APrILE 2014 - Arcipretura S. Onofrio Eremita

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APrILE 2014 - Arcipretura S. Onofrio Eremita
Anno III - n° 10 - Aprile 2014 - Bimestrale
CONFESSORI E CONFESSIONI ALL'EPOCA DI PAPA FRANCESCO
CONFESSARE LA MISERICORDIA DI DIO
Il Vangelo "non si annuncia con il bastone", ne si portano i fedeli a vera conversione minacciando i castighi di
Dio. Ne risulterebbe una falsa immagine di Dio e una pessima qualità di fedeli. La paura non genera figli e
fratelli, ma soltanto schiavi tristi. L'insistente accentuazione della trasgressione e del peccato da vita a cristiani
tristi. Papa Francesco parla della riconciliazione sacramentale, ma sempre nel contesto della misericordia e
della tenerezza di Dio. Il suo amore è sempre più grande del nostro peccato. Papa Francesco condurrà
certamente molti non credenti a credere e molti cristiani a riscoprire la gioia del perdono sacramentale proprio
a causa del suo stile di vita, dei suoi gesti che, prima ancora delle sue parole, incarnano la tenerezza di Dio verso
tutti. Quella tenerezza misericordiosa che oggi scandalizza coloro che ritenevano di fare della Chiesa
semplicemente un baluardo per difendere i loro
p r i v i l e g i p e rs o n a l i o d i c a s t a . Te n e r e z z a
m i s e r i co rd i o s a c h e co st i t u i s c e l o st i l e d i
quell'autentica evangelizzazione che non intende
fa re p ro s e l i t i , m a i n n a m o rat i . " L a n u o v a
evangelizzazione, mentre chiama ad avere il
coraggio di andare controcorrente, di convertirsi
dagli idoli all'unico vero Dio, non può che usare il
linguaggio della misericordia, fatto di gesti e di
atteggiamenti prima che ancora di parole. La Chiesa
deve essere il luogo della misericordia gratuita,
dove tutti possono sentirsi accolti, amati, perdonati
e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del
Vangelo". È questa Chiesa che deve essere celebrata
e resa visibile e sperimentabile in ogni celebrazione
liturgica e in particolare nella celebrazione del
sacramento della Penitenza.
IL CONFESSIONALE: "UNA SALA DI TORTURA"?
Nessuno, almeno a parole, oserebbe mai negare nell'essenza stessa della Chiesa il primato dell'amore e la
vocazione fondamentale del perdono. Tuttavia, quando un peccatore riconoscesse il proprio peccato e
intendesse concretizzare sacramentalmente il suo ritorno alla piena comunione con Dio e con la Chiesa, cosa
rischierebbe di trovare nel confessionale? Se Papa Francesco ha osato paragonare il confessionale ad una
"seduta di tortura" una qualche ragione ci sarà (cfr. Omelia del 29 Aprile 2013). Le severe esigenze della verità
non escludono affatto la misericordia e la compassione. Ad un bambino che compie i primi passi non si chiede
di partecipare alle olimpiadi. Da chi ritorna dopo una lunga lontananza da Dio non si deve pretendere tutto,
subito e perfettamente. "Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della
vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve
giungere la consolazione e lo stimolo dell'amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona,
al di la dei suoi difetti e delle sue cadute". Di fronte a certe situazioni particolarmente disastrate vale sempre
l'antico principio di morale che costringe a scegliere il male minore. Qui sta la saggezza e la difficile
responsabilità di chi è stato chiamato ad essere ministro (=servo) della misericordia di Dio, nel suo paziente
amore.
Al centro del rito sacramentale della Penitenza non c'è il sacerdote e neppure il penitente, ma il Signore Gesù
Morto e Risorto. "La confessione è un incontro con Gesù che ci aspetta e ci accoglie così come siamo". Il rituale
pubblicato nel 1974 offre norme e strumenti che, se fossero accolti seriamente, aiuterebbero a far sentire assai
più la presenza del Signore che non quella del ministro, talvolta fin troppo invadente. Ad esempio, la norma che
prevede, anche nella celebrazione per i singoli, la proclamazione della Parola di Dio sarebbe già un segno per
favorire la consapevolezza che non ci si trova davanti ad un codice di obblighi e sanzioni, ne di fronte ad una
parola di misericordia, alla parola di un Dio innamorato che porta al cambiamento del cuore. Mai dimenticare
"che il confessore non è il padrone, ma il servitore del perdono". Il sacerdote che accoglie il penitente deve
continuamente chiedersi come si comporterebbe Gesù di fronte a quella singola persona. Troppo comodo
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affermare di amare l'umanità se poi non si ha rispetto e non si amano le singole persone. Sono sempre più rare
le persone che si accostano al sacramento della Penitenza per semplici motivi devozionali o per ragioni più
psicologiche che evangeliche. Chi si accosta a questo sacramento è sempre più una persona alla ricerca di
senso, che riconosce la propria incoerenza e che cerca un segno della misericordia di Dio. Si tratta di mettersi
nella pelle del penitente per condividerne le difficoltà, le ansie e rispondere al suo desiderio di sperimentare
l'amore del Signor; anche quando le norme della Chiesa sembrano severe.
