GiUBileO di chiesA diOcesAnA

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GiUBileO di chiesA diOcesAnA
Anno VI - n. 6
ROMA
19 febbraio · 2016
GIUBILEO di CHIESA DIOCESANA,
GRUPPI di PREGHIERA di S. PIO,
CASA SOLLIEVO della SOFFERENZA
L
a nostra Chiesa Diocesana si
è recata lo scorso 6 febbraio in pellegrinaggio a Roma
per il Giubileo della Misericordia in occasione dell’ostensione
delle reliquie di San Pio da Pietrelcina nella basilica Vaticana. In piazza
San Pietro, papa Francesco ha concesso un’udienza speciale ai fedeli
della nostra Arcidiocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, agli aderenti ai Gruppi di Preghiera di Padre Pio e ai dipendenti di
Casa Sollievo della Sofferenza.
Il pellegrinaggio è stato presieduto dal nostro arcivescovo mons. Michele Castoro che è anche Presidente
della Fondazione Casa Sollievo della
Sofferenza e Direttore generale dei
Gruppi di Preghiera di San Pio da
Pietrelcina. 
OMMARIO
Papa Francesco
alla nostra
Arcidiocesi:
“Che chiunque
venga nella vostra
bella terra – io ho
voglia di andarci! –
possa trovare
anche in voi un riflesso della luce
del Cielo! Vi ringrazio,
e vi chiedo per favore di non
dimenticarvi di pregare per me.
Grazie”
L’arcivescovo
Michele Castoro
al Papa:
“Grazie, Padre Santo,
per questo incontro…
Benedite noi,
le nostre famiglie,
i nostri anziani, i nostri ammalati,
i nostri giovani… Papa Francesco,
vi aspettiamo a San Giovanni
Rotondo! Papa Francesco,
vi vogliamo un mondo
di bene!”
Giubileo dell’Arcidiocesi con s. Pio a Roma
pagg. 1-5
Vita e Famiglia
pag.
6
Quaresima
pag. 7
In Africa sui sentieri delle Beatitudini pag.
8
In India sui sentieri delle Beatitudini
pag.
9
Ricerche e studi su s. Lorenzo Maiorano
pag.
10
L’annuale Festa di s. Lorenzo Maiorano
pag.
11
Libripag.
12
14
Comunicazioni Sociali
pag.
Ecclesia in Gargano
pagg. 15-20
SOMM A R IO
19 FEBBRAIO 2016
[Giubileo a Roma]
Indirizzo di saluto dell’Arcivescovo Michele Castoro
a Papa Francesco
B
eatissimo Padre,
il Popolo di Padre Pio Vi acclama e Vi saluta con affetto e devozione grande!
Grazie papa Francesco!
Grazie per il Giubileo della Misericordia.
Grazie per aver voluto il corpo di Padre Pio accanto al sepolcro dell’Apostolo Pietro.
Grazie per averci accolto in questa
piazza.
Qui ci sono i Gruppi di preghiera
di Padre Pio, provenienti da tutto il
mondo: sono i figli spirituali del Santo Frate cappuccino che, ancorati saldamente alla roccia della Chiesa, si
sforzano di vivere in ogni angolo della terra la spiritualità del Vangelo.
Vivai di fede e focolai d’amore, cosi li definì Padre Pio. Essi hanno il
compito di pregare per il Papa, per
la Chiesa e per la pace nel mondo.
In piazza, c’è anche la grande Famiglia Casa Sollievo della Sofferenza,
l’Opera di Padre Pio, con dirigenti,
medici, infermieri e personale. Ci sono anche alcuni ammalati.
Quanti per motivi di salute, non sono
qui, ci stanno seguendo e sono uniti
a noi attraverso la televisione.
Casa Sollievo è l’Ospedale fondato da
Padre Pio, oggi polo sanitario cattolico, rinomato Istituto di ricerca scientifica, ma è anche, per dirla con le
parole di Vostra Santità, un Ospedale da campo dove si accolgono sorelle e fratelli ammalati, provenienti da ogni dove, che ricevono cura
medica, assistenza religiosa e fraterna ospitalità. Tempio di scienza e di
preghiera: così l’ha voluto Padre Pio,
una casa per il sollievo dei sofferenti.
Ad accompagnare l’urna con i resti
mortali di San Pio da Pietrelcina, ci
sono anche i fedeli di Manfredonia –
I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e
VOLTI che uscirà venerdì 18 marzo 2016, per motivi tecnici, devono pervenire in redazione per e-mail , entro e non oltre martedì 8 marzo 2016.
VOCI
E
Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo
Anno VI - n. 6 del 19 febbraio 2016
Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010
del Registro Periodici - Cronologico 1868/10
del Registro Pubblico della Stampa
Direttore responsabile
Alberto C avallini
Redazione
Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi
Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899
71043 Manfredonia
e-mail: [email protected]
[email protected]
Le foto pubblicate appartengono all’archivio fotografico
dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi
Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Campanella, Michelangelo Mansueto, Antonio Stuppiello,
Giovanni Chifari, Gerolamo Fazzini, Giuseppe Barracane,
VOLT I
Raffaele Antonio De Feudis, Matteo Di Sabato, Michele Lauriola,
Tiziano Samele, Angelo e Angela Trotta,
Domenico Trotta e Nicoletta Gellotto-Gentile,
Giuseppe Sarcina e Floriana Valerio,
Michele Selvaggio e Mariagrazia Vecera, Antonia Palumbo,
Pasquina Tomaiuolo, Maria Chiara Bavaro,Tina Guerra.
Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla
Stampa:
Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia
Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato
elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it
Questo numero è stato chiuso in redazione il 15 febbraio 2016.
Vieste – San Giovanni Rotondo, una
Chiesa impegnata a testimoniare il
Vangelo sul Gargano secondo le direttive della Evangelii Gaudium, con
numerosi sacerdoti, religiosi e religiose intenti a vivere con coerenza
di vita la loro missione.
Ci sono anche diversi giovani seminaristi, che con gioia vanno compiendo il loro percorso formativo.
Grazie, Padre Santo, per la luce che
ci viene ogni giorno dal Vostro Magistero e dalla Vostra esemplare testimonianza.
Il s. Padre
Francesco,
durante
l’udienza
giubilare
dello scorso
6 febbraio,
su richiesta
dell’arcivescovo
mons. Michele
CASTORO,
ha benedetto la
prima pietra
della erigenda
chiesa
parrocchiale
intitolata a s. Pio
che a breve
sorgerà nel
quartiere ovest
di Manfredonia.
Il rito della posa
di questa prima
pietra sarà
celebrato
a breve
dall’Arcivescovo,
alla presenza
di fedeli e
autorità civili.
Grazie per questo incontro. Siamo
pronti ad ascoltare la Vostra parola.
È la parola dell’Apostolo che illuminerà il nostro cammino In questo
Anno Santo Straordinario.
Benedite noi, le nostre famiglie, i nostri anziani, i nostri ammalati, i nostri giovani.
Papa Francesco, vi aspettiamo a San
Giovanni Rotondo!
Papa Francesco, vi vogliamo un
mondo di bene! 
19 FEBBRAIO 2016
[Giubileo a Roma]
3
Discorso del Santo Padre
C
ari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi do il mio benvenuto – vedo che siete molto numerosi!
– e ringrazio Monsignor Castoro per le
parole che mi ha indirizzato. Rivolgo un
saluto a tutti voi, che venite da diversi
Paesi e regioni, uniti da grande affetto e gratitudine verso san Pio da Pietrelcina. Gli siete molto grati, perché vi
ha aiutato a scoprire il tesoro della vita,
che è l’amore di Dio, e a sperimentare la
bellezza del perdono e della misericordia del Signore. E questa è una scienza
che dobbiamo imparare tutti i giorni,
perché è bella: la bellezza del perdono
e della misericordia del Signore.
Possiamo proprio dire che Padre Pio è
stato un servitore della misericordia. Lo
è stato a tempo pieno, praticando, talvolta fino allo sfinimento, “l’apostolato
dell’ascolto”. È diventato, attraverso il
ministero della Confessione, una carezza vivente del Padre, che guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con
la pace. San Pio non si è mai stancato di
accogliere le persone e di ascoltarle, di
spendere tempo e forze per diffondere
il profumo del perdono del Signore. Poteva farlo perché era sempre attaccato
alla fonte: si dissetava continuamente
da Gesù Crocifisso, e così diventava un
canale di misericordia. Ha portato nel
cuore tante persone e tante sofferenze,
unendo tutto all’amore di Cristo che si è
donato «fino alla fine» (Gv 13,1). Ha vissuto il grande mistero del dolore offerto
per amore. In questo modo la sua piccola goccia è diventata un grande fiume di
misericordia, che ha irrigato tanti cuori deserti e ha creato oasi di vita in molte parti del mondo.
Penso ai gruppi di preghiera, che san
Pio ha definito «vivai di fede, focolai
d’amore»; non solo dei centri di ritrovo
per stare bene con gli amici e consolarsi un po’, ma dei focolai di amore divino.
Questo sono i gruppi di preghiera! La
preghiera, infatti, è una vera e propria
missione, che porta il fuoco dell’amore
all’intera umanità. Padre Pio disse che
la preghiera è una «forza che muove il
mondo». La preghiera è una forza che
muove il mondo! Ma noi crediamo questo? È così. Fate la prova! Essa – aggiunse – «spande il sorriso e la benedizione
di Dio su ogni languore e debolezza» (2°
Convegno internazionale dei gruppi di
preghiera, 5 maggio 1966).
La preghiera, allora, non è una buona pratica per mettersi un po’ di pace
nel cuore; e nemmeno un mezzo devoto per ottenere da Dio quel che ci serve.
Se fosse così, sarebbe mossa da un sottile egoismo: io prego per star bene, come se prendessi un’aspirina. No, non è
così. Io prego per ottenere questa cosa.
Ma questo è fare un affare. Non è così.
La preghiera è un’altra cosa, è un’altra
cosa. La preghiera, invece, è un’opera di
misericordia spirituale, che vuole portare tutto al cuore di Dio. “Prendi Tu,
che sei Padre”. Sarebbe così, per dirlo in
maniera semplice. La preghiera è dire:
“Prendi Tu, che sei Padre. Guardaci Tu,
che sei Padre”. È questo rapporto con il
Padre. La preghiera è così. È un dono di
fede e di amore, un’intercessione di cui
c’è bisogno come del pane. In una parola, significa affidare: affidare la Chiesa,
affidare le persone, affidare le situazioni al Padre – “io ti affido questo” – perché se ne prenda cura. Per questo la preghiera, come amava dire Padre Pio, è «la
migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio». Una chiave che apre il cuore di Dio: è una chiave facile. Il cuore di Dio non è “blindato” con tanti mezzi di sicurezza. Tu puoi
aprirlo con una chiave comune, con la
preghiera. Perché ha un cuore d’amore,
un cuore di padre. È la più grande forza della Chiesa, che non dobbiamo mai
lasciare, perché la Chiesa porta frutto
se fa come la Madonna e gli Apostoli,
che erano «perseveranti e concordi nella preghiera» (At 1,14), quando aspettavano lo Spirito Santo. Perseveranti e
concordi nella preghiera. Altrimenti si
rischia di appoggiarsi altrove: sui mezzi, sui soldi, sul potere; poi l’evangelizzazione svanisce e la gioia si spegne e
il cuore diventa noioso. Voi volete avere
un cuore noioso? [La gente: “No!”] Volete avere un cuore gioioso? [“Sì!”] Pregate! Questa è la ricetta.
Mentre vi ringrazio per il vostro impegno, vi incoraggio, perché i gruppi di
preghiera siano delle “centrali di misericordia”: centrali sempre aperte e attive, che con la potenza umile della preghiera provvedano la luce di Dio al mondo e l’energia dell’amore alla Chiesa. Padre Pio, che si definiva solo «un povero
frate che prega», scrisse che la preghiera è «il più alto apostolato che un’anima possa esercitare nella Chiesa di Dio»
(Epistolario II, 70). Siate sempre apostoli gioiosi della preghiera! La preghiera
fa dei miracoli. L’apostolato della preghiera fa miracoli.
Accanto all’opera di misericordia spirituale dei gruppi di preghiera, san Pio ha
voluto una straordinaria opera di misericordia corporale: la “Casa Sollievo della Sofferenza”, inaugurata sessanta anni fa. Egli desiderò che non fosse soltanto un eccellente ospedale, ma un «tempio di scienza e di preghiera». Infatti,
«gli esseri umani necessitano sempre di
qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del
cuore» (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 31). È tanto importante questo:
curare la malattia, ma soprattutto prendersi cura del malato. Sono due cose diverse, e tutt’e due importanti: curare la
malattia, ma prendersi cura del malato.
Può succedere che, mentre si medicano
le ferite del corpo, si aggravino le ferite dell’anima, che sono più lente e spesso difficili da sanare. Anche i moribondi, a volte apparentemente incoscienti,
partecipano alla preghiera fatta con fede vicino a loro, e si affidano a Dio, alla
sua misericordia. Io ricordo la morte di
un amico prete. Era un apostolo, un uomo di Dio. Ma era in coma da tempo, da
tempo… I medici dicevano: “Non si sa
come ancora riesca a respirare”. Entrò
un altro amico prete, si avvicinò a lui e
gli parlò. Lui sentiva. “Lasciati portare dal Signore. Lasciati andare avanti.
Abbi fiducia, affidati al Signore”. E con
queste parole, lui si lasciò andare in pace. Tanta gente ha bisogno, tanti malati, che si dicano loro parole, che si diano
carezze, che diano loro forza per portare avanti la malattia o andare incontro
al Signore. Hanno bisogno che li si aiuti a fidarsi del Signore. Sono tanto grato a voi e a quanti servono gli ammalati con competenza, amore e fede viva.
Chiediamo la grazia di riconoscere la
presenza di Cristo nelle persone inferme e in coloro che soffrono; come ripeteva Padre Pio, «il malato è Gesù». Il malato è Gesù. È la carne di Cristo.
Desidero anche rivolgere un augurio
particolare ai fedeli dell’Arcidiocesi di
Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. San Giovanni Paolo II disse che
«chi si recava a San Giovanni Rotondo
per partecipare alla Messa, per chiedere consiglio o confessarsi da Padre
Pio, scorgeva in lui un’immagine viva
del Cristo sofferente e risorto. Sul volto di Padre Pio risplendeva la luce della risurrezione» (Omelia per la beatificazione di P. Pio da Pietrelcina, 2 maggio 1999: Insegnamenti XXII, 1 [1999],
862). Che chiunque venga nella vostra bella terra – io ho voglia di andarci! – possa trovare anche in voi un
riflesso della luce del Cielo! Vi ringrazio, e vi chiedo per favore di non
dimenticarvi di pregare per me. Grazie.
Tutti insieme preghiamo, bussiamo alla porta del cuore di Dio che è Padre di
misericordia: Padre nostro…
E noi non siamo una Chiesa orfana: abbiamo una madre. Preghiamo nostra
madre, preghiamo nostra madre. Ave
o Maria… 
19 FEBBRAIO 2016
[Giubileo a Roma]
Un mare di colori vivissimi
in piazza s. Pietro
Antonia Palumbo
S
iamo stati immersi in un mare di colori e di volti che hanno ornato ancor più la già bella piazza s. Pietro, in attesa
del Papa che ha concesso un’udienza
speciale alla nostra Arcidiocesi che ha
accompagnato in Roma le reliquie del
corpo di s. Pio, l’umile frate cappuccino del Gargano, un nostro compaesano,
un nostro compatrono. Pullman, treni,
mezzi propri: c’era tutto il Gargano assieme a fedeli e aderenti ai Gruppi di
Preghiera di s. Pio, movimenti, associazioni, gruppi, famiglie, e singoli fedeli
da ogni dove. È stato riunito un popolo
che ha espresso gioia e affetto a s. Pio,
al Pontefice, all’Arcivescovo; un popolo
convocato; un popolo che ha voluto ‘esserci’ per testimoniare con determinazione la propria fede e sentirsi Chiesa.
