Avanti a sinistra_nuovo_Collana Derrida
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leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it Titolo originale: Un pacte écologique pour vivre mieux ed Entretien avec François Hollande tratti da Le Rêve Français. Discours et entretien (2009-2011) © Editions Privat, 2011 I edizione: agosto 2012 © 2012 Lit Edizioni Srl Castelvecchi Rx è un marchio di Lit Edizioni Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 - fax 06.85865742 www.rxcastelvecchieditore.com www.castelvecchieditore.com [email protected] Traduzione dal francese di Alessandro Bresolin Tutti i diritti riservati François Hollande Le ragioni della Sinistra Traduzione di Alessandro Bresolin UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO1 ppartengo a una generazione nata nell’abbondanza e nella crescita. Inizio a vivere ora l’ultima fase della mia vita in un’epoca segnata dalla crisi e dalla recessione. Cominciamo ad avere la consapevolezza che oggi il nostro modello di crescita, adottato oltre cinquant’anni fa, è superato. Non riusciremo, nonostante tutti i nostri tentativi, ad aggiustarlo e a rimetterlo a posto. A Questo modello ha molti limiti. Innanzitutto non produce crescita, ed è un difetto fondamentale, bisogna ammetterlo, se si pensa che gli viene assegnato quest’unico obiettivo. Il suo presupposto è produrre ricchezza, ma oggi ne crea di meno o a un ritmo più lento. In secondo luogo questo modello è esaurito, nel senso che esaurisce le risorse natu9 LE RAGIONI DELLA SINISTRA rali. In queste condizioni, produce esso stesso recessione e provoca un rincaro tendenziale del prezzo delle materie prime. Infine non è esportabile. Nessun Paese emergente potrà tollerare lo sfruttamento ecologico che abbiamo attuato per un secolo. Il nostro modo di consumare è diventato incompatibile con la salvaguardia degli equilibri del pianeta. L’ecologia non è solo un tipo di sensibilità politica e non è nemmeno riducibile a una mera questione elettorale: infatti, è in primo luogo una dottrina fondata su dati scientifici. A questo proposito, ricordiamo che tutte le teorie sul riscaldamento climatico avanzate in questi anni non sono un’utopia, un’opinione, un’ipotesi, bensì il frutto di osservazioni incontestabili. Consideriamo anche le istanze sociali e morali che porta in sé il movimento ecologista; intendo dire quell’esigenza di una partecipazione sociale, di una democrazia allargata e anche di un senso morale: non è possibile, ad esempio, che gli Stati Uniti producano il 25% del totale delle emissioni di anidride carbonica quando la popolazione americana rappresenta appena il 4% di quella mondiale. 10 UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO Ecco ciò che giustifica l’importanza di un imperativo ecologico. È al contempo una necessità politica, morale, sociale, ed è un obbligo legato al futuro del nostro pianeta e delle prossime generazioni. Nondimeno, il contesto è cambiato a partire dal 2007. A quel tempo eravamo in una versione dell’ecologia «felice e consensuale». La Sinistra plurale aveva compiuto alcuni progressi; Jacques Chirac aveva pronunciato discorsi che sono diventati dei punti di riferimento. C’era stata una presa di coscienza. Poi, all’epoca dell’elezione presidenziale, la firma del patto ecologico di Nicolas Hulot da parte dei principali candidati ha segnato una nuova tappa. La Grenelle Environnement ne è stata la consacrazione. Ma la crisi e i fallimenti, in cui si sono imbattute un certo numero di iniziative, hanno cambiato la prospettiva. Sono sorte nuove emergenze. La questione della crescita si è posta in modo diverso da quando, di crescita, non ce n’è proprio più e oggi siamo addirittura in recessione. La logica finanziaria è sembrata più pericolosa dello sconvolgimento climatico. D’altronde, il ritiro della carbon 11 LE RAGIONI DELLA SINISTRA