raccomandazion criteri generali per l`elaborazione dei Piani di bacino

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raccomandazion criteri generali per l`elaborazione dei Piani di bacino
AUTORITÀ DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE
COMITATO TECNICO REGIONALE
CRITERI PER L’ELABORAZIONE DEI PIANI DI BACINO
INDICAZIONI METODOLOGICHE
PER LA REDAZIONE DELLA CARTA
DI SUSCETTIVITÀ AL DISSESTO DEI VERSANTI
LINEA GUIDA
numero
2
La linea guida ha lo scopo di fornire una metodologia comune a scala regionale per la redazione
della carta della Suscettività al dissesto geomorfologico (pericolosità di frana). In essa sono indicati i
tematismi da considerarsi, le metodologie statistiche ammesse per l’attribuzione dei pesi, la procedura
di sovrapposizione dei tematismi ed una procedura informatica che utilizzi i GIS previsti nel SIREBA.
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Autorità di Bacino di rilievo regionale della Liguria
Linea guida n° 2- 2000
PRESENTAZIONE DEL LAVORO
Secondo la definizione fornita dall’Autorità di Bacino Regionale, la Carta della
Suscettività al Dissesto costituisce la sintesi cartografica della Pericolosità o, in altri
termini, un’indicazione della probabilit à che un certo fenomeno idrogeologico o
geomorfologico si verifichi nel bacino.
La Regione Liguria ha fornito da tempo criteri per la valutazione della pericolosità
idraulica, indicando la metodologia per la perimetrazione delle fasce fluviali.
Dal punto di vista geologico-geomorfologico, le indicazioni relative alla predisposizione
della Carta di Suscettività al Dissesto dei Versanti (di seguito abbreviata con CSDV),
suggeriscono l’utilizzo di uno schema operativo che prevede l’analisi incrociata dei seguenti
tematismi di base:
•
•
•
•
•
•
Acclivit à
Litologia
Geomorfologia
Carta di dettaglio dei movimenti franosi (o franosità reale)
Uso del suolo
Idrogeologica
“lasciando tuttavia all’esperienza dei rilevatori, nonché alle singole emergenze di bacino, e
sulla base anche di recenti pubblicazioni in materia, la valutazione in merito ai valori numerici
da attribuire ad ogni classe nell’ambito dei vari tematismi”.
Questa impostazione ha tuttavia evidenziato alcuni limiti, legati alla eccessiva soggettivit à,
non soltanto nell’attribuzione del peso ma soprattutto nella procedura di analisi e
conseguentemente nei risultati.
A seguito di una rapida indagine bibliografica relativa alle diverse metodologie proposte
per la realizzazione della CSDV ed a quelle fino ad oggi utilizzate per i Piani di Bacino gi à
adottati o in una fase di elaborazione gi à avanzata è emerso un quadro piuttosto vario ed
eterogeneo, nel quale a stento si trovano indicazioni univoche.
Indubbiamente non è possibile formulare valutazioni su quale fra i metodi analizzati sia il
più valido o, almeno, quello più adatto ad essere applicato alla realt à territoriale della nostra
Regione, pertanto si è preferito desumere da ciascuno le indicazioni che apparivano
maggiormente confacenti alle nostre esigenze, sia per quanto riguarda le peculiarit à del
territorio sia relativamente ai dati in nostro possesso.
Il presente lavoro ha lo scopo di fornire una metodologia comune a scala regionale per la
redazione della CSDV (pericolosit à di frana) che indichi soprattutto:
•
•
•
•
•
i tematismi e le relative voci da considerarsi
le metodologie statistiche ammesse per l’attribuzione dei pesi
la procedura di sovrapposizione dei tematismi
i rapporti tra i pesi attribuiti alle diverse componenti e possibilmente alcuni range di
riferimento
una procedura informatica che utilizzi i GIS previsti nel SIREBA
Il metodo utilizzato rappresenta il risultato di un processo di compendio fra diverse
esigenze legate alla produzione di una carta che è per sua natura un elaborato di sintesi
considerevolmente soggettivo e che, pertanto, contiene approssimazioni talora anche
rilevanti e differenze legate alla sensibilit à del redattore.
Partendo, quindi, dal principio che una buona CSDV non è il frutto di un semplice incrocio,
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secondo schemi e pesi rigorosi, ma il risultato di un’attenta analisi degli elementi riconosciuti
e cartografati durante il rilievo geomorfologico e geologico, si è proceduto a fornire uno
schema flessibile, ma al tempo stesso chiaro e inequivocabile, che potesse servire da guida.
Gli obiettivi di tale lavoro sono riassumibili in 5 punti fondamentali:
•
Rifarsi rigorosamente a quanto prodotto fino ad oggi dal Comitato Tecnico Regionale.
In questo senso il metodo proposto non si discosta affatto da quanto indicato negli
standard regionali (le cosiddette “raccomandazioni”), se non nell’esclusione della carta
delle Unit à Suolo Paesaggio, ritenuta tutt’altro che ininfluente ma, purtroppo, non ancora
presente in tutti gli studi fino ad oggi presentati per via di una sua tarda introduzione fra le
cartografie di piano e difficolt à tecniche nella sua redazione.
