Viaggio tra i giganti dell`Hindukush, del Karakorum e dell`Himalaya
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Viaggio tra i giganti dell`Hindukush, del Karakorum e dell`Himalaya
Viaggio tra i giganti dell'Hindukush, del Karakorum e dell'Himalaya di Silvana Montorfano Il viaggio che vogliamo fare è affascinante e spettacolare ma faticoso. Dobbiamo essere in buone condizioni fisiche e dotate di spirito d'adattamento ai disagi che comporta un percorso con mezzi fuoristrada in altitudine, su piste di m o n ta g n a i m p e r v i e e disagevoli con rischi d'improvvise interruzioni. Partiamo per il Pakistan, destinazione del volo Karachi. La prima tappa è Peshawar, città di frontiera per eccellenza (tale, infatti, è il suo significato letterale), posta sulla strada per il vicino Khyber Pass (confine afghano). E' la città più antica del Pakistan con la moschea di marmo, il bazar e il museo che ospita un'inestimabile collezione d'arte gandhara. Ai tempi del massimo splendore della Via della Seta costituiva una delle tappe fondamentali sul tratto meridionale che univa l'India e la Cina alla Bactriana ed alla Persia e di qui ai porti del Mediterraneo. No no st an te l' in ev it ab il e modernizzazione, Peshawar è riuscita a mantenere quasi intatto il suo fascino leggendario: il dedalo di stradine della città vecchia costituisce ancora oggi uno dei più animati e coloriti bazar dell'Oriente in cui festoni di tappeti e di stoffe appesi alle logge fanno da quinte ai banchetti di spezie e di frutta e verdure, agli innumerevoli ristorantini ed alle botteghe degli artigiani. La folla variopinta che popola le vie ci offre un completo campionario delle genti della Frontiera: Afghani dai grandi turbanti, Afridi delle tribù di confine con le barbe tinte di rosso, Punjabi della pianura che tentano di conciliare l'esotico costume nazionale con una professionale aria da managers occidentali. Lasciamo Peshawar lungo la vall e di S wat. Al centr o dell'ampia valle, che nel 326 a.C. vide passare le armate di Al es sa nd ro di re tt e al la conquista dell'India, sorge il cap olu ogo del la reg ion e, Said u Sha rif. E' se mpre sorprendente lo spettacolo che ci viene offerto nel vivace bazar dai commercianti di pie tre pre zio se: nei lor o modesti bugigattoli maneggiano quantità impressionanti di smeraldi e rubini di provenienza locale. Ai margini della città visitiamo le grandiose rovine di ButKa ra , un o de i ma gg io ri santuari buddisti di epoca Gandhara: al centro troneggiano i re sti di un grande stupa risalente al III sec olo a.C . al l'e poc a di Ashoka , circo ndato d a mo lt is si me ca pp el le ed edicole. La maggior parte dei bassorilievi che decoravano gli e difi ci, t ra i m assi mi esempi di arte Indo-greca, recuperati durante i lavori di scavo, sono esposti nel vicino museo. Partiamo alla volta di Chitral, situata in una verde conca circondata da montagne e dominata dalla superba mole del Tirich Mir (7708 m), la vetta più alta della catena dell'Hindukush. Il paese si trova a 280 Km di distanza e a 9 ore circa di tragitto in jeep. Giunti al passo di Lowari, a oltre 3000 metri di altitudine, ci informano che a causa di una frana la strada è interrotta poco più avanti. Siamo quindi costretti ad abbandonare le nostre jeep ed a proseguire a piedi per oltre 4 ore, per ra gg iu ng er e, do po av er superato un'altra frana, il punto di incontro con un mezzo proveniente da Chitral. Per fortuna i nostri bagagli vengono portati a sp al la da ge nt e lo ca le , abituata a sforzi anche ad una certa altitudine. E' una bella scampagnata e intanto godiamo gli stupendi pa n o r a m i d e l l a c a t e n a dell'Hindukush. Il mezzo di fortuna, un vecchio camion traballante, arriva quando è buio, caric a noi ed altr e persone locali sul retro all'aria aperta e ci conduce sani a salvi a Chitral, dopo