Clean Air Act - Dipartimento di Chimica
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Clean Air Act - Dipartimento di Chimica
Clean Air Act • 1948 Donora – Pennsylvania 20 morti – 6.000 intossicati • 1952 Londra 3.000 morti – centinaia di migliaia di intossicati • • • • 1963 Originale Clean Air Act 1970 Legge Federale Clean Air Act 1970 Creazione EPA 1990 Revisione ed espansione C.A.A. e aumento poteri EPA Effetti del Clean Air Act • Investimenti di miliardi di dollari per supportare la legge Clean Air Act Dal 1970 • I 6 inquinanti più comuni sono diminuiti più del 50% • Auto sono 90% più pulite • Cessata la produzione di sostanze dannose per l’ozono stratosferico Criteri di qualità dell’aria • Inquinanti mediante la misura dei quali è possibile ottenere informazioni circa la qualità, la salubrità dell’aria • • • • • • • Monossido di carbonio CO Diossido di zolfo SO2 Ozono O3 Biossido di azoto NO2 Idrocarburi eccetto metano NMHC Particolato PM Piombo Pb Standard di qualità dell’aria • Concentrazioni massime permesse dei criteri di qualità dell’aria • Variano da stato a stato a seconda di fattori politici, economici e tecnologici • Primari – per la salute pubblica • Secondari – per il benessere generale • TLV – Threshold Limit Value (valore limite di soglia): livello fissato in base alle conoscenze scientifiche, incluse quelle relative alle migliori tecnologie disponibili, al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, che deve essere raggiunto entro un limite prestabilito e che non deve essere successivamente superato. • TLV-C (ceiling): concentrazione che non deve essere superata durante qualsiasi momento dell'esposizione lavorativa. • TLV-TWA (time-weightened average): concentrazione limite, calcolata come media ponderata nel tempo (8 ore/giorno; 40 ore settimanali), al di sotto della quale tutti i lavoratori possono essere esposti, giorno dopo giorno senza effetti avversi per la salute per tutta la vita lavorativa. • TLV- STEL (short-term exposure limit): è il valore massimo consentito per esposizioni brevi (non oltre 15 minuti) ed occasionali (non oltre quattro esposizioni nelle 24 ore, intervallate almeno ad un'ora di distanza l'una dall'altra). MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Caratteristiche tecniche: il monossido di carbonio è un gas incolore, inodore, ed insapore, più leggero dell’aria, che si forma per combustione incompleta di composti contenenti il carbonio. Mentre nella combustione ottimale il carbonio viene completamente trasformato in anidride carbonica (CO2), in condizioni di insufficiente quantità di ossigeno o di insufficiente tempo per far avvenire la reazione di combustione, si ha la formazione di una certa quantità di monossido di carbonio. Il CO rappresenta quindi un primo stadio di ossidazione del carbonio: in pratica nei processi di combustione si formano sia CO che CO2. Origine del CO • Formato durante la combustione incompleta di combustibili organici • Ossidazione fotochimica del metano (70 %) • Degradazione clorofilla in autunno (20 %) • Origine antropica (6 %) MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) CHIMICA DELLA COMBUSTIONE COBUSTIONE COMPLETA : C carbonio + O2 ossigeno = CO2 anidride carbonica COMBUSTIONE INCOMPLETA. C carbonio +O ossigeno = CO monossido di carbonio Destino del CO • Permanenza in atmosfera ~ 3-4 mesi • CO + HO• ⇨ CO2 + H O2 + H + M ⇨ HOO• + M HOO• + CO ⇨ CO2 + HO• • Microorganismi del suolo Effetti del CO • Riduzione capacità di fissare l’azoto • Riduzione capacità di sviluppo della vegetazione • Pericoloso per la salute umana – killer micidiale MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Tossicità: Nel corpo umano l’ossigeno viene trasportato da una proteina contenuta nei globuli rossi chiamata EMOGLOBINA. L’emoglobina favorisce la veicolazione dell’O2 ai tessuti del corpo umano dove, fissa il prodotto di scarto del processo di respirazione (anidride carbonica) per riportarlo ai polmoni e ricominciare il ciclo. La pericolosità del CO per l’organismo umano deriva dalla sua grande affinità per l’emoglobina. MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Nel caso in cui venga respirato monossido di carbonio, questo si lega in massima parte (85 %) all’emoglobina (con affinità 200-250 volte superiore all’ossigeno) formando CARBOSSIEMOGLOBINA (COHb) L’emoglobina