Peraltro, detto tematismo non è stato previsto tra le voci del Piano Stralcio ai sensi del DL.
180.
•
Produrre un risultato in tempi ristretti.
L’accelerazione indotta alla Pianificazione di Bacino per effetto del D.L.180, ha
comportato la necessit à di fornire alle Province una raccomandazione per la
predisposizione della CSDV in tempi molto ristretti.
Per tale motivo il documento presentato si limita a descrivere la procedura generale,
lasciando ancora ampi margini di soggettività nell’attribuzione dei pesi e nella suddivisione
delle classi.
•
Utilizzare dati di base comuni a quelli previsti per il Piano Stralcio ai sensi del D.L.180
Anche da questo punto di vista la procedura è stata necessariamente condizionata
dall’esigenza di utilizzare tematismi e voci comunque previsti nel Piano Stralcio del
Rischio idrogeologico ai sensi del D.L. 180
•
Ridurre la soggettività al fine di uniformare i risultati a scala regionale
Pur concedendo ampia libert à nell’attribuzione dei pesi, lo schema proposto cerca di
individuare una procedura utilizzabile a scala regionale che garantisca l’utilizzo di un certo
numero di voci standard, ed un procedimento di analisi rigoroso di tipo ponderale su base
areale1.
•
Sviluppare una metodologia applicabile sia con metodologie tradizionali sia in ambiente
GIS
La presenza di criteri informatici avanzati ha consentito di operare sia in ambito GIS che
manualmente utilizzando lucidi e tavolo a vetro.
I criteri proposti consentono pertanto di raggiungere un buon risultato anche in assenza di
programmi software e dati informatizzati.
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Ponderale nel senso che l’analisi viene sviluppata attraverso l’attribuzione dei pesi ad ogni singolo elemento.
Areale per il fatto che anziché celle o pixel sono stati utilizzati i perimetri reali dei diversi elementi incrociati
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NOTE ILLUSTRATIVE AL METODO
PROCEDURA DI COSTRUZIONE DELLA “CARTA DI SUSCETTIVITÀ AL
DISSESTO DEI VERSANTI”
Il metodo si basa sulla discretizzazione di elementi poligonali elementari ottenuti tramite
l’incrocio dei diversi tematismi ad ognuno dei quali viene attribuito un peso. Ogni poligono
elementare sar à quindi caratterizzato da un numero che costituisce la somma algebrica di
tutti i pesi relativi a ciascun elemento associato al poligono. Maggiore è il peso totale,
maggiore sar à la suscettivit à al dissesto connessa al poligono elementare.
La metodologia così come strutturata risulta caratterizzata da una flessibilit à che consente
eventuali integrazioni o aggiornamenti successivi, sulla base, anche, di nuove conoscenze
tecniche, senza snaturarne i contenuti concettuali.
Resta inteso che la corretta esecuzione del metodo prevede un’accurata verifica sul
terreno dei dati di base dall’approfondimento dei quali dipende direttamente l’attendibilit à del
risultato finale; la diretta conoscenza delle criticit à del territorio consente, inoltre, la corretta
taratura dei pesi e i limiti delle classi di suscettivit à.
Le variabili considerate nelle fasi di overlay risultano strutturate nei livelli informativi definiti
nelle Raccomandazioni emanate dall’Autorit à di Bacino di rilievo regionale e sono illustrate
nella seguente tabella.
TEMATISMO
VARIABILE
TIPO
Carta geolitologica
Litologia
Contatti
Principale
Aggravante
Carta geomorfologica
Coltri potenti
Coltri sottili
Granulometria delle coltri
Stato della roccia
Erosione concentrata di fondo
Erosione spondale
Ruscellamento diffuso
Principale
Principale
Principale
Principale
Aggravante
Aggravante
Aggravante
Carta dell’acclività
Classi di acclività
Principale
Carta idrogeologica
Permeabilità del substrato
Principale
Carta dell’uso del suolo
Uso del suolo
Principale
Carta della franosità reale
Frane attive
Frane quiescenti
Franosità diffusa
D.G.P.V.
Principale
Principale
Principale
Aggravante
N.B.: le variabili di tipo “principale” sono quelle ritenute determinanti, che devono essere
sempre prese in considerazione ai fini della elaborazione della suscettivit à al dissesto di
versante. Le variabili “aggravanti” sono quelle la cui interferenza con le caratteristiche di
stabilità dei versanti può variare sensibilmente nelle diverse situazioni e, pertanto,
devono essere esaminate ad una ad una sia nei diversi bacini che all’interno del singolo
bacino.
A ciascuna variabile considerata viene attribuito un peso quantitativo indicativo della
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relativa incidenza sulla suscettività al dissesto di versante.
