lezione 1 - Mini Corso Gratuito di Scrittura Creativa

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lezione 1 - Mini Corso Gratuito di Scrittura Creativa
LEZIONE 1
PRIMA UNITA’ DIDATTICA – LEZIONE 1
(Lezione tratta da “Scrivere” – Fabbri Editore)
IL CORPO NARRATIVO
Chi decide di mettersi a scrivere di solito lo fa perché ha “qualcosa da dire”.
L’affermazione sembra banale, e invece merita di essere presa sul serio, anche in
considerazione del fatto che prima di noi l’ha fatta lo scrittore americano Francis
Scott Fitzgerald, il quale sosteneva che “Non si scrive perché si vuol dire qualcosa;
si scrive perché si ha qualcosa da dire”. Bene, quello che “abbiamo da dire” non è
altro che il contenuto del testo, l’espressione dei nostri pensieri, insomma, quello che
si definisce il tema dello scrittore.
Organizzare questi contenuti in un insieme di parole che raccontino una storia
significa dar vita a un corpo narrativo. I temi della narrativa riguardano,
tradizionalmente, i vari aspetti della condizione umana. Amore e morte, religione e
giustizia, origini e destino, sofferenza e aspirazione alla felicità sono le principali
tematiche tratte dell’esperienza umana che, nella varie forme, costituiscono da
sempre degli spunti di riflessione per scrivere. I filosofi, sin dagli albori della civiltà,
hanno analizzato queste tematiche fondamentali e le hanno discusse in saggi e trattati.
Avere un tema di cui poter parlare è un patrimonio di tutti. E quindi anche nostro.
Quello che cambia è il modo di esporlo: sicuramente, la strada dell’aspirante
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romanziere sarà molto diversa da quella delle persone che abbiamo appena citato
perché chi sceglie di esprimere le proprie idee attraverso una storia si trova di fronte a
un problema un po’ curioso. Infatti non può limitarsi a “dire”: deve anche far
“vedere” quello che pensa.
SUSCITARE UN’EMOZIONE
Suscitare una reazione emotiva, facendo vedere come stanno le cose, è molto più
efficace che esporle in modo più o meno elaborato. Dire “ti amo” non è lo stesso che
far sentire amata una persona: fatte le debite proporzioni, se scrivendo una storia ci
limitassimo a “dire” ciò che pensiamo non daremmo vita a un corpo narrativo. Dire
che i problemi dell’infanzia si ripercuotono sull’individuo adulto è un’affermazione
perfettamente accettabile in bocca a uno psicologo, ma un’opera letterarie, anche se
può contenere interessanti analisi sulla natura umana, non è un testo di psicologia.
Un’opera letteraria non deve “descrivere”, bensì “far sentire”.
OFFRIRE PIU’ DI UN SEMPLICE ENUNCIATO
Scrivendo narrativa, il vostro scopo è trascendere i vostri pensieri e, tramite il
linguaggio, offrire qualcosa di più di un semplice enunciato. – Nel momento in cui
incominciate a scrivere, certamente anche voi, come tutti, intendete esaminare alcuni
aspetti dell’esistenza. Ma il vostro obiettivo non può limitarsi a esprimere
un’opinione, né dovete dilungarvi in spiegazioni puramente razionali su come
affrontare o risolvere un dato problema. Il vostro compito è quello di dare qualcosa in
più, in modo che il vero contenuto della storia sia racchiuso al suo interno.
MOSTRARE SENZA DIRE – SHOW, DON’T TELL
A volte il vero contenuto può essere addirittura nascosto tra le righe. Per esempio,
supponiamo che vogliate esprimere quanto sia importante “cogliere l’attimo”, vivere
il momento, insomma il famoso “carpe diem”. Il tema è già stato affrontato da molti
scrittori, dal poeta latino Orazio in poi, e ruota attorno al concetto della precarietà
della vita e della saggezza di chi sa cogliere l’attimo che fugge. Bene, se anche voi
volete esprimervi su questo argomento, attenti a non dire semplicemente:
“Attenzione, perché il tempo vola! E’ bene cogliere e godere l’attimo fuggente,
altrimenti le occasioni andranno perdute per sempre”. Questo tipo di discorso, per
quanto convincente a livello razionale, difficilmente arriverebbe a toccare, a
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smuovere qualcosa nella persona che sta leggendo. Dovete invece sforzarvi di
raccontare una situazione dalla quale emerga tale concetto.
