicurezza dalla giungla delle
1860 – Questa foto dà l’idea della congestione di navi nel porto di Genova
barche ormeggiate nello specchio d'acqua del
porto. Si deve inoltre ricordare che tutta l'operazione doveva essere fatta nella massima
discrezione per non insospettire il nemico,
evitando, per esempio, di servirsi dei Servizi
Portuali ordinari: Piloti, Rimorchiatori e
Ormeggiatori. Non va pertanto dimenticato, che Simone Schiaffino, timoniere di una
nave rimorchiata in acque ristrette, espletò
il suo compito con grande professionalità e
coraggio.
Appena fuori dallo scalo genovese, il piccolo
convoglio incontrò quel mare lungo che tanto
fece patire certi volontari non abituati a viaggiare sulle navi. Le due navi giunsero a Quarto
alle 3,30 di quella stessa mattina. Le macchine
del Lombardo furono riparate e le due navi
salparono verso la Storia dell’Unità d’Italia alle
7,15 – La complicata operazione preliminare
aveva avuto successo.
ll corso della storia, dobbiamo riconoscere,
sarebbe stato molto diverso se quella notte
un pugno di coraggiosi marinai, guidati con
perizia nautica e grande carisma, non fosse
riuscito a compiere quella difficile quanto
ignorata pagina di rimorchio marinaresco.
Che fine fecero i due piroscafi?
All'arrivo a Marsala, sia il Piemonte che il
Lombardo riuscirono, com’è noto, a sbarcare
le camicie rosse, ma furono anche bersaglio
dell'artiglieria borbonica. Dopo vari incagli e
disarmi, il Piemonte fu avviato alla demolizione nel 1865 ed il Lombardo andò in secca
sulle Isole Tremiti nel 1864, durante un trasporti di prigionieri politici.
I MARINAI GARIBALDI E BIXIO
Nel 1820 Garibaldi e Bixio frequentarono la
Scuola Nautica di Genova e, al termine degli
studi, imbarcarono come mozzi nella Marina
Sabauda.
Bixio, dopo aver effettuato imbarchi come
comandante di velieri, intraprese l'attività poli-
La sequenza cinematica dell'uscita dello storico rimorchio dal
porto di Genova del c.l.c. Bruno
Malatesta, ci aiuta a comprendere meglio le diverse fasi dell’operazione. Sono stati usati,
con tutta probabilità, cavi di
cocco o canapa, sistemati a
briglia e passati il più esternamente possibile dalla poppa del
Lombardo. Con la costante presenza della tramontana notturna, Il Piemonte ha proceduto a
"colpetti" di macchina per
tenere sempre sotto controllo il
Lombardo evitando d’accumulare eccessiva velocità. La lunghezza del rimorchio è stata
aumentata sicuramente dai 20 metri iniziali ai 40 appena usciti dal porto, fino ad un valore ottimale
per la navigazione in mare aperto fino a Quarto.
tica e patriottica e fu stretto collaboratore di
Garibaldi. Dopo le vicende dell'Unità d'Italia, si
dedicò all'attività di d’esploratore e, nel 1873,
morì di colera nel Mar della Sonda.
Giuseppe Garibaldi, all'inizio della sua carriera
marinara, fu molto vicino alla nostra tradizione camogliese.
Giò Bono Ferrari nel suo famoso libro “La
città dei mille bianchi velieri” ci ricorda: - Verso
l'anno 1830, il capitano camogliese Antonio
Casabona dovette poggiare per un'emergenza
medica a Costantinopoli: il suo scrivano (1°
Ufficiale) era gravemente ammalato. Per proseguire la navigazione occorreva cercare un
altro scrivano di fiducia e il cap. Casabona ne
parlò al Console di Sardegna.
Una sera, un piccolo caicco si avvicinò a forza
di remi al barco camogliese ed un giovanotto
agile e prestante salì svelto la sottile e penzolante biscaglina. Aveva un che di spavaldo,
occhi azzurri e una criniera di capelli biondi. Si
presentò al lupo di mare che l'osservava con
curiosità. Il giovane disse: “Giuseppe Garibaldi,
di Nizza Marittima, ex scrivano del brigantino
“Cortese”. A capitan Casabona, quello scrivano sembrava un pò troppo giovane e anche
un pò sbarazzino; prima di assumerlo, volle
attingere informazioni sul suo conto.
Seppe così che Giuseppe Garibaldi, ex 1°
Ufficiale del “Cortese”, non trovando un
imbarco immediato, s'era impiegato quale precettore di tre ragazzi, figli di mercanti levantini. Inoltre, nell'adempimento dei suoi doveri
d'insegnante, aveva dimostrato tatto, energia e
molto buon volere. Informazioni eccellenti
s'ebbero altresì dal ceto marittimo di
Costantinopoli. Era un giovane che valeva, gli
fu detto. E capitan Casabona, pago delle informazioni, assunse il nuovo scrivano e fece vela
per Livorno.
Durante la navigazione, piuttosto ostacolata
dagli elementi, il camogliese ebbe agio di studiare il giovanotto e di apprezzare le sue belle
qualità d'uomo di mare: energia, coraggio e
sangue freddo. Finite le operazioni di scarico a
Livorno, il barco camogliese ritornò a Genova.
Capitan Casabona decise di sbarcarsi per un
turno di viaggio, onde godersi un pò la sua
famiglia e assistere il suocero nella costruzione di un bastimento.
Lo scrivano Giuseppe Garibaldi aveva dato
ottima prova e ci si poteva fidare. Capitan
Casabona allora, noleggiò il suo bastimento
per Maone, Gibilterra e Costantinopoli e ne
affidò il comando a Giuseppe Garibaldi, promuovendolo così Capitano di Lungo Corso. Il
futuro Generale, colui che la Storia chiamò il
Donatore d'un Regno, assolvette egregiamente il compito affidatogli e dopo più di un anno
riportò il bastimento a Genova, con piena
soddisfazione dell'armatore. Camogli può dunque vantarsi d'essere stata la
Città che per la prima offrì a Giuseppe
Garibaldi il comando d'un bastimento.
VILLA GIMELLI
I lavori degli Allievi in Mostra
UNA TRADIZIONE CHE SI
OGNI ANNO A VILLA GIMELLI
S
i è svolta con grande successo la
tradizionale Mostra dei lavori dei
ragazzi dell’ANFFAS di Villa Gimelli.
All’inaugurazione di sabato 22
maggio erano presenti numerosi e
graditissimi ospiti e importanti autorità quali il Sindaco di Santa
Margherita Ligure Roberto De
Marchi, l’Assessore alla Cultura del
Comune di Rapallo Giovanni Arena e
l’Assessore ai Servizi Sociali di Santa
Margherita Ligure Maurizio Tuseo.
Tracciamo di seguito assieme all’educatrice
Alberta Caminati una panoramica sui prodotti
esposti nella mostra e sulla loro creazione.
La maggior parte degli oggetti esposti nella
mostra nascono dalla collaborazione tra il
laboratorio di ceramica e il laboratorio di
falegnameria. Quest’ultimo ha eseguito le
strutture portanti dei tavolini e le cornici per
i pannelli, dando modo ai ragazzi di esprimere
tutta la loro manualità. Un vero e proprio
6
PENISOL A
di Alberta Caminati*
RINNOVA
“dialogo” tra le due attività per raggiungere
l’armonia del pezzo.
Da sottolineare anche il contributo dei ragazzi
della Casa di San Michele Arcangelo che hanno
esposto collages creati con varietà di tecniche
e materiali, creando soggetti colorati e vivaci:
farfalle, fiori, prati, pesci…
Gli oggetti di ceramica sono stati eseguiti con
diverse tecniche decorative. Alcune facenti
parte della tradizione italiana, altre ispirate alla
ceramica araba.
Ci sono oggetti che hanno richiesto una grande
pazienza di esecuzione. Piccoli motivi dove
campiture (applicazioni di colore uniforme per
dare risalto a un’area del dipinto) ricoperte
prima di smalto e poi di colore hanno dato vita
a piacevoli decorazioni.
La smaltatura dei pezzi è ottenuta stendendo lo
smalto a pennello. Questa tecnica comporta il
prolungamento dei tempi di esecuzione e i
ragazzi, che hanno sempre fretta di finire il
lavoro, si vedono così costretti a controllare la
loro ansia.
