Se lo desiderate pote leggere l`intero ed emozionate racconto QUI

Transcript

Se lo desiderate pote leggere l`intero ed emozionate racconto QUI
Venice Marathon 2012 Di Michele Boffo
La mia Venice Marathon inizia il giorno prima della gara, il sabato, per il ritiro del pettorale.
L’organizzazione è straordinaria. Quello che viene definito il quartier generale a Mestre San Giuliano è
immenso.
Per un aspirante runner come me, è bello vedere stand che pubblicizzano decine di altre corse a piedi,
attrezzatura tecnica di ogni tipo, ma anche prodotti tipici alimentari delle nostre terre.
Ritiro il mio pacco gara e con stupore vengo a sapere che la borsa di nylon che lo contiene, sarà proprio
quella che dovrò utilizzare a Strà, la partenza. Dovrò riempirla delle mie cose e caricarla sul camion, per
poterla poi ritrovare all’arrivo.
E’ piccola cavolo!!! Come farò a farci stare tutto? Le previsioni dicono che sarà una corsa bagnata e
all’arrivo sarà più freddo della partenza. Sarà necessario vestirsi parecchio! In qualche maniera faremo.
Preparo quindi tutto quello che mi servirà per correre con cura. Il biglietto con l’elenco delle cose
fondamentali, è pronto da una settimana. Spero non manchi nulla. Sciolti anche gli ultimi dubbi
sull’abbigliamento.
La notte la passo dormendo con un occhio chiuso e uno aperto. Sono fatto così, sono un po’ apprensivo.
Viste passare quasi tutte le ore, comprese due volte le 3 (ritorno all’ora solare). La mattina il primo pensiero
è aprire i balconi e vedere se le previsioni meteo che avevo consultato per tutta la settimana precedente,
sarebbero state giuste.
Nuvoloni all’orizzonte, poco, pochissimo sole e…. un vento pazzesco. “poteva essere peggio” provo a
pensare per il morale!! In realtà, ho sperato per un po’ che il vento spazzasse via le nuvole, almeno per non
correre bagnati. Non sarà così.
Colazione abbondante. Molto! Pane, marmellata, tè e l’immancabile banana, che equivale a una bella
iniezione di potassio, tutte vecchie abitudini che mi porto dietro dall’esperienza ciclistica di 25 anni!! Si
parte fra 3 ore, c’è tempo per digerire. Alle 7.15 puntuale arriva l’amico Andrea.
Doveva correre anche lui, ma come diciamo in gergo, si è rotto. Ha dei dolori ad un ginocchio e non corre.
Ha comunque voluto darmi un passaggio fino a Strà, forse con un velo di malinconia per l’appuntamento
mancato. Grazie Andrea!
Prima delle 8 sono sul posto, come da indicazioni regolamentari. Faccio per avviarmi verso lo spogliatoio,
ma resto di sasso. Il capannone è montato su un parcheggio con fondo il ghiaino. L’hanno fatto dopo la
pioggia, così dentro è pieno di pozzanghere. All’ingresso una zaffata di canfora mi travolge e centinaia di
runners sono intenti a cambiarsi.
Trovo un posticino, mi cambio in fretta e devo stare attento a non mettere nella mia sacca le cose del
vicino, tanto siamo stretti.
Ok, ci siamo: scarpe, calzini, pantaloncini, maglia tecnica e si spera anche te…rmica, manicotti, gel di
carboidrati per alimentarmi, GPS e fascia per il cardiofrequenzimetro. Per ultima la canottiera.
E no cavolo, adesso non potete mettermi fretta.
Il numero lo avevo già spillato a casa.
Non ce l’ha nessuno, è personalizzata con il nome e la foto della ONLUS di Valentina Penello.
L’ho fatta per dare visibilità, nel mio piccolo a un’associazione che assiste i malati terminali. Mi soffermo ad
osservare il volto di Valentina stampato sulla schiena. La saluto e penso per un attimo, che se le avanzano 2
minuti, può anche darmi una mano da lassù, che magari ne avrò bisogno!!!
Adesso sono pronto. Berretto in testa e via. Esco dal tendone e …sole “spento”, vento forte, freddo e
qualche goccia di pioggia. Porca vacca!! Indosso così la mia bella tuta di carta per ripararmi. Mancano
ancora 35 minuti alla partenza e se resto vestito così poco, mi congelo. Ultimo salto ai WC ecologici, sempre
mooolto accoglienti e via, in griglia. La 5°, ovviamente l’ultima per un principiante come me. Bene penso,
quando passerò sotto lo striscione della partenza, i primi saranno almeno 2/3 km più avanti!