È stata una splendente testimonianza,
un evento che abbiamo vissuto insieme
e che è destinato a segnare la storia della nostra millenaria Chiesa sipontinogarganica, ricca di santi testimoni della
fede. Abbiamo fatto il nostro Giubileo,
accompagnati da s. Pio, ammirevole testimone della Misericordia di Dio per
tutta la sua esistenza, che ha trascorso
gran parte delle sue giornate, per ore ed
ore, a confessare e a dispensare la divina Misericordia, accogliendo e confortando i peccatori e aiutando tutti a ritrovare fiducia nel Padre Misericordioso e
pace nell’anima.
È stato un giorno memorabile quel sabato 6 febbraio, accolti da papa Francesco che in s. Pio ha visto un testimone
di Misericordia: tanta festa, tanti propositi, tanta preghiera e tanta gioia nella
celebrazione eucaristica in s. Pietro con
l’urna delle reliquie di s. Pio intronizzate davanti all’altare della Confessione.
Una giornata lunga e faticosa, ma piena
di gioia e di serenità che segnerà a lungo la storia della nostra terra.
A tutti noi pellegrini con s. Pio a Roma,
dopo aver varcato la Porta santa, ricevuto il sacramento della Riconciliazione e partecipato alla divina Liturgia Eucaristica, non resta che continuare a riflettere sulla Misericordia, guidati dal
grande campione della divina Misericordia che è stato s. Pio e continuare a
compiere gesti e opere di Misericordia
verso tutti. 
L’Opera di Padre Pio in udienza
da Papa Francesco
L’
Giovanni Chifari
Opera del cuore di Padre
Pio, Casa Sollievo e Gruppi
di Preghiera, per la prima
volta dinanzi a Papa Francesco. Negli occhi del Pontefice sono di
certo riaffiorati i ricordi dei Gruppi di
preghiera di Padre Pio di Buenos Aires che Egli, come arcivescovo, poté incontrare diverse volte. In una di queste occasioni, alla presenza di una delegazione di Casa Sollievo, volle informarsi sulla natura di questi gruppi, e
chiese se fossero solo di orazione o anche operativi? Fu molto contento di sapere che i Gruppi presentavano una sintesi equilibrata tra entrambe le dimensioni. Dalla preghiera, dalla dimensione contemplativa, scaturisce il servizio, passando però per l’Eucarestia in
attento ascolto dell’insegnamento di Padre Pio, delle indicazioni che Egli stesso volle dare ai primissimi gruppi di fedeli che si riunivano per pregare, registriamo la presenza della Parola di Dio.
Padre Pio stesso offriva brevi commenti ai salmi o alle lettere dell’Apostolo e
così la preghiera era come purificata ed
educata dalla Parola. Poi c’era la centralità dell’Eucarestia. È inutile dire quanto fosse importante per Padre Pio. Solo
aprendosi alla conoscenza del dono di
grazia che viene offerto mediante l’Eucarestia si può vivere il senso del servizio. Papa Francesco ci ha donato parole
semplici e illuminanti. Certamente Egli
conta sulla preghiera di questo esercito
di intercessori che sente come propria
vocazione primaria quella di pregare
per le intenzioni della Chiesa e a sostegno e servizio di un’Opera della divina misericordia che forma un tuttuno
proprio con i Gruppi, Casa Sollievo della Sofferenza.
L’intuizione di Padre Pio si può infatti
considerare come un’opera di misericordia che professa un’antropologia integrale nel senso biblico del riferimento: corpo, anima e Spirito. Come Padre
Pio volle precisare nei suoi discorsi riferiti alla “Casa”, quest’Opera non si rivolge solo ai corpi ma anche alle anime, e trova nell’ascolto docile della voce dello Spirito quel di più che le consente di testimoniare la propria differenza cristiana. Due le coordinate spirituali che in tal senso risultano imprescindibili e decisive: Cristo e la Chiesa.
Dalla centralità di Cristo vissuta nell’esperienza biografico-spirituale del Santo di Pietrelcina al servizio all’ammalato povero e sofferente che si inserisce
nel solco della tradizione caritatevole
della Chiesa. Ma anche un’Opera che
proprio a motivo di quest’ancoramento diviene sorgente di nuovi percorsi e
sviluppi, si pensi alla ricerca scientifica, che si pongono a servizio dell’umanità sofferente.
Generata dalla Provvidenza ma affidata all’impegno fecondo dei servitori e
collaboratori, l’Opera di Padre Pio, Casa Sollievo e Gruppi, con grande gioia
e trepidazione ha vissuto questo evento di grazia nel tempo giubilare che segna anche il significativo anniversario
del sessantesimo di inaugurazione. 
Padre Pio,
Santo del popolo
Alberto Cavallini
S
icuramente è stato tra i momenti più attesi di questo
Giubileo della Misericordia,
la presenza in Roma delle reliquie di s. Pio da Pietrelcina, esposte,
assieme a quelle di s. Leopoldo Mandic, nelle basiliche di s. Lorenzo fuori le
Mura e di s. Pietro in Vaticano, davanti
all’Altare della Confessione.
Dalla nostra Arcidiocesi sono arrivati a
Roma ben 2200 pellegrini guidati da 25
sacerdoti e ben 2000 tra dipendenti e
familiari di Casa Sollievo e delle Aziende dell’Opera di s. Pio, guidati dai Frati
Cappuccini. Mentre da tutta Italia altri
30.000 fedeli aderenti ai Gruppi di preghiera di s. Pio. È stata una grande festa di popolo che non si è più potuta tenere nell’Aula Nervi, come in precedenza programmato, ma in piazza s. Pietro,
stretti tutti intorno al Papa.
Il p. Marciano Morra, confratello di P.
Pio che insieme a Lui è vissuto nel Convento dei Cappuccini di San Giovanni
Rotondo, ha ricordato alla Radio Vaticana la figura e il ministero del santo frate del Gargano che trascorreva interminabili ore nel confessionale: nel solo anno prima della morte si stima che padre
Pio abbia confessato ben 50mila persone! Egli è un santo molto popolare perché è stato ed è, ha sottolineato p. Marciano, “… come un papà di famiglia che
ama i suoi figliuoli e fa sì che essi si comportino bene, dando buoni insegnamenti
… non è il santo che sta in Cielo per fatti
suoi … no! È il santo che ancora oggi vive
in mezzo al popolo, vive per il popolo …”
Possiamo senza meno dire che s. Pio
non è stato un eroe greco. Anch’Egli —
secondo una bella espressione desunta
dagli scritti del monaco Andre Louf —
ha imparato che la santità è un dono
ricevuto a partire da «un’ascesi nella povertà e nella debolezza». La sua
vicenda umana così fortemente legata
al suo corpo stimmatizzato e a quello
di tanti fratelli ammalati, stimmatizzati in modo altro, ci ricorda da una parte
la necessità di integrare la memoria ‘devota’ con la memoria ‘storica’ senza sottrarre l’uomo Francesco Forgione alla
sua complessità, e dall’altra il dovere di
non mai dimenticare di tenere presente
e comprendere una volta in più, il grande Mistero dell’Incarnazione e cosa significa che Dio si è fatto carne e si è
raccontato in Gesù di Nazareth, evitando alcune biografie nelle quali non
è infrequente assistere a un’operazione oleografica che spoglia il Personaggio amato della sua umanità.
Il pellegrinaggio delle reliquie di P. Pio
è stato momento di riflessione per sacerdoti, frati, fedeli, su tutto questo e
in particolare sulla strada che il Frate
santo del Gargano, amato e conosciuto
in tutto il mondo, ha percorso alla sequela di Gesù.
Una strada di ‘novità di vita’ che anche
tutti noi siamo chiamati a battere in
quanto ‘consepolti con Cristo’! 
5
Donata al Papa
una casa per famiglie di profughi
S
i chiamerà “Casa Papa
Francesco. Padre Pio per
le famiglie dei migranti”,
sarà realizzata a San Giovanni Rotondo e offrirà ospitalità
a cinque famiglie di profughi senza fissa dimora che ne avranno bisogno. È il dono che, idealmente, i Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre
Pio hanno voluto fare al Santo Padre come segno concreto per ricordare l’onore che egli ha riservato al
loro santo Confratello, scegliendolo
come modello di misericordia.
La simbolica consegna del dono è
19 FEBBRAIO 2016
[Giubileo a Roma]
avvenuta questa mattina, nel corso
di un’udienza privata concessa dal
Pontefice, nella sua biblioteca privata, al ministro provinciale, fr. Francesco Colacelli, accompagnato dal
guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo fr. Francesco Langi,
dal rettore del Santuario fr. Francesco Dileo e dal ministro della Provincia romana dei Cappuccini, fr. Gianfranco Palmisani.
Fr. Francesco Colacelli ha simbolicamente donato al Papa la chiave
dell’immobile e gli ha illustrato il
progetto, spiegandogli che si tratta
di una struttura di proprietà dei fra-
Stefano Campanella*
ti, annessa alla chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi, attualmente in fase di ristrutturazione per
renderla idonea al nuovo scopo, che
diverrà operativa nel più breve tempo possibile e, comunque, nell’ambito del Giubileo straordinario della
Misericordia.
Il Ministro della Provincia cappuccina di Sant’Angelo e Padre Pio ha,
inoltre, spiegato a Papa Francesco
che quest’iniziativa è solo l’ultima
di una serie di opere di carità intraprese dai confratelli del Santo stigmatizzato, che: portano avanti una
missione in uno dei Paesi più pove-
ri del mondo, il Ciad; a Foggia hanno attivato una mensa dei poveri che
ogni giorno fornisce circa 200 pasti
caldi; hanno istituito una rete di centri di riabilitazione specializzata per
i bambini, con un presidio residenziale di eccellenza a San Giovanni
Rotondo, denominato “Gli Angeli di
Padre Pio”, dotato di 65 posti letto e
delle più avanzate attrezzature tecnologiche, in cui di recente sono stati trattati anche i feriti di guerra della Libia e dell’Ucraina. 
*responsabile dell’Ufficio Stampa
PUBBLICAZIONI
SUL NOSTRO SAN PIO
PRESENTATE IN ROMA
IN OCCASIONE
DELL’ESPOSIZIONE
STRAORDINARIA
DELLE RELIQUIE
DEL SUO CORPO
PER IL GIUBILEO
DELLA MISERICORDIA
Presentati in Vaticano il 2 febbraio scorso
due nuove biografie ufficiali:
il volume “LA MISERICORDIA IN PADRE PIO”
e il Dvd “PADRE PIO. COSTRUTTORE DI MISERICORDIA
Gerolamo Fazzini*
U
no strumento popolare,
rigoroso e al tempo stesso piacevole, per far conoscere al vasto pubblico uno dei giganti della santità del
nostro tempo: padre Pio da Pietrelcina. È il nuovo Dvd “Padre Pio.
Costruttore di misericordia”, prodotto dal Centro Televisivo Vaticano, in collaborazione con Officina
della comunicazione e la Provincia
di Sant’Angelo e Padre Pio dei Frati Minori Cappuccini, che è uscito in
occasione della traslazione temporanea delle reliquie del corpo del santo
nella Basilica vaticana di San Pietro.
Il Dvd è stato presentato alla stampa
martedì 2 febbraio, presso la Filmoteca Vaticana. Sono intervenuti Claudia Di Giovanni, delegata della Filmoteca Vaticana, mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria
per la comunicazione, Stefano D’Agostini, direttore del Centro Televisivo Vaticano, Nicola Salvi ed Elisabetta Sola, amministratori di Offici-
na della Comunicazione, fr. Marciano Morra, del convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo.
Sotto la sapiente regia di Cesare Cuppone e con la voce narrante affidata
a un attore del calibro di Francesco
Pannofino, il Dvd propone l’affascinante storia di Padre Pio: una vicenda entusiasmante e tormentata, nella quale, a lungo, si mescolarono il
favore del popolo e i dubbi della Chiesa ufficiale. Il Dvd ripercorre la biografia del santo visitando i luoghi a
lui cari e ascoltando le persone che
lo hanno conosciuto. Il tutto è arricchito da suggestivi filmati d’epoca,
che testimoniano la grande popolarità del santo. Il risultato è un intenso ritratto di padre Pio, che dice
l’attualità e modernità della figura,
specie nell’Anno santo della Misericordia.
Nel filmato prendono la parola numerosi esperti: padre Marco Ivan
Rupnik, artista e teologo, autore dei
mosaici della chiesa inferiore intito-
lata a san Pio a San Giovanni Rotondo; Stefano Campanella, direttore di
“Padre Pio Tv”; fr. Enzo Gaudio, direttore della rivista “Pietrelcina, la
terra di Padre Pio”; fr. Francesco Dileo, rettore del santuario di San Giovanni Rotondo; fr. Luciano Lotti, direttore della rivista “Studi su Padre Pio” e fr. Marciano Morra. Infine Carlo Paci, componente del Consiglio generale del Gruppi di preghiera e Domenico Crupi, direttore generale della Casa Sollievo della Sofferenza.
Nel corso della presentazione del
DVd è stato mostrato ai partecipanti un breve trailer con alcune immagini del suggestivo documentario.
La realizzazione del Dvd è stata possibile grazie al supporto di Ubi Banca, Faiservice (Federazione autotrasportatori italiani) e Cattolica Assicurazioni. Esso sarà diffuso dai settimanali “Famiglia cristiana” e “Credere”, entrambi Periodici San Paolo,
in abbinamento al libro La miseri-
cordia in Padre Pio, scritto da Stefano Campanella e pubblicato dalle Edizioni San Paolo in coedizione con le Edizioni Padre Pio da Pietrelcina. Il volume ripercorre la vita
del santo, mettendone in luce le doti
di straordinario confessore e di promotore di grandi opere di solidarietà, come la Casa Sollievo della Sofferenza. Aggiornato agli ultimi studi,
il testo è ricco di informazioni inedite: uno strumento prezioso per una
conoscenza approfondita, al di là di
stereotipi e pregiudizi, su Padre Pio.
Alla presentazione del volume sono
intervenuti don Antonio Sciortino,
direttore di “Famiglia cristiana”, fr.
Mariano Di Vito, responsabile delle
Edizioni Padre Pio da Pietrelcina. 
*Ufficio stampa Edizioni San Paolo
e-mail: [email protected]
cell. +39 335.1448442
19 FEBBRAIO 2016
[Famiglia e vita]
Avvio dell’anno giudiziale della Sacra Rota
La Famiglia fondata sul matrimonio indissolubile,
unitivo e procreativo appartiene al ‘sogno di Dio’
Maria Chiara Bavaro*
I
l 22 gennaio scorso, nella Sala Clementina, Papa Francesco ha ricevuto tutti gli Officiali del Tribunale della Rota Romana, compresi gli Avvocati Rotali,
per dare avvio all’Anno Giudiziario
Rotale. Si tratta di un appuntamento annuale che ha origini antiche e
che rinnova il solido legame tra gli
‘Operatori del diritto’ e il Santo Padre: attraverso le sue parole illuminate trova spazio l’applicazione più
pura e ragionata del diritto, un continuum tra le verità di fede e il diritto canonico.
Nel segno dei lavori svolti durante il
Sinodo ordinario, il Pontefice ha ricordato che il matrimonio è indissolubile, unitivo e procreativo.
Non ci potranno essere più fraintendimenti allora: il matrimonio è segnato dalla proprietà dell’indissolubilità, ossia è perpetuo, e tanto porta
ad essere certi che tale elemento è irrinunciabile per la Chiesa e di conseguenza per il diritto. Per tale ragione si continuerà ad argomentare che
la comunione ai divorziati risposati
non sarà frutto di previsioni possibiliste o di interpretazioni estensive del diritto poiché non è in linea
con gli insegnamenti di Gesù Cristo.
