Seivirgolatre - Dicembre 2003

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Seivirgolatre - Dicembre 2003
GpN – La rivista che si riconosce dall’odore
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In questo numero:
Edittoreale
Il circo a tre pise
Calembour
Associazionismo estremo
Arzigoli
La posta dell’intestino
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Testata goliardica non periodica a numeri periodici,
Tutti i diritti riservati - Giuristi per Naso
2003di carattere informativo.
priva
pag. 1?
GpN – La rivista che si riconosce dall’odore
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EDITTOREALE
Cari amici,
è per me un onore presentarvi il primo numero di questa
singolare rivista. Il primo numero periodico, si badi bene.
Ora, ciò lascerebbe supporre che si tratti di una rivista
periodica, in realtà essa è squisitamente aperiodica,
benché esca con numeri periodici. Umoristi di bassa lega
sarebbero pronti a ricamare su tale questione (- Giornalaio,
di grazia, vorrei l’ultimo numero periodico. – Mi scusi
signore, la rivista è aperiodica. – Appunto, perciò abbia la
compiacenza di darmi l’ultimo numero periodico. etc.), ma
noi siamo gente seria, abbiamo fatto le vaccinazioni, gli
esami di stato e la guerra alle zanzare, puntuali ogni estate
con tanto di zampirone. Che dire di voi, aprendo queste
pagine avete chiaramente mostrato di che pasta siete fatti. I
pericoli a cui vi siete esposti non sono pochi, ma non
temete, la vostra audacia sarà premiata. Qui troverete il
vostro karma, il nirvana, l’empireo radioso a cui anelano le
vostre anime, perdute nel labirinto raccapricciante di una
vita priva di senso e significato. Qui troverete le risposte
che andate cercando con la bramosia irrefrenabile di un
branco di lupi affamati: volete sapere perché il mitico
uccello Dodo e Dante Alighieri non si sono mai incontrati?
Come faceva Winston Churchill ad allacciarsi tute e due le
scarpe contemporaneamente? perché al Polo Nord la
pastasciutta si mangia scondita? Quante miglia dista la
stella di neutroni RX J185635 dalla periferia di Crotone?
Chi vinse il campionato belga di Palla Prigioniera nel 1938?
Se volete conoscere le risposte a questi ed altri quesiti dello
stesso tipo allora siete dei perfetti imbecilli, e quindi
perfettamente idonei a proseguire nella lettura.
Vi darò ora alcuni consigli su come fare un uso corretto
della presente opera letteraria. Appoggiate la rivista su un
tavolo con la copertina rivolta verso l’alto, oppure verso il
basso, non fa differenza. Ruotatela ora orizzontalmente ed
effettuate una piega mediana, quindi, in ciascuna delle
metà risultanti, effettuate una piega diagonale, no, non così,
diagonale solo a metà, ecco così, no, non ci siamo ancora,
ho capito, chiamate il nonno che sicuramente sarà in grado
di realizzare con la rivista un grazioso copricapo in stile
manodopera edile. Prendete quindi il copricapo e dirigetevi
verso una solitaria distesa di dune marittime, adagiatevi
quindi sulla morbida rena salmastra, tra fronde di critmo e
pancrazio, no, attenzione, quello era un ginepro, ecco, il
pancrazio è quello lì un po’ più a destra. Reclinate il capo,
calate leggermente il copricapo cartaceo sugli occhi e
abbandonatevi languidamente tra le braccia di Morfeo.
Fino a che avrete cura di conservare adeguatamente le
preziose pagine di quest’opera dall’azione consuntiva,
peraltro inevitabile, del tempo e di altri fattori (pioggia,
vento, neve, grandine, yogurt, dita sporche di mentine
colorate, etc.) non avrete alcun bisogno di procurarvi i
numeri successivi. Tuttavia, se foste nella necessità di
reperire altra materia prima per confezionare decorazioni e
festoni, ad esempio quelle graziose catene di bambini e
bambine che si danno la mano (ho provato una volta a
comporne una versione con i bambini e le bambine intenti a
realizzare un’azione di gioco nel corso di una partita di
hockey su pista, ma purtroppo non mi sono venute molto
bene le ruote dei pattini), questa rivista sarà senza dubbio
sempre in grado di venire incontro alle vostre esigenze.
