12 Aprile 2012 - Azienda Usl 11

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12 Aprile 2012 - Azienda Usl 11
Rassegna di Giovedì 12 Aprile 2012
DOMAN I SCATTA ALL E 1 8 UN FLASH
NELL'AMBITO DEL PROGETTO «ZERO GRADI»
-1
-0 e
«Niente panico, il coraggio di vivere
felici»
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T11iii piazza
«,
Ciel
-1 e Leoni contro le dipendenze
COME far riflettere i ragazzi sui
rischi connessi all'abuso di alcool?
Semplice: con un flash - mob! Si
tratta - come è noto - di una
sorta di adunata istantanea cui i
partecipanti vengono invitati via
Internet. L'appuntamento, nel nostro caso, è domani, venerdì, alle
18, in piazza Farinata degli Uberti, teatro appunto fi un flash mob
contro i rischi da abuso di alcool.
Per partecipare bisogna presentar-
anno aderito E nriques,
Virg ilio, ttaneo
e la media ' acci - Ridolfi'
si alle 17.50, indossando maglia
rossa e jeans. L'iniziativa rientra
nel progetto Zero Gradi all'orizzonte, dedicato alle problematiche del
mondo giovanile, e mira a coinvolgere i ragazzi perché riflettano sulle tematiche del rischio e del divertimento attraverso attività creative, ludiche e artistiche. Il progetto, sostenuto dalla Regione Toscana, è realizzato dall'Educazione alla salute dell'Asl 11, da Giallo Mare Minimal Teatro, e dagli istituti
superiori "Enriques" di Castelfiorentino, "Virgilio" di Empoli,
"Cattaneo" di San Miniato, e dalla scuola secondaria di primo grado "Bacci - Ridolfi" di Castelfiorentino. Come media partner il
progetto Radio Lady, storica emittente di Empoli.
rischio. Ci si fermerà tutti ad
aspettare e quando la campana della Collegiata batte le 18, ci si dispone dietro uno dei due gruppi che
si formeranno o davanti al fioraio
o all'angolo opposto, sotto i portici. Tutti i gruppi si avvicineranno
alla fontana del Pampaloni e da lì
verrà srotolato un grande telo con
la scritta "Niente panico!". Dopodiché tutti insieme grideremo
"Dobbiamo avere il coraggio di essere felici". Infine, verranno regalati ai passanti i fogli con le poesie».
E' STATO realizzato anche un video che descrive gli intenti
dell'iniziativa su http://www.youtube.com/watch?v =r7PcbRQIsdc. L'evento intende richiamare
l'attenzione su un tema importantissimo: il rischio di abuso di alcol e sostanze stupefacenti fra i
giovani. Si è scelto il flash mob come forma di manifestazione perché vicina alla sensibilità dei ragazzi, ma Zero Gradi all'orizzonte si
propone molti altri obiettivi:
dall'apertura e la gestione di un
blog alla creazione di un drink
analcolico; dalla realizzazione di
spot radiofonici e televisivi contro
l'abuso di alcol alla campagna informativa e pubblicitaria cartacea
sui temi del progetto.
FLAS H
Una
precedente
`performance'
sempre in
piazza dei Leoni
ATTRAVERSO l'intervento di
professionisti esperti delle differenti discipline legate alla molteplicità dei linguaggi teatrali e alla
comunicazione creata dai giovani
si vuole offrire un riferimento di
attività creative che possano aiutare i ragazzi nei momenti critici
della loro crescita. «Ognuno dovrà avere in tasca - spiegano gli
organizzatori - un foglio con
una poesia, una canzone, un breve
brano letterario che abbia come tema il mettersi in gioco, l'osare, il
Asl 11
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INCENTRO
Flash
contro l'abuso
dì alcol
tra gli studenti
EMPOLI
Flash mob contro l'abuso di alcol. Si terrà domani in piazza
Farinata degli Uberti. Si chiama
"ZeroGradi all'orizzonte", ed è
un progetto di prevenzione del
rischio da abuso da alcol. «La vita è rischio, e dentro al ri schio ci
sei tu! », questo è lo slogan. L'appuntamento è alle 18.
Il progetto è promosso da Regione Toscana, AsI 11, Giallo
Mare Minimal Teatro, istituto
Cattaneo S. Miniato, istituto Enriques Casteffiorentino, liceo artistico Virgilio Empoli, scuola
secondaria di primo grado, istituto Bacci - Ridolfi di Castelfiorentino.
«Se avete dubbi sull'azione,
state nell'incertezza e cercate il
vostro meglio là dentro - spiegano i ragazzi che parteciperanno
all'evento - venite vestiti con un
paio di jeans e una maglia rossa, in tasca portate un foglio
scritto da voi con una poesia,
canzone, breve brano letterario
che vi piaccia e che abbia come
tema il rischiare, l'osare, il mettersi in gioco».
« Arrivate una decina di minuti prima delle 18 in piazza continuano - e fermatevi dove
volete, ad aspettare. Quando la
campana batte le ore 6 del pomeriggio disporsi dietro ad uno
dei due gruppi che si formeranno o davanti al fioraio (alla destra della chiesa) o all'angolo
opposto, sotto iporticivicino al
bar Mirada e alla libreria Cuentame».
Quando il «vostro schieramento parte - vanno avanti - seguitelo formando una fila per
due come fanno quelli davanti
a voi.1 capi gruppo vi porteranno davanti alla fontana, dove
ognuno prenderà il pezzo di un
grande telo da allargare e tirare
su: ci sono scritte dentro parole
sul mettersi in gioco, buttarsi,
osare con attenzione e tensione».
Se siete tanti «e non c'è spazio per prendere il telo, niente
panico - concludono - fate un
passo indietro, osservate e rientrate nel cerchio con calma
quando il telo è a terra».
Asl 11
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Asl 11
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Asl 11
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Medicina
trasfusionale:
appropriatezza
e rischio clinico
SARÀ una giornata di formazione ed informazione
per tutti i professionisti
coinvolti nella medicina trasfusionale quella di venerdì
20
aprile,
nei
locali
dell'Agenzia per la formazione dell'Asl 11, in via
Oberdan a Sovigliana di
Vinci, in occasione del convegno "Appropriatezza e rischio clinico nella medicina trasfusionale". Il convegno, gratuito, è aperto a 150
partecipanti fra medici chirurghi, anestesisti, ortopedici, trasfusionisti, ginecologi, internisti, tecnici di laboratorio, biologi e infermieri,
che potranno iscriversi entro domani 13 aprile usando l'apposita scheda on line
reperibile sul sito www.
usl l 1.toscana.it, nello spazio dedicato all'Agenzia per
la formazione, alla pagina
"Eventi-eventi 2012". Durante il convegno, che si
avvarrà anche dei contributi di specialisti provenienti
da tutta Italia, si parlerà degli aspetti medico-legali e
delle responsabilità nelle terapie trasfusionali, dell'uso
appropriato dei concentrati
eritrocitari, degli emoderivati, delle piastrine.
Asl 11
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OTTANTENNE SCRIVE DOPO AVER SU BITO CIN UE INTERVENTI
AI reparto 0cAsUca dei San Giuseppe sono
I
proprio braví»
Cara Nazione,
Ho letto in cronaca di Empoli l'articolo
sull 'Oculistica dell 'Ospedale `San Giuseppe'
e devo esprimere tutto il mio plauso
all'ospedale medesimo e in modo particolare
al reparto di chirurgia oculistica.
Il motivo è semplice: in questi ultimi mesi ho
passato vario del mio tempo al reparto
oculistico del `San Giuseppe'perché guidato dal dottor Mario Santella - ho
percorso il cammino del paziente malato e,
fra l'altro, anche preoccupato per il rinnovo
della mia patente di
guida che, avendo io
più di 80 anni,
,I esattamente 83 già
compiuti, mi dava
pensiero per il
predetto rinnovo
stesso.
Il reparto oculistico
ha saputo guidarmi
t7e sostenermi nella
lunga e attenta
procedura. Infatti ho subìto, in questi ultimi
mesi, tre interventi per ciascun occhio con
iniezioni intravitreali, con successivi
controlli.
E ho subìto anche due piccole operazioni per
la cateratta. Voglio concludere dicendo che
alla fine di tutto ciò la situazione è molto
migliorata e ho potuto ricevere la mia
patente: di questo devo ringraziare l'egregio
dottor Santella e tutta la sua
organizzazione.
Grazie, signori. Siete stati bravi.
Cav. Mario Corti
Asl 11
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Può ospitare sino a
140 anziani di cui 60
non auto -sufficienti,
con servizi di qualità
La permanenza per
tre mesi di anziani
consente anche di
migliorare il bilancio
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a '12or1"ena n1rá1é*^
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per i estate
Si tratta di anziani autosufficienti senza convenzio
di ANDREA CIAPPI
- MONTAIONE -
VILLA SERENA potrà ospitare
anche anziani autosufficienti in
maniera temporanea, per non più
di tre mesi. E questo senza la convenzione con la Asl 11. Una misura che, ad esempio, può andar bene per alcune famiglie se nel periodo estivo lasciano le proprie abitazioni per una vacanza: sanno che
possono contare su un luogo sicuro, protetto e ad alta professionalità cui affidare le persone anziane.
D'altro canto, essendoci dei posti
vuoti, la villa tornerebbe a pieno
regime con buon esito anche per i
bilanci. Ma vediamo il dettaglio.
Gli ospiti saranno dimessi
potranno ripresentare
domanda di amissione
E' stato il sindaco Paola Rossetti,
assieme alla sua `squadra', a dare
l'indirizzo alla direzione di Villa
Serena di ammettere anziani autosufficienti, non in modo permanente (nell'ambito dei posti autorizzati), in base a quanto stabilito
dal regolamento vigente, in modalità temporanea non convenzionata per non più di tre mesi. In questa maniera - è stato precisato - si
mantiene la flessibilità della strut-
con l'sl
tura essendo tuttora in corso una
definizione del ruolo di Villa Serena nella programmazione di zona.
Il sindaco parla di "continui cambiamenti gestionali e di strategia", anche perché si deve appunto tener conto della programmazione di zona e della normativa regionale in fase di rinnovamento,
riguardo alle residenze per anziani.
INTANTO, però, secondo l'amministrazione, «è bene occupare i
posti vuoti di autosufficienti presenti nella struttura per due motivi: rispondere ai bisogni dei cittadini e del territorio; avere una
maggiore entrata utile alla gestione complessiva della struttura».
Discorso molto chiaro. Ad oggi,
sono liberi 26 posti sui 70 autorizzati. E su questi 26 posti si può giostrare la permanenza temporanea
per non più di 3 mesi.
PER SEMPLICITÀ di gestione,
é stato altresì stabilito di dimettere alla fine di ogni trimestre tutti
gli autosufficienti temporanei
non convenzionati presenti dando tuttavia la possibilità agli stessi
anziani di ripresentare domanda
di riammissione «a condizione
che sussistano i posti disponibili e
la permanenza dei requisiti di autosufficienza».
1
Il Comune ha aperto
aLCingresso di
capitali privati nella
gestione detta villa
Asl 11
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Stop ai parti a rischio
a Empoli un sistema
che scongiura d
Sperimentato con successo il dispositivo che garantisce
la sicurezza di mamma e bebè: domani la presentazione
1 EMPOLI
Sicurezza durante il parto. Un
fatto che molti oggi danno per
scontato ma che in realtà non
lo è. Le cifre parlano chiaro:
l'Italia è prima in Europa per
tagli cesarei e terzultima al
mondo per numero di nascite,
come ingenti sono i risarcimenti chiesti dalle famiglie i
cui congiunti hanno subito
danni. Ora però c'è un dispositivo medico - sperimentato
con successo all'ospedale San
Giuseppe di Empoli - in grado
di evitare danni irreversibili alla donna e al bambino.
Sarà presentato ufficialmente durante il terzo congresso
nazionale di ginecologia Fiog
da oggi a sabato a Montecatini
Terme il Baby guard, l'alternativa alla "manovra di Kristel1er", la pressione manuale
esercitata sull'addome della
partoriente durante la fase
espulsiva del travaglio per accelerare il parto e la fuoriuscita
della testa del banibino. Il di-
II dottor Marco Filippeschi
spositivo medico multifunzionale - spiega una nota diramata dalla società distributrice
fiorentina Save Factory srl - è
composto da una fascia ergonomica gonfiabile a misurazione di pressione controllata che
viene applicata sull'addome
materno per accompagnare le
contrazioni uterine. Permetterà così di evitare la cosiddetta
"manovra invisibile" in quanto mai dichiarata nelle cartelle
cliniche che può portare a importanti complicanze sia materne (emorragie, distacco di
placenta, rottura-lacerazione
dell'utero, frattura costale, lesioni al bacino, rottura del fegato e della milza, lacerazioni
dello sfintere anale) sia per il
bambino (asfissia perinatale,
frattura della clavicola, disabilità neurologiche permanenti,
paralisi e handicap cerebrale,
morte fetale) .
Baby Guard, ideato dall'ingenere Pierfrancesco Belli e realizzato dall'azienda pistoiese
Cabel, ha ottenuto l'approvazione del Comitato Etico per i
dispositivi medici dell'Azienda ospedaliera Gareggi per la
fase di sperimentazione clinica nel 2011 che che è stata eseguita presso il reparto di Ostetricia e ginecologia del Dipartimento materno-infantile dell'
Azienda sanitaria locale 11 di
Empoli diretta dal dottor Marco Filippeschi che ha permes-
so di ottenere la certificazione
della Comunità Europea.
La sperimentazione ha ri-
guardato 80 donne di cui 40
trattate con il dispositivo, 40
con il metodo tradizionale in
cui viene dimostrata la diminuzione di ricorso al taglio cesareo, la riduzione delle lacerazioni, delle complicanze della
madre e del bambino, della durata media del periodo espulsivo.
Il Baby Guard sarà presentato ufficialmente in occasione
del terzo congresso nazionale
Fiog che si svolge nel Palazzo
dei Congressi di via Amendola
2 a Montecatini. L'esposizione
della relazione scientifica sarà
tenuta dal dottor Pasquale Florio (Asl 11) domani alle 11.30.
------------------
,-i-il,r" i'o 1ì;fif01
d, k„ Rw.-, , ,i 'I
II parto sarà più sicuro grazie al Baby Guard
Asl 11
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MATERNITA Sperimentata ad Empoli
Un'azienda
fiorentina.
lancia la fascia
ergonomica
per il parto più sicuro
Ad oggi il parto naturale non
ha concreti standard di sicurezza. Ed era evidente la necessità di un dispositivo medico. Da qui è nato BabyGuard
che in Italia sarà distribuito dalla società fiorentina Safe Factory sri. Baby-Guard è un dispositivo medico multifunzionale composto da una morbida
fascia ergonomica gonfiabile a
misurazione di pressione controllata che viene applicata sull'addome materno per accompagnare le contrazioni uterine
durante la delicata fase espul-
siva del travaglio di parto in
modo dolce. Il dispositivo medico permette anche di monitorizzare la frequenza cardiaca materna e fetale e l'attività
miografica uterina. Baby Guard
ha ottenuto l'approvazione
unanime dei Comitato Etico
per i dispositivi medici dell'Azienda Ospedaliera Careggi per
la fase di sperimentazione clinica nel 2011, che è stata eseguita presso ad Ostetricia e
Ginecologia dei Dipartimento
Materno-Infantile dell'Azienda
Sanitaria Locale 11 di Empoli.
Parto Contro i rischi del
parto arriva un dispositivo
medico, distribuito da
un'azienda fiorentina e
sperimentato a Empoli
Come funziona
Viene applicata
sull'addome
per accompagnare
le contrazioni uterine
durante la fase espulsiva
Asl 11
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Partita da
per non far mo
il centro di Barzino
Mancano ancora quasi 40mila euro per pagare i servizi
l'associazione lancia varie iniziative per raccogliere fondi
di Marco Sabla
1 EMPOLI
Organizzare la più lunga partita della storia della pallavolo a Empoli, così da vedere il
proprio nome all'interno del
Guinness dei primati. Questo
è l'intento del Centro d'accoglienza di Empoli (Cae), per
raccogliere fondi in modo da
coprire le spese per i progetti
attuati nel 2011, progetti che
riguardano la disabilità, la tossicodipendenza ed il disagio
giovanile. All'appello mancano ancora 36mila euro. E non
è chiaro ancora come saranno finanziate le attività di
quest'anno. Da qui le preoccupazioni per l'esistenza stessa del centro di via Barzino in
cui ruotano quasi 200 giovani. Una realtà importante per
la città che rischia di venir annullata a causa dei tagli sul sociale.
I progetti e i tagli . Il Cae ogni
anno mette in atto tre progetti: Centro giovani Avane, Attivamente e Giovani e benessere. Proprio quest' ultimo ha
subito dei forti tagli, tali da
pregiudicarne la realizzazione. Giovani e benessere, pro -
Segnalazioni
getto che si occupa del disagio giovanile e della tossicodipendenza, per l'anno 2011 ha
ottenuto il 50% dei fondi avuti nel 2010: dei 125mila euro
preventivati, ne sono arrivati
circa la metà. Il Centro ha
messo insieme ulteriori 7mila
euro. Ne mancano perciò
54rnila. Di questi 54mila, da
novembre ad oggi sono stati
raccolti 18mila euro. Mancano all'appello quindi 36mila
euro. Per questo il Centro in
novembre ha dato il via ad
una campagna di raccolta
fondi per coprire i costi, per
pagare la cooperativa sociale
Il Piccolo Principe che materialmente fornisce i servizi all'
utenza, utenza composta da
circa 170 persone, genitori
compresi. Fuori dalla sede di
via Barzino è stata installata
una gigantografia in cui gli
utenti del Centro posano per
una foto in Piazza dei Leoni.
La campagna durerà fino al
2013, anno del trentennale
del Cae.
Le iniziative. Oltre alla partita
da guinness sono state programmate altre iniziative. Tra
queste la possibilità di donare il proprio 5 per 1000 al Cae,
inserendo in dichiarazione
dei redditi nell'apposito spazio il codice fiscale n.
91002100484. A tale scopo sono stati nel frattempo avvertiti tutti i Caaf ed i commercialisti della zona così da aiutare i
cittadini che sceglieranno di
aiutare il Cae. Per dar voce a
questa iniziativa è stato creato anche uno slogan apposito
che recita: " 150 anni fa partirono in 1000, a noi ne bastano
5! Dona il5 per 1000 peri nostri progetti". Sono naturalmente attivi i tradizionali ca-
nali di donazione, come il bollettino postale ed il bonifico
bancario. Male idee ed i progetti non finiscono qui: in città sono stati affissi numerosi
manifesti. In futuro si prevede anche di ottenere da una
nota compagnia telefonica il
numero speciale per il cosiddetto Sms solidale. L'idea comunque è tuttora ad uno stato embrionale in quanto al
centro è stata richiesta la possibilità di trasmettere a livello
nazionale la propria richiesta
d'aiuto, obiettivo non facile
per una piccola struttura come questa.
II fermento. Empoli F.C., Use
Basket e Rep hanno poi garantito la propria disponibilità ad organizzare partite il cui
ricavato verrà devoluto al
Cae. Vi è quindi grande fermento attorno al Centro, segno che la popolazione e la
società civile reputa necessari ed essenziali i servizi offerti,
servizi che lo ricordiamo aiutano le persone in difficoltà,
giovani in primis. A dirlo è il
presidente del Cae Claudio
Freschi che, insieme ai propri
collaboratori Juri Stabile e
Francesco Manetti,
spiega:«Nonostante i tagli siamo
andati avanti, abbiamo fatto
la scelta di continuare con
quel che avevamo perchè
non potevamo lasciare a casa
questi ragazzi. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo capito che era necessario
far sapere che il nostro Centro ha bisogno d'aiuto per sopravvivere e proseguire ad
aiutare le persone in difficoltà. Tutte queste iniziative
quindi nascono per sensibilizzare le persone sull'importanza del sociale all'interno di
una comunità come la nostra, che mai si è dimostrata
insensibile a problematiche
delicate come quelle della tossicodipendenza e del disagio
giovanile». «E chiaro - conclude - che la cooperativa Il
Piccolo Principe ha bisogno
di essere pagata per non rischiare di andare in sofferenza dal punto di vista economico. Abbiamo tempo fino al
2013». Festeggiare il trentennale con i buoni risultati della
campagna di raccolta fondi,
questo è quello che vogliono
al Cae.
Pagina 10
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PDL E AMBIENTALISTI ALL'ATTACCO DOPO IL BOTTA E RISPOSTA AL VETRIOLO TRA ENRICO ROSSI E PIERONI
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- CASTELFRANCO -
«CON PIACERE prendiamo atto che il
presidente della Provincia, Andrea Pieroni,
con l'annunciata decisione di annullare le
determine firmate dalla dirigente Laura
Pioli, non si è fatto intimidire schierandosi
così come il sindaco Marvogli con i cittadini contro Enrico Rossi, loro compagno di
partito». Lo scrive Aurora Rossi, presidente del Comitato Antinquinamento di Castelfranco. «Ci spiace veramente il comporta-
Segnalazioni
mento del presidente della Regione - aggiunge Rossi - e di nuovo gli chiediamo
come mai si schiera con tutte le sue forze a
favore di una ditta privata. La questione
dell'inceneritore di Castelfranco , caro presidente Rossi, doveva finire con il percorso
di partecipazione! col quale la popolazione
ha detto `no ' all'impianto ». Nella polemica
entra anche Giovanni Donzelli, consigliere
regionale Pdl. «Pieroni insinua che Rossi
sia un giocatore e non un arbitro della partita del pirogassificatore - scrive Donzelli
olo
teressi
- Rossi accusa Pieroni di demagogia. Entrambi dimostrano di essere incapaci di governare. Per comprendere la posta in gioco
è necessario ricordare gli stretti legami tra
le due società coinvolte nella realizzazione
del pirogassificatore ed esponenti di spicco
del Pd e della sinistra . Senza dimenticare
che nella compagine di Nse compare Sici,
società di cui fa parte la Regione tramite Fidi Toscana. Lo scontro interno al Pd tra il
presidente della Provincia e il presidente
della Regione, più che motivato da divergenze politiche temo sia animato dall'ingente scommessa economica che si cela dietro
il pirogassificatore». E Legambiente Valdera ricorda a Rossi che «il diritto dell'imprenditore non può essere ricondotto ad una
semplice questione di controllo giuridico e
amministrativo e il potere politico non può
abdicare al proprio ruolo di governo del territorio ; la sperimentazione del pirogassificatore è una decisione politica e come tale,
nel nostro Stato è una questione che richiama principi di democrazia».
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«l'erchë Rossi si schiera per un privato?»
Caso Waste Recycling, il Comitato antinquinamento sposala posizione di Marvogli e Pieroni
1 CASTELFRANCO
«C'è una guerra in corso che vede coinvolti il Comune di Castelfranco e la Provincia di Pisa
contro la Regione Toscana e in
particolare il suo governatore
Enrico Rossi, che è da tempo difensore di una ditta privata». Il
tutto per la presidente del Comitato Antinquinamento, Aurora Rossi, si consuma all'ombra del pirogassificatore.
Il Tar con un'ordinanza - in
via cautelare - ha sospeso la costruzione dell'impianto della
Waste Recycling. Da qui lo
scontro tra Provincia e Regione
in merito al ricorso al Consiglio
di Stato contro la decisione dei
giudici amministrativi. Con la
prima che contrariamente alla
seconda ha scelto di restare in
attesa dell'udienza di merito.
«Ë apprezzabile la chiara presa di posizione del presidente
della Provincia Pieroni, che
non si è fatto intimidire schierandosi come il sindaco Marvogli con i cittadini contro Enrico
Rossi, che è un loro compagno
di partito - afferma Aurora Rossi -. Dispiace il comportamento del presidente della Regione
e come Comitato siamo di nuovo a chiedergli come mai si
schiera con tutte le sue forze a
favore di una ditta privata. Fa
così con tutte o questo è solo
un caso particolare? La questione dell'inceneritore di Castelfranco doveva finire con il per-
corso di partecipazione».
Dal Comitato anche un'indicazione per Enzo Morandi, l'inventore del pirogassificatore.
«Si lamenta per il fermo temporaneo concesso dal Tar - dice
Rossi -. E chiede come mai, dopo anni di duri sacrifici, gli venga negato il permesso alla sperimentazione
della
sua
"creatura". Ma anche noi abbiamo le nostre case, ottenute
con anni di sacrifici che non
varranno più niente grazie a
lui. Perché non sperimenta il
suo inceneritore a casa sua invece di venire a Castelfranco?
Forse tante guerre e polemiche
cesserebbero».
Manolo Morandini
C RI PRODIRI ONE RI SERVA TA
Una manifestazione dei Comitato antinquinamento
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mtervie!i^ il pr 1, do
ml •mi.i•_Iin in.i:illn
Segnalazioni
Pagina 13
•
•
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1 CASTELFRANCO
La Provincia si ferma. Niente ricorso al Consiglio di Stato in
merito alla sospensiva disposta
dal Tar alla costruzione dell'impianto della Waste Recycling a
Castelfranco. Annullate le tre
determine con cui la dirigente
del Servizio ambiente provinciale aveva deciso di dare seguito alla battaglia legale. Lo aveva
detto il presidente Pieroni e lo
ha chiarito il direttore generale
dell'ente
Giuliano
Palagi
nell'atto che annulla quanto disposto dalla collega Laura Pioli.
«Sono carenti sotto il profilo
della corretta ponderazione degli interessi e della valutazione
necessaria circa l'opportunità
o meno di promuovere un'ulte-
•
1
riore fase del giudizio i cui costi
per la Provincia di Pisa possono essere evitati e risparmiati
in attesa della definizione nel
merito della controversia e che
l'attuale sospensiva dell'autorizzazione non produce alcun
danno all'Ente». E quanto si legge nella determina del direttore Palagi in merito agli atti disposti da Pioli.
La determina 1612 mette a
fuoco la prospettiva da cui la
Provincia guarda alla vicenda
pirogassificatore. Tra le premesse si ricorda che la Legge regionale attribuisce all'ente e
non alla Regione le funzioni relative al rilascio dell'autorizzazione all'installazione e all'esercizio di impianti di produzione
di energia che utilizzano fonti
s1 confe
i
rinnovabili e che «pertanto è la
Provincia l'ente che meglio
può operare la necessaria comparazione tra contrapposti interessi ai fini del rilascio o meno
delle richieste autorizzazioni».
E torna a chiare lettere il ruolo di arbitro a cui si è richiamato Pieroni . La Provincia nella vicenda «non è soggetto portatore di un proprio interesse giuridicamente rilevante, ma soggetto terzo , arbitro di una corretta ponderazione tra i contrapposti interessi in campo».
Da una parte l'impresa, e
dall'altrai Comuni interessati, i
Comitati ed i cittadini . L'indirizzo politico è quello di non
presentare ricorso al Consiglio
di Stato perché è «inopportuno
intervenire in una fase proces-
a
•
1
scale cautelare, preferendosi,
al contrario, attendere l'esito
nel merito dei ricorsi, previsto
per novembre».
Tra gli effetti immediati della
decisione c'è un risparmio di
6mila euro per l'Ente. Tanto
aveva stanziato Pioli per da seguito ai ricorsi. Non regge neppure l'eventuale danno economico lamentato dalla alaste Recycling «stante la sperimentalità dell'avvio dell'attività e la limitazione a un anno». Mentre
è «rilevante e giuridicamente
qualificabile l'interesse della
popolazione residente ad un insediamento produttivo che rispetti la normativa vigente sotto il profilo ambientale e di tutela della salute».
(m.m.)
CR I PROD LIZI ONE RISERVATA
Andrea Pieroni
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Segnalazioni
Pagina 14
Coldiretti
sulla sicur ezza
alimentare
1 SAN MINIATO
La sicurezza alimentare per le
imprese agricole e le nuove
norme sulla sornministrazione dei pasti per gli agriturismo sono i temi centrali di altrettanti incontri informativi
in programma a San Miniato.
Due gli appuntamenti in
programma: il primo, rivolto
agli imprenditori agrituristici
si tiene questo pomeriggio,
dalle 17.30, presso gli uffici
Coldiretti di via Toscoromagnola, il secondo incentrato
sulla sicurezza alimentare è in
agenda per mercoledì 18 aprile alle 18 presso la sala parrocchiale di San Miniato Basso.
Una vera e propria full immersion per parlare ed approfondire i delicati aspetti della sicurezza alimentare e degli
aspetti normativi che le imprese agricole devono osservare per non ricorrere in sanzioni.
Si parlerà invece di sicurezza sui luoghi di lavoro con la
collaborazione del personale
Asl mercoledì 18 aprile alle 21
presso la sala dell'Università
della Terza Età, in via della
Stazione Vecchia.
Gli incontri sono promossi
da Coldiretti (info su www.pisa.coldiretti.it)
nell'ambito
del progetto di comunicazione, sostenuto e finanziato dalla Provincia di Pisa attraverso
il bando per le attività di animazione, comunicazione e informazione in materia di sviluppo agricolo e rurale (L.R, n.
34/2001 - anno 2009) e fa parte di un ciclo di appuntamenti
territoriali rivolti alle imprese
agricole. Gli incontri sono ad
ingresso libero.
t.ltima.nm J.5 eln.,ù
mtervie.n^ilpri,ttn
cnl •mi.i•_Iin in.inlln
CD
Segnalazioni
Pagina 15
PROMOSSO DA ENEL CUORE FRA LE ASSOCIAZIONI
Azioni contro la violenza giovanile
"SCEGLI con il cuore" contro la
violenza giovanile . Fino al 30 aprile, Enel Cuore chiama le associazioni empolesi a presentare un
progetto per combattere la violenza giovanile. Enel Cuore finanzierà i progetti fino a un massimo di
60.000 euro e anche in base ai click ricevuti. Enel Cuore, la onlus
di Enel che opera nel settore della
solidarietà, rilancia anche da noi
la campagna " Scegli con il cuore",
stavolta facendo convergere l'attenzione sul tema della violenza
giovanile. Tutte le associazioni
empolesi che vorranno presentare
un progetto per contrastare questo fenomeno, potranno farlo entro il 30 aprile, solo ed esclusivamente via web, andando sul sito
Servizi sociali
www.enelcuore .org. Le proposte
pervenute verranno valutate dal
consiglio di Enel cuore che, nel rispetto dei criteri di valutazione
previsti, selezionerà uno o più progetti a cui verrà assegnato un contributo fino a un massimo di
60.000 euro ciascuno . Il contributo si riferisce solo ai costi strutturali, infrastrutturali e all'acquisto
di beni strumentali . Rimangono a
carico dell 'associazione le spese relative alla gestione, alle risorse
umane e alla formazione.
DA SETTEMBRE, secondo il
meccanismo del "click raising",
sarà possibile votare i progetti selezionati da Enel cuore, che assegnerà ai progetti selezionati un ulte-
riore contributo, che sarà distribuito in proporzione al numero di
"click" ottenuto da ciascun progetto, grazie alle preferenze espresse
via web dai cittadini . Il tema della
violenza tra i giovani e della crescita di comportamenti aggressivi
può essere letto da molte angolazioni. I minori compiono atti di
violenza rivolti verso altre persone, contro se stessi , contro il territorio e la comunità in cui vive. Le
forme che assumono questi atti
violenti sono estremamente varie,
tra quelle più ricorrenti e conosciute si possono elencare : il bullismo; gli atti vandalici; le baby
gang; atti di autolesionismo; dipendenze da droghe o alcool; disturbi alimentari; discriminazione.
Pagina 16
FRANCA SELVATICI
GENITORI sono divorziati e
abitano in comuni diversi. Il
giudice del tribunale diFirenze Domenico Paparo ha stabilito
l'affidamento condiviso del loro
figlio, un bambino di 11 anni, e
ha aggiunto qualcosa in più: il
bambino, che vivrà metà dei
giorni dell'anno con il padre e
metà con la madre, avrà domicilio presso entrambi i genitori.
Cioè avrà un doppio domicilio
anagrafico. Si tratta di una importante novità, spiega il legale
del padre, avvocato Jacopo Tozzi. A suo giudizio, il provvedimento del giudice «è destinato a
fare da apripista ad altre decisioni del genere nei sempre più numerosi casi di affidamento condiviso dei figli minorenni e
rafforza il concetto di pari responsabilità genitoriale: non
esiste più un genitore presso cui
il ragazzo risiede e abita prevalentemente e un altro genitore
considerato "esterno", che dovrà esercitare i diritti-doveri di
frequentazione conlaprole. Con
la doppia domiciliazione le case
dei figli sono ufficialmente due,
quella di mamma e quella di
papà».
Il giudicePaparoscrivenelsuo
provvedimento che grazie alla
doppia domiciliazione il bambino potrà eventualmente «utilizzare opportunità estive organizzate dai due Comuni», cioè usufruire dei centri estivi deidue Comuni. Secondo l'avvocato Tozzi
, gli effetti saranno più vasti.
I
SEGUE A PAGINA VII
Servizi sociali
Pagina 18
La decisione di un giudice fiorentino apre nuove possibilità per entrambi i genitori che risiedono in comuni diversi
(segue dalla prima di cronaca)
5 L AWOCATO ( che parla
forse impropriamente
di doppia residenza, visto che la residenza anagrafica
non può che essere unica) ritiene
che il provvedimento «consentirà ai genitori, a differenza di
quanto avvenuto finora, di accedere ad agevolazioni fiscali, a
contributi, a sovvenzioni pubbliche, in quanto il figlio risulterà
anche nello stato di famiglia di
entrambi, documento fondamentale per esempio per il calcolo dell'Isee (Indicatore della situazione economia equivalente)». «Anche le comunicazioni sul
ragazzo dovranno essere inviate
a tutti e due gli indirizzi», e in tal
nodo entrambi i genitori potran-
Divorzio, doppio domicilio per i figli
addio alla famiglia di serie B
no essere ugualmente infornati
sulle questioni inerenti il bambino. A giudizio dell'avvocato Tozzi, il provvedimento anticipa i
contenuti e lo spirito del disegno
di legge parlamentare 957 che
mira a stabilire «una vera e propria parità fra i genitori». Il legale
ritiene che il doppio domicilio
possa anche rappresentare «uno
strumento per impedire o scoraggiare gli atteggiamenti ostruzionistici del genitore presso il
quale il ragazzo vive nei confronti dell'altro genitore».
La senatrice Donatella Poretti
(Radicali - Pd) considera il prov-
STORICA
Doppio domicilio peri figli dei
divorziati: è la prima sentenza
vedimento del tribunale diFirenze un ottimo suggerimento per
superare alcuni problemi. 41 numero dei componenti del nucleo
familiare è fondamentale- spiega - in prossimità della scadenza della denuncia dei redditi e
ogniqualvolta occorre la dichiarazione Isee per accedere a una
serie di agevolazioni, come sconti sui servizi sanitari e assistenziali nonché su servizi comunali
(asili nido, centri estivi), riduzione del 50% o esenzione totale dal
pagamento del canone telefonico, tariffe ridotte su energia, gas,
acqua, assegno di maternità, prestazioni scolastiche (libri, mense
e borse di studio), abbattimento
delle tasse universitarie. Cosa
succede nel caso di genitori che
vivono separati e che grazie alla
legge 54 del 2006 hanno l'affido
condiviso delfiglio?Oggiilnucleo
familiare è calcolato in base alla
residenza, e quindi uno solo dei
genitori, quello presso cui il figlio
ha la residenza anagrafica, può
inserirlo nel nucleo familiare e
godere, eventualmente , dei vantaggi economici di un coefficiente Isee ridotto a tutto discapito
dell'altro, nonostante il principio
dell'istituto dell'affido condiviso». Il doppio domicilio anagrafico, secondo la senatrice , potrebbe risolvere questo squilibrio.
(f. s.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Servizi sociali
Pagina 19
Infortu ffi o
mortale
prec i saz i on i
de i legati
- COMPRENSORIO ALCUNE doverose
precisazioni in merito
all'articolo , pubblicato
sulle nostre cronache il 30
marzo scorso, dal titolo
«Morì nella cisterna del
tannino - Processo per
omicidio colposo ai datori
di lavoro dell'operaio».
L'articolo contiene alcune
affermazioni che non
trovano, al momento,
riscontro nel reale
svolgimento dei fatti.
In primo luogo, non
corrisponde a verità che il
decesso dell'operaio del
Cuoificio interessato sia
avvenuto nella `cisterna
del tannino'.
LA MORTE del giovane
operaio, che nella
immediatezza fu attribuita
ad un problema cardiaco,
avvenne nei locali
dell'opificio, segnatamente
nello spogliatoio della
fabbrica . E fra la discesa
del dipendente - da
dimostrare, così come il
nesso di causa-effetto tra i
due eventi in sede di
dibattimento - all'interno
della cisterna ed il decesso
passarono due giorni.
Tanto dovevamo, per
opportuna rettifica, in
attesa che la giustizia
penale faccia il suo corso.
ed accerti le eventuali
responsabilità
r.p.