Nella sede Clementina è stato sottolineato l’aspetto unitivo e procreativo
del matrimonio, per indicare come
‘l’amore vicendevole dell’uomo e della
donna e la missione di trasmettere la
vita’ sono le realtà umane più care a
Dio, quelle che permettono agli sposi di essere partecipi del Suo amore
perché donandosi a vicenda, in modo
autentico e reciprocamente promozionale, possono raggiungere ‘la pienezza della loro vita personale’. Un
traguardo, quest’ultimo, di ecce-
zionale rilievo antropologico oltre
che spirituale.
Papa Francesco
ha ricordato che
la ‘famiglia’ è fondata sul matrimonio, realtà unica
nel suo genere che
amplia il senso dell’amore perché coinvolge
una comunità di persone e
di vita. Alla famiglia, solo la Chiesa
fa da binario amico poiché insieme
riescono ad accompagnare, in modo
diverso ma ugualmente necessario,
il fedele verso il fine ultimo della sua
esistenza, ossia la salvezza della sua
anima.
Pur riconoscendo, il Pontefice, la difficoltà di tanti cristiani di vivere con
fede il matrimonio e di accostarsi alla celebrazione con una fede matura, egli fa presente che ‘la qualità della fede non è condizione essenziale
del consenso matrimoniale’ a meno
che essa non faccia cadere in errore
o non incida sulla volontà di fare il
matrimonio. In parole semplici, non
basta dire che un soggetto abbia celebrato un matrimonio nullo a causa della sua scarsa assiduità alle celebrazioni eucaristiche o della flebile frequentazione alle attività parrocchiali, poiché con il Battesimo si
riceve un ‘habitus fidei’ che può maturare nel corso della vita matrimoniale, anzi, che proprio in virtù della grazia profusa attraverso questo
sacramento mirabile, la fede può cre-
giornata Il contagio spirituale
per la vita della Misericordia
I
Vescovi italiani nel Messaggio
per la Giornata della Vita 2016 “La misericordia fa fiorire la vita” - invitano a considerare la Vita dono prezioso e ne precisano alcuni
importanti aspetti: la vita è cambiamento; è crescita; è dialogo; è misericordia. Sono attenzioni che arricchiscono lo sguardo più ampio di ordine antropologico, filosofico e teologico, che da sempre il pensiero cristiano propone.
La vita è cambiamento: chi pensa
di aver la visione giusta delle cose, di
non aver nulla da imparare dagli altri
è, in fondo, tagliato fuori dalla vita. Al
contrario, chi si mette alla scuola della vita, accettandone le sfide e le opportunità è nel pieno della vita.
Ciascuno, attraversando le stagioni
della vita - infanzia, gioventù, maturità, anzianità – cresce non semplicemente come organismo, ma come per-
sona, capace di porre le energie proprie di ogni stagione al servizio del
dono di sé.
La vita è crescita, cioè l’acquisizione
di competenze, la formazione ricevuta, i progetti intrapresi, tutto non è fine a se stesso, ma ha come scopo quello di realizzare un progetto che include sé e gli altri. La persona, consapevole di aver ricevuto la vita come dono e meravigliosa opportunità, vive
per gli altri. Così è sempre più immagine di Dio, che si comunica nel dono.
La vita è dialogo, che è capacità di
creare ponti sempre, anche nelle situazioni di conflitto. Ciascuno è caratterizzato dalla dimensione della relazione e questa si manifesta in quel
dialogo che conduce a prendersi cura gli uni degli altri. Il tessuto sociale
si forma non attraverso la somma numerica degli individui che lo formano, ma attraverso l’impegno che cia-
scere ed indirizzarsi
più facilmente al
‘sogno di Dio’. Per
questo motivo Papa Francesco ha
voluto esprimere
la sua premura a
che il matrimonio
sia sempre proposto dalla Chiesa nei
suoi elementi essenziali - prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità e sacramentalità - come una realtà possibile e non irraggiungibile, a cui tutti i
battezzati possono tendere attraverso un buon cammino di formazione,
‘in una sorta di nuovo catecumenato’.
Il discorso ci riporta, allora, al percorso di formazione dei fidanzati,
che deve essere veramente aderente alle problematiche sociali moderne, e rivelatore al tempo stesso della
bellezza dell’unione sacramentale.
Tale approccio richiede ammodernamento delle proposte e conoscenza
delle dinamiche di coppia senza che
sia tralasciato il ruolo fondamentale del parroco, guida e sostegno spirituale.
Diversamente ai Giudici spetterà il
compito di verificare se la scarsa formazione nella fede abbia corrotto il
momento di formazione del consenso, e agli avvocati, invece, la delicata
funzione di accompagnare i propri
assistiti verso una consapevole presa di coscienza della maturità della
propria fede. 
* avvocato della Rota Romana
Pasquina Tomaiuolo
scuno mette per comunicare. Infine,
la vita è misericordia. Tante volte si
pensa che la virtù sociale più importante sia la giustizia; essa è alla base
di una convivenza umana, ma non è
sufficiente. La persona ha bisogno di
misericordia. I rapporti segnati dalla compassione sono molto più umani rispetto a quelli guidati dal semplice metro della giustizia.
Cambiamento, crescita,
dialogo e misericordia
aiutano enormemente
quella cultura della vita che la Chiesa promuove e diffonde
da tanto tempo.
Basti pensare a
questi esempi. Nonostante gli attentati alla vita come l’aborto, gli
sfruttamenti e l’eutanasia abbiano assunto qua e là una normalità, la Chiesa con voce profetica invita a non
adeguarsi e a cambiare mentalità.
Davanti ai tentativi di diffondere una
genitorialità al singolare – con una
madre sola, ad esempio - la Chiesa
ricorda che i figli per la loro crescita hanno bisogno della complementarietà genitoriale. Di fronte alla dittatura del pensiero unico, che eleva a
dogma opinioni minoritarie come in
tema di gender, la comunità credente
si sforza di mantenere aperto il dialogo, facendo appello alla coscienza.
La Chiesa, infine, insegna ad
avere misericordia, a “patire” ugualmente per tutti gli
esclusi, senza distinzione:
anziani, giovani che non
trovano lavoro, bambini
che non vengono fatti nascere. 
[Quaresima]
7
LA QUARESIMA
Antonio Stuppiello*
L’
anno liturgico sembra ritornare su se stesso anno
dopo anno, ma non è così.
Prima di entrare in questioni specifiche mi sembra opportuno un cenno sull’anno liturgico. Abbiamo fatto esperienza del Triduo pasquale e di tutte le seguenti “tappe”
che segnano le settimane e i mesi fino alla Domenica di “Cristo Re” che è
l’ultima domenica dell’anno liturgico, il quale ricomincia con la prima
domenica di Avvento. A ben guardare, domenica per domenica non abbiamo fatto altro, durante tutto l’anno, che celebrare il Mistero di Cristo, sul quale è fondato l’anno liturgico. Ciò che caratterizza la religione ebraica e cristiana è il fatto che
Dio è entrato nella storia. L’eternità
è entrata nel tempo, cioè si è rivelata
e si realizza nella storia “con eventi
e parole intimamente connessi tra loro” (DV 2). Con la rivelazione l’uomo
è destinatario di una azione di elezione divina che vuole attuare un’alleanza mediante la quale gli uomini
vengono resi partecipi della divina
natura (cfr 2Pt 1, 4). S. Paolo chiama questo piano divino di salvezza
che si attua nella storia, col termine
“mistero”. L’anno liturgico celebra il
mistero di Dio in Cristo, quindi è radicato su quella serie di eventi mediante i quali Dio è entrato nella storia e nelle vita dell’uomo. E per coloro che aderiscono a Gesù Cristo il
mistero di rivelazione e di salvezza
è dalle origini della creazione fino al
ritorno glorioso del Figlio dell’uomo
sulle nubi del cielo.
Se c’è una differenza tra l’ebraismo
e il cristianesimo, è proprio qui:
nell’incarnazione, passione, morte
e risurrezione di Gesù Cristo, il Figlio eterno del Padre con lo Spirito
Santo. E nella celebrazione dei misteri della vita di Cristo noi contempliamo la quaresima. Non sappiamo
con certezza dove e come sia sorta la
quaresima, sappiamo solo che s’è andata formando progressivamente. I
primi accenni di un periodo pre-pasquale si hanno in Oriente al principio del IV secolo e in Occidente alla
fine del IV secolo.
Una prassi preparatoria alla Pasqua
col digiuno, però, aveva cominciato ad affermarsi fin dalla metà del
II secolo. Dalla fine del IV secolo, la
struttura della quaresima è quella
dei quaranta giorni, considerati alla luce del simbolismo biblico che dà
al numero quaranta, un valore salvifico-redentivo. Allo sviluppo della quaresima ha contribuito la disciplina penitenziale per la riconciliazione dei peccatori che avveniva la
mattina del giovedì santo e le esigenze sempre crescenti del catecumenato con la preparazione immediata al battesimo, celebrato nella notte
di Pasqua. Il Vaticano II raccomanda “Il duplice carattere della quaresima che, soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo
e mediante la penitenza dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della Parola di Dio e la preghiera più intensa, sia posto in maggiore evidenza tanto nella liturgia quanto nella
catechesi liturgica. Perciò si utilizzino più abbondantemente gli elementi
battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano anche altri dall’antica tradizione; lo stesso si dica degli elementi penitenziali” (SC 109). È con l’imposizione delle Ceneri, il mercoledì, che
prende avvio la quaresima; essa va
fino alla messa in “coena Domini”
esclusa. La quaresima è vissuta come periodo di penitenza, assumendo spesso risvolti che dal punto di
vista prettamente dottrinale non le
sarebbero propri; mi riferisco a certi
eccessi di sacre rappresentazioni abbondanti di sangue e colori penitenziali che sono il frutto di atavici sentimenti umani di natura non proprio
cristiana: diciamo pure che nel pianto e nel dolore confluisce la condizione umana di precarietà e di sofferenza che è comune degli uomini, a prescindere dalle religioni. La religiosità popolare è più profonda e seria di
quanto si possa pensare e sempre il
cristianesimo ne ha tenuto e ne tiene conto. Importante è non esagerare, sconvolgendo il significato proprio del mistero pasquale.
Circa i riti e il loro simbolismo bisogna pensare sempre che essi vengono illuminati dalla Parola di Dio e
dalla preghiera dei fedeli ecclesialmente radunati, e vogliono esprimere la dinamica pasquale della vita cristiana: morire con Cristo sul
cammino verso Gerusalemme dove
il Figlio dell’uomo dimostrerà di essere venuto non per essere servito,
ma per servire e dare la vita (cfr Mc
10, 45). 
*parrocchia s. Maria del Carmine,
Monte Sant’Angelo
L’ombrello rosso
Giuseppe Barracane*
L
a Quaresima che ci accingiamo a vivere è un’occasione
propizia per risvegliare la
nostra fede assopita, per ripercorrere con Israele e con Gesù
il cammino del “deserto”, l’itinerario della prova alla quale tutti siamo chiamati e per imparare a vivere ogni giorno del pane del “deserto”,
di quella parola che è Cristo stesso.
La Quaresima è dunque questo «momento favorevole» che ci è dato per
«non accogliere invano la grazia
di Dio» (2 Cor 6,1) e giungere a vivere con cuore rinnovato nella fede la
Pasqua del Signore.
E per comprendere meglio che cos’è
la fede, viene in nostro aiuto un racconto: «I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L’erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo
blu cobalto. Le settimane si succedevano sempre più infuocate. Da mesi
non cadeva una vera pioggia. Il parroco del paese organizzò un’ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia
della pioggia. All’ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma
piena di speranza. Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma
non riusciva a distogliere gli occhi da
una bambina seduta compostamente
in prima fila. Sulle ginocchia aveva
un ombrello rosso» (Bruno Ferrero).
Forse la nostra vita ha una fede ordinaria, fatta di attaccamento alla
Chiesa, ai segni cristiani che portiamo anche con noi e forse siamo di
quelli che pensano di credere, vanno a messa, seguono tutte le disposizioni canoniche, ma non siamo veramente coinvolti. Forse la Parola di
Dio passa sopra la nostra testa e non
ci tocca più di tanto…
Il Signore in questa Quaresima ci sta
chiedendo un salto di qualità ed anzi ci chiede la fede di quella bambina che ha creduto tenacemente alla forza della preghiera. Tant’è che
non ha portato altri segni di speranza, se non la certezza della pioggia,
cioè che sarebbe stata esaudita, che
il Signore avrebbe provveduto all’arsura incombente!
Quell’ “ombrello rosso” è tutta la fede incondizionata di quella bambina! L’autore del racconto conclude
con questa frase: «Pregare è chiedere la pioggia, credere è portare l’ombrello»!
Non ci dobbiamo scoraggiare se la
nostra fede forse non è quella della bambina.
Questo tempo di Quaresima viene
per aiutarci in questo nostro cammino e darci la forza necessaria per
farci maturare nella fede. 
*dottore in sacra teologia
18 dicembre 2015
8
[In Africa sui sentieri delle Beatitudini]
L’esperienza missionaria dell’“africano”
ha compiuto 10 anni!
Una ‘goccia’ immessa nell’oceano del continente africano
sta prendendo corpo e consistenza
Raffaele Antonio De Feudis*
S
ono trascorsi più di dieci anni dalla prima esperienza
da volontario nel continente Africano e sono da poco
tornato da un ennesimo ed intenso
viaggio fra la gente di quei luoghi,
in compagnia di don Andrea. Il ricordo della prima esperienza è ancora così vivo, tanto che avvolte mi
capita di sentire ancora i silenzi e gli
odori di quella calda notte di ottobre
del 2005. Ero frastornato e invaso da
prepotenti emozioni, tanto da non
avere più capacità di discernimento e di associazione, esattamente come da fanciullo mi ritrovavo spesso
alla ricerca di una dimensione e di
una collocazione nelle nuove esperienze di vita che dovevo affrontare. Mi sentivo proiettato in una realtà che oserei definire inimmaginabile e comunque molto lontana dalle mie capacità di immaginazione,
non soltanto per le condizioni climatico-ambientali, quanto per le differenze culturali e le differenze intellettive di spazio-tempo. Quel mondo
sconosciuto era ben al di la dell’orizzonte visibile che il mio pregiudizio
da occidentale fino ad allora aveva
tracciato. Mi sentivo impacciato proprio come un bambino che muove i
primi passi, tanto da restare spesso in silenzio per ascoltare e cercare
di capire quale fosse la maniera più
opportuna per rapportarmi nelle situazioni contingenti. Ero in compagnia dell’amato don Andrea e di due
ingegneri di Salerno, Theofik ed Alfredo. Don Andrea veniva già da una
lunga esperienza maturata non soltanto in quel paese, e lui, in maniera per me del tutto incomprensibile,
si muoveva con agilità, circospezione e consapevolezza, in tutte quelle
situazioni che via via si presentavano alla sua attenzione. Per non commettere errori, mio malgrado, mi rifugiavo per tutto il tempo necessario
in un religioso silenzio, dando di me
l’immagine di una persona schiva e
magari non molto tollerante.
“Essere con rispetto fra la gente e con
la gente per condividere fraternamente gli interessi per il bene comune”.
E questo lo spirito che anima il mio
trasporto per la Missione. Qualcuno
incontrandomi mi saluta chiamandomi “l’africano”. Devo confessare
che la cosa non mi dispiace e che tutto sommato in rispetto dell’amicizia
di quella bella gente che in dieci anni ho avuto l’onore di incontrare e
con la quale ho vissuto e condiviso
interessi, emozioni e anche una parte della mia vita: mi sento un po’ anche africano.