Gli elementi di cui sopra rappresentano, a giudizio degli scriventi, i parametri di tipo
geografico-fisico, geologico-geomorfologico ed ambientali s.l., fra quelli previsti negli attuali
standard dei Piani di Bacino, che maggiormente condizionano la dinamica di versante. Le
assunzioni che hanno motivato tali scelte possono essere, così , sinteticamente riassunte:
Ø nella metodologia proposta, recependo le indicazioni adottate dalla Regione EmiliaRomagna, le frane vengono da subito escluse e trattate o come roccia affiorante o come
coltre più o meno potente per essere inserite successivamente, al termine della
procedura, in classe alta o molto alta, a seconda dello stato di attivit à. Ciò con il duplice
scopo di:
1.
Conservare la geometria del corpo di frana nella CSDV;
2.
Avere una sorta di controllo, o validazione, della procedura.
Ø l’assetto geologico dei luoghi condiziona l’intensit à e la tipologia dei processi di
modellamento dei versanti; pertanto in termini di peso relativo occorre rendere evidente
tale importante contributo, attribuendo alla “litologia” un valore che, in assoluto,
condizioni in maniera consistente il grado di suscettivit à. In tale contesto si osserva che i
caratteri litologici, litotecnici e strutturali dell’ammasso roccioso, che in larga misura
determinano il grado di suscettivit à al dissesto, possono essere in prima
approssimazione rappresentati dalla tipologia formazionale e dallo stato di conservazione
della roccia.
Ø la topografia o, più in generale, la forma dei versanti, risulta determinante per i processi
morfogenetici, e, nel contempo, è determinata da questi stessi. Grande importanza
riveste, pertanto, lo studio delle diverse classi di acclività, i cui contributi in peso relativo
sono stati differenziati qualora si pongano in relazione con zone caratterizzate da
substrato affiorante o subaffiorante piuttosto che da coperture detritiche.
Ø le coltri di copertura presentano generalmente condizioni di stabilit à prossime
all’equilibrio ma risultano nel contempo particolarmente soggette alle variazioni dei
parametri fisici e meccanici al contorno. Pertanto il grado di suscettività al dissesto può
essere rappresentato dalla combinazione degli attributi di potenza e granulometria
media, oltreché dalla permeabilit à e dalle condizioni geomeccaniche del substrato; è
evidente che una coltre a granulometria fine sovrastante un substrato impermeabile
risulter à maggiormente soggetta ad imbibizione e conseguente instabilit à rispetto ad una
coltre in analoghe condizioni ma con substrato “drenante”. La potenza delle coltri incide
non tanto sulle condizioni di stabilit à quanto sulla magnitudo del potenziale dissesto.
Ø lo stato delle coperture arboree, l’uso del suolo nella sua accezione più ampia, nonché la
modificazione antropica del territorio, inequivocabilmente condizionano, ed
eventualmente risultano condizionati, dalla stabilità dei versanti. Sulla base della legenda
definita dalle Raccomandazioni per la compilazione della Carta dell’Uso del Suolo sono
stati valutati i contributi di ciascun “uso” nei confronti della suscettivit à al dissesto.
Ø gli elementi definiti “aggravanti” comprendono sia parametri “predisponenti” che
“innescanti” i dissesti e sono stati introdotti e valutati con particolare attenzione per la loro
influenza, in particolari condizioni geologiche e geomofologiche, sulla stabilit à dei luoghi;
tra questi sono stati considerati, ad esempio, l’erosione concentrata di fondo, il
ruscellamento diffuso, le deformazioni gravitative profonde di versante e i contatti fra
litotipi a forte contrasto di permeabilit à o di caratteristiche geomeccaniche. Nella
categoria degli elementi “aggravanti” possono essere introdotti, di volta in volta, altri
parametri che tengono in considerazione le peculiarit à del bacino analizzato, in
particolare: eventuale sismicit à dell’area, zone percorse da incendi recenti (tale elemento
non dovr à essere considerato qualora la Carta dell’Uso del Suolo venga corredata
dell’”Indice di efficienza idrogeologica” delle formazioni vegetali).
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La carta CSDV, soprattutto quando ottenuta con metodologie GIS, si può presentare
estremamente frammentata per la presenza di poligoni elementari di dimensioni molto
ridotte. Ai fini del suo utilizzo per scopi di Pianificazione Territoriale sarà quindi necessario
l’intervento dell’operatore che, in base alla propria esperienza e alla conoscenza dei luoghi,
potrà accorpare gli elementi minori o ritoccarne i limiti per ottenere una maggiore
omogeneità.
Nelle pagine seguenti verr à descritto il procedimento operativo manuale per la
realizzazione della CSDV secondo la metodologia elaborata.
N.B. Nella relazione finale del Piano dovrà essere chiaramente indicata e motivata la
scelta dei pesi attribuiti a ciascun elemento, il taglio delle classi di suscettività e la
scelta degli elementi aggravanti utilizzati.
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PROCEDIMENTO OPERATIVO SUGGERITO
STEP 1 – COSTRUZIONE DELLA “CARTA DI BASE”
La prima fase della presente metodologia è rappresentata dalla “costruzione” della Carta
di Base ovvero una carta di lavoro semplificata che raccoglie i tematismi:
Ø
roccia affiorante e/o subaffiorante con coperture discontinue inferiori a 1m;
Ø
coperture detritiche, sottili (<3 m);
Ø
coperture detritiche, potenti (>3 m);
Ø
alluvioni mobili attuali e recenti.