Infine consentitemi alcuni saluti. Voglio innanzi tutto
salutare la mia mamma, che ha trascorso la sua intensa ed
operosa vita sperando che io raggiungessi quei traguardi
che in realtà non ho mai raggiunto, poi la zia Gianna, che
ha trascorso la sua altrettanto intensa ed operosa vita
tenendo compagnia alla mia mamma intenta a sperare che
io raggiungessi quei traguardi che in realtà non ho mai
raggiunto, quindi lo zio Gino, marito della zia Gianna, che
non amava trascorrere, e non ne so il motivo, molte ore a
casa, ed infine gli amici che vedevo un tempo, quando
ancora sembrava che io potessi raggiungere quei traguardi
che in realtà non ho mai raggiunto, e che ormai vedo
sempre più di rado.
Ed ora non mi resta che lasciarvi all’audace salto nel buio
rappresentato dalla prima girata di pagina, augurandovi…
ehi, ma c’è qualcuno? Signora, non c’erano delle persone?
Non ha visto nessuno? Come dice? Se ho della farina? Per
torte? Questa non le va bene? La vuole doppio 0? …
(Alex)
YZ
XW
Giuristi per Naso - The Crew
Aglaja - Psycho Art & Virtual Strip Tease
El Mariachi - Spammish Guitar & Lounger's Mind
Luca - Backing Calembours & Web Counsel
Markus - Brain Solos & Genial Disease
Principe Myskin - Mind Engineer & Fangirls Tester
Ugo - Cambusa & Corporal Sounds
Alex - Calembour Solos & Graphic Designer
Tutti i diritti riservati - Giuristi per Naso 2003
Testata goliardica non periodica, priva di carattere
informativo. Redatta a Genova nel Dicembre 2003.
Diffusa in rete tramite i servizi di webhosting di
www.aruba.it
pag. 2?
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IL CIRCO A TRE PISE
Dopo Proust e Dostojevskij era difficile scrivere ancora
qualcosa che valesse la pena di essere letto. Ebbene, oggi
possiamo dire con fierezza che le pagine di questa rivista
non fanno eccezione.
(Markus schiocca la lingua. Aglaja si netta le unghie.
Myskin passa in rassegna i trofei di caccia alle pareti.
Passano 10 minuti. Poi altri 10. Anzi 11, per la precisione.)
Markus si presenta: "Non deludo mai le attese, quando ci si
attende che faccia qualcosa di idiota"
Aglaja (trinciando sigari, guarda il pubblico): "Aspettando
l'Idiot"
Myskin (fa due passi e, timidamente): "Ecce tomo ?"
A (sgozzando un tacchino): "Proprio un bel tomo !" (sputa)
(Myskin rimette gli occhi sul libro che stava leggendo e,
tosto, sonnecchia)
Ma (inquieto, guardando l'orologio): "Il Mago Idioz è in
città?"
A (rabbiosa): "Sai cosa mi ricordate tu e Myskin ? I Diozcuri
" (contempla le interiora del cane della casa, componendole
pietosamente)
Ma (punto sul vivo, ma evangelico): "Beoti gli ultimi !"
A: (nostalgica e piena di desiderio) "Iloti i primi…"
My (si riscuote): "Ma è vero che a uccidere Aristogitone fu il
maggiordomo ?"
A (meticolosa, monda la cicuta): "No, fu il coltello"
Ma (infastidito e sarcastico, torna agli Iloti) "E fuori i
secondi, mentre i terzi non si vedranno opporre il giudicato.
Lei pensi ai quarti e ai quinti, che Myskin si occupa dei sesti
tanto per restare nel tema odontoiatrico."
(Lunga pausa di silenzio. La pendola batte le otto.)
Myskin è quello seduto, che regge Markus. Aglaja è vestita
di bianco e sorregge il tostapane. Luca è sul tavolo
Aspettando l’Idiot
Atto primo di molti, tutti osceni
(sipario) Sitting, dining and spitting room in tipico
arredamento old fashioned inglese. Una pendola. Una
finestra incornicia una centrale nucleare, sul tetto della
quale batte bandiera pirata. Tre personaggi. Un ominide, un
russo vestito da ortodosso e una casalinga nervosa. Nel
caminetto bruciano grossi pezzi di ghiaccio.
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My (sfoglia ostentamente il calendario da barberìa che
tanto lo appassiona): "...Un dono del cielo. La prova, che
tanto tormentò Anselmo d'Aosta, dell'esistenza di Dio...."
(schiocco di reggicalze. Nel fruscio delle sete si intravvede
che il russo sta sfogliando una rara copia dell'Elogio della
Polvere, di Ganimede Alessandrino, con glosse di Milo
Manara)
Ma (riflettendo tra sé, mormora, come seguendo un magico
filo comune): "Esistono luoghi che contengono altri luoghi.
Ma dunque deve esistere un luogo che contiene tutti i
luoghi. Questo luogo è Dio."