Sia le decorazioni che i colori usati vengono
scelti con libertà dai nostri “artisti”.
Per realizzare una copia del famoso “Bacio” di
Klimt si è ricorso a due cotture e poi a una
terza per l’applicazione dell’oro. Un lavoro di
grande suggestione.
Ci sono poi grandi pannelli con scorci liguri,
tavolini con motivi floreali e oggettistica varia.
L’esecuzione di pannelli decorativi è stata particolarmente complicata anche per la scelta dei
VILLA GIMELLI
soggetti da rappresentare. Il risultato ad ogni
modo è stato molto positivo e gratificante e
dimostra che con impegno e una guida sicura
non ci sono limiti alla creatività.
I ragazzi si realizzano in ogni loro azione e
questo significa che le diverse personalità
sono presenti negli oggetti creati.
E’ soprattutto da questo punto di vista che
l’attività ceramica si distingue dalle altre,
anche perché offre in più la cottura, che è il
momento di fissazione dell’Essere rappresentato nell’Oggetto.
Simbolicamente la cottura ha il ruolo di un
“rito di passaggio”, ma rappresenta anche una
“trasformazione”. Tutto questo è ciò che rappresentano gli oggetti esposti.
Il prodotto che vediamo è la risultante del
percorso con il quale è stato ottenuto, che
non è solo il percorso tecnico ma l’insieme di
tutte le implicazioni psicologiche che il “fare
ceramica” rappresenta.
* Educatrice e Ceramista
Un libro di poesie apre una finestra sull’autismo
“LE PAROLE DELL’ANIMA” ESPRIMONO I SENTIMENTI DI LORENZO NEGRI, UN RAGAZZO CHIAVARESE
“L
e parole dell'anima” un titolo
bellissimo che introduce ad
un libro molto particolare: un libro
di poesie scritto da un ragazzo chiavarese di 19 anni, Lorenzo Negri,
affetto da autismo. Una sindrome poco
conosciuta per i “non addeddti ai lavori”
come me. Tuttavia questa pregevole opera
apre una porta sulla vita, le emozioni, il
mondo di una creatura straordinaria che vive
una vita altrettanto straordinaria. La notizia è
apparsa di recente sul quotidiano “Il Secolo
XIX” con articoli di Paola Pastorelli che
riporta anche un brano di poesia : “Acute dissonanze/alla continua ricerca/di armonia.
Sento dentro/due mondi/diversi ma comunicanti. La mia anima/Il corpo/vuole guidare. Il
mio corpo/però/pretende di comandare.
Il pianeta della disabilità è un pianeta in cui
ogni cosa è vissuta molto intensamente. Così
la gioia, il dolore, l'amore. Per alcuni è fuga da
una realtà che non si vuole o non si può
accettare, ma non è per tutti così. Soprattutto
non è così per coloro che hanno un cuore di
poeta, come la mamma di Jenny (Gerda Klein,
poetessa) che così descrive la sua bambina
“diversa”:
“Jenny è un gattino senza coda, una musica
diversa. Jenny ha le ali corte e deve essere protetta. Jenny è come una rosa blu, delicata e bellissima”.
Altri hanno scritto libri di successo, altri
ancora si sono limitati ad accettare ed amare
infinitamente le loro creature disabili nella
quotidianità.
Uno degli handicap ancora oggi meno definibili è l'autismo, termine che deriva dalla
parola greca “autos” (stesso) e comprende
disturbi della capacità di elaborare le percezioni e comunicare all'esterno.
Per aprire una finestra su questa poco conosciuta sindrome è stato interessante leggere
due libri non recentissimi, scritti con i ragazzi
autistici che ne sono protagonisti.
Una è Adriana Rocha che comunica usando il
metodo della comunicazione assistita che
consiste nell'utilizzo di una macchina da scrivere o di un computer con il sostegno di una
persona di fiducia.
La mamma, Kristi Jorde, ha raccolto nello
splendido volume “Figlia della Luce” questa
7
PENISOL A
esperienza, rivelando tratti della personalità
di Adri assolutamente straordinari. Adri è
veramente un essere di luce che si serve della
telepatia per amare, che ci “parla” delle sue
guide spirituali, di mondi diversi, della
Biblioteca Univesale di Dio, del suo karma e
del compito in questa vita, dell'amore di Dio
e che scrive: “Il silenzio mi offre sia la libertà sia
le catene perciò mi servo del silenzio per liberarmi delle sue catene”.
L'altro ragazzo è Birger Sellin, che nel suo
libro “Prigioniero di me stesso - viaggio nell'autismo” curato dal giornalista Michael
Klonosky, ci appare assai diverso. Anche
Birger comunica usando il metodo della
comuncazione facilitata ed ha trovato un suo
spazio nel mondo scrivendo libri.
Fra le cose che ha scritto vi sono passi veramete belli e significativi che meglio delineano
il suo profilo umano. Un esempio: Tutti
devono poter amare gli uomininscatola
perchè le loro anime sono chiare e innocenti
come bambini appena nati” e ancora “non
appena un individuo si immerge in questo
mondo senza sè perde il controllo su se
stesso e sul mondo che lo circonda sul tempo
e sull'agire. Forma buchi dove atterra e lascia
tracce di angoscia e solitudine tanta angoscia
che la terra quasi non riesce a reggerla in
questo mondo non può esserci il riso e la tristezza non ha lacrime”. Tuttavia col crescere
dell'attitudine a comunicare, sia pure con l'au-
L’Associazione ascolta le famiglie
di Giuliana Chiesa De Marco
silio di un supporter, arriva ad avere una
visione della vita finalmente serena “voglio scriverti una poesia sulla gioia di potersi esprimere
amo la parola fa fiorire dentro invia i pensieri con
l'angoscia di un'aquila nelle dimensioni dei tuoi
sogni più profondi e intimi”. Ecco come descrive le festività natalizie il ritrovato Bierger “Ti
amo festa di sogno di incomparabile bellezza di
amore e cordialità amo il profumo dell'abete le
luci l'infantile riso dei bambini amo la mia infantile famiglia”.
Tanti modi di vivere e di aprirsi al mondo che
è la cosa più preziosa. Finestre aperte su
anime diverse unite dalla diversità. Un panorama che si è oggi arricchito delle preziose
poesie di Lorenzo cui và il nostro grazie.
IL QUESTIONARIO SULLA SODDISFAZIONE
I
l primo passo per ottenere l’accreditamento istituzionale delle
strutture dell’Associazione è rappresentato da un adempimento
burocratico fondamentale: la
compilazione dell’istanza, su
moduli virtuali forniti dalla
Commissione Regionale. Altro
passaggio necessario è, poi, la
ristrutturazione degli edifici,
seguendo le indicazioni della legislazione regionale di riferimento.
Il Gruppo Qualità dell’Associazione, istituito nel 2006 su indicazione della stessa
istanza, con compiti di verifica della qualità
percepita, è un gruppo multiprofessionale
che opera in sinergia con il Consiglio
Direttivo e la Presidente, per attuare un
concreto miglioramento delle prestazioni e
dei servizi prestati dall’Associazione.
E’ composto dal Direttore Generale
Storace, dalla Coordinatrice Minutillo, dalla
Vice Presidente Carossia, dalla Psicologa
Dott.ssa Lamia e dall’Assistente Sociale
Galli, ma spesso partecipano agli incontri
anche la DMP Dott.ssa Gai e il Dott.
Brunetti (Ufficio Personale), per quanto di
loro competenza.
Uno dei compiti del Gruppo è rappresentato dalla misurazione annuale della qualità
percepita dalle famiglie e dagli utenti,
rispetto ai servizi ed alle prestazioni
offerte dall’Associazione nell’anno precedente.
Fin dal primo anno, lo strumento ideale
pensato per questa verifica è stato il questionario, che ha permesso alle famiglie
interessate di rispondere in modo
anonimo ad una serie di domande relative
alla loro situazione.
Con il passare degli anni, il Gruppo ha
modificato in modo significativo questo
strumento. All’inizio il questionario era
piuttosto corposo, in quanto tante erano le
domande che si volevano porre alle famiglie. Poi si è ridotto sensibilmente, cercando di concentrare gli argomenti in due
parti: la prima relativa all’organizzazione dei
servizi dell’Associazione e la seconda relativa alla propria situazione personale.