un lungo curiosi costumi e rituali, le feste ricche di colori. I Kafiri Kalash vanterebbero una diretta discendenza da alcuni soldati di Alessandro Magno, che ritiratisi in queste valli di ff ic il me nt e ac ce ss ib il i, poterono sopravvivere alle successive ondate di conquista dei popoli della pianura, conservando la loro peculiare cultura e le credenze animiste che ne fanno ancora oggi l'unica comunità pagana del Pakistan. La tappa successiva ci porta nell'alta valle per raggiungere il campo dove pernotteremo; lungo il percorso sostiamo in tipici villaggi di montagna. I loro abitanti, soprattutto i bambini, arrivano numerosi dal nulla e ci circondano, guardandoci in modo curioso: capita raramente che dei turisti passino dalle loro parti e sostino. tragitto montano e tortuoso, non illuminato, se non dalla luce delle stelle, molto numerose e splendenti in quel cielo limpido e non inquinato. Da Chitra l, a 40 Km d i distanza percorsi in 2 ore e mezza circa, raggiungiamo il villaggio di Bomburet, abitato dai Kafiri Kalash, il popolo che da semp re affascina antropologi ed etnologi per le sue misteriose origini, I Montiamo le nostre tende e p r e pa r i a m o l a c e n a : cercando di accendere la bombola del gas, questa pr en de im pr ov vi sa me nt e f u o c o ; c i a l l o n ta n i a m o veloc ement e dall a tend acucina ed a debita distanza ci buttiamo p er terra: p ochi minuti dopo, che sembrano un 'e te rn it à, si od e u no scoppio pauroso e la bom bol a vie ne sca gli ata verso l'alto finendo chissà dove. Per fortuna la zona è disabitata per chilometri ed a noi non è successo nulla, a parte un grosso spavento. Il viaggio riprende snodandosi lungo una tortuosa pista di montagna che sale fino al passo di Shandur a oltre 3.700 metri di altitudine, collegando, con un percorso di 80 chilometri che richiede 6/7 ore, la regione del Chitral con la valle di Gilgit: le grandi panoramiche dell'Hindu Raj e dell' Hindu kush lasci ano il posto agli idilliaci paesaggi dell'azzurro lago Phander. Allestiamo un nuovo campo te nd at o ne ll a be ll is si ma località di Shaimal. Partiamo da Gilgit lungo la Karakorum Highway per il villaggio di Gulmit, situato nell'alta valle di Hunza, residenza estiva del "Mir", il sovrano locale sino agli anni '70. Il vivace bazar di Gilgit mantiene viva la sua antica tr ad iz io ne di im po rt an te cen tro car ova nie ro e di mercato di scambio delle merci provenienti dalla Cina, dall'Afghanistan e dall'India offrendo un vasto ca mp io na ri o di mo de rn i prodotti cinesi, giapponesi ed occidentali. La Karakorum Highway è comunque una moderna arteria dal nome altisonante che in 1300 Km c ollega Islamabad a Kashgar; è stata costruita con fini soprattutto strategici sulle tracce dell'antico percorso di questo ramo meridionale della Via della Seta che risaliva la valle dell'Indo e quella dell'Hunza. E' un'opera colossale la cui realiz zazion e ha richie sto vent'anni di duro lavoro ed un elevato numero di vittime tra le ma es tr an ze ci ne si e pakistane. Il suo tracciato sinuoso, che si snoda tra alte par et i d i r oc ci a f ri ab il e, lambisce il fronte di immensi g h i a c c i a i p e r improvvisamente attraversare larghe vallate, è costellato di numerosi ponti ed è esposto al rischio di frequenti valanghe. Oggi un intenso traffico di caratteristici camion e bus pa ki st an i, de co ra ti co n ingenua fantasia, ha Sosti tuito le carov ane di cammelli e di muli che un tempo trasportavano le merci lungo l'antica pista. Anche se i mezzi ed i prodotti si sono adeguati ai tempi, lo spirito commerciale di chi la percorre è rimasto identico a qu el lo ch e n el pa ss at o spingeva mercanti, carovanieri ed audaci viaggiatori sui paurosi se nt ie ri ch e a nc or a s i intravedono correre sull'orlo di profondi burroni o tagliare st er mi na te ed in st ab