Quandogliarmatori deciserodisfidare l`OceanoAtlantico
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Quandogliarmatori deciserodisfidare l`OceanoAtlantico
IL SECOLO XIX xte / cultura DOMENICA 14 NOVEMBRE 2010 120 ANNI DI TRANSATLANTICI IN ITALIA Il varo del “Città di Catania” sulla spiaggia Sestri. Era il 1912 ARCHIVIO FINCANTIERI 1 DALLA FINE DELL’OTTOCENTO ALLA GRANDE GUERRA ALBERTO QUARATI Quando gli armatori decisero di sfidare l’Oceano Atlantico ICANTIERINAVALIoggisonounareal tà poco conosciuta. Un mondo vagamen te démodé, come del resto tutto quello che riguarda i porti e la navigazione. Un mondo che però ha scritto alcune delle pagine più entusiasmanti della storia in dustriale italiana. Nonostante l’immagi nedell’acciaio,dellegruedeigrandibaci ni, la cantieristica è un’industria delica ta, che si regge sulla capacità delle mae stranze, l’intelligenza dei tecnici e l’abilità commerciale dei manager. Un artigianato di altissimo livello, che ha contribuito a costruire l’identità econo mica e culturale del nostro Paese. Una storia che da oggi proviamo a raccontare, partendo dalla produzione più impor tante della navalmeccanica italiana: quella dei transatlantici, che attraverso 120 anni è arrivata a noi sotto la forma delle grandi navi da crociera. Primadeibacini,c’eranoartigiani,ma estri d’ascia. Le aree su cui insistono i cantierisonoancoraquellesucuisièfor matapersecolilaculturadellacostruzio ne navale. Ma solo con l’Ottocento si può parlare di un vero processo industriale. Un processo legato alla crescita di do manda per navi militari e mercantili. Ma anche, e in Italia soprattutto, per navi passeggeri. Il viaggio in questa storia non può che partire da Genova e Palermo. Perché qui, alla metà dell’Ottocento, hanno vissuto e lavorato quegli armatori che prima di tuttiinItaliahannocominciatoainvesti re sul serio, facendo uscire il mondo ar matoriale italiano da una realtà di piccoli cabotaggi. Raffaele Rubattino in Liguria e Ignazio Florio in Sicilia, sono i primi a La costruzione a Sestri Ponente del transatlantico “Giulio Cesare”, nel 1910 comprare piroscafi a vapore. Mentre l’Italiaconsolidavailsuoprocessodiuni ficazione, le famose grandi famiglie ge America. Una massa di persone che si ri IL PROGETTO novesicomincianoaseguireiduepionie versa soprattutto nei porti di Genova e ri, comprando all’estero “clipper” di se Napoli. E che per raggiungere una nuova UN ARCHIVIO conda mano (non più navi a vela, ma vita,deveperforzaattraversarel’Oceano nemmeno completamente dipendenti Atlantico. Un business fino all’inizio del E MILLE STORIE dal motore). Così nascono le fortune dei secolo controllato dai colossi del Nord Lavarello, degli Oneto. Europa che in Italia, ••• LA STORIA dei cantieri na Le dinastie dei Raggio, soprattutto a Genova, vali italiani vista attraverso le dei Piaggio, i primi ita apronoleloroagenziee navi più importanti uscite dai I PIONIERI liani a gestire traffici cominciano il processo bacini della nostra penisola. conilSudAmerica.Alla Rubattino, Lavarello, di internazionalizza Questo il progetto che parte fine del secolo queste zione della città. oggi con il Secolo XIX, in col Raggio, Piaggio: società si fondono, cre Ci sono alcuni arma laborazione con il gruppo Fin ando la prima grande tori stranieri, come il cantieri, che apre così una fi così sorsero compagniadelPaese:la leggendarioAlbertBal nestra sul suo corposo archi intere dinastie Navigazione Generale lin l’artefice della po vio storico. Italiana (Ngi). Soldi e tenzamarittimadiAm La prima serie di puntate ri industriali testa a Genova ma sede burgo che in Italia guarderà l’evoluzione dei a Roma, flotta da 81 pi aprono numerose transatlantici (dagli esordi fi roscafi: la seconda del Mediterraneo, la compagniedinavigazioneacapitalestra no all’attualità, con le navi da quarta al mondo. Il business più promet niero. La prima compagnia a chiamarsi crociera). tente, era quello dell’immigrazione. Dal Italia di Navigazione è tedesca: control Successivamente, l’obiettivo 1880 alla prima guerra mondiale sono 14 lata proprio dalla Hamburg Amerika Li si allargherà alla produzione milioni le persone che decidono di ab nie(Hapag)diBallin.Iprimiclipperaeli traghetti e mercantile. bandonare l’Italia per cercare fortuna in ca italiani sono costruiti a Sestri Ponen “CittàdiMilano”eil“CittàdiTorino”.Le costruiranno, tra il 1897 e il 1898 i cantie ri Odero, alla Foce e a Sestri Ponente. Viaggiano a 14 nodi di velocità, pesano 3.400 tonnellate e possono trasportare 888 persone, 138 passeggeri di prima classe e 750 emigrati. Il “Savoia”, un po’ più grande (4.300 tonnellate), traspor ta 920 persone, di cui 800 in terza classe. La prima unità costruita ex novo in Ita lia da Ngi è invece il “Liguria”, commis sionato all’Ansaldo di Sestri Ponente. Poco più grande del “Venezuela” proget tato a Sestri da Fabio Carelli, trasporta 1.244persone,dicuisolo50inprima.Era già considerata una nave di un certo lus so: per dare una dimensione, oggi un tra ghetto di quelli vecchi, un po’ spartani, degli anni Settanta, come ad esempio la “Domiziana” della Tirrenia, ha una staz za lorda di 12 mila tonnellate, e trasporta circa 2.000 passeggeri. Insomma, il comfort non era una delle priorità degli armatori che operavano sulle rotte transatlantiche. A fine Ottocento l’abate Alberto Cougnet definiva l’emigrazione «una disonesta e barbara tratta di bian chi (...) illusi (...) in cerca di pane e lavoro in luoghi ignoti, dove sovente non si tro van che stenti, miseria e morte». Ma nel 1901 arriva la legge sull’emigrazione, che tra gli altri aspetti delimita le condizioni per il trasporto degli emigranti. Viene precisato lo spazio, il cibo, i servizi alle persone in viaggio. E questo si traduce in nuove