A: (non segue lo stesso filo e, se lo seguisse, lo
taglierebbe) "Meno male. Temevo fosse il mio condominio."
pag. 3?
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Ma (senza perdersi d'animo): "Mmh.. l'argomento
topologico circa l'esistenza di Dio..."
A: "Continuate così e vi illustro l'argomento scatologico
dell'esistenza degli str.."
(My e Ma si scambiano un cenno di intesa)
Ma (rinfrancato, gigioneggia a voce incongruamente
stentorea): "Per lunghi secoli gli struzzi furono sconosciuti
in Occidente. Lontane voci dell'esistenza di questi curiosi
uccelli erano talora portate dai marinai, ma la scienza
ufficiale riteneva trattarsi di grossi polli o di cammelli (per
questo motivo il termine latino per indicare lo struzzo è
struthiocamelus).
(My silenziosamente volteggia in uno stupefacente tip tap,
ripetutamente perforando il fondale con aggraziati jetés.
Con un pas de deux uccide una anziana spettatrice. Un suo
triplo axel modifica irrimediabilmente l'orbita di Saturno,
provocando l'indignazione dei numerosi astrofisici presenti
in sala)
Ma (prosegue sempre più estatico): Ad Aristotele, un
giorno, fu portata in dono una grossa fatta raccolta in Africa.
Il filosofo, notoriamente curioso di ogni prodigio della
natura, la analizzò e concluse:
- che si trattava di sterco di uccello;
- che, per dimensione, consistenza ed odore, non poteva
essere stata escreta da alcun uccello noto.
Ne concluse che l'unico uccello che poteva produrre siffatti
escrementi era il leggendario struzzo; e che pertanto lo
struzzo esisteva.
Tale argomentazione - citata da Teofrasto come esempio
mirabile del metodo induttivo aristotelico - è nota come
"argomento scatologico dell'esistenza degli struzzi".
A dimostrazione della fallacia della ragione umana,
basandosi su una fatta di struzzo di dimensioni
particolarmente notevoli molti secoli dopo Ibn Sina, noto
agli europei come Avicenna, dedusse la reale esistenza
dell'uccello roc delle Mille e Una Notte."
My (cade in ginocchio e, dopo qualche secondo): "Allora è
vero. Si possono rompere le noci senza un attrezzo
apposito"
(prosegue un lungo silenzio, imbarazzato)
(Scende l'oscurità. Un occhio di bue illumina solo A, che
russa rumorosamente, abbracciata al suo pelouche. E' il
pupazzo che rappresenta una acciaieria dismessa)
My (a se stesso): "Non so perché, ma le donne belle,
intelligenti, simpatiche e sessualmente sfrenate in mia
compagnia mi hanno sempre attratto"
(nessuna donna bella intelligente, simpatica e
sessualmente sfrenata si fa viva)
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My (un po' esitante): "E se invitassi il mio amico I.G. ? Ha
violentato un uomo e due donne, ma vinto molti premi di
poesia. Secondo me, è perfetto"
A: (aziona vigorosamente un tritacarne in cui ha inserito
sontuosi wurstel) "Quasi quasi lo invito a cena (dopo aver
dato la cera, naturalmente)"
Ma: (prende coraggio): "Il contrario di me. Io ho avuto
esperienze sessuali consensuali, ma ho costretto armi in
pugno delle giurie a lodare le mie poesie. Solo
sporadicamente, però. Entrambe le cose, intendo."
A: (présaga, a entrambi) "Uff. Come mai a me non avete
provato almeno a cambiare nome?"
My (ostenta una burbanza sospetta) "Le donne non ho
bisogno di chiamarle, baby. Basta il mio odore di splendido
animale.
Ma. (interloquisce timido) "Odore di caseificio
abbandonato?"
A: (il pubblico nota per la prima volta l'importante strabismo
della protagonista, che sembra guatare Markus,
soppesandolo) "Direi piuttosto scantinato polveroso.
Oppure stazione sciistica armena, comunità terapeutica
non convenzionata... ma caseificio, toglitelo dalla testa !
(accarezza un grosso provolone, rinfrancata).
(La pendola batte le otto e trenta. Dietro il vetro si
intravvede Luca, visibilmente in stato di ibernazione.)
Ma (è nuovamente preda della sua follia: "Ma me lo fate
apposta ? Aspettatemi, pergiove, che perdo il filo! State
parlando di nulla a tal punto che non posso non essere
della partita! E sono sicuro che adesso starete già parlando
di qualcos'altro"
A (comprensiva): "No, no: la stavamo aspettando"
My: "Ma eravamo in silenzio ! Riesci ad ascoltare i nostri
più riposti pensieri ? Sei mica … (esita e trema, mentre la
barba gli si ricopre di bava).. Uri Geller ?"
