e se fosse gay? - Comune del Parco di Braida

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e se fosse gay? - Comune del Parco di Braida
il
MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA, ANNO 2
N° 12 - MAGGIO 2006
Distribuzione gratuita
sasso
lino
...E SE FOSSE GAY?
S C R I V E R E
D I
S A S S U O L O
il punto
di Fabio Panciroli
RIPAVIMENTARE LA CITTÀ DEL JAZZ
Anche con le piastrelle si può fare solidarietà,
anche con metri quadri di gres porcellanato si può
aiutare chi ha bisogno; soprattutto se si tratta di
uno stato intero, quella New Orleans devastata dall’uragano Katrina.
Il Coverings 2006, quello del ventennale, ha voluto
così ricordare quella città che fu sede dell’edizione
2001 della manifestazione, la città del Jazz, quel
luogo simbolo dell’immaginario collettivo come
meta ideale di un turismo di relax, musica divertimento, quello stato che racchiudeva in sè, nella sua
sola “Barbour street” un coacervo di nazionalità,
idiomi e religioni degno della più moderna “globalizzazione”: gli spagnoli, gli inglesi, i francesi, i cattolici, gli anglicani, i “gay” e i “ninfomani”.
“Si tratta di un’iniziativa che abbiamo sperimentato qualche anno fa – ci ha detto Eric Astrachan ,
Direttore Esecutivo del TCA, l’Assopiastrelle statunitense per intenderci – che ha avuto buoni risultati. Quest’anno, quando abbiamo comunicato che il
materiale raccolto servirà per la ricostruzione di
New Orleans, c’è stata la corsa alla prenotazione,
abbiamo già prenotati una ventina di tir ed altri
arriveranno”.
Un’iniziativa semplice nel suo complesso e, proprio
perché tale, geniale. Il Coverings è sicuramente la
fiera americana che più attrae interesse da parte dei
produttori di piastrelle di tutto il mondo. La fiera
ceramica più internazionale, seconda forse solo al
nostro Cersaie: oltre un migliaio sono solamente gli
stand italiani, figuriamoci quanti possono essere in
totale.
Grande, enorme, spettacolare come solo lo stile
americano sa essere. Bene: quanti metri quadri di
piastrelle occorrono per allestire uno stand? Basta
moltiplicare questa cifra imprecisata per un altrettanto imprecisato numero di espositori e si avrà un
ipotetico quantitativo di materiale in mostra. Cosa
farsene alla fine di tutto? Riportarlo a casa? Perché
se può essere utile?
Il TCA ha, per farla breve, chiesto ai produttori presenti al Coverings di donare il materiale che hanno
portato in mostra alla fiera di Orlando: una donazione che servirà materialmente a ricostruire o
meglio, a “ripavimentare” la città del Jazz. Venti tir
erano già stati prenotati al terzo giorno di fiera, ne
mancava un altro.
Certo serve denaro, tanto denaro per ricostruire
una città così devastata. Denaro che, però, serve
anche per acquistare materiale. Al Coverings si è
deciso di donare direttamente il materiale: poca
spesa (davvero relativa per chi può permettersi una
fiera del genere), ottima resa.
Sono davvero americani.
Questo mese parliamo di omosessualità.
“…e se fosse gay?” Per un motivo o per l’altro è
una domanda che, almeno nell’intimo, ci siamo
fatti tutti, pensando ad un nostro amico, ad un
nostro fratello, ad un nostro figlio.
Ne abbiamo parlato con una coppia di ragazze
omosessuali; abbiamo raccontato come le varie
religioni affrontano la questione; abbiamo sentito
circoli e associazioni.
E abbiamo fatto incontrare, per un appassionato
“faccia a faccia”, un parroco ed un ragazzo gay,
entrambi sassolesi.
LA REDAZIONE
ALLE PAGINE 2-3-4-5
Se non accelero non mi diverto
Parla il pilota nostrano Andrea Montermini, tra passato, presente e futuro
C’era un ragazzo che, come me e come magari
molti tra voi, amava sì i Beatles e i Rolling Stones.
Ma aveva pure una sfacciata passione per la velocità. E forse è stata soltanto la mancanza del clas-
sico pizzico di fortuna ad impedirgli di salire sulle
vette dell’automobilismo sportivo.
All’interno
LEO TURRINI
A PAGINA 11
• documenti
Le origini del nome di Sassuolo
• curiosità
Un sogno chiamato Argentina
• recensioni
W. S. Maughan, D. Cronenberg, Pearl Jam
• persone
Rotaract club Sassuolo
• il
sassolino nella scarpa
“Spartitraffico”
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insolita quanto ricercata da tanti sassolesi di una
certa età ma non solo: i ricordi.
MADDALENA MORANDI
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il
sasso
lino
il punto
Il don, il gay e un paio di questioni in sospeso
Perché un “faccia a faccia” così
Niente di straordinario, è vero, ma sicuramente qualcosa di
originale: quando in redazione ci è balenata l’idea di un incontro “faccia a faccia” tra un prete ed un gay, la cosa ci ha al
tempo stesso entusiasmato e preoccupato. Da un lato non eravamo sicuri di trovare chi fosse disposto, da entrambe le parti,
a mettersi in gioco e ad accettare il confronto; dall’altro c’era il
desiderio di dar voce a chi fosse capace di rappresentare diverse realtà e sensibilità senza cadere in strumentalizzazioni e
facili qualunquismi.
Le persone le abbiamo trovate.
Un salotto “bendisposto” è stato l’ingrediente che abbiamo
messo noi, insieme alla nostra presenza come osservatori; carisma, coraggio e rispetto, gli ingredienti aggiunti dal sacerdote
e dal ragazzo gay che hanno accettato il nostro invito.
Una storia che abbiamo voluto creare ed ascoltare senza intervenire, da cui è nato quasi naturalmente un bel momento di
confronto al di fuori del tanto chiacchierare, supporre ed accusare.
CHIARA DINI
IL SASSOLINO SCRIVERE DI SASSUOLO
Direttore Responsabile: Laura Corallo
Redattore: Marcello Micheloni
In Redazione: Catia Bartoli, Daniele Dieci, Chiara Dini,
Andrea Magnani, Marco Mazzacani, Giuseppe Sofo
Hanno collaborato a questo numero:
Patrizia Barbolini, Mirella Barchi, Emanuele Bardelli, Chauncey
Billups, Tania Boilini, Pietro Paolo Dallari, Enrico Ergelini,
Daniela Frigieri, Stefano Landini, Maddalena Morandi,
Fabio Panciroli, Leo Turrini, Lucio Vallisneri
Ideazione grafica
Anna Anselmino ([email protected])
Impaginazione
Rossella Tabaroni
Illustrazioni del “Sassolino”:
Silvia Casamassima
Stampa:
Litostampa “La Rapida” s.n.c., Via Garibaldi 1/a, Casalgrande (RE)
Edito e distribuito da:
Associazione Culturale “Il Sassolino”
Registrazione Tribunale di Modena N. 1743 del 14/4/2005
IL SASSOLINO si può trovare anche nelle seguenti edicole:
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2
Faccia a faccia tra Don Lumetti e un ragazzo omosessuale sassolese.
Tra “peccato” e “famiglia”, tra posizioni inconciliabili e altre meno
Un prete, un gay, quattro
giornalisti. Queste le anime
del dibattito organizzato
dalla nostra redazione. Un
dibattito moderato, profondamente sincero, ricco di
umanità: obiettivo raggiunto dunque. Ma andiamo con
ordine.
pio dichiarando che la pro- certo...” “Ribadisco. Non si
pria condizione sessuale è può chiamare famiglia. La
migliore rispetto a tutte le famiglia, come dice la Costialtre, o esibendo il proprio tuzione, art. 29, è l’unione
corpo in cortei e manifesta- stabile tra un uomo e una
zioni, come succede nei donna. Questa è la natura,
Gay Pride.” “E’ peccato allo noi tutti dobbiamo la nostra
stesso modo in cui l’etero- vita a questo...” “Qui la
sessuale va praticando la fermo un attimo io. Se la
superiorità della propria natura prevede un uomo e
I PROTAGONISTI
condizione, esibendola.” una donna, chi li ha creati
Il prete è il celeberrimo Don “Certo.” “E per quanto gli omosessuali?? Sono un
Achille, parroco di Madon- riguarda l’atto omosessua- errore della natura? La natuna di Sotto. Personaggio le?” “In questi casi ci si ra può sbagliare?” “Non
impareggiabile, dal carisma rimette alla propria coscien- sono un errore, sono solavibrante, con la battuta in za. E’ indubbio, comunque, mente soggetti a stimoli
tasca e la religione nel che sia almeno da conside- diversi. Io, Don Achille
cuore. Il ragazzo gay prefe- rarsi un atto riprovevole, Lumetti, quando ero sturisce
l’anonimato,
per perché è contro la nostra dente, sono stato oggetto di
comodità giornalistica verrà stessa natura.” “La natura omosessualità. Un ragazzo,
chiamato K., come l’indi- stessa di chi? Certamente in collegio, si era innamoramenticato
non contro la to di me. Io un po’ di simpaprotagonista “Se la natura prevede mia...” “La tia la provavo per lui, eravade “Il Proces- un uomo e una donna, natura della mo tutti maschi... Non mi
so”, di un chi li ha creati gli omo- p e r s o n a meraviglio. E’ una pulsioIn ne…” “E’ una natura, non è
certo Franz sessuali??”
umana.
Kafka. K. è
una coppia una pulsione.” “Sì ma la
personalità sensibile, dotato eterosessuale c’è la tensione natura dà le pulsioni, puldi fulgida e brillante intelli- alla vita, una coppia omo- sioni come l’appetito.” “Ok,
genza, armato di prorom- sessuale si chiude nella vita, è la stessa pulsione che un
pente sarcasmo; difficile non c’è sbocco, è una strada uomo prova verso una
metterlo in difficoltà. I quat- chiusa, impercorribile. Que- donna...” “E io non la contro giornalisti della redazio- sto può valere anche per gli danno, ma dire che può
ne, tra i quali il sottoscritto eterosessuali: se una coppia diventare una famiglia, quein veste di moderatore, com- si sposa escludendo la possi- sto no. No categorico al
pletano questo appena bilità di avere figli, il loro riconoscimento giuridico, sì
accennato riquadro. Poche matrimonio viene conside- al riconoscimento pastorale.
Sì quindi a comprensione,
erano le tracce stabilite a rato nullo.”
tolleranza, rispetto, no ad
priori, e come previsto sono
equiparare una coppia omorisultate essere quasi super- MATRIMONIO,
sessuale ad una famiglia
flue: il dibattito non ha mai FAMIGLIA, NATURA
intesa nei termini costitupalesato il bisogno di essere DELL’OMOSESSUALITÀ
invogliato o stuzzicato, tut- I toni cominciano ad alzar- zionali” “Tolleranza è un
t’altro!
si; la tensione, seppur sotti- termine con diverse implicale, inizia a manifestarsi. E zioni, io solitamente tollero
non poteva che essere così. qualcosa che provoca in me
OMOSESSUALITÀ
E’ K. questa volta ad inizia- fastidio. Non credo quindi
E PECCATO
Giusto il tempo per i conve- re, ma il suo intervento sarà appropriato parlare di tollebruscamente: ranza, piuttosto si dovrebbe
nevoli, e ci si trova ad interrotto
affrontare lo scoglio del rap- “Non credo debba essere parlare di convivenza.” “Va
porto tra peccato e omoses- impedito ad una coppia di bene, lasciamo stare il termine tollesualità. Inizia Don Achille: omosessuali,
“E’
indubbio
che
sia
da
ranza. Infat“Non considero il mio inter- s o l a m e n t e
locutore di un’altra catego- perché non considerarsi un atto ti: si deve eviria, l’omosessualità non è f i n a l i z z a t a riprovevole, perché è tare ogni maruna scelta, è una condizio- alla procreacontro la nostra stessa chio di discrine. Non si può dunque par- zione, la posminazione
del natura.” “La natura i n g i u s t a ,
lare di colpa, perché la colpa sibilità
avviene quando si fa una matrimonio, stessa di chi? Certa- come dice il
scelta. Per la maggior parte la possibilità mente non contro la Catechismo
formare mia...”
della Chiesa
di voi l’omosessualità è una di
famiCattolica al
prova.” “Quindi - esordisce una
K.- la condizione di gay non glia...” “Ti interrompo qui. N° 2357. Non sto discrimidiventa mai peccato?” “No, Tra omosessuali non si può nando, sto differenziando.
il peccato si ha nel momen- chiamare famiglia.” “Non Ho rispetto per gli omosesto in cui c’è l’esibizione sono d’accordo.” “Dal suali, profondo rispetto.
della propria tendenza ses- momento che sono qui devi Però ribadisco il no a qualsuale.” “Cioè?” “Per esem- accettare quello dico.” “Ah, siasi forma di codificazione,
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Don Achille Lumetti durante l’intervista.
sarebbe come codificare il
nulla.” “Non è assolutamente vero, si codificherebbe una cosa che è presentissima nella società e nella
realtà.” “Ma l’unica forma
naturale dell’amore è il
matrimonio tra un uomo e
una donna, matrimonio
finalizzato alla procreazione.”
do natura è quello tra un
uomo e una donna.” “Lei
come fa a saperlo? La Natura è venuta da lei spiegandole i suoi progetti? Questa è
una sua opinione.” “No no.