cosi non è più in grado di trasportare ossigeno e anidride carbonica e di fatto non è più utilizzabile per la respirazione per cui ne risulta un “soffocamento” dei tessuti. MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Sintomatologia di intossicazione: non esiste una corrispondenza tra i livelli ematici di Carbossiemoglobina e gli effetti clinici e pertanto è difficile identificare dei valori con significato diagnostico. I seguenti dati devono quindi essere considerati indicativi: Intossicazione lieve: ( CO tra i 120 e 150 p.p.m. e livelli ematici di COHb intorno al 20-30%) può dar luogo a CEFALEA, DISPNEA, VASODILATAZIONE, NAUSEA, VOMITO, VERTIGINI, DISTURBI ALLA VISTA MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Intossicazione media: ( CO tra i 400 e 600 p.p.m. e livelli ematici di COHb intorno al 40-50%) può dar luogo oltre a quanto già descritto a IPOTENSIONE, TACHICARDIA, ARITMIA. Intossicazione elevata: ( CO superiore a 1000 p.p.m. e livelli ematici di COHb superiori al 60 %) può dar luogo a COMA, CONVULSIONI, INSUFFICIENZA RESPIRATORIA, ISCHEMIA MIOCARDICA, EDEMA POLMONARE, ARRESTO CARDIORESPIRATORIO. MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Terapia: se si sospetta una intossicazione da monossido di carbonio il soccorritore deve: • aerare i locali mediante l’apertura di finestre • prestare attenzione a non respirare la stessa aria • se possibile eliminare la fonte di inquinamento • spostare l’infortunato in luogo sicuro Se il soggetto respira ed è cosciente, incitarlo a respirare profondamente, se invece è incosciente e sono assenti le funzioni vitali, si rimanda alle nozioni di primo soccorso. N.B.: anche in caso di intossicazioni lievi il soggetto va avviato a centri specializzati MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) L’ossigenoterapia dovrà essere praticata il più precocemente possibile con tecniche strumentali proporzionate al grado di compromissione della funzione respiratoria (maschera facciale, pallone manuale autoespandibile “Ambu”) Il legame del CO con l’emoglobina è di tipo REVERSIBILE, per cui alte pressioni parziali di O2 possono a loro volta spiazzare il CO MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Indici di esposizione e pericolosità: Vengono forniti come linee guida per agevolare il controllo dei rischi per la salute Vengono espressi da qualificati Enti Internazionali e vengono adottati, al fine di esprimere un giudizio sulla gravità di una esposizione lavorativa. Tali valori indicano, per ognuna delle sostanze, le concentrazioni al di sotto delle quali si ritiene che la maggior parte degli individui possa rimanere esposto ripetutamente giorno dopo giorno senza effetti negativi per la salute. MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) IDLH : Concentrazione immediatamente pericolosa per la vita e la salute. Rappresenta la concentrazione massima che si può respirare per 30’ senza avere pericolo immediato per la vita. Rappresenta inoltre il tempo massimo entro il quale una persona debba abbandonare una zona contaminata. MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Indici di pericolosità del Monossido di Carbonio TWA TLV – C IDLH 25 p.p.m. (29 mg/m3) 200 p.p.m. (230 mg/m3) 1000 p.p.m. 1150 (mg/m3) Fonte: ARPA MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Domanda: Come si fa a proteggersi dal MONOSSIDO DI CARBONIO ? Risposta : FISSI 1 - Attraverso i Dispositivi di RILEVAZIONE 2 – Attraverso i DISPOSITIVI DI PROTEZIONE 3 – Attraverso i DISPOSITIVI DI FUGA PORTATILI MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) DISPOSITIVO DI RIVELAZIONE PORTATILE Avvisatore acustico Lo strumento è dotato di due livelli di allarme: BASSO: 25 ppm Avvisatori luminosi Cella di analisi Display indicatore ALTO: 100 ppm Pulsante di TEST MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Lo strumento è attivo per un periodo di 24 mesi. La durata residua la si può verificare premendo il pulsante di TEST. Lo strumento verificherà il funzionamento delle segnalazioni acustiche e luminose e successivamente indicherà sul display il numero dei mesi residui. 