specifiche tecniche da rispettare al momento della costruzione: il mo mento per un nuovo salto di qualità. La Veloce, nel frattempo passata sotto il controllo di Ngi, fa costruire il transa tlantico “Europa”, nei Cantieri di Paler ARCHIVIO FINCANTIERI mo: 7.800 tonnellate di stazza lorda, lun go 138 metri per oltre 2.500 passeggeri. I cantieri siciliani fanno parte anche loro te, commissionati da Giobatta Lavarello del trust di Ngi, sempre pi collegato alla aicantieriCadenacciotrail1863eil1870. BancaCommerciale.SitrattadeiCantie Dagli impianti dei Briasco escono il “Cle ri Navali Riuniti (Palermo, Ancona, mentina” e l’ “Agnese”, commissionate Muggiano). E al Muggiano vengono co dall’armatore Alessandro Cerruti. Ma la struitelenavichefinalmenteallineanole stragrande maggioranza delle navi veni flotte italiane ma non i cantieri allo va comprata o commis standard del Nord Eu sionata all’estero, spe ropa: “Oceania” ed cie in Gran Bretagna, “Europa”. Nel 1910, la A SESTRI PONENTE allora il più grande co Ngi con la Veloce tra struttore navale del sporta sull’Atlantico 61 La prima nave mondo. mila passeggeri e in ba a vapore italiana Curiosamente, i pri se alla Mediterranean mi a scommettere in Conference di Firenze fu voluta maniera concreta sui controlla 64 partenze da una società cantieri italiani furono dall’Italia contro le 154 ibanchieritedeschiche a capitale tedesco delle compagnie nord nel 1888 ereditarono europee. I numeri per dai Lavarello la compa l’epoca sono da capogi gnia La Veloce. Grazie a sovvenzioni sta ro. Inevitabilmente, all’interno di Ngi si tali, La Veloce ordina infatti una maxi scatenano appetiti e lotte di potere: sor commessa da cinque unità con scafo in tir una guerra tra azionisti senza prece ferro e motore a triplice espansione, le denti. Inizia così l’avventura di Erasmo prime costruite in Italia. Sono il “Centro Piaggio. America”, il “Venezuela”, il “Savoia”, il (1 continua) Soldi e disperazione: nasce l’industria del mare 49 xte / cultura IL SECOLO XIX MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE 2010 120 ANNI DI TRANSATLANTICI IN ITALIA La “Jolanda” poche decine di minuti dopo il varo a Riva Trigoso, il 22 settembre 1907. Nessuno scoprì le cause dell’affondamento 2 PRIMI DEL NOVECENTO: LE PRIME GRANDI NAVI ALBERTO QUARATI Jolanda e Mafalda la maledizione delle due principesse insieme a tutta la flotta del Lloyd Italia PRIMA della Grande guerra, ci fu la no, viene rilevata dalla Ngi, che domina grande illusione. L’alba del Novecento, sututtoetutti.Ilpiroscafoèunverogio epoca prima di tutto: dei conflitti, della iello, il primo in Italia che per qualità crisi economica, delle dittature e delle può far impensierire le grandi compa rivoluzioni. In Italia, i primi anni del XX gnie del Nord Europa. Per dieci anni secolo sono una corsa al gigantismo in “Mafalda”èl’ammiragliadellaflottaita dustriale – meglio se assistito dallo Sta liana. Ma la nave pensata per il Mediter to. Gli imprenditori, gente bellicosa. raneo, per rotte d’èlite e tramonti dora Con un mondo intero da conquistare, ti, viene buttata sulla linea del Sud. Ad poche regole e molte risorse. affrontare le miglia di Atlantico tempe Erasmo Piaggio fa parte di questo stosocheseparanoGenovadaRiodeJa mondo. Armatore, ma anche un indu neiro e Buenos Aires. Non era il suo ruo striale dello zucchero. Senatore del Re lo: lo sospettavano i passeggeri stipati gno e presidente della Banca di Genova. come in un carro bestiame, lo sapevano I suoi interessi costituiscono la base di i vertici del Ngi. una leggenda industriale ligure, la Mira E’ l’ottobre del 1927, il regime fascista Lanza. Soprattutto, Piaggio fa parte di ha già ampiamente provveduto a narco quel gruppo di potenti che è guida della tizzare la stampa. Per questo i dettagli Navigazione Generale Italiana, la più della più grande tragedia della marine grande società armatoriale dell’epoca. ria italiana non sono venuti mai com L’unica che a fatica compete con i colos pletamente a galla. Proprio così. Nella si del Nord Europa nel controllo delle notte del 25 ottobre “Mafalda” cola a rotte oceaniche. picco nell’Oceano, a 80 miglia da Rio de Piaggio ha idee tutte sue: una società, Janeiro: 292 morti secondo il Lloyd’s di per rafforzarsi, deve vivere in autono Londra, 385 secondo i giornali italiani – mia. Bisogna finirla di appoggiarsi a ter molti dei quali riducono la notizia a una zi. Ai diktat dei Perrone, agli umori degli “breve”,tregiornidopolatragedia–500 Oderoodegliinglesi.Piaggioèconvinto: quelli censiti dalla stampa sudamerica costruzione, esercizio e manutenzione na.InItalia,ititolonisonoperl’eroismo della flotta vanno concentrati sotto un delcapitanoSimoneGulì,dei“marconi unico trust. I soci della Ngi (le famiglie sti”, delle epiche gesta dell’equipaggio. Florio, Raggio e Rubattino) non gli dan Ma a far luce sulla nuda cronaca, ci ha noretta,eglichiudonolaportainfaccia. pensato solo L’Europeo, nel ’56. Piaggio lascia la presidenza di Ngi e con Laverità,èchenel’27dellaprincipes propri capitali fonda una nuova compa saerarimastosolopiùcheilricordo.Per gnia: il Lloyd Italiano. A Riva Trigoso, capire le condizioni in cui viaggia “Ma l’imprenditore ha già cantieri di sua falda”,bastaanalizzareilsuoultimotra proprietà. Lui li ha fatti costruire – nel gitto. La nave parte da Genova con cin 1898–eluiligestisceattraversola Eser que ore di ritardo perché all’ultimo bi cizio Bacini di Genova. Riva Trigoso, sogna sostituire una delle pompe di cir unaspeciediastronavenelselvaggioLe Il cantiere di Riva Trigoso in un’immagine dei primi del Novecento ARCHIVIO DEL SECOLO XIX Erasmo Piaggio colazione della miscela frigorifera. A vanteligure:400dipendenti,ottoscalia Barcellona è necessario fermare il mo