Non c'è dubbio che il confessionale, entrato nell'arredo delle Chiesa nel XVII secolo, con tanto di grata, possa
rendere ancora un buon servizio. Tuttavia oggi, recuperando e integrando la tradizione del passato, anche il
luogo della Penitenza potrebbe e dovrebbe aiutare a liberare questo sacramento dall'intimismo e da tanti altri
aspetti negativi che non gli appartengono. Uno spazio che pur salvaguardando la privatezza, ponga il penitente
non davanti ad un tavolino, ma al Crocifisso, e che permetta di compiere visibilmente l'imposizione delle mani e
di instaurare un rapporto di fraterna accoglienza, di lode e ringraziamento, dovrebbe essere previsto per dare a
questo sacramento, anche quando celebrato singolarmente, l'originaria dimensione liturgica perché risulti
chiaramente che si tratta di opus De, di opera di Dio dove la Chiesa e i suoi ministri sono soltanto servi.
Per una bella confessione vi propongo uno schema di esame di coscienza:
Lettura del brano Luca Cap. 12,28-34
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La nostra vita in relazione a Dio nostro Padre
Puoi dire di amare Dio con tutte le tue forze?
Quanto tempo dedichi a Dio nella tua giornata?
Pensi spesso al suo amore per te?
Dio è per te veramente Padre, o è una realtà assente e lontana?
Ricorri a Dio solo davanti alle paure e nei momenti difficili della nostra vita?
Hai l'abitudine di ringraziare Dio?
Ti fai il problema di far conoscere Dio?
La tua preghiera è un vero contatto con Dio?
Lo sai che al centro della preghiera deve essere l'attenzione a Dio più che hai tuoi problemi?
Quanto tempo dedichi ogni giorno alla Parola di Dio?
Leggi la Parola di Dio come leggeresti il giornale o un libro?
La Chiesa è tua madre: l'hai disprezzata qualche volta?
Ti sei unito a chi la disprezzava?
La sai difendere?
Puoi dire di amarla come una madre?
La nostra vita in relazione al prossimo
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Vuoi sempre aver ragione? Sei capace, ascoltando, di cambiar parere o sei testardo?
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Sei capace di collaborare, di attendere, di portare aiuto servizievole o di farti servire?
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Sai accogliere e prestare attenzione anche alle persone insignificanti?
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Sai combattere contro i malanni degli altri? Aiuti i deboli, i malati, gli avviliti? Le tue scelte tengono
conto che il nostro debito non è verso i soldi, ma verso la fedeltà più estesa possibile a vantaggio
soprattutto degli ultimi?
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Sei servo o padrone del denaro?
L’INCONTRO TRA GESÙ E LAZZARO
In questa V Domenica di Quaresima la pagina Evangelica Giovanni 11,1- 45 ci presenta Gesù e Lazzaro: Dio
davanti alla morte.
Oggi in modo particolare la morte è il più grande problema della vita di ciascuno, chiaramente a tutti interessa
conoscere la posizione di Dio davanti alla morte. Oggi, infatti, un'opinione diffusa secondo la quale non c'è
nulla al di là della morte. Questa affermazione non ha prova alcuna; anzi, rifiuta di prendere in considerazione i
tanti "indizi" che assicurano l'esistenza di un al di là.
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Ma c'è di più. Chi toglie senso alla morte, toglie senso anche alla vita. Infatti "se dopo la morte non c'è niente...
a che serve la vita?". Cerchiamo umilmente un senso, un perché, una luce. In Cristo abbiamo trovato l'unica
risposta credibile e piena, l'unica risposta divina e umana.
Con l'umiltà del discepolo seguiamo il racconto del Vangelo.
Gesù viene avvertito della malattia di Lazzaro e quindi conosce il pericolo che l'amico sta correndo.
Ma non si muove. Noi vorremmo vederlo correre, precipitarsi... invece si trattiene lontano. Evidentemente Egli
ha un senso degli avvenimenti e dei problemi molto diverso del nostro. Egli guarda tutto alla luce di una
sapienza infinita, di una onnipotenza e di una misericordia senza limiti.
Come potremo capirlo noi? Solo attraverso la fede! E la fede è un abbandono fiducioso: è la consegna di se
stessi nelle mani dell'Amore Infinito.
Gesù lascia morire Lazzaro. Dio, infatti, è sicuro di sé e quindi non si sgomenta dinanzi alla morte e vuole
trasmettere ai discepoli la Sua stessa serenità e la Sua stessa tranquillità.
Però a noi fa impressione il fatto: Lazzaro muore! Quante volte il giusto muore, quante volte l'innocente soffre,
il mite è calpestato, l'onesto è perseguitato ... !Noi, con la sorella di Lazzaro, gridiamo in faccia al Signore: "Vedi!
Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" (v. 21).
Siamo preoccupati dell'oggi; leghiamo tutto alla vita presente. Per questo noi temiamo la morte: Dio invece
non teme la morte. Cristo è venuto a liberare il nostro dolore e a illuminare la strada della vita, che va oltre la
morte.