Tale elaborato risponde alla necessit à pratica di poter disporre di una carta di “sfondo”
alle fasi di overlay e nel contempo deriva da una assunzione concettuale che considera il
differente comportamento delle coltri di copertura e della roccia affiorante nei confronti degli
agenti della modellazione morfodinamica del territorio; tale considerazione è stata mediata
dal PdB del T. Vallecrosia.
Si precisa, inoltre, che questa carta non rappresenta un nuovo tematismo ma una
carta derivata da elementi già acquisiti.
Questo elaborato verr à realizzato sovrapponendo un foglio di carta lucida sulla CARTA
GEOMORFOLOGICA e fondendo in un’unica entità “SUBSTRATO AFFIORANTE” le voci di
legenda R, Rf, Rs e R0 e nell’entit à “COLTRE” le voci dt, dt1, dt2, c, cf e cg. Il lucido così
ottenuto dovr à, quindi, essere sovrapposto alla CARTA GEOLITOLOGICA dalla quale
verranno desunti e accorpati nell’unica entit à “ALLUVIONI” le voci di legenda a, am, ar e aa.
OUTPUT: Carta di Base (CB)
STEP 2
ATTRIBUZIONE DEI PESI ALLE LITOLOGIE
L’attribuzione dei pesi alle litologie avverr à su base statistica.
L’analisi statistica, eseguita sulla base della formulazione di Guida et al., consente di
individuare in maniera oggettiva un peso di suscettivit à sulla base della franosit à reale (ψ). Ιn
sintesi, le formule utilizzate sono esposte nella seguente tabella:
ψ = (1 / Κ) × ϕ
(#)
dove:
Ø
Ø
K = Σ A”n / AT
ϕ = Α”n / A’n
Ø
Ø
Aree parziali di primo ordine (A’n): area totale di presenza della litologia n;
Aree parziali di secondo ordine (A”n): aree interessate da movimenti franosi
in atto o recenti all’interno delle A’n.
Ø
AT = Area totale del bacino
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In primo luogo sarà necessario individuare:
•
•
Aree parziali di primo ordine (A’n): aree omogenee da un punto di vista litologico;
Aree parziali di secondo ordine (A”n): aree interessate da movimenti franosi in atto o
recenti all’interno delle A’n.
Dopo aver individuato le A’n e le A”n si applicherà la formula (#), che consente di definire
analiticamente l’influenza della litologia sulla franosità e si otterr à un valore di ψ per ogni
area a litologia omogenea; maggiore è il valore di ψ ottenuto maggiore è la suscettività al
dissesto per quel litotipo.
Per convenzione si è stabilito di normalizzare a 10 il valore di ψ massimo all’interno del
bacino e, conseguentemente, di rapportare a questo valore i pesi ottenuti per le altre
litologie; quindi, supponendo che la litologia 1 sia la maggiormente franosa all’interno del
bacino, il litotipo 2 avr à peso:
ψ1 : 10 = ψ2 : x
I valori così ottenuti dovranno essere presi come punto di riferimento per l’assegnazione
dei pesi alle altre variabili che verranno analizzate negli step successivi.
La base statistica utilizzata potrà essere rivista e modificata “arbitrariamente” solo nel
caso di affioramenti di limitata estensione areale per i quali i valori ottenuti con l’applicazione
della (#) possono risultare sensibilmente lontani dalle reali condizioni geotecniche o
geomeccaniche del litotipo in esame; in questi casi il valore di ψ verrà assegnato
direttamente dall’operatore sulla base della sua esperienza e delle osservazioni di
campagna.
OUTPUT: Carta dell’Indice Litologico di Stabilità
STEP 3
ATTRIBUZIONE DEI PESI ALLE COLTRI ED AL SUBSTRATO
AFFIORANTE
In questa fase si eseguir à la sovrapposizione della CARTA GEOLITOLOGICA con la
CARTA GEOMORFOLOGICA; su un lucido sovrapposto ai due tematismi si tracceranno i
limiti dei poligoni caratterizzati da substrato affiorante o subaffiorante in condizioni di
conservazione omogenee (R, RF, RS, R0) o da presenza di coperture detritiche con
spessore, granulometria e caratteristiche del substrato (permeabilit à e proprietà geotecniche)
omogenee. Ad esempio dovranno essere distinti i poligoni caratterizzati da presenza di
coperture detritiche con spessore > 3 m, granulometria fine e substrato impermeabile da
quelli con le medesime caratteristiche di potenza e dimensioni medie dei clasti ma giacenti
su un substrato permeabile.
A questo punto ad ogni poligono verr à assegnato un peso stabilito dall’operatore sulla
base della propria esperienza e delle osservazioni di campagna; i valori così assegnati
dovranno rientrare in un range compreso fra 0 e 11. Pertanto, se si ritiene che una coltre
potente, fine e su substrato impermeabile sia estremamente suscettiva al dissesto, al punto
che la concomitanza di queste caratteristiche sia da considerarsi maggiormente sfavorevole
rispetto alle peggiori caratteristiche litologiche presenti nel bacino ( =10), ai poligoni
corrispondenti verr à assegnato peso 11.