L’attesa è snervante. Fa freddo, pioviggina e il cielo è sempre più scuro. Vorrei scambiare 4 chiacchere con
chi mi sta vicino, ma mi accorgo che sono finlandesi, giapponesi e 2 bergamaschi che parlano in dialetto
stretto. Non ho scampo, sono condannato al silenzio, così il tempo passa ancora meno.
Noto che gli atleti per ripararsi dal freddo, usano vecchie maglie logore che sfileranno e getteranno poco
prima del via. Diversi extracomunitari infatti sono ai bordi della strada e faccio due conti: non sono tifosi,
sono poveri cristi che cercano, approfittando dell’occasione, di rinfoltire il guardaroba.
La voce dello speaker ufficiale è molto lontana nonostante i megafoni, così capisco una parola si e due no.
Poi ad un certo punto sento: “-3,-2,-1…viaaa!” Ma com’è possibile? In anticipo?
A no, sono gli handbike! Passa ancora qualche minuto e di nuovo il conto alla rovescia, poi ad un certo
punto irrompe lo sparo. Partiti!!! Come previsto, per 3, 4 minuti non accadde esattamente nulla, immobili
nella nostra posizione. Allora copiando quello che fanno gli altri, via la tuta di carta e resto in tenuta da
gara. Si comincia a corricchiare.
Mi avvicino lentamente alla linea del via 6/7 minuti dopo lo sparo, la supero. Premo start sul Garmin. La mia
Venice Marathon è partita!!! Penso a tutto e a nulla. Penso ai 10 mesi che mi hanno portato fino a qui, agli
allenamenti in riva al laghetto a Maerne a -2 gradi e alla mezza maratona di Scorzè disputata con 36 37
gradi. Comincio subito a mettermi sui ritmi programmati.
Devo correre a 5 minuti e 40 secondi al km, per arrivare in Riva 7 Martiri in 4 ore. Comincio a consultare il
cardio e capisco che non è una gran giornata. Siamo sulle 165-170 pulsazioni al minuto. Troppe!! Nelle
prove a casa avevo fatto i conti di iniziare sui 150-155 al minuto. Più il cuore batte forte, più consumo
glicogeno in fretta.
Non sono un esperto ma, ma sono tutte informazioni lette in rete per preparare una corsa così importante.
Quando il glicogeno è finito, non si va più avanti! Provo a non abbattermi, dando la colpa di tutto questo al
freddo e all’emozione.
Raggiungo i “pacer” delle 4’30” quasi subito. I pacer sono podisti che danno il ritmo gara in base
all’indicazione che riportano su dei palloncini o alla scritta sulle loro t-shirt. Se avessi seguito quest’ultimi,
avrei terminato la corsa in 4h e 30 min. Il morale è alto e qualcuno di loro raggiunto il 2°KM urla: “ho due
notizie da darvi, una buona e una cattiva. Quella buona è che abbiamo fatto 2 KM. Volete sapere quella
cattiva??”
Sorrido, fa fresco, la giornata non promette nulla di buono ma c’è del buonumore. A Fiesso d’Artico sento
della musica in lontananza. Sono gruppi di artisti giovani che disseminati lungo il percorso, suonando,
dovrebbero rendere un po’ meno dura l’impresa.
Avrebbero dovuto essere una ventina, ma se non ricordo male ne avrò sentiti 3 o 4 in tutto i
percorso….certo la giornata non permetteva di stare con gli strumenti all’aperto…5°KM. Tutto bene, il ritmo
è regolare e come lo volevo, anche se i battiti del cuore non calano. Guardo quelli che mi stanno accanto e
li vedo belli freschi, qualcuno chiacchera, qualcuno ride. All’arrivo sarà tutto ben diverso. All’8°KM, primo
appuntamento con l’alimentazione in corsa. Bustina di gel. A Mira molte persone lungo le strade, tra cui
Andrea, che mi incita solo dopo avermi visto all’ultimo secondo.
Purtroppo però a questo punto, oltre al vento contrario, comincia a cadere una bella pioggerellina, di quelle
che bagnano per benino. Non ci voleva. Vedo il cielo scuro e comincio a concretizzare che la giornata sarà
doppiamente dura, Raggiungo i pacer delle 4h e 15 min. Lo faccio proprio al 2° ristoro, così per bere e
superarli devo fare un vero e proprio slalom. Da Mira Vecchia si torna in riviera del Brenta. Poche persone
ai lati della strada. Forse in TV si vede meglio e ci si bagna di meno. Se i primi 5 KM li avevo percorsi in
28’32”, i parziali dei successivi 5 KM dicono 28’23”. Questa sarà una costante per tutta la gara.