disposizioneefonderie,suun’areadiol tore di sinistra per riparare la coppetta tre 30 mila metri quadrati. Il compro velocità 17,5 nodi. Propulsori della stes biglietti per il primo viaggio e pubblicità di lubrificazione della testa. Per diverse IL PROGETTO messo tra la tradizione manifatturiera sa Società Esercizio Bacini. Un sogno, nelle agenzie, dove la nave è raffigurata orenelcorsodellasuccessivanavigazio locale e le ambizioni di un magnate del due principesse. E due fatti di cronaca mentre affronta il mare in tempesta. Un ne, la nave marcia con una sola macchi UN ARCHIVIO l’industria. nerissima. danno d’immagine incalcolabile, tanto na, perché si devono sostituire alcuni Nell’annodifondazionedelLloydIta Per“Jolanda”,unvarodisastroso.Per che il Lloyd Italiano preferisce evitare il pezzi di una biella. E MILLE STORIE liano, Riva ha già costruito postali, ri “Mafalda”, una tragedia consumata nel recupero dello scafo. Meglio rinunciare Dopoun’ultimasostatecnicaaDakar, morchiatori, briganti le foschie dell’Atlanti ••• LA STORIA dei cantieri na a recuperare quattrini, la tragedia. La nave ni e velieri. Ora la mis co e nel quasi totale si vali italiani vista attraverso le e chiudere in fretta la procede sbandata sul sione si fa più dura. lenzio della stampa. navi più importanti uscite dai faccenda. Effetto col fianco sinistro. All’ora L’AMBIZIONE 300 MORTI Perché da qui, ora Il varo della “Jolan bacini della nostra penisola. laterale: ancora oggi del the un boato esplo Piaggio vuole vedere da” avviene nel set Questo il progetto del Secolo non ci sono certezze su dagli inferi delle sti Le due navi erano Quella di Mafalda de uscire la nave perfetta. tembre del 1907. La XIX, in collaborazione con il com’è potuto avvenire ve.“Mafalda”èalcapo le prime in Italia fu la più grande L’industriale fa le cose nave, completamente gruppo Fincantieri, che apre quel flop clamoroso. linea: l’asse dell’elica si in grande, e per il suo allestita, deve scivola così una finestra sul suo cor Il varo di “Mafalda” tragedia della flotta spezza, squarciando il a impensierire Lloyd Italiano com re dagli scali fino in poso archivio storico. avviene esattamente tunnel dove si trova il i grandi armatori italiana. Ma passò propulsore.Allenovee missiona due navi. mare. “Jolanda” arriva La prima serie di puntate ri un anno e un mese do del Nord Europa Meglio, due princi in acqua. Galleggia guarderà l’evoluzione dei poildisastrodi“Jolan mezza di sera la prua sotto silenzio pesse. “Jolanda” e qualche minuto. Poi si transatlantici (dagli esordi fi da”. Nessuno respira. punta le stelle, mentre “Mafalda”, ossequioso affloscia su un fianco. no all’attualità, con le navi da Non ci si può permet 1.259 persone cercano omaggio alle figlie di Vittorio Emanuele L’acqua comincia a entrare dagli oblò, crociera). Poi, l’obiettivo si al tere un’altra brutta figura. In pochi se la salvezza su poche e malconce scialup III. Le unità devono fare concorrenza a chenonhannoancoraivetri.Filtranegli largherà alla produzione tra condi la nave scivola nel mare cobalto. pe. Ben protetto dal silenzio generale, Ngisullerottemediterranee.Stazzalor interni, cola sugli arredamente imma ghetti e mercantile. Un anno dopo, “Mafalda” entra in servi qualcuno si accorge che è ormai neces da da 9.210 tonnellate, lunghezza 146 colati.Dopoun’ora,“Jolanda”èunrelit La prima puntata è uscita lo zio sulla linea per il Sud America. sario cambiare passo. Il rilancio, passe metri, larghezza 17. Due motori a qua to nelle acque del Tigullio, con buona scorso 14 novembre. Ma ormai Piaggio è un armatore sulla rà su Sestri Ponente. druplice espansione da 10.500 cavalli, pace di Piaggio, che ha già fatto vendere via del tramonto. Nel 1912 “Mafalda”, (2 – continua) Piaggio e i misteri irrisolti del Lloyd italiano 61 48 IL SECOLO XIX MARTEDÌ 4 GENNAIO 2011 xte / cultura 120 ANNI DI TRANSATLANTICI IN ITALIA Il transatlantico “Duilio” incro cia al largo delle coste liguri. Varato nel 1916, entrò in servi zio dopo la grande guerra. Il gemello è il “Giulio Cesare” FONDAZIONE FINCANTIERI 3 ANNI DIECI, IL PRIMO GRANDE TRANSATLANTICO ITALIANO ALBERTO QUARATI “Duilio”: la sfida di Sestri Ponente ai cantieri inglesi FINO al 28 luglio del 1913, l’industria ar matoriale italiana si è limitata a stare ai margini. La storia dello “shipping” viene scritta in altre lingue: inglese, tedesco, francese. In Italia domina la Navigazio ne generale italiana (Ngi), che non ha buona fama: navi vecchiotte, piccole, scomode. Del resto, qui non ci sono im peri,néeconomicienécoloniali.Ilmare, per gli italiani, non è un mezzo per met tere in contatto pezzi lontani di un gran de sistema economico, come nel caso della Gran Bretagna. In Italia il mare, più che altro, è una via di fuga. Ma in questo pomeriggio di luglio, mentre tutta Genova si scioglie sotto lo scirocco,c’èqualcunochesenteibrividi. Perché Mario Perrone sa bene che se ac cetterà il contenuto di quella busta ap poggiata sulla sua scrivania, con rilevate sopra le tre grandi lettere scure “NGI”, dovrà fare una scelta ben precisa: mette reingiocotuttalasuaazienda.Conunri schio di fallire altissimo. La busta, segui ta da tre dossier, contiene infatti il pro gettoperil“Duilio”.Chepertecnologiae «maestosità» come dissero gli inglesi non doveva avere pari al mondo. Sì, que sta volta la coppia Brunelli e Biancardi, i due boss della Ngi, vogliono giocare in serieA.Eperesseresicuri,affidanolaco struzione della nave gemella “Giulio Ce sare”allaSwan,Hunter&Wigham.Indi rizzo: WallsendonTyne, Nord dell’In ghilterra, non ancora Scozia. Lì, tra neb bia e fuliggine, si nasconde il più grande cantiere del pianeta, che in quegli anni firma ogni anno il 17% della flotta mon diale. Da Wallsend sono uscite navi leg gendarie: il velocissimo “Mauretania” o il glorioso “Carpathia” che portò in sal Gli interni del “Duilio” furono curati dalla ditta Ducrot di Palermo vo i 700 superstiti del “Titanic”. Eppure, di fronte al progetto per la Ngi, persino gli inglesi esprimono qualche concern: verno, quando l’Oceano solleva onde al IL PROGETTO gli italiani non si accontentano più. te come palazzi. Per la prima volta, viene Ngi impone la costruzione a tambur studiato un meccanismo per veicolare LA FONDAZIONE battentediunanaveda24milatonnella l’ariaforzatamente,edareunpo’direfri te, lunga 200 metri. Nessuna unità mer gerio quando il sole estivo arroventa FINCANTIERI cantile in Italia ha mai raggiunto quelle ponti e murate. dimensioni. Ma la car Soprattutto, miglio ••• LA STORIA dei cantieri na ta più importante è rano le condizioni per i vali italiani vista attraverso le quella tecnologica. 