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Si precisa che il range di valori sopra indicato non deve sempre essere utilizzato per
intero, cioè, se si valuta che la più sfavorevole combinazione di fattori analizzati in questo
step (ad esempio il caso analizzato al precedente capoverso) non sia suscettiva al pari della
peggiore litologia presente nel bacino, i poligoni assegnati a questa classe potranno essere
valorizzati con un punteggio < 10.
OUTPUT: Carta Derivata 1
STEP 4
ATTRIBUZIONE DEI PESI ALLE CLASSI DI ACCLIVITÀ
In questa fase si realizza la sovrapposizione della CARTA DI BASE con la CARTA
DELL’ACCLIVITÀ (eventualmente semplificata) e si delimitano i poligoni caratterizzati da
presenza di coperture detritiche, alluvioni o substrato affiorante con pendenze omogenee e
vengono, quindi, assegnati loro i pesi.
In questa sede ci si limita a definire un range di valori (fra –7 e +7) all’interno dei quali si
lascia libert à di scelta alla sensibilit à dell’operatore. Se, ad esempio, si ritiene che le aree
caratterizzate dalla presenza di coperture detritiche e da pendenze comprese fra 50% e 75%
siano caratterizzate da suscettività al dissesto massima rispetto alla combinazione delle altre
classi di pendenza e caratteristiche di copertura del territorio, ad esse verr à assegnato il
peso massimo, che potr à essere al più pari a 7.
È, inoltre, consentita l’assegnazione di pesi negativi per le aree meno acclivi (< 11,3°), in
ragione del fatto che nelle aree con queste caratteristiche di pendenza i dati in nostro
possesso consentono ragionevolmente di escludere l’innesco di movimenti di massa.
OUTPUT: Carta derivata 2
STEP 5
ATTRIBUZIONE DEI PESI ALLE CLASSI DI USO DEL SUOLO
Ai fini della realizzazione della CSDV si dovr à sovrapporre la CARTA DELL’USO DEL
SUOLO e si dovranno delimitare le aree caratterizzate da uguale uso del suolo. Ad ognuno
dei poligoni così ottenuti verranno assegnati pesi sulla base dell’esperienza e delle
osservazioni di campagna, mantenendosi all’interno di un range di valori compreso fra –2 e
+2.
Qualora esistano specifiche competenze professionali è possibile utilizzare una procedura
analitica di maggior “dettaglio” che consenta di fornire una valutazione del contributo dell’uso
del suolo nei confronti della suscettivit à al dissesto di versante. In particolare si richiama il
metodo elaborato dagli Ordini dei dottori Agronomi e Forestali e dell’Associazione Italiana
Naturalisti, utilizzato, anche, dalla Provincia di Genova, che prevede l’assegnazione di un
indice di efficienza idrogeologica alle diverse classi di uso del suolo. Si potranno, così ,
delimitare aree caratterizzate da uguale efficienza idrogeologica, assegnando ad ognuno dei
poligoni ottenuti dei pesi il cui range corrisponde a quanto già definito. In allegato, in coda al
documento, si riportano i contenuti tecnico-scientifici per la determinazione dell’indice di
efficienza idrogeologica.
OUTPUT: Carta derivata 3
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STEP 6
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REALIZZAZIONE DELLA CARTA DEGLI ELEMENTI AGGRAVANTI
Tramite la sovrapposizione di un lucido alla CARTA GEOMORFOLOGICA ed alla CARTA
GEOLITOLOGICA (i due incroci possono avvenire separatamente) vengono estrapolate le
caratteristiche del territorio non ancora prese in esame ma ritenute importanti ai fini della
suscettivit à al dissesto; fra queste ricordiamo, ad esempio:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Erosione concentrata di fondo;
Erosione spondale;
Ruscellamento diffuso;
Franosità diffusa;
DGPV;
Contatti fra litotipi a forte contrasto di permeabilit à;
……………………..
Questo elenco potr à essere implementato con elementi diversi da bacino a bacino.
In molti casi si avr à a che fare con elementi di tipo lineare (1, 6) o puntuale (2) che, però,
potranno influenzare le caratteristiche di stabilit à di una porzione di versante di forma e
dimensioni variabili da caso a caso. Per questi fenomeni, pertanto, nella costruzione della
CARTA DEGLI ELEMENTI AGGRAVANTI se ne dovr à delimitare l’area di influenza.
OUTPUT: Carta degli Elementi Aggravanti
STEP 7
ASSEGNAZIONE DEI PESI AGLI ELEMENTI AGGRAVANTI
Tramite la sovrapposizione della CARTA DI BASE alla CARTA DEGLI ELEMENTI
AGGRAVANTI, su un lucido verranno delimitati i poligoni caratterizzati dalla presenza di
substrato, alluvioni o coperture detritiche interessati dalla presenza di uno o più elementi
aggravanti (o dalle loro aree di influenza). Ad ogni poligono verr à assegnato un peso
derivante dalla somma dei pesi assegnati ad ognuno dei fattori peggiorativi intersecantisi.
