la strada verde delle orobie
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTA’ DI AGRARIA VALORIZZAZIONE E TUTELA DELL’AMBIENTE DEL TERRITORIO MONTANO VALORIZZAZIONE TURISTICO-RICREATIVA DELLA RETE ESCURSIONISTICA DELL’ECOMUSEO “LA STRADA VERDE DELLE OROBIE” PROPOSTA DI RECUPERO DEI SENTIERI MINERARI DEL DOSSO MEDEL NEL PARCO GEOMINERARIO DELLA VALLE ALLIONE Relatore: Chiar.mo Prof. TOCCOLINI ALESSANDRO Correlatore: Dott. DONATI CHRISTIAN Elaborato finale di laurea di: BERA IVANO Matricola: 766931 ANNO ACCADEMICO 2012/2013 Dedicato ai miei genitori e a mio fratello 2 INDICE 1. Premessa .......................................................................................................... 6 2. Il territorio....................................................................................................... 7 2.1. La Valle Allione ..................................................................................... 7 2.2. La morfologia......................................................................................... 8 2.3. Il clima e l’idrografia. ............................................................................ 8 2.3.1 Precipitazioni..................................................................................... 9 2.3.2 Temperatura....................................................................................... 9 2.3.3. Idrografia ........................................................................................ 10 2.4 Il sistema viabilistico ........................................................................... 10 3. Analisi socio-economiche e punti di interesse ............................................ 13 3.1. Indagine demografica........................................................................... 13 3.2. Attività produttive ed accessibilità....................................................... 13 3.3 Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione ................................... 14 3.4 Strutture ed offerta turistico-ricreativa................................................. 15 3.4.1 La ricettività.................................................................................... 15 3.4.2 Giardino Botanico Alpino Vivione ................................................ 15 3.4.3 Castagneto Didattico e Strada della Castagna................................ 16 3.4.4 Mirtilleto sperimentale ................................................................... 16 3.5 Ecomuseo Strada Verde delle Orobie ................................................... 16 3.6 Parco Geominerario della Valle Allione ............................................... 17 4. Inquadramento storico-culturale ................................................................ 19 4.1. Aspetti storici ....................................................................................... 19 4.2 La risorsa acqua.................................................................................... 20 4.2.1 Le centrali idroelettriche................................................................. 21 4.3 I complessi minerari del Parco Geominerario della Valle Allione ....... 22 5. Il paesaggio e l’ambiente.............................................................................. 24 3 5.1. I boschi ................................................................................................. 24 5.2. I pascoli e gli alpeggi ........................................................................... 25 5.3. La fauna delle Alpi Orobie................................................................... 27 6. Le greenways................................................................................................. 29 6.1 La mobilità sostenibile e significato di greenway.................................. 29 6.2 Un esempio di greenways europee......................................................... 31 6.3 Un esempio di greenway italiana ........................................................... 32 6.4 La Strada Verde delle Orobie nella Valle Allione ................................. 32 7. La progettazione e la manutenzione dei sentieri ....................................... 