Ascoltiamo la risposta di Gesù. Egli si rivolge a Marta e le dice: "Tuo fratello risusciterà" (v. 23). Che significano
queste parole? Annunciano la certezza di un futuro, la promessa di una vita nuova, l'impegno di Dio nei
confronti della gioia umana. Marta questo lo sapeva, lo credeva. Ma ancora qualcosa le mancava: la sua
speranza non era completa. Gesù infatti aggiunge: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se
muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno" (vv. 25-26). Queste parole sono il centro di
tutto il racconto e la giustificazione dello stesso miracolo. Gesù ricorda a Marta: "Dio è la vita e quindi solo Dio
può salvare la vita dell'uomo. Chi crede in Dio, ha già in sé tutta la potenza della vita di Dio; chi crede in Dio
non muore in eterno". Il credente sperimenta la morte nel suo corpo, ma questa è "la sorella morte" (come
usava chiamarla San Francesco) e questa morte non fa paura, perché essa è soltanto una soglia che introduce
all'abbraccio con il Dio della vita. Però, se qualcuno non ha Dio con sé perché l'ha rifiutato, costui, anche se vive,
è già morto. Chi non ha accolto Dio, anche se scoppia di salute, è già morto in realtà: dentro di lui c'è la tomba.
Questo è il senso della parola di Gesù e il miracolo della risurrezione di Lazzaro è solo una garanzia che Gesù
offre, affinché la Sua parola sia più facilmente credibile da gente di poca fede come noi.
Carissimi fratelli e sorelle, quello che dobbiamo sapere è che la Provvidenza sorgerà prima del sole".
Padre Agostino Giacalone
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“AMARE PER SEMPRE E' UNA SFIDA”
“E' possibile amarsi per sempre?”
questa è una delle tante domande che
i giovani fidanzati provenienti dall'
Italia e dal mondo hanno posto per la
festa di San Valentino al Papa
Francesco in piazza San Pietro. Oltre
15 mila coppie per l'udienza si sono
riuniti per ascoltare le parole del Papa
in occasione della “festa degli
Innamorati”.
L'amore dice Papa Francesco non è
solo un sentimento o uno stato
psicofisico ma “è una relazione, è una realtà che cresce”. La famiglia nasce da
questo progetto d'amore. “Come l'amore di Dio è stabile e per sempre, così anche
l'amore che fonda la famiglia deve essere stabile e per sempre.” Oggi tutto cambia
rapidamente, niente dura a lungo, tante persone hanno paura di fare scelte
definitive. E allora “Come si cura questa paura del “per sempre”? Si cura giorno
per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino
spirituale quotidiano, fatto di passi - passi piccoli, passi di crescita comune - fatto
di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede. Perché, cari fidanzati, il
“per sempre” non è solo una questione di durata! “Un matrimonio non è riuscito
solo se dura, ma è importante la
sua qualità. Stare insieme e
sapersi amare per sempre è la
sfida degli sposi cristiani.”
“Vivere insieme è un'arte, un
cammino paziente, bello e
affascinante che “non finisce
quando vi siete conquistati l'un
l'altro. Anzi, è proprio allora che
inizia! Questo cammino di ogni
giorno – ricorda – ha delle regole
che si possono riassumere in tre
parole che ho già detto alle
famiglie e che voi fidanzati
potete già imparare a usare tra
voi: permesso, grazie, scusa”.
Chillemi Carmen
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La voce degli adolescenti…
DaquandoPadreAgostinoè arrivatonelnostropaese,qualcosaè cambiato!.
Inpocotempoè riuscitoadareunaveraepropriasvoltaallanostracomunità ,chefinoaprimadelsuo
arrivoerapocounitaspiritualmente.Sindasubito,inmodoparticolareconnoigiovani,siè creatounforte
spiritodicollaborazioneeallostessotempoungranderispettoreciproco.Daquestaunionesononate
numeroseattività einiziative,allequalituttihannopartecipatoesisonosentiticoinvolti.Ilgruppodegli
adolescentinonc'eramaistatoecheadessoè seguitosiadaicatechistichedaPadreAgostinoconmolto
impegno e costanza. Noi giovani che ne facciamo parte siamo ragazzi che abbiamo già conseguito il
SacramentodellaComunioneecheciprepariamoaricevereilSacramentodellaCresima.Eunpercorso
iniziatodapoco,magià letematicheaffrontatehannosuscitatoinnoimoltointeressepoiché sonomolto
vicinealleproblematichedellanostraetà ,esicuramentegrazieaquestiincontripossiamoaffrontarle
meglio chiarendo alcuni dei nostri dubbi adolescenziali. L'argomento con il quale Padre Agostino ha
decisodiiniziarequestopercorsoè statoquellodell'amore.Laprimadomandachecihapostoè stata:
“Secondovoi,esistel'amore?Eseesiste,sipuòamareaquindicianni?”Ovviamentequestadomanda
cihaspiazzatimainsiemealuisiamoriuscitiadaprireundialogocostruttivoduratopercircatreincontri.