Tu sei figlio della Natura, di
un uomo e una donna.”
“L’omosessuale cos’è allora? Uno scherzo della Natura?”
“Non segue la linea direttrice della Natura.” “Quindi
devia dalla linea della natura....” Certo. Non è contro
natura, ma devia.” “Un po’
ostico il concetto...”
OMOSESSUALITÀ
COME DEVIANZA
DELLA LEGGE
NATURALE?
“Le Sacre Scritture - continua Don Achille - hanno
sempre definito gli atti omo- ADOZIONE
sessuali come disordinati, Entriamo nell’ultima fase
contrari alla legge naturale. del dibattito. Le posizioni si
L’atto in sè non può essere cristallizzano, il dialogo
approvato.” “Ma l’atto cor- diventa ridondante, ripetitirisponde e risponde alla mia vo. I due interlocutori non
natura. Se io, omosessuale, sembrano voler scendere a
non pratico
compromesl’omosessua- “Magari tutti gli omo- si, la distanza
vado sessuali fossero come rimane abislità,
contro la mia te!”
sale, nononatura.” “Un
stante un iniomosessuale dovrebbe vive- zio promettente. Il primo a
re la propria condizione in rispondere è Don Achille:
castità, come un prete. “Ci potrebbe essere una
Come me.” “Sì ma la sua è coppia di uomini o di donne
stata una scelta, l’omoses- in grado di portare avanti la
sualità è una condizione!” crescita di un figlio, ma l’im“Sì, hai ragione. La castità magine che dobbiamo dare
comunque è richiesta ad un a un bambino è quella della
omosessuale cristiano.” “ E presenza congiunta di un
gli altri omosessuali?” “Gli padre e di una madre, per
altri faranno i conti con la non creare difficoltà e imbapropria coscienza, ma con- razzi al bambino.” “Non
fermo quello che ho detto credo sia solo un problema
prima: l’unico amore secon- di immagine. Certo, il pro-
blema di inserimento nel
tessuto sociale sia del bambino sia della coppia potrebbe risultare problematico.
Però, ipotizzando per una
attimo una società in cui
questo possa essere considerato normale, il bambino
credo crescerebbe senza particolari traumi.” “Continuo
a non essere d’accordo.
Anzi, piuttosto che l’adozione a coppie dello stesso
sesso, preferisco concedere
l’adozione ai single.” “Strano, credevo che due persone, seppur dello stesso sesso,
potessero offrire maggiore
stabilità e affetto ad un bambino.” “Io, Don Achille, se
potessi adotterei due o tre
figli, e mi farei in quattro
per mantenerli.”
“Magari tutti gli omosessuali fossero come te!” Queste
sono le ultime parole di
Don Achille, pronunciate
appena prima la stretta di
mano finale con K..
Magari tutti i dibattiti fossero così, aggiungo io...
DANIELE DIECI
Due diversi approcci.
E una sola foto
Don Achille Lumetti ci ha stupito. Il sacerdote, un paio di giorni prima dell’incontro, ci aveva chiesto qualche traccia degli
argomenti che avremmo toccato nel “faccia a faccia” per prepararsi al meglio, immaginiamo per non essere impreciso a
proposito di un tema per lui, più di altri, comprensibilmente
delicato. Ma non ci ha stupito per questo, anzi: la serietà con
cui ha voluto affrontare il dibattito ci ha solo gratificato.
Così come a stupirci non è stata la modalità oratoria del parroco: alcune risposte le aveva già preparate, specie quelle sui
temi più importanti, appuntate su di un foglio a mo’ di discorso. Sembravano piccole omelie, come se il sacerdote avesse utilizzato le medesime modalità che di solito (supponiamo) adotta per le “prediche” delle funzioni religiose. Risposte ragionate, attente, diligenti. Ma senza eventualità di contraddittorio,
proprio come in chiesa.
Don Achille ci ha stupito quando ha cominciato ad essere più
sciolto, quando, forse perché accortisi con certezza di poter
dialogare tranquillamente con il suo interlocutore, ha abbandonato per lunghi tratti gli appunti per parlare “a braccio”, e
davvero col cuore. Qui è emerso un coraggio che non ci aspettavamo, con un Don Achille magari meno puntiglioso ma che
di sicuro tutti abbiamo sentito più vicino. E sono così uscite
confidenze appassionate e sincere oltre a botta e risposta molto
lontani dagli standard della predica di una messa.
Io non so di cosa volesse “chiacchierar” Adriano Celentano
col prete che non trovava nella domenica di Azzurro. Forse,
conoscendo l’eclettismo del “molleggiato”, anche di omosessualità. Il ragazzo gay che ha partecipato al nostro faccia a faccia naturalmente aveva ben chiaro l’argomento. E pure il suo è
stato un approccio che in parte ci ha stupito: non certo per la
spontaneità utilizzata, quasi da “bar”, da discorsi con gli
amici. Poche formalità e nessun foglietto preparato, insomma,
dato che non c’è nessun testo sacro o non sacro che possa suggerirti quello che provi dentro.
Quello che (in parte, ripeto) ci ha stupito è che il ragazzo ha
voluto che per lui fosse mantenuto l’anonimato. E vi possiamo
assicurare che non è stato per mancanza di coraggio, tutt’altro.
La stessa scelta, d’altronde, l’hanno fatta le due ragazze omosessuali intervistate nella pagina seguente.
Il motivo, qualunque sia, è solo suo. Il vero peccato è che ci sia
ancora, questo motivo.
Chissà, magari è solo questione di tempo e al prossimo “faccia
a faccia” potremo mettere le foto di entrambi i protagonisti,
chiunque essi siano.
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3
il
sasso
lino
il punto
Scusi... ma Saffo abita qui?
Quattro chiacchiere tra amiche, due delle quali innamorate e conviventi
Incontro Paola e Francesca
(i nomi, per questioni di privacy, sono inventati), coppia
di “normali” trentenni sassolesi che condividono casa e
vita da oramai più di due
anni. Domando come riescano a gestire nella quotidianità la stessa sensibilità femminile, non potendosi avvalere
dei giochetti e ricatti psicologici che “funzionano” tra
uomo e donna. “ Avendo la
stessa sensibilità è più facile”
comincia Paola “perché
abbiamo l’esatta percezione
di ciò che l’altra sente, pensa,
prova, ma è anche più complicato perché questa capacità di immedesimazione
porta a sentirsi più ferite
quando l’altra non dimostra
la stessa comprensione. Parliamo di tutto, dalle questioni pratiche ai temi più delicati, come la politica e la religione. L’affinità che ci lega
va ben oltre la sessualità, l’attrazione che ci unisce è totale, fisica e mentale.” Coppia
ma prima di tutto donne,
chiedo quali siano le loro
aspirazioni e i loro desideri,
se la discriminazione sociale
le porterà a rinunciare al
desiderio di legalizzare la
loro unione, di avere dei figli.
Paola sorride “Noi siamo
una coppia a tutti gli effetti!
Vediamo il nostro futuro
assieme con tutte le esigenze
che ne derivano: vogliamo
sposarci, fare figli, comprare
casa nella quale investire in
vista della vecchiaia. E
vogliamo poterlo fare in Italia. Proviamo amarezza nei
confronti delle istituzioni
che ci privano di questi diritti che riteniamo indispensabili per la stabilità e solidità
del nostro rapporto. Fanno
finta che non esistiamo e per
questo non ci considerano
degni dei diritti fondamentali riconosciuti solo alle coppie etero”. Eppure eccome
esistono, basta osservarle
mentre si tengono per mano
e si sorridono complici alle
domande più indiscrete. Mi
chiedo come fanno a soppor-
tarsi due donne che stanno
assieme, a volte è difficile il
rapporto quotidiano con le
proprie madri, sorelle, amiche. Come fanno a non tirarsi di continuo i capelli? “È
vero!” scoppia a ridere Francesca “le donne sono testarde e poi vogliono sempre
andare a fondo, anche nelle
questioni che proprio non lo
richiedono. Così tutto diventa più problematico. Ma
della tua compagna adori la
dedizione, il modo che ha di
porti al centro del mondo, la
sua capacità di tornare bambina. Possiamo dare un consiglio agli uomini? Perché
noi le donne le conosciamo
proprio bene… Guardate la
vostra donna oltre il ruolo
che gli è stato assegnato, non
è solamente un soggetto fragile da proteggere ma è un
essere completo, e concreto,
che va apprezzata anche e
proprio per questo. E alle
donne diciamo di uscire loro
per prime da questo ruolo, di
diventare attive, partecipi e
forti della loro capacità decisionale all’interno della coppia”. Lo spettro della monotonia, della quotidianità, per
loro non deve esistere di
certo. “Non è vero” interviene Paola “la monotonia del
quotidiano va al di là dell’inclinazione sessuale. Come in
tutte le coppie la sfida è quella di rendere le situazioni più
ordinarie situazioni speciali”. “Insomma, è sempre la
stessa storia, come tra uomini e donne” continua Francesca “qualche tempo fa eravamo in un ristorante per
una cena romantica. Si è
avvicinata una coppia di sposini e abbiamo fatto subito
amicizia, senza nascondere
la nostra condizione. Dopo
un po’ io e il marito usciamo
per una sigaretta assentandoci per più di mezz’ora. Al
rientro entrambe le nostre
“donne” avevano il muso.
Paola mi fa notare che mi
sono comportata male, l’altra ragazza si intromette ed
afferma: Dai non prendertela,
Due manifestanti ad un Gay Pride
non è mica tuo marito! Io si che
ho il diritto di essere arrabbiata!
Paola colpisce con un pugno
Francesca.”
Una breve considerazione, se
permesso, da parte di chi
scrive: ci vuole coraggio ad
amare, ancora di più nel
decidere di condividere la
propria vita con la persona
che si ha accanto. Cosa pensare dunque di chi, oltre gli
ostacoli comuni del rapporto
amoroso, sfida anche le convenzioni sociali, le maldicenze, l’opinione pubblica e
malgrado tutto investe nel
proprio sentimento tutto ciò
che ha da offrire?
CATIA BARTOLI
Omosessualità, che non sia più un tabù
Oggi la comunità gay ha conquistato maggiore visibilità sociale, economica e politica.