Sicurezza sul lavoro
Pagina 20
Pronta la bozza di m sui requisiti delle nuove
0
re: doveva essere emanato entro marzo
Cina l'intesa sui centri
sl potranno affidare la
gestione ai privati - Vigilanza da chiarire
Le nuove strutture sanitarie che
dal 31 marzo 2013 dovranno so-
La road map prevista dalla legge 9112
stituire gli ospedali psichiatrici
giudiziari potranno essere affidate dalle
As1 al privato sociale o imprenditoriale
oppure essere gestite in proprio tramite i
Dipartimenti di salute mentale. Ad aprire
all'accreditamento anche per questi centri, che ospiteranno parte degli attuali internati e tutti gli infermi di mente autori di
reati che i giudici destineranno alla misura di sicurezza detentiva in Opg o in casa
di cura e custodia, è l'ultima bozza del
31 marzo 2012 - Entro questa data avrebbe dovuto essere emanato il
decreto di natura non regolamentare del ministero della Salute, di concerto
con il ministro della Giustizia e d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, sugli
ulteriori requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, anche con riguardo ai
profili di sicurezza, relativi alle nuove strutture destinate ad accogliere le
persone attualmente in Opg
I` febbraio 2013 - E il termine per il completamento del processo di
superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari già previsto dall'alt. C del Dcmp
I ° aprile 2008 e dai conseguenti accordi sanciti dalla Conferenza unificata
31 marzo 2013 - Da quella data gli attuali Opg devono essere smantellati e
le misure di sicurezza relative vanno eseguite esclusivamente all'interno delle
nuove strutture sanitarie
decreto ministeriale sui requisiti minimi
delle strutture predisposta la settimana
scorsa dal ministero della Salute sulla base delle osservazioni delle Regioni. Il Dm
è già in ritardo: secondo la legge 9/2012,
che ha sancito lo smantellamento degli
Opg (stanziando 180 milioni perla realizzazione dei centri, 38 per gli oneri di
funzionamento nel 2012 e 55 annui dal
2013), avrebbe dovuto essere emanato
entro il 31 marzo scorso dal ministro
Renato Balduzzi , di concerto con la titolare della Giustizia Paola Severino e d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni.
Lombardia, Emilia Romagna e Veneto hanno fatto fronte comune presentando
un unico documento rispetto al primo
testo proposto dal dicastero e pretendendo la più ampia libertà d'azione nella
gestione delle strutture. I prossimi incontri serviranno a definire meglio i dettagli
sui locali e personale ma le posizioni di
Salute e Regioni si sono avvicinate. Tanto da far sperare in una rapida approvazione della bozza di Dm da parte della task
force mista istituita presso la Comnnissione salute della Conferenza Stato-Regioni,
in modo da inviarla al ministro della Giustizia per le necessarie integrazioni.
Necessarie soprattutto perché la parte
meno chiara dello schema è proprio quella
sulla sicurezza e la vigilanza esterna: le
Regioni chiedono di demandarla ad appositi accordi con l' ammini strazione penitenziaria o le forze dell'ordine; il ministero della
Salute ipotizza specifiche intese tra Regioni e prefetture nonché la realizzazione di
strutture a diverso livello di protezione prevedendo che alcune siano idonee a gestire
situazioni di maggiore limitazione della li-
OPG
bertà personale. Il nodo è chiaro: qui non
si parla di residenze sanitarie tout court
ma di strutture in cui bisogna far rispettare l'ordinamento penitenziario. A questo
proposito la bozza lascia senza risposta
altri due interrogativi. Il primo ha a che
fare con l'assegnazione degli interrati:
finora è stato il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a decidere, ma da
marzo 2013 chi lo farà?
Il secondo riguarda i livelli di responsabilità sanitaria: la bozza di Dm si limita a elencare le figure professionali minime ritenute indispensabili e affida a ogni
struttura il compito di elaborare linee
guida, percorsi e modalità di raccordo
con i Dsm ma non specifica alcuna gerarchia e non indica ad esempio uno psichiatra responsabile. Ma allora chi sarà
la figura di riferimento del magistrato di
sorveglianza che ha in mano l'esecuzione penale e deve valutare le condizioni
psicopatologiche dei pazienti? Una domanda chiave soprattutto se il ruolo dei
Dsm non è poi così centrale.
Inevitabili i primi malumori. Li un convegno organizzato il 4 aprile a Milano da
StopOpg Lombardia, avvocati e psichiatri
hanno convenuto che per mettere la parola
fine all'«orrore» degli Opg, per usare la
definizione del presidente della Repubblica,
la legge non basta: serve una modifica del
Codice penale. È d'accordo anche il principale fautore della legge, il senatore Ignazio
Marino (Pd). Stefano Rotelli , psichiatra
basagliano, va oltre: a suo avviso «la norma dello svuota-carceri è sbagliata e pericolosa e il rischio è che vengano inviate
nelle nuove strutture persone prive di requisiti, che si fruisca per costruire tanti miniOpg. E visto che sarà difficile realizzare in
un anno nuove strutture e spendere i finanziamenti del Governo, ci sarà un boom di
offerte di privati». Dello stesso avviso Stefano Cecconi, responsabile politiche della
salute per la Cgil: «E sbagliato partire dai
luoghi, dalle strutture: bisogna concentrarsi sui percorsi di cura e di riabilitazione
rivolti alla persona». Perché il rischio di
nuovi ghetti è sempre in agguato.
Manuela Perrone
© NIPROOU ➢ ONE RISERVATA
Pagina 23
la Aflàri sociali tornano le tentazioni di riforma della «1
Accertamento sanitario obbligatorio, trattamento sanitario necessario di 15 giorni e trattamento sanitario
necessario extraospedaliero che può durare anche un anno.
A prevederli è il nuovo testo unificato in materia di assistenza
psichiatrica proposto dal relatore, Carlo Ciccioli (Pdl), ai
deputati della commissione Affari sociali della Camera nella
seduta del 27 marzo. L'articolato, frutto del lavoro su otto
diverse proposte di legge, torna alla carica per riformare la
legge Basaglia (18011978). «Sono trascorsi ormai 34 anni - ha
spiegato Ciccioli in commissione - nel corso dei quali sono
emersi tanti problemi, per i pazienti e per le loro famiglie, ai
quali non è stata data risposta».
Le risposte offerte dal testo vanno in due direzioni. Da un
lato si rimarca la centralità operativa dei Dipartimenti di
salute mentale e affidano alle Regioni tre compiti nuovi:
l'apertura in ogni Dsm di un centro di ascolto; l'allestimento
negli ospedali sedi dei servizi psichiatrici di uno spazio aperto
24 ore su 24 per le urgenze e le osservazioni psichiatriche;
l'istituzione di équipe mobili nelle aree metropolitane e per
gli interventi urgenti a livello territoriale e domiciliare.
Dall'altro lato si amplia il ricorso al Tso, distinguendo gli
interventi in due aree: quella dell'accertamento sanitario
obbligatorio, che può essere disposto da un qualsiasi medico
OPG
)
Ssn per effettuare «un'osservazione clinica» che non superi
le 48 ore di degenza, preferibilmente presso il Dea. E quella
del trattamento «necessario» (Tsn), che si applica con le
procedure previste dalla legge 833178 per il Tso e che dura
15 giorni (ma può essere prorogato su richiesta del responsabile del Servizio psichiatrico). Se è possibile, il Tsn può anche
essere extraospedaliero. E può essere «prolungato», durare
cioè da 6 a 12 mesi nelle comunità accreditate o nelle
residenze protette, quando sia «finalizzato a vincolare il paziente al rispetto di alcuni principi terapeutici».
Tra i deputati è subito stata bagarre. Margherita Miotto (Pd) ha parlato di soluzione «che ripropone un modello
manicomiale poco condivisibile oltre che dispendioso» (la
Pdl parla di 300 milioni di euro annui) e che invade le
competenze regionali, facendo anche presente che non ci
sono realisticamente i tempi per approvare il provvedimento. La maggioranza ha invece fatto quadrato attorno a Ciccioli, ma ha dovuto incassare la sostanziale bocciatura del Governo: per il sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, tutte le differenze di trattamento proposte «non hanno
ragion d'essere». E l'idea dei trattamento necessario prolungato cozza contro l'eccezionalità che deve caratterizzare la
misura della restrizione della libertà individuale. (M.Per.)
Pagina 25
sogno, diventare sindaco
Esplode la febbre della politica: candidati record (126) per guidare città e paesi
di Carlo Bartoli
1 FIRENZE
Trenta Comuni toscani, di cui
solo cinque con una popolazione superiore a quindicimila abitanti, sono cinti d'assedio. Da 126 aspiranti sindaci,
da un migliaio di candidati
che sognano un posto in un
consiglio comunale e da chissà quanti assessori ombra a
cui è stato promesso un posto
in giunta.
Arrivano le amministrative
(6-7 maggio) e divampa la voglia di partecipazione, anzi di
protagonismo. Ex sindaci folgorati dalla voglia di tornare
in pista, giovani baldanzosi
pronti a buttarsi nella pugna,
ignari parrucchieri che si ritrovano in lista senza neppure saperlo. La febbre della politica contagia i Campanili.
Emblema di questa rinnovata voglia di partecipare alla
corsa allo scranno è Pitigliano: 3443 abitatiti, meno di tremila elettori, vanta quasi cin-
quanta tra aspiranti sindaco e
consiglieri. In pratica, un
aspirante ogni sessanta elettori. Noti scherza neppure
Monticiano, piccolo Comune
senese che si presenta alle urne per le prossime amministrative con ben quattro aspiranti sindaco, tre dei quali sono donne.
Insomma, cos'è scattato
nelle nostre comunità se in
trenta Comuni, in media molto piccoli, si presentano 126
candidati a sindaco (il primato a Lucca che ne schiera undici, quanto una squadra di
calcio) sostenuti da 172 liste
(anche qui il primato spetta a
Lucca con ventiquattro formazioni in campo)? Che ci
fanno, ad esempio, 16 liste in
lizza a Camaiore, 14 a Porcari,
oppure 17 a Pistoia? Che il
trend sia in netto aumento lo
dimostra il fatto che, rispetto
alle precedenti amministrative, i candidati sindaci sono
ventitre in più, mentre le liste
sono dieci in più.
A motivare la corsa allo
scranno sono molti fattori: le
ambizioni personali, le rivalità politiche, ma anche una
marcata debolezza della politica. Per spiegare la moltipli-
Politica locale
cazione dei candidati e delle
liste non basta far appello a
fenomeni `originali" che, comunque, incidono. La molla
più evidente è data dalla
frammentazione dei partiti e
anche delle esperienze. Uno
dei casi più eclatanti riguarda
Lucca. La giunta uscente ha figliato una pluralità di liste.
Metà dei candidati a sindaco
si schiera nel centrodestra e
alcuni di questi nascono dal
grembo della giunta Favilla:
Maurizio Dinelli è un suo assessore, Luca Leone lo è stato
ed entrambi si candidano a
sindaco in concorrenza con
lo stesso Favilla che, giusto sabato scorso, ha tolto le deleghe a un altro assessore, Azzarà, che sostiene un altro candidato sindaco, sempre nel
campo del centrodestra, ossia Pietro Fazzi.
Pure a Pitigliano, nel loro
piccolo, si sono ingegnati a
scindere la monade. L'attuale
sindaco Dino Seccarecci ha ri nunciato a ricandidarsi dopo
che avevano an nunciato la loro corsa a succedergli due assessori della sua giunta e il capogruppo consiliare del principale partito che sosteneva
la giunta. Il Partito democratico pitiglianese, insomma, trova la sua area politica sovrarappresentata da ben tre liste
a cui se ne aggiungono altre
due di orientamento noti lontano. Neppure Pistoia è immune, dato che gli elettori troveranno nella scheda due liste «verdi», ovviamente schierate su fronti opposti.
Il secondo elemento che
contraddistingue l'esplosione dei candidati è costituito
dagli intramontabili, dai globetrotter della politica. Torna
in pista a Lucca l'ex sindaco
Pietro Fazzi, si ricandida l'ex
primo cittadino di Carrara Lucio
Segnanini,
Giuseppe
Montagna, ex sindaco di Abetone, si getta nella mischia
per essere nuovamente eletto
primo cittadino, questa volta
a San Marcello Pistoiese. E
poi ci sono gli imprevedibili.
Oltre al movimento Cinque
Stelle di Grillo che si presenta
qua e là, a Carrara c'è la lista
di Identità Toscana (quella
fondata da Magdi Cristiano
Allam, per chi se ne fosse
scordato), Caccia e Ambiente
e pure il Partito dei lavoratori.
Sempre per restare a Carrara, abbiamo anche un candidato sindaco del Pri che, per
scendere in campo, si è «autosospeso» dalla carica di segretario provinciale della Uil. A
Pistoia la lista di un candidato disc jockey, a Lucca, invece, oltre al Mal e al Pli c'è una
lista di sole donne e una nella
quale si sono ritrovati candidati tre ignari acconciatori e
una gentile signora che hanno chiesto di essere rapidamente cancellati dalla lista.
Ma noti basta. I cittadini
lucchesi potranno votare infatti una lista che promette di
spendere solo diecimila giuro
in campagna elettorale; una
cifra comunque non da buttare a questi chiari di luna. E soprattutto potranno votare per
un aspirante sindaco che si
definisce «un candidato non
candidato». In sostanza, chiede agli elettori disamorati dalla politica di votare per lui,
piuttosto che annullare la
scheda. Paradossi della corsa
alle poltrone comunali.
A Pitigliano c'è una lista
che ha scelto per nome «Parole libere Ogni» e a Forte dei
Marmi c'è il vero candidato
porta a porta: «Manda un sms
- è questo l'intrigante messaggio - e verrai contattato per
un incontro a domicilio col
nostro candidato sindaco».
Le liste sì sprecano: 24
a Lucca, 17 a Pistoia, 16
a Camaiore. Ma
Pitigliano batte tutti
Pagina 27
L'assiste
in Tos
a può attendere
FIRENZE
N
el 2011 più della metà degli anziani non autosufficienti ha dovuto
aspettare oltre tre mesi per ottenere assistenza (quando il tetto massimo stabilito dalla legge regionale 66 del 2008 è
di 90 giorni); mentre alcuni cittadini nano dovuto aspettare più di un anno per
essere inseriti in una Rsa
(residenza sanitaria assistita). Numeri impietosi che
arrivano direttamente dalla giunta regionale che il 2
aprile scorso ha approvato
la relazione stil raggiungimento degli obiettivi per
quanto riguarda l'istituzione del Fondo regionale per
la non autosufficienza.
«Leggendo le dieci pagine
di relazione - attacca il consigliere regionale del Pdl e
vice presidente della com-
missione sanità Stefano Mugnai l'espressione "palesi criticità" si trova
fin dal primo paragrafo e si trascina fino all'ultimo, dove si trovano per l'appunto le tabelle sui tempi d'attesa per
l'erogazione dei servizi domiciliari e
per l'inserimento in Rsa. Sono dati
sconfortanti che testimoniano la fondatezza deirilievi che in questi mesi abbiamo mosso sulla non autosufficienza,
nonché delle proteste che sempre più
spesso si levano da parte dei cittadini».
Su 292.951 servizi attivati, osserva
Mugnai, 13.783 arrivano al paziente dopo un anno di attesa, 12.655 dopo 11
mesi, 13.49.9 dopo 10 mesi. «Un trend
inaccettabile considerando che si tratta
di persone non autosufficienti e dunque
con disabilità grave». E aggiunge: «Nel
2011 sono stati inseriti in Rsa 2.297 pazienti, a fronte di 820 persone che al 31
dicembre risultavano -ancora in lista
d'attesa. Ebbene anche in questo caso,
se il 52% viene inserito entro i 90 giorni
di legge, tutto il resto dei pazienti subisce attese maggiori. In 10 casi, addirittuNel 2011 il 52,1 %
ha atteso il servizio
oltre 90 giorni,
e il posto in una Rsa
resta un miraggio,
Mugnai (Pdl): la Regione
viòla le sue spess =regole"
II consigliere
regionale
del PdI,
Stefano
Mugnai (sotto)
attacca la
Regione per le
liste d'attesa
per gli anziani
Sanità fiorentina e toscana
ra, si è registrata un'attesa superiore ai
12 mesi tra la presa in carico del paziente e l'erogazione del servizio, ma sono
370 le persone cui è toccato di aspettare
per più di sei mesi». Non solo: al
dicembre 2007 gli anziani in lista d'attesa
erano 3.304, scesi a 2.428 a dicembre
2008 e drasticamente tagliatil'anno successivo, quando «appena» 644 anziani
erano iscritti nelle liste di attesa. Il 2009
è però l'ultimo anno di flessione, perché
dal 2010 in poi il numero di pazienti in
lista d'attesa continua a crescere: 809 al
31/12/2010 e 820 al 31/12/201 1.
Insomma, i dati sull'assistenza dei
non autosufficienti disegnano un orizzonte desolante. A n Toscana siamo dinanzi allaparziale negazione di un diritto - è l'affondo di mugnai -. La Regione
afferma che il numero in valore assoluto dei pazienti in lista d'attesa si sia ridotto, ma ciò non è certo avvenuto perqualche improbabile guarigione da malattie
degenerative. Non. è diminuito il bisogno: si sono tagliate le spese sostenute
dal fondo per la non autosufficienza e
alzati i parametri di gravità e condizioni
per entrare in Rsa». Non una questione
di mera matematica. Sullo sfondo, secondo il consigliere regionale del Pdl,
resta la responsabilità politica di chi in
questi anni ha gestito la macchina sanitaria toscana. «La politica d entra eccome rispetto a un bisogno reale di assistenza che richiede una riarticolazione
delle risposte attraverso strumenti non
solo residenziali, non solo sanitarizzati,
strumenti più flessibili ed agili come
strutture per autosufficienti e centri
diurni che sicuramente risponderebbero con maggiore appropriatezza ai bisogni di molti cittadini. Ma bisogna farein
fretta, utilizzando la rete delle Rsa esistenti. Il bisogno non aspetta».
[Mirto]
Pagina 29
In aurnrnto il ricorso all'esperto messo a disposizione dagì enti pubblie:. Ir pazza Ss, Ann -.zìata il ce..tro dl mediazione familiare )pera fin dal 1997
A lezione di coppia per salvare i1 matr iinonio
di Raffaella Galamini
L'i entikit
L'età media per le
donne è 38 anni,
per gli uomini 41. In
un caso su due sono
entrambi d'accordo
a chiedere un aiuto
lezione di coppia. Ela
nuova tendenza per
cercare di salvare convivenze e matrimoni Gli enti
locali stanno correndo ai ripari
per evitare i costi sociali di
"quando l'amore finisce". Organizzando addirittura corsi, lezioni e seminari per aiutare chi è
in difficoltà a fare pace col coniuge e costruire un nuovo percorso di vita a due o altrimenti a
lasciarsi, senza rancori e soprattutto senza ripercussioni e sofferenze economiche e soprattutto
psicologiche per loro e i figli.
A Firenze gli enti locali e soprattutto la Asl io sono praticamente all'avanguardia in Toscana e in Italia. In città opera fru
dal 1997 il centro di mediazione
familiare all'interno del consultorio ospitato nell'antico Spedale degli Innocenti.
A dirigerlo la dottoressa Benedetta Geddes da Filicaia
"Ogni anno sono circa 15o-2oo
le coppie che si rivolgono da
noi" spiega la dottoressa.
Impossibile dare un dato preciso su coloro che si sono salvati,
ricorrendo a questo servizio,
perché è
icile capire quando
sia meglio o peggio lasciarsi o
restare insieme.
Il centro offre un contesto di
prossimità per le famiglie del
territorio fiorentino e si rivolge
tivi i i
Dai soldi alle
relazioni virtuali, si
discute per tutto e
spesso la colpa è
anche delle famiglie
di provenienza
a oltre 30 comuni dell'area metropolitana.
"Interveniamo quando le famiglie sono in controversia o conflitto tra di loro. In particolare
modo l'attenzione è rivolta a
quelle controversie tra genitori
che prospettano conseguenze
sulla salute dei minori. Offriamo quindi alle famiglie la possibilità di gestire in modo autonomo le controversie che le
riguardano, puntando sulla comunicazione" sottolinea Bene-
rsi
proprio
Niente giudice o
legale, la coppia
scopre come fa in
autonomia le sue
scelte e impara a
rispettarsi
detta Geddes da Filicaia
di il centro offre strumenti
per raggiungere accordi sia per
restare insieme che per lasciarsi, si propone di sanare i conflitti di coppia o ricostruire rapporti tra i membri di famiglie
ricostituite.
Molto importante poi il servizio
di consulenza prematrimoniale,
svincolato da qualsiasi aspetto
religioso, per chi voglia iniziare
il percorso a due col passo
giusto.
Imparando l'abc della coppia
dall'individuazione di obiettivi
comuni a come non subire i
condizionamenti delle famiglie
di provenienza fino alla gestio°are, dei
ne del budget f
conti e delle spese e, soprattutto, il progetto di vita a due.
Ma per cosa si litiga tra le
quattro mura domestiche? "Denari, figli, casa C'è poi il problema delle relazioni virtuali, della
pornografia ori line, delle dipendenze da droga o da gioco.
Per questo le coppie entrano in
conflitto. E non avendo capacità
di negoziazione, spesso si delea terzi. Cioè al legale o al
giudice. Noi, con la mediazione,
puntiamo a far riappropriare i
due delle capacità "contrattuali". Insomma offriamo gli strumenti per un percorso verso
l'autonomia" spiega la dottoressa.
A rivolgersi al centro in piazza
Santissima Annunziata sono
per lo più utenti con un titolo di
studio medio alto e nella stragrande maggioranza dei casi
toscani I dati, parlano chiaro, di
solito è un percorso condiviso
per una coppia su due, in un
terzo dei casi è lei che spinge a
un confronto a viso aperto con
un esperto. L'età media degli
utenti èdi 38anniper lei edi 41
anni per lui.
Non sono mancati, in tanti anni,
casi di famiglie particolari o a
dir poco allargate.
"Una decina di coppie gay e
lesbiche si sono rivolte al centro, spesso per problemi di relazione con l'esterno -puntualizza
la dottoressa-. E in diverse occasioni abbiamo favorito il dialogo non solo tra coniugi, ma
spesso coinvolto anche i suoceri, i figli e i nuovi partner".
Insomma comunicazione, confronto, percorso comune sono i
vari step per arrivare allobiettivo di una ritrovata armonia di
coppia. Che non sempre implica che i due rimangano insieme. Magari, però, trovano nuovi equilibri o più semplicemente si recupera un rapporto che
sembrava smarrito. "Penso ai
casi di padri e figli che hanno
recuperato un rapporto che si
era interrotto con la separazione dei genitori" conclude la
dottoressa Di sicuro, uno dei
momenti più belli per chi si
occupa di mediazione faniffiare.
Una delle fasi più
delicate è la
ricostruzione di un
rapporto tra un
genitore e il proprio
figlio
Sanità fiorentina e toscana
Pagina 30
1 PERCORSI Quattro linee guida per raggiungere gli obiettivi
Cosi
., .. ... \ «. .c..
\
Quattro le linee guida per
l'attività svolta dal centro di
mediazione familiare della Asl
10: 1) mediazione settimanale
nei conflitti tra genitori separati
in merito ai figli. 2) stesura di un
progetto educativo comune. 3)
incontri di gruppo con tematiche varie: per padri separati:
per madri separate, per genitori
e figli adolescenti. 4) corsi laici
di preparazione al progetto fa-
Sanità fiorentina e toscana
.
miliare per coppie che intendono convivere o sposarsi.
In particolare tali corsi riguardano: la legislazione sul matrimonio: obblighi, diritti e doveri, esercizi sulla comunicazione di coppia, l'analisi della
propria storia familiare, analisi
delle aspettative riguardo alla
nuova famiglia, accordi riguardanti il budget familiare, le spese, i conti separati o meno, il
progetto matrimoniale.
Un percorso di mediazione tipo
si svolge nell 'arco di circa un
mese e mezzo . La durata di un
singolo incontro e mediamente
di un'ora, ma alcuni incontri
possono richiedere anche tre
ore. I corsi verranno effettuati
se sarà raggiunto il numero dei
partecipanti , per la prenotazione telefonare a: 338 3417107 e
349 0918831.
Pagina 32
DRAMMA SVENTATO TRA L'OLMO BIVIG LIANO
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Interven to della Misericordia : «Apparecchio decisivo»
TRE VOLONTARI della Misericordia di Bivigliano ieri matti
nahanno salvato la vita a una donna di 48 anni. L'ambulanza è arrivata in località Casa al Vento, tra
l'Olmo e Bivigliano, quando la
donna era esamine. Non respirava più, arresto cardiaco. Ma la
squadra era dotata di defibrillato
re semi automatico e su indicazione del 118 hanno defibrillato due
volte. E la donna ha ripreso a respirare. Dopo circa mezz'ora è arrivata l'ambulanza medicalizzata
da Borgo, il medico l'ha visitata e
si sono diretti a Gareggi dov'è arrivata in condizioni stabili.
Alla Misericordia di Bivigliano
son contenti: "Indubbiamente
dice il vicegovernatore Lorenzo
Gualtieri - la donna è stata salvata dal defibrillatore: i primi minuti dopo l'arresto cardiaco sono de
ccirio sempre
più diffuso, altre 200 persone
sanno già utilizzarla
cisivi. In quest'occasione ringraziamo chi ci ha donato l'apparec
chio, la famiglia Matteiní di Caseh
lina, e si è dimostrata importante
anche l'attività di formazione che
svolgiamo costantemente da dieci
anni: abbiamo più di cento persone abilitate al soccorso e alla defi
brillazione precoce. Perché, non
dimentichiamo che questo apparecchio può essere utilizzato da
tutti, previa formazione".
Una presenza quella dei defibrilla
tori semi automatici, che sarebbe
opportuno si estendesse sul territorio. "Nell'area di competenza
del 118 fiorentino -dice la re
sponsabile Lucia De Vito - abbiamo abilitato 2050 persone
all'uso di questo apparecchio, e di
questo 1780 sono soccorritori vo
lontari, operanti nel 118 e distribuiti nelle più varie associazioni.
Sono censiti circa 70 defibrillato
ri". E in Mugello? "Con un progetto della Società della Salute, ce
ne sono quattro: due a Palazzuolo, presso la farmacia e la Rsa, uno
al circolo Il Tiglio di Vicchio e
uno all'outlet di Barberino". Nella provincia di Firenze 28 sono
già in impianti sportivi di calcio,
due sono all'Ikea, ai Gigli, alla Vir
gin, al Four Season, in vari istituti scolastici fiorentini. Non così
in Mugello, che dunque risulta
piuttosto sguarnito. "Non basta il
defibrillatore - nota però De Vito - altrettanto importante è che
ci sia chi lo usa, e occorre quindi
gente adeguatamente formata".
Paolo Guidotti
SALVAVITA Due volontari della M isericordia mostrano uno degli apparecchi per l'emergenza cardiaca
Sanità fiorentina e toscana
Pagina 33
NERVI
S Pietro Rollo: il piano doveva essere consegnato entro marzo
l
Meyer, Rsu in g .ei°ra co i la c rige
.
. . .
"Non vitole matt, dL -,
La rappresentanza sindacale dell'ospedale pediatrico
Meyer di Firenze è in contrasto con la dirigenza del
nosocomio. "Questa Rsu intende denunciare - si legge
in una nota - il comportamento antisindacale della
direzione, in quanto, nonostante il contratto collettivo
integrativo aziendale preveda la presentazione dei piano ferie estivo entro il 31
marzo di ogni anno, ad oggi,
nonostante le sollecitazioni,
non è ancora pervenuto".
"La nuova Rsu - si legge
ancora nella nota firmata dal
coordinatore Pietro Rollo non può accettare simili
Sanità fiorentina e toscana
condotte da parte della direzione in quanto tutto ciò è
irrispettoso nei confronti
delle rappresentanze sindacali e lesivo dei diritti dei
lavoratori. Ci chiediamo se
tale comportamento sia determinato da un'incapacità
•"
organizzativa oppure sia il
risultato di una strategia al
momento indecifrabile. La
Rsu, pronta a un confronto
serio e costruttivo, auspica
vivamente di essere di fronte a un'eccezione e non alla
regola".
Pagina 34
é 1 " :ato
La buro crazia
ferma i fondì
E sportefio
de gli aiuti
PRATO - Lo sportello di pronto
intervento sociale «Sos famiglia e
lavoro» ha chiuso i battenti a inizio
anno. I soldi che servirebbero a farlo funzionare sono fermi nelle casse della AsI di Prato. «Ma presto riaprirà - dice Dante Mondanelli, assessore ai servizi sociali del Comune di Prato - Ê in fase di delibera». Si tratta del primo presidio italiano (fuori dalle Asl) creato per venire incontro ai disagi psicologici
di chi è in difficoltà con il lavoro.
Ad ispirarne la creazione, tre anni
fa, era stata l'artigiana Manuela Biliotti: 55 anni, un marito operaio e
una giovane figlia.
«Un amico si era impiccato nella
sua azienda. Erano i primi segnali
di quello che sta accadendo oggi racconta la signora Biliotti - Così
proposi al sindaco uno sportello
per alleviare il disagio psicologico,
visto che ero io la prima a soffrirne: fece scandalo il fatto che fossi
pronta a vendere un rene».
Solo una provocazione per attirare l'attenzione?
«No, in realtà lo farei anche ora,
perché mi sento responsabile nei
confronti dei miei familiari. E
un'angoscia continua».
Fa ancora l'artigiana?
«Macché... ho chiuso la mia attività a dicembre del 2009. C'erano
troppi debiti: eravamo in sei, mi sono ritrovata da sola. Non avevamo
fatto i conti con l'euro, con la globalizzazione e con la finanza che ci
sta mangiando tutti».
Come può aiutare le persone
Sanità fiorentina e toscana
uno sportello dei genere?
«Le persone in difficoltà economica ancora sono schive, si vergognano. Lo sportello fa sostegno psicologico. Lo Stato dovrebbe cercare di tutelare questi disagi, le difficoltà sono molte».
Lei ha mai pensato al suicidio?
«Lo ammetto: ci ho pensato. Per
me sarebbe stata una liberazione,
ma in quei momenti ho avuto sempre il viso di mia figlia davanti,
quello mi ha salvata».
Quante persone crede ci siano
nella sua situazione, con gli stessi pensieri, ad esempio a Dato?
«Sono molti, si sentono soli e si
vergognano. Per questo il centro
d'ascolto è importante. Bisogna tornare allo spirito di solidarietà del
dopoguerra, bisogna tornare a quei
valori. Le persone che in questi anni hanno frequentato il centro forse hanno bisogno più del commercialista e dell'avvocato, ma comunque questo presidio è necessario
per farli uscire fuori. Non abbiamo
cifre enormi da pagare, ma lo diventano quando si perde il lavoro».
Ha mai spiegato queste cose a
sua figlia?
«Sì le ho detto che mi vergogno
di consegnarla a una società così,
non era questo che sognavamo».
Manuela Biliotti oggi combatte
ancora contro la crisi. E in costante
contatto con Giuseppina Virgili,
l'empolese fondatrice del «Comitato piccoli imprenditori invisibili».
Giorgia Bernardini
Pagina 35
I : L'ASSESSORE SCARAMUCC IA REPLICA
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seg retario
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- CECINA -
«TROVO inopportuno che si
continui con questi attacchi personalistici alla direzione aziendale.
Usare questi toni non aiuta certo
a proseguire nel percorso di confronto istituzionale avviato con i
sindaci, e peraltro sollecitato dai
sindaci stessi». L'assessore regionale alla sanità, Daniela Scaramuccia, interviene a difesa della
direttrice dell'Asl, Monica Calamai, nella polemica della Bassa
Val di Cecina: polemica rinfocolata ancora ieri, con la richiesta, da
parte del segretario zonale del Psi,
Alessandro Bechini, delle dimissioni del direttore generale Monica Calamai.
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Comuni interessati, rappresentanti dell'Asl, esperti del MeS, il Laboratorio Management e Sanità
della Scuola Superiore Sant'Anna
di Pisa. Obiettivo del tavolo, verificare e monitorare lo stato di attuazione della nuova riorganizzazione per intensità di cure e dare
certezze sulle prospettive future
dell'ospedale di Cecina. Fra i primi argomenti che saranno trattati
da questo tavolo, la cardiologia.
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«LA SCELTA di rimodulare l'offerta sanitaria per intensità di cure - dice la Scaramuccia - ha
l'obiettivo primario e imprescindibile di garantire ai cittadini una
presa in carico ottimale del loro
bisogno di salute, attraverso una
rete assistenziale integrata, che pone il paziente al centro dell'organizzazione sanitaria. L'ospedale
di Cecina - conclude la Scaramuccia - ha un ruolo strategico
nella rete ospedaliera di Area Vasta».
«IL MIO - prosegue l'assessore
- è un invito a cessare questi attacchi e a smorzare i toni. E a tornare sul terreno di una civile discussione sul merito, con una visione politica e strategica del futuro della sanità della Bassa Val di
Cecina. Peraltro, questo è proprio
quanto è stato condiviso nell'incontro che abbiamo avuto con i
sindaci lo scorso 27 marzo».
PER IL 23 APRILE è stato convocato a Firenze il primo incontro del tavolo tecnico-istituziona-
L t4
L'assessore regionale alla sanità Daniele Scaramuccia
e il segretario del Psi della Bassa vai di Cecina, Alessandro Bechini
Sanità fiorentina e toscana
Pagina 37
Scaramuccia difende
la direttrice dell'Asl
L'assessore regionale: «Basta attacchi personali, non aiutano il confronto»
Rilanciato il tavolo tecnico sull'ospedale, primo esame sulla cardiologia
ciperanno rappresentanti della Regione, i sindaci dei Comuni interessati, rappresentanti
della Asl 6, esperti del Mes, il
Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore
Sant'Anna di Pisa. Obiettivo
del tavolo, verificare e monitorare lo stato di attuazione della
nuova riorganizzazione per intensità di cure e dare certezze
sulle prospettive future dell'
ospedale di Cecina.
® CECINA
Il balletto di dichiarazioni sulla sanità locale, sullo stato del
nostro ospedale e sulle scelte
della direzione aziendale
dell'Asl 6 non deve essere rimasto inascoltato (e inosservato) nei palazzi fiorentini.
Lo testimonia la nota stampa con la quale Daniela Scaramuccia, assessore regionale alla Salute, interviene nel dibattito invitando a smorzare i toni
della polemica e soprattutto
difende la direttrice dell'Asl 6
Monica Calamai da quelli che
definisce attacchi personali.
«Trovo inopportuno - scrive
Scaramuccia - che si continui
con questi attacchi personalistici alla direzione aziendale.
Usare questi toni non aiuta
certo a proseguire nel percorso di confronto istituzionale
avviato con i sindaci, e peraltro sollecitato dai sindaci stessi».
L'assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia
spende parole importanti a difesa della direzione aziendale
dellaAsl 6 di Livorno, nella polemica sulla sanità della Bassa
Da sinistra Monica calamai e Daniela Scaramuccia
Val di Cecina: polemica rinfocolata ancora ieri, con la richiesta, da parte del segretario zonale del Psi, Alessandro Bechini, delle dimissioni del direttore generale della Asl livornese,
Monica Calamai.
«Il mio - prosegue l'assessore alla Salute - è un invito a cessare questi attacchi e a smorzare i toni. E a tornare sul terreno
di una civile discussione sul
merito, con una visione politi ca e strategica del futuro della
sanità della Bassa Val di Cecina. Peraltro, questo è proprio
quanto è stato condiviso nell'
incontro che abbiamo avuto
con i sindaci lo scorso 27 marzo».
Per il 23 aprile prossimo è
stato convocato a Firenze il
primo incontro del tavolo tecnico-istituzionale, a cui parte-
Fra i primi argomenti che saranno trattati da questo tavolo, la cardiologia.
«La scelta di rimodulare l'offerta sanitaria per intensità di
cure - chiarisce l'assessore - ha
l'obiettivo primario e imprescindibile di garantire ai cittadini una presa in carico ottimale del loro bisogno di salute, attraverso una rete assistenziale integrata, che pone il paziente al centro dell'organizzazione sanitaria».
« Il presidio ospedaliero di
Cecina - sottolinea e conclude
Daniela Scaramuccia - ricopre
un ruolo strategico all'interno
della rete ospedaliera di Area
Vasta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sanità fiorentina e toscana
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LAUDANNA
- CARRARA -
«SIAMO noi la vera sinistra».
La Federazione della sinistra
ha presentato ieri la propria
squadra per le prossime elezione del 6 e 7 maggio rivendicando il proprio ruolo di punto di
riferimento per tutto l'elettorato `progressista'. «Il lavoro è la
nostra priorità - sottolinea il
consigliere uscente Piero Marchini -, per questo metteremo
in campo iniziative specifiche
per il futuro del cantiere, delle
cave e della sanità». Priorità sottolineate anche da Massimo
Menconi: «Noi non siamo quelli che cambiano casacca - spiega - in questi anni siamo stati
estremamente responsabili e
ora siamo pronti a una battaglia elettorale con coloro che si
definiscono di sinistra». Nicola
Marchetti ribadisce, invece,
l'importanza della lista unica
della Federazione come laboratorio per un matrimonio definitivo, anche a livello nazionale,
tra Rifondazione e Comunisti
italiani e si sofferma poi sul programma. «Dobbiamo riportare
l'attenzione - spiega - sulla
I » La Federazione della sinistra al completo a palazzo civico. Accanto
PRESE N
Bernardo Lattanzi, radicale, con Umberto Moísè della Fabbrica della sinistra
1
%P
Lattanzi sostiene
unioni civili , trasparenza
e antiproibizionismo
questione del soccorso cave. Si
tratta di una conquista fondamentale da parte dei lavoratori
e, in un caso come questo, non
si può parlare di razionalizzazione».
Sanità fiorentina e toscana
PRESENTAZIONE ufficiale
ieri anche per il radicale Bernardo Lattanzi per l'occasione candidato al consiglio comunale
per la lista civica in appoggio di
Claudia Bienaimè, La fabbrica
della sinistra. Diritti civili, antiproibizionismo, democrazia diretta, unioni civili, trasparenza.