Potrebbesembrareunargomentoscontatoesemplicealqualesipuò rispondereconimmediatezza,main
realtà ascoltandoeleggendotestimonianzedialcuninostricoetaneisiamoarrivatiallaconclusionechelo
conosciamo veramente poco e che prima di dare una risposta occorre molta esperienza. Al termine
dell'incontrolacosachecihastupitoè chePadreAgostinononcihalasciaticonunarisposta,maciha
invitatiariflettereeatrovarladentrodinoi.Sicuramente,questosarà unpercorsolungoeimpegnativo,
mavistalapremessasiamocertidiportarloavantiediuscirnesicuramenteunpo'più maturi.
Cristina&Maria
IL NOSTRO CAMMINO CON GESU'
Da quando nella nostra comunità è arrivato
Padre Agostino, notando la presenza di molti
bambini della Parrocchia Maria SS. della Lettera
Misitano-Rimiti, ha deciso di introdurre la
catechesi dei bambini ed ha nominato quattro
catechiste: Angela e Mariella della comunità di
Misitano ed Eleonora e Martina della comunità
di Rimiti.
La catechesi si svolge ogni sabato alternandola
nelle due comunità. Le catechiste da due anni
circa ci guidano nel nostro cammino spirituale e
ci insegnano a perdonare ed amare come Gesù.
Ogni anno organizziamo la recita natalizia che si
basa sulla bontà, pace e carità. Quest'anno, alla fine della recita ci hanno donato dei libri che
narrano la nascita, la vita spirituale e la morte di Gesù. Nei libri possiamo trovare domande,
rebus, parole chiave, informazioni, mappe sulla terra di Gesù. Per noi ragazzi è molto
importante la catechesi perché oltre a stare insieme e socializzare favorisce la nostra
formazione religiosa.
Chiara, Giosuè, Ludovica e Antonino
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La comunità di Rimiti celebra la Pasqua ebraica!
Si avvicina la Santa Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo che ha dato la sua vita per noi per liberarci dal
peccato. Quest'anno la comunità di Rimiti, giorno 15 Marzo, grazie al nostro parroco Padre Agostino ha avuto
la possibilità di rivivere la Pasqua Ebraica.
Il popolo eletto di Dio celebra la sua Pasqua per commemorare la loro liberazione dalla schiavitù d'Egitto, tale
evento segnò l'inizio di un nuovo cammino con Dio verso la terra Promessa. La parola Pasqua in ebraico Pesach
significa passaggio dalla schiavitù alla libertà. Per la prima volta la nostra comunità si è immersa in questa
solenne celebrazione e possiamo ben dire che ci ha segnati profondamente soprattutto ci ha colpito la
particolare disposizione della Chiesa. Entrando ognuno di noi ha potuto apprezzare l’altare al centro della
chiesa preparato dai fedeli insieme a Padre Agostino con bellissime tovaglie bianche e adornato con una
corona di fiori gialli e ramoscelli verdi. Il giallo simbolo della Pasqua e il verde simbolo della speranza. Inoltre
l'altare era arricchito da sette candelabri, sette il numero perfetto che indica i sette sacramenti e il settimo
giorno della settimana: la Domenica il giorno del Signore. In prossimità dell'altare vi era la croce e l'ambone in
cui come di consueto viene proclamata la parola di Dio. Insieme all'altare ciò che sicuramente colpiva era la
disposizione dei banchi della chiesa che per l'occasione sono stati disposti in maniera ottagonale e il simulacro
della Beata Vergine Maria SS. del Carmelo collocata sull'altare Maggiore. Il vero protagonista di questa
emozionante celebrazione è stato il pane azzimo che dopo essere stato consacrato è stato distribuito ad ogni
singolo fedele sull'esempio di Gesù che non è venuto per essere servito ma per servire. Siamo veramente grati
a Padre Agostino per averci fatto rivivere questa bellissima esperienza di fede. Il nostro buon pastore con il
suo grande amore per Gesù non finisce mai di stancarci con le sue meravigliose novità che arricchiscono la
nostra vita spirituale.
Grazie Padre Ago!
Santina Triolo
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Il cammino in seminario:
quali le difficoltà, le paure e le speranze
Quandomié statochiestodiparlaredelmiocamminoinseminario,loconfesso,hoavutounpo'dipaura,perché ho
subitopensatoaquantoilSignoreabbiaoperatoinmedisensazionalee,qualchevolta,diincomunicabile!Tenterò comunquedirivivereinsiemeavoiquestaesperienzadiseminaristache,chiaramente,noné ancoracompleta.
Lavitadelseminaristahalesembianzedellavitainfamiglia,perché ,seinquestasicondividonoilceppodiorigine,i
parenti,itrattifisionomici…inseminariosicondivideunoscopo:diventarepastoriperunaporzionedelpopolodi
Diocheé ladiocesi.
Ilcammino,però ,diversamentedaquantospessopossasembrare,noné cosı̀
semplice,perché ,comeperognivocazione,sevissutaconimpegno,cisi
ritrovamoltevolteafareiconticonsé stessi,sivaincrisi,sipensache
questi sei-sette anni non passeranno mai, si ha fretta di arrivare
all'ordinazioneoalcontrariosivorrebberitardarlaequalchevoltacon
unsorrisosullelabbrasipensa"machimel'hafattofare?".