Devo affermare che l’universalità della Chiesa Cattolica, è un dato
di fatto e sono anche pronto a testimoniarlo. Essere con la gente in una
chiesa o in un qualsiasi posto del
mondo per sentirsi figli di Dio a prescindere dalla differenza di razza, di
cultura, di colore e di pregiudizio, è
una cosa che mi emoziona facendomi sentire ogni volta, parte integrante e membro della Comunità Cattolica Universale. Il mondo sta cambiando molto rapidamente, ad una velocità sicuramente superiore alle possibilità insite del nostro spirito di adattamento.
Paesi e luoghi che fino a pochi anni fa, dal nostro immaginario erano considerati lontanissimi, oggi so-
no distanti soltanto poche ore di volo. Se pensiamo che occorrono poco
più di otto ore per passare dal centro
dell’Italia al centro dell’Africa nera,
possiamo capire come il nostro intelletto, per ragioni di forza maggiore,
debba modificare la dimensione di
spazio-tempo e di conseguenza tentare di riportare il mondo ad una dimensione più attuale e più consona.
Una “casa comune”, non solo per ricercare insieme le soluzioni alle problematiche ambientali che stanno
profondamente cambiando il clima
della terra, ma anche per ricercare
gli accordi e le soluzioni per i dissesti geopolitici, per le carestie e per
la nuova forma di schiavitù da profitto, con la quale a pagare sono sempre e soprattutto i più deboli. L‘esodo biblico di decine di migliaia di esseri umani di ogni età e figli di Dio,
impauriti, che fuggono da carestie e
da persecuzioni, sta avvenendo sotto i nostri occhi in questi ultimi giorni funesti e nonostante essi fuggono
anche da paesi distanti alcune migliaia di chilometri dal nostro, riescono stremati o già cadaveri a raggiungere sia le nostre coste sia gli altri confini di paesi europei.
Essere con gli ultimi, per essere con
Gesù. “Oltre alla Evangelizzazione
e alla scolarizzazione, la Comunità
Cattolica Universale in rispetto delle
diverse culture e sensibilità umane,
dovrebbe farsi carico anche di gettare le basi per favorire lo sviluppo sociale ed economico specie in quelle
aree fortemente depresse e ad alto rischio”. Questo è il disegno concreto
e coinvolgente di don Andrea e della Comis. Un disegno che la razio-
nalità oggettiva con la quale siamo
abituati a pensare, potrebbe definire un’utopia o una idea demagogica
priva di ogni possibile realizzazione;
se non fosse per il fatto che fra mille
difficoltà e sfinimenti di rinuncia, il
progetto che comunque rimane una
goccia nell’oceano, in questi ultimi
tempi sembra prendere corpo, consistenza e motivazione.
Le due Aziende agro-zootecniche
continuano a svilupparsi e a distribuire ricchezza attraverso l’indotto ed i mercati locali. Spero tuttavia che questa idea di realizzare
la Solidarietà e la Condivisione, diventi un modello di riferimento per
i Governi mondiali e per le altre associazioni missionarie. Questo personale punto di vista è semplicemente frutto di riflessioni basate sulla
esperienza ed ispirato dal desiderio di vedere i bambini figli dell’uomo, giocare tranquilli nelle loro case come ho potuto fare io ed anche i
miei figli. Ringrazio Dio di avermi
fatto incontrare quel Prete cattolico
da qualcuno definito un ‘folle’ e che
spesso è anche burbero ed irruente e
che risponde al nome di don Andrea
Vece, già parroco presso la parrocchia Madonna di Fatima di Salerno,
dove la COMIS - Cooperazione Missionaria di Sviluppo - da lui fondata ha da sempre operato, portando
evangelizzazione e sviluppo in molte aree della “Casa Comune”. 
*volontario in Africa dell’Aziende
dell’Opera di s. Pio
9
MANFREDONIA
UNA PARROCCHIA SUI SENTIERI DELLE BEATITUDINI
Antonia Palumbo
V
olendo testimoniare il Vangelo della solidarietà, da più anni la parrocchia s. Giuseppe
si è fatta solidale con gli ultimi che abitano in India e si è messa dalla
loro parte per cercare di aiutare a superare alcune difficoltà della vita, ben sapendo che la vera felicità non si trova in ciò
che il mondo promette – ricchezze, potere, carriera, piaceri – ma nella strada ardua indicata da Gesù e che porta alla beatitudine vera, raggiunta attraverso la testimonianza di una autentica e fattiva carità fraterna.
Nei giorni scorsi il parroco don Biagio
e due parrocchiani, Carmen e Mimmo,
hanno affrontato un lungo e faticoso
viaggio per raggiungere i fratelli che vivono nelle missioni di quella sterminata
terra del continente asiatico e per testimoniare loro non solo la vicinanza della comunità parrocchiale s. Giuseppe di
Manfredonia, ma anche per imparare la
difficile arte della missione.
Ecco alcuni stralci del diario scritto da
don Biagio e partecipato per mail durante
il lungo e faticoso viaggio: leggerlo è scoprire una grande testimonianza di carità.
8 gennaio 2016. L’altro ieri abbiamo contemplato i Magi venuti dall’oriente per
contemplare Colui che è nato, il Re dei
Giudei. La tradizione dice che fossero tre.
Oggi tre “pellegrini” sono in partenza per
l’oriente. Andiamo per farci raccontare di
quel Bambino e per imparare la difficile
arte della missione. Dalla terra dei santi apostoli Pietro e Paolo vi giunga il nostro saluto …
10 gennaio 2016… Manfredonia-RomaDubai-Dheli-Ghuwati… un viaggio interminabile di due giorni e mezzo e nel silenzio più totale per mancanza di connessione. Oggi, abbiamo iniziato il nostro percorso con la visita ad un missionario qua-
si novantenne ancora in piena attività; ad
una comunità parrocchiale per la messa
domenicale strapiena di fedeli; ad una comunità di suore salesiane impegnate nella formazione delle future suore e nel recupero dei più emarginati della società.
È stato un inizio entusiasmante. Domani
partiamo per visitare 4 missioni sperdute
nella giungla. Saremo di nuovo isolati per
altri 3 giorni. Ci risentiamo al ritorno …
15 gennaio 2016. Per tre giorni abbiamo
visitato comunità disseminate nella foresta. È impressionante vedere le opere realizzate dall’ultima volta che siamo venuti.
Ma ciò che più colpisce è la gioia dei bambini e delle suore. Sembra di essere a contatto con le comunità cristiane dei primi
secoli. Siamo di nuovo in partenza per visitare altre due missioni…
17 gennaio 2016. Questa sera siamo arrivati a Calcutta. Domani celebrerò la Messa sulla tomba di Madre Teresa. Avrò un
ricordo particolare per te. Domani faremo anche delle esperienze forti in alcune
opere di Madre Teresa…
19 gennaio 2016. Dopo l’intensa esperienza di ieri, celebrazione sulla toma di Madre Teresa e visita alla Casa Madre delle
Missionarie della Carità, abbiamo visitato la Casa dei bambini abbandonati, assistiti con amore anche da giovani prove-
nienti da diverse parti del mondo, Italia
compresa ed abbiamo avuto un incontro
con i bambini della missione di Gobra e
con uno dei padri spirituali di Madre Teresa. Oggi, dopo il buon giorno di 2000
studenti dell’Auxilium di Dum Dum siamo andati a visitare la missione di Monsada, uno sperduto villaggio a più di tre
ore da Calcutta. Ci ha colpito la semplicità e la gioia di quella povera gente che vive di pochissimo e la festa al vederci arrivare da tanto lontano. L’ultima missione visitata è stata la scuola di Barasat…
20 gennaio 2016. Con la visita al santuario della Madonna di Bandel e l’ingresso giubilare abbiamo concluso il n ostro
viaggio nella Ispettoria di Calcutta. Sono stati giorni faticosi ed intensi, ma anche belli sotto tutti i punti di vita. Con le
suore abbiamo condiviso anche la difficoltà di vivere in un quartiere non facile. Due immagini servono a dare l’idea di
questa situazione di pericolo: dall’esterno il rischio di visite non gradite (ladri e
fondamentalisti); dall’interno le zanzare
che qui a Calcutta sono presenti e operative anche d’inverno. Domani, partiamo
per il Kerela, all’estremo Sud: è una zona che ancora non conosciamo, ma affascinante. Una Comunità Ebraica era presente già nel 500 avanti Cristo. L’apostolo
Tommaso la evangelizzò all’inizio del Cristianesimo. Sono sicuro che non rimarremo delusi …
24 gennaio 2016. In questi due giorni abbiamo fatto delle esperienze diverse. Padre Francis che ci accompagna in Kerela
ha programmato una gita in battello nella laguna di Chochin, soprannominata la
Venezia dell’Est: una meraviglia per il corpo e per lo spirito. Poi abbiamo visitato alcuni santuari legati ai santi di questa terra. È impressionante vedere come questi
luoghi siano cristiani dall’inizio e contem-
plare la forte spiritualità di questo popolo. La giornata si è conclusa con la partecipazione al giubileo di fondazione della
don Bosco Central School di Punthupally: una vera festa di popolo. Oggi, inizia
una nuova giornata. Santa Domenica…
25 gennaio 2016. Anche ieri è stato un tuffo in comunità vive e gioiose di testimoniare la propria fede soprattutto nel giorno del Signore. Abbiamo visto anche delle realtà strazianti come i ragazzi di strada, e belle come una tipografia all’avanguardia. Un saluto e una preghiera… 26
gennaio 2016. Il sole tramonta sull’oceano indiano, ma l’India continuerà a rimanere nei nostri occhi e nei nostri cuori: per le persone che abbiamo incontrato e che ci hanno sempre dimostrato tanto affetto per i luoghi visitati. Domani si
parte per il viaggio di ritorno. Non vediamo l’ora di rivedere i volti amati delle persone care. Ci siete mancati tantissimo. A
presto. Don Biagio.
27 gennaio 2016. Il viaggio di ritorno è iniziato. Siamo all’aeroporto di Chechin. Salutati dai seminaristi di Aluva, riprendiamo la strada di casa…
Siamo nell’anno del Giubileo della Misericordia e non ha nessun senso passare
la Porta della cattedrale o di uno dei nostri santuari o di una delle basiliche romane se non passiamo per la Porta di un
povero, di un malato, di un ‘piccolo’ del
Vangelo. Ce lo ha ricordato Papa Francesco nella Misercordiae Vultus: “…È mio
vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia … per entrare sempre più nel cuore del Vangelo dove i poveri sono i privilegiati della Misericordia divina” e anche
nel messaggio per la Quaresima 2016,
presentato lo scorso 26 gennaio, nel quale ha sottolineato che “le opere di misericordia corporale e spirituale ci ricordano
che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui
quali saremo giudicati”. Siamo come cristiani invitati a compiere questo itinerario e a non dimenticare che la Misericordia non può essere fatta solo di belle parole o di nobili sentimenti, ma deve diventare solidarietà concreta.
E il viaggio “missionario” della parrocchia s. Giuseppe ci insegna che la Misericordia è un’arte che si impara con tre
verbi: vedere, fermarsi, toccare, le azioni appunto del vero ed autentico Buon Samaritano. 
19 FEBBRAIO 2016
[In India sui sentieri delle Beatitudini]
19 FEBBRAIO 2016
[Ricerche e studi su s. Lorenzo Maiorano]
S. Lorenzo in una meravigliosa
tavola fiorentina del 1200
Alberto Cavallini
L’
annuale festa del santo
vescovo Lorenzo, patrono
dell’Arcidiocesi, mi porta,
come è ormai mia consuetudine che si è consolidata nel corso
degli anni, a parlare dell’iconografia
del santo Vescovo di Siponto beneficiario delle apparizioni dell’Arcangelo glorioso sul Monte Gargano. Infatti, la profonda suggestione motivata dalla fede ha fatto sì che le contrade più lontane d’Italia e d’Europa, fossero disseminate di manifestazioni devote legate al Monte Gargano, ove un evento prodigioso verificatosi nel lontano V secolo, ha dato
origine al più antico santuario micaelico d’Occidente.
Voglio perciò parlarvi quest’anno
di un’opera importante e famosa: la
grande tavola medioevale dell’artista toscano Coppo di Marcovaldo
custodita a s. Casciano Val di Pesa
(FI), ridente cittadina ubicata lungo una delle diramazioni della Via
Francigena, dove sono stato di recente per tenere una conferenza sull’iconografia di s. Michele arcangelo, dal
Gargano diffusasi in terra toscana.
Coppo di Marcovaldo, originario
del Popolo di San Lorenzo a Firenze,
dunque artista fiorentino puro sangue del ‘200, è stato uno dei pittori più eminenti della grande pittura
toscana del XIII secolo ed il più importante a Firenze prima del grande
maestro Cimabue, non solo, ma anche uno dei pochi maestri duecenteschi del quale si conosce il nome. La
tavola conservata al Museo di San
Casciano di Val di Pesa, nota come
San Michele Arcangelo e storie della
sua Legenda è stata attribuita dalla
critica recente proprio a Coppo di
Marcovaldo e sarebbe la sua opera
più antica, eseguita indicativamente
tra il 1255 e il 1260, a tempera, con
argentature a mecca, la speciale verniciatura che faceva apparire come
oro l’argento.
Dunque, a S. Casciano si può ammirare la bellissima tavola iconica di
Coppo di Marcovaldo che presenta
alla venerazione dei fedeli l’arcangelo Michele in abiti diaconali, seduto in trono, impugnante con la destra il Baculus viatorius e con la sinistra il ripidion con sopra impressa
la santa Croce. L’Arcangelo Michele,
il divino Messaggero dell’Altissimo
e il Diacono fedele, nella perfezione
e pienezza della sua specifica natura di cooperatore del divino disegno
di salvezza ha il volto, la forma corporea, la maestà delle vesti lumeggianti, insomma i caratteri che mostrano questa sua reale e regale funzione, mentre le iscrizioni, il nimbo
che avvolge il suo capo, la fascia che
avvolge i capelli e li tiene ben fermi,
ricordo del filatterio ebraico, poi nella mano il ripìdion con la s. Croce, la
fascia diaconale, il baculus, sono elementi che pongono in piena luce la
sua realtà di Divino Messaggero inviato per testimoniare la sua fedeltà,
Michael, quis ut Deus?
La figura centrale e superba dell’Arcangelo è contornata da ben sei riquadri: i primi tre presentano alla
contemplazione dei fedeli alcuni episodi biblici in cui i santi Angeli sono protagonisti esemplari, mentre i
secondi tre riportano all’attenzione
del contemplatore fedele gli eventi
prodigiosi accaduti sul Gargano e a
Siponto nel V secolo della fede cristiana.
Possiamo capire meglio gli eventi
soprannaturali del Gargano facendo un sia pur piccolo riferimento alla speciale funzione degli Arcangeli, in particolare a quella di Michele,
il principe degli Angeli, attingendo
alla tradizione ebraica e sofferman-
doci sullo Shalom ‘aleykhem - il Pace a voi – che spiega efficacemente
la ministerialità dei santi Arcangeli:
Pace a voi, angeli ministri, angeli
dell’Altissimo, guidati da Michele,
l’Angelo del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
Venite in pace, angeli di pace, angeli
dell’Altissimo, illuminati da Michele,
l’Angelo del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
Beneditemi con la pace, angeli di pace, angeli dell’Altissimo, insieme a Michele,
l’Angelo del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
Andate in pace, angeli di pace, angeli dell’Altissimo,
del Supremo Re dei re, il Santo, Benedetto Egli sia.
haQādôsh, barûk hû’ il Santo, Benedetto Egli sia
Fatta questa premessa che spiega i
primi tre riquadri della grande tavola di Coppo di Marcovaldo e sorvolando la lettura analitica degli episodi biblici, mi soffermerò particolarmente sui secondi tre che presentano invece le scene salienti della 1^
apparizione di s. Michele al Gargano, avvenuta nel V secolo, che mettono in risalto la figura del santo vescovo di Siponto, Lorenzo, narrando
in forma filmica gli eventi prodigiosi tramandati dalla medioevale Apparitio sancti Michaelis in Monte Gargano e precisamente:
il quarto riquadro presenta l’episodio del toro e della freccia che colpisce l’arciere Gargano, il nobile sipontino proprietario di armenti, ferito dalla freccia ritornata a lui come
un boomerang;
il quinto, invece, presenta i Sipontini che assieme a Gargano, dubbiosi e incerti, chiedono al santo Vescovo della loro città di Siponto, spiegazioni e consigli sul da farsi in merito agli eventi successi loro sul monte Gargano,
infine, il sesto riquadro presenta
l’apparizione di s. Michele a s. Lorenzo di Siponto, rassicurandolo che
la caverna del Monte Gargano è stata da Lui stesso scelta e consacrata.