Arcigay: “Occorre creare un contesto culturale favorevole alla nostra espressione”
Sono 2556 gli omosessuali
iscritti ad Arcigay della provincia di Modena. Un dato
che tuttavia è poco esplicativo del “mondo omosessuale” modenese poichè vi sono
molte persone omosessuali
non iscritte al circolo e altri
che, pur avendo rapporti
omosessuali, non si definiscono tali e non vogliono
avere tessere che possano
4
farli scoprire. A Modena
Arcigay è un punto di riferimento e promuove attività
sociali, culturali ed educative
in una provincia che alle persone omosessuali offre
poche opportunità. Dal 2002
è attivo un servizio di Telefono Amico (059/342369) tutti
i lunedì dalle 21 alle 23 rivolto alle persone che stanno
affrontando per la prima
volta la propria omosessualità. Spesso sono persone che
faticano a nascondere la propria omosessualità. Il comitato provinciale Arcigay presta
attenzione
anche
all’aspetto educativo: “Quest’anno, per la prima volta,
siamo riusciti ad organizzare
in un istituto modenese 6
incontri in orario scolastico
per affrontare il tema della
diversità e del pregiudizio
basato sull’orientamento sessuale - afferma Giorgio
D’Amico, referente di Arcigay Modena - inoltre siamo
partner di un progetto europeo sul tema del bullismo in
particolare quello nei confronti delle persone omosessuali. Il progetto è biennale e
coinvolgerà diverse scuole
modenesi. Proprio in questi
giorni intervisteremo su questi argomenti oltre 250 studenti, 80 docenti, genitori e
personale non docente. Queste attività mirano a far crescere in città e nella provincia le condizioni per cui un
ragazzo o una ragazza omosessuale non debba nascondersi come accadeva e accade ancora oggi in molti casi,
e aiutano a creare un clima
sereno per trattare queste
tematiche nella scuola, in
famiglia e sul lavoro. Infatti continua - anche se oggi la
visibilità sociale delle persone omosessuali è maggiore
rispetto ad anni fa, non c’è
stato ancora quel salto per
cui un giovane possa svelarsi
serenamente. Il dibattito sui
PACS, se da un lato ha fatto
emergere la necessità di riconoscere diritti alle coppie
non sposate, a prescindere
dall’orientamento sessuale,
dall’altro non ha ancora
affrontato il fatto che in Italia c’è bisogno di creare condizioni culturali per cui due
ragazzi o due ragazze che si
amano possano farlo”.
LAURA CORALLO
La locandina di “Boys don’t cry”,
scioccante film sul tema dell’omosessualità, basato su una storia vera,
con una bravissima Hilary Swank.
il
sasso
lino
il punto
Le altre religioni condannano l’omosessualità
Dall’Ebraismo all’Indusimo passando per Islam e Testimoni di Geova: sull’omosessualità,
giudizi spesso senza appello da parte delle religioni più diffuse. Poche le eccezioni
Butta male, si direbbe gergalmente al giorno d’oggi. Nel
senso che il concetto di omosessualità non è storicamente
“ben visto” dalle principali
religioni mondiali. Certo,
non mancano sfumature più
possibiliste e “moderne”, ma
le condanne nei riguardi dei
rapporti omosessuali sono
spesso nette, almeno per
quanto riguarda i culti più
diffusi.
Del rapporto tra omosessualità e Islam ci parla Souad
Elkaddani, giovane immigrata sassolese e responsabile
dell’ufficio stranieri: “E’ un
tabù parlare d’omosessuale
da noi, non si affronta come
discorso libero; penso di non
aver mai parlato di questo
tema in casa o comunque
con persone della mia cultura/religione. Nella nostra
convenzione ed anche per la
religione musulmana, Dio ha
creato l’uomo in uno stato
perfetto. Per cui l’omosessualità è considerata un fatto
contro natura e quindi un
Peccato. Ciò non toglie che
anche nel mio paese d’origine ci siano persone omosessuali, però chi è soggetto a
questa ‘malattia’ non lo può
dichiarare in pubblico, ma lo
vive di nascosto, sia per non
essere escluso ed emarginato
dalla società, sia per non
essere perseguito dalla legge,
in quanto è considerato un
reato punibile”.
Una condanna netta, insomma.
Ci approcciamo ad alcune
delle altre più importanti religioni con l’aiuto di Wikipedia*, l’enciclopedia libera di
internet, nella quale c’è una
specifica voce “Omosessualità e religioni”, completa e
facilmente consultabile per
eventuali approfondimenti.
“L'argomento dell'omosessualità nella religione ebraica
- descrive Wikipedia - affonda le sue radici nel libro del
Levitico, che fa parte dell'Antico Testamento e che descrive i rapporti sessuali tra
uomini un ‘abominio’, punibili come un crimine capitale,
anche se oggi non esiste nessun tribunale rabbinico (...)
che possa infliggere la sentenza prevista. La visione
storica prevalente tra gli ebrei
è stata di considerare i rapporti omosessuali immorali e
peccaminosi, a sostegno
della categorica proibizione
riportata sulla Torah. Tuttavia l'argomento è stato origi-
ne di dispute tra i moderni
movimenti ebraici e ha condotto a numerosi dibattiti e
divisioni.
Il rapporto tra omosessualità
ed induismo è complesso e
non privo di contraddizioni.
Da una parte, l'omosessualità
è presente in testi religiosi e
filosofici vedici, quali il Rig
Veda ed in numerose sculture
e dipinti. D'altra parte, l'articolo 377 del codice penale
indiano, redatto nel 1860 da
Lord Thomas Macaulay, ed
ancora in vigore, sancisce che
‘chiunque, volontariamente,
abbia un rapporto carnale
contro l'ordine della natura
con un uomo, una donna o
un animale, sarà punito con la prigione a vita - o per un
periodo che può arrivare a
dieci anni, e dovrà anche
pagare una multa’.
Nel Buddhismo, il terzo dei
Cinque precetti afferma che è
necessario astenersi dai comportamenti sessuali non
appropriati. Fra le molte
interpretazioni di quali siano
i comportamenti sessuali
"non appropriati" ci sono:
rapporti sessuali al di fuori
del matrimonio (un'idea relativamente moderna), il sesso
con un'altra persona senza il
Sofismi
consenso del/la proprio/a
partner, o il punto di vista storicamente prevalente secondo cui la definizione si
limita a descrivere lo stupro,
l'incesto e il bestialismo. Nessuna scuola buddista prima
dell'Imperialismo europeo,
iniziato in massima parte nel
XVII secolo, ha mai descritto
l'omosessualità come "comportamento sessuale non
appropriato". Tuttavia, tradizionalmente ci si aspetta che
i monaci delle scuole Theravada e della maggior parte
delle scuole Mahayana siano
celibi e si astengano dall'attività sessuale. Ciononostante,
i funzionari buddisti (cosiddetti "preti") delle scuole
Vajrayana e di molte scuole
coreane e giapponesi posso-
Il genocidio di Sodoma e Gomorra,
episodio raccontato nell’Antico Testamento, in un affresco russo del 1662
no sposarsi.
Il rapporto fra omosessualità
e Testimoni di Geova è legato all'approccio biblico che
caratterizza questa chiesa
che applica una lettura letterale a molti testi sacri. I Testimoni leggono nella Bibbia,
sia nel Vecchio Testamento
che nel Nuovo Testamento,
la condanna netta dei rapporti omosessuali, come pure di
qualsiasi altro atto sessuale al
di fuori del matrimonio. I
testimoni di Geova considerano i precetti contenuti nella
Bibbia precetti divini, non
discutibili.”
MARCELLO MICHELONI
(HA COLLABORATO CHIARA DINI)
* Wikipedia è un’enciclopedia libera e multilingue di internet, facilissima da consultare. Il progetto in italiano ha preso l'avvio nella
primavera 2001 e conta oltre 155.000 voci, caratterizzate da contenuto libero e da un punto di vista neutrale.
La vera “magia” di Wikipedia sta nel fatto che chiunque può partecipare alla compilazione delle varie voci. Un gruppo selezionato di utenti è pronto a controllare e a bloccare eventuali utilizzi sbagliati (volontari o meno), ma passato questo vaglio, anche i contributi dell’utente andranno a rinforzare l’opera. Insomma, una vera
rivoluzione.
Ad esempio, noi come rivista, assieme a tanti altri, abbiamo “aiutato” ad ampliare la voce “Sassuolo”. L’invito che facciamo a tutti è
quello di intervenire, per rendere la descrizione della nostra città
sempre più efficace in ogni sua sfumatura.
Il tutto su: www.wikipedia.org
di Giuseppe Sofo
TRA TRASGRESSIVITÀ E TRASANDATE TRASCENDENZE
Spesso alcuni comportamenti tabù vengono affrontati anche attraverso
i comportamenti dello star system
per appuntamento:
Nelle strane elezioni del 9 e
10 Aprile, è stato eletto
anche il primo deputato
transgender della storia della
Repubblica Italiana: Vladimiro Guadagno meglio noto
come Vladimir Luxuria.
Notizia che ha attirato le
attenzioni di tutti i media su
una candidata “scomoda”,
non rivolte alle sue qualità
politiche o a delineare il suo
pensiero, bensì al suo guardaroba.
Le interviste del giorno
prima dell'ingresso in parlamento chiedevano a Luxuria
prima cosa avrebbe indossato il giorno dopo e poi cosa
ne pensava dell'attentato a
Nassirya. E dire che se qualcuno ci avesse provato, si
sarebbe accorto che la signorina di cose interessanti da
dire ne ha, eccome. Ma forse
era meglio preoccuparsi di
dire che ora, con lei in parlamento, sarà necessario un
terzo bagno, come ha fatto
l'ex ministro Calderoli (candidato forse per questa perla
alla presidenza del senato,
insieme a chi è stato accertato essere mafioso fino al
1980). D'altronde, come dice
Luxuria, anche Berlusconi si
trucca e si mette i tacchi. Ma
qui “è un'altra storia”. Perché abbiamo ancora chi
tuona, dall'alto di uno staterello tra le mura di Roma,
che certe cose non si fanno.
Quello che mi chiedo è: se il
papa e i suoi “ministri” possono dirci chi votare, allora i
partiti possono influire sull'elezione del papa? No, perché se a D'Alema va male
anche al colle, comincio a
pensare che ce lo troviamo
proposto pure lì. Se un'autorità spirituale può influire
sulle decisioni di uno stato
laico o viceversa, non siamo
un grandissimo esempio di
democrazia. Se io sono
bahaista
moderatamente
perché i miei diritti civili
devono essere influenzati da
un'altra religione, in uno
stato laico? Lo vedremo con
la lotta per i PACS, i patti
civili di solidarietà, per i
quali proprio Vladimir si batterà e per i quali dovrà lottare contro chi con lo stesso
suono, PAX, intende un
ideale di pace e amore teoricamente universale ma praticamente esclusa a qualcuno.
A chi non è libero di amare,
perché per qualcun altro è
contro natura. D'altronde,
quando uno cresce nella gioventù hitleriana, certe cose
rimangono.
5
il
sasso
lino
culture e spettacoli
parole, pensieri, nani e ballerine
Sassuolo, origine del nome e sua evoluzione attraverso il tempo
Peschiera Ducale, fondo. Al centro, l’aquila estense.
Allo stato attuale delle
nostre conoscenze, cioè
senza escludere nuovi anche
se alquanto improbabili
ritrovamenti, il documento
storico più antico, nel quale
la località da cui Sassuolo ha
preso il nome viene nominata, è quello che porta la data
del 23 luglio 980, rinvenuto
presso l’Archivio di Stato di
Reggio Emilia dietro segnalazione del conte Ippolito
Malaguzzi.
Tale documento, o “carta”
come a quel tempo si diceva,
concerne una permuta di
terreni, avvenuta tra la
badessa “abbatissa” Berta
del monastero di San Giulia
di Brescia a certo Giselberto.