Inrealtà tuttoquestoservetantissimo,perché nonesisteunveroAmore
incuinonsivadainpannealmenounavolta!Ancheunmomentodi
crisi vocazionale può diventare proficuo per continuare a
camminareconpiù forza.
QuandolavocediGesù iniziaafarsichiaraperlaprimavolta,sivive
una fase che oserei definire "dell'incanto", in cui l'Amore di Dio
prevalesuqualunquealtracosaecisisentetalmentefortidapoter
scalareunamontagna.Equestoilvero"entusiasmo",parolache
etimologicamente significa "avere Dio dentro". E importante
che non manchi mai, neanche da preti, perché é proprio
l'entusiasmo che fa fare cose che non avremmo mai
immaginatodipoterfare.SolochisenteloslanciodiDionelcuore
può arrivare davvero a dire di Sı̀ non solo al Signore, ma più in
generaleallavita.
Nelcasospecificoquindidiventaunelementoessenziale,lasperanza,
qualemetaversocuitendere.Unseminarista,infatti,nonvivelasua
vitainfunzionedellapropriaordinazionesacerdotale,manell'attesa
delcompimentodelprogettodiDiononsoloinsé ,quantopiù negli
altri.
I momenti difficili arrivano puntuali, ma solo perche il Signore li
permetteperfarcicrescere.Avoltelalontananzadacasa,l'abbandonodi
alcuneabitudiniol'incapacità dicomprendereconsforziumaniilprogettodivinosembranoschiacciarcisottoil
loropeso..MaGesù ,puntuale,arrivacontuttalasuaforzaaprenderciinbraccioecondurciinquestastradachea
volteé bellissimaeavolteé fattadiostacolidaevitare..Mainognicaso,seDiochiama,noncisarà mainullada
temereperché ,può passaredeltempo,mailSuoAmoreé moltopiù grandedellenostreinsicurezze.
L'esperienzamiinsegnacheitempidiDiononsonomaiinostri,anchequandovorremmoteneretuttosotto
controllo e saremmo quasi tentati di dire allo Spirito Santo come e quando deve agire. Ma poi Gesù (che é veramenteunsimpaticone!!!)arrivaestravolgeinostripiani,perché sicompianonquellocheé megliopernoi,ma
quellocheé meglioperLui.IlnostroseminariodiMessinahavistoarrivarenegliultimiannipersonecheavevano
già unavita,unlavoro,unafidanzata..EchehannolasciatotuttoperseguireilMaestro,ovunqueEglidecida.Di
questomisentomoltoorgoglioso,perché lamiavocazioneé fioritaancheattraversolamediazionedialcunimiei
compagnipiù avantineglianni,edeiformatoricheognigiornosimettonoadisposizionedellenostrevicissitudini,
pergarantireallaChiesasacerdotiSanti(unlavorochepersonalmentenoninvidio).
Aconclusione,quindi,inquantoseminarista,misentoindoveredichiederepreghieraperlevocazioniallavita
diocesanaereligiosa,perché é verochemettiamolanostravitaadisposizionedelSignore,masenzailsostegno
dellapreghieranonpotremmoaffrontareuncamminotantobelloetantoincomprensibile!Chiediamoquindial
SignorechemandioperaiSantinellasuavigna!
BuonaQuaresima.
SeminaristaOnofrioCrisafulli
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DA BENEDETTO A FRANCESCO
La mattina dell'undici Febbraio 2013,
Benedetto XVI, parlando in latino ai
cardinali riuniti nella Sala del Concistoro,
ha annunciato al mondo la sua rinuncia al
Pontificato scrivendo così un nuovo
capitolo della storia della Chiesa. Da lì a
poco, infatti, avrebbe lasciato il soglio di
Pietro, aprendo così la “sede vacante” per
ragioni legate probabilmente all'età e al
calo delle forze fisiche. Unico nella storia
è stato il volo di Papa Benedetto che lascia
il Vaticano in elicottero e sorvola la città,
per ritirarsi ormai “emerito”, nella
residenza di Castel Gandolfo.Questo
evento, davvero unico ha generato
grande stupore e senso di smarrimento nei
fedeli di tutto il mondo, ma Benedetto
XVI era sereno poiché ha ammesso di
aver pregato molto prima di prendere questa decisione di portata storica che ha pochi precedenti in epoca
recente, inoltre, egli, ha voluto sottolineare che non si è trattato di un abbandono del mondo, ma piuttosto di un
rifugio in Dio. Molti lessero la rinuncia di Benedetto XVI come una resa e un segno di impotenza; invece fu un
atto di coraggio nel solco del Concilio anche se molti hanno dimenticato i suoi meriti storici: è stato lui a
inaugurare la «tolleranza zero» verso i colpevoli di pedofilia; è stato lui a mettere la prima pietra di una politica
di assoluta trasparenza in economia; è stato lui a incamminare concretamente la Chiesa sulle strade della
riscoperta di Dio e della «nuova evangelizzazione» in un Occidente sempre più disorientato e demotivato.