il i pietraie. Dedichiamo un'intera giornata ad un'escurs ione lu ng o l' al ta st ra da de l Karakorum raggiungendo il passo Khunjerab, che collega il Pakistan con la provincia cinese dello Xinjiang. Lasciata Gulmit, dove abbiamo pernottato, la carrozzabile si snoda ai piedi di quattro successivi ghiacciai che si spingono con il loro fronte sino al fondovalle. La valle dell'Hunza prosegue verso nord/ovest punteggiata da minuscole oasi per poi correre incassata tra alte pareti di roccia. Gli insediamenti sono costituiti ormai da semplici accampamenti di pastori che si spingono in estate con i loro greggi sino agli alti pascoli delle valli laterali. 35 chilometri di gole selvagge conducono al posto di controllo di Dith, al centro di un'area dichiarata Parco Nazionale per le sue bellezze naturali e, con una serie di tornanti, raggiungiamo i 4700 metri di altitudine del Khunjerab Pass, al confine cinese. Questo passo è situato al centro di uno tra i più complessi nodi orografici della Terra in cui convergono le quattro maggiori catene montuose asiatiche: il Pamir, l'Hindu Kush, il Karakorum e l'Himalaya. Il viaggio prosegue sull'alta strada del Karakorum, effettuando alcune soste presso tipici villaggi hunza. Attraverso i paesaggi lunari della valle dell'Indo, dominata dalle m aestose c reste himalayane del Nanga Parbat, (8.130 m), raggiungiamo la cittadina di Chilas, antico crocevia di commerci e pellegrinaggi, Il percorso è di 290 Km ma richiede 7 ore circa di viaggio. Abbandoniamo ora la Karakorum Highway per imboccare la pista che sale lungo la valle himalayana di Kaghan tra grandi foreste e paesaggi di tipo alpino sino al valico Babusar a 4150 metri di alti tudi ne. Supe rato il panoramico passo discendiamo a Naran. L'estenuante percorso della giornata, di 113 chilometri ha richiesto 11 ore circa. In un'escursione nella valle di Kaghan raggiungiamo il lago S a i f - u l - M ul u k , c h e u n a leggenda locale vorrebbe abitato dalle fate; il lago è sit uat o a 320 0 met ri di altitudine in una cornice di maestose montagne innevate. La sc ia mo a m al in cu or e questi paesaggi fiabeschi per percorrere i 300 Km che ci separano da Islamabad, la moderna capitale del Pakistan. Lungo il percorso, sostiamo a Taxila che fu capitale di sette imperi dal VI secolo a.C. al VI secolo d.C. per visitare le rovine archeologiche e il museo. Fiorente centro di cultura Gandhara e massimo centro del buddismo primitivo, Taxila fu conquistata da Alessandro Magno che ne fece il più importante centro di cultura greca a est dell'Indo. Con un v olo dir ett o da Islamabad arriviamo a Lahore, capitale storica del Pakistan e capoluogo della provincia del Punjab. E' una città ricca di monumenti e di opere d'arte che ne tes tim oni ano l'a nti co e fiorente passato: la moschea Ba ds ha hi , i n g re s r os a arabescato di marmo bianco, Simbolo della città; l'antico forte, meraviglia dell'architettura Mogol, con l'enorme complesso di chiostri, padiglioni, terrazze; i giardini Shalimar, massimo esempio di grazia ed equilibrio; la moschea d'oro, il vecchio bazar e il museo fondato dal padre di Rudyard Kipling nella seconda metà dell'800 e ricco di reperti storici dell'epoca Ghandara, Buddista, Jain, Mogol e del periodo coloniale. A Karachi ci aspetta l'aereo che ci riporterà in Italia. Il viaggio è terminato: nelle ns. memorie resteranno indelebili i paesaggi montani delle valli percorse, i mitici valichi e i grandiosi scenari di alta montagna con le m a e s t o s e v e t t e dell'Hindukush, del Karakorum e dell'Himalaya, i popoli delle montagne e le loro antiche tradizioni salvaguardate da un secolare isolamento, i tesori de ll 'a rt e gr ec o- bu dd is ta Ghandara, la raffinatezza dell'architettura Mogol, i pittoreschi bazar e il multicolore mosaico di etnie. (Dal diario di viaggio in Pakistan, agosto 2000)