Ma (disinvolto): "solo se piega i cucchiai"
A (al pubblico): "Ci credo ! Se piegava i cateteri era sua
sorella Urina…"
Tripudio in sala. "E' ora di finirla, siamo gente che lavora
onestamente !". Decapitazioni di massa. Cuochi d'artificio.
Vomito autoindotto. Lentamente, torna il silenzio.
A: "Che dite, Charles dovrebbe mettersi a dieta ?"
Ma: (interrompendo la lettura di Aristotele contro I
Supereroi di Gomma): "Logica spicciola. La parte non può
pag. 4?
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essere maggiore del tutto. Se l'obeso è in noi, noi siamo
necessariamente più grossi dell'obeso. E ci preoccupiamo
del peso noi? E perché mai dovrebbe farlo l'obeso, allora?
Fila il ragionamento?"
A: "Non ci do peso"
(Myskin, colpito dall'erudizione dei commensali, sospira,
pensando alle giarrettiere di Giodanella, la procace
fantesca conosciuta nella Biblioteca Vaticana: "quante
Glosse mi ha ispirato! Ma sarà mica stato un palinsesto ?")
(Entra in scena Ugo, vestito da maggiordomo, con una
livrea di almeno 5 misure più grandi. Ammicca al pubblico,
fa le boccacce. Tutto avviene in un imbarazzante silenzio.
Sconfitto, serve la cena)
Ma: "Amo i fagiolini senza fili"
A (masticando rumorosamente) "interdentali ?"
Ma (impugnando uno stuzzicadenti, visibilmente
contraffatto: era uno scovolino per fanoni di balena):
"Naturale. Non per niente il mio dentista mi manda un chilo
di torrone in regalo a
Natale"
My (affettando con ostentata perizia il paté di carrube): "Sei
fortunato. Il mio ha letto Salgari e le storie sui Thugs. Mi fa
recapitare un trapano in una busta di seta, con un biglietto.
C'è scritto: "sai cosa fare"."
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(Squilla il cellulare di Markus, la suoneria è il verso del
Varano in amore. E’ Kylie Minogue, fidanzata di Markus, i
due piccioncini tubano al telefono. Parlano di mandarsi
delle mail tridimensionali. Markus assicura la sua bella sul
fatto che non saranno “così tridimensionali”)
A (battendo il piede): “Quella schifosa, il quarto di bue lo
vuole nuovamente in allegato?”
(Attenzione, è la battuta finale)
Ma: (sognante) “Però sarebbe carino, Kylie clicca
sull'allegato e invece della solita finestra salta fuori un
BOVindo…”
Bill Gates, nascosto tra il pubblico, si alza inorridito e corre
al gabinetto.
Ugo improvvisa un’aria sulla musica “Tormento di un
altoforno” di Luigi Nono, ma è tutto inutile, il pubblico
sfascia il teatro.
Luca assiste, gelido.
(Aglaja, Markus, Principe Myskin)
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A (per una volta, commossa): "E tu, povero caro ?"
My: "Ho già rifatto tutto l'impianto elettrico dei vicini.
Quest'estate, se mi finanziano, metto la prima campata del
Ponte a Messina"
A (a Markus, che si tiene la testa tra le mani da gibbone):
"E a Pasqua quel medico pietoso ? Un ovino di marmo ?"
Ma (rinfrancato): "Nel senso di uovo o di agnello ?"
Il pubblico è perplesso, la battuta è veramente molto sottile,
ma sconcerta che la abbia pronunciata un gibbone.
Irrompe in scena nuovamente il Deus ex machina Ugo,
vestito da Uomo del Programma Italia: "Hai vinto una fetta
della tua mortadella preferita ! Firma qua"
Farandola di ballerine, vestite da ballerine.
Ma: "Ma non è giacoboni !"
Molte fette vengono lanciate sul coro, che leva un osanna.
A (ricomponendosi): “Ma se era così leggera che per il
copia incolla ho dovuto usare dei piombini!!”
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pag. 5?
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CALEMBOUR
“La lingua è un’opinione?” si chiese un giorno un tifoso del
Catanzaro quando venne apostrofato da un tifoso
dell’Avellino durante una trasferta in terra irpina. Questa
domanda ritorna prepotentemente alla ribalta sulle pagine
di questa rivista. La lingua è dunque un opilionide? O è più
semplicemente un acaro della farina?