Nel 2009 sono stati distribuiti i
Questionari sulla Soddisfazione delle Famiglie e degli Utenti, nonché i Questionari
sulla Regolarità dei Trattamenti Ambulatoriali relativi al 2008.
Questi ultimi questionari hanno suscitato
una risposta più pronta da parte dell’utenza, rispetto a quelli distribuiti nei servizi
residenziali e semiresidenziali.
Tuttavia, i risultati delle schede si possono
a cura di Fabrizia Galli*
riassumere con una buona soddisfazione
generale, rispetto ai servizi e all’organizzazione.
Inoltre, il Gruppo Qualità ha preso in considerazione alcune indicazioni date dalle
famiglie, che verranno trattate in sede di
programmazione delle attività del Gruppo
stesso nel corso di quest’anno.
Infatti, in ogni questionario è prevista la
possibilità di utilizzare delle righe in bianco
per esprimere opinioni o dare suggerimenti in merito ad un argomento che sta più a
cuore.
Si fa presente che da quest’anno i due
Questionari (Questionario sulla Soddisfazione delle Famiglie e degli Utenti e
Questionario sulla Regolarità dei Trattamenti Ambulatoriali) sono stati accorpati,
per cui nel mese di maggio è stato distribuito un unico modulo per ogni tipo di servizio afferente all’Associazione (servizi residenziali, semiresidenziali, ambulatoriali e
domiciliari) e relativo all’anno 2009.
Per ulteriori informazioni sull’argomento,
potete contattare il Servizio SAI?
dell’Associazione, chiedendo dell’Assistente Sociale Galli (presente dal lunedì al
venerdì dalle ore 9 alle ore 13).
* Il Gruppo Qualità
Tradizioni
Commovente amarcord delle Feste di Luglio
a cura di Emilio Carta
I
mortaletti furono importati dalla
Sicilia, si dice, da un certo signor
Pescia, commerciante di cereali che
trasportava a mezzo di velieri da
Palermo a Rapallo grano, avena, fave,
vino e agrumi.
Questo signore aveva sposato una della famiglia
Fontana, allora proprietari dei caseggiati di piazza
Orientale o Da Basso (l’attuale piazza Garibaldi)
uno dei più ricchi casati di allora.
Portò il culto anche in parrocchia di S. Rosalia e
S. Lucia che nel XVII secolo vennero proclamate
compatrone dell’attuale Basilica.
Dunque, i mortaletti furono portati nel detto
secolo, mentre i “fuochi” si conoscevano già.
I mortaletti erano fino alla fine dell’Ottocento di
ferro, mentre nei primi anni del secolo scorso i
Sestieri, man mano che avevano risparmiato
qualche soldo li sostituirono con una miscela di
ghisa, materiale più sicuro. Prima di allora qualche
mortaretto infatti si spaccava, con pericolo per
le persone.
I fuochi d’artificio si eseguivano in piazza
dell’Olmo o piazza Occidentale, ora piazza
Cavour, sino alla fine del 1850. Si trattava di girandole, di cerchi che si innalzavano di poche decine
di metri e poi con un finale di schioppettii ove
appariva un quadro sulla storia della Madonna e
le più volte era il quadro dell’Apparizione.
Questi fuochi pirotecnici venivano eseguiti sulla
“macchina dei fuochi”, un apparato in legno, grandioso, appositamente costruito e di un certo
valore in quanto vi erano collocate numerose
statue, angeli e putti in legno, e qualcuno di cartapesta ben colorata e decorata.
La Macchina dei fuochi era collocata di fronte
all’attuale Galleria Montallegro. I cittadini si
disponevano a anfiteatro definito con sedie e si
godevano lo spettacolo. Tutto questo accadeva
nelle prime ore dopo mezzanotte.
Quando venne costruita la strada per la stazione
ferroviaria (prima era un viottolo di campagna) i
“fuochi” si trasferirono sulla piazza della stazione,
sempre collocati sulla “macchina dei fuochi”. Col
traffico ferroviario in aumento, dopo la guerra
libica i fuochi furono trasferiti nello spiazzo del
ponte Annibale.
Durante l’alluvione del 1915 la furia delle acque
scardinò la porta del magazzino di vico dell’Olmo
ove erano custoditi i pezzi della macchina dei
fuochi: l’intero apparato venne trascinato via e
non si recuperò mai più nulla.
Siccome la macchina dei fuochi era stata dichiarata monumento nazionale dall’Intendenza delle
Belle Arti della Liguria ci fu anche l’interessamento di questo ente per trovare qualche resto sulle
spiagge liguri, ma nulla venne mai recuperato.
Dopo la guerra mondiale i fuochi con palchi
provvisori si eseguivano sul molo-pennello posto
alla radice del torrente Boate. Questo fin quando
si sciolse il Comitato coordinatore che era
formato dalla Fabbriceria del Santuario, da quella
della Basilica e dal rappresentante del Comune e
dal Vescovo Diocesano, Comitato che aveva sede
in piazza Cavour, presso l’archivio del Santuario.
Quindi il Comitato tralasciò di fare i fuochi detti
“di palco”, passandoli all’iniziativa di ogni Sestiere,
dandogli un contributo.
Il Comitato aveva il compito di pensare all’illuminazione del paese e di coordinare gli spari dei
Sestieri.
Quando le funzioni in chiesa erano finite, e
quando il Comitato vedeva l’ora giusta di cominciare, col suono del campanone della Torre
Civica si dava inizio alla sparata dei mortaretti.
Il segnale partiva dal molo Langano: non dal
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PENISOL A
sestiere San Michele ma dal rappresentante del
Comitato che si trovava all’altezza di Villa Costa,
alla radice del molo.
Il Comitato eseguiva tutto come fosse un
Sestiere. Gli spari consistevano nel dar fuoco al
primo mortaretto (caricato con polvere nera,
con un pezzo di ferro tondo si comprimeva la
segatura sulla polvere e si ultimava con un po’ di
calcinaccio). Rispondeva il sestiere San Michele,
che sparava al molo Langano, poi Seglio che eseguiva gli spari alle Nagge, in via Avenaggi, Borzoli
sul molo del castello, Cerisola all’altezza dell’attuale monumento a Cristoforo Colombo (non
esisteva la rotonda dei bagni Lido), Cappelletta
all’altezza del ponte Annibale ed infine Costaguta
nell’allora cantiere navale ora Giardini Partigiani.
Il primo turno era di venti mortaretti, poi seguiva
una piccola sparata per tutti i Sestieri. Questo
per altri due turni.
Poi le sparate si facevano più consistenti ed infine
era il momento di quelle lunghe e i Sestieri si
sbizzarrivano in grossi ramadan e colpi di
mortaio. Intanto in mare e nel paese, quando
cominciava a farsi buio, si accendevano le luci che
consistevano fino ai primi del secolo scorso di
ornati in legno che venivano appesi con le
lampade colme di olio di oliva lampante.
Questi ornati, i più, erano stemmi di Maria o fiori
o disegni che appesi con dei ganci di filo di ferro
brillavano nella notte.
Le lampade erano bianche, rosse e verdi e componevano la bandiera tricolore nazionale. Questi
ceri erano appesi alle case lungo le strade e al
mare nonché alle facciate degli edifici prospicienti il mare.
Sulla spiaggia, a distanza, erano collocati per fare
chiaro per tutto l’arco del golfo, da Langano agli
Ampoixi, tanti tegamini di terracotta ove erano
stati collocati catrame, pece e petrolio.
Gli uomini addetti accendevano ad uno ad uno i
tegamini e lo spettacolo era magnifico. La gente
stava seduta sulla spiaggia. Con l’avvento dell’energia elettrica questo continuò ancora nei giardini che erano stati costruiti agli inizi del
Novecento e in corso Italia ove esistevano
durante le feste l’illuminazione con le lampade
per di più ad olio ma anche a grasso di bue, ad
archi sorretti da un’apposita palificazione: era uno
spettacolo meraviglioso in quanto la luce era
viva, con le fiammelle.
Di questa soluzione l’ideatore era stato un certo
Nicola De Negri. Poi a causa del costo che era
più alto, si passò all’attuale illuminazione elettrica.