Ancora prima di sapere chi sarebbe stato il suo successore, Benedetto, gli ha promesso “rispetto e obbedienza”,
infatti grazie alla grandezza e umiltà di Benedetto e alla spontaneità e naturalezza di Francesco il problema
della “coabitazione” in Vaticano dei due papi non è mai esistito; anzi, Papa Francesco, fin dal primo momento ha
spiegato che è come avere “il nonno in casa”, un uomo saggio di cui fare tesoro; la sera stessa dell'elezione,
affacciandosi alla loggia centrale della Basilica di San Pietro, il primo pensiero di Papa Bergoglio è andato a
Benedetto, invitando la folla a pregare per lui perche il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. Più di
una volta, infatti, papa Francesco ha ricordato la figura di papa Benedetto. Il ricordo più bello, probabilmente, è
quello pronunciato durante l'Angelus di Domenica 30 Giugno scorso, quando ha parlato della necessità di
imparare ad ascoltare la propria coscienza: "Noi abbiamo avuto un esempio recente meraviglioso di come è
questo rapporto con Dio nella propria coscienza. Il Papa Benedetto XVI ci ha dato questo grande esempio
quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con
grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore. E
questo esempio del nostro Padre fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire". Storico è stato il
brevissimo conclave per l'elezione del nuovo Papa: dalle 17,33 del 12 alle 19,06 del 13 marzo, poco più di 24
ore. Storica fu l'elezione di un Papa che è contemporaneamente il primo gesuita sul soglio di Pietro, la prima
vocazione adulta, il primo perito chimico, il primo sudamericano, il primo a chiamarsi Francesco, il primo a
rifiutare il Palazzo Apostolico e a scegliere il convitto di Santa Marta, il primo che viaggia in utilitaria, rifiutando
l'autista messo a disposizione dal vescovado. Con papa Bergoglio si percepì da subito un senso di cambiamento
e alcune scelte da lui operate rispecchiano la sua semplicità e la sua umiltà. Intanto, nel nome scelto dal
pontefice, Francesco, in onore del Santo umile e poverello, protettore dei deboli e dei diseredati, dei miseri e dei
dimenticati. A destare immediatamente curiosità e stupore furono le prime parole pronunciate dal neoeletto
Pontefice, quella esortazione fatta ai fedeli di pregare per lui, prima che lui lo facesse per loro, affinché lo Spirito
Santo scendesse su di lui ad illuminare il suo operato. Tutti, cattolici e non, rimasero colpiti da quel esordio: un
Papa che chiede di pregare per lui. Francesco parla di “una chiesa povera per i poveri, come un ospedale da
campo dopo la battaglia”; egli è piu vicino alla gente comune che al lusso della Chiesa prova è data dal fatto che
ha chiesto alle migliaia di argentini che erano pronti a partire alla volta della capitale per festeggiarlo, di
devolvere i soldi dei biglietti aerei, ai più poveri; inoltre si definisce vescovo di Roma e non Papa, non indossa
paramenti ed abiti sontuosi, rinuncia alla mantella rossa con rifiniture di vero ermellino e alla croce d'oro
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sostituendola con una croce di ferro;egli ha
inoltre pagato il conto del suo albergo ed ha
esortato i vescovi ad uscire dai palazzi ed andare
nelle periferie. Questi sono forse i motivi per cui
le masse, cattoliche e non, lo sentono vicino.
Perché in questa situazione di insicurezza, di
valori morali parzialmente decaduti, di
incertezza quotidiana, Papa Francesco
rappresenta la speranza, l'innovazione, un punto
fermo, una guida, un ritorno ad una pulizia
interiore e ad un candore di animo che manca da
tanto, troppo tempo. Francesco, tenace ed umile
allo stesso tempo, riesce a muovere masse
impressionanti, vede crescere il suo consenso
irrefrenabilmente. In un modo del tutto
rivoluzionario, si apre ai problemi della società attuale. Inizia una lotta spietata contro la diffusione della
pedofilia tra il clero, apre le porte della chiesa ai divorziati. Arriva, addirittura, a porgere la sua mano al mondo
degli omosessuali: “Chi sono io, per giudicare un gay?”. Ed ecco che la sua simpatia ed attrazione aumenta
sempre di più, coinvolgendo le masse, dando una nuova spinta al
mondo cattolico, una nuova fiducia che si era andata sempre più
deteriorando a causa dei precedenti scandali. E con il grido “Sono
qui per risvegliare le vostre coscienze. Basta con la globalizzazione
dell'indifferenza”, spinge il mondo cattolico ad avvicinarsi ai
problemi degli immigrati, dei bisognosi, dei diseredati. Con
l'intento di creare una chiesa basata sulla semplicità, una chiesa che
si liberi dei beni effimeri per ritornare al vero significato di
cristianità, di aiuto, di condivisione, di misericordia. Una chiesa
più comunitaria, meno chiusa nella sua centralità e nella sua
magnificenza; porta la Chiesa a uscire da se stessa, ad
abbandonare le logiche di potere e di palazzo, a «fidarsi» e a
«affidarsi» solo a Dio.