34 7.1 I sentieri in montagna............................................................................. 34 7.2 Aspetti tecnici e progettuali ................................................................... 37 7.3 L’ingegneria naturalistica per la manutenzione dei sentieri .................. 38 7.4 La manutenzione, il ripristino e l’apertura dei sentieri .......................... 39 7.4.1 Manutenzione ordinaria.................................................................... 39 7.4.2 Manutenzione straordinaria .............................................................. 40 7.4.3 Il ripristino dei sentieri ..................................................................... 41 7.4.4 L’apertura dei sentieri ...................................................................... 41 7.5 Il legno e la pietra per gli arredi ............................................................. 41 7.5.1 Esempi di arredi in legno.................................................................. 43 7.6 Segnaletica ............................................................................................. 45 7.7 Il prezziario dei lavori forestali in Lombardia ....................................... 48 8. Rilievo dei sentieri minerari - Materiali e metodi ..................................... 50 8.1 Cartografia tematica e GIS..................................................................... 50 8.2 Ricevitore GPS....................................................................................... 51 8.3 La scheda di rilievo e la legenda ............................................................ 52 8.4 I rilievi in campo ................................................................................... 54 8.5 Il database e la cartografia...................................................................... 55 8.6 La scheda di censimento strutture minerarie.......................................... 56 8.7 Scheda utenti .......................................................................................... 57 4 9. Risultati e proposte....................................................................................... 60 9.1 Schede di rilievo..................................................................................... 60 9.2 Database dei sentieri .............................................................................. 61 9.3 Schede censimento delle strutture minerarie ......................................... 62 9.4 Schede utenti .......................................................................................... 63 9.5 Cartografia.............................................................................................. 64 9.6 Gli interventi e i costi di manutenzione ................................................. 66 9.7 Proposte di utilizzo della base dati per la fruizione turistica ................. 67 9.8 Il QR code .............................................................................................. 68 10. Conclusioni .................................................................................................. 70 11. Bibliografia.................................................................................................. 71 12. Allegati......................................................................................................... 75 5 1 PREMESSA La valorizzazione ambientale e turistico-ricreativa della rete escursionistica dell’Ecomuseo “La Strada Verde delle Orobie” passa anche attraverso la proposta di recupero dei sentieri minerari del Dosso Medel, in Comune di Paisco-Loveno (BS), nel cuore del Parco Geominerario della Valle Allione. Il complesso minerario del Dosso Medel è un’interessante area estrattiva dismessa: è posta tra i 1.382 ed i 1.730 metri s.l.m. in sinistra idrografica del torrente Allione. La pecceta montana nasconde un articolato sistema minerario dedicato all’estrazione della siderite ed in attività fino alla fine del XIX secolo. Sono stati eseguiti solo dei rilievi parziali ad opera di alcuni storici e geologi camuni per la redazione del libro “La sorgente dei metalli”, stampato nel 2000. Grazie a questa pubblicazione, da cui sono stati tratti notevoli spunti, ed alla volontà del Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione è stato possibile iniziare le ricerche su una superficie iniziale di circa 50 ettari allo scopo di ritrovare tutte le possibili tracce delle attività estrattive. Miniere, legrane, aree carbonili, piccoli fabbricati, epigrafi su roccia sono gli elementi che sono stati ricercati minuziosamente in bosco. Obiettivo della tesi è formulare una proposta di recupero dei sentieri minerari e degli elementi legati all’archeologia industriale, attraverso la realizzazione di una carta dei sentieri da abbinare ad un database: strumento pratico per gestire i principali interventi di riqualificazione attraverso tecniche di ingegneria naturalistica con i relativi costi di realizzazione. Progetto che potrà essere poi inserito in un preciso pacchetto turistico della greenway “La Strada Verde delle Orobie” allo scopo di essere offerto per un target giovane legato al turismo verde, idea innovativa ed ambiziosa da candidare, come Parco Geominerario, alla Regione Lombardia per l’EXPO 2015. 6 2 IL TERRITORIO 2.1 LA VALLE ALLIONE Nella parte settentrionale della Provincia di Brescia, lungo il corso di tre fiumi, corrispondono le relative valli: la Valle Camonica, lungo il fiume Oglio, la Val Trompia, lungo il fiume Mella e la Val Sabbia, lungo il fiume Chiese. La Valle Camonica è una delle vallate alpine più estese della Lombardia essendo lunga circa 90 km: inizia dal Passo del Tonale e termina a sud alla Corna Trentapassi che domina il lago d’Iseo, presso Pisogne; è racchiusa tra i monti del gruppo dell'Adamello-Brenta a est e tra quelli delle Prealpi Orobiche a ovest. La Valle Camonica si articola in diverse vallate laterali, tra cui le più rilevanti sono la Val di Corteno, la Valle Allione, la Valle di Saviore, la Val Grigna e la Valle di Scalve, quest’ultima appartiene amministrativamente alla Provincia di Valle Allione Bergamo. La Valle Allione interessa diversi Comuni: Berzo Demo, Capo di Ponte, Cerveno, Ono San Pietro, Malonno, Paisco-Loveno e Sellero, in Provincia di Brescia, mentre Schilpario in Provincia di Bergamo. E’ una vallata alpina dall’andamento Est-Ovest, posta nella media Valle Camonica, in destra idrografica del fiume Oglio. È percorsa dall’impetuoso torrente Allione, che nasce a quota 1.828 metri s.l.m. in corrispondenza del Passo del Vivione, e si immette nell’Oglio in Figura 2.1 – La valle Allione nel territorio della Provincia di Brescia località Forno Allione a 466 metri s.l.m (Figura 2.1). Solo il Comune di Paisco-Loveno possiede in valle il proprio centro urbano. Diverse sono le frazioni tutte localizzate in sinistra idrografica dell’Allione: risalendo la Strada Provinciale 294 del Passo del Vivione si incontra la sede comunale nell’abitato di Paisco (860 m s.l.m.) e l’agglomerato di Loveno (1.270 m s.l.m.), che fu Comune fino all’epoca fascista. A Paisco-Loveno appartengono 7 anche i piccoli nuclei urbani di Grumello, Ardinghelli, Perdonico, Case del Bornia e del Lungo, con una superficie complessiva di 35,5 km2 ed un’altitudine che varia da 478 m s.l.m. a 2.712 m s.l.m. è uno dei Comuni montani più estesi con bassissima densità: solo 5,4 abitanti al km2. La Valle Allione è circondata da numerose cime, le principali, procedendo in senso orario dal fondo valle, sono: Monte Elto (2.147 m s.l.m.), Cima di Tanerle (2.194 m s.l.m.), Cima Sfandita (2.095 m s.l.m.), Monte Cuel (2.191 m s.l.m.), Monte Giovo (1.964 m s.l.m.), Monte Pertecata (2.263 m s.l.m.), Monte Sellerino (2.507 m s.l.m.), Monte Venerocolo (2.589 m s.l.m.), Monte Sellero (2.733 m s.l.m.), Monte Culvegla (2.614 m s.l.m.), il Monte Gaviera (2.289 m s.l.m.), il Monte Torsoleto (2.706 m s.l.m.), il Monte dei Matti (2.323 m s.l.m.), il Monte Palone del Torsolazzo (2.670 m s.l.m.), la Cima di Mezzo (2.388 m s.l.m.) e il Monte Pilone (2.171 m s.l.m.). 