Intanto in mare c’erano moltissime imbarcazioni,
illuminate con palloncini detti giapponesi che
giravano per tutto lo specchio acqueo del golfo,
mentre gli incaricati mettevano in mare i lumini
“rapallini” riempiti non di grasso come avviene
oggi bensì d’olio di oliva, ad uno ad uno e dargli
fuoco. Le barche illuminate, specialmente dei
signori e dei benestanti, lanciavano piccoli razzi
chiamate comete oppure petardi in segno di
festa. Tutto questo prima o quando gli spari dei
Sestieri erano finiti e si andava tutti a vedere lo
spettacolo della macchina dei fuochi.
Tutto questo si ripeteva per i giorni di festa.
Veniamo ora all’ultimo giorno, la sera del 3 luglio
e alla processione.
L’arca della Madonna era portata a spalle da otto
uomini; quando si fermava per il cambio delle
persone oppure doveva sostare la si posava su
due cavalletti che altrettanti ragazzi trasportavano. Il baldacchino era portato “in crocco”, avvalendosi cioè di un apposito sostegno di cuoio
appeso alle spalle dei portatori affinché il baldacchino stesse ritto e ben in equilibrio. La processione usciva dalla chiesa quando era buio e non
doveva rientrare che dopo la mezzanotte, affinché la festa finisse con la funzione in chiesa
www.festediluglio.it
DAGLI APPUNTI DI ANTONIO SCAZZOLA, DECEDUTO ALL’INIZIO DEGLI ANNI NOVANTA E PER ANNI
PRESIDENTE DEL COMITATO DEI SESTIERI, EMERGE UNA RAPALLO SCONOSCIUTA E RICCA DI UMANITÀ
Programma Feste di Luglio 2010
1 LUGLIO - ore 8.00 - Esposizione nella Basilica dei SS. Gervasio e
Protasio dell'Arca della Madonna ed accensione delle candele votive dei
“Sestè de Rapallo».
Alza Bandiera dei Sestieri sui rispettivi moli e Saluto alla Madonna con l'accensione dell'antico mortaletto ligure, spettacoli pirotecnici “a giorno” dai
pontoni ormeggiati nel golfo a cura dei Sestieri San Michele, eseguito dalla
ditta Lieto Ugo Fireworks (Na) e Cerisola, eseguito dalla ditta La Rosa
Fireworks (Pa)
- ore 16 - Omaggio floreale dei bimbi dei Sestieri alla S. Patrona in Basilica
- ore 22.15 - Saluto alla Madonna, rituale dei “Reciammi” con l'antico mortaletto ligure e
a seguire spettacolo pirotecnico a cura dei Sestieri San Michele, eseguito dalla ditta Lieto Ugo Fireworks
(Na) e Cerisola, eseguito dalla ditta La Rosa Fireworks (Pa)
2 LUGLIO - ore 10.00 - S.Messa solenne in Basilica
- ore 12.00 - Accensione della sparata del Panegirico eseguito dal Sestiere Cappelletta,
seguita dallo spettacolo pirotecnico a giorno eseguito dalla ditta Pirotecnica Tigullio di Bavestrello
Giovanni (Ge)
- ore 22.45 - Saluto alla Madonna, rituale dei “Reciammi” con l'antico mortaletto ligure e
a seguire spettacolo pirotecnico a cura dei Sestieri Seglio, eseguito dalla ditta Pirotecnica Vesuvio di
Scudo (Na) e Borzoli eseguito dalla ditta Catapano Giuseppe (Na)
3 LUGLIO - ore 21.00 - Processione Solenne dell'Arca della Madonna e dei tradizionali Cristi per le
vie della città
- ore 22.00 circa - Saluto dei Sestieri dalle rispettive postazioni al passaggio dell'Arca
Argentea sul Lungomare Vittorio Veneto e accensione della tradizionale Sparata dei Ragazzi. A seguire
spettacolo pirotecnico a notte dal pontone ormeggiato nel golfo e accensione del tradizionale “incendio
del castello” eseguito dalla ditta Liccardo Bruno & C., a cura del Sestiere Borzoli
- ore 23.15 - Saluto alla Madonna, rituale dei “Reciammi” con l'antico mortaletto ligure e
a seguire spettacolo pirotecnico a cura dei Sestieri Cappelletta eseguito dalla ditta Pirotecnica Tigullio
di Bavestrello Giovanni (Ge) e Costaguta eseguito dalla ditta Bruscella Bartolomeo & F.lli (Ba)
4 LUGLIO - ore 10.30 - Scioglimento del voto della comunità Rapallese al Santuario di Nostra
Signora di Montallegro
mentre gli spari e i fuochi duravano sin quasi
all’alba. Il dì seguente era “il giorno del sonno” in
quanto i rapallesi la pensavano così e la festa
doveva essere tutta loro.
Le due maggiori sparate erano quella detta del
“Panegirico” e quella “dei ragazzi”.
Il giorno 2 luglio, quando il Predicatore della
novena in parrocchia aveva finito il Panegirico
della Madonna, il campanone dava il segnale della
sparata.
Da precisare che detta sparata spettava a turno
ai Sestieri un anno per ciascuno e avveniva verso
mezzogiorno; ora invece è stata portata a mezzogiorno preciso.
Se toccava a San Michele la sparata con migliaia
di mortaretti iniziava sul territorio di detto quartiere, se a Costaguta sul suo territorio, se a
Cappelletta in quello detto “degli orti” oltre la
ferrovia, se a Cerisola lungo il fiume in quanto la
gran parte del centro è di detto sestiere. Borzoli
iniziava dalla “Marina delle barche”
Seglio doveva accontentarsi di fare tutto sul suo
sestiere perché non poteva attraversare il San
Francesco e quindi il Ramadan si teneva alle
Nagge mentre quello degli altri cinque sestieri si
effettuava alla radice del Boate nelle cosiddette
Piane della Madonna, ora Giardini IV Novembre.
La “Sparata dei ragazzi” all’origine si teneva
quando l’Arca della Madonna si trovava sul ponte
del San Francesco; veniva eseguita nel greto del
torrente poiché la foce non era stata ancora
coperta. Poi i ragazzi, risparmiati pochi soldi,
davano fuoco ai mortaretti, magari rubati ai
Sestieri durante le sparate e salutavano così a
loro modo la Madonna.
In seguito si riunirono in Comitato e, andando a
questuare, la sparata divenne una delle più belle
attrattive.Alla fine di questa bella e lunga sparata
si alzavano dal castello centinaia di razzi dai
colori variopinti che si spargevano nel cielo e la
gente al seguito della processione applaudiva a
lungo.
SOCIALE
I servizi domiciliari e ambulatoriali dell’ANFFAS
FANNO PARTE DELLE ATTIVITÀ CHE “VILLA GIMELLI ONLUS” METTE A DISPOSIZIONE SUL TERRITORIO
L’
Associazione ANFFAS “Villa
Gimelli” di Rapallo ONLUS
ha un’attività articolata ed estesa
sul territorio in quanto offre
servizi ambulatoriali e domiciliari
(sanitari e interventi in base alla
L.104/92 e L.162/98) ad utenti
dell’ASL 4 Chiavarese e dell’ASL 3
Genovese.
Le prestazioni ambulatoriali sono svolte
presso la struttura accreditata “Casa di San
Michele Arcangelo” e sono rivolte per lo
più a minori che stanno compiendo il loro
percorso scolastico. I trattamenti riabilitativi offerti sono di tipo fisioterapico, psicomotorio e logopedico. Attualmente ne usufruiscono sei minori ed una giovane adulta.
Per le particolari condizioni di salute di
alcuni casi (attualmente undici, ma le richieste sono in aumento) l’ANFFAS offre
anche prestazioni riabilitative di tipo fisioterapico, psicomotorio ed educativo a
domicilio.
Sia per le prestazioni sanitarie ambulatoriali che per quelle domiciliari, la tipologia di
intervento, le modalità di erogazione, gli
obiettivi e la durata dei trattamenti sono
elaborati caso per caso, in relazione alla
patologia presentata ed in base alla valutazione clinica del Nucleo Operativo Disabili
presso la ASL di competenza. La presa in
carico riabilitativa comprende, oltre alla
definizione di uno specifico progetto riabilitativo individuale, la supervisione, l’aggiornamento e la verifica degli interventi, oltre ai
colloqui con le famiglie e con i referenti ASL.