Interessante è l’iconografia di s. Lorenzo utilizzata dall’artista fiorentino: mentre nel riquadro dell’ ‘ascolto’ dei Sipontini, il santo Vescovo, rivestito degli abiti pontificali, è seduto sulla cattedra episcopale ed è in
attento ascolto di quanto i suoi fede-
li van narrandogli dell’evento del toro e della freccia, nel sesto riquadro
iconico della serie che arricchisce la
tavola, il s. Vescovo Lorenzo è sempre rivestito dei paramenti pontificali e si trova all’interno dell’episcopio
sipontino. Egli è stato qui rappresentato mentre è in ginocchio davanti
all’Arcangelo e di lui Coppo di Marcovaldo ha ben evidenziato il volto
con un cerchio, quasi a sottolineare
la gloria che proviene dall’Arcangelo e che avvolge Lorenzo, sottolineata proprio dal nimbo che avvolge il
capo del Vescovo e che è simbolo di
santità e di luce, provenienti dall’Altissimo.
Una tavola, insomma, di grande respiro e bellezza di cui pubblico alcune foto da me scattate e per le quali ringrazio la direttrice del Museo
per il consenso concesso, dalle quali traspare la Bellezza della Parola e
della Tradizione dipinta, che incanta
e catechizza il credente, abbagliato
dallo splendore e dallo gloria. In conclusione, la grande tavola duecentesca di S. Casciano, situata lungo la
Via Francigena percorsa dai pellegrini per raggiungere Roma e poi il
Gargano, è un’autentica opera che
segna insieme ad altre magnifiche
opere del Duecento toscano quell’importante passaggio dall’arte iconografica antica, legata ai canoni iconografici di Nicea II, all’arte italiana sviluppatasi nei secoli successivi
proprio in Toscana e da qui a Roma
e nel resto d’Italia, grazie ai grandi
maestri fiorentini.
La tavola ci testimonia, ancora una
volta, come in passato, dal Gargano
la Legenda dell’Arcangelo Michele e
del santo Vescovo di Siponto sia ‘volata’ in terre lontane con grande trasporto e devozione di pellegrini e di
fedeli. 
19 FEBBRAIO 2016
[Festa di s. Lorenzo]
11
San Lorenzo Maiorano
Michele Castoro*
L’
annuale ricorrenza di San
Lorenzo Maiorano, patrono della città di Manfredonia e dell’intera nostra
diocesi garganica, non ha il clamore
e l’esteriorità che ha in altre città la
festa patronale. Questa manifestazione, qui, a Manfredonia, è più contenuta e quasi limitata ai soli aspetti religiosi; non significhi però una
minore considerazione verso il nostro Santo Patrono; anzi, questo ritrovarci per la Celebrazione Eucaristica e per la Processione che segue, ci permette
di dare a questa attesa
ricorrenza una connotazione più intima e spirituale.
Nel corso della
celebrazione, ho
avuto la gioia di
conferire l’ufficio del canonicato a due nostri degni sacerdot i: Don
Stefano Mazzone, mio Vicario generale, e Don Paolo Borgia,
Collaboratore di Papa Fran-
cesco presso la Segreteria di Stato
in Vaticano. Essi diventano Canonici del Capitolo di questa Cattedrale.
Il conferimento del canonicato non è
una mera onorificenza – nella Chiesa l’unico onore che posiamo permetterci è quello di servire - ma è il
riconoscimento del lavoro che i due
eletti svolgono, con fedeltà e generosità, al servizio della Chiesa locale e
della Chiesa universale.
I Canonici infatti devono distinguersi per il loro comportamento integro,
all’insegna della carità verso tutti e
della leale collaborazione con il ministero del Vescovo e del Papa ...
Miei Cari, il Signore si è servito di
san Lorenzo Maiorano per gettare le
fondamenta della nostra Chiesa sipontina, come – in quello stesso periodo - a Ippona si è servito dell’opera di sant’Agostino e a Canosa di San Sabino. Accanto a questi grandi pastori,
tanti altri santi sono stati nei secoli una immagine
viva del buon
Pastore. La
storia della
Chiesa è costellata dalla
figura e dall’opera di tanti grandi pastori. Basti ricordare alcuni più vicini a
noi, come papa Giovanni XXIII o papa
Giovanni Paolo II
o padre Pio
Don Stefano
Mazzone,
vicario generale
dell’Arcidiocesi,
e don Paolo
Borgia, addetto
alla Segreteria
di Stato di Sua
Santità, sono
stati nominati
dall’Arcivescovo
canonici del Capitolo
della Cattedrale.
da Pietrelcina: tutti pastori santi, ad
immagine di Gesù, il buon pastore.
Al di là della santità riconosciuta e
del ministero svolto da tanti pastori di ieri e di oggi, c’è una santità
diffusa e un compito svolto da tutti i battezzati. Certo, il ruolo dei Vescovi, coadiuvati da presbiteri e diaconi, resta un punto di riferimento.
Al tempo stesso, tutti siamo chiamati ad essere, gli uni per gli altri, riflesso della premura di Cristo buon
pastore.
Sì, è sempre Cristo, che si prende cura del suo gregge. E questo ci dà speranza.
Grazie a Dio, le ricchezze spirituali e le potenzialità della nostra diocesi sono grandi. La fede di tanti fedeli è viva.
Le nostre chiese sono abbastanza
frequentate. Le tradizioni sono ancora onorate. I pellegrini che giungono sul Gargano vi trovano edificazione e ristoro spirituale.
E tuttavia registriamo i segni di
un cambiamento per tanti versi inquietante. Una grande crisi di cultura e di valori avanza
sull’onda dei mezzi di comunicazione. Anche da noi si respira
un’atmosfera di relativismo che
insinua il dubbio nelle nostre
convinzioni di fede. E di fronte a
questo attacco anche tanti cristiani
si mostrano indifferenti se non addirittura compiacenti.
Carissimi, noi siamo qui oggi, eredi della testimonianza di San Lorenzo Maiorano, a dire a Cristo: “tu sei
la via, la verità, la vita” (Gv 14,6), “tu hai
parole di vita eterna”
(Gv 6,69). Bisogna che
questa professione di
fede si consolidi nelle nostre coscienze e
diventi credibile nel
nostro annuncio. Un
annuncio al quale papa Francesco chiede di dare il timbro
della gioia, Evangelii
Gaudium: “La gioia
del Vangelo riempie
il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù… Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”
(EG 1).
Questa gioia non può risolversi in
un sentimento interiore e solitario:
dev’essere gioia di Chiesa, gioia di
popolo, gioia di famiglia.
Qui si apre un altro scenario di crisi.
Quello che per millenni ha costituito
la forza della pastorale, e cioè la coesione della famiglia e della società,
oggi è sempre più lontano. Le relazioni si indeboliscono e si frammentano. La famiglia, è sempre più fragile. A ciò si aggiunge la pesante crisi economica. Anche la nostra città
ne è stata investita in pieno. Aziende
chiudono o sono in difficoltà. Come
non pensare alla vicenda della Manfredonia Vetro?! Chiediamo a quanti
sono impegnati nelle trattative ogni
possibile sforzo per orientarle verso
una soluzione positiva per gli operai di quella grande Ditta ma anche
per le Aziende più piccole. E questo è
urgente, perché i nostri giovani, che
pur sanno essere generosi e creativi, hanno più d’un motivo di preoccupazione guardando al loro incerto futuro lavorativo. La stessa gioia
di vivere è messa alla prova.
E se poi guardiamo al panorama internazionale, ci rattrista vederlo segnato da ingiustizie e disuguaglianze clamorose e, come non bastasse,
punteggiato di conflitti sanguinosi e
di azioni terroristiche.
Sì, miei cari, c’è tanta sofferenza in
giro. La Chiesa deve farsi “prossima”
a tutti, raggiungendo tutte le periferie dell’esistenza. Deve annunciare Cristo incontrando le persone e
toccando la sua “carne” nei poveri.
Dobbiamo farci apostoli della Parola
e della Carità: missionari di una eucaristia che si impasta con le nostre
sofferenze, come stiamo cercando
di fare nella Casa della Carità, nelle
mense per i poveri e negli aiuti quotidiani della Caritas diocesana e delle varie parrocchie. Il Signore benedica queste opere di misericordia!
Occorre essere una Chiesa unita;
ma anche, per usare un’espressione
cara a papa Francesco, una “Chiesa
in uscita”. E’ ora di uscire per sperimentare cammini nuovi. Ci è chiesto
un nuovo slancio sacerdotale. Una
forte presa di coscienza laicale. Una
maggiore convergenza di associazioni e movimenti. Un sussulto di profezia nelle persone di vita consacrata.
Un ultimo pensiero vorrei dirvi. L’altro ieri siamo stati a Roma, per incontrare il Papa. Una giornata di
grandi emozioni. Papa Francesco ha
voluto rivolgere anche una parola di
saluto alla folta rappresentanza della nostra diocesi: “Desidero anche rivolgere un augurio particolare ai fedeli dell’Arcidiocesi di ManfredoniaVieste-San Giovanni Rotondo… Che
chiunque venga nella vostra bella terra – io ho voglia di andarci! – possa
trovare anche in voi un riflesso della
luce del Cielo!”.
Ecco cosa si attende il Papa da noi:
che la nostra vita corrisponda alla
bellezza della nostra terra. E speriamo che presto egli possa venire a farci visita. Chiediamo a San Lorenzo
Maiorano la forza di mettere insieme
energie nuove per tessere una storia di corale intesa per il progresso
umano e spirituale della nostra città. Consegniamo al nostro amato Patrono la chiave del nostro cuore perché, con la materna protezione della Madonna di Siponto, possa aprirlo ed elevarlo alle profonde esigenze
del Vangelo. 
*arcivescovo
M a u L e
“ D i l a t a t o
c o r D e ”
alla storia, l’Amore fedele di Dio che libera e salva, l’amore verso i fratelli, il
mistero della Croce, l’amore e la venerazione per la sua Parola.
L’ascolto e il confronto con la Parola è
pietra di paragone di ogni comunità,
in special modo per chi svolge un ministero nella Chiesa, come catechista,
accolito, lettore, ostiario, cantore, eccetera, e come di Essa si sono nutriti nella
fede i nostri padri così è data ancora a
noi la Parola di vita il cui messaggio ci
interpella e penetra nei nostri cuori fino a discernere “i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,2) e presenta la bellezza del dono dell’Amore attraverso il
suo messaggio che è il “tesoro” per eccellenza per il quale l’uomo abbandona con gioia tutto, perché ha scoperto qualcosa di veramente grande (cfr
Mt 13,44).
Questo testo di meditazioni, dunque,
ci spiega il Mistero di Cristo e ci aiuta
a una contemplazione amorosa dell’Altro che ci accoglie e diventa nuovo principio di ogni nostra azione di vita in
un progressivo cadere di tutte le nostre barriere fino a che l’Altro diventa la nostra stessa vita (Gal 2,20). E la
contemplazione o meditazione è stata
l’esperienza più profonda del monachesimo che ha saputo e potuto far diveni-
L o d o v i c o
C O L L A N A
L
a Chiesa annuncia, celebra
e testimonia il forte e fedele
Amore di Dio per l’uomo, rivelato e donato in pienezza da
Cristo, e con il servizio della Parola,
piamente ascoltata e fedelmente esposta ai fedeli, sprona tutti, laici e presbiteri, ad attuare e a rendere presente il
mistero di Cristo nel tempo. E la pubblicazione “Ieri, Oggi, Sempre, Cristo
è il Signore!” raccoglie proprio alcuni “colloqui familiari e dolci”, tenuti da
don Lodovico Maule, presbitero della
diocesi di Trento, nel corso di celebrazioni liturgiche e di altri numerosi interventi al popolo di Dio, non solo della sua diocesi di origine ma anche del
nostro Gargano. I proposti “dolci colloqui”, nati da studio, riflessione e preghiera di don Maule, sottolineano come
la Parola di Dio è per tutti alimento alla vita di fede perché Essa è stata scritta per noi. Anima ed accomuna i brani, pubblicati secondo lo schema dello svolgersi dell’Anno Liturgico, un filo conduttore continuo e pressante che
si sostanzia essenzialmente in un richiamo all’esigenza di una vita rinnovata nella fede del Risorto. Perciò, il testo ripropone e sottolinea all’uomo di
oggi, con le sue attese, le sue delusioni e le sue infedeltà davanti alla vita e
Meditazioni sull’a nno liturgico
c o r D e ”
Alberto Cavallini
IERI, OGGI, SEMPRE CRISTO È IL SIGNORE
Colloqui familiari e dolci
che ci parlano di Cristo Signore
“ D i l a t a t o
19 FEBBRAIO 2016
Lodovico MauLe
C O L L A N A
Presso le EDB ha pubblicato: Per
grazia tua ti lodo. La preghiera
cristiana: i Divini Misteri e le
Ore sante 3 (2006); ha curato
l’Itinerario di Catechesi Familiare
Lo racconterete ai vostri figli (20032007); ha pubblicato: In quel
tempo… Racconti dal Vangelo
(2008), testo e CD.
Vi c e d i r e t t o r e d e l l’ Uf f i c i o
Catechistico Diocesano di Trento dal
1994 al 1997 e Direttore dello stesso
Ufficio dal 1997 al 2011.
È Presidente dell’“Associazione
ANASTASIA” per la formazione
teologica, liturgica, storico-artistica
di guide per la visita alla Chiese.
Dal 2007 Canonico della Cattedrale,
attualmente è Decano del Capitolo
Metropolitano della Cattedrale di
san Vigilio in Trento.
IERI, OGGI, SEMPRE
CRISTO È IL SIGNORE
M e di ta z io n i s u l l’a n n o l i t u rgico
re preghiera il lavoro e il lavoro preghiera. Per questo
motivo, il libro di don Maule apre una nuova collana che la Comunità Monastica di s. Maria di Pulsano
sul Gargano si prefigge di editare, per
preparare nel cuore di ognuno e nelle comunità la venuta del Veniente (Ap
1,4), l’incontro di novità assoluta per
l’uomo. Come cristiani abbiamo ripetuto l’ appuntamento con Lui tante volte e le meditazioni che seguono ci sollecitano ad essere uomini che accolgono con gioia l’incontro, senza sciuparlo
con accoglienze stantie, scontate o peggio sedentarie.
Ha scritto nella prefazione il monaco Pietro Distante “Occorre ricollocare la vita cristiana come quella che tipicamente si svolge solo dentro le strutture simboliche e sacramentali dell’Anno liturgico. Ponendo al centro Cristo
Signore Risorto, e quindi la Domenica
con il suo Evangelo che parla sempre e
comunque del Signore Risorto. Amministrando la santa mistagogia in modo da
concentrare su questo la nostra fede, le
nostre opere buone, la nostra tensione
di crescita, le nostre speranze. Sempre
tenendo presente che l’Anno liturgico è l’Anno della divina Grazia dello
Spirito Santo, coronato dall’inizio al-
[Libri]
L odovico Maule, presbitero
dell’Arcidiocesi di Trento, ha
conseguito il Baccalureato in
Teologia a Bologna presso lo Studio
Teologico s. Antonio, affiliato alla
Pontificia Università s. Antonio in
Roma; la Licenza in Sacra Liturgia
presso il Pontificio Istituto Liturgico
s. Anselmo in Roma e il Dottorato
in Teologia presso la Pontificia
Università Urbaniana in Roma.