tax e il fallimento del summit di Copenhagen hanno suscitato disappunto e disillusione. Visto che «la più grande delle riforme dopo l’abolizione della pena di morte» poteva essere abbandonata, che la «riunione dell’ultima spiaggia» poteva concludersi senza arrivare a niente e che il mondo non sarebbe crollato per questo, allora perché tanto zelo? Di fatto è cambiata la percezione del problema e così oggi i discorsi sull’ecologia non raggiungono la stessa intensità, non suscitano lo stesso entusiasmo, non portano gli stessi consensi di appena qualche anno fa. Allora bisogna inserire l’ecologia in un progetto globale. Questa sarà l’originalità del nostro approccio. Pensare in modo globale significa che il cambiamento che vogliamo compiere deve al contempo basarsi sul sistema produttivo, sulla politica energetica, sul consumo responsabile, sull’organizzazione dei trasporti, ma anche sul sistema fiscale, sulla politica familiare, sullo sviluppo urbano, sulla qualità dell’alimentazione, senza dimenticare la Sanità pubblica. 12 UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO Quest’approccio presuppone di regolamentare quattro grandi questioni. La prima è sociale: come portare avanti una politica ecologica, di lotta contro il riscaldamento climatico, in un mondo in cui le diseguaglianze sono sempre più grandi e in un Paese, il nostro, in cui le disparità sociali e territoriali sono sempre più profonde. L’esperienza della fiscalità ecologica è illuminante. Appariva come una soluzione di buon senso dal momento in cui tutti erano d’accordo sull’introduzione dei prelievi fiscali, per mandare un segnale ai mercati rispetto alla scarsità dei prodotti petroliferi e in merito all’esaurimento delle energie fossili. Quel dispositivo aveva una sua logica, dato che mirava a penalizzare le emissioni di anidride carbonica. Nonostante ciò, questa proposta è stata largamente respinta dalle classi popolari. È stata percepita come un rincaro sul prezzo della benzina e dunque come una diminuzione del potere d’acquisto. Ed è stata anche ritenuta ingiusta in un momento in cui molti soggetti economici non hanno altra scelta se non quella di utilizzare la loro automobile per spostarsi. Bisogna giungere alla conclusione che, dal momento in cui viene istituita una tassa per 13 LE RAGIONI DELLA SINISTRA dimostrare la scarsità della materia prima, la realtà dei prezzi contraddice il principio di giustizia sociale? Non credo! Ecco perché propongo di inserire la fiscalità ecologica e la dimensione tariffaria, come avviene già in modo diffuso in tutte le politiche locali, in particolare per l’acqua, le bonifiche, i rifiuti. La redistribuzione deve permettere ai ceti popolari colpiti dal rialzo dei prezzi dei prodotti di consumo di avere una compensazione. È questa la sfida della riforma fiscale. Allo stesso modo potrei evocare il fallimento o la triste archiviazione della conferenza di Copenhagen con la stessa argomentazione. Quel vertice è fallito perché gli Stati Uniti non erano disposti a rimettere in discussione il modo in cui gli americani consumano, ma anche perché veniva richiesto ai Paesi emergenti di rinunciare a un modello di crescita, il nostro, con il pretesto che noi stessi abbiamo esaurito le risorse naturali. Come potrebbero i Paesi emergenti, che sono in una logica di ripresa economica e in alcuni casi addirittura di sorpasso, accettare questo pessimo scambio? Così, se manca una politica di riduzione 14 UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO dei costi delle risorse su scala planetaria e se manca l’elaborazione di regole comuni per la crescita di domani, per forza andremo incontro ad altre sconfitte. Il vertice di Cancùn ha permesso di cancellare il fallimento di Copenhagen, al prezzo però della rinuncia ad ogni tipo di meccanismo di regolamentazione, sia per gli Stati Uniti che per i Paesi