Lattanzi porta in dote alla lista
nata su iniziativa di molti transfughi di Sel alcuni dei capi sal-
di del movimento radicale e, intanto, annuncia per giovedì
prossimo, 19 aprile, un primo
«radical party» a cui inviterà a
parlare alcuni eponenti dei diversi schieramenti che corrono
in queste elezioni. «Voglio invitare Lanmarco Laquidara del
Pdl, Donatella Beneventi del
Psi e Piero Marchini di Rifondazione - spiega - per incontrarci e parlare di temi che riguardano tutta la città».
Pagina 40
DEFI C IT CH E Si SOMMA ALL'AMMANCO DI
MILIONI
Asi dï Massa: un altro buco, 40 milioni
I sacrifici nel 2011 non sanano i conti
Cristina Lorenzi
CARRARA
AN CORA profondo rosso nel bilancio dell'Asl apuana. Dopo il buco di 300 milioni che ha fatto arrossire
i conti di tutta la sanità locale (su cui sono cadute
numerose testi dei vertici e su cui è ancora aperta
un'inchiesta della magistratura), adesso nel consuntivo del 2011 sembra spuntare un deficit di oltre 40
milioni. Dopo un previsionale che aveva visto il segno meno per 36 milioni, la dieta De Lauretis (la
nuova direttrice chiamata a sanare conti che sembrano sempre più insanabili) non ha avuto gli esiti previsti.Tagli, accorpamenti di interi reparti, riduzione
di servizi, blocco del turn over e altri sacrifici cui tutti i cittadini della provincia di Massa Carrara sono
stati sottoposti evidentemente sono serviti a poco,
dal momento che in pochi mesi i milioni di deficit
Sanità fiorentina e toscana
sono cresciuti superando la soglia dei 40. A poco è
servito anche l'aumento del conferimento pro capite
che la Regione Toscana ha approvato lo scorso anno
portando la cifra per ogni cittadino da 1489 euro a
1605 rendendo la malcapitata provincia alla pari di
Lucca e seconda solo a Grosseto.
UNA SAN ITA quindi con i servizi al lumicino e che
ha sottoposto i cittadini a sacrifici che tuttavia non
sono serviti a ristrutturare conti dove le uscite sono
sempre troppo pesanti. Evidentemente nonostante
siano stati chiamati i maggiori esperti per sanare un
bilancio che non sembrava volerne sapere di guarire, il sistema continua a fare acqua da tutte le parti
con 4 ospedali, una fondazione (Monasterio) e una
rete di servizi provinciale i cui costi sono stati sottostimati. Maggior chiarezza dalla direzione dell'As11
e dall'assessorato regionale alla Sanità viene chiesta
dal consigliere toscano del Pdl Stefano Mugnai.
Pagina 41
1 CARRARA
Sanità: sugli accorpamenti annunciati dal Pal Maurizio Da
Mommio, responsabile comitato elettorale comunale del
Pri, replica a distanza al sindaco di Massa Roberto Pucci.
«Ho letto nei giorni scorsi che,
a margine della presentazione
della candidatura di Zubbani
in piazza D'Anni, il sindaco di
Massa Pucci ha dichiarato, in
merito
alla
questione
dell'ospedale unico di viale
Mattei, che i carrarini sarebbero dei "pitti ingordi"; si riferiva
all'accorpamento della chirurgia a Carrara- scrive Da Mommio - L'affermazione mi ha
stupito perché viene da un politico di lungo corso che dovrebbe rendersi conto di quanto sia difficile conciliare le esigenze economiche con quelle
sociali, e offeso come carrarino che si sta sobbarcando oneri pesanti in nome del risparmio e dell'efficienza sanitaria
del cui degrado non ritiene
DA MOMRIHO (PRI) REPLICA A PUCCI
«Sulla sanità ipitti
ingordi sono a Massa
non certo a Carrara»
d'essere complice. Spero che
al sindaco di Massa non sfuggano le rinunce pesanti e i sacrifici ai quali si apprestano i
carraresi, specie gli anziani, affinché si realizzi un indispensabile polo ospedaliero di qualità. Credo invece non possa
sfuggirgli quanto ne soffrirà
l'economia del centro di Carrara che a breve si vedrà privare
del nosocomio (penso ai negozi dell'area interessata, ad
esempio) ed il prestigio stesso
della nostra città. Io, pitto in-
gordo, vorrei domandare al
sindaco di Massa, che evidentemente pensa di non esserlo,
quale altra logica se non quella
appunto del "famelico tacchino" sta dietro alla scelta sciagurata di viale Mattei, zona
che mi risulta a rischio idrogeologico grave e pesantemente
inquinata, tanto che prima di
iniziare i lavori si è spesa e si
sta spendendo una barcata di
quattrini per renderla adatta
(almeno così si spera) ad ospitare l'ospedale unico? L'itnma-
Maurizio Da Mommio (Pri)
gine che a me viene agli occhi
più che quella dell'ingordo tacchino è quella del noto bue
che da del cornuto all'asino».
«Nel lamentare il fatto che evidentemente gli enormi danni
subiti da Aulla nel novembre
scorso non hanno insegnato
nulla a chi deve progettare territorio ed infrastrutture- conclude - consiglio al sindaco
Pucci di pesare bene le battute
perché il confine tra il sorriso e
il ridicolo è assai labile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sanità fiorentina e toscana
Pagina 42
S ERVIZ I O 1 PERI CO LO
Potrebbe chiudere l'ambulatorio
di Ostetricia. Sopra, il sindaco
Lucia Baracchini
I N ARRIVO UN 'U LTERIORE «MAZZA TA» PER L'OSPEDALE
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RISCHIANO la chiusura gli ambulatori
ostetrico-ginecologici
e
pediatrici
all'ospedale di Pontremoli per l'imminente ridimensionamento dei turni di
reperibilità del personale. Sulla struttura
aleggia quindi un ulteriore, doloroso taglio che porterebbe alla definitiva chiusura di quel poco che resta dopo la chiusura
del reparto trasferito a Massa. Un timore
che ha spinto l'amministrazione comunale pontremolese a chiedere un incontro
urgente al direttore generale dell'Asl Maria Teresa De Lauretis, per chiedere chiarimenti sul futuro dell'ambulatorio. Sul
tavolo anche dubbi sull'eventuale riduzione del pronto soccorso ad un semplice
«punto di emergenza territoriale» e sul futuro del reparto di terapia intensiva: se
tutte le manivre dovessero andare in porto, l'ospedale di Pontremoli si ritroverebbe a rappresentare poco pià di un presidio medico. «Se ci fossero ulteriori tagli
Sanità fiorentina e toscana
L'a mm inistrazione co munale
chiede un incontro all' l
«Tuteliamo la salute dei cittadini»
andrebbero a gravare sul percorso di assistenza alle partorienti ed ai nascituri individuato dall'Azienda Sanitaria con la cancellazione del Punto nascita» sottolinea
la Giunta guidata dal sindaco Lucia Baracchini in una nota allarmata proprio
per le ricadute sull'utenza. «I diritti dei
cittadini di Pontremoli e della Lunigiana non possono essere da meno di quelli
dei cittadini di piccoli comuni toscani e
di regioni limitrofe, che mantengono
aperti reparti ostetrico-ginecologici in deroga alle linee di indirizzo regionale e nazionali in virtù di una particolare
territorialità, del tutto simile alla nostra.
Ci auguriamo ed insisteremo affinché
questo avvenga anche a Pontremoli».
Dal giornod ella chiusura del reparto in
sette occasioni l'ambulatorio ha dovuto
prestare assistenza a partorienti arrivate
in ospedale con le doglie. Nell'ultimo caso, circa un mese fa, la gestante non ha
ha...partorito in autostrada. «Abbiamo
evidenziato al direttore generale dell'Asl
che una decisione così importante nell'assetto socio-sanitario di un territorio, per
le forti ricadute che può determinare,
non possa essere presa senza che sia stata
portata all'attenzione della Conferenza
dei sindaci, dove dovranno anche essere
resi noti i risultati del monitoraggio che
doveva essere effettuato sulla efficienza
dell'attuale percorso-nascita. Ad oggi però, purtroppo, non abbiamo avuto alcuna risposta». L'amministrazione comunale pontremolese su questi temi ha chiesto il sostegno degli altri sindaci della Lunigiana per concertare un'azione volta
ed evitare il depotenziamento del sistema sanitario locale.
Pagina 46
Fsi den
cia: radiologia è in emerge
il sindacato: soldi dell'ABI sprecati per ridurre la lista d'attesa inesistente sulle risonanze articolare
D CARRARA
«Il sindacato Fsi vuole rendere
pubblico lo spreco di denaro
pubblico per progetti e orari
aggiuntivi che l'Asl ha autorizzato nella radiologia spacciando ciò per ridurre le liste di attesa». La denuncia è del segretario Fsi, Renzo Barbieri. «Nella radiologia di Carrara dal I °
di aprile e iniziato un progetto
in orario aggiuntivo (30 euro
l'ora) per ridurre la lista di attesa per le risonanze articolari
malo strano è che il 6 aprile ho
telefonato al Cup per prenotare una risonanza al ginocchio
e l'appuntamento era disponibile per il 20 aprile. Mentre per
una radiografia al polso l'appuntamento era per agosto.
Ma l'azienda fa un progetto
per la risonanza articolare senza nessuna lista di attesa».
«Queste cose fanno pensare
che forse l'artroscan fa comodo a certi medici per aver percorsi preferenziali in libera
professione e l'azienda è più
sensibile a richieste da parte di
liberi professionisti che ai biso-
gni della cittadinanza. L'Fsi
riafferma che non è possibile
utilizzare denaro pubblico per
interessi personali- conclude
Barbieri - con i soldi di questi
progetti si potrebbe assumere
almeno due tecnici che visto la
grave carenza di personale permetterebbero anche di poter
fare una radiografi al polso
non dopo quattro mesi ma almeno nel mese o questa azienda sente il richiamo delle strutture private e vuole che il cittadino vada da loro?»
C RIPRODUZIONE RISERVATA
Il reparto di radiologia
Sanità fiorentina e toscana
Pagina 47
Con le scadenze breve ali dei blockbuster biologici mercato da 50 miliardi di dollari nel 2015
Big
pista i colossi dei settore - Il potenziale dei Paesi emergenti nel
on un mercato potenziale da 50
miliardi di dollari nel 2015 deriC vanti dalle scadenze brevettuali
dei principali blockbuster biologici, i
biosimilari sono diventati uno dei temi
centrali nell'agenda strategica di molte
multinazionali farmaceutiche. Oltre alle
tradizionali aziende produttrici di farmaci generici, quali Teva e Sandoz, negli
ultimi diciotto mesi il novero delle pretendenti alla leadership in questo segmento si è allargato ad altre grosse multinazionali farmaceutiche quali Pfrzer,
Merck, Amgen, Biogen Idec, solo per
citarne alcune. E in precedenza i colossi
sudcoreani Samsung e Fujifilm avevano sorpreso annunciando piani ambiziosi di investimento in questo settore.
L'attuale corsa ai biosimilari sembra
andare in controtendenza con la tesi, o
forse più un luogo comune, che i biosimilari rappresentano un investimento
finanziario rischioso, caratterizzato da
costi ingenti per sostenerne la produzione e lo sviluppo clinico (fino a 250
milioni di dollari) e ritorni incerti dovuti a un quadro normativo nebuloso, un
mercato ancora di dimensioni ridotte e
un generale scetticismo da parte dei
clinici a considerarne la prescrizione.
I costi sono effettivamente quelli appena citati e i rischi esistono. Tuttavia
l'investimento "biosimilare" non va interpretato in termini assoluti, bensì relativi. Un'analisi condotta da Ims Health
ha stimato che il ritorno atteso di un
simile investimento è potenzialmente
superiore a quello generato dallo sviluppo di un nuovo farmaco (15-20% vs.
11,5% rispettivamente). A ciò va aggiunta la prospettiva di sfruttare l'enorme potenziale rappresentato dai Paesi
Sanità nazionale
emergenti dove i grandi mercati biologici (terapie oncologiche, diabete e malattie autoimmuni come artrite reurnatoide e sclerosi multipla) sono ancora a
uno stadio embrionale.
Inoltre vi è la sensazione che l'incertezza normativa rappresenti più un'eredità del passato che un fatto attuale. In
Europa, i1 tema dei biosimilari è stato
affrontato per la prima volta dalle autorità regolatone nel 2001 e a oggi rappresenta il mercato più avanzato, con vendite tutto sommato esigue, circa 300
milioni di euro suddivisi su tre classi di
farmaci (eritropoietina alfa, somatropina e filgrastim), ma trend incoraggianti
con tassi di penetrazione che in alcuni
casi hanno ricordato quelli dei generici
(filgrastim nel Regno Unito e l'eritropoietina alfa in Germania). E, in generale,
l'iniziale scetticismo da parte di attori
clinici e non, è stato progressivamente
superato rendendo biosimilan come il
filgrastim e l'eritropoietina alfa delle
opzioni terapeutiche preferenziali aspetto alle versioni originali.
Anche il grande assente della prima
ora, gli Stati Uniti, ha recentemente annunciato la propria linea guida sui biosimilan che, andando probabilmente oltre le attese delle aziende con piani commerciali in questo settore, dovrebbe segnare l'apertura del più grande mercato
globale di farmaci biologici con vendite
pari a circa 70 miliardi dollari.
L'assenza degli Usa spiega in parte
l'avvio stentato dei biosimilari, in quanto ha limitato la possibilità per le aziende produttrici di generare economie di
scala e, in generale, il livello di concorrenza del settore. Questi fattori a loro
volta hanno contribuito a contenere la
riduzione del prezzo di questi farmaci
rispetto agli originali, limitando l'incentivo per i sistemi sanitari a promuoverne l'utilizzo.
Queste dinamiche, negli Usa come in
Europa, dimostrano la volontà delle autorità regolatone di affrontare definitivamente il tema dei biosimilau. E le ragioni sono intuitive. I sistemi sanitari delle
economie più avanzate stanno soffrendo
mirino
la crisi economica che ha contribuito a
ridurre le entrate per il budget destinato
all'assistenza sanitaria. E la sostenibilità
futura è messa ulteriormente sotto pressione da fattori ampiamente dibattuti
quali l'invecchiamento della popolazione, stili di vita più sedentari e la comparsa di nuove tecnologie mediche ad alto
costo. Per contenere la spesa sanitaria, e
farmaceutica in particolare, i governi
hanno finora fatto leva sulla scadenza
brevettuale dei grandi blockbuster derivati da sintesi chimica (l'ultimo in ordine di tempo è l'anticolesterolo atorvastatina). Tuttavia, dal 2015 in poi la possibilità di generare risparmi da questa classe
di farmaci sarà ridotta all'osso, mentre
sull'altro versante i farmaci biologici
rappresenteranno il principale fattore di
crescita della spesa. L'àncora di salvataggio potrebbe arrivare dalla scadenza
entro il 2015 di alcuni tra i principali
blockbuster di origine biologica con il
concomitante ingresso di nuove aziende
che andranno a plasmare un'arena competitiva decisamente più affollata e dinamica di quella attuale.
Se il quadro regolatorio si sta facendo via via più chiaro nelle economie
avanzate, anche i Paesi emergenti sembrano intenzionati a giocare un ruolo
importante in questo settore. I tentativi
di allinearsi agli standard normativi occidentali (in termini di trial clinici per
supportare la biosimilarità del farmaco)
vanno nella direzione di creare un mercato globale dei biosimilari con ricadute positive in termini di economie di
scala e la possibilità di valorizzare la
crescente specializzazione che queste realtà geografiche sono in grado di offrire
dal punto di vista manifatturiero. Basti
pensare che la produzione biofarmaceutica di Cina, India e America Latina è
pari a quella dell'Europa, con tassi di
crescita che sono destinati a spostare
sensibilmente il baricentro manifatturiero di questo settore nei prossimi anni.
Per le grosse economie emergenti il
settore biofarmaceutico rappresenta
uno dei pilastri su cui pianificare la
crescita economica dei prossimi anni.
In questo contesto, un caso emblemati-
Pagina 49
co è rappresentato dagli incentivi, finanziari e istituzionali, forniti dal governo
sud coreano al colosso di elettronica
Samnsung che nel 2010 ha annunciato
l'ingresso nel mercato dei biosimilari
stringendo alleanze con la società di
servizi di sviluppo clinico Quintiles e la
biotech Biogen Idec e con l'obiettivo
ambizioso di generare 1,8 miliardi di
dollari di vendite globali da questi farmaci. E su questa scia si collocano
esperienze simili in Cina, India, Brasile
e, recentemente, Russia.
Va detto che il percorso che i biosimilari dovranno intraprendere nei prossimi anni non è tutto in discesa. La
recente crescita dei consumi è legata
alla prima generazione di biosimilari,
meno complessi da un punto di vista
manifatturiero e di sviluppo clinico rispetto alle nuove generazioni, ovvero
anticorpi monoclonali, terapie per malattie autoimmuni e insuline per il diabete. Il fallimento di uno di questi farmaci potrebbe creare un'ondata di scetticismo tale da posticipare o compromettere l'esplosione del settore. Il percorso resta dunque lungo e tortuoso,
decisamente più simile a una maratona
che a uno sprint, richiedendo alle aziende che intendono sedersi a questo tavolo piani strategici e finanziari di lungo
termine. Altrimenti il rischio è che questo mercato assuma i contorni di una
bolla speculativa.
C9iFát$3 -> ;}S'S a`c, {s4-I k"tieS^c76tc) cfé' f7si?_,:Sa i
I. Usa
2. Economie avanzate
3. Economie emergenti
Stanno emergendo tre potenziali cluster geografici:
2.ra questi gli Usa assorbirebbero la quota di mercato
L+nia significativa (circa il 60%). Le economie emergenti
.ssunt5 coane un potenziale driver di crescita
Mercato biologici
aiosimilari (quota %) a
(*) Nelle economie emergenti i biosimilari non sono stati selezionati come in Europa
Previsioni di possibile crescita (le
rierc:ato dei iaiosirrsilari (2011-202
lJ
,il Usa saranno la pietra miliare dei mercato dei biosimilari
':on un potenziale di crescita
mo a 25 mid di dollari nel 2020.
Quello dei blosimilari non è un
2011
2012
Limite inferiore
2013
2014
2015
Limite medio
"; 16
2017
2018
2019
2020 gioco a breve termine
Limite superiore
Fonte: analisi lms health su dati Midas. Taglio presso nell'ordine dei 40-50%. Curve di penetrazione dei biosimilari
sviluppate a partire da evidenze raccolte sui biiosimiiart e alcune classi di generici attualmente presenti sul mercato
9Wsz cs . tz ati s s si ciz E rtz rc sx:c3 as 3,ar€z _ c_i i:s aEc rìsd
3.6
0,3
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Ea3rcf.a
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B rrssíie
Cina
India
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Ims Midas, Mat Q4 2010, Oecd 2010
Sanità nazionale
Pagina 50
STUDIO ALT
S/ Viaggio nella professione di top manager delle aziende sanitarie
Asi, il Dg mpara in palestra
Sempre meno i mportante la laurea: pesa d i più il training sul campo
E evidente come negli ultimi anni il pubblico dibattito abbia fortemente indirizzato la propria attenzione
sul tema dell'efficacia gestionale delle aziende sanitarie, accendendo i riflettori sul ruolo giocato dal top management all'interno delle stesse organizzazioni.
L'interesse si è concentrato in
particolare verso i ruoli apicali,
e specificamente su quello maggiormente incisivo nella presa
di decisioni complesse e spesso
di grande impatto, il Direttore
generale (Dg). Il processo normativo avviato con il Dlgs
502/1992 ha fatto della figura
del Dg la pietra angolare della
aziendalizzazione della Sanità.
Tuttavia, il coerente meccanismo fiduciario, che vede nella
Regione l'istituzione responsabile per la selezione, la nomina e
la verifica dei risultati di gestione, ha fatto passare in secondo
piano l'individuazione dei requisiti professionali necessari per
rendere tale innovazione realmente efficace (articolo 3-bis
del Dlgs 502/1992). D'altro canto, se introdurre l'ipotesi di
head-hunter nella Sanità pubblica, analogamente a quanto accade nel National health service
inglese, può essere considerata
un' opzione provocatoria, la prospettiva di avviare un processo
di riflessione sul tema dei profili
di competenze e capacità dei
Dg resta attuale e di grande interesse specie alla luce delle difficoltà che il Ssn si appresta ad
affrontare nei prossimi anni.
A livello istituzionale, a
esempio, il progetto condotto da
Agenas e Fiaso nel 2010 in merito alle competenze e ai fabbisogni per lo sviluppo professionale del management nel Ssn, ha
consentito di mettere in luce
non solo le differenze proprie
nei processi di selezione dei Dg
a livello europeo, ma anche il
fabbisogno formativo espresso
dagli stessi top manager a fronte
della complessità gestionale e
della crescente incertezza ambientale alla quale sono quotidianamente esposti.
Ma quali sono gli elementi
da cui partire per approfondire
un tema così cruciale, come la
Sanità nazionale
selezione dei top manager in Sanità? Gli studi internazionali
condotti in vari settori industriali, sia a livello accademico che
consulenziale, concordano nell'affermare da un lato che non è
possibile individuare un contesto formativo ideale per il top
management, e dall'altro che
l'efficacia dell'azione manageriale appare sempre più legata al
peculiare background degli exe
cutive stessi. Risulta infatti che
al di là delle spiccate conoscenze tecniche, la presa di decisioni
manageriali richiede soprattutto
competenze di natura esperienziale acquisibili dagli individui
nel corso della propria vita professionale.
L'incertezza dello scenario
di riferimento, congiuntamente
all'overload informativo, derivante dalle istanze provenienti
dai molteplici stakeholder interni ed esterni all'organizzazione,
rende particolarmente critica la
capacità dei manager di agire
secondo una logica di priorità
strategico-organizzativa, mettendo in atto strumenti idonei e
accorgimenti pratici a supporto
dell'efficacia gestionale dell'azienda e dunque a tutela dell'interesse pubblico. Queste capacità sono fortemente legate
non solo al profilo attitudinale
dei professionisti, ma soprattutto al repertorio esperienziale e
al capitale sociale acquisito dai
manager nel corso del proprio
iter lavorativo.
Infatti, il repertorio di esperienze maturate, soluzioni adottate, e relazioni sviluppate lungo il rispettivo percorso di carriera si riflette nell'azione manageriale stessa, modellando "la
lente" attraverso la quale il top
manager filtra, interpreta e rielabora gli stimoli provenienti dal
contesto in cui opera. Alla luce
di tali considerazioni, risulta difficoltoso ipotizzare che la formazione tradizionale, svolta a
valle della nomina di Dg, consenta di acquisire nel breve periodo le capacità necessarie alla
gestione strategica di contesti a
elevata complessità, mentre diventa prioritario identificare
contesti di apprendimento privilegiati, ovvero le "palestre", dove i singoli professionisti acquisiscono e maturano esperienze
significative in vista di futuri
ruoli di top management. Le
stesse aziende in cui il futuro
top manager si è formato professionalmente costituiscono la
palestra in cui si è "allenato" ai
compiti a lui affidati.
L'Alta scuola in economia e
management dei sistemi sanitari
(Altems) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ha avviato
un approfondimento su questa
tematica con il duplice obiettivo
di comprendere la relazione esistente tra caratteristiche del percorso di carriera e performance
manageriale, e di individuare
quelle aziende che possono essere considerate contesti d'apprendimento di rilievo ai fini di una
migliore performance manageriale dei Dg.
La ricerca Altems, recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Health care management review, ha analizzato i curricola di 124 Dg in carica nel
2008, pari a circa il 40% dell'intera popolazione di top manager
della Sanità. L'età media del
campione è pari a 55 anni. Le
donne rappresentano circa il
12% dei Dg analizzati. Nel complesso, l'anzianità media dei professionisti all'interno del Ssn è
pari a 15 anni. Sotto il profilo
formativo, poco più della metà
dei top manager (52%) ha una
laurea in Medicina e Chirurgia.
(grafici 2, 3, 4 e 5)
I risultati della ricerca rivelano che la performance manageriale dei Dg è influenzata significativamente sia da caratteristiche demografiche, quali l'esperienza maturata nel settore sanitario e i ruoli precedentemente
ricoperti, sia da caratteristiche
"strutturali" dei loro percorsi di
carriera. Attraverso l'utilizzo
dell'analisi delle reti sociali è
stato possibile ricostruire i percorsi di mobilità inter-organizzativa dei top manager, individuando grazie a indicatori di centralità, quelle aziende che in virtù
del loro posizionamento strategico nel complesso di percorsi di
carriera possono essere considerate contesti di rilievo sotto il
profilo delle opportunità di apprendimento, funzionali al successivo sviluppo di competenze
utili a ricoprire il ruolo di top
manager (si veda la tabella 1).
In particolare, l'analisi indica che il numero di organizzazioni nelle quali il Dg ha lavorato e la prominence - ovvero la
rilevanza strategica nella carriera di tutti i Dg - di queste organizzazioni, svolgono un ruolo
rilevante per il conseguimento
delle performance manageriali.
Questi risultati concordano con
studi già condotti in settori industriali diversi, e dimostrano che
le caratteristiche e i modelli di
carriera hanno implicazioni
non trascurabili anche per le
performance organizzative. A
parità di condizioni, l'esperienza maturata all'interno di specifiche aziende del Ssn consente
di acquisire sul campo capacità
e competenze che, per quanti
ricopriranno il ruolo di Dg, si
riveleranno un utile supporto
nella gestione di processi decisionali caratterizzati da un grado elevato di incertezza e di
complessità strategica.
Pagina 52
I risultati di questo studio
consentono inoltre di dare una
prima risposta ad alcuni controversi, ma rilevanti quesiti. A
esempio, è meglio scegliere manager provenienti da settori industriali diversi dalla Sanità? O,
al contrario, selezionare persone con una profonda esperienza
lavorativa e manageriale maturata all'interno del settore sanitario? La scelta di top manager
provenienti da altri settori è comunemente considerata un'opzione in grado di favorire il cambiamento, a esempio attraverso
l'introduzione di tecniche e modelli organizzativi innovativi
già adottati in altri contesti industriali. Tuttavia, i risultati dell'analisi qui proposta indicano
che Dg con un bagaglio esperienziale maggiore all'interno
del Ssn, e che hanno già ricoperto in passato il ruolo di Dg in
aziende sanitarie, riescono a
conseguire performance manageriali di livello più elevato.
L'aver acquisito esperienze in
settori industriali diversi da quello sanitario non sembra dunque
essere un fattore rilevante ai fini
della presa delle decisioni di vertice. La ricerca fornisce infine
un contributo al dibattito che,
negli ultimi anni, si è incentrato
sulla possibile relazione tra tipo
di laurea ed efficacia manageriale dei Dg. Un background da
economista appare spesso quale
conditio sine-qua-non per la presa di decisioni manageriali più
efficaci. I detrattori di questa
visione sostengono invece che
la corretta conoscenza dei linguaggi, della leadership e dei
contenuti tecnici necessari alla
presa di decisioni in queste
aziende dipenda da un background specialistico, intimamente legato alla natura clinica del
tessuto organizzativo.
La ricerca Altems mostra, in
linea con quanto documentato
da recenti studi condotti negli
Stati Uniti, che il tipo di laurea
non è un fattore determinante ai
fini un'azione manageriale più
o meno efficace. Infatti, non è la
laurea il fattore discriminante
tra il Dg efficace e il Dg meno,
ma la capacità di intraprendere
un percorso di apprendimento
continuo basato sull'esperienza,
che veda lo sviluppo delle competenze e delle capacità necessarie alla copertura del molo, lungo l'intero iter lavorativo.
Allenarsi per la gestione di
organizzazioni a elevata complessità, come le aziende sanitarie, significa non solo conoscere
e approfondire la normativa e
gli strumenti che ne regolano
l'attività, ma soprattutto saper
cogli ere l'opportunità di acquisire all'interno di palestre naturali, quali sono specifici contesti
organizzativi, le skills e le competenze necessarie per guidare
nel modo migliore le organizzazioni sanitarie a tutela dell'efficacia della gestione e dunque
del servizio pubblico al quale
sono chiamate.
Daniele Mascia
Ilaria Piconi
Altems
0 RIPRODUZONE WSERVATA
Le top 10 delle aziende
Asl di Lecco
7
Lombardia
Aou di Padova.
6
Veneto
Asl Città di Milano
6
Lombardia
Aou di Modena
5
Emilia R.
Ao "Osp. Maggiore" di Crerna
5
Lombardia
Ao "Santa Maria" di Terni
5
Umbria
Asl Napoli 1
5
Campania
Asl Torino 3
5
Piemonte
Ausí di Bologna
5
Emilia R.
Ausí di Modena
5
Emilia R.
á
Sanità nazionale
Pagina 53
AL1sr
W%
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Percorsi di carriera integrati
per una selezione efficace
DI AMERICO CICCHETTI
La ricerca Altems svolta da
Mascia e Piconi contribuisce
in modo innovativo al dibattito,
oramai ventennale, avviato con
l'approvazione
del
Dlgs
50221992 e che è ancora vivo
con importanti implicazioni per
la
cosiddetta
"managerializzazione" del Ssn. Il percorso
normativo avviato con quella riforma ha profondamente modificato l'apparato regolamentare
che caratterizza il funzionamento
delle aziende sanitarie. Tale evoluzione, però, non è stata sufficientemente sostenuta da cambiamenti culturali in grado di determinare la reale trasformazione
nella governane del sistema.
Nel processo di managerializzazione della Sanità pubblica, la figura del direttore generale doveva assumere tiri ruolo centrale
quale motore del cambiamento.
A trent'anni dall'introduzione di
questa figura, il panorama è fatto
di luci e ombre e le differenze tra
Regione e Regione sono ancora
notevoli. Il ruolo che Il Dlgs
502/1992 assegna al Dg, è quello
di "cerniera" tra la dimensione
tecnica della gestione dell'azienda sanitaria e la dimensione politica del governo del sistema sanitario regionale. La sua performance deriva dalla specifica abilità
nel guidare un sistema capace di
conseguire risultati "tecnici" (efficacia ed efficienza) e risultati
"istituzionali" (equità, consenso
sociale, sostenibilità complessiva). Questo contributo sembra essere determinato da due fattori. Il
primo ha a che fare con il meccanismo di "governane" che si sostanzia nei meccanismi di nomina, valutazione e revoca dei direttori generali da parte dell'azionista di riferimento (la Regione, nel
sistema pubblico). Il secondo, invece, riguarda il profilo di competenza del ruolo del Dg. La ricerca
si focalizza sul secondo aspetto
ma i suoi risultati hanno implicazioni anche sul primo.
Diversi sono i messaggi lanciati dalla ricerca. In primo luogo si
evidenzia come la radice culturale del Dg non sembra avere particolare rilevanza. L'ipotesi che la
formazione medica sia un requisito essenziale per il modello di
competenze del Dg, non sembra
trovare conferma nei risultati.
Quello che invece sembra contare è il "percorso di esperienze".
In buona sostanza la differenza
sembra essere legata alle compe-
Sanità nazionale
tenze professionali che si sviluppano attraverso un percorso di
esperienza peculiare che permette al massimo dirigente aziendale
di performare all'interno di uno
specifico contesto. L'idea che
possano esistere delle aziende in
grado di offrire, più di altre, una
"palestra" per lo sviluppo delle
competenze di "soglia" che permettono al Dg di lavorare con
efficacia anche in altri contesti
organizzativi, è una conferma rispetto a quanto la letteratura ci
aveva già detto, aprendo la strada
a implicazioni ulteriori.
La prima è che il Dg in una
azienda sanitaria svolge un mestiere "peculiare" e che le competenze necessarie per svolgerlo sono, in parte, idiosincratiche al
contesto sanitario. Questo non
esclude la possibilità di innesti
efficaci di manager con esperienze al di fuori del settore, ma sembra che questo risulti utile in casi
particolari ovvero quando si intenda innescare un cambiamento
radicale rispetto a una situazione
particolarmente critica. Nella generalità dei casi quello che sembra "premiare" è la possibilità di
identificare il "capo azienda" tra
quelle persone che prima di tutto
dispongano di specifiche "competenze professionali" ovvero di
quei "fondamentali" che caratterizzano il "new public manager
in Sanità": un professionista dotato di competenze manageriali
adattate al governo di una azienda operante in un settore "istituzionale" e in una organizzazione di natura professionale.
La seconda implicazione è
che il manager sanitario non acquisisce queste specifiche competenze "in itinere", ovvero nel
mentre ricopre il suo ruolo, ma
queste si costruiscono attraverso
un percorso di esperienze che
possono prevedere fasi svolte all'esterno del settore ma che si
rafforzano e si completano solo
con un percorso di carriera interno al settore stesso.
La terza implicazione è che il
contesto di riferimento sembra
contare molto anche all'interno
dello stesso settore sanitario. Il
direttore generale a capo di una
azienda ospedaliera universitaria,
a esempio, per operare con efficacia, non può prescindere da una
conoscenza delle migliori modalità di governo di variabili specifiche (es. il personale universitario,
la compresenza di "ospedalieri"
e "universitari", le problematiche
dell'integrazione tra assistenza,
didattica e ricerca eccetera). Analogamente, chi svolge questo reolo in una organizzazione sanitaria
di ispirazione cristiana - a esenr
pio - è chiamato a gestire un rapporto con la `proprietà" caratterizzato dall'esigenza di perseguire
finalità di natura pubblica unitamente a un'azione coerente con
la mission, spesso ispirata da un
"fondatore" e che si tramanda nell'operatività della struttura.
In generale le implicazioni derivanti da queste nuove evidenze
ricadono anche sul primo dei due
aspetti inizialmente identificati,
ovvero sui processi istituzionali
che portano a selezionare, valutare e quindi confermare o revocare il Dg sia nel contesto pubblico
che in quello privato.
I processi di selezione devono
necessariamente fondarsi sulla valutazione della presenza di requisiti di professionalità che nascono (i) da un percorso formativo
che garantisce l'acquisizione dei
"fondamentali del nnanagement"
(il tiro e il colpo di testa, per
capirci) riletti e adattati al contesto della Sanità (un campionato
professionistico), e (ii) da un percorso di esperienze direzionali
che garantiscono l'accumulo di
quelle competenze che trasforma-
no i fondamentali in competenze
manageriali contingenti, utili ad
assicurare le performance negli
specifici contesti (quelli di una
Asl piuttosto che di un Irecs, di
una Aou o di un ospedale classificato). Emergono due bisogni per
il sistema: in primo luogo è importante che questi percorsi, nella
maggior parte delle Regioni gestiti separatamente (dall'Università
da un lato e dal sistema sanitario,
dall'altro), possano essere integrati; secondariamente è necessario
sviluppare le capacità di valutazione delle competenze manageriali e delle performance correlate.
Le evidenze dello studio sono
coerenti con alcuni esempi internazionali già analizzati da Fiaso
e Agenas (2010) e che suggeriscono l'utilità di integrare i due
processi all'interno di `percorsi
di cartiera" che combinano formazione continua ed esperienza
da sottoporre a continuo monitoraggio. Sono i percorsi, e non
solo la formazione, a permettere
la reale "certificazione delle competenze manageriali distintive"
utili a Regioni e istituzioni private nella selezione di una classe
dirigente ricca di fondamentali,
coerente con il contesto e in grado di garantire performance elevate.
* Direttore Altems - Alta scuola
di economia e management
dei sistemi sanitari - Università
Cattolica del Sacro Cuore
Pagina 54
CHIAVI Di LETTURA
Lanorma
sugli ospedali
"azienda"
E
stato il decreto legislativo 502/1992 (modificato poi dal Dlgs
2291199) a introdurre la
figura del manager nelle
aziende sanitarie italiane. O meglio ad aziendalizzare le unità sanitarie
locali. È il comma 6 del
provvedimento a impostare le funzioni dei direttore generale. Tra cui
quella - delicatissima - di
«verificare, mediante valutazioni
comparative
dei costi, dei rendimenti
e dei risultati, la corretta
ed economica gestione
delle risorse attribuite e
introitate nonché l'imparzialità e il buon andamento dell'azione amministrativa».
Per quanto riguarda
le procedure di nomina
quest'ultima «deve essere effettuata - secondo il
Dlgs - nel termine perentorio di sessanta giorni
dalla data di vacanza dell'ufficio». II Dlgs prevede
poi che «il rapporto di
lavoro del direttore generale, dei direttore amministrativo e del direttore
sanitario è a tempo pieno, regolato da contratto di diritto privato di durata quinquennale».
Sanità nazionale
Pagina 56
S
PLIFI
IONI E SVIL P / Via libera con la fiducia alla Camera al decreto
Cartelle digitali avanti tutta
Novità anche sulle esenzioni - i
L
a cartella clinica elettronica stringe i tempi con risparmi possibuili di 2 miliardi e maggior sicurezza per operatori e pazienti. E accelerano
le prenotazioni ori line. Si semplificano
le esenzioni per i malati cronici e le
attestazioni medico-legali per i disabili
che vogliono acquistare un veicolo. E
poi ancora regole più agili per la direzione dei magazzini di gas medicinali e per
l'astensione dal lavoro delle donne in
gravidanza.
Sono queste le principali novità sanitarie del decreto legge sulle semplificazioni che ha incassato la scorsa settimana alla Camera il via libera definitivo
con la fiducia.