Dal 1980 ad oggi è professore
incaricato di Liturgia, Teologia dei
Sacramenti ed Omiletica, presso lo
Studio Teologico s. Antonio, affiliato
alla Facoltà Teologica dell’Emilia
Romagna, a Bologna.
A Trento è stato professore
di Liturgia, Sacramentaria e
Cristologia, presso la Scuola
Diocesana di Formazione Teologica
dal 1994 al 2013; Docente di
Cristologia presso l’Istituto
Superiore di Scienze Religiose
dal 1998 al 2012 e Docente di
Omiletica presso lo Studio Teologico
Accademico di Trento dal 2010 al
2012.
Collabora mediante corsi e lezioni,
nell’attività degli Uffici Diocesani:
Liturgico; Pastorale Sociale e del
Lavoro e altri. Ha collaborato
inoltre con corsi e lezioni in diverse
Diocesi e Parrocchie.
E’ stato Docente, in due edizioni di
Master in Architettura e Liturgia,
curato dall’Ufficio Arte Sacra della
Diocesi e dall’Università di Trento.
Membro del Comitato Scientifico
per una nuova edizione di Master
prevista in progettazione.
E’ stato redattore della rivista
Evangelizzare, dal 1989 al 1996, ha
collaborato inoltre con altre Riviste.
la fine come l’Anno
della Bontà del Signore (Sal 64,12b).
Nel salutare un’altra realizzazione
dell’autore, il mio pensiero va al bene
dei lettori, sia clero che laici, auspicando che siano molti, e che qui possano
trovare una contemplazione teologica e
spirituale sui tesori biblici e liturgici che
dilati davvero il loro cuore. Desidero
per essi e per le loro comunità ogni bene
spirituale che per Grazia possano e vogliano ricavare da questa lettura”. Dunque, la lettura attenta dei brani pubblicati non può che suscitare nella mente
e nel cuore del lettore la ricerca profonda della ricchezza del Verbo, meditato
e spezzato, col pensiero, l’aiuto e la sapienza di un presbitero laborioso e instancabile nel ministero a lui affidato.
Come curatore del testo non posso che
augurare che il cuore del lettore entri
sempre più in profondità nella proposta
sopra riassunta cogliendone i significati che ogni anno la Liturgia ripropone nella continuità.
E D I Z I O N E A C U R A D E L L ’A B B A Z I A S A N T A M A R I A D I P U L S A N O
Don Lodovico Maule, “Ieri, Oggi,
Sempre, Cristo è il Signore”- Edizione 2015 a cura dell’Abbazia s.
Maria di Pulsano – Prezzo € 16,00
Dal dono al per-dono: la parabola del terzo figlio
Pasquina Tomaiuolo
È
in libreria l’ultima fatica di Michele Illiceto, docente di filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di
Bari (sezione Istituto Teologico Pugliese di Molfetta) e presso il Liceo Classico A. Moro Manfredonia. Il libro commenta
la Parabola del Padre misericordioso, meglio
conosciuta come Parabola del figliol prodigo.
Tutti conoscono la storia che vi si narra, quella cioè di un figlio che va via di casa, lasciando nel cuore del padre un incolmabile vuoto,
condannandolo a non guardarlo più in volto ma di spalle. Lontano, consuma sé stesso nel deserto delle cose inutili, in un corpo
ostaggio del niente, inseguendo una libertà
autoreferenziale, senza alterità. Negli occhi
dei porci perde la propria immagine, vivendo così la più grande degradazione antropologica della storia. Il padre lo aspetta e al cielo chiede, ogni sera, che fine abbia fatto quel
figlio ridotto a garzone. Sguardi persi, appuntamenti mancati, volti sospesi, distanze
incolmabili. Tutto sembra perduto. Ma il padre resiste e mette in campo un amore nuovo: non l’amore di chi ha già donato, ma di
chi ha perdonato. È l’amore che, resistendo
al rifiuto, da dono sa farsi per-dono.
Su queste note tipicamente esistenziali, Illiceto rilegge la parabola in chiave postmoderna, confrontandosi con le tre grandi operazioni culturali che la caratterizzano la “morte di Dio”, che qui viene letta come crisi della
categoria della “paternità”, la “morte dell’uomo”, che rappresentata dal figlio minore, vie-
ne interpretata come crisi della “figliolanza”
e infine la “morte del prossimo”, esplicitata
dal figlio maggiore che incarna il rifiuto della fraternità e della socialità.
Illiceto sostiene che non bisogna mai separare la paternità (la verticalità e la trascendenza) dalla figliolanza (l’interiorità e l’identità), come ha fatto il figlio minore che sceglie un amore autoreferenziale. Ma, allo stesso tempo non bisogna neanche separare la
figliolanza dalla fraternità (cioè l’orizzontalità e la prossimità) come invece ha fatto il figlio maggiore, che rappresenta un modello
di religiosità sbagliata. Dunque, se i due figli rappresentano due paradigmi sbagliati di
figliolanza, il primo perché simbolicamente
uccide il padre e il secondo perché altrettanto simbolicamente uccide il fratello, quale figlio potrà restituirci i tre registri, riunificandoli, e cioè la paternità rimossa, la figliolanza
resa caduca, e la fraternità recisa? La risposta sta nel Terzo figlio della parabola, la cui
identità sta al lettore scoprire.
Particolarmente interessante è il tentativo
dell’autore di rileggere la figura del figlio minore alla luce di alcune metafore postmoderne usate da Bauman, come il vagabondo, il
turista, il flàneur e il giocatore. Accanto a tali
metafore il figlio più giovane viene equiparato all’homo consumens e all’homo ludens , oggi dominanti. Come anche ai tre paradigmi
di sempre rappresentati da Prometeo, Dioniso e Narciso. Su questa scia l’autore rilegge la
parabola utilizzandola come uno stru-
mento per fare una breve diagnosi
critica della nostra epoca, da Lypovetsky definita “era del vuoto”.
Un’ ultima chiave di lettura che Illiceto propone è quella religiosa, cercando di rispondere alla domanda
“Quale Dio dopo la morte di Dio?”, in
un tempo dominato non solo dall’ateismo, ma ancor più dal nichilismo, che
come “ospite inquietante” sta seducendo le nuove generazioni. Ma chiedersi “Quale Dio” significa chiedersi
anche “Quale padre”, o meglio “Quale paternità” nel tempo della ‘evaporazione’ del padre. Ed è qui che Illiceto, confrontandosi con lo psichiatra lacaniano M. Recalcati, si chiede
se a tornare deve essere il padre-Edipo o il padre-Narciso, cioè il Dio-Legge o il Dio-Amore.
Quindi quale Dio e quale padre propone la parabola del figliol prodigo? Poiché sarà proprio il terzo figlio
a dircelo, ecco un motivo in più per
giustificare la scelta
del titolo di
questo libro: La parabola del
terzo figlio.
Il libro
sarà
presentato:
- oggi 19 febbraio, a S. Giovanni Rotondo, presso la Chiesa
Madre, alle ore 20.00
- domani 20 febbraio, a Monte
S. Angelo, nell’ auditorium
del santuario di S. Michele,
alle ore 19.00
- giovedì 25 febbraio, a Manfredonia, nell’Auditorium
Cristanziano Serricchio, alle ore 18.30 con l’intervento
di P. Luciano Lotti, Direttore dell’ISSR Giovanni Paolo
II di Foggia, e la partecipazione dell’arcivescovo mons.
Michele Castoro e del Sindaco Angelo Riccardi
- giovedì 10 marzo, a Cagnano
Varano, presso la Parrocchia
S. Maria della Pietà, alle ore
19.00
M. ILLICETO, La parabola del terzo figlio.
Il figliol prodigo nel postmoderno, Andrea
Pacilli Editore, 2016, euro 15.00
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19 FEBBRAIO 2016
S. Giovanni Rotondo
[Comunicazioni Sociali]
Festa di s. Francesco di Sales
Incontro dell’Arcivescovo con i giornalisti cattolici
Michelangelo Mansueto
I
l tradizionale incontro di giornalisti e operatori della comunicazione con l’Arcivescovo si è
svolto quest’anno a S. Giovanni
Rotondo presso gli studi di Tele-radio Padre Pio, quasi a pochi passi dal
convento dei Cappuccini ove è vissuto per più di 50 anni il santo Frate del Gargano.
È stato un momento di fraternità,
condivisione, stima e partecipazione tra i direttori responsabili e i collaboratori delle testate giornalistiche cattoliche presenti in diocesi –
VOCI e VOLTI, TELERADIO P.PIO,
CASA SOLLIEVO della SOFFERENZA, VOCE di P.PIO, STUDI su P.Pio,
MICHAEL, e che ha visto anche la
partecipazione di alcuni responsabili del sito web parrocchiale Immacolata di Monte Sant’Angelo e del giornale Manfredonianews.
Riuniti con gioia intorno all’arcivescovo mons. Michele Castoro nel
ricordo del patrono dei giornalisti,
tutti i direttori delle testate giornalistiche cattoliche nei loro interventi
hanno assicurato il proprio impegno
nel testimoniare la Buona Notizia di
Gesù il Misericordioso attraverso i
media loro affidati, radicati e stimati in questa nostra terra e non solo,
continuando a offrire il loro Servizio
per la diffusione della Buona Notizia con gioia e competenza. Dopo gli
interventi di Alberto Cavallini, direttore dell’ufficio per le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi, che ha
sinteticamente ricordato alcuni passi significativi del messaggio del Papa “Comunicazione e Misericordia:
un incontro fecondo” per la prossima
Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, di p. Mariano Di Vito,
direttore di Voce di P.Pio, di p. Ladislao Suchy, di Stefano Campanella,
l’Arcivescovo ha ricordato il momento importante che stiamo per vivere,
il grande evento che ci vedrà come
Arcidiocesi, Fraternità Cappuccina,
Opera di P. Pio, Gruppi di Preghiera, portare a Roma, per volere di Papa Francesco, le reliquie del corpo
di s. Pio, l’umile francescano “piccolo come un chicco di grano caduto nel
buio della terra, ma che ha saputo obbedire e restare fermo, fino a quando
la sua sofferenza non è fiorita in una
spiga feconda, quella di una straordinaria santità riconosciuta da tutti” e
ha invitato a vivere un servizio generoso al servizio della Parola e della Chiesa perché solo se radicati nella Verità, la nostra comunicazione
riuscirà a offrire ciò che è portatore
di senso e a stimolare l’intelligenza.
In questo siamo stati chiamati tutti
a impegnarci. 
Verso la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
La fecondità del binomio Comunicazione e
misericordia
Tiziano Samele
N
el Messaggio di Papa Francesco per la 50°
Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà il prossimo 8 maggio – COMUNICAZIONE E MISERICORDIA: UN INCONTRO FECONDO
- è racchiusa l’indicazione di uno stile distintivo con cui caratterizzare la
nostra presenza di cristiani nell’ambiente digitale-mass mediale ed è indicato il cammino da percorrere che
deve essere capace di disponibilità
all’ascolto e che deve sapersi fare vicinanza, prossimità, condivisione di
domande e dubbi. In questa prospettiva, l’iniziativa diocesana promossa
in occasione della festa di san Francesco di Sales è stata un momento di
preparazione alla Giornata, occasione e frutto di un cammino condiviso di collaborazione e amicizia tra le
testate giornalistiche, VOCI e VOLTI,
TELERADIO P.PIO, CASA SOLLIEVO
della SOFFERENZA, VOCE di P.PIO,
STUDI su P. Pio, MICHAEL, presenti in diocesi.
Il messaggio, in sintesi, presenta delle parole-chiave - incontro, ascolto,
prossimità, misericordia - che consentono di leggere e capire meglio
quanto scritto dal Papa. Sono parole
dal sapore e dal radicamento evangelico, dai colori umani che nel binomio fecondo che unisce comunicazione e misericordia danno sapore alla vita di fronte al tanto grigiore
e alla grande banalizzazione in cui
purtroppo viviamo; sono, infatti, parole che da sole “gettano ponti tra le
persone”.
Papa Francesco, insomma, chiede
proprio a noi, operatori dei media al
servizio dell’annuncio della Buona
Notizia – giornalisti, webmaster, collaboratori, operatori, portaparola – di
“… uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette … perché … la
parola del cristiano si propone di far
crescere la comunione e anche quando deve condannare con fermezza il
male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunione” e ci ricorda,
sottolineandolo in modo efficace, che
“il tratto distintivo di tutto l’essere e
l’agire” della Chiesa è la Misericordia. Nella Comunicazione, la Miseri-
cordia porta non solo a “scegliere con
cura parole e gesti”, ma anche a custodire nello stesso modo quelli degli altri. Essa è balsamo che mitiga
“le avversità della vita”, favorisce l’incontro e l’inclusione, insomma mantiene saldi i ponti. Ma, domanda anche di considerare il mistero dell’altro come una terra santa per entrare nella quale, sottolinea il Papa, bisogna togliersi i sandali come Mosè
davanti al roveto.
È un grande impegno al quale come
giornalisti ed operatori della comunicazione siamo tutti chiamati a corrispondere. 
FESTA DELLA FAMIGLIA NELLA PARROCCHIA CATTEDRALE
Praticando la carità si prepara
il cuore a farsi prossimo all’altro
“La Famiglia come prima
scuola della misericordia dove
si è amati e si impara ad amare,
si è perdonati e si impara a
perdonare”
I
Manfredonia
l Gruppo Famiglia della parrocchia cattedrale s. Lorenzo Maiorano, anche quest’anno, ha organizzato presso l’Istituto Sacro Cuore l’ottava edizione della Festa della Famiglia riflettendo sul tema della “MISERICORDIA IN FAMIGLIA”. Dopo il saluto dell’Arcivescovo, don Paolo Martucelli della Diocesi di Teano-Calvi ed insegnante
presso lo Studio Teologico di Benevento e presso il Seminario metropolitano di Salerno, ha parlato ai numerosi intervenuti della Misericordia di Dio e dei legami che intercorrono tra essa e la giustizia. È emersa la capacità della famiglia di vivere
nella misericordia del Padre, nell’amore di Dio, su cui si misura la realizzazione delle opere di misericordia corporale e spirituale.
Dopo la celebrazione eucaristica, la
festa è continuata nel pomeriggio e
sino a tarda serata. A coronamento
Angela e Angelo Trotta*
del clima di festa creatosi, si è tenuto un avvincente spettacolo di canti
e danze tratti da un musical di Carlo Tedeschi, una rappresentazione
teatrale dei ragazzi delle elementari del 2° Circolo Didattico di Manfredonia e la premiazione di un con-
Rodi Garganico
La festa di
s. Giovanni Bosco
nell’Anno Santo
della Misericordia
G
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[Ecclesia in Gargano]
corso di disegno e di poesia, riservato ai ragazzi, sul tema “Il perdono
in famiglia” cui hanno aderito duecento ragazzi con profonde e spontanee osservazioni: il loro auspicio
di pace e perdono in famiglia, hanno sottolineato, deve partire dai genitori che sono i testimoni primi di
quel messaggio più volte sintetizzato dal Papa nelle parole ‘permessoscusa-grazie!’
La festa ha visto anche la testimonianza di una giovane coppia aderente al programma Retrouvaille,
servizio esperienziale offerto a coppie sposate o conviventi che soffrono gravi problemi di relazione e che
intendono ricostruire la loro relazione d’amore, attraverso un programma fatto da un weekend residenziale
e da ben 12 incontri post- weekend.
La coppia invitata, dopo un periodo
di crisi e di allontanamento che ha
caratterizzato i primi anni di matrimonio, ha ritrovato la forza del cambiamento scoprendo la bontà dell’ascolto, della comunicazione, del perdono e del “ri-trovarsi”, grazie al programma cristiano Retrouvaille.