[…] Ai fini della ricerca che
qui ci proponiamo, assume
la massima importanza il
fatto che a detta permuta
risultassero presenti in qualità di “tassatori” anche due
cosiddetti “buoni uomini”,
di cui uno, chiamato Natale,
proveniva da “Saxolo”, e
l’altro, di nome Uberto,
giungeva dalla stessa località, cioè “de ipso loco Saxolo” (M.Schenetti, Storia di
Sassuolo, pag.12 e pag. 388 e
seg.). […]
Esaminando innanzitutto la
parola “Saxolum”, ottenuta
passando
dall’ablativo
“Saxolo” al corrispondente
nominativo, la possiamo
ritenere vocabolo di struttu-
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ra composta, risultante cioè
dalla fusione di “saxum”,
voce latina alla quale possono essere attribuiti i significati di sasso, pietra dura,
roccia, scoglio, ecc… e di
“solum” che può voler dire:
suolo, fondamento, base,
superficie bassa e dura ecc…
Al nome di cui stiamo cercando l’origine pensiamo
allora possa essere correttamente assegnato il significato di località (locus), peraltro in quell’epoca ancora di
nessuna importanza (T. Sandonnini, I canali e le acque di
Secchia, pag.9), il cui suolo,
nella parte sua più caratteristica, poteva ritenersi formato da un vasto sasso o masso
roccioso, presumibilmente
piatto, messo allo scoperto
dalle acque del fiume Secchia, che in quel tempo
anche colà scorreva, più che
idoneo quindi per costituire
una solidissima base su cui
poggiare le fondamenta di
una rocca o castello quali
ottimi baluardi di difesa contro gli assalti di possibili e
forse inevitabili nemici.
Per la verità e la precisione
le rocche che su quel masso
roccioso
vennero
poi
costruite furono tre, e non
una soltanto, come si evince
dai loro nomi che ci sono
così pervenuti: Rocca di San
Giovanni, Rocca o Torre
Grande e Rocca Franca;
ognuna di esse era “guardata”, cioè sorvegliata e sotto il
comando di un suo capitano
(AA.VV., Modena a Lazzaro
Spallanzani, pag.36).
Naturalmente oggi non esiste più alcuna possibilità di
individuare e riconoscere la
ricordata base rocciosa per
l’ovvia ragione che quel
grande edificio che chiamiamo Palazzo Ducale, residenza estiva dei duchi Estensi,
voluta dal duca Francesco I
nel 1649 e 50, ha finito per
estendersi su un’area ben più
vasta di quella precedentemente occupata, sia dalle
antiche rocche sia dai castelli vecchio e nuovo, nascondendo così alla vista anche
quell’enorme masso roccioso sul quale i ricordati fortilizi erano stati saldamente
costruiti.
[…] Del tutto improbabile e,
quindi, a nostro avviso, non
meritevole nemmeno di
approfondimento logico è
poi da considerare la tesi
secondo la quale nel nome
“Saxolum” si vuole vedere
un derivato di “saxum
oleum”, che in italiano troverebbe la sua equivalenza
in “olio di sasso” o anche
petrolio, peraltro mai rinvenuto nel territorio sassolese.
[…] Col passare del tempo,
anche se non siamo in grado
di dire esattamente quanto,
alla parola “Saxolum” fu poi
apportata una non trascurabile modificazione, nel senso
che in essa la “x” venne
sostituita da una doppia
“ss”, ragion per cui il nuovo
nome evolveva in “Sassolum”. […] Il nome, così
modificato, doveva poi continuare ad essere lungamente usato, cosa che possiamo
sicuramente evincere anche
semplicemente osservando
quel sigillo del Comune di
Sassuolo, che porta la dicitura: “Comunitas Sassoli”,
dove Sassoli non è che il
genitivo latino di Sassolum,
sigillo e che rimase in vigore
dall’anno 1433 fino al 1457
(M.Schenetti, op. cit., pag.
64). […]
Se ora prendiamo in esame
la più antica carta topografica conosciuta del territorio
modenese, risalente all’anno
1581 e redatta da A.Balugo-
la (M.Schenetti, Sassuolo,
pag.16), possiamo constatare che il nome, di cui ci stiamo occupando, trovò modo
di subire una ulteriore notevole modificazione, che lo
portò ad assumere quella
espressione di “Sassuolo” la
quale altro non è che la
forma più moderna dello
stesso nome, che rimase poi
invariata fino ai nostri giorni.[…]
PIETRO PAOLO DALLARI
Per ragioni di spazio non è stato
possibile pubblicare questo primo
lavoro in versione integrale.
Per tutti coloro i quali fossero interessati al testo completo si prega di
scrivere a: [email protected]
Il professor Pietro Paolo Dallari
Ho incontrato il Prof. Pietro Paolo Dallari un luminoso e caldo sabato mattina, niente al confronto
dell’illuminazione seguita
alle quattro ore trascorse
con lui nella sua casa tra
racconti, ricordi, libri antichi e suoi scritti. Un grazie
di tutto cuore per il tempo
concessomi e l’opportunità così gentilmente offerta
al nostro giornale di poter
avvalerci, nei mesi qui a
venire, della sua collaborazione. Un grazie per la
stima e l’affetto dimostratimi. Un grazie a questo
straordinario uomo che
dall’alto della sua cultura
ed esperienza permetterà a
tutti i sassolesi, giovani e
meno giovani, di rivivere
talune vicende di storia
locale attraverso le misurate parole della saggezza.
CATIA BARTOLI
il
sasso
lino
culture e spettacoli
Un sogno chiamato Argentina
Negli anni ‘50 il Sud America è stata la terra promessa per tanti sassolesi in fuga dalla miseria nell’immediato dopoguerra.
Una famiglia sassolese racconta il suo esodo nella lontana Argentina in cerca di prosperità e benessere
Si partiva da soli, con una
valigia piena di sogni per il
futuro. Siamo alla fine della
seconda guerra mondiale:
la miseria e la disoccupazione diffusa che sconvolse
anche Sassuolo, costrinse
molti cittadini ad abbandonare le proprie case e la propria terra in cerca di benessere altrove. Per tanti uomini e donne si aprirono le
dell’emigrazione
porte
verso terre lontane, sopratutto in America e in Sud
America. E senza immaginare che, da lì a pochissimi
anni, Sassuolo sarebbe resuscitata diventando la capitale mondiale della piastrella.
La storia che vogliamo raccontare è quella della famiglia Iemmi, originari della
Veggia di Sant’Antonino.
Un sogno iniziato negli
anni ‘50 in Argentina e
durato circa trent’anni.
“Immaginare un futuro a
Sassuolo nell’immediato
dopoguerra era molto diffi-
cile - ha detto Vittorio
Iemmi, 80 anni - Sassuolo
appariva una città desolata
e stanca, tanti erano gli
sfollati. Noi eravamo sette
figli, i miei genitori erano
sarti. I miei ricordi di Sassuolo a quei tempi sono
ancora vivi: le passeggiate
domenicali sotto i portici di
Piazza Piccola, i pomeriggi
trascorsi al Cinema Carani
a vedere l’opera come tanti
sassolesi facevano a quei
tempi. E poi i racconti di
mio padre quando ci raccontava del primo incontro
con mia madre, al teatro
Politeama, un capodanno
del 1922. Ma il futuro era
molto incerto. Così, come
tanti, anche io decisi di partire. A Sassuolo un incaricato selezionava le persone
che volevano emigrare:
occorreva una salute di
ferro, un mestiere e tanta
voglia di lavorare. Io ero
stato apprendista modellista
alla ditta “Le Reggiane” a
INCONTRI
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sassuolo
tel. 0536.810541
Ritratto della famiglia Iemmi a Cordoba
Reggio Emilia, sapevo lavorare il legno. Così nel 1947,
presi la valigia e mi imbarcai su una nave a Genova.
Un viaggio lungo un mese”.
Dopo lo sbarco a Buenos
Aires, Vittorio si dirige a
Cordoba, città dell’Argentina situata tra le Ande e le
Pampas. “Gli argentini
erano persone cordiali,
erano curiosi dell’ “altro
mondo” e volevano sapere
tutto sulla guerra in Europa. Fui molto fortunato:
trovai un impiego presso
l’Istituto Aereotecnico, una
scuola di aviazione militare.
Guadagnavo circa 450
pesos ed in sei mesi avevo
già mandato a casa 1000
pesos (80.000 lire negli anni
‘50) e messo da parte 3000
pesos in un libretto al
Banco
Italiano.
Feci
domanda di ricongiungimento famigliare: nel 1951
arrivò mia madre e mia
sorella Renata e nel 1953 la
sorella Luciana e la sua
famiglia”. In trent’anni
diventarono affermati “italiani all’estero”. “Abbiamo
un buon ricordo dell’Argentina - intervengono le sorelle Luciana e Renata - C’erano tante comodità, abitavamo in una casa spaziosa,
c’era anche l’acqua corrente
mentre a Sassuolo doveva-
l’intero novecento, nel tendere verso un cambiamento
radicale e rivoluzionario
della visione dell’arte, capovolgendo la logica delle cose
in una nuova lettura del
mondo e della realtà.
Da segnalare la replica fuori
rassegna (sabato 27, ore 21,
“Teatro dei segni”, Largo
San Giovanni Bosco, Modena), de Il corpo di Totò, spettacolo di e con Marco Manchisi che nasce da una doppia suggestione: da una parte
la tecnica istintiva sulla scena
di Totò, dall’altra le parole, i
pensieri e la poesia dell’uomo De Curtis. Il tutto contrappuntato dalle musiche,
eseguite dal vivo, di Guido
Sodo che, ispirandosi all’universo del varietà, spazia da
Mozart a Gaspar Sanz, dal
Guarracino a Domenico
Modugno.
Per info e prenotazioni:
349.3654001
[email protected]
LAURA CORALLO
PREMIO LETTERARIO
“CITTÀ DI SASSUOLO”
2006
Teatro e cinema “surrealista” alla Casa nel Parco
La compagnia Dama Bianca
Teatro diretta da Marco
Manchisi, dopo il successo
della rassegna organizzata lo
scorso maggio, Il sentimento di
una maschera, propone, in collaborazione con il Comune
di Sassuolo e presso il Teatro
Casa nel Parco (in Largo
Bezzi, a Sassuolo), gli ultimi
affascinanti incontri tra teatro e cinema del ciclo Il Fantasma della libertà, la cui
organizzazione generale è a
cura di Sonia Cappellini.
La rassegna, che fa perno
intorno al Laboratorio condotto da diversi anni da
Marco Manchisi, si prefigge
di approfondire attraverso
alcune libere riflessioni, una
serie di avvenimenti teatrali
legati all’universo delle avanguardie storiche, in particolar
modo del surrealismo e ai
riflessi prodotti da quella corrente artistica. I surrealisti,
mettendo in risalto il mondo
dell’inconscio, danno il via
ad una stagione cruciale per
mo prelevarla da un pozzo.
Cordoba ci ha offerto tante
opportunità che ci fecero
dimenticare le privazioni e
le sofferenze che avevamo
vissuto durante la guerra in
Italia”. Negli anni ‘70 il
ritorno a casa di Luciana a
Sassuolo, negli anni ‘80
quello di Vittorio e Renata.
Ma la storia non è ancora
finita. Perchè altri tre fratelli risiedono tuttora in
Argentina con le loro famiglie. Sassuolo e Cordoba
unite da un filo trasparente,
due realtà così diverse ma
entrambe amate.
L’attore / regista Marco Manchisi in scena
Il Fantasma della libertà, rassegna di teatro e cinema
inizio ore 21 - gli spettacoli saranno accompagnati da cortometraggi surrealisti
19 maggio
DOPPIO MOVIMENTO
23 maggio
UNA SETTIMANA DI BONTÀ
26 maggio
27 maggio
con Angela Burico, Sandro Marino e Dante Manchisi
di Dante Manchisi con Dante Manchisi e Gabriella Casolari
IL DESIDERIO PRESO PER LA CODA
esito del laboratorio diretto da Marco Manchisi
IL RESPIRO DELLA NOTTE
esito dei laboratori pomeridiani classi Ie e IIe
Scuola M.S. “G. Cavedoni” Sassuolo (inizio ore 10)
+ fuori rassegna:
IL CORPO DI TOTÒ
“Teatro dei segni”
Largo San Giovanni Bosco - Modena
Racconti, poesie, romanzi, racconti migranti.
Il Comune di Sassuolo, in
collaborazione con Incontri Editrice, gli Istituti scolastici superiori, la Cooperativa Porta Aperta e l’Associazione Korova, indice
la terza edizione del terzo
Premio Letterario “Città
di Sassuolo” per opere
inedite scritte in lingua
italiana, che dovranno
pervenire entro il 27 Maggio 2006.