600 passeggeri della unità più importanti uscite dai IL RISCATTO DI NGI L’opinione pubblica, terzaclasse.Atuttivie bacini della nostra penisola. scossadallesemprepiù ne garantito un “tot” di Questo il progetto del Secolo La compagnia frequenti tragedie in metri cubi d’aria. Ven XIX, in collaborazione con il doveva affrancarsi gono studiate prote mare, chiede navi più gruppo Fincantieri, che apre sicure. A Londra c’è zioni per i bambini, così una finestra sui tesori do da decenni un’importante confe tutti hanno a disposi cumentari e fotografici custo di cattiva renza sul tema. Si sta zione acqua potabile, diti dalla Fondazione Fincan reputazione bilisce che le navi van sia calda che fredda, ci tieri del Muggiano. La prima no dotate di comparti sono ampi lavatoi. serie di puntate riguarderà menti stagni: perché in Compaiono le cabine l’evoluzione dei transatlantici caso di una falla, l’acqua non invada tut private, a mensa ci sono le sedie e non le (dagli esordi fino alle navi da to. Il numero di compartimenti è fissato panche. Tutto è studiato per dare un crociera). a 12, il “Duilio” ne ha 17. Per la prima vol senso di sicurezza, e di igiene. Un forno La precedenti puntate sono ta,cisonoscialuppepertutti.Unmoder garantisce 1.500 tonnellate di pane al uscite il 14 novembre e l’8 di no sistema antirollio garantisce una na giorno. Ci sono negozi, palestre, il cine cembre. vigazione meno tormentata, specie d’in ma. Il quotidiano di bordo e la prigione. zione è sparpagliata dalle colline di Bor zoli a Molo Giano, nel centro di Genova. Gli scali sono in muratura, ma scoperti. E poi la solidità: gli inglesi non devono comprare ferro e carbone dall’estero. Ansaldo sì. Tra l’altro, con la scusa della guerra imminente, l’Ilva già nel ‘15 alza i prezzi dei suoi semilavorati, costringen doPerroneafareshoppinginGermania. Infine,ivolumi:il“Duilio”,notaCarosio, rappresentava in termini di tonnellag gio un terzo di tutto quello che l’Ansaldo aveva prodotto fino a quel momento. Eppure, la nave è varata nel ‘16, in van taggio sugli inglesi. Ma la guerra comin cia a farsi sentire. Né Perrone, né la Ngi hanno più tanta fretta di vedere il “Dui lio” terminato. Anzi, Perrone propone a Brunelli e Biancardi di trasformare la nave in un cargo. Sarebbe stata più gran de e più veloce di qualunque altra unità dell’epoca, e sicuramente funzionale al le politiche di guerra. Il problema è il prezzo: l’Ansaldo propone 41 milioni di lire. Cifra spropositata per Ngi, che tra l’altro teme la requisizione da parte del lo Stato. Meglio aspettare la fine della guerra:conlaflottadecimatadabombee sottomarini, “Duilio” e “Giulio Cesare” ferma negli scali in Inghilterra potran no mangiarsi ampie fette del mercato la sciato libero dal conflitto. Nel ‘17 però la nave viene requisita. Comincia così un estenuante braccio di ferro tra l’Ansaldo e la Ngi. La costruzione procede ancora più a rilento, e alla fine della guerra Per rone dietro alla “Duilio” ha perso 40 mi lioni. Una goccia, per la verità, nell’ocea no di debiti in cui navigava l’Ansaldo: un’industria cresciuta sulle commesse statali, che ora si trova alle strette pro FONDAZIONE FINCANTIERI prioacausadelgoverno.Romanonordi na più niente, ma in compenso aumenta adismisuraglionerifiscali.Perronepro E per scelta, non parliamo del lusso sfar va a fare causa all’armatore. Tenta di zoso della prima classe, gli interni eclet mettere le mani sul “Duilio”. Dall’altra tici lavorati dalla Ducrot di Palermo. parte, la Ngi controllata dalla Comit, Ma fu durissima per l’Ansaldo la ge che a sua volta è la holding di un com stazione di questa nave, che come la sua plessoindustrialeconcorrentedell’Ans gemella porta il nome dell’ammiraglia aldo,laTerniaccettadianticiparequal della Marina militare. cosa, ma che non basta La storia è raccontata certo a salvare l’Ansal bene da Giovanni Ca do dal baratro. I Perro LE NOVITÀ rosio sul catalogo della ne lasciano la guida mostra che si tenne a dell’azienda alla fine Attenzione Genova nel 2004 al Ga del ‘21, dopo che l’ispe alla sicurezza, lata, “Transatlantici e zione della Banca sogni di mare” (edizio d’Italia ne certifica il dignità niSkira).Giàinparten crac. Nel ‘22 viene va per chi viaggia za, c’è la sfida con i can rata la “Giulio Cesare” tieri di Wallsenden, inInghilterra.L’Ansal in terza classe chesistendonolungoil do è scorporata, spez Tyne per due chilome zettata, ferita. La sua tri e mezzo, hanno di una superficie di guerra per sopravvivere non è certo fini 342milametriquadrati,scalicopertiper ta.Mail30ottobre1923la“Duilio”inizia costruire anche con il brutto tempo. Le a navigare sulla rotta per New York. La aree dell’Ansaldo non sono tanto più stagione dei grandi transatlantici è ap piccole: 304 mila metri quadrati. Ma il pena all’inizio. fronte mare è lungo 500 metri, la produ (3 continua) L’ultima nave prima del crac dell’Ansaldo 48 IL SECOLO XIX