Sara Proto
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Il monte delle Luce dove tutti siamo chiamati a cambiare “abiti”!
Come ogni anno giunge il grande tempo di Quaresima, tempo di grazia
e di salvezza, ma anche tempo di digiuno, di attenta e silenziosa
preghiera e di profonda conversione. In questo percorso che ci prepara
a vivere la Pasqua non poteva certo mancare l'incontro della Pastorale
Giovanile che, come sempre, rende partecipi tantissimi giovani
provenienti da ogni parte della nostra Diocesi. Noi giovani di Rimiti,
Misitano e Casalvecchio da tre anni, grazie al nostro Parroco Padre
Agostino, partecipiamo a questi eventi spirituali, proposti e preparati
dai responsabili del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile, il
cui obiettivo è di trasmettere a noi giovani un messaggio evangelico.
Quest'anno l'incontro si è tenuto il 16 Marzo, II Domenica di
Quaresima nella località di Monforte S. Giorgio (ME). L'arrivo e
l'accoglienza in Chiesa sono sempre dei momenti emozionanti ed entusiasmanti animati da canti e balli che
coinvolgono tutti. Subito dopo l'accoglienza nel Santuario è stato proclamato il Vangelo del giorno, le cui parole
sono state commentate da Don Federico Porrello. Il Vangelo ci ha presentato la Trasfigurazione di Gesù sul
Monte Tabor, monte di straordinaria bellezza, dove si sale per ascoltare la parola di Dio, monte dove egli si
manifesta davanti alcuni prescelti: Pietro, Giovanni e Giacomo, monte della luce dove tutti siamo chiamati a
cambiare “abiti”, a cambiare il nostro modo di agire, il nostro essere insieme con gli altri ma soprattutto ad aprire
il nostro cuore ed accogliere la parola di Dio. “E fu trasfigurato davanti a loro: il suo Volto brillò come il Sole e
le sue Vesti divennero candide come la Luce.” (Mt 17,1,9). Su questo passo del Vangelo il nostro Arcivescovo
che ha presieduto l'Eucarestia, durante la sua omelia, ha invitato noi giovani ad affidarci a Dio, riportando anche
le parole del Salmo 33: “Guardate a Lui e sarete Raggianti e Luminosi”. Egli ci ricorda ancora, che solo quando
stiamo dinanzi al Signore acquistiamo la luce della grazia, della misericordia, la luce che è energia che trasforma
la nostra vita, ci rende nuovi, purificati e trasfigurati nel nostro Battesimo.
“Come ti vesti?” Quesito che rappresenta il tema principale di questa giornata e ci ha portati a riflettere su alcuni
aspetti: che cosa vorresti cambiare della tua vita? - che cosa assolutamente non intendi più indossare?
A queste due domande ognuno di noi ha dato una risposta sincera che poi è stata presentata al Signore.
Sicuramente il brano del Vangelo di Matteo ha dato a noi tutti la possibilità di meditare e di vivere un'intensa
giornata di riflessione, anche attraverso l'Adorazione Eucaristica, la Confessione e l'Esperienza Comunitaria di
Preghiera. Una vera esperienza che ci mette nel
cuore gli stessi desideri dell' Apostolo Pietro,
“Signore è bello per noi essere qui!” E allora
chiediamoci “è bello per noi stare con il
Signore?” Ma spesso in noi giovani sono tanti i
pensieri, i desideri, le preoccupazioni del mondo
che ci allontanano da Lui, ma una sola voce quella
del Padre ci dona sicurezza e ci dice: “Questi è il
Figlio mio l'amato: in Lui ho posto il mio
compiacimento. Ascoltatelo”.
Tindara Casablanca
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IL DONO DELLA MATERNITA'
<<La vita va difesa sempre, fin dal grembo materno, è il grande dono di Dio>>.
Papa Francesco.
Non c'è un dono più bello di quello della maternità. Poter dare la vita è più di un regalo, è qualcosa di
misteriosamente affascinante!
Quando una donna scopre di essere in dolce attesa capisce quanto meraviglioso possa essere questa esperienza, è
un momento unico e irripetibile. Un bambino è sempre frutto di un atto di amore, e l'amore non viene da noi
come potremmo facilmente immaginare, ma viene da Dio.
E' Lui che sceglie per noi, ed è Lui che ci fa questo dono.
E' bello scegliere di diventare genitori, ma ancor più bello è
diventarlo in maniera “inaspettata”, pensare che non
accadrà facilmente e scoprire invece che dentro di te
batte già un cuoricino. Questa scoperta porta con sè
tante sensazioni: emozione, gioia, paura.
Gli uomini reagiscono con un innocente e ingenua
felicità, le donne sono diverse, più riflessive, più
consapevoli delle responsabilità.
I mesi scorrono con un mix di pensieri che
forse spaventano un po', vedere la pancia che
cresce, “vederlo” per la prima volta durante
l'ecografia, e soprattutto sentire come batte
forte il suo cuore, sono momenti
caratterizzanti e indimenticabili, per una
mamma, più che per chiunque altro.