Parlando con chi se ne intende, l’esser stato così regolare, vuol dire aver fatto una buona preparazione.
Siccome poi la stessa l’ho pianificata io, consultando solamente internet, beh sono orgoglioso di me stesso.
A Oriago, come da precedenti accordi, scorgo mio padre. Mi preoccupo vedendolo, è stato ad aspettarmi
senza ombrello e ha le spalle bagnate. Gli urlo che poteva stare più riparato dalla pioggia, ma a lui interessa
solo come sto. “Bene” gli dico, “siamo appena partiti”. Rapido controllo ai tempi e il riscontro è sempre
buono. KM 18, via di 2° gel di carboidrati.
Le mani bagnate e fredde, mi creano qualche problema nell’aprire la confezione. Dopo Malcontenta si va
verso la zona paesaggisticamente meno interessante (per non dire la più brutta) di tutto il percorso. C’è un
tratto di strada in mezzo ai container di Porto Marghera, dove solitamente aggiungo, durante la settimana
e a tutte le ore del giorno, si possono ammirare signorine vestite succinte che aspettano l’autobus…che non
arriva mai!!! Il vento e la pioggia mi pare aumentino sempre.
Ovviamente il vento è rigorosamente contrario, perché se deve essere impresa, lo deve essere a tutti gli
effetti. Ma li mortacc…!!!! Comincio a sentire un po’ di fatica. Cos’è? Una crisi?? No, non posso adesso, non
sono neppure a metà corsa. Così con la testa che “lavora”, arrivo ai 21,097 KM. Mi rinfranco. Dovevo stare
sulle 2 ore e registro un 1h 59min e 44 sec. Un orologio svizzero. Bene! Così passa anche il momento no.
Continuano i ristori e non me ne perdo uno, sebbene cominci ad avercene abbastanza dell’acqua.
Passaggio in centro a Marghera e un pensiero va alla nonna, che abita pochi isolati più in la. Ad un certo
punto, raggiungo una ragazza. E’ bionda, capelli dritti raccolti dietro.
E’ più forte di me, la supero e la guardo. Ormai ogni volta che faccio corse a piedi e incontro ragazze con
quei caratteri fisici, mi viene istintivo voltarmi. Spero sempre sia Valentina, la ragazza della mia
canottiera…Neanche questa volta è lei, anche se a distanza di 3 anni mi pare ancora impossibile aver perso
una cara amica. Però non mi demoralizzo, perché penso che sia lei che mi manda un segnale per incitarmi,
ne sono sicuro!
Marghera. 2° appuntamento con papà. Mi chiede come mi sento. “Bene, solo che comincio a non sentire
più le mani perché sono ghiacciate2. Sottopasso ferroviario che porta a Mestre. L’effetto eco fa si che tra
gli atleti e i tifosi, sotto rimbombi un frastuono impressionante. Il Garmin si spegne come previsto,
mancando la ricezione dei satelliti, così per qualche metro mi mancheranno i riscontri cronometrici. Sarà
quello l’ultimo momento di corsa asciutta. Mi faccio morale, pensando che all’uscita dovrei avere il 3° e
ultimo incontro. Flavia, mai moglie, vista in un flash. Mi chiede anche lei come va e riesco a rispondere
“bene”.
E’ stato un attimo. In realtà poi lei dirà di avermi visto un po’ “verdolino” in volto e di essersi un po’
preoccupata!! Ci si rivede a Venezia, penso dentro si me. Ristoro del 25 KM. Me ne accorgo un bel por pima
in realtà che c’è: ci sono bicchieri e bottigliette svolazzanti almeno 300m prima e 300m dopo. In centro a
Mestre, qualche tifoso in più, ma sento anche uno dell’organizzazione che mormora “ma questi aea
domenega mattina, noi podeva star in letto?!?”. Si entra in piazza Ferretto e mi immagino quanta gente
sarebbe potuta esserci se fosse stata una bella giornata! Qualcuno ci incita comunque. Al 26 Km click,
fotografi ufficiali in azione.