Rubrica musicale degli antiastensionisti sessuali e degli
antimaschilisti celibi
IL TROMBA
Rubrica degli obesi iracondi
LA GUERRA DEI TONDI
Rubrica degli antagonisti
IL BORGHESE E' PICCOLO PICCOLO
Appunti per un titolista distratto
Rubrica per Cuori Solitari
MOVIMENTO ONANIME
Rubrica di giardinaggio velistico
IL BOMA DELLA ROSA
Rubrica di Gossip e Scoop
L'URLANDO CURIOSO
Rubrica di oculistica e andrologia
AL DI LA DEL PENE NON VALE
Rubrica di Musica per Napoli e Dintorni
PER CHI SUONA LA CAMPANIA
Rubrica orografica
COLLI FORTISSIMAMENTE COLLI
Rubrica di Meteorismo
IL PETINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE
Rubrica di analisi ittica
CAPITONE MIO CAPITONE
Rubrica di Poesia Gastronomica
IL PANZONIERE
Rubrica di consigli per mogli tradite
QUEL CHE RESTA DEL CORNO
Rubrica di Falegnameria Spagnola
LE TAVOLE DI PEDRO
Rubrica sulle disfunzioni urologiche
IL GLANDE COCOMERO
Rubrica di Astronomia e Finanza
BORSA MAGGIORE E BORSA MINORE
Rubrica di Igiene Genovese
MASTRO BELINDO
Rubrica degli etilisti anonimi
MEZZABOTTE E DINTORNI
Rubrica per gli afflitti
SARANNO PIAGNONI
Rubrica per malati sportivi
QUELLI CHE IL CALCOLO
Rubrica per etilisti anonimi dissidenti religiosi
SORGENTE DI BIRRA
Rubrica per immigrati indiani
AVE PARIA
Rubrica degli astensionisti sessuali
AL DI LA DEL PENE C'E' IL MALE
Rubrica dei maschilisti celibi
AL DI LA DEL PENE C'E' IL MUTUO
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(Ugo)
(Luca)
Rubrica di Aspirazioni Idrauliche
I SOGNI NEL CESSETTO
(Aglaia)
Aggiungerei l'analogo pediatrico
I SOGNI NEL VASETTO
E le Aspirazioni del Carrettiere non le vogliamo
considerare?
I SOGNI NEL CARRETTO
E gli abitanti dell'appennino tosco-emiliano?
I SOGNI DEL CERRETTO
E quelli del caffè col grappino?
I SOGNI DEL CORRETTO
Salto il passaggio di quelli del gruppo di amici canterini
(I SOGNI DEL CORETTO)
e passo a quelli del lascivo omosessuale
I SOGNI DEL RETTO
Curiosamente la definizione è valida anche per
l'intransigente bacchettone
(I SOGNI DEL RETTO).
(Aglaja e Luca prima dell'operazione)
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ASSOCIAZIONISMO ESTREMO
"L'associazionismo e il volontariato esprimono la parte più
sana delle società moderne, la spina dorsale su cui si regge
il progresso, la polpa carnosa della cultura del Terzo
Millennio, il cervello succoso della immortale società
umana"
Dal discorso di Raboon Dum Papeete, Sciamano dei RutTu, tribù superstite di Boscimani Cannibali dell'Alto Volta,
dopo la cattura di un plotone di giovani miliziani
dell'Esercito della Salvezza, dispersi negli altipiani.
Questa rubrica si propone di segnalare, volta per volta
esperienze di associazionismo che si siano messe in
particolare risalto per i valori perseguiti o gli obiettivi
raggiunti, ovvero meritino di essere esposte al massimo
ludibrio.
Museo di Posillipo, la nr. (3 per 10 alla 4444 +
12222222221). Nel giro di pochi anni, sotto la guida del
nuovo presidente von Clausewitz, l'associazione
acquistò il controllo sugli organi statali e, servendosi
dell'esercito, cancellò le ultime sacche di renitenza al diritto
di iscrizione. Attualmente l'associazione conta aleph-zero
iscritti.
Il nuovo presidente, il bassotto di Winston Churchill, sta
meditando di estendere il diritto all'iscrizione ai personaggi
fittizi.