Oltre ai trattamenti sanitari, l’Associazione
ANFFAS collabora, con i suoi educatori e
con la supervisione e il coordinamento
necessari, alla realizzazione del Progetto
Territoriale Distrettuale di interventi in
favore di persone portatrici di disabilità
gravi (L.104/92 e L.162/98), mirato ad
incrementare le autonomie personali e
sociali, aumentare le capacità comunicative
e relazionali di minori e di giovani adulti e
fornire sollievo e sostegno alle loro famiglie. Il Progetto è destinato ai disabili dei
Comuni del Distretto Sociosanitario n.14
(Rapallo, Zoagli, S.Margherita Ligure e
“Fool on the hill”
Portofino) segnalati con un progetto
comune dall’Ente Locale e dalla ASL di riferimento. Il primo progetto è stato avviato
fin dal 1999 e successivamente è stato rinnovato ogni anno comprendendo di anno
in anno un numero sempre maggiore di
casi. Attualmente, l’ANFFAS eroga ben ventitre prestazioni educative domiciliari individuali.
Dall’Ottobre
2008,
l’Associazione
ANFFAS collabora inoltre ad un progetto
del Comune di Rapallo e dell’ASL4
Chiavarese
chiamato
Centro
di
Socializzazione a favore di giovani disabili,
che rappresenta un’utile integrazione
degli interventi individuali educativi
(L.104/92 e L.162/98). I referenti dell’ASL
4 Chiavarese e del Distretto hanno progettato il Centro per rispondere, attraverso la realizzazione di attività ludiche e del
tempo libero, al forte bisogno di aggregazione e di integrazione sul territorio in
molti giovani adulti seguiti dal Servizio di
Inserimento Lavorativo Disabili della ASL
4 Chiavarese. Tante sono le attività propo-
di Patrizia Turi*
ste: passeggiate a Rapallo, Chiavari,
S.Michele di Pagana, S.Margherita Ligure,
Recco, Genova (Porto Antico, Parco di
Nervi…), Minigolf di Rapallo, porto di
Rapallo, parco Casale, Maneggio di S. Maria,
Montallegro, biblioteca, parco del Golf; e in
caso di maltempo: cinema, lettura del giornale, conversazione, giochi da tavolo, spesa
nei supermercati, visione guidata di TV e
DVD. I giovani che frequentano il Centro
vengono individuati dal gruppo tecnico
(referenti ASL, Comuni e ANFFAS) così
come le modalità di inserimento. Il Centro
è stato attivato inizialmente con due aperture settimanali (mercoledì mattina e
venerdì pomeriggio) e dal Febbraio 2009 si
è proceduto con un’ulteriore apertura al
lunedì pomeriggio coinvolgendo complessivamente una decina di utenti.
La soddisfazione espressa dalle famiglie e
dagli utenti rispetto a tutti i Servizi offerti
dall’Associazione, è di stimolo a continuare
nell’impegno che caratterizza la mission
dell’ANFFAS.
* Psicologa
Valentina Giampieri si presenta: “Da grande volevo essere
Bob Dylan. Poi, alla fine, mi sono data al giornalismo.
Oltre a Dylan, adoro Lou Reed, il profumo di cannella,
François Truffaut, il Mar Ligure (d’inverno), la vela (d’estate) e la mia chitarra acustica. Vivo a Milano, col cuore
in Romagna”.
Giovane e apprezzata giornalista, collabora tra l’altro con “Glamour” e
“Donna Moderna”, e conduce un programma radiofonico dal titolo “Lovlou
e Milano” che va in onda tutti i martedì alle 21 su RadioNation. Se volete
saperne di più di lei, questo il suo blog: www.lovlou.com Alla nostra richiesta di prestare la sua penna per “Penisola” ha accettato subito con entusiasmo e oggi la accogliamo sulle nostre pagine
con vero piacere, quello che dà la lettura delle sue righe emozionanti e mai banali. Grazie Valentina.
(fg)
GIU’ DALLA COLLINA
“... Day after day,
Alone on a hill,
The man with the foolish grin is keeping perfectly
still...”
("... giorno dopo giorno, da solo su una
collina, l'uomo col sorriso stupido se ne sta
completamente immobile...")
Mio padre mi faceva ascoltare spesso questa
canzone quand'ero bambina. Quando l'inglese
per me era soltanto un insieme di suoni
attraenti e incomprensibili, che mi stuzzicavano le orecchie. La marcetta dolce e orecchiabile ci mise comunque pochissimo a prendermi il cuore.
Man mano che diventavo più grandicella, da
semplice canzone, divenne una storia. Papà
l'ha sempre raccontata magistralmente, tanto
che ancora, se chiudo gli occhi mentre
ascolto, rivedo le immagini perfettamente
nitide.
La giornata è splendida: sole caldo, vento che
muove le fronde e cielo di un turchese da
mozzare il fiato. In fondo a un prato verde
sterminato c'è una collina. Sulla cima un
albero dall'ampia chioma. Appoggiato al
tronco, all'ombra, se ne sta un uomo minuto,
con gli occhi grandi come ciliegie. Fermo
immobile, guarda al di là del verde, dove
comincia la città, che è tutto un brulicare
senza sosta. E fuori da quel bailamme di
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PENISOL A
anime, si gusta tramonti, profumi e colori che
la maggior parte non è nemmeno in grado di
vedere.
“... But the fool on the hill,
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning 'round...”
("... eppure lo sciocco sulla collina si gode il
tramonto, e i suoi occhi osservano il mondo
che gira vorticosamente...")
Per quanto poi, una volta cresciuta, abbia letto
molte interpretazioni del pezzo dei Beatles e
miriadi di presunti retrosignificati nascosti nel
testo, lo scemo sulla collina per me è rimasto
quell'uomo speciale, diverso dai più, spesso
tenuto a distanza, perché in qualche modo
nella sua diversità si cela un mistero insondabile. Il depresso, l'autistico, il disabile... Tutti
“folli” abitanti di una collina, a pochi passi dalla
città, che troppo spesso dimentichiamo di
visitare.
“... And he never listens to them,
He knows that they're the fools...”
("... lui non li ascolta mai. Sa che i veri stupidi
sono loro...")
E questa sera, le mani sulla tastiera, provo a
osservare questi “sciocchi” dal basso. Alzo gli
occhi verso la collina, sicura di comprendere
poco o nulla da quaggiù. E basta un attimo per
sentirsi piccola e stupidamente normale.
Valentina Giampieri
LUISA RACCONTA
“CON IL SUDORE DELLA FRONTE”
M
artedì 25 maggio un gruppo di ragazzi dell’ANFFAS Villa Gimelli si è
recato a Genova per visitare un’interessante mostra fotografica dedicata al Perù e alle sue difficili condizioni di vita e di lavoro. L’esposizione è stata
allestita dall’Associazione di Volontariato “Terra e Libertà Onlus” che dal 1995 si occupa di cooperazione internazionale con lo scopo di promuovere la conoscenza dei popoli e dei Paesi del
Sud del mondo e sostenere progetti di sviluppo in Italia e all’estero.
Ecco la cronaca fedele della giornata realizzata dalla nostra Luisa, ospite a Via Gattorno:
“Questa mattina siamo partiti per andare a vedere Villa Bickley che si trova a Genova
Cornigliano. Abbiamo preso il pulmino Ducato, con Mario come autista e Alberta come accompagnatrice.
Eravamo in sette: Luisella, Roberto, Enrico, Maurizia, Fabio, Sandra e io.
Il nostro educatore Mario ci ha spiegato tutta la storia del Perù, dove lui è nato, precisamente
nella città di Lima.
Alle 11 la guida, facendoci fare le scale (che fatica!), ci ha portato a visitare due sale decorate
con lo stucco e gli affreschi del ‘700.
Nel salone c’erano tante fotografie di bambini che vendevano i loro prodotti artigianali assieme
ai loro genitori. Erano vestiti con dei cappelli e al collo portavano dei foulard.
Siamo tornati a Villa Gimelli all’una (che fame che avevamo!) per il pranzo.
Ci siamo molto divertiti. E’ stato importantissimo per noi vedere le foto di un Paese tanto
lontano, con una cultura così differente dalla nostra e che ci resterà sempre nel cuore”.