SABATO 5 FEBBRAIO 2011 xte / cultura 120 ANNI DI TRANSATLANTICI IN ITALIA La portaerei “Aquila” nel 1943, opportunamente camuffata, durante le lavorazioni a Sestri Ponente. In alto, nella sua prima vita, quando era il transatlantico “Roma” 4 IL REGIME FASCISTA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE ALBERTO QUARATI QUESTA volta raccontiamo una storia un po’ diversa. Facciamo un salto in avanti, superiamo per un momento gli anni Trenta, e approdiamo alla secon da guerra mondiale. È fondamentale, perché oggi parlia mo di un capitolo importante della na valmeccanica. E cioè quello delle tra sformazioni. Poche navi, infatti, arri vano alla demolizione senza passare attraverso processi di trasformazione più o meno importanti. Un ponte in più, lo scafo allungato. Oppure uno stravolgimento completo. La nave di venta qualcosa che i suoi progettisti non avrebbero mai pensato. Uno dei casipiùeclatantièquellodiduetransa tlantici costruiti negli anni Venti a Se stri Ponente, in servizio prima per la Navigazione Generale, e poi per l’Italia di Navigazione. Si tratta del “Roma” e dell’ “Augustus” due unità quasi ge melle. Nate come eleganti transatlan tici,trasformatemamaifiniteinpor taerei. Varate dall’Ans aldo nel 1926, oltre 30 mila tonnellate LA PRIMA di stazza lorda, le VITA due navi fanno par Le due navi te dell’âge d’or della marineria mercan erano il campione tile, e presentano di un’epoca alcune novità inte ressanti: ad esem d’oro pio una terza classe dignitosa, senza più cameroni ma con cabine da due o quat tro letti. Non particolarmente innova tive nel design o nella meccanica, pre stanoserviziosullarottaperNewYork. In quegli stessi anni, sul fronte mili tare, si discute dell’opportunità di do tare la flotta italiana di una nave porta erei. Già nel 1936 l’ “Augustus” viene identificato in ambienti della Marina come possibile unità da trasformare portaerei. Perché partire da una nave già fatta e finita? Molto semplice: per ridurre tempi e costi di lavorazione. Addiritturacircolanodueprogetti,uno dei quali ispirato alle grandi portaerei giapponesi. Ma in fatto di guerra, l’Italia fascista, si sa, fonda i suoi principi sull’assunto per cui le battaglie si fanno essenzial mente «con l’om, il mul, el canon», co me dice il maresciallo Pietro Badoglio. Il Paese che negli anni Trenta si lancia nell’impresa coloniale, e che più tardi affronta la seconda guerra mondiale con grande leggerezza, fonda le sue strategie di battaglia su schemi otto centeschi: in sostanza, grandi masse di ragazzi da mandare allo sbaraglio. Le innovazioni tecnologiche sono guardate con sospetto. La Marina mili tare è in conflitto con l’Aviazione. Per “Augustus” e “Roma” da transatlantici a portaerei L’impresa disperata della Regia Marina La piscina esterna sul transatlantico “Augustus” rimanere in campo marittimo, all’Ita lia verrà imputato il fatto di aver af frontato la guerra senza dotare di radar le sue navi. Sulle portaerei si discute parecchio,malostessoMussoliniritie ne che la nostra Penisola è già di per sé «unagrandeportaereistesainmezzoal Mediterraneo». Vero, ma allora perché non si è puntato con decisione sulla conquista di Malta, avamposto decisi vo per le battaglie sul mare? Soprattut to, subito all’inizio del conflitto mon diale c’è un episodio che getta nel pani co i vertici militari e spinge Mussolini a contraddirsi, dichiarando «improro gabile la necessità di dotare la nostra FINCANTIERI LA FONDAZIONE ••• LA STORIA dei cantieri na vali italiani vista attraverso le unità più importanti uscite dai bacini della nostra penisola. Questo il progetto del Secolo XIX, in collaborazione con il gruppo Fincantieri, e la sua Fondazione.La precedenti puntate sono uscite il 14 no vembre, l’8 dicembre 2010 e il 4 gennaio 2011. FONDAZIONE FINCANTIERI Marina di una portaerei»: siamo a Ta ranto, nella notte tra l’11 e il 12 novem bre 1940. Dalla portaerei britannica “Illustrious” si alzano in volo sei aero silurantiSwordfish,chefannoscempio della base navale pugliese, decisiva per le nostre operazioni nel Mediterraneo. Bilancio: 58 morti (30 solo a bordo del la corazzata “Littorio”), 581 feriti, sei navi da guerra gravemente danneggia te. L’Italia è punita, ma non basta. Per far capire lo squilibrio di forze con cui è finita in guerra, bisogna ricordare al menolabattagliadiCapoMatapan,Pe loponneso, tra il 27 e il 28 marzo 1941. La Mediterranean Fleet fa scempio della Regia Marina: 2.400 morti, cin que navi affondate e una danneggiata. Solo un morto nelle fila inglesi. Dietro ai micidiali attacchi delle Destroyer Flotilla, c’è anche la portaerei “Formi dable”. Nel 1942 il mondo progetta la bomba atomica, l’Italia si aggrappa alle mae stranzediSestriPonente.Intendiamo ci: non che avere una portaerei potesse cambiare il destino di un Paese allo sbando, ma queste furono le decisioni prese da Mussolini in quel momento. In fretta e furia si decide di requisire il “Roma” e trasformarlo nella nave am miraglia dalla Marina. Tranciati di net to alcuni ponti, eliminati gli eleganti arredi (solo la statua della Dea Roma è arrivata ai giorni nostri: si può osserva re alla Stazione Marittima di Genova, l’autore è Angelo Zanelli, che si occupò della statuaria dell’Altare della Patria) la portaerei “Aquila” deve essere pron ta nell’arco di otto mesi. Ma in realtà le cose vanno per le lunghe, mancano uo mini e materie prime. Intanto ci si ren de conto, troppo tardi, che l’Italia non ha un’Aviazio DURANTE ne preparata a ope IL CONFLITTO rare su una nave di Troppo questo tipo: e il tempo per adde tardi si capì strare il personale l’utilità non c’è più, perché di una nave il Paese è divorato portaerei dalla guerra. Così un anno dopo, nel ‘43, viene decretato che tutto è inutile, e che