(Markus)
Un club esclusivo
L'associazione, che tanta parte ha avuto nei destini del
mondo, nacque nel 2322 a Canberra come Club degli
Studenti Universitari Scacchisti Australiani ad opera di John
"The bishop" McNamara, studente di medicina,
altosassofonista di "ice-chilled jazz" e inventore del
gambetto di alfiere. Per un secolo fu solo uno dei tanti
circoli, sinché, all'inizio del XXV secolo, ne divenne
presidente il grande Isaiah W. Ashley. Singolare figura di
studente di agraria e filosofo liberale a tempo perso, decise
di liberare l'associazione dalle pastoie della
discriminazione. Nel corso di sette mesi, in una serie di
successive riunioni dell'assemblea plenaria si abolirono dai
requisiti per l'iscrizione la cittadinanza australiana (22
marzo 2409), il sesso maschile e l'età compresa fra 18 e 26
anni (4 aprile), la qualità di studente universitario e la
conoscenza del gioco degli scacchi (11 ottobre; venne
conseguentemente abolito anche l'esame consistente in
una partita a scacchi con il Presidente).
Conseguentemente, il numero degli iscritti salì in pochi anni
da trentasei a quattro milioni e rotti. Ashley venne
confermato presidente sino al 2443, e sotto la sua
illuminata guida vennero compiuti ulteriori passi verso il
trionfo dei principi liberali. Nella memorabile riunione del 14
luglio 2426 venne abolito il requisito della esistenza in vita,
il che attribuì in astratto il diritto alla iscrizione a defunti e
"nondum nati". Il 18 agosto 2431 venne abolito il requisito
dell'appartenenza alla specie umana. Finalmente, il 7
febbraio 2442, Ashley riuscì a far passare, a stretta
maggioranza, la sua proposta definitiva, l'eliminazione
dell'ultima discriminazione: venne abolito il requisito della
domanda di ammissione. In conseguenza di tale strabiliante
modifica statutaria, tutti gli esseri viventi, presenti, passati e
futuri, vennero iscritti all'associazione: Markus, morto da
secoli, ebbe la tessera nr. (4 per 10 elevato a 27 + 5),
Myskin, morto da un anno, la tessera nr. (7 per 10 elevato a
44+2), Aglaja, tuttora viva benché in salamoia ed esposta al
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ARZIGOLI
Arzigoli, ovvero frammenti di alta cultura. Come sappiamo
la cultura, soprattutto quella alta, diciamo sopra il metro e
sessantasette senza tacchi, deve essere adeguatamente
complicata e noiosa, altrimenti non è altro che triviale buon
senso. Ospitiamo quindi con grande onore un contributo di
elevato livello scientifico. Direttamente dall'Ospizio "Valisio
Mentecatti" di Udine, un intervento della professoressa
Efisia Scazzacassi. L’eminente studiosa ama autodefinirsi
la filologa della porta accanto, ma è qualcosa di più è di
diverso: per esempio, la porta accanto alla filologia (quella
con scritto "Ladies"). E' la dimostrazione che l'uomo non
discende dalle scimmie, ma dai commercialisti.
"L'Agliata" di anonimo, ovvero: "Chi ha
messo il pepe nella torta d'aglio?"
L'AGLIATA è un piccolo libro in-ottavo, anonimo, ristampato
più volte tra il 1510 e il 1520, considerato da Croco "una
mediocrissima parodia del MORETUM virgiliano in
invereconda prosa". Nonostante l'attenzione relativamente
scarsa prestata al libro, da circa un quarto di secolo è
aperta la questione relativa all'attribuzione di questo breve
esempio di pseudo ricetta naturale, fatta con le buone cose
dell'orto, dietro cui si cela un crasso elenco di doppi sensi.
L'attenzione degli studiosi si è quindi soffermata su tre
autori: Ascanio Pisellato, Vianesio Lombricone, Ortensio
Genuflesso.
Il Regret nel suo "Manual du libraire" affermò che l'opera
era stata "imprimée en Italie dans le XVIe siècle et attribuée
à Ascanio Pisellato", noto anche per aver scritto in metro
alcmanio catalettico l'"Elogio della passata di piselli",
famoso poema orgiastico del 1421. Tale tesi venne
confutata dal Bonzi in una nota della sua edizione delle
"Preghiere sconce" di Ortensio Genuflesso, dove sostiene
che "errano coloro che attribuiscono L'AGLIATA ad Ascanio
Pisellone, il quale nel 1510, ammesso che al più tardi per la
prima volta L'AGLIATA si stampasse, non era nato per
anche; giacché, come sappiamo dal Fratuzzi, il Genuflesso
nacque in Matera in terra d'Otranto nel 1514. Causa di
questo sbaglio deve essere stato l'aver veduto il libretto
della AGLIATA copiato da mano incerta nel secondo
volume delle "Confessioni facete di un porco goloso" con
una dedica erotica sottoscritta dal Pisellone in data del
1530"
Nella stessa epoca, l'ermeneuta Potocreusi, dopo aver
descritto accuratamente alcune edizioni personalmente
vedute, concludeva un suo saggio dicendo che L'AGLIATA
è una "operina attribuita male a proposito nella Biografia
Universale ad Ortensio Genuflesso, essendone invece
indubitamente autore Vianesio Lombricone, nobile di
Puzzomanno e protonotario apostolico". Concorderebbe
con tale affermazione la nota manoscritta "di / Lombricone,
Vianesio" nel frontespizio della stampa presente alla
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Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma, tanto che si può
pensare che le due notizie dipendano l'una dall'altra. Tale
attribuzione è dubbia secondo il filologo Filocolo, recente
biografo di Lombricone. Quest'ultimo "nacque a
Puzzomanno da Centopede Lombricone, presumibilmente
nell'ultimo decennio del XV secolo e si addottorò a
Palermo, in entrambi i diritti nel 1516. Circa in questo
periodo iniziò la carriera di ufficiale in Curia, favorito dalla
fama del suo casato (lo stemma riporta verme che striscia
in campo arato). Nel 1519 era certamente a Potenza [...]