Il provvedimento accelera anzitutto
sulla digitalizzazione del Ssn. Nei Piani
sanitari nazionali e regionali si privilegia
la gestione elettronica della cartella clinica, così come i sistemi di prenotazione
elettronica delle visite e offerta di cure
attraverso la telemedicina mobile. E ancora le pubbliche amministrazioni dovranno pubblicare sul proprio sito i codici Iban per consentire i pagamenti ori
line di multe, rette della mensa scolastica, ticket sanitari.
Previste anche procedure più semplici di esenzione del ticket per i malati
cronici: in molte Regioni i cittadini devono ripetere ogni anno gli adempimenti
per ottenerla, ma ora il Dl prevede che
con un decreto della Salute, d'intesa con
i
ioni: Federkrma-Balduzzi
le Regioni, venga definita la durata delle
esenzioni uguale per tutti.
Il Dl prevede poi che le attestazioni
medico-legali per le agevolazioni ai disabili (contrassegno invalidi, riduzione dell'Iva sull'acquisto di veicoli ecc.) possono essere sostituite dal verbale della commissione medica presentato con la dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà.
La cabina di regia per l'agenda digitale coordinerà gli interventi pubblici di
Regioni ed Enti locali per l'attuazione
dell'agenda e degli obiettivi da raggiungere entro il 2W20. Tra questi c'è la realizzazione di infrastrutture tecnologiche e
immateriali al servizio delle comunità
intelligenti che hanno come scopo di soddisfare la domanda di servizi digitali in
settori quali mobilità, risparmio energetico, sistema educativo, sicurezza, Sanità,
servizi sociali e cultura.
Si semplifica poi la scelta dei responsabili dei depositi che trattano esclusivamente gas medicinali. Il Dlgs 219/2006
prevedeva l'obbligo di una laurea in
Farmacia o in Chimica o in Chimica e
tecnologia farmaceutiche o in Chimica
industriale. Il Dl autorizza anche i possessori di laurea magistrale in Biotecnologie industriali, Biotecnologie mediche, Ingegneria chimica e i laureati in
Biotecnologie, Ingegneria industriale,
Scienze e tecnologie chimiche e in quelle farmaceutiche.
lavoro
Semplificazioni anche per l'asteni
sione anticipata dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza: saranno direttamente le Asl a dare disposizioni (non più
gli uffici del lavoro) con la possibilità
di variare la durata in caso di gravi
complicanze o forme morbose che la
gravidanza può aggravare, quando le
condizioni di lavoro o ambientali siano «pregiudizievoli alla salute della
donna e del bambino», se la lavoratrice non possa essere spostata ad altre
mansioni.
Approvato infine il finanziamento di
6 milioni nel 2012 per dare continuità
all'attività di preparazione in vista della
partecipazione ai giochi paralimpici di
Londra 2012 che arriveranno dalla riduzione dell'autorizzazione di spesa al Fondo per interventi urgenti e indifferibili.
Farmacie, modifiche possibili. Sono
proseguiti intanto la scorsa settimana gli
incontri Federfarma-Balduzzi su una
eventuale "ritocco" alle liberalizzazioni
che dovrebbe arrivare con un emendamento al Dl di modifica della legge che
per ora parla di banche. Le idee che il
ministro della Salute ha messo in campo
- e che seguono le indicazioni di alcuni
ordini del giorno - sono l'esclusione dei
rurali sussidiati dal comma 17, quello sul
pensionamento a 65 anni, e più tempio
per gli altri titolari (due-tre anni) per
adeguarsi alla norma. Tutto però resta
appeso per ora alla possibilità eventuale
di inserire modifiche al Dl di correzione
già in pista.
P.D.B.
Cartella clinica
digitale, prenotazioni elettroniche e ticket on line
Cartella e prenotazioni elettroniche da
«privilegiare» nei piani nazionali, regionali
e aziendali. E le aziende dovranno pubblicare on line l'Iban
per consentire il pagamento telematico
dei ticket
Sanità nazionale
Esenzioni
per i cronici
Procedure più semplici di esenzione.
Attualmente le indicazioni sono nazionali ma i criteri locali. Per questo un
decreto della Salute,
d'intesa con le Regioni, definirà la durata delle esenzioni uguale in tutte le
Regioni
Disabili
Le atbestazioni medico-legali per le agevolazioni (contrassegno
invalidi, riduzione Iva
sull'acquisto di veicoli, tassa di possesso
ecc.) possono essere sostituite dal verbale della commissione medica presentato
con la dichiarazione
sostitutiva dell'atto di
notorietà
La cabina di regia
agenda digitale
Coordinerà gli interventi pubblici di
Regioni ed Enti locali per l'attuazione
dell'agenda e degli
obiettivi da raggiungere entro il 2020
tra cui la realizzazione di infrastrutture
tecnologiche e immateriali anche per
il settore sanitario
Gas medicinali
Si semplifica la scelta dei responsabili
dei depositi: anche i
laureati in Biotecnologie industriali, Biotecnologie mediche,
Ingegneria chimica
e Biotecnologie, Ingegneria industriale, Scienze e tecnologie chimiche e farmaceutiche potranno dirigerli
Lavoratrici
in gravidanza
Autorizzazioni per
variare la maternità direttamente dalleAsl in caso di gravi
complicanze, situazioni e pregiudizievoli alla salute della
donna e del bambino o quando la lavoratrice non può essere spostata ad altre mansioni
Pagina 57
GOVERNO CLINICO/ Primo I'altolà degli assessori, poi i governatori tentano la mediazione
finale
Lo scoglio
G
il Titolo
ovemo clinico alla sfida finale:
muro contro muro la scorsa
settimana tra Regioni e Parlamento sul testo approvato dalla commissione Affari sociali della Camera il 15
marzo che detta nuove norme su nomine dei primari, scelta dei manager di
Asl e ospedali, autonomia e responsabilità dei medici ed età pensionabile più
alta dei camici bianchi. E ora i governatori stanno cercando una mediazione in
base alla quale la prossima settimana si
decideranno le sorti (e l'eventuale via
libera delle Regioni) del provvedimento. Il Ddl intanto non è ancora previsto
nel calendario dell'aula di Montecitorio
almeno fino a giugno, salvo sempre possibili accelerazioni.
Lo scontro è nato dalla bozza di
«parere contrario» al testo, messa a punto la scorsa settimana dalla commissione Salute delle Regioni. «L'analisi del
nuovo testo sulla govemance clinica,
che non apporta sostanziali modifiche
rispetto al testo di luglio 2011 - si legge
nella bozza di parere - non presenta
elementi tali da poter ottenere una condivisione da parte delle Regioni e Province autonome, in quanto risultano essere
ancora presenti elementi invasivi delle
competenze regionali» (si veda tabella
per il dettaglio delle osservazioni).
Immediata la reazione dei parlamentari della commissione Affari sociali,
soprattutto di centrodestra, che hanno
reagito duramente all'ennesima ipotesi
di un parere negativo dei governatori:
«Le Regioni non vogliono mollare la
presa sulla Sanità».
Un fuoco di sbarramento di fronte al
quale i governatori hanno "bloccato" il
parere e chiesto un «supplemento di
istruttoria» ad assessori e tecnici per dare
una soluzione politica al problema, magari con l'inserimento di una norma cedevole sulle scelte statali di dettaglio, rispetto a quelle della legislazione regionale.
La reazione della Affari sociali. Attacco frontale durissimo quindi dei parlamentari: l'accusa alle Regioni è stata di
non voler mollare la presa dai giacimenti
clientelari sulla Sanità. Tanto è bastato a
convincere i governatori a cercare una
via d'uscita diversa dalla bocciatura. Il
frutto della mediazione sarà riproposto
agli assessori il 18 aprile (questa settimana le Regioni sono impegnate con il
Patto per la salute: v. pagina 7) e ai
presidenti nella conferenza del 19 aprile.
Una scelta voluta, dicono le Regioni, per
dimostrare la buona volontà a collaborare per dare soluzione al problema della
Sanità nazionale
- I deputati accusano: (( Regioni a
governance sanitaria. Ma che dovrà trovare altrettanta buona volontà di mediazione, aggiungono, da parte dei politici.
«Se le Regioni pensano che lo Stato
non debba mettere mano alla Sanità, lo
dicano a cittadini e operatori ma abbiano
anche il coraggio di dire che così si
andrà a una Sanità regionale diversa da
una Regione all'altra», ha attaccato il
relatore Domenico Di Virgilio (Pdl) alla
notizia del possibile parere negativo. «Il
Ddl - ha aggiunto - si fonda su pochi
principi fondamentali: ridare un molo
agli operatori sanitari e selezionare sulla
base del merito, cosa che non avviene
visto che tutti si lamentano dell'invaden-
za della politica sulle nomine, in particolare dei primari, garantire che i direttori
generali siano preparati e con caratteristiche ben precise e che tutti i medici vadano in pensione a un'età prestabilita, indipendentemente dagli anni di lavoro. Se
le Regioni non vogliono queste cose è
ora che lo dicano assumendosi le loro
responsabilità».
Stessa lunghezza d'onda per il presidente della commissione Giuseppe Palumbo (Pd1): «Se la politica non vuole
togliere le mani dalla Sanità, lo dica. Ho
parlato col ministro Balduzzi - ha aggiunto - e abbiamo concordato sulla necessità
di un incontro urgente per chiarire la
questione della governance della Sanità
pubblica smettendo di perdere tempo inutilmente».
«Le Regioni - ha detto Paola Binetti
(Udc) - ci accusano di aver invaso le loro
competenze. Ma allora quale è la competenza del Parlamento? Il sospetto è che
poiché la Sanità investe l'80-90% dei
bilanci le Regioni rivendichino una funzione di controllo non solo economico
ma anche politico».
«La resistenza delle Regioni - secondo Pierfrancesco Dauri (Fli)- dimostra
che non vogliono rinunciare a drenare
consenso e prebende dalla Sanità».
Critico infine con l'annunciato parere delle Regioni anche Antonio Palagiano (ldv): «Credo che le Regioni non
possano impedire di spezzare la filiera
politica-Sanità. La politica semmai ha
sbagliato perché non è riuscita a selezionare i migliori».
La parola passa ora ai governatori.
Ma il percorso non è facile. Non tutti
sono in sintonia con una mediazione e
cate
potere»
molte Regioni, in particolare quelle di
centrodestra a più forte connotazione leghista, non intendono abbassare la guardia: la potestà regionale in tempi di federalismo non si tocca.
Sindacati in ansia. Preoccupati per
le sorti della governance sono anche i
sindacati dei medici del Ssn. «Secondo
la commissione salute - afferma Costantino Troise, segretario nazionale Anaao
Assomed - il Ddl violerebbe le competenze delle Regioni, ma la considerazione è risibile e per fortuna si tratta solo di
un parere. Per quanto riguarda i governatori, invece, aspettiamo di vedere come
si esprimeranno, anche se comunque
l'auspicio è che si prosegua nella collaborazione tra livello centrale e periferico».
Più duro Riccardo Cassi , presidente
Cimo-Asmd: «Non si può tollerare che
siano le Regioni a decidere gli incarichi
in base a lottizzazioni o preoccupazioni
legate solo alla contabilità del sistema.
Va garantita l'autonomia dei medici perché se perdiamo questa battaglia non ci
saranno più contratti che terranno e vorremmo che su questa linea ci fosse una
resistenza a oltranza anche da parte delle
altre sigle».
Paolo Del Bufalo
Pagina 58
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• Non spetta al livello centrale stabilire che la clinical governance è il modello organizzativo idoneo a rispondere efficacemente
alle esigenze degli utenti e dei professionisti del Ssn. Prevedere inoltre che tale governo venga assicurato da precisi
organismi (collegio di direzione) è invasivo dell'autonomia regionale in materia di programmazione, organizzazione e
gestione dei servizi.
• La dignità di "organo" dei Collegio di direzione è eccessivamente vincolante per la responsabile azione del direttore
generale. L'obbligatorietà di consulto, di motivazione delle decisioni in difformità al parere del Collegio di direzione, e la
costituzione di questo, rendono "pesante" la gestione delle aziende sanitarie, che devono riconoscere nella figura del Dg
l'unico organo decisionale nell'assunzione della piena responsabilità amministrativa e legale aziendale.
• Sia per quanto riguarda la nomina dei Dg, che per i primari, il Ddl fa trasparire la possibilità di una valutazione comparativa
tra i candidati ai diversi ruoli in contrasto con la normativa in materia di nomine (si veda legge 509).
• Lascia perplessi l'aumento dell'età per il collocamento a riposo, con possibile estensione di ulteriori tre anni, per valutazioni
sull'ingresso al mondo del lavoro dei più giovani e la capacità "fisica" di essere all'altezza del delicato campo di attività.
Commissioni parlamentari divise a metà
areri favorevoli dalle commissioni Giustizia, FiP nanze, Cultura e Politiche dell 'Ue. Ma per Questioni regionali , Affari costituzionali , Lavoro e Bilancio, il lavoro sul Ddl è ancora tutto aperto.
II «no» più determinato è stato quello della commissione per le Questioni regionali . II motivo del
parere contrario è stato che «il testo reca norme in
materia di "tutela della salute " e di "professioni",
oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni», dando quindi parere negativo perché «il provvedimento appare contraddire le previsioni del Titolo V
della Costituzione , in quanto enuncia prescrizioni eccessivamente dettagliate in ordine a profili di programmazione, indirizzo e regolamentazione afferenti a competenze regionali».
Parere favorevole invece della commissione Affari
costituzionali , ma con molte "riserve". Le condizioni
sono che la Affari sociali riformuli gli articoli 3 (funzioni del Collegio di direzione), 4 (requisiti e criteri di
valutazione dei direttori generali), 5 (incarichi di natura professionale e di direzione di struttura), 6 (valutazione dei dirigenti medici e sanitari ) e 7 (dipartimenti) «evitando di disciplinare nel dettaglio le materie
trattate» e che si elimini l'incongruenza dell'articolo
5 in cui si prevede che la commissione prevista selezioni «da uno a tre candidati» (e quindi non necessariamente tre) con i migliori punteggi , mentre subito
dopo si presuppone l'esistenza di una "terna" senza
alternative.
Sanità nazionale
Altro parere favorevole, ma condizionato, è arrivato dalla commissione Lavoro, che prima di tutto, in
sintonia con quanto i governatori vogliono proporre,
ha segnalato l'esigenza che la commissione «svolga
una valutazione sulla cedevolezza delle norme statali
di dettaglio e procedurali rispetto a quelle della legislazione regionale in materia di diverse figure professionali e di meccanismi per la determinazione di requisiti di accesso, sistemi di valutazione e modalità di
individuazione degli incarichi a queste riferite». Ma
soprattutto ha invitato la Affari sociali a riscrivere
l'articolo 8 sull'età pensionabile, adeguandolo alla legge 20112011 (la manovra di fine dicembre) che prevede altro per tutte le professioni.
La commissione Bilancio ha dato invece venti giorni di tempo alla Affari sociali per presentare una
relazione tecnica che chiarisca l'invarianza di spesa
rispetto a una serie di previsioni contenute nel Ddi.
Anzitutto tutto il Governo deve garantire che la governance non incida sulla spesa e che le possibili fondazioni non profit che il Ddi prevede per trovare risorse
che le aziende possono investire non creino effetti
negativi al Ssn . II Governo deve poi confermare che
l'attività di gestione e programmazione delle tecnologie rientri tra i compiti delle Regioni. La relazione
dovrà fornire infine chiarimenti sul versante spesa
anche per quanto riguarda gli aumentati profili di
responsabilità dei medici (nel caso di danni) e l'istituzione del Collegio di direzione in tutte le aziende.
Pagina 59
In settimana l'incontro Governo-Regioni per chiarire gli spazi di manovra sui tagli
Patto: il nodo delle risolse
Ila revisione dei Lea ai ticket: ai presidenti i primi risultati dei tavoli tecnici
I
conti - è proprio il caso di dirlo sui tavoli che riguardano gli otto ar- del confronto tra i ministeri della Salu- Regioni e Governo li faranno gomenti ritenuti prioritari per il Patto te, dell'Economia e Regioni», ha comsubito dopo Pasqua: giovedì 12 2013-2015 (continuità assistenziale mentato Balduzzi all'incontro della
aprile il ministro della Salute è atte- e integrazione socio-sanitaria, piani scorsa settimana a cui ha partecipato
so dai governatori con tutti i chiari- di riqualificazione, riorganizzazione anche il sottosegretario all'Economia
menti possibili sulla questione delle assistenziale e di rientro dal disavan- Gianfranco Polillo . «Confido nella
zo, investimenti per l'adeguamento possibilità di poter entro poche settiri sorse.
I governatori infatti hanno esplici- tecnologico e relative tasse di scopo, mane definire le scelte fondamentali
tamente chiesto al Governo che «si rapporti Università-Ssn, regole e re- del Patto perla salute 2013-2015», ha
faccia il punto sulle risorse, sul fon- quisiti per l'erogazione delle presta- aggiunto. confermando che questa setdo, sulla manovra 2013 e sulla mano- zioni, personale e professioni sanita- timana «ci confronteremo sul tema
vra 2014, partendo dal fatto che, per rie, Lea, flussi informativi sanitari).
della compatibilità delle risorse assequello che ci riguarda, la manovra
I gruppi di lavoro, questa volta gnate alla salute e sulla necessità di
così com'è non è in grado di assicu
"misti" Salute-Regioni, lavoreranno preservare la qualità del Ssn».
rare la tenuta del sistema sanitario», per limare e sgrossare l'ossatura già
Dal versante degli assessori, il coha spiegato il presidente della confe- scritta nel documento "mai pubblica- ordinatore della commissione Salute
renza delle Regioni Vasco Errani.
to" messo a punto dai tecnici regiona- e assessore del veneto Luca Coletto
Lavorare sulle norme va bene li a fine gennaio (v. Il Sole-24 Ore ha definito l'incontro <,interlocutoquindi, ma si deve entrare nel vivo Sanità n. 42012) e l' obiettivo è arriva- rio», confermando che la «struttura»
della «questione risorse» e dei tagli re alla commissione Salute di merco- del Patto 2013-2015 dovrebbe essere
da 8 miliardi tra il 2013 e il 2014 ledì 11 aprile - monotematica sul Pat- definita entro questa settimana.
che le Regioni ritengono davvero to - con argomenti ragionati su cui gli
«Ci sono otto punti, e altrettanti
poco sostenibili se si vuol lasciare assessori discuteranno per dare il via tavoli - ha spiegato Coletto - all'ordiun sistema sanitario così come è giovedì 12 al confronto tra i governa- ne del giorno» su cui il lavoro è prosequello attuale e ai quali invece si tori. E per potersi presentare nel po- guito dopo l'incontro della scorsa setdeve dare interpretazione e applica- meriggio dello stesso giorno al mini- timana «anche via teleconferenza»
zione entro il 30 aprile.
stro della Salute Renato Balduzzi, da per arrivare il 12 aprile, appunto, a
Così, nella riunione della scorsa cui però a fronte del lavoro sulle nor- definire «la struttura del nuovo Piano
settimana eli risorse e manovre non me, le Regioni sperano di ottenere per la salute».
si è accennato ed è forse per questo qualche novità (positiva) sul versante
L'obiettivo, ha concluso Coletto
che, come sostengono alcuni assesso- economico, che si parli di risorse in «è procedere per arrivare a chiudere il
ri, si è riusciti a dare un ordine ai più (improbabili) odi riduzione/rimo- Patto per la salute entro il 30 aprile».
lavori: dalla fine della scorsa settima- dulazione dei tagli.
P. D. B.
na i tecnici regionali e quelli del
«Non posso non esprimere soddiministero della Salute sono al lavoro sfazione per la qualità e la franchezza
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Sanità nazionale
Pagina 61
PARERE FAVOREVOLE AL DLCAS
Procr
,
Ì
e
. dati A Centro trap
Approvvigionamento e controllo
di cellule e tessuti: il ruolo del
Centro nazionale trapianti diventa centrale. E questo sia per la tracciabilità
sia per le reazioni avverse, che vanno
notificate dai centri alF «autorità regionale» e al Cnt e non all'Iss, cui arriveranno tramite il Centro. Si sopprime
l'obbligo di comunicare gli eventi avversi all'Istituto, si potenziano i controlli su attrezzature e materiali e si
introduce il codice unico per «donatore, tessuti e cellule donati».
Il testo in sostanza definisce competenze diverse e parallele: le prime
più di carattere epidemiologico restano all'Iss come prevede la legge
40/2004 sulla fecondazione assistita e
cominciano dal momento in cui la
coppia accede alle tecniche di Pma
fino alla nascita; le seconde, più di
sorveglianza, di sicurezza e di tracciabilità saranno del Cnt e riguarderanno
solo la fase dal prelievo dei gameti
fino all'impianto.
Il tutto è contenuto in un Dlgs su
cui la Stato-Regioni ha dato parere
favorevole la scorsa settimana, che
modifica il Dlgs 16/2010 su determi-
Sanità nazionale
nate prescrizioni tecniche per la donazione, l'approvvigionamento e il controllo di tessuti e cellule umani e le
prescrizioni sulla rintracciabilità, la
notifica, le reazioni ed eventi avversi
gravi e determinate prescrizioni tecniche per la codifica, la lavorazione, la
conservazione e la distribuzione di
tessuti e cellule umani.
In particolare le modifiche riguardano la specificazione dei compiti
dell'Istituto superiore di Sanità previsti dalla legge 40 che ha istituito il
Registro nazionale delle strutture autorizzate all'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche con specifico riguardo
alle fasi delle reazioni ed eventi avversi. Le modifiche rispondono poi:
alla necessità di inserire la fase di
approvvigionamento per la notifica
della reazione avversa; alla migliore
formulazione dell'articolato e introduzione di indicazioni tecniche specifiche per l'esecuzione dei test; all'aderenza a un'indicazione della Direttiva 2006/17/Ce mirata ad assicurare il rispetto delle prescrizioni.
® R> ODU7 NERISERVATA
Pagina 62
La Conferenza delle Regioni chiede al Governo un piano straordinario di adeguamento
Mo incendio
L'80% delle strutture non è a norma- <civi
I
n principio fu un decreto a destra che rappresenta un
ministeriale datato 18 set- orientamento su come dovrebtembre 2002 che contene- be essere impostata la nuova
va le regole tecniche per la "regola" in attesa del Piano
prevenzione degli incendi ne- straordinario). Ma anche «la
gli ospedali e nelle strutture previsione di un piano finanziasanitarie. Una norma che per rio nazionale (eventualmente
quanto riguarda la Sanità è ri- contenuto nello strumento legimasta praticamente sulla carta. slativo di cui al punto preceA maggior ragione oggi, visto dente) che consenta la graduache il termine perentorio per la le realizzazione degli intervenmessa in sicurezza scadeva nel ti di completo adeguamento aldicembre del 2007. Il risultato le misure di sicurezza antincenè che circa l'80% degli ospeda- dio di cui al Din 18 settembre
li e delle Asl senza posti letto, 2002 nonché la formazione
ma con una superficie superio- del personale, necessaria per
re ai 550 mq non è attrezzato e l'attuazione del programma di
quindi non ha il certificato di adeguamento, anche eventualprevenzione incendi.
mente con l'aggiornamento
La Conferenza delle Regio- del decreto del ministro dell'Inni è quindi corsa ai ripari chie- terno del 10 marzo 1998».
dendo al Governo di interveniPer le Regioni è indispensare su una vicenda che alla base bile poi procedere con la defiha le difficoltà economiche in nizione di uno strumento tecnicui versano le aziende sanita- co-normativo per dare attuaziorie. Il primo allarme è stato ne alla nuova normativa, in
sollevato dalla Commissione modo tale che venga rispettata
salute in un documento del anche una gradualità temporamarzo scorso, approvato il 4 le scandita da fasi e da priorità
aprile dalla Conferenza che tecniche cui dare seguito. Infi«ha rappresentato l'esigenza ne sarà necessario predisporre
di individuare soluzioni con- una revisione della regola teccrete per completare la messa nica contenuta nel Dm 18 setin sicurezza di un settore così tembre 2002. «Infatti - spiega
delicato per la collettività».
la relazione approvata in ConLa prima preoccupazione è ferenza - l'applicazione intequella di "salvare" l'esistente: grale del Dpr 151/2011, che
le strutture sanitarie - recita la prevede la certificazione di
relazione - che alla data di en- adeguamento antincendio per
trata in vigore del Dm del l'intero immobile, in molti ca2002 avevano ottenuto l'appro- si di edifici esistenti e datati,
vazione del progetto antincen- risulta impossibile per la tempidio da parte dei Vigili del fuo- stica prevista, per gli alti costi
co, devono essere messe in da sostenere ma anche per la
condizione di ultimare i lavori. non reperibilità delle certificaE quindi devono poter dispor- zioni su materiali e installaziore di sufficienti risorse per ni da acquisire, ora per allora,
provvedere, anche gradual- indispensabili per l'ottenimenmente, alla messa in sicurezza to del Certificato prevenzione
dei locali.
incendi». Il documento è stato
Il documento si incarica già inviato al ministro Gnudi,
quindi di indicare un percorso presidente della Conferenza
legislativo nell'ambito del qua- Stato-Regioni.
le si prevedano soluzioni-ponFlavia Landolfi
te come suggerito dalla Conferenza (si veda schema in basso
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Sanità nazionale
re rimedi concreti»
Le indicazicxrti al governo
1. Definizione di uno strumento legislativo che consenta il completamento dei lavori di adeguamento alla normativa di prevenzione incendi vigente
solo alle strutture che, esistenti alla data di entrata in vigore del Dm in parola (26/ 1212002), avevano ottenuto l'approvazione del progetto antincendio da parte del competente Comando provinciale dei vigili dei fuoco entro la data dì scadenza dei
termine previsto dal medesimo decreto
(27/12/2007). Lo strumento normativo dovrà ricondurre le nuove procedure nell'ambito dell'alveo delineato dal procedimento di cui al Dpr n.
3711998 (rilascio del Cpi). In concreto si tratta di
mettere in sicurezza le predette strutture, sulla
base di un programma di adeguamento, da realizzarsi entro un determinato periodo temporale
dalla entrata di entrata in vigore dello stesso,
diversificando la tempistica in funzione della complessità delle varie strutture.
2. Previsione di un piano finanziario nazionale (eventualmente contenuto nello strumento legislativo
di cui al punto precedente) che consenta la graduale realizzazione degli interventi di completo
adeguamento alle misure di sicurezza antincendio
di cui al Dm 18 settembre 2002 nonché la formazione del personale, necessaria per l'attuazione
del programma di adeguamento, anche eventualmente con l'aggiornamento dei decreto del ministro dell'Interno del 10 marzo 1998. Le relative
risorse sono da individuare all'interno di quelle
già previste nella programmazione di cui a'''articolo 20 della legge n. 6711988, nonché con g" appor-
ti di risorse proprie delle Regioni e delle aziende
nell'ambito dei programmi triennali di investimenti di cui al decreto legislativo n. 16312006.
1 Definizione dello strumento tecnico-normativo
di attuazione del provvedimento legislativo di cui
al punto I, che individui sia i contenuti tecnici
che la speciale procedura per l'attuazione del
piano di adeguamento, da realizzarsi in più fasi
temporali, nonché le priorità tecniche da assicurare per ciascuna delle suddette fasi, che rendano vincolante anche la prosecuzione dell'esercizio dell'attività.
4. La revisione della regola tecnica antincendio del
2002; infatti l'applicazione integrale del Dpr
15112011, che prevede la certificazione di adeguamento antincendio per l'intero immobile, in molti
casi di edifici esistenti e datati, risulta impossibile
per la tempistica prevista, per gli alti costi da
sostenere ma anche per la non reperibilità delle
certificazioni su materiali e installazioni da acquisire, ora per allora, indispensabili per l'ottenimento
del Certificato prevenzione incendi. Diviene pertanto indispensabile, entro un anno dalla pubblicazione del Dpr n. 15112011, promulgare un decreto da parte dei ministero dell'Interno, sentita la
Conferenza Stato-Regioni, in grado di fornire nuove indicazioni sugli standard di sicurezza delle
strutture con fasi attuative per un progressivo
incremento della di sicurezza, secondo i principi
dettati dalle norme e la salute nei luoghi di lavoro
di cui al Dlgs n. 8112008 (analisi dei rischio).
Le misure La.nagxone secondo la conferenza
á. Fatti salvi gli adempimenti stabiliti nella vigente legislazione tecnica in materia di sicurezza
per le strutture sanitarie esistenti al
3 111212002, classificate nel Dpr 14101 / 1997,
tenuto conto altresì delle disposizioni di cui
al Dpr 01/08/201 1 n. 151, il termine di adeguamento di cui all'art. 6 del decreto ministero degli Interni dei 18109/2002 è stabilito dal
programma di adeguamento e dalla documentazione tecnica da allegare all'istanza di
ottenimento del Certificato di prevenzione
incendi, di cui al comma 2 dall'articolo 16 del
decreto legislativo 8 marzo 2006 n. 139.
2. La rimodulazione della scadenza di cui all'articolo 6 del decreto del ministero degli Interni
del 18/09/2002 ha effetto immediato per i
soggetti esercenti l'attività che confermeranno l'avvio del procedimento entro 30 giorni,
dall'entrata in vigore della presente, e contestualmente si impegneranno a presentare la
documentazione necessaria entro 90 giorni
dalla pubblicazione della norma tecnica di cui
al successivo comma S.
3. II competente comando dei Vigili del fuoco,
verificata la rispondenza della documentazione tecnica e dei programma di adeguamento
alla norma tecnica di cui al comma 5 e
acquisita altresì l'autocertificazione sottoscritta dal legale rappresentante della struttura sanitaria che conferma la disponibilità delle risorse finanziarie necessarie all'attuazione
dei programma, emetterà un Certificato di
prevenzione incendi provvisorio da comunicarsi, oltre che al soggetto esercente, anche
alla Regione e al sindaco nell'ambito dei procedimenti di autorizzazione all'attività.
4. II Certificato di prevenzione incendi provvisorio assumerà carattere definitivo alla data di
ultimazione degli interventi previsti nel programma di adeguamento. In caso di immotivato protrarsi dei tempi previsti nel programma di adeguamento il Certificato di prevenzione incendi provvisorio sarà rimodulato
dal competente comando dei Vigili dei fuoco
e in mancanza delle garanzie sulla sua effettiva attuazione ritirato e quindi l'attività dovrà
essere sospesa.
S . La documentazione tecnica e i contenuti
essenziali della medesima saranno oggetto di
successiva norma tecnica di attuazione da
emettersi entro 90 giorni dalla pubblicazione
della presente.
6. Entro un anno dalla data di pubblicazione dei
presente provvedimento, il ministero dell'Interno, acquisito il parere della Conferenza
Stato-Regioni, provvederà ad adeguare la regola tecnica per la prevenzione incendi nelle
strutture sanitarie e socio-sanitarie per l'applicazione dei procedimenti previsti dal Dpr
n. 15112011; fino a tale data ne resta sospesa
l'attuazione.
Pagina 63
Intesa sulle linee guida per la dematerializzazione di lastre e referti in tutte le Regioni
Radiologia nell 'era digitale
erate le differenze t
pazienti ricoverati e non - Conservazione "illi i
"
p
er referti e immagini radiologiche l'era diagnostici precedenti; da un punto di vista
della carta (e delle lastre) è finita: la organizzativo, con la razionalizzazione e l'ottiStato-Regioni della scorsa ha approvato mizzazione di risorse umane e tecnologiche; da
le linee guida sulla dematerializzazione della un punto di vista medico-legale, con la totale
documentazione diagnostica per immagini. La- disponibilità nella struttura della documentaziostre e accertamenti saranno solo immagini digi- ne originale immodificabile.
tali e le Regioni dovranno recepire e mettere in
Il referto dovrà essere "strutturato", costruipratica le indicazioni, che saranno oggetto di to, organizzato, rappresentato e memorizzato
valutazione del comitato Lea. E più nessuna cioè (la sua conservazione è a tempo illimitato)
distinzione tra pazienti ricoverati e non sia per secondo uno schema preciso e con «forti legale modalità che per i tempi di conservazione mi» con le immagini dalle quali trae le concludei referti: in corsia sono comunque illimitati, sioni diagnostiche.
mentre per chi è fuori possono decidere le
Il referto strutturato è parte integrante dello
Regioni, ma «si auspica» siano illimitati anche standard Dicom, ed è organizzato in base a dati
li. Per le immagini invece, sia analogiche che e metadati con la possibilità di essere archiviato
digitali, i tempi di conservazione sono di dieci in un sistema Pacs.
anni (per quelle analogiche però la previsione
La sua intelaiatura informatica dovrà contenon vale per i pazienti esterni al ricovero).
nere i dati anagrafici del paziente; le note anamLe linee guida - che contengono anche tutte nestiche; il quesito clinico; la descrizione della
le specifiche tecniche sui supporti digitali adatti tecnica dell'indagine radiologica; la descrizione
allo scopo che realizzano una sorta di modello dei reperti radiologici; la diagnosi conclusiva.
radiologico di fascicolo sanitario elettronico - Nell'intelaiatura informatica dovranno confluinon affrontano gli aspetti deontologici e com- re anche i riferimenti informatici alle immagini
portamentali per i quali rimandano ai documen- ritenute di particolare interesse da parte dello
ti ufficiali di società scientifiche o associazioni specialista radiologo o medico nucleare, in base
dell'area radiologica.
alle quali lo specialista ha formulato la sua
Per quanto riguarda l'archiviazione, la con- diagnosi e i riferimenti informatici a ogni tipo
servazione deve avvenire in modo legale per la di elaborazione, ricostruzione. riformattazione
documentazione radiologica prodotta per tutti i operato dallo specialista radiologo o medico
pazienti afferenti alla struttura se questa è prov- nucleare per ottenere la diagnosi, comprese le
vista di Pacs (Picture archive commurrication varie modificazioni utilizzate per la definizione
system). Archiviare e conservare tutta la docu- di strutture anatomiche differenti.
mentazione, sottolineano le linee guida, è semP.D.B.
pre più necessario: da un punto di vista clinico,
con il rapido accesso a tutti gli approfondimenti
Sanità nazionale
Pagina 64
RIPARTO FINALE
Arriva un miliardo per gli obiettivi dei Psn 20 10
biettivi di Piano sanitario
0 nazionale 2010: è in arrivo oltre un miliardo (1,040)
Totale
Regioni
per i progetti di Piemonte, VePiemonte
-------i 16,53
neto, Liguria, Emilia Roma130,64
Veneto
gna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia
43,19
Liguria
e Calabria. La Stato-Regioni
Emilia R.
116,00
della scorsa settimana ha dato
99,15
Toscana
il via libera definitivo alla proUmbria
23,91
posta di riparto del ministero
Marche
41,97
dei fondi (compresa la quota
residua del 30% assegnata so150,46
Lazio
lo dopo le verifiche di effettiva
I 55,44
Campania
attuazione dei progetti) per i
Puglia
09,10
tredici obiettivi prioritari previ53,72
Calabria
sti dal Psn. Valutazione ancora
Totale
in sospeso invece per i progetti
di Lombardia, Abruzzo, Molise, Basilicata e Sicilia che valgono altri 289 milioni (di cui tutte le Regioni è andata alle
quasi 261 sono per quelli lom- cure primarie (320 milioni, il
bardi).
30% delle risorse) e a incassaA incassare nel complesso re di più è stata la Puglia (oltre
di più è stata la Campania 54,8 milioni). Secondo obietti(155,4 milioni) e sul versante vo per valore economico è il
opposto l'Umbria (23,9 milio- Piano nazionale di prevenzione con 217,3 milioni (in testa
ni).
La somma maggiore e per il Veneto con 44,5) e al terzo
Sanità nazionale
posto c'è la non autosufficienza: 154,6 milioni e la quota
maggiore (39,8) al Lazio.
Gli altri obiettivi prioritari su cui le Regioni hanno
avuto il finanziamento per i
loro progetti sono le cure
palliative e la terapia del
dolore (75,2 milioni), la tutela della maternità (74,6),
la
Sanità
penitenziaria
(44,8), la salute mentale
(39,1), gli stati vegetativi
(252), la riabilitazione
(23,9), le malattie rare
(14,7), le biobanche (11), il
volontariato (9,5) e l'attività fisica dell'anziano (8,2).
Per alcuni obiettivi tuttavia non tutte le Regioni
hanno presentato progetti.
Quelli che hanno avuto minore partecipazione sono il
volontariato e l'attività fisica dell'anziano, per i quali
mancano all'appello Piemonte, Liguria, Toscana,
Marche e Puglia.
RERODUZONE RISERATA
Pagina 65
LE I'f E SI't TTt I NEL VEC CHW CONTINENTE
In Europa i tagli di prezzo si assestano a quota 40-50%
ebbene si tratti ancora di un mercato di dimensioni
S ridotte, circa 3(X) milioni di euro, i biosinrilari in
Europa rappresentano una scelta terapeutica ornai consolidata in diversi Paesi. in particolare Germania, Regno
Unito e Svezia e alcuni Stati dell'Europa dell'Est. E
progressi importanti sono stati registrati anche in Spagna,
Francia e, anche se con un po' di ritardo, Italia. Al di là dei
passi in avanti compiuti dai biosimilari in Europa nel
corso degli ultimi ventiquattro mesi, il vecchio continente
rappresenta la matrice che ha forgiato l'attuale quadro
normativo sui biosimilari, con una legislazione approntata
per la prima volta oltre dieci anni fa, nel 2001, e caratterizzata da continui aggiornamenti con linee guida specifiche
per numerose aree terapeutiche. In questo momento sono
in fase di finalizzazione quelle sull'approvazione di versioni biosimilari di anticorpi monoclonali (per terapie oncologiche) e interferoni beta (utilizzati nel
trattamento della sclerosi multipla).