Testimonianza raccolta da Mario Consiglieri e Alberta Caminati
L’intervista
Riaccendere una speranza
per il nostro futuro
MONI OVADIA
Intervista al grande attore, scrittore e musicista
di Marco Delpino
D
i ascendenza ebraica e di
cultura yiddish, Moni Ovadia è
nato a Plovdiv, in Bulgaria, nel 1946,
ma si trasferì subito a Milano.
Laureatosi in Scienze Politiche, esordì nel
teatro mettendo in evidenza le sue capacità di attore e di cantante.
Contemporaneamente si impose anche
come scrittore e autore di testi da lui prodotti e messi in scena. Nell’estate dello
scorso anno ha conseguito il Premio
Internazionale “Golfo del Tigullio” a Santa
Margherita Ligure alla “Tigulliana”.
Eccolo in questa intervista.
Nei suoi spettacoli, e in occasione
dei suoi interventi, lei parla spesso
della speranza e critica il modo di
vivere il mondo oggi. Perché?
Perché si vive sempre nell’inconscia frenesia di arrivare alla fine del mese. Come
possiamo avere speranza, se non abbiamo
il nostro “tempo libero” che ci è stato sottratto perché ci raccontano che “life is
now”, cioè la vita è adesso?
È anche un fortunato slogan pubblicitario. Perché contestarlo?
Ma come possiamo pensare che la vita sia
solo un eterno oggi? Perché non possiamo
sperare che possa essere anche domani?
Non c’è più relazione con la nostra ricchezza esistenziale…
Ci spieghi meglio il concetto…
Io faccio un mestiere, quello del teatro, che
ho conquistato in trentacinque anni di lavoro.
Ho iniziato a 17 anni e ho smesso di chiedere prestiti a 48. Ho fatto di tutto nella vita, ma
ho conquistato, volta per volta, il tempo per
cercare me stesso, avendo una missione
davanti. Sono stato fortunato ad avere una
vita ricca, perché mi sono stati trasmessi dei
valori, e mi è stato spiegato che la formazione di una cultura richiede sempre pazienza.
Dunque?
Ecco. A volte vengono da me persone che
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PENISOL A
mi chiedono: vorrei studiare la “Cabala”
(che è la parte esoterica della mistica
ebraica). Io chiedo: conosce l’ebraico? No.
Conosce l’aramaico? No. Allora dico: facciamo una cosa molto semplice, torni tra
quarant’anni. Perché per studiare la
“Cabala” occorre avere strumenti poderosi di ermeneutica. E siccome Dio, per
creare il mondo, ha usato anche il linguaggio, e il linguaggio contiene tutto, scienza
compresa, tu devi avere una certa padronanza. E io che ho 64 anni e ho studiato
per almeno venti con un grande Maestro
di ebraismo, non ho neppure aperto la
prima pagina dello Zohar della “Cabala”.
Se uno andasse da Einstein e dicesse:
senta, professore, vorrei occuparmi di
fisica quantistica o di relatività, lo scienziato chiederebbe: lei conosce la matematica?
Questi esempi rivelano la rapinosità con
cui stiamo trattando il nostro tempo.
È così tragica la realtà oggi?
Vede, è come se fosse stato commesso un
delitto e nessuno ne avesse reclamato il
cadavere. È già stata uccisa la realtà, ma
questo crimine sarà completato quando
verrà raggiunta un’azione ancor più nefasta:
l’uccisione dell’interiorità, che è la capacità di
stabilire relazioni con il mondo esterno
attraverso la nostra ricchezza interiore.
Ci faccia un esempio concreto.
Intanto, per formare un’interiorità, bisogna
riempirla: saper stare con il proprio pensiero, le proprie emozioni, i propri sentimenti.
Una volta, per fare queste cose, c’era la
festa. Ma oggi la festa si celebra allo shopping center. E questa è forse la felicità? Lo
shabbat non è “riposo”, ma interruzione.
Lo shabbat è quel momento di creazione
interiore che permette all’essere umano di
riconoscersi fuori dai meccanismi di produzione e consumo. E se non abbiamo
“interiorità”, non possiamo neppure avere
speranza, che è un’acquisizione di ricchezze nei confronti di te stesso e dei rapporti con i tuoi affetti prossimi, come la famiglia, gli amici, la città, i tuoi simili e, via via,
gli essere umani.
Allora la nostra società è destinata
a perdere la speranza?
Forse. Del resto, cos’è la speranza se non
la costruzione di una relazione di giustizia
e di amore nei confronti degli altri?
Noi abbiamo interrotto ogni rapporto di
“prossimità” per sostituirlo con quello di
“rapina”. Anche verso i nostri amici
animali. Infatti, abbiamo dichiarato una
guerra di sterminio alla natura, perché
siamo capaci solo di ingozzarci, mentre la
nostra relazione con il cibo dovrebbe
essere intesa come un miracolo, non come
una gozzoviglia.
Nel mondo ebraico, infatti, il mangiare e il bere sono sempre accompagnati da una preghiera…
Si deve pregare non perché si è religiosi o
baciapile, ma perché mettiamo un pensiero
Don Andrea Gallo con Moni Ovadia alla “Tigulliana” di S. Margherita Ligure
sopra ai tuoi gesti. Bere e mangiare non
sono atti di sopravvivenza, ma gesti di vita.
E il benessere del corpo è anche una celebrazione dell’anima.
Lei, dunque, sostiene che stiamo
devastando il pianeta con la scusa
di creare sviluppo?
Come possiamo creare speranza partendo
dalla distruzione della natura o condannando a morte per fame milioni di uomini
per dar spazio all’avidità di pochi?
Gandhi ha detto che questo pianeta ha
quanto basta per i bisogni di tutti, ma non
abbastanza per l’avidità di pochi.
Io, essere umano, sono stato messo su
questo mondo per celebrare, per vivere,
per creare vita, risonanza, fratellanza e
amore.
Ma come possiamo riaccendere il
cammino della speranza?
Ripensando, ad esempio, alla grande speranza che vissero coloro che, dopo la
seconda guerra mondiale, hanno scritto la
dichiarazione dei diritti dell’uomo, il cui
primo articolo sancisce che tutti nasciamo
liberi ed eguali.
Dopo oltre sessant’anni da queste dichiarazioni, siamo invece capaci di restare
incollati, per l’omicidio di Cogne, ore e ore
davanti a trasmissioni televisive che uccidono la speranza.
Quale segnale per il nostro futuro?
La prima speranza di un’umanità redenta
l’accese il patriarca Abramo quando ruppe
gli idoli di suo padre facendo esplodere il
senso dell’idolatria. Con quel gesto, mise le
basi dell’uguaglianza della dignità dell’uomo.
Poi la speranza la riaccese millecinquecento anni dopo un giovane ebreo che predicava in Galilea un’idea mille e mille volte
disattesa: “beati gli ultimi perché saranno i
primi”. Ma, mi permetto un’ermeneutica
terrena, Gesù intendeva dire qua, non nell’aldilà. Sai ai romani cosa gliene fregava
dell’aldilà…
Lei parla di falsa coscienza
dell’Occidente…
Certo: siamo specialisti a mandare “sms”
per i terremotati di Haiti, ma solo perché
c’è spettacolo. Ascoltiamo ore ed ore di
trasmissioni in cui si farnetica che dimezzeremo gli affamati entro il 2015, mentre
in realtà stanno aumentando.
Nel famoso (e sconvolgente) discorso sulla
montagna, Gesù parla delle beatitudini e dei
“beati” (che in aramaico sono quelli che
sono “in cammino”). Essere beati, quindi, non
è vivere uno stato di gioiosa contemplazione, ma “rimboccarsi” le maniche per portare
su questa terra la giustizia.
Allora, con la nostra civiltà, stiamo
regredendo?
Questa civiltà, che in passato ha dato cose
straordinarie, come il diritto e la filosofia,
ci sta coinvolgendo in un meccanismo economico di accumulazione neppure più
fondato sull’economia reale, ma sui cosiddetti “derivati”: un meccanismo pazzesco e
perverso.
Che fare per riaccendere una fiammella di ottimismo?
Ripensare al senso della nostra esistenza e
liberare la nostra anima dalle cianfrusaglie.