COINVOLGERE IL LETTORE
Perché questo esercizio riesca è indispensabile la collaborazione del lettore. E questo
è un altro punto fondamentale da tenere sempre presente. Il lettore non deve essere
considerato un elemento passivo che legge e assorbe soltanto quello che gli dite, ma
un elemento attivo che legge perché vuole arricchirsi, apprendere qualcosa in più.
Lettura come partecipazione, dunque, lettura come esercizio mentale. Addirittura,
secondo Marty Bickman, professore di scrittura creativa all’Università americana di
Boulder, Colorado, lettura come sport. Bickman era solito dire che “apprendere
non uno sport da spettarori”. Che cosa intendeva dire? Che apprendere è uno sport
(una parola che già denota attività) in cui non basta stare seduti ad ascoltare. Bisogna
partecipare, darsi da fare. Altrimenti l’apprendimento rimane passivo e sterile.
PRIMA DI SCRIVERE OCCORRE SAPERE LEGGERE
Ecco perché chi vuole imparare a scrivere deve prima saper leggere, carpire i
segreti di un corpo narrativo e farli suoi. E’ importante, perché come dall’esercizio
sportivo si trae un rafforzamento dei muscoli, dalla lettura attiva deriva un
affinamento dei muscoli mentali. L’attività “sportiva” di un testo letterario è
paragonabile per certi versi a una partita a tennis fra chi scrive e chi legge, dove
l’autore esprime e il lettore coglie il significato. La partita di cui parliamo, la
letteratura, è fatto di continui rimbalzi fra l’autore, che vuole esprimere (ma senza
dire) qualcosa, e lettore, che cerca qualcosa in ciò che legge. Possiamo spiegare
meglio questo concetto richiamando una particolare “figura” del discorso, uno dei
tanti strumenti espressivi di cui dispone la retorica (dal latino “ars rhetorica”, cioè
l’arte e la tecnica di parlare e scrivere con efficacia persuasiva): l’allegoria. Ora, si
ha un’allegoria quando il senso letterale (le parole che leggiamo nel testo, per
intenderci) rimanda a qualcos’altro, a un significato nascosto, sottinteso, che non
è subito evidente. Ma l’allegoria, in realtà, non si limita a stabilire corrispondenze
fra singoli termini o parole; un breve racconto o una lunga narrazione possono essere
allegorici perché i singoli elementi che li compongono (parole, immagini, fatti e
situazioni) sono collegati tra loro e, tutti insieme, rimandano a una “rete” di concetti o
di significati nascosti, da interpretare.
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SENSO LETTERALE E SIGNIFICATO ALLEGORICO
L’allegoria ha origine nel mito e nella religione, non a caso proprio nelle narrazioni
che tentano di spiegare i fatti universali della natura umana; tuttavia si ritrova nel
corso dei secoli in una ricca varietà di forme letterarie, dalla favola alla poesia, dal
teatro al romanzo. Già nel primo canto dell’inferno di Dante, per esempio, le tre fiere,
la Lonza, il Leone e la Lupa, che si parano sul cammino del poeta (in senso letterale),
rappresentano in realtà i vizi capitali dell’invidia, della superbia e dell’avarizia (il
significato allegorico). Pensiamo, inoltre, alla favola della cicala e della formica: qui
il testo pone a confronto una cicala sfaccendata e gaudente e una formica che lavora
instancabilmente, accumulando cibo per l’inverno. In realtà, le vicende del mondo
animale (il senso letterale) riflettono vizi e virtù del mondo degli uomini, ovvero
l’ozio e l’imprevidenza che si oppongono alla laboriosità e alla lungimiranza (il
significato allegorico). Ma anche un romanzo può essere allegorico. Tra i più noti
ricordiamo “La fattoria degli animali” di George Orwell (Motihari, India, 1903 –
Londra 1950), in cui le vicende che vedono protagonisti gli animali della fattoria
Manor rimandano a una rappresentazione allegorica del comunismo sovietico.