Ma la vera gioia è capire che il dolore e la
sofferenza fisica sono nulla di fronte a
questo fagottino che ti mettono tra le braccia
appena nato, e inconsapevolmente nulla è
più emozionante che sentirlo piangere la
prima volta.
E allora ti ritrovi a dire ogni giorno GRAZIE,
INFINITAMENTE GRAZIE, a chi? A chi
tutto può. E' fortunata quella persona che vive la
sua vita con fede; perché la fede è forza, è
incoraggiamento, è speranza ed è Amore!
Lo stesso unico e grande Amore che una donna ha il
dono di poter veder crescere dentro di sé.
Ancor più emozionante è poter vivere questa esperienza
all'interno della propria comunità parrocchiale. Così come
è successo Domenica 23 Febbraio a Casalvecchio per ben
cinque mamme. Padre Agostino ha avuto la bella idea di dedicare
una Santa Messa a noi future mamme. Oltre a dedicarci una bella omelia nella quale ha spiegato con tenera
bravura il grande dono che abbiamo dentro di noi, ci ha guidato alle sofferenze del parto, sofferenze umane che si
superano con la fede e la forza che il Signore ci dà, e che passeranno quando vedremo per la prima volta il nostro
pargoletto.
E poi il momento più emozionante, quello della benedizione del parto. Chiamandoci all'altare, ha steso la sua
mano su di noi, e dopo aver recitato la formula di rito, ha asperso l'acqua benedetta sulla nostra pancia
augurandoci ogni bene. E subito l'assemblea è esplosa in un fragoroso applauso pieno di lacrime e tanta
emozione!
Emanuela Triolo
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Festa del Papà 19 marzo
Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, si celebra in Italia la Festa del Papà.
L'origine della festa risale agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, dove si celebrava
a giugno. Mentre la data è rimasta invariata in molti paesi, come in Francia, in
Italia si decise di spostarla al 19 marzo, in occasione della Festa di San
Giuseppe, protettore dei falegnami, dei poveri, degli orfani e delle ragazze
nubili. Nel giorno della festa di San Giuseppe, anche il papa, durante
l'udienza generale ha voluto rivolgere i suoi auguri a tutti i padri presenti a
San Pietro e in tutto il mondo. Il pontefice ha indicato proprio la figura di
Giuseppe come modello “educativo” ancora oggi. “Che San Giuseppe vi
benedica e vi accompagni. I papà, e i genitori in genere, possono
imparare da san Giuseppe come “custodire” ed “educare” i propri figli,
stando loro vicino, ma nello stesso tempo “lasciandoli crescere”, ha detto
il Papa. Ogni genitore, ha spiegato papa Bergoglio, deve aiutare come
Giuseppe i propri figli a crescere in “età, sapienza e grazia”, anche se
educare a crescere in grazia è più complicato e non dipende solo dal
genitore. “In modo speciale - ha detto il Pontefice - vorrei salutare oggi tutti i
genitori, tutti i papà, li saluto di cuore, ci sono alcuni papa' in piazza? Alzate la
mano, ma quanti papà - ha commentato - auguri, auguri nel vostro giorno". Tanti di
noi - ha aggiunto - hanno perso il papà. Preghiamo allora per quelli vivi e per quelli morti.
Per i nostri papà, ricordiamoli e preghiamo insieme il grande papà di tutti noi”.
Chillemi Carmen
Nozze d'oro a Casalvecchio Siculo
Circondati dall'affetto di figli, nipoti, genero, nuora ed
amici, hanno festeggiato il loro 50° anniversario di
matrimonio il sig. Vito Di Marco, di 71 anni, e la sig.ra Maria
Lamponi, di 73 anni, residenti a Mascali.
La coppia ha voluto rinnovare le promesse di matrimonio
nello stesso posto in cui, cinquant'anni fa, si sono giurati
amore e fedeltà per la loro intera esistenza. La ricorrenza è
stata celebrata il 03 febbraio 2014, alle ore 11.00, con una
Santa Messa ufficiata da padre Agostino nella Chiesa di
Sant'Onofrio a Casalvecchio Siculo.
Per l'occasione Padre Agostino ha tenuto una bellissima
omelia sul valore di un'unione fondata sull'amore, sul
significato di famiglia e, soprattutto, sulla certezza che
l'unione tra due persone può essere così solo per volontà di
Dio.
Auguriamo un amore così a tutte le coppie del mondo!
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PASQUA EBRAICA - RIMITI
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Raggiungi le uova pasquali
UNISCI I PUNTINI
CRONACA
PARROCCHIALE
Nella Pace del Signore
Spadaro Giovannina
18/02/2014 - Casalvecchio Siculo
Santoro Giuseppa
24/02/2014 - Casalvecchio Siculo
Di Giovanni Carmela
21/03/2014 - Casalvecchio Siculo
Attività Parrocchiali
Pasqua Ebraica
15/03/2014 - Rimiti
Incontro Giovani del Vicariato con
l’Arcivescovo La Piana
24/03/2014 - Casalvecchio Siculo
Pasqua Ebraica
06/04/2014 - Casalvecchio Siculo
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