E la recente linea guida in discussione negli Stati Uniti ha guardato all'Europa sia come fonte di ispirazione normativa che, soprattutto, come potenziale volano per accelerare l'adesione dei biosimilari oltre oceano, considerando l'apertura all'utilizzo di
evidenze cliniche ormai consolidate in altre geografle
(soprattutto in Europa) per rendere più rapido l'iter di
approvazione dei biosimilari.
Questa premessa sembra andare in contrasto con quanto si sente asserire da diverse parti che vedono nel mercato
europeo dei biosimilari una realtà ancora embrionale e dal
futuro incerto. Forse. Ma c'è anche un vizio di fondo che
viene spesso commesso quando si analizza questo fenomeno. Ovvero, si tende a sminuirne l'impatto cercando di
stabilire un parallelo con quanto siamo abituati a vedere
peri farmaci bioequivalenti (o generici) e cioè una riduzione del prezzo nell'ordine del 60-80% (con una significativa variabilità tra i diversi Paesi europei) e uno spostamen-
to di prescrizioni dalla versione griffata a quella generica
che può raggiungere in alcuni casi anche il 90% in 12
mesi. Nel caso dei biosimilari queste percentuali sono
decisamente più contenute con punte massime pari al
40-50% per il taglio del prezzo e tassi di penetrazione che,
a eccezione dei fattori di crescita emopoietici nel Regno
Unito e delle eritropoietine in Germania, si sono attestati
su livelli decisamente inferiori (30-40% o addirittura inferiori al 10% quando si parla di ormoni della crescita).
L'elemento discriminante è rappresentato dall'impossibilità di sostituire automaticamente il farmaco originale
con quello biosimilare, similmente a quanto avviene oggi
per i farmaci generici, frequentemente consigliati al paziente dal farmacista facendo leva sul potenziale risparmio
di spesa del generico ri spetto alla versione griffata. Nel caso dei biosimilari, questa prassi non è consentita in nessun
Paese europeo. a meno che non vi sia il
consenso esplicito del medico curante,
per evitare reazioni immunogeniche nei
pazienti. Ciò vuol dire che l'utilizzo dei
biosimilari è possibile solo in nuovi pazienti o in quelli in cui la terapia inizialmente prescritta fallisce e il biosimilare rappresenta una
valida, e soprattutto economica, alternativa terapeutica.
Questo contribuisce a spiegare in parte i motivi alla base
del mancato successo degli ormoni della crescita biosimilarï. In questo caso i risultati della terapia sono visibili al
medico solo dopo diversi anni, riducendo gli spazi di
prescrizione per i biosinúlari (va aggiunta una generale
preferenza dichiarata da clinici di diversi Paesi europei per
il dispositivo medico associato alla versione originale).
Questa fotografia presenta contorni e sfumature differenti se si confrontano le esperienze dei diversi Paesi
europei. I motivi alla base di questa variabilità vanno
imputati principalmente ai diversi strumenti che le autorità
regolatone hanno utilizzato per promuoverne l'utilizzo. In
Germania, a esempio, sono state istituite delle quote regio-
Conta il pressing
regolatorio
Sanità nazionale
vali obbligatorie per l'utilizzo di biosinúlari, mentre in
Inghilterra i fattori della crescita biosimilari sono stati
posizionati come prima linea di trattamento, contribuendo
a determinare un incremento nel consumo dei biosimilari
superiore al 20%. Quest'ultimo elemento dimostra come i
biosimilari possano rappresentare tanto uno stmmento di
risparmio quanto un veicolo per favorire un maggiore
utilizzo di terapie biologiche spesso limitate nella pratica
clinica a causa dell'alto costo (es.: artrite reumatoide o
tumori). In questo quadro l'Italia non rappresenta certo
una realtà pionieristica nell'adozione dei biosimilari e
questo a fronte di due motivi principali. Il primo è di
origine culturale ed è lo stesso fattore che per diversi anni
ha rallentato l'adozione di farmaci generici. Il secondo è
in parte legato al primo, in quanto i governi regionali e
locali avevano e hanno tuttora nel generico lo strumento
più semplice e rapido per cercare di arginare la crescita
della spesa farmaceutica.
Se in media il quadro nazionale è arretrato rispetto agli
altri grandi Paesi europei, a livello regionale si registrano
realtà virtuose come molte Regioni del Centro-Nord, come la Toscana, e la Campania, dove negli anni passati
sono state definite delle normiative che promuovono l'uti
lizzo del biosimilare per favorire un impiego più razionale
delle risorse economiche del sistema sanitario. L'auspicio,
forse ambizioso, per il futuro è la convergenza verso un
quadro coeso sul territorio nazionale che definisca chiaraniente l'ambito di utilizzo più appropriato per i biosimilari
e fornisca al sistema sanitario e ai suoi utenti uno strumento in grado di promuovere un impiego più razionale delle
risorse economiche e di ampliare l'accesso a terapie critiche per la salute dei pazienti.
pagine a cura di
Antonio lervolino
Senior Consultant
Ims Consulting Group-Londra
5 F1Fft01DUL0 FISFAVALA
Pagina 66
STUDIO PASSI/ Le mal `e croniche
Se la cronícítà
va sulle spalle
dei più fi«agili
olio la prima
milioni di anni di vicausa di morta in buona salute
te e disabilità
persi. Oltre a essere
in quasi tutto il monresponsabili, sempre
do. In Europa (stime
nei Paesi Ue, del
Oms) provocano ol75% della spesa satre 9 milioni di mornitaria.
ti l'anno e oltre 150
Sono le malattie
croniche, la nuova emergenza mondiale cui viene attribuito
l'87% dei casi di mortalità nei Paesi ad alto reddito. Ma l'allarme dilaga ora tra le realtà più povere del pianeta, dove si registra
circa l'80% della mortalità per patologie croniche.
Il controllo e la prevenzione delle patologie croniche e dei
fattori di rischio correlati sono oggetto di piani di intervento
europeo, come il "Gaining health", o nazionali come
"Guadagnare salute" e il recente Piano nazionale della prevenzione.
L'Italia riproduce al suo interno, come in uno specchio,
l'associazione tra disuguaglianze di istruzione e di reddito e la
possibilità di sviluppare patologie: la prevalenza delle cronicità,
diffuse da Sud a Nord del Paese, riflette le disuguaglianze tra i
cittadini. La sorveglianza Passi raccoglie i dati su neoplasie,
patologie cardiache, diabete, malattie respiratorie croniche e
insufficienza renale.
Presenza di almeno una patologia cronica. Nel triennio
2007-09 circa il 18% degli italiani di 18-69 anni ha dichiarato di
avere almeno una delle patologie croniche analizzate dallo studio Passi. La prevalenza aumenta con l'età in entrambi i generi
ed è più alta tra le persone con un basso livello d'istruzione e tra
quelle che hanno riferito di avere molte difficoltà economiche.
Non si rileva un gradiente geografico della prevalenza.
In entrambi i generi, l'analisi multivariata conferma l'aumento di prevalenza di patologie croniche nelle persone con bassa
istruzione e con difficoltà economiche. Non è evidente un andamento geografico della prevalenza a eccezione che per una
minore frequenza nelle donne del Sud. La prevalenza aumenta
al crescere dell'età, nelle persone obese, ed è associata alla
presenza di ipertensione e ipercolesterolemia. Inoltre, risultano
associati alla presenza di malattie croniche la percezione non positiva dello stato di salute e la presenza di
sintomi depressivi.
Le patologie respiratorie croniche In Italia rappresentano la terza causa di morte, dopo i tumori e
le malattie del sistema circolatorio. 11 sistema di
sorveglianza Passi raccoglie il dato riferito relativo
alla presenza di bronchite cronica, enfisema, insuffi-
Sanità nazionale
cienza respiratoria e asma bronchiale. Nel triennio
2007-09, l'8% degli italiani di 18-69 anni ha riferito di
aver avuto la diagnosi di una patologia respiratoria cronica. La prevalenza cresce con l'età in entrambi i generi ed è
maggiore nelle persone con bassa scolarità e in quelle che
riferiscono di avere molte difficoltà economiche. Nelle Regioni italiane la prevalenza varia dal 5% al 12%, ma senza un
evidente gradiente geografico.
II diabete mellito è una patologia che ha un forte impatto
sulle condizioni di salute della popolazione e un costo socio-economico molto elevato. Il diabete di tipo 1 (inalino-dipendente)
insorge prevalentemente durante l'infanzia e l'adolescenza,
mentre quello di tipo 2 (che rappresenta circa il 90% di tutti i
casi di malattia) compare prevalentemente in età adulta. Il
diabete di tipo 2 è correlato sia a fattori socio-economici sia a
fattori comportamentali individuali: la sua insorgenza può perciò essere prevenuta con uno stile di vita adeguato. Il decorso
del diabete è contrassegnato da numerose complicanze croniche, tra queste quelle particolarmente frequenti e gravi sono
quelle cardiovascolari.
Nel triennio 2007-09 il 6,9% degli italiani di 35-69 anni ha
dichiarato di aver avuto, da parte di un medico, la diagnosi di
diabete mellito (tipo 1 o tipo 2). La prevalenza riferita di diabete
è maggiore negli uomini e in entrambi i generi è più alta tra le
persone di 50-69 anni, tra quelle con un basso livello d'istruzione e con molte difficoltà economiche. E presente un evidente
gradiente Nord-Sud sia negli uomini sia nelle donne.
Per motivi di numerosità l'analisi multivariata, in entrambi i
generi, è stata condotta considerando una parte delle variabili in
studio: età, ripartizione geografica, livello d'istruzione, percezione di avere difficoltà economiche (3 categorie), obesità e sedentarietà. Il fattore più fortemente associato al diabete è l'età. In
entrambi i generi si conferma l'associazione del diabete con uno
stato di svantaggio socio-economico (basso livello di istruzione
e molte difficoltà economiche); questa associazione è particolarmente forte nelle donne. A parità di tutti gli altri fattori, si
conferma, sia negli uomini sia nelle donne, un'associazione con
l'area geografica di residenza, con un gradiente Nord-Sud, nonché con l'obesità e la sedentarietà.
® RIPRODUZIONE RISR\/ATA
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Farmaci oncologic% in Lombardia e in Veneto acceleratore premuto sull'e r rie a
Gii'o di
«File F» nel mirino:
F
armaci oncologici ad alto costo
nel mirino. La Lombardia sta per
inviare una circolare agli ospedali
in cui annuncia verifiche dei Noc, i nuclei
operativi di controllo delle Asl, sulla correttezza del loro utilizzo. Il Veneto, dal
canto suo, ha cancellato il fondo dedicato,
varato un nuovo elenco degli antitumorali
inclusi nel "file F con precisi paletti e
affidato alle aziende sanitarie il compito
di effettuare «controlli sistematici».
Mercoledì scorso si è riunito al Pirellone il «gruppo di lavoro per lo studio
dell'appropriatezza» sui farmaci ad alto
costo, composto da oncologi ed ematologi della Regione. Le Asl dovranno
monitorare l'85% delle prescrizioni dei
file F confrontandole con le indicazioni
Aifa. «La Regione non sta diminuendo
la disponibilità di bilancio per questi
farmaci», ha assicurato il governatore
Roberto Forinigoni. «Abbiamo incrementato di 54 milioni la somma per i
farmaci ad alto costo e in tutto sono
stanziati 700 milioni. Quello che facciamo è lavorare sull'appropriatezza».
Sulla stessa lunghezza d'onda il Veneto: a fine febbraio la Giunta ha emanato la
delibera n. 95/2012 sul «Monitoraggio dei
farmaci oncologici ad alto costo: definizione di nuove modalità di rendicontazione
nel file F». Il provvedimento cancella il
fondo regionale ad hoc, che nel 2011 è
stato di 43 milioni, poiché «per nessuna
Sanità nazionale
via icontrolli sll'tili
altra categoria farmacologica è previsto un
fondo dedicato, anche nel caso in cui presenti un impatto rilevante per la spesa
farmaceutica regionale». La spesa relativa
quest'anno riconfluirà quindi all'interno
della voce «assistenza ospedaliera».
Gli antiturnorali costituiscono però la
categoria farmaceutica a maggiore incidenza per gli ospedali, per giunta destinata ad aumentare, e il Veneto, ricorda la
delibera, si è già mosso per assicurare
l'adesione ai registri Aifa. Sono 13 i medicinali inseriti nel nuovo elenco valido
per la mobilità sanitaria intraregionale
mediante il file F, aggiornato sulla base
del Testo unico del 5 maggio 2011. Il
costo potrà essere addebitato al 100%
secondo e iic i ni AAa
all'Aulss di residenza del paziente soltanto se i farmaci vengono somministrati in
regime ambulatoriale e a due condizioni:
uso per le indicazioni ministeriali autorizzate e inserite nel prontuario regionale (o
se le prescrizioni sono previste nei registri Aifa); uso per le indicazioni inserite
nell'elenco della legge 648/1996 o estensione di indicazioni approvate dall'Aifa.
Per i medicinali dei registri Aifa, copia
delle schede dovrà essere presente nelle
cartelle ambulatoriali e nella documentazione clinica dei pazienti. Nel file F non
possono essere inseriti gli utilizzi off label,
tranne per quelli già autorizzati dalla direzione sanitaria dell'Aulss di residenza come previsto da una delibera del 2007.
Il provvedimento obbliga le Asl a
controlli periodici sul file F e il Servizio
farmaceutico regionale a «uno stretto monitoraggio dell'impatto sulla spesa regionale» derivante dalle nuove regole. Ma
le novità non finiscono qui: il Sistema
informativo regionale dei farmaci oncologici ad alto costo (Sirfac) finirà in un
progetto più esteso di informatizzazione
della cartella clinica oncologica. E si lavora alla centralizzazione presso le farmacie ospedaliere dell'allestimento dei
farmaci oncologici, come già avviene all'Iov. Tutto in nome dell'appropriatezza.
Manuela Perrone
O RIPRODUZIONE RISERVATA
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LE ECCELLENZE A CONFRONTO
Quando le cure sono a misura di paziente
a cura di Barbara Gobbi e Rosanna Magnano
Rubrica
curata in
collaborazione
L__J con Fiaso
Sensibilizzazione su problematiche ginecologiche, promozione del-
la maternità responsabile e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, che interessano - queste ultime - in Italia circa quattro
milioni di donne, trentenni single in testa. È questo l'obiettivo con cui
l'Asl 4 Chiavarese ha sviluppato il Progetto Donna, che ha coinvolto
consultori e Comuni dei territori di riferimento: Chiavari, Lavagna,
Santa Margherita e Rapallo.
In linea con le raccomandazioni dell'Osservatorio nazionale sulla
salute della Donna (Onda), l'Azienda sanitaria ligure ha avviato nel
2002 una collaborazione tra Dipartimento delle dipendenze e dei
comportamenti di abuso, Struttura complessa di Ostetricia e ginecologia e Struttura complessa di Pediatria per avvicinare le donne
afferenti al Sert in primis a prevenzione e cura di patologie ginecologiche e poi alla riflessione sulle tematiche legate alla maternità, in
particolare con informazioni su metodi anticoncezionali e di prevenzione delle malattie sessuali. Fra gli obiettivi, anche quello di ridurre la
pratica di interruzione volontaria di gravidanza e l'aborto terapeutico
come metodo anticoncezionale.
Secondo gli ultimi dati raccolti dall'Istituto Superiore di Sanità nel
nostro Paese sono colpite da malattie a trasmissione sessuale quattro
milioni di donne, per lo più inconsapevoli di essere ad alto rischio se
praticano sesso non protetto, e
che per questo spesso perdono la
iato il
possibilità di avere figli. I problemi
di fertilità, infatti, sono 20 volte più
probabili in chi ha avuto una malattia sessuale non riconosciuta o non
trattata adeguatamente. Dai dati
emerge inoltre che il 65% delle donne che ha avuto una diagnosi di
infezione a trasmissione sessuale si
è sottoposto anche al test per l'Hiv
e il 5% è risultato positivo.
II progetto avviato dall'Azienda
sanitaria ligure si colloca proprio in
questo contesto e in quello delicato delle interruzioni volontarie di
gravidanza, in aumento in Italia fra
le immigrate. Le attività svolte, che
spaziano dallo screening infettivologico generale al sostegno psicologico durante la gravidanza e dopo il
parto, hanno consentito alle strutture della Asl di ridurre gli aborti
volontari, di diagnosticare precocemente patologie oncologiche e
infezioni, di accompagnare la maternità responsabile e di ridurre
anche eventi di patologia neonatale. Risultati che - insieme a quelli di
altri progetti - hanno consentito all'Azienda sanitaria di ottenere i
"bollini rosa" dell'Osservatorio Onda nell'ambito del suo programma
speciale di segnalazione degli ospedali basato sul livello di `women
friendship", cioè sul grado di attenzione posta non solo nei confronti
dei campi della medicina dedicati alle patologie femminili, ma anche
verso le esigenze specifiche delle donne ricoverate.
L'esperienza della Asl 4 Chiavarese ha trovato ampio rilievo non
solo sulla stampa locale, ma anche nell'ambito di congressi infettivologici nazionali e intemazionali. Un progetto che è riuscito a coinvolgere tante realtà, locali e non, dai Comuni di residenza delle pazienti alla
Caritas diocesana e poi anche la Lega italiana per la Lotta contro i
Tumori (Lilt), il Banco Alimentare, la Croce Rossa, il Centro di Aiuto
alla Vita, le Terziarie Francescane, che hanno spesso supportato con
aiuti concreti gli interventi della Asl. (Dg: Paolo Cavagnaro; Referente
dell'esperienza: Carolina Lorusso)
I Chia
e:
avv
" P roge tto
donna"
Sanità nazionale
Pagina 73
n semplice e veloce sms con cui chiedere aiuto al 118: è il servizio
U che dal 2009 l'Azienda ospedaliero-universitaria di Parma ha messo
a disposizione delle persone sordomute della sua provincia, un progetto
all'epoca raro nel resto d'Italia e unico in Emilia-Romagna, mentre oggi è
stato esteso anche ad altre Province della Regione.
La sordità, secondo dati diffusi dall'Ente nazionale sordi (Ens), colpisce
circa un italiano su mille ed è in questo contesto che si colloca l'esperienza dell'Azienda parmense, progettata con l'obiettivo di abbattere ogni
barriera di comunicazione per le persone diversamente abili anche in linea
con quanto previsto dal Numero unico europeo per le emergenze (Nue
112), che contemplava l'adozione di strutture di emergenza per le persone sorde e/o mute.
Il servizio, divenuto realtà operativa dopo qualche mese di sperimentazione, si basa su una centrale di soccorso, attivata presso l'Aou di Parma,
alla quale poter inviare messaggi di testo col cellulare per chiedere aiuto in
caso di emergenza sanitaria. In pratica, coloro che non possono parlare e
udire possono chiedere un intervento inviando un sms coi cellulare al
numero 339 9941118. In questo modo si attiva il sistema di soccorso del
118. La risposta dell'operatore al terminale viene prontamente inviata al
richiedente sfruttando lo stesso mezzo, l'sms. I "messaggini" quindi sostituiscono la telefonata vocale e diventano il canale attraverso il quale viene
definito il luogo dove deve arrivare
l'ambulanza e attraverso il quale comunicare le principali informazioni sull'accaduto. Una procedura che consente agli infermieri del 118 di dialogare con chi chiede aiuto, anche se sordomuto, stabilendo il grado di urgenun s
za prima di inviare i soccorsi e quindi
di "spedire" mezzi e personale più
indicati.
Avviata su base provinciale e soprattutto senza comportare spese
particolari, la soluzione è stata valutata positivamente dalla Regione EmiliaRomagna e successivamente diffusa
su tutto il territorio regionale, mantenendo la centrale operativa di Parma
come unico referente per ricezione e
gestione delle chiamate.
Un caso di successo reso possibile anche grazie al coinvolgimento
dell'Ente nazionale sordi, che ha contribuito a testare insieme all'Aou di
Parma il sistema di comunicazione che, tra l'altro, è in grado di supportare
e gestire più casi di richiesta contemporaneamente. In più la novità è stata
conosciuta in tempi rapidi dai diretti interessati non solo attraverso la
stampa, ma anche grazie alle associazioni di categoria che hanno provveduto a diffondere notizia del sistema tra gli iscritti. Destinatari dell'iniziativa
non erano infatti solo le persone sorde, ma altresì coloro che per motivi
temporanei non fossero in grado di parlare o sentire. I cittadini interessati
sono stati inoltre coinvolti in fase di progettazione dell'esperimento, con
incontri periodici con gli operatori sanitari. Il personale addetto al 118 è
stato parallelamente formato con corsi ad hoc e simulazioni pratiche.
Notevoli i primi risultati dell'iniziativa, monitorata dalla Centrale operativa del 1 18 mediante la sua banca dati: dall'esperienza è risultata sensibilmente migliorata l'accessibilità al servizio di emergenza sanitaria per una
categoria di utenti che fino a quel momento era scarsamente tutelata. Un
sistema veloce come quello degli sms ha inoltre ridotto i tempi di
intervento nelle richieste provenienti da persone non udenti e/o mute.
(Dg. Leonida Grisendi; Referente dell'esperienza: Adriano Furlan e Antonio
Pastori)
ou di
r a®
pesordomuti
il 11 8 arriva
con
ms
a compromissione della comunicazione verbale rappresenta un
deficit significativo che influenza la vita relazionale del malato e
rischia di compromettere il suo processo assistenziale. Partendo da
questa rilevazione, a Bassano la Ulss ha intrapreso una riuscita iniziativa
che si basa sulla Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) e che ha
coinvolto i pazienti, degenti o a domicilio, trattati nei reparti di Rianimazione, Neurologia, Medicina fisica e riabilitazione di Asiago, Pneumologia ospedaliera e territoriale, e Rsa.
La letteratura scientifica definisce la Caa come «l'insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie che è possibile attivare per
facilitare la comunicazione in persone che presentano una carenza o
assenza, temporanea o permanente, nella comunicazione verbale»
(Rivarola et al.). Sono state ideate e adattate alle diverse necessità
alcune schede utili alla comunicazione dei bisogni primari e alla registrazione di attività infermieristiche di stimolazione e di supporto agli
interventi logopedici. Il recupero della comunicazione è stato possibile
attraverso l'uso dei Sì/No, di immagini e foto, di lettere, parole e
simboli che fossero appropriati alla patologia e al quadro clinico dei
diversi pazienti. La UIss ha messo a punto un percorso operativo
assistenziale utile all'infermiere, in collaborazione con l'équipe multidisciplinare e supervisionato dal logopedista, che accompagnasse i suoi
asSaÌÌ®
tentativi di comunicare coi paziente,
incapace dell'utilizzo della parola, in
:
fase post-acuta.
Le soluzioni adottate sono state
monitorate attraverso questionari
ad hoc per la rilevazione della qualità percepita da utenti, familiari, operatori dell'équipe assistenziale. Ne è
emerso che l'uso del Sì/No con la
testa, la stretta o il gesto con la
mano, l'ammiccamento, la lettura labiale siano i più usati e probabilmente i più immediati. L'utilizzo della
tavola alfabetica, di disegni e foto, è
stato rilevato nel 72% dei casi. Nel
76% dei casi è stato possibile coinm
o
T
Vi
volgere e formare i familiari per favoTavola comunicazione Etran rire una relazione attiva con l'assistito. Il 95% degli intervistati ritiene
che la Caa sia utile alla comunicazione con il personale e la famiglia. Il
60% ritiene che il progetto Caa abbia avuto sul paziente un impatto
positivo sulla gestione complessiva dell'ansia, della depressione, della
rabbia, dell'aggressività, dell'incomprensione. Dalle interviste è emerso
inoltre che il progetto Caa ha avuto sugli operatori un impatto positivo
nella gestione di frustrazione (77%), indifferenza (I Il), impotenza
(78%); allo stesso modo è migliorata la capacità di gestione della rabbia,
della tensione, dello scoraggiamento nella comunicazione coi pazienti.
La Ulss 3 di Bassano del Grappa è stata insignita del I' Premio
Andrea Alesini 2011, promosso da Cittadinanzattiva e volto alla raccolta di buone pratiche in tema di umanizzazione delle cure. Nelle
motivazioni per l'assegnazione del premio si legge «per l'impatto sulla
qualità della vita delle persone che non possono comunicare con le
parole», oltre che «per aver generato un miglioramento dell'assistenza
nel percorso di cura in ospedale e al domicilio senza ricorrere a risorse
economiche aggiuntive e per aver coinvolto più figure professionali, in
una logica di integrazione e aver fornito agli infermieri conoscenze,
tecniche, strategie e tecnologie nate nell'ambito della logopedia e da
essi utilizzate in modo innovativo». (Dg: Valerio F. Albero; Referenti
dell'esperienza: Cristina Cerantola, M. Cristina Polka, Gabriella Scoccia)
del Gra ppa
assisten za
"se paro e 99
Per far pervenire altre esperienze o
chiedere ulteriori approfondimenti è
possibile contattare Fiaso all'indirizzo
email [email protected]
Sanità nazionale
Pagina 74
IN OGNI EMBRIONE D'UOMO
E Gja-ì
TUTTO
C
ASSU,,"TEVA MORRESI
opo l'allarme, un evidente imbarazzo ha accompagnato tanti commenti all'incidente al San Filippo Neri, in
cui il 27 marzo sono andati distrutti embrioni e gameti umani. Troppe le domande scomode evocate dai fatti e dalle
reazioni delle famiglie coinvolte; tante le
contraddizioni emerse, e soprattutto imprevedibili gli esiti di una battaglia giudiziaria senza precedenti, in cui si dovrà decidere se e come rispondere a interrogativi troppo spesso confinati nel recinto
del dibattito accademico. Comunque vada, l'esito sarà un precedente per la giurisprudenza in questo ambito e non solo
a livello nazionale: a tutt'oggi, infatti, non
c'è notizia di un incidente analogo nel
mondo, il che, però, non tranquillizza. E
molto difficile pensare che non sia mai
accaduto niente del genere, in trent'anni
di procreazione assistita in tanti Paesi; assai più probabilmente incidenti di questo
tipo sono stati sottovalutati, se non nascosti o taciuti all'opinione pubblica, il
che pone molti dubbi sull'effettiva trasparenza in ciò che accade intorno alla
fecondazione in vitro.
«Hanno ucciso i nostri figli», è stata la denuncia esplicita di alcune coppie del San
Filippo Neri che hanno già avviato la richiesta di un congruo risarcimento danni: un grido di dolore che dice bene la percezione della perdita subita. E sarà inevitabile, nel percorso giudiziario, stabilire
quanto vale un embrione umano e quindi, piaccia o meno, chiedersi (anche da
parte di coloro che hanno cercato di farne a meno) "cosa" o, piuttosto, "chi" è,
tanto più che sono andati persi pure gameti, e quindi il confronto nella valutazione fra cellule ed embrioni è d'obbligo.
Eppure sarebbero proprio queste le domande da eludere, secondo alcuni commentatori, che preferirebbero non «sovraccaricare» l'incidente del San Filippo
con questioni sullo statuto dell'embrione, portando argomentazioni che però
invitano a fare proprio il contrario.
Chiamare in causa i motivi che hanno "legittimato" l'aborto per sminuire il valore
dell'embrione non funziona proprio. Cominciamo col precisare che l'embrione
umano è già un essere umano: nessuno
può dire che è un essere inizialmente poniamo - vegetale, che poi si trasforma
in "umano". Ma soprattutto la tesi secondo cui «non esiste feto senza la donna che lo accolga», portata a sostegno di
chi vuole legittimare l'interruzione di una gravidanza rifiutata, in questo caso va
proprio in senso opposto, e cioè aumenta ancor più il valore di un essere umano
concepito ma non ancora nato. Chi ritiene che solo la volontà della donna valga
per stabilire se una gravidanza possa proseguire o venire interrotta mai come in
questo caso ha di fronte dorane, e coppie,
che fortemente volevano figli, e proprio
quei figli andati persi nell'incidente, che
avevano già desiderato e accolto e che sicuramente consideravano già esseri umani: che fossero immersi in azoto liquido non sminuisce l'attesa, il desiderio e
la volontà di quelle donne, ma pone piuttosto una rinnovata e pressante domanda sull'opportunità che esseri umani siano tenuti in quelle condizioni. Proprio chi
dà priorità alla percezione soggettiva delle donne, indipendentemente dal chiamare o no "persone" delle vite umane appena concepite, dovrebbe a maggior ragione riconoscere l'immenso valore di
quegli embrioni, anche al di fuori del
grembo materno. E, con onestà intellettuale, andare fino in fondo nel chiedersene il perché.
Perché tanta sofferenza per quella perdita, anche se quel «grumo di cellule» non
ha fattezze umane, non ha ancora un cuore che batte, non ha mani, piedi, non è
immediatamente riconoscibile come uno di noi? Forse perché nel proprio cuore ogni coppia, ogni donna sa che in quel
«grumo di cellule» c'è già tutto: mani e
piedi, cuore e volto, ed è già maschio o
femmina, proprio come uno di noi. Ê già
vita umana, anche se invisibile a occhio
nudo: deve solo crescere, ma già c'è, tutta quanta, tutta intera. E in quei novantaquattro embrioni c'era, e non c'è più.
"iPROWZIONE RISERVATP
Sanità nazionale
Pagina 75
go
a,,,
vernatore
Bari,
ari, le accuse di Lady y As l. Lui: sol lan[o rancore, sono sereno
ROMA - «Quel concorso deve vincerlo Paolo Sardell ». Nichi Vendola, il presidente della
Regione Puglia, che ha fatto della legalità la sua bandiera, inciampa nell'inchiesta sulla sanità pugliese. Indagato per abuso
d'ufficio, come si legge nell'avviso conclusioni indagini, per
aver pilotato un concorso da
primario di chirurgia toracica
dell'ospedale San Paolo di Bari,
vinto da un suo amico.
L'accusa è stata resa nota ieri
dallo stesso leader sel, in una
conferenza stampa nella quale
ha rivendicato la qualità della
scelta: «Sono sereno - ha detto Vendola - vengo accusato
di aver favorito la nomina di
chi oggi viene considerato una
delle più importanti autorità
scientifiche a livello europeo e
ha il merito di aver trasformato
un reparto che non c'era in
un'assoluta eccellenza». «L'accusa - ha spiegato - nasce
soltanto dalle dichiarazioni di
Lea Cosentino, persona che ha
motivo di rancore nei miei confronti, visto che l'ho licenziata
all'inizio delle inchieste sulla sanità pugliese in cui lei è risultata coinvolta e che adesso chiede 3 milioni di euro di risarcimento».
Ma i titolari dell'inchiesta, i
pm Desirèe Digeronimo e Francesco Bretone e il procuratore
aggiunto Lino Giorgio Bruno,
non la vedono così. Parlano di
«disegno criminoso» e lo accusano di aver «istigato» Lea Cosentino, l'ex commissario straordinario della Asl di Bari, (finita al centro dell'inchiesta sulla
«rete» che scambiava appalti e
nomine nella sanità pugliese
sotto l'egida dell'ex assessore,
ora senatore, Alberto Tedesco),
ad avere «intenzionalmente
procurato a Paolo Sardelli un ingiusto vantaggio patrimoniale». Oltre ad aver «arrecato un
danno ingiusto a Marco Luigi
Costernino, Achille Lococo e
Gaetano Napoli», gli altri medici che avevano partecipato al
concorso scaduto due volte. La
prima volta Sardelli non partecipò, giacché, secondo la Cosentino, aveva altre mire. Ma sfuma-
ta l'altra opportunità ci ripensò. E da lì partirono le presunte
«pressionv> di Vendola per riaprire i termini dei concorso.
Accuse riportate nelle carte. I
pm contestano a Vendola di
aver «assicurato tra l'altro alla
Cosentino la propria protezione da eventuali rilievi e iniziative di terzi cointeressatv>. E citano, la frase che, secondo Lady
Asl, sarebbe stata pronunciata
da Vendola: «Non ti devi preoccupare di questa cosa! Ti copro
io!».
Così, si legge nel provvedimento, «dopo la scadenza dei
termini del precedente avviso»
da lei stessa fissati il 4 febbraio
2008, la Cosentino omise di
«procedere alla nomina della
commissione per la valutazione tecnica» e deliberò la «riapertura dei termini per la presentazione delle domande» «al
fine di favorire esclusivamente
la situazione personale di Paolo
Sardelli». Insistentemente segnalata da Vendola («Quel concorso deve vincerlo Sardelli»),
sottolinea la Procura, «dopo
che era stata accertata la non
praticabilità del conferimento
di un incarico direttivo allo stesso Sardelli presso l'ospedale Di
Venere di Bari, al quale il sanitario aspirava. Termini riaperti in
assenza di un fondato motivo
di pubblico interesse». E «sulla
base di una motivazione pretestuosa e in sé contraddittoria»:
l'esigenza asserita di «una ampia possibilità di scelta» in relazione alla «esiguità del numero
dei candidati che hanno presentato domanda, in palese contrasto con la dichiarata "specifica
particolarità della disciplina oggetto della selezione'". Così consentendo a Sardelli, di partecipare, dopo la riapertura dei termini».
Il 19 aprile 2oog tra i candidati «tutti dichiarati idonev> la Cosentino «presceglieva» Sardelli.
Ma lei stessa giustificò ai magistrati la scelta così: «Vinse il
dottor Sardelli perché in effetti
era il più titolato».
«Mi dichiaro assolutamente
sereno, come sempre in passato. Ogni mia azione è stata sempre trasparente», ha assicurato
ai cronisti Vendola, «io a questo, come a tutti i concorsi, mi
sono interessato per chiedere
che fossero concorsi veri, che
avessero una platea credibile di
partecipanti e potesse vincere il
migliore». «Permettete - ha
aggiunto - che legga quello
che scriveva un gip in una richiesta di archiviazione: "Quanto alla posizione del presidente
Vendola, gli stessi commenti
che formulano i soggetti interessati, Tedesco e Lea Cosentino, dimostrano l'assenza non
solo di condotte, ma ancor prima di finalità e obiettivi dell'azione politica che possano in
qualche modo dimostrare
l'esercizio di pressioni e condizionamenti dell'attività istituzionale"». Poi il governatore ha
preso a prestito le parole di Tarantini: «La Cosentino era terrorizzata dal fatto che Vendola potesse sapere che commetteva illeciti». E ha concluso: «Questo
è il quadro reale».
Virginia Piccolillo
Sanità nazionale
Pagina 76
Vendola indagato per abuso d'ufficïo
"Favori la nomina dï un primario"
Accusato drdluexrnunngcr.Lumplira: 'Mi attaccaperché la licenziai"
GIULIANO FOSCHINI
PIERO RICCI
BARI - Una conferenza stampa
convocataall'improvviso, nel pomeriggio. «Sono indagato, ho appena ricevuto un avviso di garanzia: l'ex direttore generale della
Asl di Bari, Lea Cosentino, mi accusa di aver pilotato un concorso
da primario. Ma io, a questo concorso, come a tutti i concorsi, mi
sono interessato nella misura di
chiedere che fossero concorsi veri, che avessero una platea credibil e di partecipanti e che potesse
vincere il migliore. E il professor
Sardelli era il più bravo». Un nuovo scandalo giudiziario si abbatte
sulla Puglia. Questa volta però
non c'entrano le cozze pelose di
Emiliano, ma la sanità di Nichi
Vendola. Ieri il procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno e i sostituti Desirèe Digernonimo e
Francesco Bretone hanno notificatoun avviso di conclusione delleindagini al governatore Vendola e all'ex direttore generale della
Asl di Bari, Lea Cosentino. Concorso in abuso d'ufficio l'accusa
peri] governatore, abuso d'ufficio
per Lady Asl. L'inchiesta si basa
sulle dichiarazioni della stessa
Cosentino che nell'aprile scorso
vorire, Paolo Sardelli». Il fine di
Vendola, secondo la procura, era
di «favorire esclusivamente la situazione personale di Sardelli insistentemente segnalata dallo
stesso Vendola (...) in assenza di
un fondatomotivo dipubblicointeresse». «Vendola-ha spiegato
ai pm la Cosentino - mi chiese
insistentemente di ri aprire il concorso percon sentire al dottor Sardelli diparteciparvi. Io, a fronte di
tali richieste e nonostante fosse
stata già compostala commissione che non si era ancora riunita,
riaprii i termini del concorso, anche se non ero d'accordo, con la
scusa di consentireilmassirno accesso a tutte le professionalità.
Era chiaramente una forzatura
ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata. Vinse il
dottor Sardelli poiché in effetti
era il più titolato. Sardelli poi mi
impose attraverso Vend ola difare
una ristrutturazione del reparto».
Vendola prova a parare i colpi.
Spiega che Lady As! ha del «rancore nei suoi confronti per averla
licenziata» appena scoppiati gli
scandali sulla malasanità. E a dimostrarlo c'è la richiesta di un risarcimento di tre milioni di curo
nei confronti della Regione Puglia. Il governatore insiste, spiega
chele accuse«nonsibasanosuintercettazioni» e che i virgolettati
"non preoccuparti, ti copro io" e
"questa cosa la devi fare a tutti i
costi" che gli vengono attribuiti
«sono della dottoressa Cosentino
che descrive i fatti secondo la sua
raccontò di aver ricevuto pressi ori da Vendola perché «venissero
riaperti i termini del concorso da
primario di Chirurgia toracica
dell'ospedale barese San Paolo in
modo che potesse parteciparvi
un medico che egli intendeva faCOSENTINO
L'ex manager asl
é coinvolta in più
filoni della
sanitopoli
pugliese
Sanità nazionale
.„ ___
memoria». La stessa manager che
l'estate scorsa in un ristorante a
Roma, prova a passare un dossier
su Vendola al senatore Franco
Astore (gruppo misto), perché lo
giri a Berlusconi e ai suoi giornali.