dell’ “Aquila” ormai pronta al 90 per cento è meglio farne metallo da fondere. Non si fa in tempo: arrivano i bombardamenti del ‘44, poi il semiaf fondamento nel ‘45. Parzialmente re cuperata, il suo rottame rimane a lan guire per anni a calata Bettolo. Trasfe rita alla Spezia nel 1951, l’ “Aquila” vie ne demolita l’anno successivo. Un salto indietro. L’ “Augustus” vie ne ribattezzato “Falco” e poi più mode stamente “Sparviero”. Anche questa nave viene modificata, per farne un’unità ausiliaria all’ “Aquila”. Niente isola centrale, ponte tutto piatto soste nuto da piloni come le terribili navi giapponesi, la nave ha una storia ancor meno gloriosa della sua gemella: il pro getto, si diceva, risale al 1936, ma viene messo in cantiere nel 1942. La sua tra sformazione è avvolta nel mistero, po che carte la documentano. Nei giorni dopo l’8 settembre i tedeschi decidono trasportare lo scafo all’imboccatura del porto di Genova, e lì affondarlo. Re cuperata nel 1950, la “Sparviero” viene demolita in fretta e furia. La Marina militare avrà la sua prima portaerei nel 1980, con il varo della “Garibaldi”. (4 continua) xte / società IL SECOLO XIX MERCOLEDÌ 23 FEBBRAIO 2011 120 ANNI DI TRANSATLANTICI IN ITALIA Il “Saturnia” fu varato a Monfalcone nel 1928, per la Cosulich Line 5 LE NAVI DEGLI ANNI TRENTA ALBERTO QUARATI Saturnia e Oceania: nasce a Monfalcone l’impero dei Cosulich “Vulcania”hannovitalunga.Tantiviag BISOGNA fare una salto di 500 chilo gi dall’Italia a New York, o verso l’Ame metri, lasciare Genova e andare nell’an rica del Sud. L’attraversamento infinite sa più profonda del Golfo di Trieste, per volte dell’Atlantico, ma anche di tre capirecom’ènatoilpiùimportantecan epoche storiche ben distinte. Il fasci tiere navale italiano.Parliamo dello sta smo, la guerra, il dopoguerra. bilimento di Monfalcone, 750 mila me Le navi sopravvivono al tracollo eco triquadratieunbacinoda350metri,dal nomico dei Cosulich anzi, in parte lo qualenegliultimiannisonouscitelepiù provocano e costituiscono il nucleo importanti navi da crociera del mondo. centrale della Società Italia Flotte Riu Oggi,comeSestriPonente,fapartedegli nite, nel 1932, quando Mussolini si ac otto impianti sparsi lungo la Penisola corge che è meglio controllare l’indu italiana gestiti dalla Fincantieri. stria armatoriale attraverso un unico Come Sestri, anche Monfalcone na soggetto, piuttosto che sovvenzionare sce da un progetto visionario, frutto di una miriade di armatori sempre più quellagenerazionediimprenditoriein spendaccioni. Non solo: anche il cantie dustriali che all’inizio del Novecento re che le ha prodotte viene nazionaliz vanno alla conquista del mondo, consa zato e accorpato insieme agli stabili pevoli di avere sotto mano soldi, risorse menti di Muggia e Trieste. Nascono così e una possibilità di sviluppo senza con i Cantieri Riuniti dell’Adriatico, in un fini. certo senso il primo accorpamento sot Se a Genova i bacini di Sestri vivono to l’ombrello dello Stato che costituirà, sotto la stella dei Perrone, a Trieste la attraverso mille trasformazioni, l’at dinastia imprenditoriale dominante è tuale assetto della Fincantieri. quella dei Cosulich. Armatori dell’isola Durante la seconda guerra mondiale, di Lussino, in Dalmazia, la loro ascesa “Saturnia” e “Vulcania” sono requisite inizia a fine Ottocento, quando passano dalla Marina britannica, e dipinte di dalcabotaggioaltrafficotransatlantico, bianco svolgono servizio per la Croce grazieallafusioneconlasocietàAustro rossa internazionale come naviospe Americana, proprietà della potente fa dale. Nel dopoguerra vivono la stagione miglia austriaca Schenker. La prima del declino di transatlantici, arrivando compagnia dell’Impero austroungari nel caso del “Saturnia” fino al 1965: la co non può più farsi costruire navi dagli carriera termina sotto le insegne del inglesi, e del resto tutti i cantieri del gol l’Italia di Navigazione con una lunga fodiTriestesonoimpegnatiarealizzare crociera da Trieste a New York e ritor unità da guerra, principalmente in vista no, per poi essere demolita alla Spezia di un conflitto con l’Italia. Per questo nello stesso anno. Cosulich decidono di costruirsi una Più articolato il destino del “Vulca struttura in proprio, anche grazie ai ge nia”,cheanchedopolaguerrapassasot nerosi contributi concessi dallo Stato. to la proprietà di diversi armatori, vi Da qui nasce la storia di Monfalcone. vendo di volta in volta vite diverse. Così, I Cosulich sono un clan ambizioso. Il Il “Vulcania” negli anni Sessanta, in forza alla flotta Grimaldi con il nome di “Caribia”. L’ultimo capitolo della sua esistenza prima di tornare in Italia, nel ‘43 “Vul cantiere navale spunta dal nulla tra gli cania” è una nave della Us Navy adibita acquitrinidelPanzano.Laforzalavoroè al trasporto delle truppe. Dal ‘46 svolge costituita da maestranze sottratte al un malcerto Stato mediterraneo. Eppu Line)ottienecometuttiglialtriarmato un servizio cargo sotto l’American IL PROGETTO l’agricoltura, e per questo i Cosulich re, nonostante tutto, nel 1923 Monfal ri del regime fascista ampi fondi pubbli Export Line tra l’Egitto e New York. chiamano un team di tecnici dalla Gran cone ha triplicato le sue strutture, rein ci. E le navi sulle quali la dinastia fonda Nello stesso anno viene restituita al LA FONDAZIONE Bretagna,perinsegnarelorocomesico ventandosi industria ferroviaria, ter no il loro orgoglio si chiamano “Satur l’Italia e nuovamente trasformata in pi struisconolenavi.AdifferenzadiSestri, momeccanica, aeronautica. Intorno nia” e “Vulcania” (entrambe circa 23 roscafo per passeggeri. Dopo un sostan FINCANTIERI a Monfalcone bisogna costruire tutto viene costruito il villaggio operaio, una mila tonnellate di stazza lorda) varate ziale ventennio di