Ma non sarà facile cambiare, perché con la
speranza non si fanno i quattrini. Al
massimo, si può sperare che si rialzino le
quotazioni in borsa. Un po’ poco per il
nostro futuro.
Ma forse possiamo ancora rimediare. Il
tempo delle sconfitte potrebbe volgere al
termine, perché la posta in gioco è decisamente troppo alta.
Salute
La “Donna della Medicina” e il Grande Spirito
La guaritrice e sciamana Abuela Margarita Nunez: un colloquio a cuore aperto con il nostro periodico
C
’è un tempo che sta per
tornare. Un tempo in cui
tutto diventa possibile, un
momento nel quale l’attimo fuggente si fa eterno e capace di
guarire: nell’istante in
cui si
arriva a posare lo sguardo, su di
sé. C’è un tempo, che è sempre stato, e
sempre sarà: è il momento della propria
riscoperta interiore, il momento della guarigione possibile, sempre. E se a dirlo è una
donna-sciamano vale la pena di prestarle
ascolto: per questo però serve fermare
almeno per un attimo il ritmo incalzante
della propria razionalità, e lasciarsi cullare
dalle onde suadenti e ipnotiche della voce
pacata e rasserenante di una signora di 91
anni: un’indiana d’America, coi capelli
bianchi. E gli occhi azzurri. Si tratta di
Abuela Margarita Nunez, che è arrivata in
Italia per testimoniare la sua singolare
esperienza di guaritrice nei giorni scorsi al
teatrino di San Siro. Abuela Margarita, di
etnia india Chichimeca, è riconosciuta
come guida e maestra spirituale, depositaria di antiche tradizioni sciamaniche.
L’arzilla signora, tutta grinta e insegnamenti pratici sul come stare bene senza ricorrere necessariamente alle medicine (ma
senza per questo escluderle aprioristicamente!) ha consegnato pillole di saggezza a
una platea ammutolita ed esterrefatta dalla
grinta dell’anziana donna, portata a
Genova
dall’associazione
culturale
Chakaruna, coordinata da Maurizio
Balboni ed Alessandra Comneno i quali,
assieme a Luigi Jannarone e a Patrizia
Bonvissuto e Pina Daniele del Centro
Gestalt Sipgi Liguria hanno introdotto al
pubblico la figura della ‘donna-medicina’
Abuela Margarita: “In questo momento
storico le persone fanno tante domande
rispetto a come stanno: un modo per dare
risposte più nuove è quello di cercare le stesse
nelle spiegazioni più antiche - ha osservato
Patrizia Bonvissuto, presidente del Centro
Gestalt Sipgi Liguria - Vale la pena riflettere
sul concetto che in qualche luogo nascosto
dell’essere umano stanno già le domande
migliori: occorre provare a porci le domande
migliori, quelle che mettono in moto la riflessione, per fare sgorgare da noi stessi le giuste
risposte”.
E l’anziana donna indiana ha ricordato: “C’è
un tempo che sta per tornare, un tempo in cui
si può rivivere quell’antica armonia, che è
sempre stata: un continente per me è un’unica cultura, seppure con molte etnie diverse. La
cultura uguale per tutti è sapere riconoscere spiega Abuela Margarita - che siamo tutti
figli della terra e del sole, sapere che il Grande
Spirito, chiamato da qualcuno Dio, o in altri
modi, è già dentro ciascuno di noi, dentro ogni
forma di vita”.
La spiegazione per la sciamana è tutta qui:
racchiusa in un frangente di spiritualità, dal
quale tutto deriva e al quale tutto ritorna.
“La madre terra sta nel cosmo e noi tutti
siamo parte del cosmo: nessuno di noi ha
meno conoscenza di un altro essere, si
tratta solo di riuscire a ricordarci chi
siamo, le nostre origini, perché quando
nasciamo siamo perfetti, abbiamo ciò di cui
necessitiamo. Il Grande Spirito è dentro
11
PENISOL A
ognuno di noi, dall’eternità”. E quindi come
si fa a guarire dalle malattie? Come capita
che il corpo si ammala?
La spiegazione per la donna-medicina è
semplice: “Dio o il Grande Spirito sono
energia, sono dentro di noi e bisogna usare
tale energia. La morte per me non esiste, ci
hanno instillato la paura della morte, la morte
è un ritorno al Grande Spirito, è il corpo che
ritorna ad essere cosmico. E per stare bene
sulla terra occorre imparare ad amarci, valorizzarci, onorarci”.
questo il ritorno alle origini di cui parlo”. Per
l’anziana indiana il gioco è semplice: “Se
trasformiamo tutte le nostre emozioni in
amore, le malattie potrebbero finire e noi
anziché morire potremmo ascendere: si dice
che sprechiamo energia nel morire e invece si
potrebbe scegliere di elevarci, come succedeva
tanti anni fa”. Abuela Margarita suggerisce
di “trasformare le emozioni in amore!
Abituiamoci a stilare una lista delle nostre
qualità: è un esercizio semplice che ci abitua
ad avere pensieri positivi e a sentirci bene.
di Gloria Barbetta
suo bene. Parlare agli alimento farà bene al
nostro corpo fisico!”.
Quali sono le maggiori preoccupazioni
che, viaggiando in tutto il mondo, le
persone le hanno espresso? Risponde
Abuela Margarita: “Le persone non sanno
più chi sono, dove vanno, si sono dimenticate
di sé, non lo sanno nemmeno esprimere”.
E le medicine? Che farne? La ‘curandela’
indiana specifica: “Va bene assumere le
medicine, certo, ma l’intenzione deve essere
quella di contattare il Grande Spirito, che ci
Scrivete i vostri talenti su un foglio e ripeteteli spesso durante la giornata”.
La crisi, la malattia, secondo la donna-sciamano, arriva “quando l’essere non può manifestare la sua vera essenza: occorre arrivare
alla consapevolezza e alla condivisione tra
esseri umani, tutto quello che non ci piace, lo
abbiamo imparato. Se una cosa non ci piace,
abituiamoci a lasciarla semplicemente indietro – prosegue la guida spirituale - Quando ci
tornano in mente cose di noi che non ci sono
piaciute, abituiamoci a dire solo che sono
state esperienze e ad accettarle, ringraziandole, quindi possiamo salutarle”. Il nostro
potere è quello che conferiamo ai nostri
pensieri: occorre mettere a fuoco quello
che davvero vogliamo, perché “il potere
della mente è forte.
Scriviamo su un foglio quello che vogliamo, rileggiamolo una volta sola poi
nascondiamo quel foglio e non pensiamoci
più. Si avvererà col tempo, come il seme
gettato nella terra darà una pianta” assicura Abuela Margarita, che ha poi snocciolato una serie di consigli pratici: cosa fare
per stare bene oltre a pensare positivo?
“Curare i propri alimenti: all’acqua che
beviamo possiamo dire ‘dammi salute, allegria, gioia di vivere, amore, aiutami a condividere con la gente, a parlare in maniera adeguata alle persone. Quanto al cibo, mettiamo
le intenzioni nel piatto che serviamo a una
persona, preghiamo per quella persona, per il
porta alla guarigione dell’anima e quindi del
corpo. Quando nasce un bambino non sano,
ad esempio, vuole dire che il tempo futuro a
lui non è stato destinato per cui se ne va
prima. Se qualcuno nasce con un obiettivo da
realizzare nella sua vita, ma ciò non è possibile, e il suo spirito lo sa, allora lo steso spirito
nella persona decide di fare ritorno subito al
grande Spirito”.
E i bambini affetti da sindrome di Down?
Conclude Abuela Margarita: “Se ogni
bambino lo guardiamo per il Dio che ha
dentro, prima o poi in lui questo Dio nascerà:
un bambino menomato, se lo stimoliamo adeguatamente, riuscirà comunque a realizzarsi
e ad essere felice”. Infine una concezione
singolare della morte: per Abuela
Margarita “Ogni morte è una sorta di suicidio: tutte le malattie le provochiamo noi a noi
stessi. Esse sono stati d’animo, acqua putrefatta nel nostro corpo: pensiamo a cose belle
e la salute sarà con noi”. E se preghiamo e
le cose non capitano, i desideri non si realizzano?