Vendola però, non parla di complotti. Ma nemmeno di possibili
dimissioni: «Non cihopensatoun
istante - dice Vendola - la mia
iscrizione nel registro degli indagati era probabilmente un atto
dovuto».
Sul suo coinvolgimento in
un'inchiesta giudiziaria, il leader
dell'Idv, Di Pietro afferma che
«tutti possono essere chiamati
dal magistrato ma chi è innocente e non ha nulla datemere civa di
corsa». Ironico il commento del
capogruppo dei senatori pol,
Maurizio Gasparri: «Esterrefatto
perla rapidità con la quale la procura di Bari ha indagato Vendola».
:d RIPRODUZIONE RISERVATA
LADY ASL
Nella foto, Lea
Cosentino, ex direttore
generale della Asl di
Bari. In alto, il
governatore Nichi
Vendola
TEDESCO
L'ex assessore
alla sanità oggi
senatore avrebbe
pilotato appalti a
favore dei figli
__
__ _
FISULLO
L'ex vice
presidente
favoriva le società
dei Tarantini in
cambio di escori
Pagina 79
IL PRIMARIO DI VENDOLA
leader i Sei i nda g ato per aver favor í to
una nomina
di Bari. 'Volevo il i i r"
Il
di Antonio Massari
uel concorso deve vincerlo Sardelli. Non ti
preoccupare, ti copro
io": c'era chi, come Nie
Vendola, "istigava" a far
vincere il migliore. E si ritrova
indagato nello scandalo Sanità. E c'era chi, come Lea Cosentino, per far vincere il migliore doveva realizzare una
"forzatura". Il fatto più strano,
poi, è che negli atti si legge: in
quel concorso fu "omessa la
nomina della commissione
per la valutazione tecnica".
E davvero dura, in Puglia, la
vita dei luminari della scienza. Prendiamo il caso del primario Paolo Sardelli. Dice
Vendola che è "il migliore",
una "vera promessa della
scienza medica", che "l' inchiesta non mette in dubbio
le sue qualità". Dice Lea Cosentino - ex direttore generale della Asl - che era il "più
titolato" e per questo motivo
vinse il concorso. Eppure,
proprio per la nomina di Sardelli, Vendola è indagato per
concorso in abuso d'ufficio
con la Cosentino.
SEGNO che il caos, nella Sanità pugliese, è giunto al suo
paradosso: un luminare della
chirurgia, per diventare primario, dev'essere raccomandato dal Governatore. Non solo. Il punto è che, secondo
l'accusa, è stata necessaria la
"forzatura" di Vendola che,
per Sardelli, chiese di riaprire
un concorso ormai chiuso e
rassicurò il direttore generale
della Asl: "Ti copro io". Il punto - stando all'accusa - è che a
Sardelli fu "intenzionalmente
provocato un ingiusto vantaggio patrimoniale". E fu invece
"arrecato una danno ingiusto a
Luigi Cisternino, Achille Lococo e Gaetrano Napoli: forse
non saranno più "titolati" di
Sardelli, ma almeno, la domanda per diventare primario, l'a-
vevano presentata nei tempi
giusti. Riaperti i termini, invece, vinse il Sardelli "raccomandato" dal Governatore.
Ma in Puglia la "raccomandazione" - a voler sentire le giustificazioni di Vendola, ieri, in
conferenza stampa - si trasforma in una sorta di atto dovuto:
"L'unica mia raccomandazione era che vincesse il migliore.
A questo concorso, come a
tutti i concorsi, mi sono interessato perché fossero concorsi veri, che avessero una
platea credibile di partecipanti, che potesse vincere il migliore. Chiunque, qualunque
direttore generale sa che i miei
unici interventi, rari, relativamente ai concorsi sono stati
sempre mirati alla raccomandazione che potesse vincere il
migliore. E l'indagine non
mette in dubbio la qualità del
professor Sardelli che non è
coinvolto nell'indagine". L'indagine mette a fuoco, però, il
sistema che Lea Cosentino nota anche come Lady Asl - ha
Si ipotizza
l'abuso d'ufficio
Il presidente
della Puglia
avrebbe fatto
riaprire il termine
del concorso
un primario per l'unità operativa di chirurgia toracica del
presidio ospedaliero San Paolo. Nel 2008 era andato in pensione il professor Carpagnano
(...) Bandimmo il concorso,
Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò
la nomina di Sardelli al policlinico di Foggia, suo amico e
secondo lui molto bravo".
SARD E LLI, però , non si candidò: "Espletai il concorso continua la Cosentino - ma il
dottor Sardelli non presentò la
domanda, confidando di poter
essere collocato presso il Di
Venere (un altro ospedale,
ndr)". Ma al Di Venere non fu
bandito alcun concorso. Ed
ecco come riprende il racconto della Cosentino: "Vendola
mi chiese insistentemente di
riaprire il concorso (all'ospedale San Paolo, ndr) per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi. Io, a fronte di tali richieste, e nonostante fosse
stata già composta la commissione, che non si era ancora
riunita, riaprii i termini del
concorso, anche se non ero
d'accordo, con la scusa di con-
sentire il massimo accesso a
tutte le professionalità. Era
chiaramente una forzatura ma
Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata. Vinse
il dottor Sardelli poiché era effettivamente il più titolato".
"L'ho licenziata - ribatte Vendola alle parole della Cosentino - ed è animata da risentimento nei miei confronti. Ci
sono soltanto le sue parole:
senza le sue frasi non si sarebbe potuto prefigurare un capo
d'imputazione nei miei confronti". Lady Asl raccontò alla
procura anche il sistema della
lottizzazione, a partire dal
2005, parlando di applicazione dei "manuale Cencelli": "Il
manuale Cencelli si applicava
in questo modo: quando una
Asl andava in quota Ds con il
direttore generale, poi il direttore amministrativo e il direttore sanitario dovevano essere
di area o della Margherita, o
socialista, o di Rifondazione e
viceversa. Vendola e Tedesco
ci chiamavano e ci dicevano
chi nominare. Non conoscevamo le persone che nominava
mo, né la loro professionalità,
se non dai curricula".
descritto ai pm Desirée Di Geronimo e Francesco Bretone.
E la Cosentino, che parla di
una sorta di "manuale Cencelli" per lottizzare la Sanità, descrive la nomina di Sardelli come il frutto di una vera e propria "pressione".
"Un'altra pressione - racconta
LadyAsl~riguardala nomina di
rva a edll:aPicliaeleaderdi Sel.
Sanità nazionale
Pagina 80
Inchieste sulla sanità, Vendola indagato
L'accusa: favorì la nomina di un primario
Secondo i magistrati procurò
«un ingiusto vantaggio
pa
oniale». Il governatore
pugliese si difende: «Mi accusa
solo "ladyAsl", ha rancore
perché la licenziai»
DA R.oNtA
oncorso in abuso d'ufficio
continuato per aver favoriC to la nomina di un primario all'ospedale San Paolo di Bari:
è l'ipotesi accusatoria in base alla
quale è finito nel registro degli indagati il presidente della Regione
Puglia, NichiVendola. Stessa ipotesi di reato anche per l'ex direttore generale della Asl di Bari Lea
Cosentino, la "lady Asl" (così soprannominata per le tante inchieste sulla malasanità pugliese) che
l'ha tirato in ballo in questa vicenda. Vendola e Cosentino sono
gli unici indagati per la vicenda.
E stato lo stesso Vendola a comunicare di essere indagato, convocando d'urgenza una conferenza
stampa dopo che militari della
Guardia di finanza, su disposizione della Procura, gli avevano notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari con valore
di informazione di garanzia. «Mi
dichiaro assolutamente sereno,
come sempre in passato - sono
state le prime parole del governatore - perché ogni mia azione è
stata sempre improntata a garantire la trasparenza».
La nomina "incriminata" è quella
del medico Paolo Sardelli a primario di chirurgia toracica dell'ospedale San Paolo di Bari. Tre i magistrati inquirenti: il procuratore
aggiunto Giorgio Lino Bruno e i
pm Desirè Digeronimo e France-
Sanità nazionale
sco Bretone che da tempo seguono gli "affari" sulla sanità regionale.
Secondo la procura, dal 25 settembre 2008 al 19 aprile 2009, «Cosentino Lea, nella qualità di direttore generale della Asl Bari, con
più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e in tempi diversi, su istigazione e determinazione di Vendola Nicola, presidente della Regione Puglia, in
violazione dei principi costituzionali di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione» e di varie leggi nazionali e
regionali, avrebbero «intenzionalmente procurato a Sardelle Paolo
un ingiusto vantaggio patrimoniale», favorendolo per «l'incarico quinquennale di Direttore medico della Struttura complessa di
chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo».
«Chiunque, qualunque direttore
generale - ha replicato il governatore - sa che i miei unici interventi, rari, relativamente ai concorsi
sono stati sempre mirati alla raccomandazione che potesse vincere il migliore», e nell'ambito di
questa indagine «si appura che effettivamente il professor Sardelli
era comunque il migliore». Per
Vendola le accuse si basano solo
sulle dichiarazioni di tre mesi fa
della Cosentino «non suffragate da
nessuna altra prova, nessuna altra
documentazione». Insomma, chi
lo accusa è «una persona animata
da forte risentimento nei miei
confronti - ha rilevato - avendola
io licenziata al momento del suo
coinvolgimento nelle inchieste
sulla malasanità». Ovvero una persona «tanto animata da rancore
che ha fatto causa recentemente
alla Regione chiedendo un risarcimento di tre milioni di euro».
Non la pensano così i magistrati.
«Non ti preoccupare di questa cosa! Ti copro io!»: è la frase che, secondo la procura di Bari, Vendola disse tra il settembre 2008 e l'aprile 2009 alla Cosentino, preoccupata alla richiesta del
presidente di riaprire i termini di presentazione delle domande per l'incarico.
Vendola premeva - secondo l'accusa - perché venissero riaperti i termini
del concorso in modo che
potesse parteciparvi un
medico che egli intendeva
favorire, appunto Paolo
Sardelli. Secondo i magistrati il suo fine era di «favorire esclusivamente la
situazione personale» di
Sardelli «insistentemente
segnalata da esso Vendola
("Quel concorso deve vincerlo Sardelli"), dopo che
era stata accertata la non
praticabilità del conferimento di un incarico direttivo allo stesso Sardelli
presso lo Stabilimento ospedaliero "Di Venere" di
Bari, al quale il sanitario aspirava».
La pressione diVendola nei
confronti di Cosentino avvenne - secondo la procura di Bari - «in assenza di
un fondato motivo di pubblico interesse» e «sulla base di una motivazione pretestuosa e in sé contraddittoria».
Pagina 81
Vendola indagato ber una a
0
Avrebbe favorito un primario ospedaliero - Il governatore replica: «Scelta eccellente»
al medico Paolo Sardelli dipartecipare e vincerlo.
r w# Un «manuale Cencelli» maLe sospette pressioni sarebbede in Puglia, al quale non si sareb- ro giunte dopo che il medico era
be sottratto neanche il presidente' stato scartato a un'altra selezione
della Regione PugliaNichi Vendo- dell'ospedale barese Di Venere.
la, indagato, in concorso con l'ex Secondo i magistrati, la Cosentidg dell'Asl Bari Lea Cosentino, di no, «nella sua qualità di dg dell'Asl
abuso d'ufficio per la nomina di Bari - si legge nell'atto di chiusura
un primario. Questo ipotizzano i indagini-su istigazione e determisostituti procuratori di Bari Fran- nazione di Vendola, in violazione
cesco Bretone, Desirée Digeroni- dei principi costituzionali di buon
mo e Marcello Quercia, che han- andamento e imparzialità della
no notificato al governatore pu- pubblica
amministrazione»,
gliese efondatore diSinistraecolo- avrebbe «intenzionalmente procurato a Sardelli un ingiusto vantaggio patrimoniale».
IL LEADER REGIONALE
L'ex dg, nel ricostruire l'intera
vicenda, spiega che Vendola
Ha ricevuto un avviso
avrebbe detto: «Quel concorso
di fine indagine per abuso
deve vincerlo Sardelli». È l'8 aprid'ufficio in concorso
le quando compare davanti ai
con l'ex direttore generale
pm: «Bandimmo il concorso e
dell'Asl di Bari Lea Cosentino Vendola mi chiese di procedere
velocemente e sponsorizzò la nomina del dott. Sardelli del Policligia e libertà, un avviso di conclu- nico di Foggia, suo amico e seconsione delle indagini preliminari do lui molto bravo». Racconta:
per uno dei vari filoni d'inchiesta «Espletai il concorso ma il dott.
nati dal maxi procedimento Sardelli non presentò la domansull'exassessore allasalute e attua- da confidando di poter essere colle senatore del gruppo Misto, Al- locato presso il Di Venere in una
bertoTedesco.
istituenda unità complessa.
Gli atti d'accusa sono sorretti Quando Sardelli appurò, tramite
esclusivamente dall'interrogato- Francesco Manna, capo gabinetrio dell'8 aprile scorso della Cosen- to di Vendola, che l'istituzione
tino, che al pm Digeronimo rico- della unità del Di Venere non si
struisce l'applicazione del «ma- sarebbe realizzata, Vendola mi
nuale Cencelli» in Puglia. Ma è su chiese insistentemente di riapriVendola che nell'immediato si sof- re il concorso per consentire al
fermano le attenzioni degli investi- Sardelli di parteciparvi».
gatori: il governatore avrebbe imSecondo l'ex dg, «era chiaraposto all'ex manager della sanità mente una forzatura, ma Vendola
pugliese di rinnovare i termini di mi disse di farlo perché mi avrebun concorso per dirigente medico be tutelata. Vinse il dott. Sardelli
di chirurgia toracica all'ospedale poiché in effetti era il più titolato».
San Paolo di Bari, per permettere Dura la reazione del governatore
Vito Giannoccaro
BARI
Sanità nazionale
che, nel dare lui stesso la notizia in
conferenza stampa, ha affermato:
«L'accusa nasce solo e soltanto
dalle dichiarazioni della Cosentino, la quale asserisce che all'origine di questa miaveemente interferenza ci sarebbe la mia amicizia
con il professor Sardelli, elemento che è stato già autorevolmente
smentito nei mesi scorsi dal Sardelli che ho conosciuto per essere
una vera promessa della scienza
medica». E aggiunge: «A questo
concorso, come a tutti i concorsi,
mi sono interessato nella misura
di chiedere che fossero concorsi
veri, che avessero una platea credibile di partecipanti e che potesse
vincere ilmigliore».
Certo è, sempre secondo la Cosentino, che la "logica" era seguita
fin dal 20o5, anno della prima giunta Vendola. Racconta nel suo verbale che «ilmanuale Cencellisi applicava in questo modo. Quando
una Asl andava in quota Ds con il
direttore generale, poi il direttore
amministrativo e il direttore sanitario dovevano essere di area o della Margherita o socialista o di rifondazione e viceversa». Spiega
infine che «nell'ex giunta Vendola gliássessori che contavano di
più e che influenzavano anche le
scelte sulle nomine del management e potevano determinare
l'espulsione dei direttori generali
erano per Bari Alberto Tedesco,
Guglielmo Minervini e Mario
Loizzo. Per Lecce Sandro Frisullo,
per Taranto Michele Pelillo, per
Brindisi Francesco Saponaro, per
Foggia l'assessore Elena Gentile.
Anche l'onorevole Gero Grassi,
parlamentare dellaMargherita, interloquivaper lenomine».
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Pagina 82
e
ci
«Pressioni per un primario»
Vendola indagato: sono sereno
Concorso in abuso d'ufficio il
reato ipotizzato per il governatore della Puglia, in relazione alla nomina del professor Paolo
Sardelli. A dare la notizia lo stesso Vendola, che assicura: «Volevo solo una selezione seria».
INAN CiMMARUSrI
Scartato da un incarico all'ospedale
Di Venere e poi piazzato al nosocomio San Paolo per sospette pressioni
di Nichi Vendola sull'ex dg dell'Asl
Bari, Lea Cosentino.
Per la seconda volta Vendola incappa nell'accusa di concorso in abuso d'ufficio. Anche allora, due anni
fa si trattava di presunte pressioni
per la nomina di un manager sanitario. Ma la vicenda fu archiviata perché ritenuta legittimo spoyl sistem.
E concorso in abuso d'ufficio è di
nuovo il reato ipotizzato dalla Procura di Bari, che ha appena notificato
al presidente della giunta regionale
un avviso di chiusura delle indagini
preliminari per la nomina di un primario. Atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
«L'accusa nasce solo e soltanto
dalle dichiarazioni della dottoressa
Lea Cosentino - ha spiegato Vendola in una conferenza stampa convocata d'urgenza, in cui lui stesso ha
dato la notizia alla stampa - la quale
asserisce che all'origine di questa
mia veemente interferenza ci sarebbe la mia amicizia con il professor
Paolo Sardelli, elemento questo che
è stato già autorevolmente smentito
nei mesi scorsi dal professor Sardelli
che ho conosciuto per essere una vera promessa della scienza medica».
E aggiunge: «A questo concorso, come a tutti i concorsi, mi sono interessato nella misura di chiedere che fossero concorsi veri, che avessero una
platea credibile di partecipanti e che
potesse vincere il migliore. Mi dichiaro assolutamente sereno».
Agli atti dell'inchiesta, infatti, risultano esclusivamente le parole della Cosentino, messe a verbale l'8
aprile scorso. In particolare, l'ex manager dell'Asl Bari, già accusata di as-
Sanità nazionale
sociazione per delinquere e corruzione in diversi processi, in concorso
con il faccendiere Gianpaolo Tarantini, ha ricostruito le sospette pressioni che Vendola avrebbe compiuto
«insistentemente». Da una parte,
dunque, c'è il presidente della giunta, che ritiene la Cosentino «animata
da rancore nei miei confronti, tanto
che ha fatto causa recentemente alla
Regione chiedendo un risarcimento
di tre milioni di euro»; dall'altra la
Procura, che ritiene le parole dell'ex
manager credibili, in quanto anche
auto accusatorie.
Per i magistrati Vendola, con le
pressioni su Lea Cosentino, avrebbe
«intenzionalmente procurato a Sar-
«L'accusa nasce solo
dal rancore di Lady Asl
Sardelli è un'eccellenza»
Sardelli del Policlinico di Foggia,
suo amico e secondo lui molto bravo». Racconta che «espletai il concorso ma il dott. Sardelli non presentò la domanda confidando di
poter essere collocato presso il Di
Venere in una istituenda unità complessa. Quando Sardelli appurò,
tramite Francesco Manna, capo gabinetto di Vendola, che l'istituzione della unità del Di Venere non si
sarebbe realizzata, Vendola mi
chiese insistentemente di riaprire
il concorso per consentire al dott.
Sardelli di parteciparvi». Secondo
l'ex dg, soprannominata la Lady
Asl di Puglia, «era chiaramente
una forzatura, ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata. Vinse il dott. Sardelli poiché in
effetti era il più titolato. Sardelli
poi mi impose attraverso Vendola
di fare una ristrutturazione del reparto e di dotarlo delle attrezzature idonee per la funzionalità dello
cóÌ ÜSrÀVA IL MANUALE CENCELLI»
delli», primario di rinomata fama,
«un ingiusto vantaggio patrimoniale». In particolare, riaprendo i termini ormai scaduti «per la presentazione delle domande per l'avviso pubblico per il conferimento dell'incarico quinquennale di Direttore medico della struttura complessa di Chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo». «Quel concorso deve vincerlo Sardelli», avrebbe detto
Vendola alla Cosentino, che lo racconta al pm Digeronimo.
E l'8 aprile scorso quando l'ex manager ricostruisce le sospette pressioni «secondo manuale Cencelli».
«Bandimmo il concorso e Vendola
mi chiese di procedere velocemente
e sponsorizzò la nomina del dott.
La Cosentino, dopo aver parlato
delle sospette richieste di Vendola,
spiega come «si applicava nel 2005
il manuale Cencelli» in Puglia.
«Quando una Asl andava in quota
Ds con il direttore generale, poi il
direttore amministrativo e il direttore sanitario dovevano essere di
area o della Margherita o socialisti
o Rifondazione e viceversa (...).
Dal 2007 - continua - è diventato
più stringente il sistema di accontentare i partiti della maggioranza
poiché con la ristrutturazione delle Asl i posti erano stati diminuiti:
quindi furono istituiti i posti dei
sub-commissari per accontentare
le varie correnti». La gestione politica della sanità, sempre secondo la
Cosentino sarebbe stata così gesti-
Pagina 84
ta: «Nell'ex giunta Vendola gli assessori che contavano di più e che
influenzavano anche le scelte sulle
nomine del management e potevano determinare l'espulsione dei direttori generali erano per Bari Alberto Tedesco, Guglielmo Minervini e Mario Loizzo. Per Lecce Sandro Frisullo, per Taranto Michele
Pelillo, per Brindisi Francesco Saponaro, per Foggia l'assessore Elena Gentile. Anche l'onorevole Gero Grassi, della Margherita, interloquiva per le nomine»..:.
Foto Ansa
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II governatore della Puglia Nichi Vendola
Sanità nazionale
Pagina 85
Intanto il ministro Severino tratta con Pdl e Pd sulla corruzione. Entro venerdì, l'incontro con l'Udc
Ora tocca a Nichi Vendol
concorso in abuso d'ufficio
Indagato il governatore della Puglia: è accusato di aver favorito'
la nomina di un primario dell'ospedale San Paolo di Bari
di Angela Rossi
ROMA. Giorni duri questi per la politica italiana. Non bastava prima il caso
Lusi e dopo quello Belsito. Ieri, una tegola s'è abbattuta anche sul governatore della. Puglia Nichi Vendola, indagato per concorso in abuso d'ufficio
per aver «favorito la nomina di un primario» dell'ospedale San Paolo di Bari., L'annuncio è stato dato ieri dallo
stesso presidente della Regione che, in
una conferenza stampa convocata
d'urgenza, ha reso noto di aver «ricevuto un avviso di conclusioni indagini». A tirare in ballo Vendola, un memoriale di «Lady Asl», Lea Cosentino,
ex direttore generale dell'Azienda sanitaria di Bari, coinvolta negli scandali che hanno travolto la sanità pugliese. L'inchiesta è condotta dai pm Desiree Digeronimo, Marcello Quercia e
dal procuratore aggiunto Giorgio Lino
Bruno.
Intanto ieri, visto il clima degli ultimi
giorni, i tecnici di Pdl, Pd e Terzo Polo
si sono incontrati per portare sul tavolo le nonne che regolano i rimborsi
per le spese sostenute in campagna
elettorale. E sempre ieri si è avuto anche il secondo giro di colloqui del ministro della Giustizia Paola Severino,
prima con il Pdl e in serata con il Pd,
sulle nuove norme da inserire in un
emendamento al ddl anticorruzione
che sarà presentato la settimana prossima in Parlamento.
Entro venerdì il ministro incontrerà
l'Udc. Pare essere intenzione del ministro l'inasprimento anche delle pene
accessorie con l'estensione dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici
per i condannati.
Sanità nazionale
Temi scottanti e di nuovo in pole position dopo la bufera sulla Lega, e dopo che ieri mattina è arrivato per l'Italia anche il richiamo dall'Europa proprio sul sistema dei finanziamenti
pubblici ai partiti, per colpa del quale
alcuni hanno ricevuto rimborsi superiori a oltre il 400 per cento delle spese
affrontate. «Abbiamo discusso nuovamente di tutti gli argomenti», ha raccontato dopo l'incontro col ministro
Severino di ieri il capogruppo Pdl in
commissione Giustizia alla Camera,
Enrico Costa, facendo riferimento ai
temi della corruzione, responsabilità
civile dei magistrati e intercettazioni.
«Si sono registrati progressivi passi in
avanti», ha concluso Costa. Anche il
Partito democratico, che ha avuto un
incontro col Guardasigilli nella serata
di ieri, ha battuto sul lungo elenco di
quelle che da sempre considera priorità, soprattutto le misure da adottare
sul fronte della lotta alla corruzione.
Su tutte, l'introduzione del reato di
traffico di influenze illecite; della corruzione per l'esercizio della funzione,
dell'autoriciclaggio; della corruzione
fra privati, che riguarderebbe eventua-
soltanto per le spese documentate per
le campagne elettorali, previo rigoroso
controllo della loro inerenza e congruità ad opera della Corte dei Conti e
la possibilità per ogni cittadino di finanziare, entro limiti prefissati, l'attività politica del proprio partito, ottenendo un corrispettivo credito di imposta», è l'idea di Enzo Palumbo, nuovo presidente del Pli. «La riforma dei
partiti ci vuole ed è necessaria e indispensabile, almeno per chi crede nella
democrazia e non nel ruolo salvifico
del"dittatore democratico".
Una riforma che obblighi i partiti a bilanci trasparenti, a risorse meno ingenti, al rispetto della democrazia interna e del codice etico». «Una riforma, comunque, utile per non appalta-
li atti di corruzione da parte di manager delle società privatizzate che gestiscono servizi pubblici. Poi si punta a
riscrivere i reati di corruzione e di concussione. «Abolizione totale delle norme attuali sul finanziamento ai partiti
e introduzione di diritto ai rimborsi
)"t- ; dol':
)n(or )-r, ;od 'un10
Pagina 86
re la politica solo ai ricchi e alle
lobby», ha invece dichiarato l'onorevole Giorgio Merlo, Partito democratico, vice presidente Commissione Vigilanza Rai. Controllo della Corte dei
Conti necessario anche per Franco
Frattini del_ Popolo della libertà. Ai microfoni di Tgcom24 l'ex ministro degli
Esteri del governo Berlusconi ha infatti detto: «La prossima tranche del finanziamento non può essere erogata
a cuor leggero ai partiti senza che ci
sia controllo. Io auspico che ci sia un
controllo indipendente come quello
della Corte dei Conti e mi piacerebbe
che si trattasse di un finanziamento all'americana, dove entrano in gioco i
privati. Sarebbe assurdo elargire la
tranche di finanziamento senza una
nuova legge e con quanto detto dal
Consiglio d'Europa». «Adesso basta.
Chiudiamo subito il rubinetto del finanziamento pubblico ai partiti».
Alessandro Cè, coordinatore lombardo di Verso Nord, chiede una decisa inversione di tendenza: «Non sono io a
chiederlo ha sottolineato - ma tutta la
gente onesta che paga le tasse e manda avanti questo Paese. I partiti non
sono legittimati a farlo, solo Monti ha
l'autorevolezza di cambiare questo sistema». E l'applicazione della trasparenza estesa anche alle fondazioni politiche viene chiesta dal leader deiVerdi, Angelo Bonelli: «È necessaria un'operazione trasparenza sulle fondazioni dei politici.
Sanità nazionale
Oggi sono pochi gli uomini politici
o i parlamentari che non hanno una
fondazione: fondazioni che in molti
casi diventano uno strumento parallelo o che si sostituisce all'attività dei
partiti stessi». «Va introdotto il principio della inalienabilità di tutti i beni
donati ai partiti - ha detto a Radio Radicale il responsabile delle commissioni economiche del Partito democratico, Francesco Boccia - «Il rimborso ai
partiti va dimezzato e vanno introdotti meccanismi di certificazione che
coinvolgano la Corte dei Conti. I rimborsi devono essere pubblici e commisurati alle spese effettivamente sostenute. E infine occorre aprire alla possibilità che i cittadini possano contribuire liberamente con il cinque per
mille». «L'Italia dei valori è disposta
ad appoggiare la proposta della
maggioranza sui partiti a condizione che si decida una riduzione forte dello stanziamento, si elimini
l'ultima rata di giugno (da destinare all'assistenza sociale) e si
preveda una autorità indipendente - ha detto Antonio Di Pietro nella conferenza stampa di ieri pomeriggio a Montecitorio - che
certifichi la validità delle spese, autorità che identifichiamo nella Corte dei
Conti».
L'a.nnuncio è stato
dato dallo stesso
presidente, durante
una conferenza
stampa convocata
d'urgenza
Pagina 87
CícIone
i
Vendola ffidagato, favon' a pn*maìío
Puglia, a dare l'annuncio lo stesso governatore. L'ipotesi di reato: concorso in abuso di ufficio
ROMA. Sceglie di convocare
una conferenza stampa d'urgenza per comunicare ufficialmente che è indagato. Gioca
d'anticipo il presidente della
regione Puglia Nichi Vendola,
e spiazza un po' tutti. Ieri mattina, uomini della Guardia di
finanza gli hanno notificato
l'avviso di chiusura indagine,
il415 bis, ovvero l'atto che prelude alla richiesta di rinvio a
giudizio. Il Governatore è accusato di concorso in abuso
d'ufficio continuato per aver
favorito la nomina di un primario all'ospedale San Paolo
diBari, e la stessa ipotesi di reato è stata contestata anche
all'ex direttore generale della
Asl, Lea Cosentino, soprannominata lady Asl per le inchieste sulla malasanità pugliese.
Ë stata propria lei a tirarlo in
ballo raccontando particolari
e dinamiche sull'assegnazione di nomine e appalti in ambito sanitario. E Vendola non ci
sta. «Mi accusa una persona
che è animata da forte risentimento nei
miei confronti - dichiara - visto che sono stato io a licenziarla al momento del
suo coinvolgimento
nelle inchieste. La
dottoressa Cosentino
è comprensibilmente animata da rancore nei miei confronti,
tanto che ha fatto causa recentemente alla
Regione chiedendo
un risarcimento di tre milio-
ni». Il Governatore fornisce
poi alcuni particolari sull'inchiesta: «Chiunque, qualunque direttore generale sa che i
miei unici interventi rari, relativamente ai concorsi sono sta-
ti sempre mirati alla raccomandazione che potesse vincere il migliore. E infatti,
nell'ambito di questa indagine si appura ovviamente che il
professore Sardelli era il migliore, cioè non viene messa
in dubbio la qualità. La dottoressa Cosentino mi accusa sulla base di sue dichiarazioni,
non suffragate da nessun'altra
prova, nessun altra documentazione. Mi dichiaro assolutamente sereno, come sempre
in passato, perché ogni mia
azione è stata sempre impron-
Sanità nazionale
tata a garantire la trasparenza».
Nel capo di imputazione
della procura, viene sottolineato che dal 25 settembre 2008
al 19 aprile 2009 «Lea Cosentino, nella qualità di direttore
generale della Asl Bari, con
più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e
in tempi diversi, su istigazione
e determinazione di Nicola
Vendola, presidente della regione Puglia, in violazione dei
principi costituzionali di
buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, ha intenzionalmente
procurato a Sardelli un ingiusto vantaggio patrimoniale»,
favorendolo per «l'incarico
quinquennale di Direttore medico della Struttura complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo».
Sottolinea ancora Vendola
che «nell'atto di chiusura delle indagini ci sono deivirgolettati che più o meno sono questi: Non preoccuparti ti copro
io e Questa cosa la devi fare a
tutti i costi... deve vincere per
forza Sardelli. Sono virgolettatinon attribuibili a me - insiste
- ma alla dottoressa Cosentino che liberamente descrive i
fatti secondo la sua memoria.
Non sono intercettazioni, sono frasi. Siamo indagati soltan-
to io e lei. Cosentino
come autrice di un
abuso d'ufficio e io come istigatore dell'abuso. Senzale frasi specifiche che pronuncia
lei nell'interrogatorio
non si sarebbe potuto
prefigurare un capo
di imputazione nei
miei confronti».
Non solo. Il Governatore va indietro con
lamemoria e, per chiarire la sua posizione,
cita anche alcune frasi pronunciate da un gip e da Giampaolo Tarantini, coinvolto anche lui nelle inchieste sulla
malasanità pugliese. «Permettete - dice il leader di Sel - che
io legga quello che scriveva un
gip in una richiesta di archiviazione: Quanto alla posizione
del presidente Vendola, gli
stessi commenti che formulano i soggetti interessati, Tedesco e Lea Cosentino, dimostra-
Inumeri della
no l'assenza non solo di condotte, ma ancor prima di finalità e obiettivi dell'azione politica che possano in qualche modo dimostrare l'esercizio di
pressioni e condizionamenti
dell'attività istituzionale. Ricordo, poi - aggiunge - unafrase molto significativa confermata dal principale imputato
nelle
indagini
sulla
malasanità, Tarantini, secon-
do il quale Cosentino diceva
di essere terrorizzata dal fatto
che Vendola potesse sapere
che commetteva illeciti. Insomma, sono anni di intercettazioni, di attività investigative. E questo è il quadro reale».
C.Man.
RIPRODUZIONE RISERVATA
it® pug hese
Puglia
Medici
ogni 1.000 ab.
Media Italia,
Infermieri
ogni 1.000 ab.
Posti letto
per malati
acuti ogni
1.000 ab.
Ambulatori
e laboratori
pubblici
ogni 100.000 ab.
Spesa procapite
a carico del SSN
in euro
Fonte: ministero della Salute
ANSA-CENTIMETRI
La difesa
«Cosentino
nutre
rancore
verso di me
perché
io l'ho
licenziata»
Pagina 88
Lady Asl: «Per aiutare quel medico
mi impose di riaprire il concorso»
Il racconto ai pm nell'aprile 2011:
«Era una forzatura ma mi venne
garantita la massima tutela»
Cristiana Mangani
ROMA. Sette pagine di j'accuse nelle
quali Lea Cosentino, ex direttore generale dellaAsl di Bari, consegna ai magistrati che indagano sulla malasanità
pugliese il manuale Cencelli di appalti e nomine. E l'8 aprile dello scorso
anno quando la dirigente parla delle
pressioni subite per assegnare determinati incarichi, e tira dentro il governatore della Regione Puglia, Nichi
Vendola. Il pubblico ministero le chiede in particolare se «ha subito pressioni per la nomina dei primari», e lei risponde di sì, citando il caso dell'Unità
operativa complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo. «Una pressione riguarda proprio
quella nomina - spiega ai magistrati Ne12008 era andato in pensione il professor Carpagnano, molto bravo. Bandimmo il concorso eVendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli
del Policlinico di Foggia, suo amico e
Le nomine
Se non avessi ubbidito
alle indicazioni era
implicito che sarei
stata fatta fuori
Sanità nazionale
secondo lui molto bravo . Espletai il
concorso ma il dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collocato presso il Di Venere, in una istituenda unità complessa.
Quando Sardelli appurò tramite Francesco Manna, capo gabinetto di Vendola, che l'istituzione non si sarebbe
realizzata - continua l'indagata - Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi . Io, a fronte
di tali richieste e nonostante fosse stata già composta la commissione che
non si era ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero
d'accordo, con la scusa di consentire
il massimo accesso a tutte le professionalità.
La dirigente insiste sul fatto che era
una richiesta che stava molto a cuore
al presidente della Regione. Cosentino: «Era chiaramente una forzatura
ma Vendola mi disse di farlo perché
mi avrebbe tutelata. Vinse il dottor
Sardelli poiché in effetti era il più titolato. Sardelli poi mi impose attraverso
Vendola di fare una ristrutturazione
del reparto e di dotare il reparto delle
attrezzature idonee per la funzionalità dello stesso».
La procura vuole sapere anche come funzionava l'intero sistema sanità. E le domande partono da un'intercettazione e un incontro avvenuti nella sala privè dell'hotel De Russie di Roma, il 21 gennaio del 2009, al quale
partecipava anche Giampaolo Tarantini, l'imprenditore dell'inchiesta sulle escort a Palazzo Grazioli. Pm: «Tra
chi si applicava il manuale Cencelli?».
Cosentino: «Nel 2005 si applicava in
questo modo. Quando una Asl andava in quota Ds con il Direttore generale, poi il Direttore amministrativo e il
Direttore sanitario dovevano essere
di area o della Margherita o socialista
o di Rifondazione e viceversa . Vendola e Tedesco ci chiamavano e ci dicevano chi nominare; noi direttori generali non conoscevamo le persone che
nominavamo né la loro professionalità se non dai curricula. Dal 2007 è diventato più stringente il sistema di accontentare i partiti della maggioranza
poiché con la ristrutturazione delle
Asl i posti erano diminuiti : quindi fu-
rono istituiti i posti dei sub-commissari per accontentare le varie correnti.
Su ogni Asl che era stata accorpata, nominarono un sub-commissario in modo da aumentare i posti».
Pm: «Lei ha mai ricevuto pressioni
per gli appalti?». Cosentino: «Io, personalmente dictat espliciti non ne ho
mai subiti anche perché non li avrei
accettati. Comunque lo stile era quello di richiedere le cose con apparente
gentilezza. Io ebbi però timore ad
espletare gare di appalto, avendo percepito proprio che scontentare un imprenditore sponsorizzato dal politico
di turno avrebbe determinato un disequilibrio negli assetti di Giunta e dei
politici sul territorio nonché avrebbe
prodotto delle ritorsioni nei miei confronti... Sulle nomine era assolutamente implicito che se non avessi obbedito sarei stata fatta fuori. Nell'ex
giunta Vendola gli assessori che contavano di più e che influenzavano anche le scelte sulle nomine del management e potevano determinare l'espulsione dei Direttori generali erano per
Bari Tedesco, Minervini e Loizzo, per
Lecce Frisullo, per Taranto Pelillo,
per Brindisi Saponaro, per Foggia l'assessore Gentile. Anche l'onorevole
Grassi, parlamentare della Margherita, interloquiva per le nomine».