24 MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Quando lo strumento rileva una concentrazione di 25 ppm,sul display comparirà la scritta “Lo”. Al raggiungimento della soglia di concentrazione di 100 ppm. Sul display comparirà la scritta “Hi”. Lo Hi MONOSSIDO DI CARBONIO ( CO) Lo strumento di RILEVAZIONE in dotazione agli equipaggi, è da considerarsi come un DISPOSITIVO di PROTEZIONE di tutta la squadra impegnata nelle operazioni di soccorso, quindi va portato con se ad ogni servizio INDIPENDENTEMENTE dalla tipologia del servizio da compiere e tenuto ben in vista e il più possibile vicino alla testa. Il rilevatore di CO, deve tassativamente essere portato dal soccorritore che per primo accede al luogo dell’intervento. Controllo delle emissioni di CO • Miscela aria-carburante povera ⇨ > 16:1 • Marmitta catalitica Analizzatore di CO Norma tecnica di riferimento: UNI EN 14626 “Metodo normalizzato per la misurazione della concentrazione di monossido di carbonio mediante spettroscopia a raggi infrarossi non dispersiva”. Principio di misura: Assorbimento I.R. Modalità di funzionamento: Gli analizzatori di CO operano secondo il principio dell’assorbimento IR in accordo alla legge di Lambert-Beer; sfruttando un massimo di assorbimento del CO a 4.67 µm. Alla medesima lunghezza d’onda assorbono anche composti assai comuni come l’acqua e l’anidride carbonica. Per eliminare tali interferenze, viene impiegato un dispositivo chiamato “Ruota di correlazione”, costituito da una ruota divisa in due mezzelune: una contiene azoto e l’altra una miscela di CO in azoto a concentrazione nota. Nella camera di misura, facendo girare tale ruota con una certa frequenza, i raggi IR passano alternativamente nelle due mezze lune arrivando poi al detector. Dalla differenza dei segnali e la successiva elaborazione si ottiene quindi la sola misura del CO, eliminando le interferenze e consentendo inoltre una elevata sensibilità. Diossido di zolfo – SO2 • Gas incolore, odore acre e pungente • Altamente solubile in acqua … SO2 … Deriva dalla ossidazione dello zolfo nel corso dei processi di combustione delle sostanze che contengono questo elemento sia come impurezza (come i combustibili fossili) che come costituente fondamentale. Rappresenta l’inquinante atmosferico per eccellenza essendo il più diffuso, uno dei più aggressivi e pericolosi e di gran lunga quello più studiato ed emesso in maggior quantità dalle sorgenti antropogeniche. Chimica dell'ambiente Origine di SO2 • Naturale (~ 20 Tg) – Emissioni vulcaniche – Incendi boschivi – Ossidazione composti volatili dello zolfo (CS2 COS H2S) – Processi biogenici (⇨ H2S ⇨ SO2) H2S + HO• ⇨ HS• + H2O HS• + O2 ⇨ HO• + SO SO + O2 ⇨ SO2 + O Origine di SO2 • Antropica (~ 150 Tg) – Combustione materiali contenti zolfo (carbone, petrolio, gasolio) 4 FeS2 + 11 O2 ⇨ 2 Fe2O3 + 8 SO 2 – Impianti produzione H2SO4 – Impianti di desolforazione FONTI INQUINANTI SOx … Il carbon fossile ha un contenuto di zolfo che varia dallo 0,1 al 6% e il petrolio greggio dallo 0,05 al 4,5%. Oltre il 90% dello zolfo presente nel combustibile viene trasformato in biossido di zolfo (lo 0,5-2% viene trasformato in anidride solforica ed il resto rimane nelle ceneri sotto forma di solfati). Chimica dell'ambiente FONTI INQUINANTI SOx … Rilevanti sono anche le emissioni: • nei processi di produzione dell’acido solforico, • nella lavorazione di molte materie plastiche, • nella desolforazione dei gas naturali, • nell’arrostimento delle piriti, • nell’incenerimento dei rifiuti; l’apporto inquinante dato dalle emissioni dei mezzi di trasporto appare invece trascurabile. Chimica dell'ambiente FONTI INQUINANTI SOx … L’emissione di biossido di zolfo in Italia è approssimativamente dovuta: • per il 5% al riscaldamento domestico, • per il 40% ai processi industriali comprese le combustioni • per il 50% alla produzione di energia elettrica ad opera delle centrali termoelettriche; • insieme le altre sorgenti contribuiscono per un valore pari al 5%. Chimica dell'ambiente Fonte: ARPA Destino di SO2 ⇨ Deposizione secca e umida ⇨ Ossidazione ad H2SO4, NH4HSO4, (NH4)2SO4 • Reazioni fotochimiche • Reazioni chimiche e fotochimiche in presenza di NOx e idrocarburi (alcheni) • Processi chimici nelle goccioline d’acqua • Reazioni su particelle solide aerodisperse Destino di SO2 • Ossidazione fotochimica (~ 0,1%) SO2 + hv ⇨ SO2* SO2* + ½ O2 + H2O ⇨ H2SO4 • Ossidazione catalizzata dal particolato atmosferico Destino di SO2 • Ossidazione chimica e fotochimica fase gassosa (20%) SO2 + HO• ⇨ HOSO2• HOSO2• + O2 ⇨ SO3 + HOO• HOO• + NO ⇨ HO• +NO2 SO2 + O2 + NO ⇨ SO3 + NO2 in Destino di SO2 • Ossidazione in fase liquida (80%) {O}(aq) + S(IV)(aq) ⇨ 2 H+ + SO42– O2 reazione lenta – H2O2 reazione con HSO3– O3 reazione con SO32- – Catalisi ammoniaca e Fe (III) e Mn (II) NH3 + SO2 + H2O ⇨ NH4+ + HSO3- Effetti di SO2 • Danni alle vie respiratorie – Irritazione corde vocali – Resistenza al passaggio dell’aria • Irritazioni oculari e cutanee • Effetto sinergico col particolato atmosferico • Coinvolto in diversi incidenti acuti di inquinamento dell’aria Effetti di SO2 Effetti sull’uomo Concentrazione presenza avvertibile 0,3 ppm primi effetti sanitari 1 ppm broncocostrizione 1,6 ppm irritazione occhi naso gola 10 ppm edema morte 100 ppm A livello troposferico la [c] di SO2 è 0,2 ppb Effetti ambientali di SO2 • Precursore piogge acide – Compromissione equilibrio ecosistemi – Corrosione materiali • Danni alla vegetazione – Rallentamento crescita – Clorosi – Necrosi tessuti vegetali Controllo delle emissioni di SO2 • Rimozione dello zolfo e degli ossidi di zolfo dai carburanti prima della combustione • Rimozione del biossido di zolfo dalle ciminiere dopo la combustione Controllo delle emissioni di SO2 Rimozione fisica o chimica della pirite Combustione in letto di calcare/dolomite CaCO3 ⇨ CaO + CO2 CaO + SO2 ⇨ CaSO3 Lavaggio delle ciminiere – – – – – impasto di calce Ca(OH)2 (enorme scarto) impasto di calcare CaCO3 (meno efficiente) ossido di magnesio Mg(OH)2 (assorbente rigenerabile) base sodica Na2SO3 (elevati costi) doppio trattamento alcalino NaOH e Ca(OH)2 (la soda è rigenerata nel processo) Analizzatore di SO2 Norma tecnica di riferimento: UNI EN 14212 “Metodo normalizzato per la misurazione della concentrazione di diossido di zolfo mediante fluorescenza ultravioletta”. Principio di misura: fluorescenza Modalità di funzionamento: Nella camera di misura, attraversata dal flusso di aria campione, una lampada UV emette, con una certa frequenza, una radiazione alla lunghezza d’onda di 214 nm. Le molecole di SO2 assorbono energia, a questa lunghezza d’onda, passando ad uno stato eccitato e permanendo in tale stato per delle frazioni di secondo. Successivamente, parte di queste molecole eccitate ritorna allo stato fondamentale con emissione di radiazione alla lunghezza d’onda di circa 330 nm (fluorescenza): SO2 + hν1 (λ1 = 214 nm) → SO2* SO2* → SO2 + hν2 (λ2 = 330 nm) La radiazione emessa viene misurata da un detector ed elaborata insieme al segnale registrato in assenza di radiazione eccitante. Si ha così la misura della concentrazione di SO2. NOx … Pur essendo presenti in atmosfera diverse specie di ossidi di azoto, per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria esclusivamente riferimento al termine NOx si fa quasi che sta ad indicare la somma pesata del monossido di azoto (NO) e del biossido di azoto (NO2). Chimica dell'ambiente L’ossido di azoto è un gas incolore, insapore ed inodore; è anche chiamato ossido nitrico. NO … E’ prodotto soprattutto nel corso dei processi di combustione ad alta temperatura assieme al biossido di azoto (che costituisce meno del 5% degli NOx totali emessi). La tossicità del monossido di azoto è limitata, al contrario di quella del biossido di azoto che risulta invece notevole. Chimica dell'ambiente L’ossido di azoto viene poi ossidato in atmosfera dall’ossigeno e più rapidamente dall’ozono producendo biossido di azoto. NO2 … è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall’odore forte e pungente con grande potere irritante è un energico ossidante, molto reattivo altamente corrosivo. Esiste nelle due forme N2O4 (forma dimera) e NO2 che si forma per dissociazione delle molecole dimere. Chimica dell'ambiente … NO2 … Rappresenta un inquinante secondario dato che deriva, per lo più, dall’ossidazione in atmosfera del monossido di azoto. Svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico è l’intermedio di base per la produzione di tutta una serie di inquinanti secondari molto pericolosi come: l’ozono, acido nitrico, acido nitroso, gli alchilnitrati, i perossiacetililnitrati. Chimica dell'ambiente Origine naturale di NO2 • Naturale (~ 100 Tg) – Fulmini – Incendi – Eruzioni vulcaniche – Decomposizioni organiche anaerobiche dei nitrati Origine antropica di NO2 • Antropica (~ 100 Tg) – Combustione ad elevata temperatura – Autoveicoli – Impianti di riscaldamento – Produzione di fertilizzanti – Produzione di HNO3 – Produzione di esplosivi Origine di NO2 • N2 + O2 ↔ 2 NO reazione fortemente endodermica avviene a temperature elevate • 2 NO + O2 ⇨ 2NO2 termodinamicamente favorita, ma lenta • NO + {HOO•, ROO•, O3} ⇨ NO2 rapida Destino di NO2 ⇨ Deposizione secca e umida ⇨ Ossidazione a nitrati e HNO3 • NO2 + hv ⇨ NO + O (λ < 398 nm) • NO2 + HO• (+ M) ⇨ HNO3 (+ M) Effetti di NO2 • Irritante per le mucose • Danni alle vie respiratorie • Distrugge l’idrogenasi lattica e altri sistemi enzimatici • Forma radicali che determinano perossidazione lipidica Biossido di azoto – NO2 Effetti sull’uomo Concentrazione presenza avvertibile 0,12 ppm irritazione occhi e mucose 15 ppm risentimento polmonare 25-80 ppm problemi respirazione edema 100 ppm morte per fibrosi polmonare 150-200 ppm A livello troposferico la [c] di NO2 è 0,5-4 ppb Effetti ambientali di NO2 • Precursore piogge acide NO2 + HO• (+ M) ⇨ HNO3 (+ M) • Precursore smog fotochimico NO2 + hv ⇨ NO + O (λ < 398 nm) • Danni alla vegetazione (PAN) Chiazze e collasso tessuto vegetale • Deplezione ozono stratosferico Ossidi di azoto emessi da aerei Controllo delle emissioni di NO2 • Sorgenti fisse Combustione a 2 livelli Riduzione catalitica • Sorgenti mobili Marmitta catalitica Analizzatore di NO-NO2- -NOx Norma tecnica di riferimento: UNI EN 14211 “Metodo normalizzato per la misurazione della concentrazione di diossido di azoto e monossido di azoto mediante chemiluminescenza Principio di misura: chemiluminescenza Modalità di funzionamento: in questo analizzatore si sfrutta la reazione di (1) chemiluminescenza tra l’NO e l’ozono: O3 + NO → NO2* +O2 NO2* → NO2 + hν(≈ 700 nm) (2) Nella camera di misura entrano contemporaneamente l’aria ambiente ed un flusso di ozono generato a parte dall’analizzatore. Ozono e monossido di azoto reagiscono istantaneamente per produrre NO2* eccitato (1), che successivamente torna nel suo stato fondamentale (2) emettendo una radiazione elettromagnetica nella regione dell’UV (chemiluminescenza). La radiazione emessa per chemiluminescenza è correlata con la concentrazione di NO e viene quindi registrata da un detector. Per poter misurare anche NO2, l’aria campione, prima di giungere in camera di misura, viene alternativamente fatta passare attraverso un convertitore catalitico in grado di ridurre l’NO2 presente in NO. In questo modo si ottiene in camera di misura la concentrazione totale degli ossidi di azoto, NOx. Dalla differenza tra gli ossidi totali e il solo NO si ottiene infine la misura di NO2. Dove intervenire per ridurre emissione inquinanti da autoveicoli • • • • • Qualità dei combustibili Caratteristiche dell’alimentazione Processo di combustione Sistema di propulsione Sistemi di depurazione dei gas di scarico a valle del motore ⇨ marmitta catalitica Motori a combustione interna • Combustione avviene in modo esplosivo ⇨ formazione CO CxHy • Combustione avviene ad alte temperature e pressioni ⇨ formazione NO ⇨ Emissione di inquinanti in atmosfera CO CxHy NOx Reazioni che avvengono nella marmitta • 1° reazione: riduzione NOx NOx + CO ⇨Rh N2 + CO2 • 2° reazione: ossidazione CxHy e CO CxHy + CO + O2 ⇨Pt/Pd CO2 + H2O ⇨ efficienza di rimozione ~ 90% Marmitta catalitica, una scelta costosa • Realizzazione marmitta • Formulazione dei combustibili • Revisione sistema alimentazione delle automobili Composti organici volatili - COV Sono composti ad alta tensione di vapore. Si tratta di idrocarburi, chetoni, aldeidi, alcoli, acidi, esteri, terpeni. Questi ultimi, abbondanti nel regno vegetale, costituiscono molte essenze di uso comune in profumeria. Il contributo naturale e quello antropico alla presenza di COV in atmosfera sono quasi uguali. Nell’atmosfera entrano nel meccanismo di formazione dello smog fotochimico. Tra gli idrocarburi ricordiamo il benzene. Effetti sull’ambiente Entrano nel meccanismo di formazione dello smog fotochimico. Effetti sulla salute I COV aromatici sono cancerogeni. Tra essi il benzene è il più diffuso: entra in innumerevoli produzioni industriali e costituisce circa l’1 % della benzina verde. Idrocarburi policiclici aromatici Questi composti, spesso indicati con la sigla IPA, sono idrocarburi caratterizzati da anelli aromatici condensati. In prevalenza sono di origine antropica dato che si formano in seguito a combustione incompleta di idrocarburi. Chimicamente sono piuttosto