Intendiamoci, non tutta la letteratura è allegorica, né obbedisce sempre a questi
semplici meccanismi. Tuttavia, questa figura retorica è un ottimo esempio di
come la scrittura narrativa posso esprimere “qualcos’altro”. Rimbalzi di parole,
rimbalzi di significati nascosti, di immagini, di azioni e reazioni. Spetta a ciascun
lettore che pratica questo “sport” letterario intercettare il lancio che l’autore effettua
al di là della rete del linguaggio. Lo sport, per lo scrittore, è saper porgere
l’allegoria. Per il lettore è saperla cogliere.
LE DOMANDE ESSENZIALI: “CHE COSA?” e “COME?”
Ogni volta che vi trovate davanti a un brano di narrativa, specialmente se già scrivete
o state cominciando a farlo, provate sempre a chiedervi: “Che cosa?” e “Come?”.
Sono due domande essenziali per esplorare e comprendere il contenuto e lo stile della
storia. In altre parole: che cosa sta cercando di dire l’autore? Che cosa riusciamo a
rilevare, noi, in questa lettura? Che cosa e come ci colpisce maggiormente? Come
riesce l’autore a “dire senza dire”, ovvero a metterci davanti agli occhi il suo
messaggio anche senza enunciarlo esplicitamente? Come ci coinvolge nella lettura?
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DUE STRUMENTI UTILI: I PERSONAGGI E LA TRAMA
Le domande introdotte da “Che cosa?” e “Come?” che abbiamo appena visto sono
valide per qualsiasi narrazione. Ma quali sono gli strumenti a disposizione di uno
scrittore di narrativa per “esporre” senza “dire” le proprie considerazioni? La risposta
è semplice e universalmente valida: i personaggi e la trama. Questi due elementi
sono propri della narrativa (rispetto, per esempio, alla dimensione puramente
intellettuale del trattato filosofico) e sono strettamente collegati fra loro. La trama, o
intreccio, vale a dire lo svolgimento dell’azione, non può sussistere senza qualcuno
che la viva; quel “qualcuno” altri non è che il personaggio letterario, un alter ego, un
sostituto che l’autore usa, in un certo qual modo, per vivere (e far vivere)
un’esperienza significativa in quel piccolo grande universo che è il testo letterario.
(Torneremo in seguito su questi due elementi chiave – personaggi e trama – e
vedremo in quale misura permettano a uno scrittore di esprimere un’idea – e al
lettore di coglierla - al di là del significato letterale del testo).
SUGGERIRE TRA LE RIGHE
Naturalmente esistono anche diversi tipi di scrittura in cui il messaggio è reso in
maniera esplicita dall’autore. Tuttavia, nel viaggio che avete appena incominciato nel
mondo della scrittura creativa sarà molto utile esercitarsi nel discorso del “detto ma
non detto”. Starà poi a ciascuno di voi decidere cosa, quanto e come dire, a seconda
della vostra natura, formazione e inclinazione letteraria. Per cominciare, partiamo
dunque dal presupposto che saper scrivere includa la capacità, da parte vostra, di
suggerire qualcosa “tra le righe”, di trasmettere un messaggio a livello profondo,
visivo e allegorico.
FINE DELLA PRIMA UNITA’ DIDATTICA/ 1° LEZIONE
Buona creazione! Un saluto da Staff NUOVA COLMENA – Open Writing Space Group
(Testo tratto da: “Scrivere” – Fabbri Editore)
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