La presenza del parroco don Fernando Piccoli durante tutta la festa è
servita a suggellare quanto, oggi come non mai, ed all’indomani del Fa-
mily day, sia importante ricreare il
clima autentico e cristiano della famiglia, in sinergia con le altre famiglie e nell’ottica dell’unica “famiglia
voluta da Dio” 
*Gruppo Famiglia della Parrocchia
Cattedrale
Tina Guerra
rande partecipazione di
giovani anche quest’anno
per la festa di San Giovanni Bosco. Don Michele Pio
Cardone, parroco di s. Nicola, molto vicino ai giovani rodiani, nel presentare loro il programma della festa
ha ricordato innanzitutto che questo
anno 2016 è un Anno Santo straordinario dedicato alla Misericordia. E
proprio a san Giovanni Bosco è riconosciuta da tutti la grande capacità
di essere stato un propagatore della
Misericordia di Dio tra i giovani che
come educatore ha accolto in gran
numero nel suo oratorio. E nell’incarnare pienamente l’insegnamento evangelico «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date», s.
Giovanni Bosco è stato un instancabile maestro con un enorme cuore e
un’altrettanto grande sensibilità attraverso la Confessione, sacramento
efficace con cui il santo ha «spiegato»
ai suoi penitenti che l’amore di Dio
supera ogni errore. Il santo è stato,
dunque, per tanti giovani la carezza
di un padre che molti non avevano
mai potuto sperimentare.
Oggi più che mai la figura di San Giovanni Bosco é fondamentale, in tempi dominati dalla emergenza educativa, perchè le sue grandi qualità
di formatore sono preziose e attuali tanto che non si sbaglia nel definirlo un grande santo della contemporaneità.
Perciò, a Rodi, s. Giovanni Bosco è
stato riproposto all’attenzione di giovani e adolescenti come modello di
Misericordia durante l’annuale festa
in suo onore che ha coinvolto moltissimi giovani.
Un antiquario locale con specifica specializzazione e competenza nella vendita di oggetti antichi, offre la possibilità di acquistare un prezioso tabernacolo (vedi foto), risalente all’Anno Santo
1625, in legno castagno con doratura a foglie oro, proveniente da
un antico palazzo nobiliare. L’oggetto d’arte, una volta acquisito,
potrà arricchire degnamente uno
dei luoghi sacri del nostro territorio. Si tratta di un reperto autentico ed unico.
Per ulteriori informazioni contattare la redazione di VOCI e VOLTI:
tel. 0884 581899 e 338 4176758 –
e mail: [email protected]
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[Ecclesia in Gargano]
N
ell’anno venticinquesimo della sacra Ordinazione presbiterale
i nostri don Nicola Cardillo, don Luca Santoro
e don Salvatore Ranieri, il 15 gennaio scorso sono stati
ricevuti da Papa Francesco ed hanno concelebrato con Lui la
Divina Eucaristia nella Cappella s. Marta in Vaticano. Ai nostri cari
presbiteri i rinnovati fraterni auguri di un fecondo ministero.
Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI
Monte Sant’Angelo
LETTERA APERTA ALLA CITTÀ
Giubileo della Misericordia e Carità Concreta
“I
n questo Anno Santo - ricorda Papa Francesco potremo fare esperienza
di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali… È inutile aprire la
Porta Santa se la porta del nostro
cuore è chiusa all’amore, se le nostre
mani sono chiuse al donare». La
tenerezza di Dio verso chi desidera
rafforzare la conversione al Vangelo
muove a trovare anche gesti concreti
di prossimità, di misericordia
corporale. Affianco, dunque, alle
lodevoli iniziative solidali, promosse
dalle parrocchie, dalle comunità
religiose e associazioni presenti a
Monte Sant›Angelo, si è pensato di
essere misericordiosi come il Padre
attraverso un’opera segno condivisa:
l›emporio della solidarietà cittadina.
Ma cos’è l’Emporio della Solidarietà? È un segno di vicinanza discreta verso persone e nuclei familiari
in condizione di reale difficoltà e disagio lavorativo, economico e/o sociale, per un periodo di tempo sufficiente a renderli più autonomi ed integrati. Si tratta della ponderata distribuzione dei beni di prima necessità raccolti dalla carità della gente
dal buon cuore. Non più il “pacco ali-
menti”, ma la libera scelta di ciò che
serve al fabbisogno familiare. Persone in povertà accolte e ascoltate dai
parroci ed indirizzate, con viva umanità, ad un unico “punto” di distribuzione alimentare. Il tutto in piena discrezione e viva solidarietà cristiana.
Come aiutare? A ciascuno verrà offerta la possibilità di farsi prossimo:
ai volontari delle parrocchie e delle
comunità religiose impegnati direttamente nella distribuzione dei viveri; alla gente generosa che potrà donare generi alimentari (latte, pane,
biscotti, salsa e scatolame vario); e
ai commercianti che potranno contribuire destinando prodotti di largo consumo.
In definitiva, l’Emporio della Solidarietà è una “creatura” posta nelle mani e nel cuore di ogni uomo o donna
di buona volontà, ambito di partecipazione e collaborazione, finalizzata ad un unico scopo: aiutare la gente bisognosa.
Che davvero il Signore ricompensi
tutti col “cento volte tanto e la vita
eterna!” 
I parroci ed i religiosi
di Monte Sant’Angelo
Nel mese di gennaio presso la “Casa dei giovani” a Monte Sant’Angelo
si è tenuto il percorso formativo per i volontari dell’Emporio, a cui hanno partecipato 4 referenti per parrocchia. Le lezioni sono state animate
da Lorenzo Brunetti e Salvatore Melchionda, rispettivamente referenti
dell’emporio a Manfredonia e a San Giovanni Rotondo; don Luciano Vergura, direttore di Caritas diocesana; e don Domenico Facciorusso, parroco e coordinatore dell’Emporio nella fase formativa dei volontari.
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Progetto diocesano per un’educazione integrale all’affettività
L’ARMONIA DELLA VITA
i è tenuto a S. Giovanni Rotondo, presso la parrocchia
s. Giuseppe artigiano, il primo dei tre seminari progettati dagli Uffici Diocesani di Pastorale della Famiglia, Pastorale Giovanile, Pastorale per la Dottrina della Fede e della Catechesi, Pastorale per
l’educazione, la scuola e l’università e la cultura, in unione con l’Ufficio Scuola per IRC ed il “Centro per
la Famiglia Nazareth” aventi come
titolo “Per un’educazione integrale all’affettività e all’amore dei ragazzi-adolescenti in un contesto di
responsabilità di adulti”. L’intento
manifesto del progetto è quello di fare rete tra genitori ed educatori dei
vari ambiti sociali coinvolti, per affiancare i ragazzi in età adolescenziale, al fine di favorire la comprensione e la corretta gestione del radicale cambiamento cui essi sono chiamati, nel mondo interiore, non meno
che nel corpo. L’adolescente ha un
problema di fondo – ha detto il prof.
Michele Illiceto - ridefinire se stesso nel cambiamento in corso, accettarsi e farsi accettare dagli altri
nel proprio cambiamento”.
In una società in cui si è separato il
bello (estetico) dal bene (etico), i ragazzi sono spesso in balia di stimoli
negativi, dettati da interessi economi-
ci, e corrono il rischio di idealizzare la
realtà che si trovano a vivere, in specie la relazione con l’altro, fermandola al primo livello, quello delle emozioni del momento (dove amo l’altro
per quello che mi fa provare e non
per quello che è), e senza sapere incanalare l’affettività nello stadio dei
sentimenti, dove le emozioni mettono radici (profondità), sanno guardare al futuro (ti prendo in carico), dove
si impara ad amare. “In questo contesto”, ha detto Illiceto, “si impara
ad amare l’altro proprio partendo
dalla sua fragilità”.
Il vivo confronto dei quattro laboratori di approfondimento ha messo in
luce l’inadeguatezza del mondo degli
adulti nell’affiancare i giovani in questo percorso di crescita nell’affettività e l’assenza di punti di riferimento
per i giovani, che avrebbero bisogno
di formarsi in un contesto più maturo
e coerente, dove imparare, dalla testimonianza prima ancora che dalle parole, che l’uomo è persona e non individuo perché è fatto per un altro, per
la relazione e non per se stesso, e che
è chiamato ad amare perché a sua
volta è fatto da un Altro, che lo ha
amato per primo. I giovani hanno bisogno di scoprire il vero senso dell’amore, che è dono, reciprocità, gratuità, e la dimensione sociale dell’amo-
re sponsale, che è servizio sociale per
gli altri, segno e strumento che rende
visibile l’Invisibile.
Partendo dall’esperienza del vissuto
emotivo, in cui muovono i primi passi,
i giovani possono essere incoraggiati
da un mondo adulto, maturo e credibile, a riconoscere i segni della presenza dello Spirito dentro di sé, “quella
parte di noi dove Dio parla a noi”,
e scoprire che l’amore non comincia
da noi ma viene da Dio, quell’amore
che ci abilita ad amare come Lui (Benedetto XVI Deus Caritas est) perché ha origine da Lui.
Il prossimo incontro si terrà il 20
e il 21 febbraio e avrà come temi “i
metodi naturali” (con la dott.ssa Lucia Miglionico e il dott. Giuseppe Petracca) e “Famiglia, gender e dintorni” (con la dott.ssa Lodovica Carli). 
*coniugi – parrocchia s. Michele,
Manfredonia
CONVEGNO
LITURGICO
DIOCESANO
Manfredonia
S. Giovanni Rotondo
S
Nicoletta Gellotto Gentile e Domenico Trotta*
Martedì 1 marzo, a partire dalle
15,30, si terrà presso il Regio Hotel Manfredi l’annuale Convegno
Liturgico diocesano con la partecipazione di mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta,
Presidente della Commissione
Episcopale della CEI per la Liturgia e Presidente del CAL, Centro
di Azione Liturgica, il quale ci farà riflettere sul tema “La Chiesa
celebra il suo Signore.
Per una partecipazione piena,
consapevole e attiva alla Liturgia”. 
I PROFICUI APPUNTAMENTI DELLA PASTORALE FAMILIARE
Floriana Valerio e Giuseppe Sarcina
A
ll’incontro con il prof. Illiceto è seguito un lavoro laboratoriale, che ha visto i
partecipanti confrontarsi
in gruppi più piccoli su diverse questioni come:
Come nasce un amore?
Io-Tu-Noi: per coppie di adolescenti
già formate;
Amore come possesso o come dono;
Visione unitaria dell’affettività.
Il secondo appuntamento del progetto “L’armonia della vita” è previsto per il 20 e 21 febbraio e vedrà
coinvolti la d.ssa Lucia Miglionico e
il dott. Peppino Petracca Ciavarella
nel pomeriggio del sabato e la d.ssa
Ludovica Carli, la domenica mattina.
Si affronteranno i temi che riguarda-
monio e alla famiglia della Cei”, proprio sul tema della Affettività e innamoramento.
La d.ssa Piera di Maria, ginecologa e sessuologa, partendo dalla sua
esperienza professionale ha parlato
dell’alfabeto della corporeità sottolineando come le sollecitazioni che
raggiungono i nostri adolescenti siano tante, ma spesso distorte dalla
società del tutto e subito, tanto da offuscare il mistero che custodisce il
corpo umano.
È necessario ridare allora ai giovano il valore del corpo, la conoscenza
dei suoi dinamismi, l’importanza di
una educazione integrale e veritiera,
soprattutto oggi dove prevale la cultura di una sessualità fine a se stessa e dove il “gender” crea confusione e divisioni di pensiero.
Intanto gli operatori di Pastorale Familiare impegnati nella preparazione al matrimonio, continuano la formazione attraverso il corso on-line
che è giunto al terzo appuntamento.
Animatori dell’incontro di giovedì 21
gennaio sono stati Piera e Antonio
Adorno (Rappresentanti Associazione Oasi Cana alla Consulta Nazionale per la pastorale familiare), i quali
hanno ripreso il Cap.II degli “Orientamenti sulla preparazione al matri-
ni la possibilità di capire quanto valgono, di quanto sia grande il mistero che abita il loro corpo, mistero visto non come qualcosa di sconosciuto ma come qualcosa che va rivelato attraverso l’esperienza della fede.
Fiduciosi nella collaborazione dei vari uffici diocesani, che speriamo diventi sempre più forte e che ci aiuti a realizzare veramente una Pastorale integrante, integrale ed integrata sul nostro territorio, ci diamo appuntamento agli incontri del mese
di febbraio. 
[Ecclesia in Gargano]
Azione Cattolica Diocesana
Il paventato deposito costiero di GPL
e lo sviluppo sostenibile del nostro territorio
Michelangelo Mansueto
S
i è tenuto nella sala “mons.
Valentino Vailati” un incontro di formazione organizzato dall’Azione Cattolica per
meglio conoscere una delle problematiche più attuali attinenti al territorio
della nostra città: il progetto per la costruzione di un deposito di Gas Propano Liquido, meglio conosciuto in città
con il nome di ENERGAS. L’incontro,
rivolto agli aderenti AC, ai simpatizzanti ed a tutti coloro che hanno mostrato di voler condividere un momento di formazione civica, si è inserito nel
percorso di formazione di questo anno
associativo che ha come motto “ci sta
a cuore”, un modo per conoscere meglio la realtà territoriale in cui viviamo
Manfredonia
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e che siamo chiamati a custodire. L’Azione Cattolica, invero, è anche esperienza di vita oltre che di fede, che va
condivisa con i fratelli attraverso una
rete di legami che ci aprano il cuore alle necessità della comunità in cui viviamo. È un impegno che ogni anno si
rinnova e che in questo contesto si riferisce all’amore per il nostro territorio.
A parlare dell’argomento è stato chiamato il dott. Alfredo De Luca, agronomo, consigliere comunale del Comune di Manfredonia per la lista “Manfredonia Est”, che ha seguito l’evoluzione del progetto sin dalle sue prime fasi. Ha fatto da moderatore il dott. Francesco Ciuffreda, Presidente Diocesano di Azione Cattolica, mentre non ha
fatto mancare il proprio sostegno e la
propria presenza il nostro Vescovo e
Pastore.
Parlando ai presenti Mons. Castoro ha
ricordato come il territorio in cui viviamo è oggetto di mire espansionistiche da parte di gruppi economici che
sembrano avere a cuore più interessi
speculativi che non esigenze collega-
te ad uno sviluppo territoriale possibile ed ha richiamato in modo particolare l’insegnamento e le indicazioni,
in tema di ecologia e sviluppo sostenibile, della recente enciclica di Papa
Francesco “Laudato sì” che, in qualche modo, ha rivoluzionato il rapporto
tra teologia e concezione dell’ambiente
inserendo la cura del creato all’interno della prospettiva di una più ampia
ecologia integrale, che include l’uomo
e il complesso mondo delle relazioni
personali e sociali: in tale prospettiva
occorre almeno provare a mettere in
evidenza “buone pratiche” nel campo della gestione sostenibile del territorio e dell’impegno di cittadini e comunità locali nella cura dell’ambiente
e delle città.
Interessante la partecipazione che ha
coinvolto non soltanto aderenti dell’Azione Cattolica ma concittadini impegnati in diverse iniziative, attive in città, per mantenere alta l’attenzione su
un argomento che, sicuramente, deve
essere considerato sensibile per il nostro territorio.
Rinnovata l’adesione dei medici
all’importante sodalizio cattolico
N
el giorni scorsi, preceduta da una celebrazione eucaristica tenuta in
cattedrale, si è svolta nella sala “Vailati” la cerimonia di consegna delle tessere, da parte dell’arcivescovo mons. Michele Castoro, ai
numerosi medici aderenti all’AMCI,
con la presenza dell’assistente ecclesiastico don Antonio D’Amico, di padre Aldo Milazzo, direttore diocesano della Pastorale sanitaria e di numerosi soci. Ospite d’eccezione è stato il dott. Giuseppe Battimelli, vice
presidente nazionale dell’AMCI e
presidente della sez. “S. Giuseppe.