oscurità, il “Vulca dall’inizio. Non c’è una comunità autonoma, ••• LA STORIA dei cantieri na rispettivamente nel nia” passa ai Grimaldi. tradizione, intorno al dotata di tutti i servizi vali italiani vista attraverso le 1927 e nel 1928. Siamonel1965:questo cantiere non ci sono essenziali. unità più importanti uscite dai Ecco, Monfalcone è transatlantico carico TRA I CAMPI E IL MARE SETTE VITE che poche baracche. Paternalismo, si di bacini della nostra penisola. il cantiere da dove di anni viene ribattez Ma lo stabilimento rà. Ma i Cosulich rie Questo il progetto del Secolo escono tra le navi più “Caribia”, e le sue La struttura Fascismo, guerra, zato cresce, lavora. Attra scono a crearsi intor XIX, in collaborazione con il innovative in Italia: ultime miglia servono nasce dal nulla, ricostruzione: versa difficoltà che og no una grande squa gruppo Fincantieri, che apre basta guardare queste a lanciare gli armatori gipotrebberospazzare dra. I membri della fa così una finestra sui tesori do due unità. Un solo fu napoletani nel settore pochi anni dopo le navi triestine via qualunque indu miglia vengono cumentari e fotografici custo maiolo centrale, basso del trasporto passeg sarà circondata passano indenni stria: viene distrutto apprezzati e accettati diti dalla Fondazione Fincan e lungo, la prua alta e geri. Il capolinea è nel da una cittadina durante la guerra pri alla direzione del can tieri del Muggiano. La prima se dritta, soprattutto attraverso la storia 1973: “VulcaniaCari ma guerra mondiale, e tiere anche dopo il rie di puntate riguarderà l’evo quelle lunghe fessure bia” arriva a rimorchio la ricostruzione è diffi crac economico dei luzione dei transatlantici (dagli sulle murate: si tratta nel porto di Barcello cile, i Cosulich sono considerati “au primi anni Trenta, che porta Monfalco esordi fino alle navi da crocie delleprimenavipasseggeridotatedica na, e dopo poco riparte per una meta al striacanti” e dunque lo Stato a lungo ne sotto l’ala dello Stato. ra). Le precedenti puntate so bine con balcone. In pratica sul “Satur lora sconosciuta, quasi impronunciabi nonconcedecontributiperrimetterein Con Monfalcone e i Cosulich, Trieste no uscite il 14 novembre, l’8 di nia” e “Vulcania” sono già scritte le re le: Kaoshiung, isola di Taiwan. Un anno piedi la struttura. Le commesse sono riesce a ritagliarsi uno spazio di tutto ri cembre, il 4 gennaio e il 5 feb gole delle navi da crociera di oggi. dopo, dell’antica regina rimarrà solo il poche, Trieste non è più il porto di un guardo nel mondo armatoriale italiano. braio. A differenza dei molti transatlantici ricordo e un pugno di foto. impero mitteleuropeo ma la periferia di La compagnia di navigazione (Cosulich costruiti in quest’epoca, “Saturnia” e (5 continua) La genesi del più grande cantiere italiano 49 48 IL SECOLO XIX SABATO 30 APRILE 2011 xte / cultura 120 ANNI DI TRANSATLANTICI IN ITALIA Lo scafo del “Rex” in costruzione nei bacini dell’Ansaldo a Sestri Ponente FONDAZIONE FINCANTIERI 6 ANNI TRENTA: L’INDUSTRIA DEI CANTIERI È ALL’APICE ALBERTO QUARATI «ALLORA, Madonna santissima? Ti muovi o no? Quanto durò l’esitazione del “Rex” non l’ho mai saputo. Poi mi rag giunse l’urlo della gente e anche il “Rex” urlò... Un solo urlo. Ma dovette annullare ogni altro rumore a Sestri, a Genova e in buona parte della costa». Così l’operaio Mario Negrin Magonio descrive,nel“RomanzodelRex”diUlde rico Munzi (Sperlig & Kupfer editori), il varo del più importante transatlantico della marineria italiana. Era il primo agostodel1931,egiàalleottodelmattino Vittorio Emanuele III e la regina Elena sudavanosottoilsolediSestri.Strettisul palchetto d’onore, circondati dai potenti di turno, divise lustrini e gagliardetti del regime tirati a lucido per la grande festa. Intorno, la folla della Grande Genova, curiosa di vedere l’ultima creatura dei suoi cantieri e del suo porto. Migliaia di persone, curiose di vedere se questo gi gante (che completo arriverà pesare 51 mila tonnellate) potrà effettivamente galleggiare. Di tutto questo, Negrin non vide gran ché: lui era laggiù, in fondo al bacino, uno degli addetti a togliere i blocchi allo scafo del “Rex”. Schiacciato sotto tonnellate di acciaio. «“Hai sentito le sirene della navi, Ne grin?” “No”. “Hai sentito almeno le cannonate?” “No”. “Ma allora cos’hai sentito là sotto?” “La voce del Rex”. “E com’è la voce del Rex, Negrin?” “Come un tuono”». A conti fatti, il “Rex” non ebbe una vita tanto lunga. In totale, otto anni di servi zio operativo. Eppure fu un mito. Sicura mente fu la nave più grande costruita sotto il regime fascista, e la terza più grande del mondo fino a quel momento. Fu anche la più veloce: quando il “Rex” vinse il Nastro Azzurro, i giornalisti più impudenti scrissero che il transatlantico era «spinto dallo spirito guerriero del Duce». Il “Rex” fu l’unica nave che entrò nella memoria collettiva italiana, lo stes so posto d’onore riservato alla Cinque cento o ai grandi campioni dello sport. Tutti sanno cos’è il “Rex”. E questo nonostante le navi, in Italia, non erano come altrove i mezzi di colle gamentotraunaparteel’altradiungran de impero coloniale, come ad esempio succedeva in Gran Bretagna. In Italia, la naveerapiùchealtrounmezzoperscap pare via. Sud America, Stati Uniti. Oppu re sì, le colonie: partire per la più sgan gherata impresa imperialista che la sto ria ricordi: addomesticare la sabbia della Libia, i sassi dell’Etiopia... “Rex”, la grande nave che si trasformò in leggenda Il transatlantico che cambiò il volto a Genova Ma una cosa che pochi sanno, è che il “Rex” cambiò la geografia di interi luo ghi. A cominciare dagli stessi cantieri di Sestri Ponente. Lo scalo dell’Ansaldo fu allungato di 21 metri, e alle cinque gru elettriche con braccio