emergenti. La prima sfida sta dunque nel riuscire a tessere un legame tra la lotta contro le diseguaglianze e l’imperativo ecologico. La seconda sfida è territoriale. Conviene integrare l’ecologia in una logica di pianificazione. Si tratta di conferire una dimensione concreta, non solo morale, punitiva o cautelativa, ma tangibile per il cittadino: «Cosa posso guadagnarci dalla nuova distribuzione ecologica»? Arriviamo così alle politiche per la casa, per la mobilità, per i trasporti, per l’urbanistica, per l’istruzione. I progetti ecologici devono diventare strumenti di pianificazione e sviluppo. Per questo prospetto una fase nuova riguardo al decentramento amministrativo: un cambiamento delle modalità di partecipazione, un maggior ruolo assegnato 15 LE RAGIONI DELLA SINISTRA all’intervento dei cittadini e una nuova suddivisione delle responsabilità tra Stato e comunità locali attraverso la stipula dei «contratti per lo sviluppo sostenibile». Per trovare i finanziamenti a sostegno di questa trasformazione territoriale, la Cassa dei risparmi dev’essere trasformata in Cassa per lo sviluppo sostenibile. La terza grande questione è economica, riguarda il futuro della crescita. Ognuno di noi ha constatato che il Pil riflette solo in modo improprio la realtà del progresso economico. Fin dal 1973, Valéry Giscard d’Estaing aveva suggerito di riflettere su come misurare in modo nuovo la crescita. Oggi è un fatto evidente, ma quanto tempo perso! Non si tratta di rimettere in discussione il Pil in quanto tale. È un utile elemento di confronto nel tempo e nello spazio. Ne conosciamo perfettamente i vizi costitutivi. Si tratta di formulare altri parametri: gli indicatori sullo sviluppo umano o gli indici di riduzione delle diseguaglianze. Un Paese come la Francia deve poter dire, dopo l’elezione presidenziale: «Abbiamo una strategia di crescita riguardo al Pil, ma anche 16 UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO una strategia di sviluppo umano di cui i cittadini definiranno insieme gli obiettivi, il calendario e i mezzi per la sua realizzazione». In questo senso, non significa semplicemente ridefinire che cosa sono la ricchezza o il progresso, non significa solo capire meglio i costi e riconoscere le disparità, significa soprattutto sviluppare un formidabile strumento di partecipazione e governance. Dopo l’elezione presidenziale e le elezioni legislative che seguiranno, propongo di organizzare dei tavoli di concertazione per la democrazia ambientale e solidale. Questi avranno l’obiettivo di stabilire a scadenza quinquennale la via per ridurre il deficit pubblico, per migliorare la nostra competititvità, per favorire una ridefinizione dello stato sociale, per assicurare l’indipendenza energetica e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Definire degli obiettivi diventa un elemento di mobilitazione sociale. La quarta questione è quella dell’impresa e della sua responsabilità sociale. 17 LE RAGIONI DELLA SINISTRA La legge Nre (Nuovi Regolamenti Economici), votata sotto il governo Jospin, ha avuto almeno il merito di costringere le imprese a pubblicare, nei loro rapporti annuali, un certo numero d’informazioni sul modo in cui prendono in considerazione i dati ambientali e sociali. Più di recente, gli incontri della Grenelle Environnement hanno esteso alle società quotate in borsa l’obbligo di informare le autorità pubbliche con uno specifico rapporto, anche se poi quest’aspetto è stato edulcorato, con la Grenelle II, nella discussione parlamentare dell’autunno. Occorrerà ripartire dall’esigenza di trasparenza, fornendole una prospettiva in termini di competitività e di mobilitazione delle risorse umane. Perché è un motivo d’orgoglio collettivo per una società, per i suoi lavoratori come per i suoi dirigenti e azionisti, darsi degli obiettivi per uno sviluppo sostenibile. È anche uno