Nel foglietto c’era scritto: “per venire bene nelle foto, sorridi!” Ci provo ma…non ce la faccio. Sono stanco
ma soprattutto infreddolito e mi esce solo una mezza smorfia. Sveglia Michele mi dico: è ora di mangiare.
3° gel. Problema: come faccio a tirarlo fuori, aprirlo e mangiarlo? Non sento più le mani! Ci metto 2-3
minuti buoni, aiutandomi in tutte le maniere, strappando la confezione con i denti. Guai dimenticarsi di
mangiare. Sembra una sciocchezza ma se la lucidità viene meno, è un errore grave saltare un “pasto”.
Via via, si arriva al parco S.Giuliano con vento e pioggia ancora maggiori. Comincio a superare molte
persone che camminano invece di correre e questo, mi da morale. Io sto ancora benino. Alla fine, facendo
due conti, dal 25KM alla fine, scoprirò di aver superato 1000 persone, circa 1/6 dei partenti.
30°KM: 2’49”55”, continua la mia personale gara di regolarità. Dovevo passare in 2’50”38”. Il “piano” era
correre fino al 30-32° KM a quel ritmo, per poi vedere se si poteva forzare nel finale. Alla fine del parco
S.Giuliano, noto che allungano un pezzo del percorso: è la conferma che per San Marco non si passerà per il
fenomeno dell’acqua alta.
Velocemente ci immettiamo sulla strada che va verso Venezia. Eccoli i pilastri del ponte della Libertà. Li
passo, mi calco giù il berretto e sono cosciente che sto per cominciare uno dei tratti più duri. Non faccio in
tempo a pensarlo che 2/3 raffiche di vento, mi spingono quasi indietro. Sarà l’inizio di quello che posso
tranquillamente definire il mio viaggio all’inferno e ritorno. Raffiche di bora e acqua gelata mi sferzano il
viso e le sento entrare dappertutto.
L’orecchio più esposto al vento, non lo sento più. Penso: se non mi viene l’otite stavolta, non mi verrà mai
più!! Le gocce di acqua miste a ghiaccio, sono lame che mi tagliano il volto. Ci sono momenti che fatico a
respirare. Supero decine di concorrenti, ma devo stare attento: arrivano folate che mi spostano anche di
1/2 metri. Potrebbe essere un attimo travolgere o essere travolti da qualcuno. Vedo persone ferme, con le
lacrime agli occhi. Ci sono stati dei momenti che mi pareva di essere uno dei pochi che continuava a
correre.
Non riesco più a consultare il Garmin, fatico a tener aperti gli occhi più dell’indispensabile per procedere. Ma
una frase continua a balenarmi in testa. Me la ripeto di continuo. COL CAVOLO CHE MI FERMO!! (in realtà
credo che la frase fosse più colorita).
Non bastasse, arrivano volando i bicchieri vuoti del ristoro di 2 KM più avanti. E’ una bufera se non si fosse
capito! Nella corsia aperta al traffico, dall’altra parte del ponte, vedo degli autobus in coda e penso: se li
raggiungo sono la mia salvezza, il mio riparo. Ma avanzano con una velocità simile alla mia e per un buon
chilometro, li tengo li a 50m ma non riesco a raggiungerli. Noto che in pochi si sono portati a sinistra della
carreggiata e fanno il mio ragionamento. L’esperienza di tanti anni di bici mi da lucidità e morale. Raggiungo
il pullman e i miei ragionamenti sono esatti. Perfettamente riparato tiro il fiato e apro un po’ di più gli occhi.
Consulto il cronometro: non sto andando poi così piano!!! Bene!!
Passano pochi istanti e il mio autobus allunga e sono di nuovo nella tempesta! Vedo Venezia in lontananza,
ma resta sempre distante. Non si avvicina mai. Decido che non guarderò più oltre, se non quando vedrò la
strada che curva verso destra, che equivale alla fine del ponte. Con estrema fatica, sempre a causa del
congelamento, mangio il mio 4° e ultimo gel. 35KM: ristoro.
Non lo salto ovviamente. E’ una frazione di secondo prendere il bicchiere dei sali ghiacciato e guardare negli
occhi la persona che me lo porge. Vorrei ringraziarla ma non mi esce una parola. Puoi essere vestito fin che
vuoi, ma con una giornata così, anche i volontari ai ristori hanno faticato, quasi quanto noi podisti. Avrò la
fortuna di rivedere quel momento in un video della corsa trovato in rete. E’ un’immagine che mi resterà a
lungo in testa: quasi tutti camminano, arrivo io di corsa e zigzagando tra le persone, prendo il bicchiere, 2
sorsate e via ancora a correre. Sono determinato!!