ma non molto più tardi passò in Spagna con le funzioni di
collettore e di nunzio pontificio". Il Lombricone entrò poi in
rapporti con Adriano VI ed ebbe una brevissima carriera
episcopale, terminata quando la sua badante, Suor
Incatenata, ebbe un parto plurigemellare. Rimase però a
Roma come protonotario apostolico e con l'incarico di
scrittore delle lettere apostoliche (1522-27). Questi suoi
dispacci sono interrotti nell'aprile 1527 quando il
Lombricone errò nell'imbustare le lettere e spedì un'epistola
apostolica ad Ubalda Passera e una salace richiesta ad
Adriano VI. Dubbia inoltre è la data della morte, da alcuni
studiosi posta tra il 1527 e il 1530, da altri nel 1534 poiché
"il silenzio delle fonti successive a tale data fa pensare che
egli sia scomparso entro tale anno o all'inizio del
successivo". Dunque Filocolo filologicamente avanza
qualche perplessità nell'attribuire L'AGLIATA al Lombricone
"gli scarsi elementi interni, costituiti da fugaci, per quanto
lubrici cenni autobiografici, non consentono di indicare
un'attribuzione definitiva. Essi però sono di natura tale da
suscitare molti dubbi sulla loro appartenenza alla vita del
Lombricone. Le stampe note (1550-1555) risultano ben
successive alla morte dell'autore. È vero che le note autobiografiche interne al testo potrebbero corrispondere
genericamente con la vita del Lombricone, soprattutto per il
coinvolgimento nell'orgia con i Lanzichenecchi e lo studio
dei lupanari nella storia . A questo proposito il Filocolo
attesta che "abbiamo un documento di mano di Vianesio
Lombricone in cui si definisce "uomo di tettere" espressione
che ha dato adito a non pochi dubbi interpretativi: refuso o
impudico giuoco di parole? Il dubbio si fuga però quando, in
seguito, afferma di preferire "far glosse a Ubalda piuttosto
che a Cicerone [...]" ora, sapendo da fonti certe che Ubalda
Passera era fornita di buon apparato lattifero,
l'intrepretazione delle "tettere" ci pare appare abbastanza
chiara. Ma nessun'altra testimonianza pare invece
accertare l'attribuzione de L'AGLIATA al Lombricone.
L'attribuzione a Ortensio Genuflesso si deve alla Biografia
Universale di Zeuss, che annotava che "in un esemplare
dell'edizione di Ravenna del 1554 è compresa in fine al
volume L'AGLIATA, operetta di ventitrè fogli non
numerizzati, di cui Tiraboschi non fa menzione, e la quale è
tanto oscena che evidentemente è di Genuflesso". Bonzi in
nota alle "Preghiere sconce" del Genuflesso, recuperava le
affermazioni di Zeuss, obiettando che di tale "libricciuolo
intitolato L'AGLIATA" ci sono "diverse stampe della metà
del Cinquecento e che è una breve prosa senza alcuno
pag. 8?
GpN – La rivista che si riconosce dall’odore
indizio d'autore, scritta in parodia al Moretum
dell'App.Verg., in cui si susseguono doppi sensi che
farebbero imporporare Linus Banfosius (guitto dell'epoca
n.d.r.) ". Continuava poi affermando che "questa asserzione
dello Zeuss non è forse fondata che sulla somiglianza del
soggetto di quella licenziosa operina còlla quinta epistola
del Genuflesso a Ginevra Tritacassi, sua musa? In realtà,
nella sua grettezza, il libercolo si allontana tanto dallo stile
pornoaulico del dotto Ortensio che noi non potremmo
convenire nell'attribuirgli il misero onore di averlo scritto".