Pm: «Quali sono i collegamenti fra
politici e imprenditori?». Cosentino:
«Per quanto a mia conoscenza Intini
è collegato a Loizzo. Partipilo, Tre
fiammelle e Columella a Tedesco. Per
le forniture sanitarie la Dragher a Tedesco, così come le società di proprietà dei figli; Grassi a Pierino Inglese, la
Lucente con Grassi».
Pagina 89
La
U annuncio dato dallo stesso governatore: «Sono sereno»
Vendola indagato in Puglia:
favorì la nomina di un primario
Nuove accuse di Lady Asl, l'ipotesi è concorso in abuso d'ufficio
ROMA - Sceglie di convocare
una conferenza stampa d'urgenza per comunicare ufficialmente che è indagato. Gioca
d'anticipo il presidente della
regione Puglia Nichi Vendola,
e spiazza un po' tutti. Ieri mattina, uomini della Guardia di
finanza gli hanno notificato
l'avviso di chiusura indagine,
il 415 bis, ovvero l'atto che
prelude alla richiesta di rinvio
a giudizio. Il Governatore è
accusato di concorso in abuso
d'ufficio continuato per aver
favorito la nomina diun primario all'ospedale San Paolo di
Bari, e la stessa ipotesi di reato
è stata contestata anche all'ex
direttore generale della Asl,
Lea Cosentino, soprannominata lady Asl per le inchieste sulla
malasanità pugliese. E stata
propria lei a tirarlo in ballo
raccontando particolari e dinamiche sull'assegnazione di nomine e appalti in ambito sanitario. E Vendola non ci sta. «Mi
accusa una persona che è animata da forte risentimento nei
miei confronti - dichiara - visto
che sono stato io a licenziarla al
momento del suo coinvolgimento nelle inchieste. La dottoressa Cosentino e comprensibilmente animata da rancore
nei miei confronti, tanto che
ha fatto causa recentemente
alla Regione chiedendo un risarcimento di tre milioni». Il
Governatore fornisce poi alcuni particolari sull'inchiesta:
«Chiunque, qualunque direttore generale sa che i miei unici
interventi rari, relativamente
ai concorsi - spiega - sono stati
sempre mirati alla raccomandazione che potesse vincere il
migliore. E infatti, nell'ambito
di questa indagine si appura
ovviamente che il professore
Sardelli era il migliore, cioè
non viene messa in dubbio la
qualità. La dottoressa Cosentino mi accusa sulla base di sue
Sanità nazionale
dichiarazioni, non suffragate
da nessun'altra prova, nessun
altra documentazione. Mi dichiaro assolutamente sereno,
come sempre in passato, perché ogni mia azione è stata
sempre improntata a garantire
la trasparenza».
Il leader sel
«Ho sempre
e solo badato a che
vincesse il migliore»
Nel capo di imputazione
della procura, viene sottolineato che dal 25 settembre 2008 al
19 aprile 2009 «Lea Cosentino, nella qualità di direttore
generale della Asl Bari, con più
azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e in tempi diversi, su istigazione e determinazione di Nicola Vendola,
presidente della regione Puglia, in violazione dei principi
costituzionali di buon andamento e imparzialità d ella pubblica amministrazione, ha intenzionalmente procurato a
Sardelli un ingiusto vantaggio
patrimoniale»,
favorendolo
per «l'incarico quinquennale
di Direttore medico della Struttura complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero
San Paolo». Sottolinea ancora
Vendola che «nell'atto di chiusura delle indagini ci sono dei
virgolettati che più o meno
sono questi: Non preoccuparti
ti copro io e Questa cosa la devi
fare a tutti i costi... deve vincere per forza Sardelli. Sono virgolettati non attribuibili a me insiste - ma sono attribuibili
alla dottoressa Cosentino che
liberamente descrive i fatti secondo la sua memoria. Non
sono intercettazioni, sono frasi. Siamo indagati soltanto io e
lei. Cosentino come autrice di
un abuso d'ufficio e io come
istigatore dell'abuso. Senza le
frasi specifiche che pronuncia
lei nell'interrogatorio non si sarebbe potuto prefigurare un capo di imputazione nei miei
confronti».
Non solo. Il Governatore
va indietro con la memoria e,
per chiarire la sua posizione,
cita anche alcune frasi pronunciate da un gip e da Giampaolo
Tarantini, coinvolto anche lui
nelle inchieste sulla malasanità
pugliese. «Permettete - dice il
leader di Sel - che io legga
quello che scriveva un gip in
una richiesta di archiviazione:
Quanto alla posizione delpresidente Vendola, gli stessi commenti che formulano i soggetti
interessati, Tedesco e Lea Cosentino, dimostrano l'assenza
non solo di condotte, ma ancor
prima di finalità e obiettivi
dell'azione politica che possano in qualche modo dimostrare l'esercizio di pressioni e condizionamenti dell'attività istituzionale. Ricordo, poi - aggiunge - una frase molto significativa confermata dal principale imputato nelle indagini sulla
malasanità, Tarantini, secondo il quale Cosentino diceva di
essere terrorizzata dal fatto che
Vendola potesse sapere che
commetteva illeciti. Insomma,
sono anni di intercettazioni, di
attività investigative. E questo
i
è il quadro reale».
C.Man.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 90
«Sponsorizzò il suo amico Sardelli
e mi chiese di riaprire un concorso»
di CRISTIANA MANGANI
ROMA - Sette pagine di j'accuse nelle quali Lea Cosentino, ex
direttore generale della Asl di Bari, consegna ai magistrati che
indagano sulla malasanità pugliese il manuale Cencelli di
appalti e nomine. E l'8 aprile dello scorso anno quando la
dirigente parla delle pressioni subite per assegnare determinati
incarichi, e tira dentro il governatore della Regione Puglia,
Nichi Vendola. Il pubblico ministero le chiede in particolare se
«ha subito pressioni per la nomina dei primari», e lei risponde
di sì, citando il caso dell'Unità operativa complessa di chirurgia
toracica del presidio ospedaliero S.Paolo. «Una pressione
riguarda proprio quella nomina - spiega ai magistrati -Nel2008
era an dato in pensione il professor Carpagnano, molto bravo.
Bandimmo il concorso e Vendola mi chiese di procedere
velocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli del
Policlinico di Foggia, suo amico e secondo lui
molto bravo. Espletai il concorso ma il dottor
Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collocato presso il Di
Venere, in una istituenda unità complessa.
Quando Sardelli appurò tramite Francesco
Manna, capo gabinetto di Vendola, che l'istituzione non si sarebbe realizzata - continua
l'indagata - Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al
dottor Sardelli di parteciparvi. Io, a fronte di
tali richieste e nonostante fosse stata già
composta la commissione che non si era
ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero
d'accordo, con la scusa di consentire il massimo accesso a tutte
le professionalità».
La dirigente insiste sul fatto che era una richiesta che stava
molto a cuore al presidente della Regione. Cosentino: «Era
chiaramente una forzatura ma Vendola mi disse di farlo perché
mi avrebbe tutelata. Vinse il dottor Sardelli poiché in effetti era
il più titolato. Sardelli poi mi impose attraverso Vendola di fare
una ristrutturazione del reparto e di dotare il reparto delle
attrezzature idonee per la funzionalità dello stesso».
La procura vuole sapere anche come funzionava l'intero
sistema sanità. E le domande partono da un'intercettazione e
Al centro dell'indagine
l'Unità di chirurgia
toracica del San Paolo
di Bari
un incontro avvenuti nella sala
privè dell'hotel De Russie di Roma, il 21 gennaio del 2009, al
quale partecipava anche Giampaolo Tarantini, l'imprenditore
dell'inchiesta sulle escort a Palazzo Grazioli. Pm: «Tra chi si applicava il manuale Centelli?». Cosentino: «Nel 2005 si applicava
in questo modo. Quando unaAsl
andava in quota Ds con il Direttore generale, poi il Direttore amministrativo e il Direttore sanitario dovevano essere di area o
della Margherita o socialista o di
Rifondazione e viceversa. Vendola e Tedesco ci chiamavano e
ci dicevano chi nominare; noi
direttori generali non conoscevamo le persone che nominavamo
Paolo Sardelli
né la loro professionalità se non
dai curricula. Dal 2007 è diventato più stringente il sistema di accontentare i partiti della
maggioranza poiché con la ristrutturazione delle Asl i posti
erano diminuiti: quindi furono istituiti i posti dei sub-comm issari per accontentare le varie correnti. Su ogni Asl che era stata
accorpata, nominarono un sub-commissario in modo da aumentare i posti».
Pin: «Lei ha mai ricevuto pressioni per gli appalti?».
Cosentino : «Io, personalmente dictat espliciti non ne ho mai
subiti anche perché non li avrei accettati. Comunque lo stile era
quello di richiedere le cose con apparente gentilezza. Io ebbi
però timore ad espletare gare di appalto, avendo percepito
proprio che scontentare un imprenditore sponsorizzato dal
politico di turno avrebbe determinato un disequilibrio negli
assetti di Giunta e dei politici sul territorio nonché avrebbe
prodotto delle ritorsioni nei miei confronti... Sulle nomine era
assolutamente implicito che se non avessi obbedito sarei stata
fatta fuori. Nell'ex giunta Vendola gli assessori che contavano
di più e che influenzavano anche le scelte sulle nomine del
management e potevano determinare l'espulsione dei Direttori
generali erano per Bari Tedesco, Minervini e Loizzo, per Lecce
Frisullo, per Taranto Pelillo, per Brindisi Saponaro, per Foggia
l'assessore Gentile. Anche l'onorevole Grassi, parlamentare
della Margherita, interloquiva per le nomine».
Pm: «Quali sono i collegamenti fra politici e imprenditori?». Cosentino : «Per quanto a mia conoscenza Intin i è collegato a Loizzo. Partipilo, Tre fiammelle e Columella a Tedesco.
Per le forniture sanitarie la Dragher a Tedesco, così come le
società di proprietà dei figli; Grassi a Pierino Inglese, la Lucente
con Grassi».
Awi'c
Sanità nazionale
Pagina 92
Vendola indagato
"Favorito un primario"
Accusato da "Lady Asl". L'ipotesi di reato: abuso di ufficio
fl caso
CARMINE FESTA
BARI
tavolta Nichi Vendola ha giocato
d'anticipo. Ha convotato i giornalisti ieri pomeriggio
per comunicare di aver ricevuto un avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Bari. L'ipotesi di reato per il governatore della
Puglia è concorso in abuso
d'ufficio . L'accusatrice è
Lea Cosentino , indagata nello stesso procedimento.
Vendola, secondo la Procura, avrebbe spinto per la nomina del professor Paolo
Sardelli a primario di chirurgia toracica dell'ospedale San Paolo di Bari.
Vendola si difende. Prima di andare dai magistrati
in Procura , il governatore
della Puglia racconta la sua
versione ai cronisti : «Mi dichiaro assolutamente sereno, come sempre in passato.
Perché ogni mia azione è
stata sempre improntata a
garantire la trasparenza».
E poi ha aggiunto : «L'accusa nasce solo e soltanto dalle dichiarazioni della dottoressa Lea Cosentino». Questo nome non è nuovo alle
cronache giudiziarie baresi
che riguardano gli scandali
della sanità pugliese. Lea
Cosentino, soprannominata
«Lady Asl» è stata fino a poco tempo fa un potentissimo
manager della sanità puglieL'EX MANAG ER
Lea Cosentino: AI i fece
riaprire un concorso per
spingere un suo amico»
IL PRECEDENTE
Un episodio
simile nel 2009
fu archiviato
Sanità nazionale
se. Poi fu arrestata nell'ambito delle inchieste su
Gianpi Tarantini e il suo «sistema» di corruzione dei
medici in tutta la regione
convinti - secondo l'accusa
della Procura - ad acquistare protesi e apparecchiature mediche in cambio di regali e favori di ogni genere.
Lea Cosentino ora attacca Nichi Vendola. E nell'interrogatorio dell'8 aprile
scorso ricostruisce i passaggi che poi ha tradotto in accuse: «Nel 2008 era andato
in pensione il professor Carpagnano, molto bravo, e infatti quel presidio andava
molto bene. Bandimmo il
concorso e Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò la nomina
del dottor Sardelli del Policlinico di Foggia, suo amico
e, secondo lui, molto bravo».
Poi Cosentino aggiunge:
«Espletai il concorso ma il
dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di
poter essere collocato presso il Di Venere (altro ospedale di Bari) in una istituenda unità complessa». E conclude: «Quando Sardelli appurò attraverso Francesco
Manna (capo di gabinetto di
Vendola) che l'unità non si sarebbe realizzata, Vendola mi
chiese di insistentemente di
riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di
parteciparvi». E quel concorso fu riaperto? Lea Cosentino
ammette: «A fronte di tali richieste (...) lo riaprii».
Ed è proprio
contro Lady Asl
che Nichi Vendola si è scagliato
ieri: «Cosentino
asserisce che all'origine di questa mia veemente interferenza ci sarebbe la mia amicizia
con il professor Paolo Sardelli, elemento questo che è già
stato smentito nei mesi scorsi
dal professor Sardelli che ho
conosciuto per essere una ve-
ra promessa della scienza medica. Ma io a questo concorso,
come a tutti i concorsi mi sono
interessato nella misura di
chiedere che fossero concorsi
veri, che avessero una platea
credibile di partecipanti e che
potesse vincere il migliore».
I toni del presidente e leader di Sinistra Ecologia e Libertà tradiscono l'irritazione
per essere finito ancora al centro di indagini
giudiziarie sulla
sanità pugliese.
La prima volta
fu nei primi mesi del 2009
quando - sempre per presunte pressioni
per la nomina di un primario
all'ospedale «Miulli» ad Acquaviva delle Fonti nel barese
- Vendola fu iscritto nel registro degli indagati della procura di Bari. L'assessore in carica era il senatore Pd Alberto
Tedesco, poi dimessosi dall'incarico in polemica con il Pd.
Anche allora Vendola prese
un'iniziativa che fece discutere. Prima dell'estate inviò una
lettera aperta al magistrato
Desirèe Digeronimo, accennando alla sua difesa, che poi
sostenne durante l'interrogatorio in procura. La bufera
giudiziaria sul governatore fu
arricchita da intercettazioni
telefoniche di colloqui tra lui e
Tedesco nei quali - per l'accusa - proprio il presidente si sarebbe informato sulle nomine
ospedaliere e avrebbe spinto
qualche nome. L'inchiesta finì
con l'archiviazione della posizione di Vendola.
IL GOVERNATORE
«Sono sereno
Ogni mia azione
è stata trasparente»
.. ... r
Nichi Vendola
con
il professor
Sardelli
all'inaugurazione dei
reparto di
chirurgia
toracica
all'ospedale
San Paolo
di Bari
Pagina 94
Scandalo san t
í
à
Da tre anni
nel mirino dei pm
Lea Cosentino, «Lady
AsI», fu sollevata dall'incarico
di direttore generale della Sanità pugliese il 22 settembre
2009 durante la bufera giudiziaria che aveva travolto lei e il
suo ufficio, per le intercettazioni emerse nel corso delle indagini
che
riguardavano
«Gianpi» Tarantini, e le sue frequentazioni delle residenze private dell'allora presidente del
consiglio dei ministri, Silvio
Berlusconi. Lea Cosentino fu
arrestata il 14 gennaio 2010
per falso in atto pubblico e peculato nell'ambito dell'inchiesta attualmente a processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di
Bari, in cui l'ex direttore generale è imputata insieme con altre otto persone di presunte irregolarità per la selezione per
un posto da primario di allergologia nell'Ospedale di Altamura (Bari) e per la cosiddetta
spy-story, la bonifica degli uffici della AsI da eventuali microspie installate nell'ambito delle inchieste sulla sanità pugliese. Cosentino è inoltre indagata in un fascicolo d'inchiesta,
chiuso mesi fa, a carico di 15
persone - tra cui gli imprenditori Claudio e Gianpaolo Tarantini - accusate, a vario titolo, di
associazione per delinquere,
corruzione e istigazione alla
corruzione, peculato, turbativa d'asta, falso materiale e ideologico, truffa, frode in pubbliche forniture. Altra indagine
in cui risulta coinvolta l'ex Lady AsI è quella a carico di 41
persone, tra cui il senatore Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità della Regione Puglia,
su una presunta rete in grado
di controllare forniture e gare
di appalto che venivano illecitamente pilotate.
Sanità nazionale
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«Truccò un concorso», Vendola sotto accusa
È indagato per aver favorito un primario facendo riaprire un bando. 4 inchiodarlo è «LadyAsl),
Gian Marco Chiocci
MassimoMalpica
Un concorso per primario inguaia Nichi, il «poeta della politica », e Vendola si
ritrova indagato a Bari per abuso d'ufficio. Il governatore pugliese, secondo la
procura del capoluogo , avrebbe imposto
la riapertura dei termini di un concorso
da primario per consentire a un medico
da lui sponsorizzato di parteciparvi e di
aggiudicarsi quel posto . Arrivando a tranquillizzare la dirigente restia a forzare la
mano con un esplicito «ti copro io».
Ad accusarlo è proprio quest 'ultima, la
«Lady Asl» pugliese Lea Cosentino, un
tempo suagrande amica , che avevaparlato delle pressioni subite da Vendola giusto un anno fa, in un verbale dell '8 aprile
2011, aipmbaresiFrancescoBretone, Desirée Digeronimo e Marcello Quercia. Accuse che il Giornale aveva rivelato già i122
dicembre scorso , raccontando la «sponsorizzazione» delprimario, Paolo Sardelli, da parte del presidente della Giunta, e
la «forzatura» imposta alla Cosentino
(«suistigazione e determinazione diVendola Nicola», annotano oggi i pm) per la
riapertura dei termini del concorso.
AVendola, che ieri ha giocato d'anticipo, annunciando di essere stato indagato
in una conferenza stampa convocata ad
hoc, è stato ora notificato l'avviso di conclusione delle indagini, datato 30 marzo
2012, che solitamente prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Secondo la
procura, a settembre del 2008 la Cosentino avrebbe riaperto i termini del concorsoperilposto da primario di Chirurgiatoracica dell'ospedale San Paolo di Bari «al
fine - scrivono i pm - di favorire esclusivamente la situazione personale di Paolo
Sardelli, insistentemente segnalata da essoVendola («Quel concorso deve vincerlo Sardelli»)».
Il medico «sponsorizzato» da Vendola
non aveva nemmeno presentato domanda quando il concorso era stato bandito la
primavolta, perché - racconta la Cosentino a verbale - confidava «di poter essere
collocato presso il Di Venere (altro ospe-
Lea Cosentino: «Mi disse:
"Non ti devi preoccupare
di questa cosa, ti copro io"»
ni che Vendola avrebbe dato alla C osentino, garantendole in cambio della «forzatura» la «propria protezione da eventuali
rilievi e/o iniziative di terzi cointeressati
("Non ti devi preoccupare di questa cosa!
Ti copro io!")». Le toghe ipotizzano dunque l'«ingiusto vantaggio patrimoniale»
procurato daVendola e daLadyAslalprimariovincitore, e «il danno ingiusto» arrecato ai tre medici esclusi da quell'incarico.
Intanto il governatore indagato reagisce lodando il primario dalla nomina
«chiacchierata» e prendendosela con la
Cosentino. Nichi, che difende la scelta
del dottor Sardelli, «conosciuto per essere una vera promessa della scienza medica», replica al suo coinvolgimentonell'ennesimo filone delle inchieste sulla sanità
pugliese sostenendo che il teorema della
procura «si basa soltanto ed esclusivamente sulle dichiarazioni rese daunapersona che ha motivi di rancore nei miei
confronti». Ossia proprio l'ex Lady Asl, la
donna che lo stessoVendola, prima del ciclone giudiziario sulla malasanità pugliese, avrebbevolutopromuovere assessore
alla Sanità alposto dell'indagato, poi promosso senatore dal Pd, Alberto Tedesco.
dale del capoluogo , ndr) in una istituendaunità complessa». Che però non fupiù
istituita, e allora, prosegue l'ex commissariadellaAslBari, «Vendolamichiese insistentemente di riaprire il concorso per
consentire a Sardelli di parteciparvi». Era
«chiaramente una forzatura», ammette
la Cosentino con i pm, «ma Vendola mi
disse di farlo perché mi avrebbe tutelata».
E Sardelli, « effettivamente ilpiùtitolato»,
grazie a quell'escamotage vinse ílposto al
San Paolo. E già che c ' era, aggiunge ancora LadyAsl, «miimpose attraverso Vendola di fare una ristrutturazione del reparto
e di dotarlo delle attrezzature idonee».
Accuse precise quanto pesanti , ribadite in un interrogatorio a gennaio scorso,
sfociate in un nuovo fascicolo d'indagine
e ritenute credibili dai magistrati pugliesi. Che nell' avviso di conclusione contestano non solo l'iter irrituale e la nomina
« ad personam», ma anche le
VERBALE/2
«Voleva favorire Paolo
Sardelli». Che però non aveva
presentato la domanda
Sanità nazionale
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D I FESA GOFFA
« lo i ntervengo
.
solo r
Anca il migliore»
Bari - Alle cinque del pomeriggio
il presidente della Regione Puglia,NichiVendola, convocaigiornalisti e annuncia l'ultimo terremoto che si abbatte sul centrosinistra pugliese. «Sono indagato», rivela il governatore. Che prima si
difende assicurando che i suoi
«unici interventi,
rari, relativamente ai concorsi, sono stati sempre mirati alla raccomandazioneche potessevincereilmigliore», e poi attacca:
«Mi accusa - dice
JT1 i ?STI riferendosi a Lea
Sandro Frisullo Cosentino, direttoe, sotto Alberto re della Asl di Bari
Tedesco
e nota come "lady
Asl"-unapersona
animata da forte risentimento nei
miei
confronti,
avendola io licenziata al momento
-'"
del suo coinvolgimento nelle inchieste sulla malasanità». Insomma, nessun passo indietro . Al contrario, il governatore si dichiara
«assolutamente sereno, come
sempre in passato, perché ogni
mia azione - precisa - è stata sempre improntata a garantire la trasparenza».
In passato Vvndola si era già dovuto difendere nell'ambito di in
un'altra inchiesta sulla gestione
della sanità pugliese e in particolare sulle nomine di dirigenti e primari. Il governatore, accusato di
tentata concussione, era rimasto
coinvolto negli accertamenti che
hanno invece travolto l'exassessore regionale alla Sanità, Alberto
Tedesco. Ma al termine delleindagini, nel marzo del2010, i pm chiesero l'archiviazione per il presidente della Regione. L'istanza fu
accolta dal giudice per le indagini
preliminari Sergio Di Paola.
La gestione della sanità pugliese è da tempo al centro di una serie di scandali che si sono abbattuti sul centrosinistra. L'inchiesta
principale è quella condotta sull'ex assessore regionale Alberto
Tedesco, ex senatore delPdadesso nel gruppo misto, peril quale la
Procura ha chiesto l'arresto, negato dal Parlamento. Nei confronti
del parlamentare il Riesame e la
Cassazione hanno stabilito però
la sussistenza dei gravi indizi di
colpevolezza e delle esigenze cautelari. Ma non è tutto. Perché nel
mirino della magistratura è finito
datempo anche l'exvice presidente della giunta regionale, Sandro
Frisullo, esponente del Pd, accusato di aver favorito la scalata del
"re delle protesi" Gianpaolo Tarantini, dal quale avrebbe ottenuto in cambio denaro, capi di abbigliamento e prestazioni sessuali
da parte di escort. La procura ha
già chiesto il rinvio a giudizio.
BCas
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eirnrrò u.^. con[crsar, VervJda s tro xciaa
Sanità nazionale
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soldi e politica
RACCOMANDATO Il numero uno della Regione
intervenne in prima persona per segnalare il chirurgo, che
era un suo «amico» e che egli stesso reputava «molto bravo»
Spintarella al primario. Indagato Vendola
Il governatore deve rispondere di concorso in abuso d'ufficio: avrebbe favorito la nomina di un medico del San Paolo di Bari
L'accusatrice è Lea Cosentino, la ldyAsl dell'inchiesta Tarantini. I pm: «Nichi le diceva: ti copro io». Lui si difende: sono sereno
... segue dalla prima
CHIARA BUONCRISTIANI
(...) Marcello Quercia e dal procuratore aggiunto Giorgio Lino
Bruno, riguarda il concorso per
primario di chirurgia toracica
all'ospedale San Paolo di Bari. Al
governatore si addebita di aver
favorito la nomina del professor
Paolo Sardelli. Ad accusarlo è
stata Lea Cosentino, ex dirigente dell'Asl Puglia. Nota come Lady Asl, e già al centro delle inchieste sugli affari dei fratelli Tarantini, Cosentino risulta indagata anche in questo procedimento.
Araccontare dell'avviso di garanzia è stato lo stesso Nichi
Vendola. Nel corso di una conferenza stampa convocata d'urgenza, si è definito «sereno». Il
presidente del gruppo PdL al
Senato Maurizio Gasparri ha
ironizzato sulla «rapidità con la
quale la Procura di Bari ha indagato il presidente Vendola». Per
il leader dell'IdVAntonio Di Pietro, invece, «chi è innocente va
di corsa dai magistrati».
«TI COPRO 10»
Nell'avviso di conclusione
delle indagini i pm inquirenti
scrivono che Lea Cosentino,
nella qualità di direttore generale dell'Asl di Bari, con «più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, su istigazione e determinazione di Vendola, presidente
della Regione Puglia, in violazione dei principi costituzionali
di buon andamento ed imparzialità della pubblica amnninistrazione, avrebbe intenzionalmente procurato a Paolo Sardelli un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arrecato un
danno ingiusto agli altri».
Ancora, rifendosi alla con-
Sanità nazionale
dotta degli indagati : «Vendola
(...) assicurava tra l' altro alla Cosentino la propria "protezione"
da eventuali rilievi e/ o iniziative
di terzi cointeressati». Secondo
LadyAsl, scrivono i magistrati, il
leader di Sel avrebbe rassicurato
apertamente l'allora direttore
della Asl Puglia: «Non ti devi
preoccupare di questa cosa ti
copro io!».
Nelle sette pagine del memoriale di Lea Cosentino , che a dicembre dello scorso anno decide di parlare con i magistrati e
raccontare delle "pressioni" su bite, si legge che «un'altra pressione riguarda la nomina di prirnario per la unità operativa di
chirurgia toracica del presidio
ospedaliero San Paolo. Nel
2008», spiega la Cosentino, «era
andato in pensione il professor
Carpagnano molto bravo e infatti quel presidio andava molto
bene. Bandimmo il concorso e
Vendola mi chiese di procedere
velocemente e sponsorizzò la
nomina del dottor Sardelli del
Policlinico di Foggia, suo amico
e secondo lui molto bravo;
espletai il concorso ma il dottor
Sardelli non presentò la doimanda confidando di poter essere collocato presso il DiVene,re in una istituenda unità conn,plessa. Quando Sardelli appurò
tramite Francesco Manna, capo
-gabinetto di Vendola, che l'istituzione non si sarebbe realizzata, Vendola mi chiese insisten-
temente di riaprire il concorso
per consentire al dottor Sardelli
di parteciparvi. Io, a fronte di tali
richieste e nonostante fosse stata già compostala commissione
che non si era ancora riunita,
riaprii i termini del concorso,
anche se non ero d'accordo, con
la scusa di consentire il massimo accesso a tutte le professionalità. Era chiaramente una forzatura ma Vendola mi disse di
farlo perché mi avrebbe tutelata. Vinse il dottor Sardelli poiché
in effetti era il più titolato. Sardelli poi mi impose attraverso
Vendola di fare una ristrutturazione del reparto e di dotare il
reparto delle attrezzature idonee per la funzionalità dello
stesso».
LA DIFESA DI VENDOLA
Un racconto imbarazzante,
ma il governatore pugliese
ostenta tranquillità. «Mi dichiaro assolutamente sereno, come
sempre in passato. Perché ogni
mia azione è stata sempre improntata a garantire la trasparenza», ha detto il governatore
durante la conferenza stampa.
«A questo concorso, come atutti i concorsi», ha spiegato Vendola, «mi sono interessato nella
misura di chiedere che fossero
concorsi veri, che avessero una
platea credibile di partecipanti e
che potesse vincere il migliore».
Poi ha aggiungo: «Qualnque
direttore generale sa che i miei
unici interventi rari, relativamente ai concorsi, sono stati
sempre mirati alla raccomandazione che potesse vincere il
migliore.
Il presidente della Regione
Puglia si è poi difeso mettendo
in dubbio la versione di Lady
Asl: «Mi accusa la dottoressa
Cosentino, mi accusa sulla base
di sue dichiarazioni rese tre mesi fa, non suffragate da nessun
altra prova, nessun altra documentazione, mi accusa», ha insistito, «una persona che è animata da forte risentimento nei
miei confronti, avendola io licenziata al momento del suo
coinvolgimento nelle inchieste
sulla malasanità».
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Favori un primario
Indagato Vendola
Inchiesta sul governatore per abuso d'ufficio
dopo le rivelazioni dell'ex dirigente dell'Asl
Michele De Feudis
BARI Scossa giudiziaria alla
poltrona del governatore pugliese Nichi Vendola: è indagato per concorso in abuso d'ufficio per aver favorito la nomina
di un primario all'ospedale
San Paolo di Bari. È stato lo
stesso leader di Sel a informare i media con una conferenza
stampa nella sede della presidenza della Regione. L'operato di Vendola è finito al vaglio
dellaProcura dopo le rivelazioni sul "sistema sanità" emerse
dagli interrogatori a cui è stata
sottoposta Lea Cosentino, ex
supermanager della più grande Asl pugliese: dal racconto
dellafascinosa avvocatessa salentina gli inquirenti hanno
potuto acquisire una mappa
dettagliata dei metodi con cui
la maggioranza di centrosinistra si approcciava alla gestione di appalti e come sarebbe
intervenuta con "raccomandazioni progressiste "per lanomina dei primari.
Sanità nazionale
Gli inquírenti
II centrosinistra faceva
«raccomandazioni
progressiste»
La reazione di Nikita è stata
immediata: «Mi dichiaro assolutamente sereno. Perché
ogni mia azione è stata sempre improntata a garantire la
trasparenza. Ho ricevuto dalle
mani di alcuni finanzieri l'avviso di conclusione delle indagini sul concorso per primario di
chirurgia toracicanell'ospedale San Paolo di Bari che è stato
vinto dal professore Paolo Sardelli e mi si addebita di aver
favorito la sua nomina». Vendola prima lia definito il suo
coinvolgimento frutto del risentimento che la Cosentino
coverebbe nei suoi confronti,
dal momento che l'ha licenziata dopo le prime avvisaglie della Sanitopoli, e poi ha respinto
ogni schizzo di fango: "A que-
sto concorso, come a tutti i
concorsi, mi sono interessato
nella misura di chiedere che
fossero concorsiveri, che avessero una platea credibile di
partecipanti e che potesse vincere il migliore". Nell'avviso di
conclusione delle indagini il
procuratore Lino Giorgio Bruno, insieme ai sostituti Desirè
Digeronimo e Francesco Bretone, ipotizzano che l'imparzialità della pubblica amministrazione sarebbe stata violata
dalla Cosentino «su istigazione e determinazione di Vendola», che avrebbe assicurato a
Lady Asl "la propria protezione" da eventuali rilievi o iniziative dei terzi cointeressati". La
Cosentino nel dicembre scorso aveva così spiegato agli inquirenti: «Nel 2008 era andato
in pensione il professor Carpagnano. Bandimmo il concorso
e Vendola mi chiese di procederevelocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli del Policlinico di Foggia, suo
amico e secondo lui molto bra-
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vo; espletai il concorso ma il
dottor Sardelli non presentò la
domanda confidando di poter
essere collocato presso il Di Venere. Quando Sardelli appurò
tramite Francesco Manna, capo gabinetto di Vendola, che
l'istituzione non si sarebbe rea-
lizzata, Vendolami chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al dottor
Sardelli di parteciparvi". LaCosentino, nonostante fosse in
dissenso con Vendola, riaprii i
termini del concorso "con la
scusa di consentire il massimo
accesso atutte le professionalità. Era chiaramente unaforzatura".
Sarcastica la reazione dei coordinatori regionali del Pdl,
FrancescoAmoruso eAntonio
Distaso: "Dopo anni, le montagne di inchieste giudiziarie
aperte sulla gestione degli Enti
Locali pugliesi da parte della
sinistra partoriscano ostriche,
cozze pelose e topolini. Prendiamo altresì atto che, ancora
una volta, e come accaduto
per Emiliano, anche Vendola
potevanon sapere". Nonè sorpreso dell'iscrizione diVendolanel registro degli indagati Alberto Tedesco, senatore eletto
nelle liste Pd e ex assessore alla
Sanità: «Nichi si dice sereno e
avrà i suoi buoni motivi. Dovrebbe dimettersi? E una scelta che attiene alla sua volontà
e alla coerenza con le sue affermazioni passate».
Presidente
Nichi
Vendola,
presidente
della Regione
Puglia,
respinge le
accuse frutto
del risentimento che la
Cosentino
«coverebbe
nei suoi
confronti,
perché l'ha
licenziata
dopo le prime
avvisaglie
della
Sanitopoli
pugliese»
Sanità nazionale
Accusatrice
È Lady Asl,
Lea Cosentino: «Fu
Vendola a
dirmi di riaprire il concorso
per far entrare
Paolo Sardelli
diventato poi
primario di
chirurgia
toracica
dell'ospedale
San Paolo di
Bari»
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E GIUSTIZIA Sentenza choc
« II vaccino provoca ! ' utim » ,
È polemca tra medici e giudic
Il tribunale di Rimini condanna il ministero a risarcire i genitori di un bimbo
che s'è ammalato dopo la «trivalente». la per gli scienziati non c'è alcun legame
Enza Cusmai
La vaccinazione trivalente
può scatenare la sindrome diKanner?In altre parole: ilvaccino contro rosolia, morbillo e parotite
puòportare all'autismo? Ne è convinto LucioArdigò, giudice del Lavoro del tribunale di Rimini a dispetto di quanto sostenuto dall'intera comunità scientifica che grida allo scandalo e considera un
«falso scientifico» questa decisione.Il caso che ha fatto saltare dalle
sedie non pochi virologi e molte
persone al ministero della Salute
risale al2004 quando un bambino
di due anni, B.V. viene portato alla
Ausl di Riccione dai genitori a fare
latrivalente, che immunizza dalla
rosolia, la parotite e il morbillo. È
una vaccinazione non obbligatoria ma consigliata. Il morbillo, si
sa, può provocare anche gravi conseguenze come polmoniti ed encefaliti e i due coniugihanno scelto laprevenzione. Ma ilbimbo dopo l'iniezione non sta molto bene.
Non appare la solita febbriciattola innocua e passeggera ma diarrea e nervosismo. Neimesi successivi, invece, il piccolo manifesta
gravi segni di disagio psico-fisico
che sfociano, dopo tre anni, in
una conclamata diagnosi di autismo che gli attribuisce ilriconoscimento dell'invalidità totale. Cosa
è successo? La trivalente ha scatenato una sindrome o è stata una
pura coincidenza? I genitori del
piccolo non si danno pace e chiedono ilparere di un esperto, il dottor Niglio che convalidala conse-
Sanità nazionale
guenza di causa-effetto tra vaccino e autismo. Da qui scatta la denuncia contro il ministro della SaIute e la decisione a loro favore in
prima istanza. Secondo il Tribunale di Rimini esiste «una ragionevole probabilità scientifica» che il
vaccino scateni questa patologia.
Orail ministero è condannato arisarcire la famiglia sempre che in
appello sia sposata lalinea delpretore. Questa sentenza, infatti, ha
scatenato le ire della comunità
scientifica e le preoccupazioni del
ministero che teme un abbassamento della guardia proprio sul
fronte della trivalente. In Italia, infatti, solo i160% della popolazione
ha assunto ilvaccino e per eradicare ilvirus del morbillo bisognerebbe salire a quota 80. Un obiettivo
che si pone anche ilBoard scientifico del Calendario vaccinale per
la vita, che riunisce figure diprestigio dell'Igiene e della Sanità pubblica. Questi esperti credono nella necessità della vaccinazione e
puntano il dito contro la sentenza
di Rimini perché «rischia difarperdere fiduciain uno strumento preventivo fondamentale perla salute dei bambini e di tutta la popolazione, con conseguente riemergenza di malattie gravi e talora anche mortali, come il morbillo, inducendo peraltro nei genitori di
bambini affetti da una seria patologia come l'autismo la falsa convinzione di aver trovato la ragione
di tante sofferenze patite».
Insomma, gli addetti al settore
sono pressoché concordi nell'escludere un nesso travaccino e
autismo. Tutti, tranne un medico
britannico, Andrew Wakefield,
che nel 1998 pubblicò sulla rivista
«Lancet» un'indagine in cui venivano descritti diversi casi di bambini vaccinati che sviluppavano
forme di autismo.Un caso isolato,
perché lastessarivistaperò haritirato lo studio nel 2010, e indagini
successive hanno definito «una
frode deliberata le conclusioni
del medico, che nel frattempo è
stato anche radiato dall'albo britannico».
.