2.2 LA MORFOLOGIA La morfologia della Valle Allione è influenzata sia dalle attività glaciali del Quaternario, sia dall’attività erosiva delle acque meteoriche. L’antica presenza dei ghiacciai è testimoniata dai circhi glaciali nelle testate della Val Largone e della Val di Scala: questi ghiacciai si congiungevano alla lingua principale proveniente dal Passo del Vivione. L’origine glaciale dell’area è confermata dalla presenza lungo la Valle del Sellero delle cascate, impostate su gradini morfologici, dai cordoni morenici e dalle rocce levigate. Con il ritiro dei ghiacciai sono venuti a mancare i sostegni laterali ai depositi, favorendo l’instaurarsi di fenomeni di scivolamento dei versanti e dei conoidi. Nella parte terminale della Valle Allione, l’attività erosiva del torrente Allione sulle rocce e sui depositi ha originato le forme aspre e sinuose del fondovalle con la formazione di forre e marmitte dei giganti. 2.3 IL CLIMA E L’IDROGRAFIA Nel Comune di Paisco-Loveno vi era fino al 1972 una stazione meteorologica di Enel, a servizio degli impianti idroelettrici presenti. E’ stato necessario richiedere i dati climatici all’Enel, che possiede un efficiente stazione meteorologica a Edolo, in 8 linea d’aria distante circa 12 km dal capoluogo comunale. I dati raccolti fanno riferimento quindi al periodo 1989-2012, arco di tempo utile per consentire un’analisi delle condizioni meteo sulla media dei valori riscontrati negli ultimi anni, anche se una indagine meteo significativa richiede serie storiche di almeno 30 anni. 2.3.1 PRECIPITAZIONI A proposito dei regimi pluviometrici, il bacino dell’Allione è caratterizzato da una piovosità media annua elevata. Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nel periodo estivo-autunnale (figura 2.2). Le precipitazioni medie annuali dedotte dalla Carta Pluviometrica provinciale evidenziano valori che toccano i 1.600 mm/anno. Precipitazioni molto elevate che testimoniano la transizione dal clima suboceanico a quello continentale, tipico delle vallate alpine più interne. Si riscontra quindi un buon andamento idrico a favore dello sviluppo vegetativo sia per la qualità sia per la distribuzione delle precipitazioni. 250 200 150 mm 100 50 0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Figura 2.2 – Precipitazioni medie mensili nel periodo 1989-2012 (Dati Enel) 2.3.2 TEMPERATURA Il clima temperato-freddo è caratterizzato da temperature minime al di sotto dello zero termico solamente da dicembre a febbraio, in quanto, a dispetto dell’altitudine 9 media, l’esposizione favorevole dei versanti (SE e SO) e la lieve azione regolatrice del Lago d’Iseo tendono a mitigare marginalmente le temperature (Figura 2.3). ! "#$" ! "#$" ! ! "#$" Figura 2.3 – Media delle temperature massime, minime e medie mensili nel periodo 1989-2012 (dati Enel) 2.3.3 IDROGRAFIA Nel torrente Allione confluiscono gli affluenti che hanno modellato i versanti nei secoli, andando a costruire delle suggestive gole e salti di roccia. La Valle Allione è caratterizzata da un sistema di numerose vallate trasversali. Procedendo dal fondo valle, in senso orario, dalla destra idrografica incontriamo le valli e gli omonimi torrenti: Plaberta, Manna, Garzeto, Torta, Cornazzo, Erbigno e Gardena; nel versante opposto troviamo le valli: Lovaia, Pagn, Sparsinica, Molini, Sant’Antonio, Scala, Largone e Sellero. L’abbondanza dell’acqua ha permesso di sfruttare la sua forza cinetica per ricavarne energia: sono state realizzate, a partire dal 1923, le centrali Enel di Forno Allione e di Paisco, che utilizzano l’acqua proveniente dalla Valle del Sellero, attraverso una condotta gran parte interrata e due bacini di raccolta posti in mezza costa. Un’altra piccola centralina privata è stata costruita sull’Allione agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. 2.4 IL SISTEMA VIABILISTICO Sono presenti, un poco come in tutte le vallate alpine, diversi sistemi di viabilità: • le strade provinciali e comunali; 10 • le strade silvo-pastorali; • le piste forestali; • le mulattiere; • i sentieri. La Valle Allione, con il suo omonimo Parco geominerario, è caratterizzata nel fondovalle dalla SP 294 del Passo del Vivione, strada asfaltata che fu costruita dal Regio Esercito Italiano nel 1917, andando a sostituire l’antica mulattiera, recentemente recuperata, e denominata Strada della Castagna. Sono presenti alcune strade comunali asfaltate, che collegano le frazioni al capoluogo di Paisco: sono immerse nei boschi di latifoglie e di conifere e costeggiano piccole baite alpine, prati e maggenghi. Un fitto sistema di strade