Risponde la sciamana: “Non occorre pregare
da bigotti: bensì mettere le intenzioni in un
cerchio, mettere quello che si desidera nella
mente riunendo però mente e cuore. Il segreto
sta anche nel rapporto tra un uomo e una
donna, la loro unione è sacra e deve comprendere l’unione di mente, cuore e corpo, in un’unica magia, questo è l’amore che guarisce”.
www.abuelamargaritacolombia.com
“Se ogni bambino lo guardiamo
per il Dio che ha dentro, prima
o poi in lui questo Dio nascerà:
un bambino menomato, se lo
stimoliamo adeguatamente,
riuscirà comunque a realizzarsi
e ad essere felice”.
Parole che evocano domande: come si fa a
guarire dalla malattia? Abuela Margarita
risponde: “Nasciamo con il 100% delle possibilità, poi ci educano e non facciamo più
quello che ci piace: vale la pena ricordarci chi
siamo, come eravamo all’origine senza continuare ad elencare, ad esempio, i nostro difetti.
Meglio partire dai nostri pregi, dalle nostre
qualità. Il Grande Spirito è pieno di allegria:
per stare bene possiamo ad esempio cantare,
canzoni anche inventate sul momento, ma
che cambiano la prospettiva. Il sole è dentro
di noi, quando lasciamo il corpo, e l’anima
torna al Grande Spirito”.
La salute, secondo Abuela Margarita,
deriva da “un equilibrio tra mente, cuore e
corpo: la sessualità oggi ad esempio non
viene consacrata nella giusta maniera,
spesso viene banalizzata. I sentimenti
invece sono importanti per stare bene:
quando siamo tristi ricordiamoci che
dentro di noi c’è anche la felicità, se l’abbiamo provata una volta nella vita vuole
dire che possiamo riprovarla!”.
I pensieri, per Abuela Margarita, inquinano:
“Se pensiamo cose negative, inquiniamo l’elemento acqua che è in noi, che è rapportato
alla nostra parte emotiva: se le emozioni non
fluiscono correttamente, inquiniamo i nostri
organi, i sentimenti negativi in qualche modo
ci fanno ammalare. Se cambiamo il nostro
modo di pensare, e i sentimenti si trasformano in amore, la malattia non esiste più: è
In breve...
IL CONCERTO
PER TELERADIOPACE
Si è svolto venerdì 4 giugno al Teatro
Cantero di Chiavari il concerto del Corpo
Bandistico “Città di Lavagna”, diretto da
Aldo Mistrangelo e supportato vocalmente
dal “Coro Polifonico Januensis” e dal
“Collegium Vocale Monilia”, in occasione
del XX di fondazione di Teleradiopace.
Un programma di grandi classici tratti dal
repertorio di Puccini, Rossini, Verdi e
Mascagni che ha allietato i numerosi presenti per una serata di festa e condivisione
con la tanto apprezzata e stimata emittente televisiva.
Spiega Alberto Benchimol, segretario generale: “Dal supporto alla disabilità ai progetti finalizzati al trattamento del disagio psicologico giovanile, lo sport rafforza la
fiducia nel futuro, ricompone il tessuto
sociale e avvicina persone di ogni età e di
differenti culture”.
Per maggiori informazioni
www.fondazioneperlosport.it
I NUMERI UTILI DI RAPALLO RACCOLTI IN UNA
GUIDA PER RESIDENTI E
TURISTI
CUORE DI DONNA
Si è svolto sabato 15 maggio presso
l’Auditorium delle Clarisse di Rapallo il
Convegno-Dibattito scientifico sulle malattie cardiovascolari “Cuore di donna”, a
cura dell’Associazione Cardiologica “Punny
Odaglia” presieduta dalla Dott.ssa Elena
Canacari e dal Comitato di Rapallo della
Croce Rossa Italiana.
Obiettivo del Convegno, che ha visto la
presenza di illustri specialisti cardiologi
(Dott.ssa Piera Merlini Responsabile ricerche cliniche Ospedale Niguarda di Milano,
Prof. Claudio Brunelli Ordinario di cardiologia all’Università di Genova, Dott. Guido
Gigli Primario cardiologo dell’ASL4), quello
di fare il punto sul problema delle malattie
cardiovascolari femminili, sui fattori di
rischio e sulla loro modificabilità attraverso la prevenzione fin dall’età più giovane.
LA “MAGNIFICA
DOZZINA”
CHE PROMUOVE LO
SPORT TRA I DISABILI
Nel 2006 nasce la Fondazione per lo Sport
Silvia Rinaldi Onlus, in memoria della giovanissima e promettente sciatrice
vittima di un tragico incidente in
montagna.
Fondata da una dozzina di atleti paralimpici (tra cui ricordiamo Gian Maria
Dal Maistro e Silvia Parente, sciatori
plurimedagliati alle Olimpiadi) si pone
l’obiettivo di individuare e diffondere
nuove soluzioni per valorizzare lo
sport come strumento di crescita
sociale. Guide tecniche per la formazione di operatori con competenze
specifiche nel settore della disabilità,
integrazione sociale attraverso lo
sport, sono alcune delle attività principali della Fondazione.
12
PENISOL A
Segnaliamo l’uscita di un interessante opuscolo dal titolo “Strutture e servizi pubblici della città di Rapallo” pubblicato dal
Comune di Rapallo su iniziativa del
Consigliere con delega alle Pari
Opportunità, Dott.ssa Elena Canacari.
Scopo del libretto fornire una guida chiara
ed immediata ai servizi offerti dalle
Istituzioni e dalle strutture pubbliche del
luogo. Un piccolo aiuto per districarsi più
facilmente tra i piccoli e grandi problemi
quotidiani di carattere personale e sociale.
Secondario Superiore Liceti di Rapallo.
REGALIAMO UNA
MOTOCARROZZELLA!!!
Riceviamo dai Signori Vittorio Borghesi ed
eredi di Rapallo uno scooter elettrico per
disabili in ottimo stato (come da foto). Li
ringraziamo molto per il gesto generoso e
a nostra volta ci rendiamo disponibili ad
offrirlo a chiunque ne dovesse avere
bisogno.
Lo scooter, marca FAR Italia, è omologato
per la circolazione su strada ed ha un’autonomia di circa 30 km e una velocità
massima di 16 km/h.
Per contatti ed informazioni contattare la
segreteria
Anffas
Villa
Gimelli:
0185/289478.
“RAVIOLATA” A FAVORE
DELL’ANFFAS
Una festa della buona cucina che sta diventando ormai un appuntamento tradizionale
della primavera di San Lorenzo della Costa.
La quarta “raviolata” organizzata dal
Comitato Festeggiamenti, dal Comitato
Sparata e dal Gruppo Avis di San Lorenzo
si è svolta in un clima “appetitoso” ed
allegro domenica 13 giugno c.a.
Ringraziamo gli organizzatori per aver
deciso anche quest’anno di devolvere l’intero incasso della serata alla nostra
Associazione ANFFAS e la nostra
Consigliera Raffaellina Costa che ha fatto
da trait-d’union per la buona riuscita della
manifestazione.
ANNO XIV - N. 2 2010
Trimestrale della
ASSOCIAZIONE ANFFAS
“VILLA GIMELLI”
Onlus di Rapallo
DIRETTORE EDITORIALE
Rosina Zandano
DIRETTORE RESPONSABILE
Emilio Carta
COMITATO DI REDAZIONE
Giuliana Chiesa (coordinamento)
Gloria Barbetta - Stefania Carossia
SEGRETERIA REDAZIONALE
Francesco Grandi (0185 289478)
REDAZIONE, IMPAGINAZIONE
E STAMPA
Azienda Grafica Busco Edizioni
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Salita Banchi, 20 - 16035 Rapallo GE
Tel. 0185.289478 - Fax 0185.289191
e-mail: [email protected]
c.c.b. n. 10092 presso
Deutsche Bank - Agenzia A
cab 32111 - abi 03104
AUTORIZZAZIONE
Tribunale di Chiavari n. 173 del 24.4.1997
HANNO COLLABORATO:
Gloria Barbetta, Alberta Caminati,
Stefania Carossia, Mario Consiglieri,
Giuliana Chiesa De Marco,
Roberto De Lorenzis, Marco Delpino,
Fabrizia Galli, Carlo Gatti, Valentina Giampieri,
Francesco Grandi, Patrizia Turi, Rosina Zandano
www.villagimelli.it