Matteo di Sabato
Moscati” dell’arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni. Prima di consegnare le tessere, il presidente dott.
Giuseppe Grasso, in una breve e incisiva prolusione, ha voluto ringraziare ancora una volta mons. Castoro per la sua amabile e costante vicinanza ai medici cattolici, iscritti
al sodalizio, che con il loro impegno
professionale leniscono le sofferenze
dei pazienti loro affidati, e che si impegnano ad essere uomini di misericordia nell’espletamento dell’affascinante quanto nobile arte medica.
Quindi, ha illustrato il nutrito programma per il nuovo anno sociale.
È seguita una breve conversazione,
di notevole spessore umano, culturale e religioso, del dott. Giuseppe Battimelli sul “medico, uomo di misericordia”. Nel fare riferimento alle
motivazioni date da Papa Francesco
al Giubileo della Misericordia, ha così sottolineato: “Ogni medico, senza
distinzione di credo o ideologia, deve
essere essenzialmente uomo di misericordia e deve proporsi sotto questa
veste, mettendo in risalto alcune sue
peculiarità di un’arte e di una professione antica e nobile ...la vita umana quindi è sacra come del resto l’arte medica e a chi la pratica è dovuto
particolare rispetto e addirittura ammirazione”. È seguito un breve intervento di don Antonio D’Amico il qua-
Il dibattito ha evidenziato in particolare come i cittadini di Manfredonia,
prima di vedersi scaraventare dall’alto decisioni su cosa impiantare nel proprio territorio, vogliono essere informati ed ascoltati, perché iniziative come la costruzione di un impianto di
gas propano liquido hanno un notevole impatto ambientale e paesaggistico e non possono essere prese senza
ascoltare approfonditamente pensieri
e preoccupazioni della comunità in cui
tale progetto dovrebbe essere realizzato. Preoccuparsi del proprio territorio, però, non vuol dire esclusivamente
manifestare pubblicamente il proprio
NO a proposte di sviluppo spesso poco
condivisibili: preoccuparsi del proprio
territorio vuol dire, prioritariamente,
essere propositivi, confrontarsi su temi che possano proporre ed offrire
possibilità di sviluppo che tengano
in debito conto le peculiarità le caratteristiche geografiche ed economiche del nostro territorio.
Su tale punto speriamo vengano presentati contributi e proposte alla comunità, anche da parte dell’Azione Cattolica, perché come affermato da Papa
Francesco al punto n. 13 della LAUDATO SI “La sfida urgente di proteggere la
nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia
umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo
che le cose possono cambiare”. 
AMCI
le ha parlato dei medici di domani e
della loro umanizzazione. “Il medico - ha detto - deve sostituire la parola paziente con la parola persona.
Occorre umiltà nell’ascolto e forza di
comprensione, patto con il paziente,
presa in carico della persona dell’ammalato nella sua interezza”.
Mons. Castoro nel concludere l’incontro ha ringraziato i presenti e in
particolare il dott. Battimelli per il
suo illuminato intervento nel quale
ha esaltato la figura del medico come uomo della misericordia e della
speranza, al servizio dell’umana sofferenza. 
S
abato 12 marzo, alle 18,30, nella sala “mons. Vailati” in
Manfredonia, organizzato dalla locale sezione Amci,
si terrà un incontro su “Medicina e nuova umanizzazione”.
Relatori il prof. Aldo Bova, consigliere nazionale dell’AMCI e
presidente del FORUM delle Associazioni Sociosanitarie della
Campania, e don Salvatore Miscio, responsabile del Servizio
diocesano di Pastorale Giovanile e Rettore del Seminario diocesano.
[Ecclesia in Gargano]
19
Un carro-locomotiva per viaggiare verso te!
Mariagrazia Vecera e Michele Selvaggio*
È
Vico del Gargano
il terzo anno che a Vico,
grazie alla collaborazione
e all’intesa di menti intraprendenti, si organizza la
sfilata cittadina di carnevale. Certamente non si può competere con il
carnevale di Putignano o della vicina Manfredonia, ma è un’occasione
di aggregazione divertente da non
sottovalutare. Anche la nostra parrocchia “San Marco” non si è lasciata
sfuggire l’occasione e, questo, è il secondo anno che partecipa con entusiasmo all’edizione mascherata cittadina. Il gruppo carnevalesco creato dalla parrocchia san Marco, riprende il tema dell’Azione Cattolica
ragazzi per l’anno associativo 2015
-2016: “VIAGGIANDO VERSO TE!”.
Il tema del viaggio, del cammino della vita e della fede che come comunità ci auguriamo di poter fare, ha come simbolo il treno che, con i suoi
vagoni accoglie tutti e chiunque voglia cimentarsi in questo cammino.
Il treno dunque, e la stazione in generale, sono l’ambientazione che
danno vita al cammino annuale che
viviamo in parrocchia, ma che, per
l’occasione, vogliamo portare anche
fuori le mura parrocchiali, per rallegrare il momento comunitario del
carnevale a cui partecipiamo con
gioia e per “cristianizzare”, se così possiamo dire, una festa che nasce come pagana. Il nostro TRENO
ha tanti vagoni in grado di ospitare
tutti, in particolare quei viaggiatori,
o meglio pellegrini, che nel mondo
sono stati colpiti da eventi poco piacevoli o che sono ancora, nella scena
del mondo, sotto i riflettori. Tra tutti i popoli che i media ci raccontano,
abbiamo pensato di rappresentarne
tre che riassumono le gioie ma anche
le sofferenze della terra: I FRANCE-
SI INAUGURANO
«I luoghi dello Spirito»
Michele Lauriola
D
Vico del Garga no
a qualche tempo anche i temente rendere indipendente dalvichesi hanno cominciato la presenza divina.
a comprendere la ricchez- Le tradizioni religiose vichesi non
za delle proprie tradizioni sono altro che un segno di quella
e a potenziare quel desiderio anti- ricerca di Dio che per un cristiaco di tramandare alle nuove genera- no non si conclude mai; una ricerzioni la bellezza delle antiche radici. ca affannosa e incalzante, a tratti
L’idea di un convegno nasce dal testo sacra e profana, condotta non semdel prof. Tortorella: «Evviva la Croce. pre egregiamente a causa del peccaIl Venerdì Santo a Vico del Gargano», to, ma sincera, poiché mai velata di
che celebra la produzione musicale presunta giustizia e accompagnata
dell’artista locale Raffaele Buonomo dal desiderio di vivere in pace.
nel 125°anniversario della compo- Tutto ciò è oggetto del nostro sforzo di scrutare il nostro animo umasizione del «Miserere», il salmo 50.
Il convegno, a partire dalla presen- no per trovare ancora un segno della
tazione del libro, vuole sottolineare presenza di Dio in noi, tale da renl’unicità di questo evento umano, re- derci «luogo dello Spirito». 
ligioso e culturale che fonde emotività, fede e cultura fino a farlo quasi diventare il simbolo di un popolo.
Comune di
Vico del Gargano
Con questo convegno si
inaugurano «I luoghi
dello Spirito».
L’obiettivo non è quello di
allungare l’ombra del turismo religioso su questo
lembo di terra già resa sacra dall’angelica presenza
di san Michele e dall’impronta misericordiosa di
san Pio, ma di risvegliaReligiosità, fede e folclore:
Nei luoghi dello spirito
re il nostro «sensus Fidei»,
Il Venerdì Santo
per renderci consapevoli
a Vico del Gargano
che, luogo dello Spirito è
200° anniversario della nascita di Raffaele Buonomo autore del «Miserere»
il nostro cuore, la nostra
Sabato 5 marzo 2016
coscienza, il nostro visore 17.00
suto quotidiano che, inChiesa Madre
vece, vogliamo prepotenVico del Gargano
Società di Storia Patria per la Puglia
Convegno e presentazione del libro
Saluti:
Dott. Michele SEMENTINO, Sindaco di Vico del Gargano
Don Gabriele GIORDANO, Parroco
Ins. Matteo SIENA, Resp. Gargano - Società di Storia Patria
Relatori:
S.E. Mons. Felice DI MOLFETTA
Vescovo emerito Cerignola - Ascoli Satriano
Dott. Francesco DI PALO, scrittore
T I P O G R A F I A
Dott. Gaetano ARMENIO, editore
Nel corso del convegno,
sarà presentato il libro di
Michele Tortorella
«Evviva la Croce»
Venerdì Santo a Vico del Gargano
Prof. Michele TORTORELLA, Società di Storia Patria
Moderatori:
Don Luigi CARBONE, Direttore Ufficio Liturgico Diocesano
Dott. Michele LAURIOLA, Giornalista
Sarà presente il
CORO DELLE CONFRATERNITE
SI, colpiti più volte dagli attentati; i
SIRIANI, protagonisti degli sbarchi
sulle coste italiane non sempre finiti bene; gli ITALIANI, protagonisti
principali dell’accoglienza agli immigrati e che con l’Expò di Milano,
hanno dato prova di tanto talento e
intelligenza.
Ci siamo divisi in tre gruppi: ogni
gruppo ha avuto i colori della bandiera nazionale rappresentata e, al
suono dell’inno annuale dell’ACR,
abbiamo attraversato le strade del
nostro paesello, consapevoli che allegria e fede possono viaggiare insieme, testimoniando i valori cristiani
di riferimento che condividiamo alla scuola dell’AZIONE CATTOLICA.
Tutti i popoli viaggiano sulla scena
del mondo con le loro VALIGIE, piene di sogni di PACE, di LIBERTA’ e di
desiderio di ACCOGLIENZA: sono i
valori che vogliamo testimoniare, intrisi di allegria e divertimento, per
un carnevale tradizionale ma anche
alternativo e, perché no, cristiano.
UN VAGONE DI RINGRAZIAMENTI
a tutti i collaboratori che hanno realizzato il carro – locomotiva, a chi
ha colorato di fantasia e disponibilità tutti i vagoni, a quanti hanno sostenuto questa idea anche rompendo
le … - perché ci servivano i cartoni!
- e ai nostri amati bambini e ai loro
genitori per averci rallegrato con la
loro fiducia. 
*parrocchia s. Marco – Vico del Gargano
Cagnano Varano
QUARESIMA
S. Cataldo
2016
vescovo
all’ABBAZIA
nella comunità di PULSANO
di Cagnano
G
iovedì 3 marzo, alle 18,30,
nell’aula magna del Liceo
Fioritto-De Rogatis, in occasione della presentazione del restauro della pregevole e
antica statua di s. Cataldo, venerato
grandemente in Cagnano, e in preparazione della festa dell’8 marzo,
giorno della nascita al cielo del santo, si terrà un incontro su S. Cataldo
vescovo nella comunità di Cagnano con gli interventi di Nicola Tavaglione, Alberto Cavallini, direttore di
VOCI e VOLTI, Michele Schino, funzionario dei Servizi Territoriali della Soprintendenza per i beni storici
e artistici della Puglia, e Maria Elena
Lozuppone, restauratrice. 
N
ei pomeriggi delle domeniche di Quaresima
si svolgeranno anche
quest’anno gli appuntamenti di riflessione e approfondimento sulla Parola del Signore. Aiutati dai monaci, riapriremo lo scrigno della divina Parola e ci metteremo in cammino verso il cuore di
Dio, approfondendo cinque Salmi,
dal salmo 29 (30) al salmo 33 (34) .
Ogni appuntamento si terrà nel salone della biblioteca ed avrà inizio alle ore 16 e si concluderà con la preghiera del Vespro. Nell’attendervi
numerosi vi raccomandiamo di essere puntuali e di partecipare agli
incontri, muniti della Bibbia. 
I monaci di s. Maria di Pulsano
MARZO
Martedì 1
15.30 Convegno Liturgico Diocesano
Regio Hotel Manfredi - Manfredonia
FEBBRAIO
Venerdì 19
16.00 Saluto al Consiglio dell’ufficio missionario - Curia arcivescovile
Sabato 20
09.30 Consiglio presbiterale - Curia arcivescovile
Martedì 23
19.00 Catechesi con il gruppo giovani
S. Maria della Luce - Mattinata
Giovedì 25
18.30 Presentazione del libro “La parabola del terzo figlio”
Palazzo Celestini - Manfredonia
Venerdì 26
Formazione permanente del clero
Sabato 27
18.00 S. Messa nel Giubileo dei nubendi della Vicaria di Monte
Sant’Angelo - Basilica San Michele - Monte S. Angelo
Mercoledì 2
10.00 Saluto ai seminaristi del biennio filosofico del Seminario
Maggiore della Basilicata - Curia arcivescovile
Giovedì 3
Consiglio di Amministrazione di “Casa Sollievo” - Roma
Venerdì 4
10.30 Presidenza CEP - Bari
19.30 S. Messa e cresime (1° turno) - S. Famiglia - Manfredonia
Sabato 5
18.00 S. Messa e mandato missionario
20.45 Catechesi sulla Lettera pastorale
Santuario S. Maria delle Grazie - S. Giovanni R.
Domenica 6
Pellegrinaggio con i Medici Cattolici
Martedì 8
18.30 S. Messa e benedizione della statua restaurata di San
Cataldo - Rettoria San Cataldo - Cagnano Varano
Febbraio
Domenica 28
10.30 S. Messa e cresime - S. Nicola - Rodi Garganico
18.00 S. Messa in occasione della Giornata della Famiglia
Concattedrale - Vieste
21.00 Saluto al termine della Via crucis animata dai giovani
di Mattinata - Cattedrale
Venerdì 11
19.30 S. Messa e cresime (2° turno) - Sacra Famiglia - Manfredonia
Sabato 12
11.30 S. Messa con il Serra Club
Santuario S. Maria delle Grazie - S. Giovanni R.
17.00 Ordinazione episcopale di mons. Luigi Mansi
Cattedrale- Cerignola
201
19 FEBBRAIO 2016
Marzo
Lunedì 29
11.30 S. Messa per le forze dell’Ordine in preparazione alla Pasqua
Cattedrale
18.30 S. Messa in occasione dell’inizio della missione popolare
parrocchiale - S. Maria del Carmine - Manfredonia
Domenica 13
15.30 S. Messa nella Giornata Diocesana della Gioventù
Basilica S. Michele - Monte S. Angelo
18.00 S. Messa e catechesi sul tema della Misericordia
S. Cuore - Monte S. Angelo
Mercoledì 16
19.00 Incontro con il gruppo dei fidanzati
S. Leonardo - S. Giovanni Rot.
Giovedì 17
18.00 S. Messa in occasione delle giornate eucaristiche parrocchiali
S. Francesco - Ischitella
Venerdì 18
18,00 S. Messa - Chiesa Crocifisso di Varano - Ischitella
Domenica 20 - Domenica delle Palme
10.30 Benedizione delle Palme e S. Messa - S. Chiara e Cattedrale
18.00 S. Messa delle Palme - Concattedrale - Vieste
Saluto ai partecipanti della Passione vivente - Vieste
Martedì 22
Giornata per lo scambio di auguri in Casa Sollievo della Sofferenza
Mercoledì 23
17.00 Santa Messa crismale - Cattedrale
Giovedì 24 - Giovedì Santo
09.00 Ufficio delle letture - Cattedrale
19.00 S. Messa “in Coena Domini” - Cattedrale
Venerdì 25 - Venerdì Santo
09.00 Ufficio delle letture - Cattedrale
17.30 Celebrazione della Passione del Signore - Cattedrale
20.00 Via Crucis cittadina
Sabato 26 - Sabato Santo
09.00 Ufficio delle letture - Cattedrale
22.30 Veglia pasquale - Cattedrale
Domenica 27 - Domenica di Pasqua
Resurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo
11.00 S. Messa - Cattedrale
18.00 S. Messa - Santuario S. Maria delle Grazie - S. Giovanni R.