Il peso massimo assegnabile ad ognuno di questi elementi è pari a 2.
Ad esempio un’area di coltre, su un versante interessato da una DGPV, all’interno della
fascia di influenza di un fenomeno di erosione spondale relativo ad un’ansa di un vicino
corso d’acqua, potr à essere valorizzata con un peso 3, derivante dalla somma di 1 (DGPV) e
2 (Erosione spondale su coltre). Lo stesso poligono in roccia potrà, invece, avere un peso
diverso se si ritiene che esso reagisca in maniera diversa ai diversi elementi peggiorativi
intersecantisi.
OUTPUT: Carta Derivata 4
STEP 8
INCROCIO PRINCIPALE E SOMMATORIA DEI PESI
A questo punto si dovrà realizzare il passo principale per la redazione della CSDV, cioè
l’incrocio fra le 4 CARTE DERIVATE, ottenute tramite le operazioni eseguite nel corso degli
Step 3, 4, 5 e 7, e la CARTA DELL’INDICE LITOLOGICO DI STABILITA’ (Step 2). Su un
lucido si delimiteranno, quindi, i poligoni con caratteristiche omogenee da un punto di vista di
litologia, stato della roccia (o caratteristiche della coltre), acclività,
efficienza
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idrogeologica e eventuale presenza di uno o più elementi aggravanti.
Il risultato sar à, necessariamente, una carta estremamente frammentata e suddivisa in
poligoni, di dimensioni anche molto limitate, ad ognuno dei quali verr à assegnato un valore
numerico derivante dalla somma dei valori associati alle aree dall’intersezione delle quali
essi sono stati generati.
OUTPUT: CSDV1
STEP 9
ACCORPAMENTO IN CLASSI DI SUSCETTIVITA’
Dopo aver esaminato la CSDV1 si estrapolano i valori massimo e minimo fra i diversi
poligoni, quindi il range di valori dato dalla loro differenza viene suddiviso in 4 classi di
suscettivit à (ALTA, MEDIA, BASSA e MOLTO BASSA). Tale suddivisione è di estrema
importanza e le scelte fatte in questa fase devono essere accuratamente ponderate e
motivate in quanto è stato verificato come una differenza anche di un solo punto possa
determinare differenze consistenti nel risultato finale.
In questo modo si otterr à una carta molto meno frammentata tramite la fusione e
l’accorpamento dei poligoni contenuti nella carta derivata dallo Step 7.
OUTPUT: CSDV2
STEP 10
INSERIMENTO DELLE FRANE ESISTENTI
Sovrapponendo la CSDV2 alla CARTA DELLA FRANOSITA’ REALE si delimitano su un
lucido le frane attive e quiescenti e le diverse classi di suscettività; le prime vengono
assegnate ad una classe a sé (SUSCETTIVITA’ MOLTO ALTA) mentre le seconde vengono
direttamente inserite in classe di suscettività ALTA. Eseguendo questa operazione
ovviamente si annullano le perimetrazioni in diverse classi di suscettivit à effettuate nel corso
degli Step precedenti in corrispondenza delle aree in frana; questa procedura consente
anche un primo grossolano controllo della validit à del metodo utilizzato e soprattutto una
taratura dei pesi assegnati. Le aree in frana, infatti, gi à prima del loro inserimento d’ufficio in
classe di suscettivit à MOLTO ALTA e ALTA non dovrebbero rientrare nelle classi più basse.
OUTPUT: CSDV2
STEP 11
ESTRAZIONE DI CAVE, DISCARICHE E RIPORTI
L’ultimo passaggio previsto nel percorso descritto è quello della delimitazione ed
assegnazione ad una categoria speciale delle aree interessate dalla presenza di
cave, discariche o grandi riporti che si è ritenuto opportuno trattare separatamente
rispetto ai versanti naturali, sia per quanto riguarda gli aspetti di suscettività che per i
regimi normativi. Tale operazione avverrà tramite sovrapposizione della CSDV2 con
la CARTA GEOMORFOLOGICA.
OUTPUT: CSDV
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ALCUNE PRECISAZIONI IN MERITO ALLE RACCOMANDAZIONI ATTUALI
Le legende e i criteri per la realizzazione delle cartografie di base sono gi à state definite
dalla Regione attraverso le raccomandazioni 3 e successive; in questa sede si propone
l’introduzione di alcune modifiche che si ritengono essenziali per la redazione della CSDV:
Ø Alcune di queste modifiche implicano una definizione più accurata di alcune voci gi à
presenti nelle legende standard:
Criteri per la definizione dello stato della roccia:
Gli standard attuali introducono questa importante distinzione del substrato roccioso
senza meglio definire che cosa si debba intendere con le quattro voci R0, R, Rs e Rf.