stabili. In atmosfera condensano e vengono adsorbiti su particelle carboniose (nerofumo). Per questo sono veicolati dalle polveri sottili. Effetti sulla salute Quelli più pericolosi per la salute sono costituiti da quattro o più anelli condensati. Tra questi molto noto è il benzo[a]pirene, uno dei primi inquinanti classificati come cancerogeni e l’unico monitorato per legge in Italia (ma gli IPA classificati come cancerogeni sono ben sette). In associazione con CO e altri inquinanti provocano il blocco della catena respiratoria. Benzo[a]pirene Il petrolio: benzina • Motori a benzina: C7 e C8 • Motori diesel: C9-11 Tutte le benzine devono essere formulate in modo tale da contenere sostanze antidetonanti Il petrolio: benzina Numero di ottano è la capacità di un motore di generare potenza senza che il motore batta in testa La benzina derivante dal petrolio greggio ha numero di ottano 50 Utilizzo di antidetonanti nelle benzine Il petrolio: benzina Benzina rossa piombo tetrametile Benzina verde BTX (40%) Benzina verde modificata BTX riduzione di benzene MTBE o metil-ter-butil-etere Formula bruta Formula di struttura Formula funzionale CH3-O-C(CH3)3 GRUPPO ETEREO CARATTERISTICHE PRINCIPALI: • Etere alifatico • A temperatura ambiente è un liquido incolore, volatile dall'odore acre • Miscibile con altri solventi organici e in piccola quantità in acqua, • Facilmente infiammabile ed irritante per la pelle. • Deriva dalla sintesi del metanolo e isobutene. • Additivo nelle benzine senza piombo UTILIZZI: >ADDITIVO NELLA BENZINA • Migliora alcune caratteristiche della benzina Antidetonante: aumenta il numero di ottano della benzina aumenta la volatilità • migliora la combustione (liberando ossigeno) EFFETTI SULL’AMBIENTE DIRETTI INDIRETTI >COME SOLVENTE • Minore tendenza a formare perossidi esplosivi • Alto punto di ebollizione • Costo basso di produzione industriale nei composti organici apolari PROBLEMI AMBIENTALI CONTAMINAZONE DELLE ACQUE DI FALDA Per le seguenti proprietà • Alta solubilità • Alto coefficiente di diffusione in falda • Scarsa degradabilità Alterazione delle proprietà organolettiche Limite minimo 10 μg/l SOLUZIONI PER LA DECONTAMINAZIONE TECNOLOGIE PROPOSTE • Air sparging • Soil vapour extraction • Trattamenti termici Contaminazione solo nel suolo • Barriera permeabile reattiva • Ossidazione avanzata • Pump & treat • Adsorbimento • Biorisanamento Contaminazione anche in falda TOSSICOLOGIA • Potenziale agente cancerogeno • Disordini neurologici • Problemi di respirazione • Disturbi allergici • Irritazione alla pelle e agli occhi Metodo di misura del benzene Modalità di funzionamento: il monitoraggio del benzene (C6H6) viene realizzato mediante strumentazione automatica (analizzatore BTEX) che effettua il campionamento dell’aria ambiente con frequenza oraria e successiva analisi gascromatografica o mediante campionamento dell’aria su fiale di carbone per un periodo di 24 h, successivo desorbimento del campione raccolto mediante desorbimento chimico o termico e infine analisi gascromatografica da realizzarsi in laboratorio. Diossine Sono una serie di composti organici clorurati a struttura triciclica, il più noto dei quali è il 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, noto semplicemente come diossina, di formula C12H4Cl4O2. Questi composti possono formarsi nel processo di preparazione del triclorofenolo, intermedio nella produzione di erbicidi e antibatterici, quando la temperatura sale a livelli troppo alti. Le diossine possono prodursi anche in seguito all’incenerimento di materie plastiche clorurate, come il PVC, o non clorurate se in presenza di cloro. Effetti sulla salute Le diossine sono cancerogene e probabilmente mutagene. Provocano danni al cuore, ai reni, al fegato, allo stomaco e agli organi e tessuti linfatici e la dermatite nota come cloracne. Radon - Rn Il radon, gas nobile incolore, è radioattivo e a sua volta prodotto del decadimento di tre nuclidi capostipiti che danno luogo a tre diverse famiglie radioattive: 232Th, 235U e 238U. Nella tabella a lato e' riportata la sequenza del decadimento del nuclide più abbondante in natura, 238U, responsabile della produzione dell'isotopo 222Rn, anch’esso quindi più abbondante degli altri isotopi naturali del radon, anche in virtù della sua emivita di 3,82 giorni: 220Rn e 219Rn (prodotti rispettivamente