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Museo del Jazz, martedì 22 dicembre 2015, ore 18
Guido Michelone presenta
Ella Fitzgerald Story
tra jazz e canzone
Timbro purissimo, dizione chiara, fraseggio eccitante, intonazione impeccabile e soprattutto
estensione di ben tre ottave: una voce che vale un assolo della tromba di Louis Armstrong,
un'ugola che sa essere uno strumento jazz.
A metà degli anni Trenta, sedicenne, durante la Big Bands Era, dopo i provini all'Apollo di Harlem,
s'impone subito come la First Lady Of Singing che incanta il pubblico del raffinato Savoy Ballroom.
Ella Fitzgerald, insieme a Bessie Smith, Billie Holiday e Sarah Vaughan, è tra i pilastri della storia del
jazz e in particolare la regina del canto scat. Nata a Newport, in Virginia, da una famiglia difficile, si
sposta ben presto a New York City. Dopo la morte della madre, la giovanissima Ella conosce la
strada, la malavita, e persino il vagabondaggio. Viene notata per puro caso, dal trombettista della
band del famigerato Chick Webb, a uno spettacolo amatoriale. Si racconta che nelle sue prime
collaborazioni la futura diva fosse così rude da doverle insegnare l'uso di acqua e sapone. Da lì,
pian piano, inizia una carriera prolifica e irrefrenabile, con uno stile ironico, virtuoso ed esplosivo,
attraverso lo swing, il bebop, il mainstream, la bossa nova, fino alle indimenticabili riletture dei
grandi classici del songbook americano, tanto nel minimalismo del paino jazz trio quanto fra la
magniloquenza di un'orchestra ritmo-sinfonica, diretta o accompagnata da maestri del calibro di
Count Basie e Duke Ellington.
1955 con orchestra ritmo-sinfonica
- A tisket a tasket
- Oh Lady be Good
1966 con Duke Ellington Big Band
- Satin Doll
1977 con Tommy Flanagan Trio
- My Man
- Billie's Bounce
1979 con The Count Basie Orchestra
- Sweet Georgia Brown
-
After You've Gone
Round Midnight
Fine & Mellow
Flying Home
Honeysuckle Rose
St Louis Blues.
"Alcuni ragazzi in Italia mi chiamano Mamma Jazz.
Mi fa molto piacere.
Almeno finché non mi chiameranno Nonna Jazz"
(Ella Fitzgerald)