Per informazioni:
Comune di Sassuolo
Servizio Attività Culturali
Tel. 0536.844716
[email protected]
Regolamento completo
sui siti:
www.comune.sassuolo.mo.it
www.sassuolonline.it
7
il
sasso
lino
culture e spettacoli
Rotaract club Sassuolo: miti da sfatare?
Servizi per la comunità e beneficenza da oltre dieci anni, ma anche tanti luoghi comuni che “accompagnano”
l’associazione. Sono davvero “figli di papà”? L’abbiamo chiesto direttamente a loro…
Giulia Tabonelli e Alessandro Canovi, del Rotaract club Sassuolo
Il Rotaract club Sassuolo si è
affermato, ormai da più di
dieci anni, come un importante bacino di risorse umane
in grado di offrire servizio e
supporto alla comunità. Ma
al loro nome, e ancor di più al
nome dei loro padrini (Rotary
club Sassuolo), vengono associati dubbi, perplessità, critiche. Abbiamo incontrato il
presidente in carica, Alessandro Canovi, e il presidente
8
“incoming”, che si instaurerà
al posto del precedente il 4
Luglio, Giulia Tabonelli.
Cos’è il Rotaract club Sassuolo?
Il Rotaract club Sassuolo è
un’associazione di giovani,
d’età compresa tra i 18 e i 30,
sponsorizzato e supportato
dal Rotary club Sassuolo. Fa
parte del distretto 2070, formato da tutti i club Rotaract
di Toscana, Emilia-Romagna,
San Marino, ed è finalizzato
prevalentemente alla comprensione e allo sviluppo
internazionale.
Sono richiesti requisiti specifici, anche economici?
Gli unici requisiti esistenti
sono l’età e lo spirito d’iniziativa. E’ prevista una quota
annua per l’organizzazione di
feste ed incontri, oltre ovviamente alle spese per eventuali
cene e serate conviviali interne al Club.
Come si articola la struttura
organizzativa del Club?
La gestione è affidata ad un
consiglio direttivo, di 5 membri (presidente, vicepresidente, segretario, prefetto, tesoriere) rinnovati annualmente
attraverso un’assemblea elettiva plenaria. Formalmente gli
incontri mensili sono quattro,
due riunioni del consiglio
direttivo e due serate conviviali; spesso e volentieri le due
riunioni del consiglio vengono estese a tutti i soci. La “ressort”, la virtù fondante del
club è infatti lo stretto rappor-
to di amicizia e di affetto che
lega ogni associato.
Alcuni esempi di iniziative
da voi seguite in questi anni?
Abbiamo instaurato una stretta collaborazione con il
comune di Sassuolo, offrendo
servizi di supporto e gestione
durante il Festival della Filosofia e Profilo Donna; lo stesso è stato fatto durante la
Festa dell’Arma dei Carabinieri. Ma il nostro orgoglio è
legato al progetto Comunità
Mamma Della Pace (iniziativa benefica che opera nella
diocesi di Bakuvu, in Congo),
attraverso la quale portiamo
avanti un’adozione a distanza
completa.
Come immagino saprete già,
al vostro nome fanno eco
diverse critiche: siete definiti
gergalmente “figli di papà”,
e siete tacciati di compiere
beneficienza “pubblicitaria”
e “di lusso”. Come vi difendete?
Non tutti siamo “figli di
papà”, non tutti abbiamo le
stesse possiblità economiche,
ma abbiamo tutti lo stesso spirito di iniziativa. Per quanto
riguarda la beneficienza, è
certamente un nostro vanto, e
ci teniamo che si sappia,come
è ovvio che sia. Inoltre non
ritengo la nostra beneficienza
“di lusso” disinteressata e agevolata dalle nostre disponiblità finanziarie: se è ritenuto
semplice e disinteressato stare
dodici ore sotto la neve il 23
Dicembre a vendere stelle di
Natale, allora non so cosa
dirvi...
DANIELE DIECI
GINO BONDAVALLI
P.zza Martiri Partigiani 7
41049 Sassuolo (Mo)
Tel. 0536.811091
il
rubriche
Buk e altre storie
L’informatico
sasso
lino
di Stefano Landini
di Emanuele Bardelli
BLOG, IL DIARIO DEL GIORNO D’OGGI
Negli ultimi anni è dilagato,
anche in Italia, il fenomeno
dei blog e ormai sta diventando una moda tra i navigatori abituali dell’oceano
“internet”.
Il blog può essere paragonato ad un diario segreto, fatto
però di pagine web, nelle
quali il “blogger” scrive
costantemente i suoi pensieri, le sue avventure giornaliere o semplicemente commenta ciò che accade nel
mondo.
Tutto questo, invece di
rimanere chiuso sotto chiave in un cassetto, viene pubblicato sulla rete e reso
disponibile a chiunque lo
voglia leggere; ed eventualmente lasciare un commento. Proprio questo meccanismo di articoli e commenti
dà vita a delle vere e proprie
discussioni e questi “diari
virtuali” diventano un
punto di ritrovo per persone
che condividono le stesse
idee o passioni.
Il concetto di fondo, che ha
ispirato questo fenomeno, è
quello di dare la possibilità
a tutti, nono solo ai programmatori dei siti internet,
di pubblicare sul web.
Oggi tutto questo è possibile grazie ad alcuni provider,
come
ad
esempio
www.splinder.com, che, in
maniera semplice e completamente gratuita, danno la
possibilità di realizzare il
proprio blog personale.
Ciò che ha determinato il
successo dei blog è l’aria di
libertà espressiva che si
respira leggendo i messaggi
postati dal “blogger” e le
risposte dei lettori.
Ognuno infatti è amministratore di se stesso e si
sente libero di scrivere ciò
che in quel momento gli
passa per la testa, senza il
rischio di essere censurato
per una “ZZ” di troppo.
Proprio per questo spesso si
trovano degli articoli su
argomenti che non si vedono molto di frequente in
televisione, aprendo le porte
a nuove riflessioni e dando
la possibilità di vedere
anche l’altra faccia della
medaglia.
Un chiarissimo esempio lo
abbiamo con il blog Italiano
più famoso, www.beppegrillo.it, nel quale, l’ironico
personaggio, senza freni
attacca tutto e tutti.
Il fumetto dei ragazzi del Don Magnani - Le motociclette: “la nostra passione”
L'amore per i motori è nata
seguendo amici più grandi
che si divertivano a smontare
e rimontare motocicli e passavano quasi tutta la giornata
a potenziare questi “bolidi”
per renderli sempre più
potenti.
Noi giovani questa passione
la coltiviamo non solo
seguendo il nostro idolo
Valentino Rossi ma anche
elaborando i nostri mezzi e
seguendo i consigli dei più
grandi. Il nostro campione
però oltre ad avere una preparazione tecnica ed atletica ha
anche una sensibilità della
messa a punto del motore e la
conoscenza giusta delle
gomme da usare in pista,
infatti molte aziende produttrici di motociclette lo hanno
ingaggiato per migliorare il
motore e il telaio dei loro prodotti.
Ci sono però ragazzi che per
imitare i loro idoli organizzano delle vere e proprie gare
che avvengono per le strade
poco frequentate e che senza
rendersene conto creano pericoli agli altri e a loro stessi:
cadendo si possono fare
molto male dato che non
hanno gli strumenti per la
loro incolumità, il soccorso
medico è assente e soprattutto non hanno tecnica e esperienza.
Per questi ultimi ed ovvi
motivi è giusto che noi giova-
ni non ci improvvisiamo piloti esperti ma uniamo al diletto e alla passione per le moto,
una giusta dose di rispetto ed
amore non solo nei confronti
degli altri ma anche e soprattutto per riguardo di noi stessi e della nostra vita.
Articolo a cura degli alunni
Grella, Tosi, Ferrari, Di Modica, Housairi, con la collaborazione della Prof.ssa Francesca
Tanzillo dell’IPSIA DON
MAGNANI Sassuolo.
Il corso di fumetto è stato
tenuto con successo, nelle
scorse settimane, da Stefano
Landini.
La tipica ricetta
a cura di Patrizia Barbolini
FRAGOLE IN PADELLA
ALL’ACETO BALSAMICO
CON ZABAIONE
Ceste gastronomiche
Porchetta Toscana
Ricotta fresca
TUTTI I GIORNI
Salumeria Tradizionale
NUOVO NELLA TUA CITTÀ
Via Cavallotti 17 - 41049 Sassuolo (Mo)
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Primavera il tempo delle fragole.
Un modo diverso di gustare le fragole usando sempre i gusti della tradizione.
Ricetta per 6 persone
Preparazione:
Mondare 500 gr di fragole
100 gr di zucchero
50 gr. di aceto balsamico di Modena
Una noce di burro
Per lo zabaione :
6 tuorli d’uovo fresco
150 gr di zucchero
Cottura bagnomaria
Montare le uova con lo zucchero e cuocere a bagnomaria circa
7/8 minuti da quando bolle
l’acqua.
In una padella antiaderente sciogliere la noce di burro, aggiungere lo zucchero, un cucchiaio di
acqua, quando sarà lo zucchero
caramellato, a fuoco molto basso
aggiungere l’aceto a sciogliere il
caramello, “tirare” le fragole in
padella velocemente, impiattare
con metà sezione del piatto
occupata dallo zabaione sul
quale avrete messo alcuni goccioloni di balsamico.
INFO ACETAIA
L'acetaia è visitabile in ogni periodo dell'anno previa prenotazione,
sono possibili (sempre su prenota-
zione) visite guidate.
Inaugurata il 31 maggio 2003,
l'Acetaia Comunale di Sassuolo è
situata all'ultimo piano di uno
degli edifici che compongono il
complesso monumentale del
Castello di Montegibbio, qui
maturerà uno degli inconfondibili
sapori della tradizione gastronomica modenese : l'aceto balsamico
tradizionale di Modena.
Per informazioni e prenotazioni:
Iat Sassuolo e Fiorano Modenese
Piazzale Avanzini - Paggeria
nuova - 41049 Sassuolo
Tel. 0536/807371
Fax. 0536/80552
e-mail: [email protected]
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il
sasso
lino
l’intervista
Walter Botti
Il venditore di ricordi
Una fotografia inedita di Sassuolo raccontata da Walter Botti, da oltre vent’anni commerciante di libri usati
e fotografie d’epoca in Piazza Piccola. Ne ha viste davvero di tutti i colori
Walter Botti davanti al suo storico banchetto
Certamente è il commerciante più singolare di Sassuolo.
Sì perché Walter Botti, sassolese, titolare di una rivendita
di libri usati sotto i portici di
“Piazza Piccola”, vende una
merce tanto insolita quanto
ricercata da tanti sassolesi di
una certa età ma non solo: i
ricordi. Ricordi che si risvegliano
improvvisamente
guardando riviste e cartoline
d’epoca ma soprattutto vecchie fotografie che ritraggono
una Sassuolo ormai scomparsa e la sua gente. Un
meraviglioso viaggio nel passato che consigliamo a tutti i
sassolesi che capiteranno
davanti al banchetto di Walter…
Da quanti anni svolge questa
attività?
Ereditai questa attività dal
papà, che iniziò nel 1965, in
un periodo in cui l’industria
della ceramica non andava
tanto bene. Per questo motivo
mio padre decise di incominciare a vendere libri usati, che
all’inizio erano quelli che
aveva letto lui nel tempo libero. Nel 1983 decise di smettere, proprio quando io avevo
pensato di terminare la mia
attività di orchestrale. A quel
punto mi chiese di subentrargli e io lo feci volentieri, perché il lavoro mi piaceva, in
quanto mi dava l’opportunità
di stare a contatto con la
gente. Ad oggi sono più di
vent’anni che sono su questa
piazza.
Quali sono i suoi clienti?
Sono persone di ogni età e
sesso, anche se ho più clienti
donne, per quanto riguarda la
letteratura rosa o i romanzi
gialli. Invece ho una cerchia
di collezionisti uomini che
10
cercano riviste o cartoline
vecchie, perché sono appassionati di storia locale. Ultimamente però, per una coincidenza, oltre a vendere libri
usati, riviste d’epoca e vecchie cartoline, ho trasformato
un’altra passione in un’attività economica. Un giorno
andando per mercatini dell’antiquariato, trovai a Spilamberto un signore che nel
suo banchetto aveva due scatoloni di riviste modenesi, dal
titolo “Tutto Modena” piuttosto datate, circa degli anni
sessanta. Io le acquistai e leggendole trovai un articolo che
parlava di una festa alla Salvarola, al mitico dancing “La
Terrazza”. Nell’articolo c’era
anche una fotografia: in essa
riconobbi tante ragazze e
ragazzi che conoscevo, allora
ne feci degli ingrandimenti.