Una conferma indiretta della estraneità di Vanesio alla
scrittura dell'operina può leggersi nel principio della sua
settima epistola a Ginevra: "Negli anni passati (per quel
ch'intendo) da dui nobilissimi ingegni con larga vena di
facondia [è stata] descritta la vera et saporosa ricetta
dell'agliata. Anderò adunque solamente facendo per te,
Ginevra, la scelta di quelle poche cose che da loro sono
state pretermesse, adjungendovi quel pepe che solo tu
m'inspiri". Non è fuor di luogo pensare che il nostro testo
fosse proprio una delle due operette ricordate nel passo qui
sopra.
E dunque, a chi attribuire infine la misteriosa Agliata? E
perché poi attribuirla a qualcuno? A chi potrebbe fregarne
qualcosa? Vado a preparare una minestra di cipolle.
Professoressa Efisia Scazzacassi,
già docente alla Scuola Radio Edipo Cuneo.
YZ
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LA POSTA DELL’INTESTINO (di Donna Mestizia)
Scrivete a Donna Mestizia, ha
imparato or ora a leggere e non
vede l’ora di ricevere la vostra
affabile corrispondenza. Per ora non
sa ancora scrivere ma utilizza un
sintetizzatore vocale a diodi
paramagnetici da lei stessa
progettato e realizzato con scatole di
latta vuote dei Biscotti della Nonna.
Mi scrive il Signor Guido G. da Torino
www.giuristipernaso.it
senso buffo d'uovo e di gallina.......Pensavo deità
favoleggiate: i naviganti e l'Isole Felici....Co-co-tte... le fate
intese a malefici con cibi e con bevande affatturate...Fate
saranno, chi sa quali fate, e in chi sa quali tenebrosi offici!
Il mio sogno è nutrito d'abbandono, di rimpianto. non amo
che le rose che non colsi. Non amo che le cose che
potevano essere e non sono state... Da allora mi tormento,
e non ho in mente che la cocotte. Puoi aiutarmi a realizzare
il mio sogno?"
Caro Guido da Torino,
E' chiaro che tu hai rivisto la famosa trattoria "Da Gina la
parigina, specialità ova e gallina" uno dei locali più ruspanti
nei favolosi anni '60, una delle mete più ambite della Dolce
Vita torinese (imperdibile il Gianduiotto Flambè, dessert
straordinario ove il cioccolatte si fondeva nel calore d'un
barbera incendiato dall'alito di Gina). Ma bando ai ricordi!
Voglio arrecare conforto al tuo stomaco affamato di
rimpianti (ho colto, sai, il riferimento al rosolio che,
bambino, ti venne negato) e svelarti, finalmente, il segreto
della cocotte.
COTTURA IN COCOTTE
La cottura in cocotte si può applicare solo per carni tenere
bianche in grossi pezzi o pollame, a volte anche per alcuni
pesci. È un metodo ad azione molto lenta, come stufare, si
ottiene in una speciale casseruola con coperchio dove gli
agenti di cottura sono un corpo grasso (burro o altro
grasso) e il lieve vapore che si forma all'interno della
cocotte che deve essere sempre tenuta coperta, coadiuvati
dall'azione aromatica degli ortaggi che sono sempre previsti
nelle ricette da eseguire con questo metodo. Nel corso del
procedimento il pezzo trattato (carni bovine, pollame o
pesce) deve essere sovente bagnato con il liquido di
cottura, alla fine tolto dalla cocotte. Una volta eliminato il
grasso eccessivo, deglassare con il liquido indicato dalla
ricetta (vino, brodo o altro fondo) far bollire per alcuni
minuti, passare l'intingolo ottenuto al colino e versarlo sul
pezzo di carne trattato, precedentemente piazzato nella
cocotte. Portare in tavola, scoperchiando il recipiente solo
all'ultimo minuto per conservare l'intensità del profumo
dell'alimento fino al momento di servire.
Spero, gentile Amico, di essere riuscita a soddisfare i tuoi
desideri e a confortare i tuoi sogni di fanciullo.
Son Colei che tutti vizia, Son la tua
Donna Mestizia
"Cara Donna Mestizia,
Ho rivisto il giardino, il giardinetto contiguo, le palme del
viale, la cancellata rozza.. Che impressione, Mestizia mia,
rivivere quell'esperienza.. Una cocotte! ....... Co-co-tte.... La
strana voce parigina dava alla mia fantasia bambina un
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