Per il momento le definizioni date dai criteri sono:
R0
include roccia subaffiorante (copertura discontinua con spessore fino ad 1 m) con
caratteristiche strutturali e tessiturali non visibili;
R
viene definita come roccia affiorante e/o subaffiorante in buone condizioni di
conservazione e/o con disposizione favorevole delle strutture rispetto al pendio;
Rs
è definita come roccia affiorante e/o subaffiorante in buone condizioni di
conservazione con disposizione sfavorevole delle strutture rispetto al pendio;
Rf
infine, come roccia affiorante e/o subaffiorante in scadenti condizioni di
conservazione, alterata e/o particolarmente fratturata e/o con ricorrente variabilit à giaciturale
In merito si osserva che:
Ø Non si precisa il dettaglio con il quale suddividere il territorio in base allo stato della
roccia: l’esperienza suggerirebbe di considerare le condizioni giaciturali medie del
versante in modo tale da non frammentare eccessivamente il territorio. L’assenza di una
“dimensione“ di riferimento implica una forte differenza tra rilevamento e rilevamento con
impossibilit à o, per lo meno, grosse difficoltà di omogeneizzazione dei dati e dei criteri.
Ø la necessità di precisare quale sia il “termine di confronto” in base al quale valutare lo
stato della roccia; in altri termini non è chiaro se le condizioni “buone” o “scadenti” siano
“assolute” e quindi derivino da un confronto del singolo litotipo relativamente ad altri,
oppure “relative”, ovvero si riferiscano alle diverse facies e condizioni geomeccaniche
dello stesso.
Per fare un esempio, infatti, è possibile definire le arenarie come un litotipo generalmente
in buone condizioni di conservazione e quindi suscettibile della sola suddivisione tra roccia
con disposizione favorevole o sfavorevole (R o Rs). In questo caso il confronto avverrebbe in
termini assoluti, e il litotipo arenaria verrebbe valutato sulla base del confronto con altri
litotipi.
Al contrario, le stesse arenarie potrebbero essere suddivise indipendentemente dal
confronto con altri litotipi, ma in base alle facies in cui esse si presentano in affioramento. In
tal caso sarebbe possibile utilizzare tutte e quattro le classi per indicare le differenti facies del
singolo litotipo.
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Autorità di Bacino di rilievo regionale della Liguria
Linea guida n° 2- 2000
Metodo per la realizzazione della carta dell’acclività
Gli studi propedeutici ai piani di bacino fino ad ora pervenuti in Regione Liguria hanno
evidenziato come ciascun gruppo di lavoro abbia adottato un proprio criterio per la
realizzazione della carta dell’acclivit à, con risultati spesso non confrontabili.
Le raccomandazioni esistenti ad oggi codificano esclusivamente le classi di acclivit à nelle
quali suddividere il territorio, senza precisare la metodologia per la realizzazione del
tematismo.
Si suggerisce pertanto di adottare un metodo standard, utilizzando quello proposto da
Brancucci, Maifredi (Geologia Tecnica, 1980).
In alternativa, se tempi e qualit à dei dati lo consentissero, la Regione Liguria potrebbe
produrre una carta dell’acclività in formato digitale su tutto il territorio regionale utilizzando il
DTM a disposizione.
Carta geomorfologica
Per molte delle voci in legenda delle carte “Geomorfologica” e di “Dettaglio dei movimenti
franosi” occorre stabilire il tipo di rappresentazione distinguendo tra puntuale ed areale.
Infatti, sebbene questo fatto sia chiarito negli standard informatici, le raccomandazioni 3 e
3bis non forniscono indicazioni in tal senso (ad es: Ruscellamento diffuso).
Ø Altre modifiche sono relative a nuove voci che potrebbero essere inserite nei futuri
standard
Gli standard attuali non prevedono la voce relativa alla franosit à diffusa e alla frana
singolarmente non cartografabile. Si tratta di un limite che impone al rilevatore di escludere
gi à a priori una serie di informazioni che riteniamo essenziali anche per la successiva
predisposizione della CSDV.
La franosità diffusa dovr à essere una feature di tipo areale, mentre la frana singolarmente
non cartografabile sar à un elemento puntuale con coordinata posta in corrispondenza del
punto più alto del coronamento.
Carta geolitologica
Negli standard di rilevamento e di acquisizione informatica è previsto che le coltri potenti
vengano inserite nella carta geolitologica senza alcuna informazione sulla litologia presente
al di sotto di esse.
Questo implica una perdita di informazioni (esistono casi in cui prospezioni geognostiche
permettono di conoscere la litologia al di sotto delle coperture), disuniformit à (secondo gli
standard corpi di frana anche potenti non verrebbero inclusi nella geolitologica) ed una
limitazione alle analisi dei dati (analisi con utilizzo dei GIS, anche ai fini della realizzazione di
carte derivate come nel caso della CSDV).
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Autorità di Bacino di rilievo regionale della Liguria
Linea guida n° 2- 2000
ALLEGATO
LA CARTA DELL’USO
IDROGEOLOGICA
DEL
SUOLO
E
L’INDICE
DI
EFFICIENZA
Nella carta dell’uso del suolo verranno individuale le diverse tipologie secondo la legenda
gi à approvata, alle quali va aggiunto l’indice di efficienza idrogeologica.
La carta dell’uso del suolo fotografa la situazione reale dell’intero bacino e comprende
quindi, a differenza di carta della vegetazione, anche le aree coltivate e urbanizzate; riporta
inoltre l’indice di efficienza idrogeologica.