Ce la devo fare!! Finalmente il Tronchetto! Scopro un altro mondo: il vento è alle spalle e le case ci
riparano. Si corre bene. Adesso voglio aumentare l’andatura. Ci provo ma….crampi all’orizzonte, meglio
tornare sui miei ritmi, piuttosto che dover fermarsi. Forse ho speso tutto su quel lungo maledetto ponte.
Santa Marta-dogana e quel momento di meteo favorevole è già passato. Adesso sono a fianco del canale
della Giudecca e l’acqua è a pelo dei “masegni”. Qualche ondata alta mi bagna, ma poco m’interessa, sono
già fradicio! Comincio a fare due conti con gli ultimi barlumi di lucidità. Posso ancora stare sotto le fatidiche
4 ore. E’ un’iniezione di fiducia. Iniziano i 13 ponti, che porteranno all’arrivo. Vedo, sempre più lentamente
a dire il vero, scalare i chilometri. 38, 39, 40. Energie al lumicino.
Nonostante questo i ponti li “volo” a lunghe falcate, superando ancora decine di persone. All’improvviso
dietro un angolo, il ponte delle barche sul canal Grande. Non faccio in tempo a realizzare che la pedana di
accesso, lunga forse 60 cm, causa acqua alta, è messa a 45 gradi: uno scalino altissimo!! Un salto e via! Se
fossi inciampato li, mi sarei disteso alla grande!! Il ponte è lungo 166m e in cima, visto la pendenza, sono
quasi fermo. Giù in discesa verso riva degli Schiavoni. Penso: “E’ fatta!!” Sugli stretti ponti molto traffico,
causato da quelli che stremati, camminano. 41°KM: sono stanco e riesco a muovere solo le gambe. Ho
ancora davanti a me quella ragazza col pettorale F1573, che avevo davanti a Marghera.
E’ dell’atletica Pavia. Peserà si e no 40kg. Ma come ha fatto la bora a non portarsela via? 42°KM ci siamo!
Peccato che quegli ultimi 195m siano volati così velocemente. Riesco a trovare la forza per un sorriso, cerco
con uno sguardo mia moglie ma sono un po’ annebbiato e non la vedo. Avrei voluto abbracciarla all’arrivo.
Taglio il traguardo con le braccia al cielo.
Questa vittoria è per me! Contro tutte quelle cose che non sono andate come volevo all’inizio di
quest’anno. Sono fermo sfinito 1 metro dopo il traguardo, trovo l’appoggio di una transenna, altrimenti
sarei caduto. Mi manca un po’ l’equilibrio ma tiro un sospiro e mi sorreggo. Penso che correre 42 KM è
stata un’impresa bellissima, che ripeterò! Una signora mi mette la medaglia al collo e mi chiede se è tutto
ok. “Si, tutto bene”
3ore, 59 minuti e 8 secondi. Bravo me lo dico da solo!!
Dopo un po’ trovo mia moglie, che mi toglie scarpe e calzini bagnati. Da solo non ce l’avrei fatta a slacciare
i lacci, viste le mani ghiacciate. 4 maglie pesanti e un gubbino non mi eviteranno di battere i denti per le 2
ore seguenti, ma sono felice lo stesso.
Sono un maratoneta!!
7546 - BOFFO MICHELE
MM35
Distanza
Pos.
Tempo
RealTime
Dolo (5K)
5000
4659
Pos. M/F Pos. Cat.
4114
624
00:34:49
00:28:32
Parziale
min/Km
Mira (10K)
10000
4615
4106
631
01:03:12
00:56:56
00:28:23
6.19
Oriago (15K)
15000
4434
3973
624
01:31:36
01:25:20
00:28:24
6.06
Marghera (1/2 mar.)
21097
4237
3827
610
02:06:01
01:59:44
00:34:24
5.58
Mestre (25K)
25000
4117
3726
597
02:27:48
02:21:32
00:21:47
5.54
Parco S.Giuliano (30K)
30000
3935
3567
581
02:56:11
02:49:55
00:28:22
5.52
Ponte Libertà (35K)
35000
3634
3309
548
03:24:29
03:18:13
00:28:17
5.50
Venezia (40K)
40000
3275
2989
508
03:53:03
03:46:47
00:28:34
5.49
Arrivo (42K)
42195
3185
2912
499
04:05:25
03:59:08
00:12:21
5.48
6.57