Questa fotografia ebbe un
successo enorme e mi diede
l’impulso per raccogliere e
ingrandire altre foto: gruppi
sportivi, foto di famiglie o
scolaresche. Inoltre ho scoperto di essere molto fisionomista, riconosco bene nelle
foto i ragazzi di allora che
sono i signori di una certa età
di oggi.
La sua rivendita è un punto
di ritrovo per molte persone…
Qui da me è diventato un
punto di incontro, si radunano degli amici, con i quali
facciamo delle sfide a riconoscere nelle vecchie foto le persone: “Ti ricordi quello? “;
“Sai chi è questo?”. Ci passiamo il tempo. Poi i signori più
vecchi di me vengono qui e
mi danno una mano a riconoscere quelle persone che io
non ho conosciuto da ragazzi
e che senza il loro aiuto non
saprei individuare, e che
magari sono i sassolesi storici. Pensi che l’altro giorno è
venuta a Sassuolo una signora svizzera, vedova da pochi
mesi, di un sassolese emigrato cinquant’anni fa in Svizzera. Lei cercava delle foto di
suo marito quando da giovane abitava qui. Mi disse che
era del ’26. Insomma con
l’aiuto dei miei amici, attraverso le conoscenze di alcuni
che erano anche loro nati in
quell’anno, abbiamo ritrovato
delle foto e siamo riusciti ad
accontentare la signora e a
farla felice.
Questa attività è diventata
una sorta di archivio fotografico storico di Sassuolo?
Si, pensi che adesso degli storici sassolesi, vogliono raccogliere delle fotografie d’epoca
per vedere, oltre le persone
raffigurate in primo piano, i
particolari della città: come
erano le vie, le piazze, cioè
come era l’architettura di
allora.
In questi vent’anni è cambiata la gente che frequenta
la piazza?
Si, negli anni sessanta e settanta c’era un’atmosfera
diversa: tutto era nuovo, la
moda, la musica e la gente
veniva in piazza per conoscere le novità. Infatti non c’erano in mezzi di informazione
che ci sono adesso, le persone
si tramandava le notizie, ma
anche le tradizioni, per passaparola. Ora è diverso, qui in
piazza vengono molti immigrati che sono qui a Sassuolo
per lavorare e qui si ritrovano
nei loro momenti liberi per
chiacchierare con gli amici.
Poi ci sono i gruppi delle
signore che fanno le badanti e
i gruppi dei lavoratori extra-
comunitari, che sono qui per
darci una mano, quindi
hanno tutti i diritti per starci.
Mancano invece i sassolesi,
quelli nati qui, loro che con il
loro lavoro si sono più o
meno tutti realizzati, non si
trovano più qui in piazza, ma
in club o circoli privati. E’ un
peccato non sentire più
gente che parla il nostro dialetto, o che si riconosce sotto
i portici e si ferma a raccontare dei vecchi tempi.
Ha qualche aneddoto particolare da raccontarci?
Ce ne sono tanti: qui in centro c’era il gruppo degli sportivi, che si ritrovava nella
parte opposta del portico
rispetto a dove sono io; lì
c’era il bar tabaccheria di
“Vandrino”: ci si ritrovava
alla domenica pomeriggio,
dopo essere stati al cinema,
per commentare i risultati
delle partite di calcio. E’ stato
un peccato non aver raccolto
le battute che ne veniva fuori,
c’erano delle gag bellissime.
C’era un personaggio che
chiamavamo “Ziloc” che era
poi Nello, che abitava in
Rocca e nel tempo libero
andava ad aiutare Berselli,
che vendeva frutta e verdura
vicino all’osteria “I Pavlot”.
Ziloc andava con un carretto
di primizie al mercato. Una
mattina una signora che sentiva le mele, per vedere se
erano mature, gli disse:
“Nello mi sembrano un po’
indietro queste mele!”. Nello
prese il carretto e lo spinse
avanti di alcuni metri e poi
disse alla signora: “Vani bein
adesa?”. Allora ci si divertiva
con poco, adesso abbiamo la
radio, la televisione che ci
portano in casa le notizie. Un
tempo invece ci si trovava nei
rioni o nelle piazze, alla
domenica si stava intorno a
un tavolino e si rideva e
scherzava, lì saltavano fuori
dei racconti bellissimi.
Alcuni di questi aneddoti
rimangono a noi grazie a dei
giornali locali, come oggi c’è
il vostro, allora c’era “Sassuolissimo”, il giornale di Luciano Battelli, che si firmava “
Blu” che raccontava la vita di
Sassuolo: era un giornale
anche scherzoso che riportava quello che si diceva nei
bar, che faceva la classifica
della più bella ragazza di Sassuolo. Io ho ancora qualcuna
di quelle riviste e ogni tanto
vado a rileggermele per spolverare delle cose di cui oggi ci
siamo dimenticati.
Qui nel suo banchetto, è
nato qualche amore?
Certamente, ci sono dei
ragazzi che oggi hanno trent’anni che passano di qui e mi
dicono” Si ricorda quando io
venivo a comperare Diabolik
e lei, la mia ragazza, Topolino, oggi siamo sposati e questi sono i nostri bimbi!” Sono
cose bellissime, che ti danno
delle soddisfazioni.
Che cosa ci racconta ancora?
Ci sarebbero mille racconti,
però le vorrei dire che ora
sono contento che stiano
sistemando la piazza, che le
ridiano il suo aspetto originale, spero che ritorni la bella
piazza che era un tempo.
Chissà che questo restauro,
non riporti qui anche i vecchi
sassolesi!
MADDALENA MORANDI
all’interno troverai
ARTICOLI IN PROMOZIONE
il
sasso
lino
sport
“La mia vita a 300 all’ora. E non mi fermo qui”
Il pilota nostrano Andrea Montermini ci racconta la sua storia: tra vittorie, incidenti, delusioni.
E poi Jackie Stewart, Alain Prost e Nigel Mansell
C’era un ragazzo che, come me
e come magari molti tra voi,
amava sì i Beatles e i Rolling
Stones. Ma aveva pure una
sfacciata passione per la velocità. E forse è stata soltanto la
mancanza del classico pizzico
di fortuna ad impedirgli di salire sulle vette dell’automobilismo sportivo. Eppure, Andrea
Montermini, mezzo sassolese e
mezzo di Roteglia, figlio di una
signora di San Michele dei
Mucchietti e di un signore della
sponda reggiana del Secchia,
ha corso in mezzo a gente
come Michael Schumacher,
Rubens Barrichello, Emerson
Fittipaldi, Nigel Mansell. E
senza mai sfigurare, perché il
talento c’era tutto, c’era per
intero.
La sua, cioè quella di Andrea,
è una storia molto bella, quasi
romantica nella sua declinazione. E’ il racconto di una avventura che avrebbe sicuramente
meritato pagine trionfali, sottratte invece alla lettura dei
contemporanei da quel minuscolo accidente della vita che ci
ostiniamo a chiamare caso,
fato, destino.
Da dove cominciamo? Cominciamo lasciando la parola a lui,
che in macchina ci va ancora e
corre ancora e ha addosso la
smania di sentirsi rapido, di
sentirsi vivo, di sentirsi protagonista. In fondo, per chi ama
il brivido della velocità non fa
differenza, se la prossima curva
è quella di un famosissimo
Gran Premio o di una competizione Gt non troppo popolare
al di fuori della ristretta cerchia
degli addetti ai lavori.
“Va bene, facciamo che io
detto e tu scrivi - sospira
Andrea -. Forse la mia è una
esistenza che somiglia a tante
altre, nel senso che non credo
di essere l’unico soggetto divorato dalla passione maniacale
per le corse. Siamo in tanti e
immagino che saremo ancora
in tanti, ci sono cose che semplicemente non si possono
spiegare, non finiranno mai
perché appartengono alla stessa identità collettiva del genere
umano.
Ero un bambino e diventavo
matto per le macchinine, ci
salivo sopra e pigiavo sui pedali come un forsennato. Adriana, la mamma, mi guardava e
probabilmente pensava che mi
sarebbe passata presto. Lucio, il
fratello più piccolo, ha sei anni
in meno e presumibilmente mi
compativa, a lui dell’automobilismo non è mai fregato niente.
Invece papà, che di nome fa
Paolo, può darsi che qualcosa
avesse intuito.
Un giorno d’estate andammo a
fare una gita dalle parti di Carpineti. Entrammo in un bar per
un gelato e mi ricordo che alla
parete c’era un televisore. Stavano trasmettendo una corsa di
Formula Uno. Ero proprio piccolo, gareggiava ancora Jackie
Stewart, il mitico scozzese che
si ritirò dalla attività nel 1973.
Io rimasi incantato davanti al
video e feci una promessa a me
stesso: finalmente avevo capito cosa volevo fare da grande.
Il tempo è passato e questo
morbo della velocità non mi
mollava. Ero amico di Fabrizio
Giovanardi, sì, il sassolese che
tanto ha vinto nelle categorie
del Turismo. Lui aveva cominciato con i kart e allora io me
ne ero comprato uno e lo tenevo nascosto nel suo garage,
per evitare che mio padre mi
piantasse un casino. Poi seguivo Fabrizio alle gare e trovavo
la maniera di esibirmi, quasi di
nascosto.
Forse ho cominciato a fare le
cose troppo tardi, forse se mi
fossi buttato da ragazzino certe
strade si sarebbero aperte, si
sarebbero trasformate in autostrade. Comunque, avevo già
ventitrè anni quando mi iscrissi
ad un corso della Csai, che
sarebbe un po’ la federazione
dell’automobilismo sportivo.
Mi videro guidare e mi dissero:
beh, giovanotto, per il kart
DAL 1991 IL FITNESS E LA DANZA A SASSUOLO
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Il pilota Andrea Montermini, in posa con la Ferrari.
potresti sembrare un nonnino,
ma con le macchine vere hai
tutto il diritto di provarci. E
perché no? Mio padre, sempre
pensando che una volta levatomi lo sfizio sarei tornato ad
un mestiere più serio, ha
lasciato fare. Sono trascorsi
altri vent’anni e di essere pilota non ho smesso più.
La prima categoria seria era
l’Alfa Boxer. Un delirio. Alla
quarta gara, a Monza, ho
vinto. Sono salito sul gradino
più alto del podio. Mi sono
guardato attorno. Perché non
dovevo continuare? Mi accorgevo che al volante me la cavavo e non è che in circolazione
ci fossero dei super fenomeni.
Avanti, mi sono detto: avanti,
senza paura.
I miei amici dicono che lo spavento più grosso l’ho patito a
Barcellona, nel maggio del
1994. Ero appena arrivato in
Formula Uno e la Simtek, una
scuderia minore, mi aveva
ingaggiato per sostituire il
povero Ratzenberger, il pilota
austriaco che era morto a
Imola il giorno prima di Ayrton Senna. Voglio essere sincero: io, dell’incidente di Barcellona, non ricordo un accidente. Mi risvegliai in ospedale, il
botto accadde il venerdì mattina durante le prove libere e so
che al circuito mi avevano dato
per morto. Era un periodo terribile per la F1, meno di un
mese prima c’erano state le
disgrazie di Imola e da due settimane Wendlinger era in
coma, per un incidente a Montecarlo.
Per me, la paura più pesante si
chiama Ferrari. E si abbina
alla memoria migliore della
mia carriera. Era il 1991 quando Cesare Fiorio mi selezionò
come collaudatore della Rossa.
In pratica, ero il terzo pilota
della squadra, dopo Alain
Prost e Jean Alesi. E’ stata
una esperienza fantastica, che
mi ha dato tantissimo, sia in
termini umani che professionali. In un paio di stagioni, ho
percorso più di dodicimila chilometri, al volante del Cavallino.