da 232Th e 235U) hanno emivite inferiori al minuto. Dato che l’uranio è presente quasi ovunque nella crosta terrestre, il gas radon è largamente diffuso sia nel terreno che nei materiali da costruzione. Isotopo Radiazione Emivita Uranio 238 alfa 4.5x109 anni Torio 234 Beta 24.1 giorni Protoattinio 234 Beta 1.2 minuti Uranio 234 alfa 2.5x105 anni Torio 230 alfa 7.5x104 anni Radio 226 alfa 1600 anni Radon 222 alfa 3.8 giorni Polonio 218 alfa 3 minuti Piombo 214 beta 27 minuti Bismuto 214 alfa e beta 20 minuti Polonio 214 alfa 1.5x10-4 secondi Piombo 210 beta 25 anni Bismuto 210 beta 5 giorni Polonio 210 alfa 136 giorni Piombo 206 Stabile Nella cartina in figura è rappresentata la situazione italiana relativamente alla concentrazione del radon. Come si vede i problemi maggiori si riscontrano in Lombardia, Lazio, Campania e Friuli. Lazio e Campania sono particolarmente colpiti dal problema radon per il frequente utilizzo in edilizia di materiali di origine vulcanica, principalmente il tufo: il radon, prodotto per decadimento radioattivo dentro i muri delle case o proveniente dal sottosuolo, tende a concentrarsi all’interno dei locali e può così essere inalato più facilmente. Per questo un’efficace contromisura è arieggiare frequentemente i locali. Il radon si forma dentro le rocce, in particolare quelle vulcaniche, e raggiunge l’aria aperta passando attraverso fenditure delle rocce stesse. La concentrazione è ovviamente massima nel sottosuolo. Non a caso tra i minatori l’incidenza del cancro polmonare è cinque volte maggiore rispetto al resto della popolazione. La concentrazione del radon nell’atmosfera si misura in Becquerel su metro cubo (Bq/m3): 1 Bq = 1disintegrazione/s. Può essere espressa anche in [Il Becquerel ha sostituito il Curie: 1 Bq = 2,7 x 10-11 Ci] Curie su metro cubo (Ci/m3). In ambienti chiusi la concentrazione media è di circa 80 bq/m3, molto superiore a quella che si riscontra all’aperto, ma si possono superare valori anche dieci volte più grandi. Come già detto le massime concentrazioni si hanno in edifici costruiti con materiali di origine vulcanica, come il tufo. A parità di altre condizioni la concentrazione del radon diminuisce all’aumentare della distanza dal suolo, anche in virtù della sua elevata densità (oltre otto volte maggiore di quella dell’aria). Effetti del radon sulla salute Gli effetti sulla salute dipendono dalla sua radioattività. Un atomo 222Rn può decadere all’interno del polmone emettendo una particella α, che penetrando in una cellula può danneggiare il DNA. Anche gli atomi che si producono nel decadimento radioattivo del radon possono a loro volta emettere particelle α. Se i danni al patrimonio genetico non vengono riparati può insorgere un tumore a carico del polmone. Per i fumatori il rischio è maggiore perché è stato provato che esiste una sinergia tra il radon e gli inquinanti contenuti nel fumo. Salvo casi estremi che richiedono interventi di specialisti, per proteggersi è sufficiente cambiare spesso l’aria dei locali chiusi. In Italia non esiste una legislazione specifica relativa al radon negli edifici residenziali. L’Euratom (Comunità europea dell’energia atomica – 1957) nel 1990 ha proposto come limite oltre il quale intervenire una concentrazione di 400 Bq/m3 per gli edifici esistenti e di 200 Bq/m3 per quelli in progettazione. In Italia si è in ritardo anche per gli ambienti di lavoro. Dal 2001 l’Euratom ha fissato in 500 Bq/m3 il limite oltre il quale intervenire. Per gli ambienti di lavoro il TLV per la dose assorbita equivalente è di 20 mSv (media annuale calcolata su 5 anni) e di 50 mSv (in un solo anno). Alcune grandezze e unità di misura relative alle radiazioni ionizzanti Dose assorbita: energia assorbita dall’unità di massa; la sua unità di misura è il Gray (Gy) 1 Gy = 1 J/kg • Dose assorbita equivalente: come la dose assorbita, ma con riferimento agli effetti biologici della radiazione. Infatti ogni tipo di radiazione ha un effetto diverso. Ad esempio, i raggi α hanno effetti molto maggiori rispetto ai raggi γ. La sua unità di misura è il Sievert (Sv) 1 Sv = 1 J/kg (stesse dimensioni SI del Gy). • Becquerel (Bq): 1 disintegrazione (decadimento) per ogni secondo. • Curie (Ci): è pari a 3,7x1010 Bq; corrisponde approssimativamente all’attività di 1 g dell’isotopo 226 del radio. • Ecco alcuni esempi di dose equivalente