GLI
La protesta : «Si rischia
di minare un prezioso
strumento preventivo»
I
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in Parlamento
di Ilaria flava
EllaOne, si fermi la vendita»
ospendere la
vendita del
farmaco. È
questa la richiesta
contenuta
nell'interrogazione
parlamentare al
ministro della
Salute Renato Balduzzi che sarà
presentata stamattina in una
conferenza stampa al Senato su
EllaOne. L'iniziativa è del senatore
Stefano De Lillo (Pdl) e
dell'intergruppo parlamentare per il
valore della vita, composto da deputati
e senatori di diversi partiti e che
attualmente raccoglie 85 iscritti. Uno
dei primi argomenti nell'agenda
dell'intergruppo è stata la ripresa dei
lavori parlamentari sul fine vita in
commissione sanità al Senato, per cui
si attende un incontro con il presidente
Schifani al fine di accelerare i tempi.
Ora, grazie all'iniziativa di De Lillo,
l'intergrnppo si sta occupando della
pillola dei cinque giorni dopo,
disponibile in Italia nelle farmacie e
catalogata come contraccettivo
d'emergenza. Ed è proprio su questo
punto che l'interrogazione vuole fare
chiarezza. «EllaOne - spiega De Lillo -
Sanità nazionale
Oggi in Senato l'interrogazione
dell'intergruppo per la vita al
ministro della Salute Balduzzi:
«Sospendete la diffusione
della pillola dei cinque giorni»
è potenzialmente abortiva perché non
agisce sull'ovulazione ma
sull'annidamento nell'utero
dell'embrione. Non si tratta, quindi, di
un contraccettivo. Su questo punto
vogliamo innanzitutto informare
illustrando i dati scientifici e spiegando
il meccanismo di azione della pillola
attraverso l'intervento di Beino
Mozzanega, ginecologo dell'Università
di Padova. Poi invieremo il testo
dell'interrogazione ai colleghi affinché
si possa sottoscrivere prima di inviarla
al ministro».
interrogazione illustra l'iter di
approvazione della pillola,
ricordando la normativa
nazionale e comunitaria sul tema, tra
cui la legge istitutiva dei consultori, la
legge sull'aborto e la Direttiva europea
2001/83 sui medicinali di cui si cita in
particolare l'articolo 4, che afferma che
le procedure di approvazione
comunitarie dei farmaci non ostano
all'applicazione delle legislazioni
nazionali che vietano o limitano la
vendita, la fornitura o l'uso di
medicinali a fini contraccettivi o
abortivi. Inoltre si ricordano gli studi
scientifici relativi all'efficacia antinidatoria di EllaOne e quindi del suo
effetto abortivo.
,lunico studio realizzato
anti ovulatorio della pillola,
M\Lu dimostra che «l'ovulazione risulta
ritardata unicamente nelle otto donne
trattate all'inizio del periodo fertile; se
il farmaco è assunto nel giorno
successivo l'ovulazione è ritardata
soltanto in undici donne su
quattordici, mentre nei due giorni
ancora successivi, cioè nei due giorni
che precedono l'ovulazione e che sono
i più fertili del ciclo mestruale, ellaOne
non è più in grado di interferire con
l'ovulazione, che si verifica
regolarmente e senza alcun ritardo».
Ma queste caratteristiche del prodotto
non sono, secondo i firmatari
dell'interrogazione, adeguatamente
illustrati nel bugiardino del prodotto e
la vendita costituirebbe quindi pratica
commerciale ingannevole.
0 RIPROŒJZIONE RISERVATA
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a?
L'incredibile caso
inglese del medico
padre biologico
di 600 bambini,
affiorato dopo
decenni di silenzio,
dovrebbe far riflettere
chi intende eliminare
dalla legge 40
il divieto di ricorrere
a gameti esterni
alla coppia
a notizia è di quelle che raggelano,
anche se non essendo più una
novità, forse ci stiamo abituando
anche a questo. È stato dimostrato
tramite il test del dna che il
direttore di una clinica di
riproduzione artificiale, attiva per decenni
in Inghilterra, è padre biologico di
almeno 600 delle circa 1500 persone
concepite da donne inseminate in quella
struttura negli anni tra il '40 ed il '60. A
causa della scarsità di seme maschile
disponibile, per non deludere l'alto
numero di richieste (provenienti anche
dalla high society londinese), il biologo
austriaco Bertold Wiesner, direttore della
Barton clinic, ha provveduto direttamente
alla «donazione».
Di fronte a questa, come a molte altre
bizzarrie che la cronaca bioetica e
biogiuridica ci propone, si possono avere
vari tipi di reazioni. Tra le reazioni
oppositive, c'è spesso quella emotiva,
energica e vigorosa dapprincipio, ma che
poi si spegne e lascia che le cose seguano
il loro corso. C'è anche la reazione
nostalgica, che depreca il declino etico
delle nostre società e si ferma lì,
impotente a fronteggiare con efficacia il
corso degli eventi (che magari sventola
con arroganza la bandiera di un
traballante progressismo scientista, che
procede goffamente e senz'alcuna
direzione).
Ovviamente, vi sono anche reazioni
favorevoli: la reazione entusiasta, per
esempio, quella che saluta ogni novità
e
famiglia e natura
con un misto di prometeismo e curiosità
morbosa. C'è anche, un poco meno
spudorata, la reazione indifferentista: che
ognuno faccia quel che crede - essa
esclama -, basta che non vi siano
violenze, che non si manchi di rispetto a
nessuno, che la libertà sia conservata e la
privacy protetta.
essuna di queste reazioni è adeguata a
un problema di rilievo pubblico,
com'è sempre un problema
biogiuridico: da una parte, perché le
emozioni (favorevoli o avverse) sono
guide malfidate per i decisori collettivi, e
dall'altra perché il diritto non è mai
semplicemente il tutore dell'arbitrio
individuale. Chi, già da qualche tempo,
va ripetendo che il diritto può avere
qualsiasi contenuto, o non
ha capito che il diritto è
storia degli uomini e ne
protegge e promuove beni
ed interessi (quanto più
universali, meglio), o lo ha
capito perfettamente, e lo
considera né più né meno
che uno strumento del
potere - cioè il contrario di
un argine ai suoi abusi,
come il liberalismo ci ha
voluto insegnare dalle
guerre di religione fino ai
diritti dell'uomo.
g\ul punto specifico, a
`dettare un rigoroso
S, SS
di fecondazione
eterologa - a un mese e
mezzo dall'udienza
costituzionale che dovrà
decidere se è compatibile
con la nostra Carta
fondamentale l'art. 4,
comma 3', della legge
40/2004, ove tale divieto è
stabilito - non è tanto la
paura di attivare patologie
genetiche dall'incontro
sessuale di individui che a
loro insaputa sono
apparentati.
Le ragioni pragmatiche,
anche quelle più incisive,
sono sempre contingenti e
superabili: qui il punto è di
principio. Vietare la
fecondazione eterologa,
proibire cioè il ricorso a
seme estraneo alla coppia
genitoriale, significa
promuovere l'unità della
coppia, la saldezza dei
legammi orizzontali (tra i
coniugi) e verticali
(generazionali), assicurare
per quanto possibile la
certezza
genetica, psicologica, esistenziale del
nuovo nato; significa anche tutelare la
famiglia, responsabilizzare i coniugi a
partire dal vincolo generativo.
Scoraggiare le pratiche di «donazione»
del seme, dal lato maschile come da
quello femminile, implica rafforzare
soprattutto nei giovani la consapevolezza
della natura non strumentale, e ancor
meno commerciabile, della loro
sessualità: e così aiutarli a comprendere la
propria dignità corporea, evitando di
ridurre la potenza riproduttiva che
portano dentro di sé a merce di scambio
per pagarsi l'università o comprarsi
l'ultimo iPhone (per non dire di
situazioni, più frequenti e più disperate,
in cui si ricorre alla «donazione»,
specialmente di ovuli, o alla locazione
d'utero, per ragioni di vera e propria
sopravvivenza, in analogia alla
«donazione» di organi: ma anche qui si
rischierebbe di propendere per argomenti
di tipo fattuale ed emozionale, che
distolgono lo sguardo dai profili davvero
cruciali e universali, che devono orientare
le decisioni collettive.).
gg, chi controargomenta (ancora, sul
1@ piano fattuale) che vietando
l'eterologa si impedisce per sempre di
diventare padre o madre a soggetti con
seme inidoneo alla fecondazione, è
sufficiente obiettare che tale
impedimento non dipende dalla legge,
ma dalla realtà delle cose: è dunque
insormontabile, giacché le tecniche di
riproduzione artificiale non sono
guaritive ma si limitano ad aggirare un
ostacolo, non restituiscono una salute
impossibile, ma simulano legami
biologici inesistenti. I 600 bambini
concepiti col seme del biologo Wiesner
non sono figli dei loro padri sociali: i
quali sterili, purtroppo, erano prima del
ricovero delle loro mogli presso la Barton
clinic, e sterili sono rimasti anche dopo
dell'identificazione
Sanità nazionale
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l'esito favorevole della procedura
d'inseminazione artificiale.
Come sono e purtroppo resteranno sterili,
nonostante il luccichio dei vetri a
specchio dei magnifici centri di
riproduzione assistita spagnoli o danesi, i
mesti viaggiatori del cosiddetto «turismo
procreativo». Meglio simulare coi legami
adottivi, equidistanti da entrambi i
genitori e non problematici dal punto di
vista della provenienza dei gameti: o
reinterpretare in altre direzioni, magari
meno materiali ma non per questo meno
significative sul piano spirituale e
psicologico, il proprio umanissimo
desiderio di genitorialità, senza
trasformarlo nella giustificazione di un
impulso narcisistico.
C'è un'intera idea di mondo dietro
l'opzione pro o contro la fecondazione
eterologa: e la speranza è che i giudici
costituzionali, memori anche della
rispettosa delicatezza con cui la Corte
europea dei diritti dell'uomo ha trattato la
questione in relazione alla legge austriaca
(che adotta la medesima soluzione della
vigente legge italiana), ne siano
consapevoli e sappiano trarne le
conseguenze biogiuridiche adeguate.
© HIPHOWZIONE RISERVATA
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L'anima? C'è fin dal concepimento
ell'omelia della Messa
crismale del Giovedì
Santo Benedetto XVI ha
fatto un accenno al tema dell'anima rilevando che, secondo alcuni,
la parola anima [ ... ] esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l'uomo».
Ora, per il Papa, «certamente l'uomo è un'unità [...1.
Ma questo non può significare che non abbiamo più
uñ an ima, tiri principio costitutivo che garantisce l'unità dell'uomo nella sua vita e al di là della sua morte terrena». L un accenno che va raccolto, anche per
le sue possibili connessioni con la bioetica. Va subito chiarito che, diversamente da quanto pensano
molti, l'anima non è solo oggetto di fede ma anche
di conoscenza filosofica e nella storia del pensiero si
trovano diverse dimostrazioni razionali della sua esistenza, facilmente rintracciabili sui manuali di filosofia.
ià per Aristotele l'anima è il principio che dà vita,
è ciò che distingue gli esseri animati da quelli inanimati, è altresì la forma che struttura la materia
di un vivente, il suo principio di configurazione. Ora,
c'è un principio vitale per ognuno dei tipi di viventi:
vegetali, animali, uomini, ma solo ]'anima umana è spirituale e razionale, è principio non solo di attività vegetative e/o sensitivo-motorie, ma anche cognitive, deliberative, amorose, estetiche, ecc.
rente, mentre il corpo non è trasparente, bensì opaco, eppure l'anima traspare.
unità profonda tra anima e corpo ha diverse conseguenze bioetiche. Ne accenniamo una: l'anima razionale è strettamente unita al corpo umano fin dal
concepimento, e lo zigote non è mero materiale biologico. «Anche se la presenza di un'anima spirituale non può
essere rilevata dall'osservazione di nessun dato sperimentale - si legge nell'Istruzione Dignitas personae (2008)
della Congregazione perla dottrina della fede, citando l'analogo documento Donum vitae del 1987 - sono le stesse conclusioni della scienza sull'embrione umano a fornire "un'indicazione preziosa per discernere razionalmente
una presenza personale fin da questo primo comparire di
una vita umana: come un individuo umano non sarebbe
una persona umana?». E poi: «L'embrione umano ha fin
dall'inizio la dignità propria della persona». Diversi laicisti di professione su questo punto si appellano (proprio
loro!) al già citato san Tommaso, che considerava omicidio l'aborto solo dopo il 40 ° giorno di gravidanza. 'Tuttavia egli non era infallibile. Inoltre in bioetica non vige
il principio di l'autorità, bensì conta il ragionamento. Il
punto è che, per Tommaso, l'anima razionale può essere
unita solo a una «materia ben disposta», a un corpo adatto
a esserne compenetrato. Non essendo provvisto delle odierne cognizioni biologiche, Tommaso non poteva sapere
che già nello zigote c'è proprio una materia adatta, che contiene il progetto e le precise istruzioni che dirigono tutto
lo sviluppo successivo del concepito stesso.
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«L'embrione umano ha fin dall'inizio la
dignità propria della persona». Lo sancisce
il magistero della Chiesa. Ma le basi di
questa affermazione decisiva per il rispetto
dovuto a ogni uomo sono razionalmente
accessibili e scientificamente fondate
ome è implicito nell'accenno del Papa, molti filosofi
hanno pensato l'anima umana contrapposta al corpo, dal quale ritenevano che essa si dovesse liberare
dopo la morte. Non è però questa la concezione dell'anima né della fede cristiana né della filosofia di sanTommaso. Egli concepisce l'anima umana strettamente compenetrata al corpo, cosicché la persona è una totalità non
costituita da due sostanze (anima e corpo) e nemmeno
coincidente con la sola l'anima, ma è un'unica sostanza
con due co-principi profondamente uniti. In tal senso,
noi non "abbiano" bensì "siano" la nostra anima e il nostro corpo.
L'unità tra corpo e anima si può argomentare in vari modi. Qui possiamo solo richiamare l'attenzione su un fatto: l'anima agisce sul corpo, addirittura traspare attraverso il corpo, l'interiorità determina in parte l'esteriorità: se
siamo interiormente mesti o gioiosi il nostro viso lo manifesta (a meno di dissimulare). Certo, anche un contenitore fa trasparire il suo contenuto, per esempio una bottiglia di vetro fa trasparire il colore del liquido che essa contiene; ma può farlo solamente se il contenitore è traspa-
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L'INTERVENTO PER ACCELERARE I PAGAMENTI DELLO STATO NON DOVRÀ INCIDERE SUI RATIOS
I paletti delle banche per i debiti P a
Gli istituti di credito sollevati dal rischio default delle imprese
alle quali anticiperanno i soldi grazie al Fondo di garanzia pmi
Un intervento tampone in attesa di una soluzione strutturale
DI ANDREA BASSI
p
iù che a scalare la mon-
tagna dei 70 miliardi di
euro di debiti commerciali che le imprese vantano
nei confronti della Pubblica
amministrazione,
l'accordo al quale
lavorano Corrado
Passera, l'Abi e Confindustria, dovrebbe
servire a non innalzarne la vetta. I margini all'i nterno dei
quali si muovono le
banche, infatti, sono
stretti. Almeno quanto quelli del governo, il cui problema
fondamentale è non
indurre Eurostat a
conteggiare all'interno del debito pubblico i 70 miliardi del debito commerciale.
Per gli istituti di credito , invece,
il vincolo fondamentale da rispettare è quello che qualsiasi
operazione su questo fronte sia
ad assorbimento patrimoniale
pari a zero , secondo i criteri
di Basilea II. In caso contrario
rischierebbero di peggiorare i
ratios e finire nel
mirino dei mercati. La soluzione che dovrebbe
essere presentata
giovedì 19 aprile,
dunque, è questa:
la Pubblica amministrazione certificherà alle
imprese i propri debiti. Queste
li porteranno in banca che, a
fronte di questa sorta di pagherò, anticiperà una percentuale
del valore del credito senza però subentrare nei confronti del
debitore (come nel caso della
cessione pro soluto ). Dunque
il debitore della banca rimarrà
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formalmente l'impresa, che otterrà una affidamento aggiuntivo. La solvibilità dell'impresa,
tuttavia, dovrà essere assicurata
dal Fondo di garanzia delle Pini
o dalla Sace. In definitiva ancora una volta dallo Stato. In
questo modo, secondo i tecnici, si otterrebbero due risultati.
Il primo è che il debito dello
Stato non si trasformerebbe da
commerciale a finanziario e,
dunque, rimarrebbe fuori dal
perimetro del debito pubblico.
Il secondo è che le banche aumenterebbero i loro impegni
verso le imprese senza peggiorare i ratios e, soprattutto, non
aumenterebbero la loro esposizione verso lo Stato, dopo che
con i fondi Bce hanno già incrementato i Btp in portafoglio
di una cinquantina di miliardi
(circostanza che, per inciso,
non è piaciuta ai mercati).
Funzionerà questo meccanismo? Probabilmente in parte,
ma di certo non risolverà il problema. Innanzitutto sarà attivato inizialmente solo per i debiti
della pubblica amministrazione centrale, che ammontano
a «solo» 17 miliardi di euro
sui 70 complessivi. Bisognerà
verificare anche di quanti soldi dispone ancora il Fondo di
garanzia, che deve accantonare
il 10% di ogni finanziamento
garantito. Questo significa che
se in cassa ci sono 500 milioni.
i debiti della Pa smobilizzabili
ammontano a 5 miliardi. L' idea,
poi, è di estendere in futuro il
meccanismo anche ai debiti di
Regioni, Comuni e Asl. Il problema, però, è che in molti casi
la legge vieta espressamente
la certificazione, come quando le amministrazioni sono in
stato di dissesto, o quando le
Regioni hanno piani di rientro
dal deficit sanitario (come Lazio o Campania) o se i Comuni
sforano il patto di stabilità interno. Ovviamente questi casi
sono anche quelli che, in genere, registrano i maggiori ritardi
nei pagamenti. Le banche, poi,
dovranno tenere conto del merito creditizio delle imprese alle
quali effettuano l'anticipazione
e, dunque, la platea potrebbe restringersi ulteriormente.
Difficile dire a priori , insomma, quanta liquidità questa operazione sarà in grado di pompare sul mercato del credito.
Probabile che il meccanismo
vada a risolvere situazioni non
croniche (ieri, per esempio, Assobiomedica ha ricordato che
le strutture ospedaliere pagano
ormai a mille giorni i loro debiti). Per verificare l'impatto della
misura sarà comunque istituito
un monitoraggio sul funzionamento di tutto il sistema per effettuare casomai delle correzioni in corsa. Quello che è certo
è che lo Stato per ora non ha
intenzione di stanziare risorse
aggiuntive per cominciare a
ridurre lo stock dei 70 miliardi. A gennaio lo Stato aveva
finanziato circa 4 , 7 miliardi,
la metà dei quali a carico del
fondo per i rimborsi d'imposta dell ' Agenzia delle Entrate
(una partita di giro in pratica) e
2 miliardi attraverso l'eventuale emissioni di titoli di Stato.
Ma di questi si è persa traccia.
(riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www. m ilanofinanza. it/banche
.I - rzelll
Occorre intervenire sul vero
problema dell'Italia, ovvero
l'enorme spesa pubblica
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Pagare i debiti delle Pa va bene, ma serve un patto a quattro
Si erano illusi in tanti. Sembrava che ba
stasse fare fuori il Governo Berlusconi per
risollevare le sorti dell' Italia, per ristabilire
la credibilità internazionale ed un clima di fiducia all'interno. Sembrava che fosse sufficiente
una premiership forte e un passo indietro dei
partiti, ogni giorno sempre meno credibili per
via delle malversazioni compiute nell'utilizzo
dei rimborsi elettorali. Se è ripartita la sarabanda della speculazione, facendo schizzare in
alto lo spread, è evidente che le ricette fin qui
utilizzate per tranquillizzare i mercati non sono
state quelle giuste. Più che insufficienti, sono
state e sono sbagliate: i problemi italiani sono
il debito pubblico e la debolezza del sistema
produttivo. E invece, gli interventi in materia di
pensioni, tassazione, liberalizzazioni e mercato
del lavoro sono stati concepiti ad adottati senza
tener conto della realtà economica italiana: non
è un caso che le imprese ora siano preoccupate
perché è venuto a mancare l'amtnortizzatore
storico delle pensioni di anzianità, si è irrigidita
la flessibilità nelle assunzioni e in prospettiva
non ci sarà il cospicuo sostegno dell'indennità
di mobilità. Anche la soluzione che si sta prospettando per attenuare il problema dell'immenso arretrato dei pagamenti della Pubblica
amministrazione nei confronti delle imprese,
spiegato nell'articolo qui sopra, rischia di essere un pannìcello caldo.
Riforme calate dall'alto, pensate per aumentare
la competitività interna e attrarre investimenti dall'estero. I soldi dall'estero arrivano già,
ma non per ampliare la nostra base produttiva: soprattutto cinesi e tedeschi comprano,
a mani basse, tutto quello che trovano. Non
hanno nessuna intenzione di produrre in Italia:
acquisiscono il know how delle nostre medie
imprese che integrano in apparati industriali
Dl GUIDO SALERNO ALETTA
di ben altra taglia e potenziale finanziario.
Comprano per portare via. Gli imprenditori
italiani, prima scoraggiati e ora fortemente
preoccupati, non si arrischiano né a fare nuovi
investimenti né tanto meno a chiedere nuovo
credito. La tassazione li perseguita, gli oneri
per gli interessi salgono, il mercato interno
evapora e non hanno le spalle larghe per fare
di più. C'è il rischio che si guardino intorno,
soprattutto all'estero, non per vendere, ma per
farsi comprare. Il sistema bancario ha difficoltà
oggettive a finanziare un sistema produttivo
così frammentato, in un contesto interno ed
internazionale difficilissimo: inutile tirarlo per
la giacchetta.
Serve invece un Patto a Quattro: imprese, sindacati, banche e Stato. Come nel' 31-' 33 e nel'77,
per fronteggiare una crisi internazionale serve
un contesto chiaro di riferimento per superarla: un progetto che affronti il tema produttivo.
quello sociale, gli aspetti finanziari e le garanzie
pubbliche. Dopo la crisi finanziaria del '29 si
crearono l'hai e l'Iri, dopo la crisi petrolifera
del '73 si varò una legge per la riconversione
industriale e la ristrutturazione dei diversi settori
produttivi, rimettendo in discussione anche i
tradizionali vincoli di separatezza tra banche
ed imprese. Oggi, invece, occorre fornire agli
imprenditori che ne abbiano la voglia e la
capacità di aggregare e integrare attorno a sé
quel sistema produttivo pulviscolare che serve
per consolidare fatturati e crescere almeno del
doppio, se non del triplo. Anche sotto il profilo
politico, è meglio gestire una fase di instabilità
che deriva da processi di integrazione produttiva
che una serie di fallimenti aziendali.
Non si tratta di rimettere in discussione la storia recente dell'industria italiana, per rivangare se e quanto sia stato corretto affidarsi per
un trentennio a un sistema di piccole e medie
imprese: ha avuto i suoi pregi ma ora mostra
limiti insuperabili, in una competizione globale
che non ammette mezze misure e soprattutto
una crescita interstiziale. Occorre pensare in
grande, come solo gli imprenditori sanno fare.
Servono imprese grandi, in grado di competere
sul mercato globale. Occorrono aziende grandi,
in cui la cooperazione tra capitale e lavoro è
fondamentale, rispetto a cui il sostegno finanziario è indispensabile e le garanzie pubbliche
di welfare ineludibili: è intorno a questi progetti
imprenditoriali che vanno costruitele politiche
pubbliche.
Serve uno schema di riferimento unitario, che
consenta di rendere praticabili i progetti di ricostituzione di grandi complessi produttivi, che
mettano a fattor comune tutto ciò che già esiste
ma che è disperso in tante microrealtà aziendah: solo chi si accinga a tanto potrà contare
sui vantaggi di un mercato del lavoro davvero
flessibile in entrata e in uscita, l'assistenza dei
sistemi di outplacement per la manodopera
esuberante, programmi veri di riqualificazione
del personale, sostegni bancari ragguardevoli e
sgravi fiscali, cospicui e certi con un orizzonte
almeno a dieci anni.
La realtà è quella che è: ci sono imprenditori,
sindacalisti, banchieri e politici: quelli che ci
sono, da mettere intorno al tavolo. E inutile
attendere gli uomini nuovi, i cavalieri senza
macchia e senza paura che verranno domani o
domani l'altro, magari da fuori. I grandi uomini
non nascono tali: sono gli eventi ed i progetti
cui riescono a dar vita a renderli tali. Se ne sono
capaci. (riproduzione riservata)
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Sanità nazionale
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Pagina 112
i°ederalis
.11 potere dei governatori
La riforma mancata
e i suoi frutti amari
di Roberto Turno
anager di Asl e ospedali, primari, vice primari. Poltrone che logorano chi non le ha, avrebbe detto
Giulio Andreotti. Perché sono
nomine che valgono prestigio e
potere. Per chi le incassa e per
chi le elargisce. t attorno ai criteri di scelta degli uomini d'oro
della sanità che dapiù di dieci anni si sta consumando una (inutile) battaglia dei lunghi coltelli
nelmondo antico del servizio sanitario nazionale. Con una complicazione in più, frutto avvelenato del federalismo nato nel
2001: forti del potere ottenuto in
punta di devolution, i governatori da anni rimandano al mittente
qualsiasi ipotesi di tagliare le unghie al ruolo della politica nella
scelta dei vertici sanitari. E le riforme restano al palo. È accaduto con Livia Turco (Pd), conFerruccio Fazio (Pdl), si staripetendo col Governo dei professori.
Sempre sotto lo stesso slogan: è
il federalismo bellezza, qui comandiamo noi governatori.
Che abbia o meno messo le
dita nella marmellata della
scelta del primario dell'ospedale barese SanPaolo, lavicenda del governatore della Puglia Nichi Vendola si inserisce
di diritto nella storia di una riforma mancata e nelle resistenze dei partiti che non vogliono cedere di un millimetro e lasciare quote consistenti del potere che detengono.
Estoriaproprio di questi giorni. Di scena alla Camera c'è la cosiddetta "govemance sanitaria",
che tra le altre cose dovrebbe (il
Sanità nazionale
condizionale è d'obbligo) fare
quasi piazza pulita delle nomine
non raramente figlie del clientelismo deivertici di Asl e ospedali Periprimari (direttori distruttura complessa), in particolare,
sipunta a sottrarre ilpotere quasi discrezionale dei direttori generali, diretta promanazione
del governo regionale. La selezione, èlaproposta, dovrebbe essere effettuata da una commissione ad hoc, il direttore sanitario della struttura e due primari
della stessa disciplina esterni
L'ARROCCO DELLE REGIONI
Pronto i1 parere negativo
dei presidenti sulla nuova
procedura per la nomina
dei primari che limiterebbe
le [oro possibilità di scelta
........................................................................
all'azienda sorteggiati. La commissione dovrebbe indicare una
terna di candidati con i migliori
punteggi e solo a quel punto il
manager dell'ospedale individuerebbe ilprescelto «motivandone analiticamente la scelta».
Naturalmente ci sarebbe molto
da dire anche su questaprocedura. Ma sarebbe comunque un
passo avanti sulla via della (quasi) trasparenza. E invece no: igovernatori, appena una settimana fa, si sono nuovamente arroccati. ]l parere negativo, giàpronto, è finito però.per il momento
innaftalina. Forse nella consapevolezza dell'aria brutta che tira
contro il clientelismo eilnepotismo. E contro i partiti.
0RIPR000ZIONE RISERVATA
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Medicina, Antitumorale nato a Segrate
Farmaco italiano
bloccato in patria
Franco Sarcina
MILANO
. Èuno di quei mali che solo
a sentire il nome ti spaventa:
melanoma metastatico, la formapiù aggressiva di tumore alla pelle. Eppure, da qualche
mese a questa parte esiste, almeno per, il Soro dei pazienti,
un farmaco che consente diallungare la speranza di vita, in
precedenza in media fra i 6 e i
9 mesi. Si chiama vemurafenib, è sviluppato dalla Roche,
e viene attualmente prodotto
nei laboratori della società farmaceutica a Segrate, per poi
essere distribuito in diverse
parti del mondo: dagli Stati
Uniti ad alcuni Paesi europei
come Germania, Regno Unito, Lussemburgo e Svizzera.
Il farmaco, sviluppato nel
2006, ha passato le varie fasi di
test, e sta attendendo da qualche mese l'ok dell'Aifa (l'Agenzia del Farmaco) per poter essere commercializzato in Italia. Il melanoma metastatico
colpisce in Italia circa i.8oo
persone all'anno; il farmaco
riesce ad agire aumentando il
periodo di sopravvivenza - in
forme tumorali così gravi, si
tratta già di un risultato considerevole - in circa nel 50% dei
casi, agendo suuna mutazione
del gene BRAF V6oo. In pratica, il gene mutato comanda
senza sosta alle cellule epiteliali di moltiplicarsi; il farmaco
agisce inibendo questa proprietà del gene modificato.
«Siamo molto orgogliosi di
essere riusciti aportare la produzione del vemurafenib nel
nostro Paese - ha dichiarato
Maurizio de Cicco, ad di Roche SpA -. Il farmaco ha già ottenuto le autorizzazioni della
Fda ad agosto 20H e dell'Ema
(European Medicines Agency) nel febbraio del 2oi2, ed è
già disponibile in diversi Paesi
europei».
In Italia però, perché possa
essere commercializzato deve arrivare l'ok dell'Aifa, e.poi
quello delle amministrazioni
locali competenti. Per ora, oltre 350 pazienti in 21 centri
hanno potuto beneficiare di
questa terapia perché hanno
partecipato alla sperimentazione, mentre la Roche già
rende disponibile il farmaco a
Sanità nazionale
proprie spese, ma perché i pazienti ne possano usufruire ci
vuole un ok ad hoc per ogni
singolo caso. De Cicco chiede
«una corsia preferenziale per
patologie di questa gravità. In
una p atologia dove solo un paziente su quattro è ancora vivo ad un anno dalla diagnosi,
l'impegno di tutti è indispensabile per ridurrei tempi di accesso, soprattutto di fronte ad
esempi concreti di farmaci
personalizzati».
Infatti, la ricerca antitumorale ha ormai compreso che'
non esiste un farmaco "unico"
TEMPI i E1
De Cicco (ad Roche): «Serve
una corsia preferenziale
per prodotti che curano
patologie di questa gravità:
occorre l'impegno di tutti»
.......................................................................
in grado di agire ad ampio spettro neutralizzandola proliferazione di cellule tumorali all'interno di un organismo, ma esistono invece diversi farmaci
che colpiscono tipi molto specifici di tumori. Verso questa
direzione si è infatti anche
mossa la Roche, e proprio il vemurafenib è un esempio
dell'approccio della società
con casa madre a Basilea, un
approccio che la stessa Roche
chiama Personalized Healthcare, Phc. Il farmaco è stato
infatti sviluppato congiuntamente con un test diagnostico
correlato: come spiega Roberto Silví, Professional Laboratory Marketing Manager di
Roche Diagnostics Spa «è proprio la sinergia tra la componente. farmaceutica e quella
diagnostica che rende unico il
posizionamento del gruppo
Roche nello sviluppo di test e
farmaci "su misura" per specifici gruppi di pazienti».
Nello stabilimento Roche
di Segrate lavorano più di 400
persone iñ due differenti edifici, che producono più di mille
tonnellate all'anno di prodotti farmaceutici "bulk", per un
totale complessivo di 40 milioni di pezzi.
[email protected]
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giovani e 17alcol
Sbronza a digmno
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per sentirsi del gruppo
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II report (stat su uso e abuso registra l'aumento del "Binge Drinking"
ovvero dell'abitudine di bere fuori pasto con lo scopo di «sballare»
Anziani e donne fra gli otto milioni di italiani con comportamenti a rischio
JOLANDA guFAL'w'
ROMA
olitudine-gruppo, malinconia-stare insieme, sono binomi da tenere presenti nel cercare una spiegazione del cambiamento di abitudini nel rapporto con l'alcol. L'indagine Istat su "uso e abuso dell'alcol" ci dice che otto milioni di italiani bevono in modo rischioso e, fra questi otto milioni, i
gruppi più a rischio sono i giovani
e giovanissimi e gli anziani. I parametri sono quelli dell'Oms e delle
tabelle appese nei ristoranti e nei
bar per evitare di incorrere nei rigori del codice della strada. Gli anziani bevono troppo anche semplicemente perché non sanno che dopo
i 65 anni i 2-3 bicchieri al giorno,
considerati la quantità moderata
di consumo di vino, dovrebbero essere ridotti a uno. Quello che più
colpisce è invece il gran numero di
ragazzi e ragazzini che bevono fuori pasto, in discoteca o nei locali dove si fa l'happy hour, e bevono strane bevande dai colori fluorescenti,
cocktail e amaro, superalcolici e
birra a fiumi. Sono quasi il 19% i
teenager (14-17 anni) che bevono
fuori pasto (erano il 15,5 nel
2001). E una fascia di età particolarmente delicata, spiega l'indagine Istat, «perché non si è ancora in
grado di metabolizzare adeguatamente l'alcol».
E ci sono «ragazze - racconta Gustavo Pietropolli Charmet - che
mangiano lattuga dal lunedì al venerdì» poi ingollano una bomba ca-
S
Sanità nazionale
raibica e «vanno in coma etilico». È
il fenomeno del Binge Drinking,
più volgarmente detta la sbronza,
una tantum «6 o più bicchieri di alcol in un'unica occasione». Anche
fra le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai
15 anni la percentuale dei comportamenti a rischio è alta (12%) e, dice il rapporto Istat, «è grave perché
è un comportamento che pone le
basi per possibili consumi non moderati nel corso della vita».
Gustavo Pietropolli Charmet ha
appena pubblicato un libro, Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli (Latenza, 15 euro), è
uno psicoterapeuta di formazione
psicoanalitica e docente all'Università Milano-Bicocca. Tutti i suoi libri
sono dedicati all'adolescenza. «C'è
un motivo certo - dice - per spiegare
l'uso e l'abuso dell'alcol non individuale come dello spinello o delle droghe leggere», lasciando da parte il disagio individuale che non ha a che
fare con le statistiche. Questo motivo è un «nuovo soggetto antropologico, il gruppo». Nel gruppo si definiscono gli obiettivi: «ridere, facilitare
la comunicazione, la confusione che
fa stare assieme». Stare assieme,
non necessariamente stare bene assieme. «Si abbassa il livello del pudo-
re, si stabilisce una maggiore confidenza che sembra amicizia, si ha così l'impressione di avere passato una
bella serata».
La domanda meno ovvia da porsi, invece, è perché il gruppo sia diventato così importante nella vita degli adolescenti. La spiegazione dello
psichiatra è che i ragazzi sono già
«immersi nella gruppalità da 0 a 15
anni, nella vita con i coetanei dal nido alla scuola superiore non hanno
solo compagnia» formano anche le
loro categorie di fondo, «cosa è giusto e cosa è ingiusto, cosa è bello e
cosa no». E in questa dimensione
che nasce la dipendenza, la disponibilità anche a «fare sacrifici». E il
gruppo che beve troppo, senza distinzione di maschi e femmine, infatti la percentuale delle ragazze che
beve è più alta di quella delle donne
adulte. Magari al singolo non piace
tanto o non è convinto, ma insieme
«si supera la solitudine, la malinconia, la noia». In una periferia degradata, una banda di maschi può scegliere la violenza o la droga pesante,
fra i ragazzi del centro, di buona famiglia si usa «l'alcol o la droga leggera per ottenere un effetto stupefacente blando che ti fa superare il rischio
di sentirti solo». E infatti l'abitudine
del Binge Drinking è più diffusa fra
chi va in discoteca oppure in occasio-
Pagina 117
ne di concerti e di spettacoli sportivi.
Si sbronza di più chi va a ballare o
alla partita (18%) di chi non ci va
(6%) e in questo caso l'adolescenza
si prolunga fino ai 44 anni (però forse quel 6% che beve troppo da solo
sta peggio di chi si ubriaca in gruppo, è una percentuale che potrebbe
denunciare disagio individuale).
Il cambiamento del modello di
consumo tradizionale, basato sulla
consuetudine di bere durante i pasti, è particolarmente evidente fra le
donne. Diminuisce infatti il numero
delle consumatrici giornaliere da 5 a
4 milioni (l'ossessione delle diete),
ma aumenta da 3,3 a 4,5 milioni
quello delle donne che bevono fuori
pasto. I190% delle giovani fra i 16 e i
29 anni beve così mentre sulla sbronza più o meno a digiuno incide per il
65% la fascia degli adolescenti.
Il fenomeno del Binge Drinking
che fa assomigliare il comportamento dei ragazzi italiani a quello dei loro coetanei del Nord Europa è in crescita ma non ha scalzato le consuetudini: in testa ai consumi di alcolici
c'è sempre il Nord Est seguito a ruota dall'Italia Nord occidentale, e il vino è la bevanda preferita. Questo fa
dire all'Osservatorio giovani che
l'Italia resta un paese in cui c'è «maturità nel rapporto con le bevande alcoliche»,
mentre
Cia e
Confagricoltura ricordano che è importante l'educazione a bere bene.-:-
Dati In percentuale
HANNO CONSUMATO
ALCOL
2001
2011
Maschi O
Femmine
Nell'ultimo anno
1
Occasionaime ;
Fuori pasto
LE DIFFERENZE DI GENERE
VINO
BIRRA
67.2
SUPERALCOLICI
61.8 '\ / 55,1
172,0
CHE COSA BEVONO
Solo vino e birra
66,9
Anche altri alcolici
E 237, 000
«Il gruppo importante
per superare solitudine
malinconia e noia»
«Da 0 a 15 anni si sta
con i coetanei e con
loro si creano i valori»
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