Dicevo della paura: eravamo al
Mugello per un test, ad un
certo punto, in pieno rettilineo,
la macchina ha piegato a sinistra e buonanotte. A sinistra
c’era un muro, io ho strisciato
contro quel muro per tre o
quattrocento metri e intanto le
gambe erano uscite dalla scocca e pensavo, addio, adesso mi
frantumo. Invece, per miracolo, non mi sono fatto niente.
Il biennio in Ferrari mi ha
anche permesso di mettere
bene a fuoco le cose. Sai chi era
un mio collega di collaudi? Un
certo Damon Hill. Lui svolgeva lo stesso mio lavoro, ma con
la Williams. Beh, a Damon,
che è un amico e che è molto
forte, è stata offerta l’opportunità di diventare pilota titolare
del team. E si è laureato campione del mondo, nel 1996. Io
lo ammiro, è stato bravo, ha
meritato quanto ha ottenuto.
Ma a me, una chance così non
l’hanno data mai.
Non voglio fare il piangina.
Non sono un tipo lamentoso.
Metto in fila gli eventi. Lo sai
che in Formula 3000 ho avuto
come compagno di scuderia
un certo Rubens Barrichello?
In una stagione, quattro vittorie per me e zero per lui. Però,
alla fine dell’anno, lui è sbarcato in pompa magna in Formula Uno, semplicemente
perché aveva alle spalle grandi
sponsor. Io non li avevo e
sono rimasto indietro. Non
sono l’unico.
Ecco, questo direi ad un ragazzino sassolese che avesse nel
cuore la passione per il mestiere di pilota: ehi, va benissimo,
divertiti, mettici l’anima, ma
quando arrivi a diciotto o vent’anni verifica se hai alle spalle
qualcuno che possa contribuire
finanziariamente alla tua carriera.
E’ inutile negare l’evidenza:
nell’automobilismo, il talento
da solo non basta, non è sufficiente. Per arrivare, devi avere
qualcuno che ti spinge, che
copre le spese, che non ti fa
mancare le risorse. Io, francamente, non me la tiro per niente, sono una persona normale,
mi resta solo un dubbio: cosa
avrei fatto in F1, al posto di
Barrichello, se avessi avuto i
soldi?
In F1 ho guidato macchine
senza mezzi, dalla Simtek alla
Pacific alla Forti. Non c’era
trippa per i gatti e lo sapevo.
Così la soddisfazione più
grande della carriera è una
vittoria strepitosa a Spa, sul
circuito più bello del mondo,
nel 1992. Ero in Formula 3000
e ricordo che c’eri anche tu, là
sul traguardo. Fu una grande
impresa, a Spa, sulle Ardenne,
se non sei un manico vero non
puoi nemmeno pensare di vincere. E non dimentico un quarto posto in Formula Indy, in
America, nel 1993, con una
monoposto dell’Euromotorsport. Se vai a controllare l’ordine d’arrivo, eravamo a
Detroit e il sottoscritto ha preceduto Nigel Mansell e Emerson Fittipaldi, mica due sfigati
transitati per caso nei paraggi.
In epoca più recente, è stata
bella la vittoria con una Ferrari
nella 1000 chilometri di Le
Mans, nel 2004.
Adesso mi sono specializzato
nelle competizioni a ruote
coperte, come diciamo noi
maniaci. Quest’anno, con la
Ferrari 430, parteciperò al concorso internazionale delle Le
Mans Series. E mi sono iscritto
anche al campionato italiano,
con una Saleen. In pratica, non
sto fermo un minuto.
Smettere? Ma per carità! Mi
piaccio troppo quello che faccio. Mi diverto. Mi sento giovane. Adesso ho 42 anni, ma
come pilota sono un pivellino,
proprio perché ho iniziato
molto tardi, almeno rispetto
alla media. Un trentenne non
ha il mio fisico, sono disposto a
scommettere.
Il privato? Rigorosamente single, addirittura sono anche
senza fidanzata, la mia casa è
quella di famiglia, sempre a
Roteglia, sponda reggiana del
Secchia, in fondo tutto è
cominciato proprio lì.”
LEO TURRINI
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il
sasso
lino
recensioni
“Il grande mito c'ha fregato, che sei un eroe se sei suonato”
volumi
persi al cinema
a cura di Daniela Frigieri
Il velo dipinto di W. Somerset Maughan
Adelphi, 2004
“La finezza dei colori, i tratti inaspettati e esotici, trasformavano
quei vividi luoghi in un fondale davanti a cui si agitavano, misteriosi e chimerici, i fantasmi della fantasia di Kitty…
La gente che scivolava per le vie tortuose e quelli che morivano,
erano comparse senza nome. Certo, tutti, tutti avevano un qualche
significato, ma quale? Era come se danzassero una danza rituale,
antica e raffinata, e tu sapessi che quei passi complicati hanno un
senso che per te sarebbe importante conoscere; eppure non ne capivi nulla, nulla”.
Che ragione poteva avere l’incantevole Kitty per sposare il gelido e
inamabile dottor Fane, batteriologo al servizio dell’impero britannico, se non il puro panico? (…)
Da questo romanzo, apparso per la prima volta nel 1925, è stato
tratto il film Il velo dipinto di Richard Boleslawsky (1934), interpretato da Greta Garbo, Herbert Marshall, George Brent.
La vedova scalza di Salvatore Niffoi
Vinicio Capossela
Adelphi, 2006
“Me lo portarono a casa un mattino di giugno, spopolato e smembrato a colpi di scure come un maiale…Maledetti siano quelli che
gli hanno squarciato il petto per strappargli il cuore con le mani e
prenderlo a calci come una palla di stracci…Ogni volta che mi fissava con i suoi occhi malandrini…sentivo un tutùm tutùm che faceva bollire il sangue nelle vene in attesa di sgrumarlo altrove…”.
Sin dalla prima pagina il lettore si trova immerso in un mondo
arcaico e feroce, quello della Barbagia fra le due guerre. E’ qui che
Mintonia e Micheddu si conoscono e si amano con l’urgenza prepotente ed esclusiva che è propria degli amori infantili. (…) E continueranno ad amarsi anche quando Micheddu dovrà darsi alla
macchia, anche quando Mintonia, “femmina malasortata”, dovrà
vederlo solo di nascosto e passare ore di angoscia a pensarlo braccato.
Gesù e Yahvè di Harold Bloom
Rizzoli, 2006
“Questo libro è incentrato su tre figure: un personaggio più o meno
storico, Yeshua di Nazareth; un Dio teologico, Gesù Cristo; e un
Dio umano, troppo umano, Yahvè. Una simile frase d’apertura suonerà inevitabilmente polemica, la mia speranza, tuttavia, è soltanto
quella di contribuire a mettere meglio in luce alcuni aspetti della
questione (se ciò mi sarà possibile), mentre non è mio intento offendere nessuno”.
In questo libro, Harold Bloom sfrutta il suo impareggiabile talento
di critico letterario per esaminare il personaggio di Gesù, sottolineando le incoerenze e le contraddizioni disseminate da un capo
all’altro dei Vangeli. Esamina inoltre la figura di Jahvè, che ritiene
abbia più tratti in comune con il Gesù di Marco che non con il Dio
Padre dei cristiani e delle tradizioni rabbiniche ebraiche. .
(…) E’ un’opera di critica letteraria che(…) farà riflettere tanto gli
ebrei quanto i cristiani.
di Marcello Micheloni
Spider, di David
Cronenberg, Can 2002
Con Ralph Fiennes, Gabriel
Byrne, Miranda Richardson, Lynn
Redgrave, John Neville
David Cronenberg è un malato
mentale. In senso stretto o in
senso lato non lo so, ma le sue
perizie psichiatriche, che non
sono altro che i suoi film, parlano chiaro: da Videodrome (1983)
fino all’ultimo A history of violence (2005). Pellicole che valgono molto più di qualsiasi test
per valutare la salute mentale.
Che poi malati lo siamo un po’
tutti è fuor di dubbio, ed è per
questo che le pellicole del regista canadese ci attirano così.
Proprio come ci attira (nella
sua tela…) questo Spider,
immersione nei vortici della
follia di uno schizofrenico,
interpretato alla grande da
Ralph Fiennes. Spider, ex internato, cerca di fare i conti col
suo passato: papà, mamma, il
sesso. E Cronenberg racconta
questa sfida senza facili flashback, ponendo fianco a fianco Spider e i suoi fantasmi, che
tanto sono “qui”, che ci accompagnano, sempre. A volte
magari si fanno sentire un po’
meno, forse perché distratti o
presi anche loro da qualche
preoccupazione.
Ecco, forse i fantasmi di Cronenberg sono solo più attenti di
altri.
“Gli abiti fanno l’uomo… E meno
c’è l’uomo più cresce il bisogno dell’abito”, Terrence (John Neville)
Ferro 3 - La casa vuota,
(Bin Jip), di Kim Ki-Duk,
Sud Corea 2004
Con Jae Hee, Lee Seung-Yeon,
Kwon Hyuk-Ho, Joo Jin-Mo, Choi
Jeong-Ho
Perché un ragazzo si introduce
clandestinamente negli appartamenti lasciati vuoti dai proprietari, magari in vacanza, e per qualche ora li usa e li riempie della
sua presenza, senza rubare nulla?
E’ solo uno dei temi che pone
questo seducente film coreano:
cosa cerca Sun-Hwa in quelle
case vuote? A me viene da paragonare Sun ad una cavalletta che
migra da un’emozione/casa
all’altra dopo averla assaggiata.
Oppure, più prosaicamente, mi
viene da pensare a qualcuno che
abbia deciso di fare a meno delle
quotidiane “vie di mezzo”, tipiche delle vite borghesi le cui case
il protagonista “occupa”: Sun o
si fa sentire sul serio, mazzate
violente comprese (Ferro 3 non è
altro che un tipo di mazza di
golf), oppure non si fa sentire per
niente, imparando via via a
diventare…invisibile. Silenzio o
fracasso.
Questa pellicola è una delle storie
d’amore (sì, di amore!) più originali e belle viste al cinema negli
ultimi anni: non “fidarsi” del film
interrompendo la visione prima
del magico finale sarebbe un peccato. E attenzione, perché il protagonista potrebbe essere dietro
di voi, invisibile, con tanto di
ferro in mano.
“Chi sta giocando a golf nel mio giardino?”,
Myn-Kyu
(Kwon
Hyuk-Ho)
rock records
novità e classici a cura di Lucio Vallisneri
WWW.LUCIOVALLISNERI.IT
Che GIOIA! Ritrovare vecchi amici che si credevano perduti. Apertura del
disco con una sequenza di quattro brani Life Wasted,World Wide
Suicide,Comatose, Severed Hand, potenti ed ispirati come ai bei tempi, quando le camicie di flanella ed i jeans strappati erano d’uso a tutti quelli che
ascoltavano il “nuovo” sound d’oltreoceano. Il tempo è passato in fretta,
tragedie, guerre e ripensamenti ci hanno resi tutti più cinici, ma l’attenzione verso l’ottima musica rimane sempre, quindi correte dal vostro
“pusher” di fiducia e acquistate il NUOVO album dei Pearl Jam: non
rimarrete delusi. Marker in the sand, Parachutes, Unemployable, Big Wave,
Gone, Wasted Reprise, Army Reserve, Come Back, Inside Job, sono gli altri titoli
che tra sciabolate devastanti e tocchi di fioretto, vi faranno sognare di
vivere se non in un mondo migliore, almeno con buona musica.
P.S. Non fate caso alla confezione disgustosa; come avete letto il contenuto è sopraffino.