L’indice di efficienza idrogeologica esprime una valutazione sintetica e qualitativa sulla
funzionalit à delle diverse tipologie individuate nella difesa del suolo, in modo da associare
all’informazione sulla distribuzione delle diverse tipologie un’informazione specifica sulla
capacit à di regimazione delle acque e di controllo dell’erosione superficiale della copertura
del suolo del bacino.
Anche l’indice di efficienza idrogeologica costituisce una descrizione sintetica mediante un
giudizio numerico in tre classi, riferite alla singola tipologia, da restituire in cartografia.
Le tre classi di efficienza sono da intendersi:
1. alta
2. media
3. bassa
Tale indice, che inquadra la funzionalit à idrogeologica delle singole tipologie, va dato sulla
base di alcune fondamentali considerazioni.
1. indice di efficienza biologica
2. struttura verticale del consorzio vegetale (in termini di stratificazione) e copertura del
suolo stabilit à fisica del soprassuolo
3. presenza/assenza di fenomeni di erosione concentrati.
1
Struttura verticale del consorzio vegetale (in termini di stratificazione) e copertura
del suolo.
Valutazione del grado di protezione all’acqua battente e dilavante derivato dai valori
percentuali di copertura dei diversi strati di vegetazione (a: arboreo, b: arboreo inferiore, c:
arbustivo, d: erbaceo, e: muscinale) secondo il metodo dì Pirola-Montanari-Credaro (I980)
modificato come segue:
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Autorità di Bacino di rilievo regionale della Liguria
Linea guida n° 2- 2000
Indice di protezione dall‘acqua cadente (Fe)
copertura media % strati
a+b+c+d+e
>151
101-150
1-100
Indice
protezione
1
2
3
buona
discreta
ridotta
Indice di protezione dall‘acqua dilavante (Pd)
copertura media % strati
d+e
>61
31-60
1-30
2.
indice
protezione
1
2
3
buona
discreta
ridotta
Valutazione della stabilità fisica del soprassuolo
1. densit à del soprassuolo arboreo da normale a rada in fustaia con Hm<100 Dm (Hm =
altezza media del soprassuolo dominante; Dm = diametro medio del soprassuolo
dominante);
2. densit à del soprassuolo arboreo da normale adatta in fustaia con Hm>=l00 Dm oppure
densit à da normale a rada in ceduo con Hm<l00 Dm;
3. densit à del soprassuolo arboreo da alta a molto alta, in ceduo con Hm>=l00 Dm;
3.
Presenza /assenza di fenomeni di erosione concentrata
Per l’erosione concentrata si à adottata la suddivisione semplificata utilizzata per gli
inventari forestali della Regione Veneto:
1. assenza di erosione o erosione idrica incanalata con rigagnoli e canaletti di erosione
scarsi e profondi pochi centimetri.
2. erosione idrica incanalata moderata, contraddistinta da canaletti e rigagnoli che non
superano i 20-40 cm di profondit à o piccoli movimenti franosi superficiali di pochi metri
quadri di superficie e di profondit à inferiore ad un metro ed interessano meno di un terzo
della superficie;
3. erosione idrica incanalata e movimenti franosi superiori a quanto indicato al punto 2.
Anche per l’applicazione dell’indice di efficienza idrogeologica valgono le considerazioni
espresse per quello di efficienza biologica in merito all’indicazione di diverse classi riferite
alle singole tipologie e alla non confrontabilit à tra diverse tipologie, ecc.
Nell’accorpamento delle diverse tipologie vegetazionali relative ai soprassuoli forestali, si
ritiene opportuno mantenete le linee di delimitazione esistenti tra modelli caratterizzati da
diversi indici di funzionalit à idrogeologica, evitando di accorpare in una sola classe di
funzionalit à boschi che, pur contigui, presentano funzionalità molto diverse. Ad esempio
soprassuoli costituiti da pinete degradate P3 e boschi misti di angiosperme M2 andranno
restituiti graficamente come B3 e B2, separati da una linea in tratto 0,2 mm anziché in linea
0,5 mm, come la linea di delimitazione tra diverse modelli. Il sistema consentir à di mantenete
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Autorità di Bacino di rilievo regionale della Liguria
Linea guida n° 2- 2000
il dettaglio della carta della vegetazione, rispettando i criteri di determinazione dell’indice di
funzionalit à idrogeologica e consentendo una valutazione più precisa del CN.
La presenza dell’indice nella carta di uso del suolo consente una immediata
individuazione delle situazioni di criticità funzionale esistente sui versanti del bacino in
esame, rappresentando, proprio perché individuato in una cartografia meno specifica e più
“interdisciplinare” rispetto alla carta della vegetazione uno strumento di lavoro rivolto non
solo ai tecnici specializzati in aspetti vegetazionali ma anche alle altre figure professionali
presentì nei gruppi di lavoro.
Inoltre, la carta dell’uso del suolo corredata dei valori di efficienza idrogeologica risulta
propedeutica alla redazione della carta di propensione al dissesto, alla carta degli interventi
ed alla individuazione dei valori di CN.
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