assorbita (si tengano presenti i TLV citati in precedenza, 20 e 50 mSv): 10 Sv – morte nell’arco di tempo di giorni o settimane 4 Sv – rischio di morte (50 %) 2 ÷ 5 Sv – nausea, perdita dei capelli, emorragie 1 Sv – alterazioni dell’emoglobina; rischio (5 %) di insorgenza di un cancro nell’arco della vita 100 mSv – rischio (5 ‰) di insorgenza di un cancro nell’arco della vita 10 ÷ 40 mSv – dose assorbita equivalente in una radioterapia 10 ÷ 20 mSv – idem in una scintigrafia o una PET 2 ÷ 15 mSv – idem in una TAC ~ 2 mSv/anno – idem a causa della radioattività naturale < 1 mSv – idem in una radiografia. Amianto E’ il nome comune di un gruppo di minerali fibrosi (amosite, crocidolite, tremolite ed altri). In virtù dello loro grande lavorabilità, unita alla resistenza al calore e agli agenti chimici, in passato questi minerali sono stati ampiamente utilizzati in un gran numero di prodotti sia da soli che in associazione con altri materiali. Purtroppo proprio la struttura fibrosa dell’amianto, alla base della sua versatilità, si è rivelata un grave problema. Infatti i materiali a base di amianto sono diventati una fonte di fibre microscopiche estremamente pericolose soprattutto per inalazione. Le principali patologie legate all’inalazione delle fibre di amianto sono l’asbestosi, il mesotelioma e il tumore del polmone. Le dimensioni delle fibre di amianto sono messe bene in evidenza dalla foto a lato in cui sono confrontate con un capello. Le fibre di amianto sono presenti anche nell’aria non inquinata. In questo caso la loro concentrazione risulta inferiore a 100 fibre/m3. Questo dato può anche triplicare nelle città (si pensi, ad esempio, che i ferodi dei freni e delle frizioni delle auto erano ottenuti impastando l’amianto con resine sintetiche). Le concentrazioni di fibre di amianto aumentano anche di un ordine di grandezza (2000 fibre/m3) nelle zone minerarie e possono arrivare a valori elevatissimi (migliaia di fibre per litro) nei luoghi dove viene lavorato. In Italia è emblematico il caso di Casale Monferrato, sede di una fabbrica della Eternit: si sono verificati innumerevoli casi di mesotelioma (tumore della pleura) e di tumore al polmone da amianto sia tra i lavoratori sia tra i cittadini, in particolare tra i familiari dei lavoratori. E’ ancora in corso il processo ai dirigenti e ai proprietari della società. Effetti dell’amianto sulla salute Le fibre di amianto possono entrare nel nostro organismo per ingestione e per inalazione. Gli effetti delle fibre ingerite non sono ancora del tutto certi, anche se si è riscontrata una maggiore incidenza di alcuni tumori dell’apparato digerente in popolazioni che usano acqua inquinata da fibre di amianto. I danni dovuti alle fibre inalate sono invece ben conosciuti fino dagli anni ‘60 del ‘900. Le fibre più pericolose sono quelle che arrivano più in profondità, fino agli alveoli polmonari. Le più piccole possono insediarsi anche nella pleura, la membrana che riveste i polmoni, o entrare nel circolo sanguigno. I problemi più seri si hanno proprio a carico della pleura e dei polmoni, con l’insorgenza di malattie molto gravi come l’asbestosi, il mesotelioma e il tumore del polmone. La malattia si manifesta dopo un tempo piuttosto lungo, dai quindici (asbestosi) fino ai trent’anni (mesotelioma). Dal 1992 l’uso, la produzione e la commercializzazione dell’amianto sono vietati. Per gli ambienti di lavoro il TLV-TWA è fissato a 10 fibre/L. Altri inquinanti • • • • • Solfuro di idrogeno, H2S, dovuto ai processi di desolforazione dei petroli in genere (delle benzine in particolare) e del gas naturale. Tiofene e mercaptani emessi da raffinerie e cokerie, facilmente individuabili a causa del loro sgradevole odore di uovo marcio. Acidi inorganici e organici (solforico, cloridrico, fluoridrico, bromidrico, acetico, fumarico, tannico, ecc.) liberati nelle combustioni o in cicli industriali diversi. Prodotti radioattivi artificiali dovuti, oltre che alle esplosioni atomiche, a lavorazione di sostanze radioattive per l'utilizzazione pacifica dell'energia nucleare, all'impiego di nuclidi radioattivi nella ricerca scientifica, nell'industria, in campo medico e in agricoltura. Cloro, acido cloridrico e microinquinanti organoclorurati (vedere anche la voce “diossine”) liberati dalla decomposizione dovuta ad incenerimento di materie plastiche clorurate.