Pearl Jam,
Pearl Jam
Bmg, 2006
ENRICO “JASON” ERGELINI
Horses,
12
Patti Smith
Arista, 1975
La poetessa del Rock con Horses ha di sicuro creato uno dei dischi più
importanti del Rock; di fatto, un personaggio non di primo pelo, come John
Cale, produttore dell'album, ne intuì il talento lasciandola sfogare nella sua
irruenza giovanile. In Horses si infilano una serie di canzoni epocali: Gloria,
Redondo Beach, Birdland, tutte con un impatto devastante. In quei tempi si
descriveva questo genere suonato come "punk-wave”, ma se cercate un
album nel quale siano racchiusi tutti i rumori che hanno caratterizzato gli
anni '70 non fatevi mancare questo disco della "poetessa", tra l'altro da poco
ristampato e con una bella confezione. Il nomignolo "poetessa" non è
casuale, di fatto i suoi testi sono bellissimi e in alcuni momenti le canzoni
si trasformano in poesia vera e propria. Il tutto è suggellato da Elegie che
accende per l'eternità il nome di Patti Smith nel firmamento della musica.
Patti, al momento, rimane un’icona irripetibile della storia del Rock al femminile.
LUCIO VALLISNERI
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Orizzontali
chi più ne ha, più ne metta!
CRUCIVERBA SASSOLESE
In corsivo, le definizioni sassolesi
1. Il soprannome di Caterina Caselli (nella foto, un suo 45 giri) – 6. Cuore di pera – 7. Un anfibio – 12.
Pistola americana...rovesciata – 13. Terribile extraterrestre da "grande schermo" – 14. Altrimenti detto
in latino – 16. All'inizio di una gara – 17. Nemico del radiatore – 18. Tappo di Sassuolo – 23. Scivolare
poeticamente – 25. Arezzo per l'Aci – 26. Ti fa il mazzo – 27. Visiterà Sassuolo quest'estate – 29. Sovrano
scespiriano – 31. Targa trentina – 32. Racconti per piccini e non solo – 34. Canale del mixer – 35. Contengono errori – 36. Claudia, politica "azzurra".
Verticali
1. Più o meno scura – 2. In Camera e Senato – 3. Verso della cornacchia – 4. Esplosiva opera prima di
Spielberg – 5. Alla fine delle parole – 8. Può essere piena di somari – 9. Reparto dei Carabinieri – 10.
Aggettivo da concezione etico-politica – 11. Quartiere sassolese – 15. Frutto tropicale – 17. La targa di
Genova – 18. Claudio, ex granata – 19. Ministro del Lavoro di metà anni '90 – 20. Baltico e Nero – 21.
Verso di Alvaro Vitali – 22. Il nomignolo del jazzista Farmer – 23. Dicono che pulisca senza graffiare –
24. Avverbio usatissimo – 28. Ferro al 60% – 30. Un po' adirato – 33. Pizzico di ovvietà.
(monch)
La soluzione nel prossimo numero
Soluzione aprile
Abbigliamento Uomo Donna
Via C. Menotti 34 (ang.P.leTeggia 1) - 41049 Sassuolo (Mo)
Tel. 0536.801608
Le barzellette
Raccolte e curate da Tania Boilini “col desiderio di utilizzare una risorsa universale per stare bene e
cercare di far star bene anche gli altri.”
MONTERMINI
SCAVI
di Nuber Montermini
SCAVI TRASPORTI
URBANIZZAZIONI
Via A. Secchi, 8 - 42013 Casalgrande (RE)
Tel. 0522.846365 Cell. 348.2711090
Fuori dalla sala operatoria
“Perchè sei scappato dalla sala operatoria prima dell'intervento?”
“Perchè l'infermiera diceva: ‘Coraggio, non si preoccupi, è un'operazione facile’ ”
“E questo non ti ha tranquillizzato?”
“Il fatto è che parlava col chirurgo!”
A Milano
Un uomo di colore viene divorato da un coccodrillo, ma la testa rimane fuori... Passa un vecchietto milanese e dice: “Va chel negher lì... a moren de fam e po' dormen in del sac a pelo de la Lacost!”
Marito scemo
Un signore torna a casa dal lavoro e sorprende la moglie a letto con un altro uomo. Con faccia stupita e sorpresa grida alla moglie: “Ma cosa stai facendo?”
E la moglie rivolgendosi all'amante: “Te l'avevo detto che era scemo!”
Queste barzellette sono estrapolate dai libri di Tania La cena delle barze (2004) e Barzellette per
un anno (2005), entrambi recuperabili presso “Libreria Incontri” e “La libreria Sassuolo” di
Piazza Libertà. Parte del ricavato viene devoluto alle associazioni “Ridere per vivere” e
“Anfass”.
dal 20/04/2006 al 14/05/2006
l’oroscopo
di Mirella Barchi
ARIETE (21/03-20/04)
LEONE (23/07-23/08)
SAGITTARIO (23/11-21/12)
Sveglia che è primavera
Amore: sei al massimi livelli!
Lavoro: àrmati di pazienza...
Salute: non strapazzarti!
Progetti solidi e costruttivi
Amore: per chi è single è finita la solitudine…
Lavoro: proponi le tue idee
Salute: hai bisogno di pace e serenità
Facilità nei rapporti sociali
Amore: sei dispersivo...
Lavoro: calma nei rapporti con gli altri!
Salute: pigrizia
TORO (21/04-20/05)
VERGINE (24/08-22/09)
CAPRICORNO (22/12-20/01)
Accetta solo proposte concrete
Amore: amori più stabili
Lavoro: proposte da non sottovalutare...
Salute: viaggi e spostamenti…per relax!
GEMELLI (21/05-21/06)
Prudenza
Amore: tutto bene per le coppie; per i single storie brevi
Lavoro: sii diplomatico
Salute: non abusare delle proprie forze
BILANCIA (23/09-22/10)
Tanta grinta, per lanciarti in nuove conquiste..
Amore: ti complichi parecchio la vita...
Lavoro: ti metti in cattiva luce...senza volerlo!
Salute: cura il sonno
ACQUARIO (21/01-19/02)
Sorprese...
Amore: ti infiammi di passione con niente...
Lavoro: punta su obiettivi ragionevoli!
Salute: forma fisica al massimo
Vi sentite sottovalutati...
Amore: vuoi sempre di più...
Lavoro: affronta i problemi analizzandoli
Salute: cura l'alimentazione...
Allarga i confini della quotidianità...
Amore: bisogno di trasgressione...
Lavoro: problemi pratici!
Salute: palestra: è ora di svegliare la tua "forma fisica”
CANCRO (22/06-22/07)
SCORPIONE (23/10-22/11)
PESCI (20/02-20/03)
Attenzione ai colpi di testa…
Amore: i single perdono tempo dietro a chi non se lo merita
Lavoro: conta fino a 10 prima di agire
Salute: una bella dieta disintossicante!
14
Cambiamenti
Amore: tanta passione ma con sentimento
Lavoro: sei troppo rigido!
Salute: attenzione all'ansia
Sembra che nessuno ti ascolti...
Amore: sii più istintivo e rifletti di meno...
Lavoro: arriva una proposta da non sottovalutare...
Salute: più ferro: asparagi!
il
il sassolino nella scarpa
...la parola ai lettori
sasso
lino
SCRIVETECI!!!
Tutte le critiche verranno ascoltate;
le lettere ed i messaggi più significativi saranno pubblicati.
[email protected]
Numero dei parcheggi a pagamento?
Ogni comune decide da sè
SERVIZI IMMOBILIARI
Sono diverse le segnalazioni arrivate alla redazione in merito all’inchiesta sui parcheggi pubblicata nello scorso numero; lettere che esprimono critiche o preoccupazioni sul nuovo piano comunale della sosta. Tra esse ci è stato chiesto di verificare, come
è stato supposto da chi ci ha scritto, se esiste una legge che sancisce il numero dei parcheggi a pagamento ed in particolare se,
nel centro storico, tale numero deve essere equivalente a quello dei posti liberi piuttosto che a disco orario. Abbiamo contattato l’area urbanistica della provincia di Modena che ci ha spiegato che non esiste una normativa nazionale quantificante il
numero massimo dei parcheggi a pagamento per il centro di una città in relazione a quelli di diversa tipologia, ma che si tratta di una norma gestita a livello comunale e solitamente si trova negli allegati del piano regolatore.
CHIARA DINI
Alcune correzioni: nella piantina pubblicata lo scorso numero sono da aggiungere i parcheggi di via Pretorio come nuovi posti a pagamento, mentre in via Mazzini i luoghi di sosta a parchimetro si trovano di fronte alle scuole Pascoli e non tra via Aravecchia a via XX
settembre, come era stato segnato. Ringraziamo l’ufficio tecnico del Comune per le segnalazioni e la disponibilità.
Spartitraffico pericoloso
Alla direzione del Sassolino
Cari ragazzi,
sono una signora di Sassuolo e devo dire che c’è una cosa che
proprio non riesco ad accettare.
Sulla via Radici in Piano, provenienti da Modena, poco prima
della farmacia Due Madonne, c’è un’aiuola che separa la strada già stretta di suo e la rende ancora più pericolosa perché ti
coglie impreparata, specialmente di sera a causa della scarsa
illuminazione.
Mi domando quando il Comune di Sassuolo ne capirà la
rischiosità e deciderà di toglierla.
Grazie
Via F.Cavallotti n. 79 SASSUOLO
tel e fax 0536-883802
349-2128841
348-7291200
messaggini
320.8482069
“Comitato Braida, ma che
c’azzeccano i pranzi etnici?”
Egregio Comitato di Braida, ho
letto il vostro spazio autogestito
con attenzione. Pur con tutta la
comprensione possibile, pensate
davvero che il vero problema
siano i pasti multietnici dove i
bambini possono imparare a
convivere? Credo abbiate detto
una cavolata. Saluti
MONICA
“Togliete quell’antenna!”
Passando per via Felice Cavallotti ho notato la presenza di
un’antenna televisiva collocata
sopra l’obelisco situato a Sassuolo 2... qualcuno può spiegarmi chi ce l’ha messa?
GIULIA B.
DOMENICO
Lo spartitraffico chiamato in causa nella lettera
“Buon compleanno Sassolino”
Le rotonde della discordia
Gentile redazione del Sassolino,
da circa vent’anni risiedo nel quartiere Rometta e scrivo per esprimere il mio disaccordo in merito alle due rotonde realizzate al fine di
“snellire” il traffico veicolare di Largo Verona. Posso affermare tranquillamente, senza timore di smentita, che questa è sempre stata
una zona molto tranquilla ed una delle più scorrevoli dal punto di vista urbanistico. Ora, invece, il quartiere è sconvolto: mi piacereb-
be conoscere gli ideatori della cosidetta “sperimentazione”. E non mi riferisco solo al ripristino del doppio senso che forse potrebbe
avere anche un senso, bensì alla rotatoria all’incrocio con via Repubblica e via San Prospero. Ho letto recentemente sui giornali che il
comune si era deciso ad eliminare la suddetta “rotondina . Ma a tutt’oggi (8 maggio) la situazione non è stata ancora ripristinata, nonostante le proteste di noi residenti. Ritengo che una amministrazione, prima di attuare iniziative che riguardano la vita della collettivi-
tà, abbia il dovere almeno di interpellare i cittadini sopratutto nel momento in cui si decide di sperimentare soluzioni urbanistiche che,
oltre a cozzare contro la volontà di numerosi sassolesi, creano disagi a cittadini e commercianti. Non mi aspetto risposte da chi di dovere, la mia intenzione era quella di esprimere semplicemente un malessere condiviso da tanti abitanti del quartiere.
Grazie
LUCIO BELLEI
il
sasso
Siamo un gruppo di fan del Sassolino e volevamo fare gli auguri per il primo compleanno del
vostro bellissimo giornale. Continuate così! Per festeggiare ci
vorrebbe proprio una bella
festa... quando la organizzate?
SUSANNA,ANNALISA E LUCA
“Affogati nel cemento”
Ci lamentiamo che Sassuolo è
una città senza verde e poi il
Comune decide di abbattere 30
olmi per realizzare una pista
ciclabile nel quartiere Rometta.
È proprio necessario?
GIACOMO
lino su internet!
La versione On-Line del giornale può essere scaricata gratuitamente
dal sito del Circolo Culturale Fahrenheit 451
wwwww..ffaahhrreewweebb..iitt
w
15
c/o La Casa nel Parco
L.go Bezzi, 4 Sassuolo
[email protected]
il
sasso
lino