di 35 metri ne fu aggiuntaunaperservireilnuovoprolun gamento dello scalo. Ma cambiarono anche altre parti del porto di Genova: in una ricerca di qual che anno fa, gli studenti dell’Istituto Ga staldi hanno scoperto che fu tagliato un pezzo del molo vecchio all’ingresso por to. Il “Rex” doveva passare. Furono po tenziate anche le Riparazioni navali, sot to la collina di Carignano. Fu dragata l’area intorno a Ponte dei Mille. Venne messa in opera la moderna stazione ma rittima di Ponte Doria, progettata nel 1931dall’architettoLuigiViettipergliuf fici tecnici del Consorzio autonomo del porto. La struttura era un terminal mo derno, costruito secondo i principi del Movimento italiano per l’architettura razionale, cui apparteneva. Era in curio socontrastoconilvoltoecletticochefino a quel momento Genova mostrava ai na viganti:PontedeiMille,laStazionePrin cipe, l’albergo Miramare e il Castello d’Albertis.Eranolelineefreddedellacit tà fascista, le stesse che più tardi avreb bero modificato lo skyline con i tozzi “grattacieli” del centro e gli spazi infiniti (per Genova) di piazza della Vittoria. Dopo una carriera breve ma intensa, l’ammiraglia dell’Italia di Navigazione è stata bombardata mentre era in disarmo in una baia vicino a Capodistria. Settem bre 1944: il “Rex” viene affondato da 1.230 colpi. Una vendetta dei tedeschi, e degli inglesi, disse Negrin. La nave era ferma lì, non faceva male a nessuno. Col pire un obiettivo strategico? «Più che al tro una vigliaccata. Gli inglesi bombar darono, i tedeschi non la difesero». Nes sunanaveerapiùveloceepiùmodernadi quel maledetto transatlantico italiano, che dal 1933 si teneva stretto il stretto il suo Nastro Azzurro. Ecco, anche per lo ro, il “Rex” è stato un simbolo. Per sman tellarlo, le industrie di Spalato impiega rono dieci anni, fornendo acciaio all’in tera Yugoslavia. Per la sua qualità, il bronzo della sua elica fu definito “bron zoRex”. Dal fondale limaccioso della baia istriana ogni tanto spunta ancora qualchevecchialamiera.Oggiquell’anti co sepolcro si chiama “pri Rexu”: cioè “al Rex”. (6 continua) LA STORIA Tarabotto, il capitano del Nastro Azzurro FRANCO MAGAZZÙ* «ITALIAN superliner “Rex” today smashed all Atlantic speed records the reby capturing Blue Ribbon. Time Gi braltar to New York 4 days 13 hours 58 minutes. Average speed 28.92 knots stop best days run 736 miles at average speed 29,61 knots stop italian line. Stop». È questo il telegramma che la So cietà Navigazione Generale Italiana (poi Società Italia) inviò a tutte le sue Agenzie sparse nel mondo: il 16 agosto 1933 il “Rex”, aveva conquistato il Na stro Azzurro, simbolo mondiale di indi scussa capacità industriale e suprema zia sui mari. Il viaggio record verso New York, ini ziò con partenza da Genova il 10 agosto, al comando del capitano Francesco Ta rabotto. Nel percorso di 3.181 miglia tra Gibilterra e il battello faro Ambrose strappò il primato al transatlantico te desco “Europa”. Il “Rex” fu accolto sia a New York che al ritorno a Genova, dove giunse inalberando uno splendido na IL PROGETTO LA FONDAZIONE FINCANTIERI ••• LA STORIA dei cantieri navali ita liani vista attraverso le unità più im portanti uscite dai bacini della nostra penisola. Questo è il progetto del Secolo XIX, in collaborazione con il gruppo Fincan tieri, che apre così una finestra sui te sori documentari e fotografici custo diti dalla Fondazione Fincantieri del Muggiano. La prima serie di puntate riguarda l’evoluzione dei transatlantici (dagli esordi fino alle navi da crociera). Le precedenti puntate sono uscite il 14 novembre e l’8 dicembre 2010, e poi il 4 gennaio, il 5 febbraio e infine il 23 febbraio del 2011, con excursus sui cantieri di Sestri e Monfalcone, oggi operati dalla Fincantieri. stro azzurro lungo 29 metri (i nodi della sua mediaviaggio). Il record resistette sino al 3 giugno 1935, quando venne su peratodaltransatlanticofrancese“Nor mandie”. Il “Rex” rimase sulla linea del NordAmericasinoal‘40.Tutteleperso nalitàpiùinvistadelmondopolitico,in tellettuale, scientifico e artistico di quel periodocercaronodifareunatraversata su questa famosa unità.Alternò ai viaggi di linea alcune crociere. Poco prima del laguerra,il“Rex”fumilitarizzatoeasse gnato alla Marina per essere trasforma to in portaerei, ma in seguito la nave fu adibitaaospedaleperiltrasportodiferi ti dal Nord Africa all’Italia. Tarabotto nacqueaLericinel1877,frequentòl’isti tuto nautico, conseguendo il diploma di Capitano di Lungo Corso. Nel 1909, era primo ufficiale sul “Principessa Mafal da”. Successivamente ebbe il comando del “Duilio” e dell’ “Augustus”. Nell’ estatedel‘37,lasciòilcomandodel“Rex. Fino al ‘46 gestì delle linee marittime e poi trascorse gli ultimi anni della sua vi ta in un appartamento in Corso Italia a Genova, ove morì nel 1969, all’età di quasi93anni.Tarabottoeraunuomoda carattere taciturno e determinato, si narra che nella traversata atlantica del Nastro Azzurro, perse cinque chili e ro sicchiò un numero esorbitante di mati te. Un capitano di Lungo Corso che navi gò con lui lo ricorda così: «I suoi unici amori furono le navi e il mare, pare non abbiamaipensatoametteresufamiglia. Con le signore si dimostrava un genti luomo e con gli ospiti era sempre dispo nibile, soprattutto con chi voleva parla re con lui o con chi voleva visitare la na ve. Era molto abitudinario; ogni volta che si partiva da Genova, si presentava sulpontedicomandoalle11:00,control lando l’equipaggio. Con un cenno impo nente rispondeva al saluto; compiuta la manovra, si rivolgeva poi al primo uffi ciale: “A lei la nave” e se ne andava.... Erano altri tempi, era l’epoca in cui, do po Dio, c’era il comandante della nave: Le Maître après Dieu». * Contrammiraglio Capitanerie di Porto nella Riserva