strumento per informare il consumatore e per mandargli un messaggio ambientale che potrà usare decidendo se comprare o meno il prodotto. Infine è un parametro per la concorrenza, rispetto ad altre società meno sensibili allo sviluppo sostenibile. Deve dunque essere 18 UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO riaffermata la responsabilità sociale e ambientale dell’impresa. In questo modo la definizione di una nuova politica ecologica si integra in un progetto globale in cui si sposano le dimensioni sociali, produttive e democratiche. Non partiamo dal nulla. So quanto è stato fatto dalla Sinistra plurale. Evitiamo di infierire sulla Grenelle Environnement con il pretesto che un gran numero di quei provvedimenti sono stati abbandonati lungo il cammino. Riconosciamo che la Grenelle è stata una felice presa di coscienza che ha corrisposto a una massiccia mobilitazione di numerosi partner che, fino a quel momento, non riuscivano nemmeno a lavorare insieme, oppure dubitavano della capacità dei poteri pubblici di fissare degli obiettivi a medio termine. Gli incontri della Grenelle Environnement hanno tracciato delle nuove forme di governance, hanno contribuito a un mutamento, seppur modesto, dei comportamenti che si sono diffusi in molte amministrazioni locali. Ognuno ha la sua Agenda 21 e attua delle politiche di sviluppo sostenibile. A questa esigenza si può rispondere con più o meno vo19 LE RAGIONI DELLA SINISTRA lontà, sincerità o concretezza, ma il fatto stesso che sia evocata conferma la realtà di una volontà sociale, di un’aspirazione da parte dei cittadini e senza dubbio di una sfida elettorale, e lo testimonia il fatto che, grazie all’esperienza della Grenelle Environnement, le responsabilità ambientali sono meglio ripartite. I suoi aspetti deludenti li conosciamo: il ministero dello Sviluppo Sostenibile è tornato ad essere una cosa banale; l’agenda energetica è stata collegata al ministero delle Finanze a Bercy e tutti sanno quali sono state le conseguenze di una simile organizzazione in materia di investimenti pubblici; inoltre non si è potuta istituire la carbon tax, ma questo riguarda la metodologia scelta piuttosto che la Grenelle in sé. Infine, l’ultima delusione è quella di aver ridotto una larga parte degli obblighi delle imprese in tema d’informazione e di trasparenza. Adesso bisogna passare a una nuova tappa e avviare un nuovo modello di sviluppo. Rivendico i progressi fatti. Riaffermo la necessità della crescita come l’assunzione delle esigenze della competitività e del lavo20 UN PATTO ECOLOGICO PER VIVERE MEGLIO ro, ma allo stesso tempo so che, per raggiungere gli obiettivi, i percorsi e gli strumenti devono cambiare. A quest’evoluzione devono corrispondere nuovi concetti e nuovi strumenti. La salvaguardia delle risorse, l’indicazione del prezzo come riflesso della realtà, la capacità di proiettarsi sul lungo periodo, la sobrietà nel consumo, la prevenzione, la solidarietà, la padronanza delle tecnologie al servizio dell’essere umano, la partecipazione dei cittadini: ecco i princìpi su cui si fonda il modello di sviluppo del Ventunesimo secolo. È nel prossimo decennio che dobbiamo riuscire in questa trasformazione: 1. Innanzitutto riuscire ad attuare la transizione energetica. Non so se è meglio essere catastrofisti od ottimisti ma, se osserviamo l’evoluzione del prezzo del petrolio come quello delle principali materie prime, rileviamo che da diversi anni essa dipende da elementi legati ai movimenti della speculazione e da altri che indicano una tendenza di lungo termine verso il rincaro delle energie fossili. 21 INDICE Un patto ecologico per vivere meglio (Parigi, Maison de l’Amerique latine, 14 dicembre 2010) 7 Intervista a François Hollande (A cura di Vincent Duclert, Denis Lefebvre, Bernard Poignant e Dominique Villemot) Conclusione 31 115 Note bibliografiche 119