silvo-pastorali dal caratteristico fondo a prevalenza naturale, con larghezza variabile da 2 a 3 m e pendenze anche del 15%, serve il versante sinistro orografico della valle; possiede molteplici funzionalità come quella turistico-ricreativa, difesa e presidio del territorio e via di esbosco del legname. Le piste forestali si distinguono per dimensioni inferiori e dal fondo esclusivamente in terra battuta. Sono le vie di penetrazione dalle strade silvo-pastorali nel bosco. L’unica funzione è quella di facilitare le attività selvicolturali. Queste ultime due tipologie sono strade chiuse al traffico ordinario: serve infatti idonea autorizzazione per l’accesso. La Regione Lombardia ha invitato tutti i Comuni a regolamentare il transito sulle proprie strade silvopastorali (Regolamento VASP, acronimo di “viabilità agro-silvo-pastorale”), il cui permesso può essere rilasciato a fronte di un esborso economico (75 euro all’anno o 5 euro al giorno), oppure svolgendo due giornate di volontariato per la Figura 1.4 – Mulattiera militare manutenzione delle stesse. Per le mulattiere abbiamo due tipologie, quelle militari e quelle agroforestali. Le prime, delle quali sono andate perse quasi tutte le tracce, collegano il fondovalle, con la stazione ferroviaria di Forno Allione, e il crinale delle Alpi Orobiche 11 orientali. Infatti, oltre quota 2.000 metri s.l.m. è presente la quarta linea difensiva della Grande Guerra, che si sviluppa dai Comuni di Malonno e Paisco-Loveno (BS) fino a Colico (LC), nei pressi del Lago di Como. La seconda tipologia, strutturalmente meno funzionale per la qualità del materiale lapideo, per i cambi di pendenza e per i raggi di curvatura dei tornanti, si sviluppa dal fondovalle per raggiungere le principali località agricole, oggi abbandonate. La larghezza è variabile da 1,50 a 1,70 m, con pendenze costanti; tipiche sono le “pietre guida” laterali che delimitano la carreggiata, normalmente costituita da ciottoli o altre pietre posate a secco (Figura 2.4). I sentieri, con larghezza inferiore a 1,20 metri, pendenze variabili e fondo naturale, si distinguono in percorsi CAI (Club Alpino Italiano) ed altri sentieri forestali. Quelli CAI riportano lungo il percorso i tipici segnavia bianco-rossi e nei bivi i cartelli segnaletici verticali con i tempi di percorrenza. Sono tracciati ascensionali, che conducono dai centri abitati fino agli alpeggi e ai rifugi. I sentieri forestali, invece, sono quasi sempre disposti orizzontalmente nel versante seguendo le linee di livello; non sono provvisti di alcuna segnaletica. Da questa breve analisi della viabilità si evince una complessa rete di collegamenti tra le varie località agricole, centri abitati e punti di interesse storico-culturale ed ambientale, che fanno della Valle Allione un’interessante luogo per sviluppare idee legate al turismo verde ed alla mobilità sostenibile. 12 3 ANALISI SOCIO-ECONOMICHE E PUNTI DI INTERESSE 3.1 INDAGINE DEMOGRAFICA Dagli anni sessanta ad oggi il Comune di Paisco-Loveno ha subito, a seguito di una serie di concause, un sensibile calo demografico dovuto ad una fisiologica emigrazione verso il fondovalle in cerca di lavoro legato all’industria ed al terziario. Al 30 giugno del 2013 nel Comune sono censiti 192 abitanti: di questi circa un 10% abita nei paesi di fondovalle. A titolo esemplificativo, negli anni ’50, i residenti erano oltre mille. Oggi la maggior parte degli abitanti vive a Paisco, sede comunale, mentre un’esigua quota, risiede ancora nelle piccole frazioni nella porzione più interna della Valle Allione. Durante il periodo estivo, grazie alla presenza sul territorio di numerose seconde case, la popolazione aumenta notevolmente, soprattutto nelle frazioni, raddoppiando i residenti. Come risulta dall’ultimo censimento ISTAT, gli abitanti più demograficamente rappresentati sono quelli appartenenti alle classi d’età comprese tra i 35 e i 55 anni. Si può notare anche la maggiore longevità femminile nelle classi oltre i 65 anni (Figura 3.1). 25 20 15 10 Età 5 Maschi 0 <5 6\9 10\14 15\24 25\34 35\44 45\54 55\64 65\74 >75 Femmine -5 -10 -15 -20 -25 Classi di età Figura 3.1 – Popolazione residente divisa per classi di età e sesso (ISTAT 2011) 3.2 ATTIVITA’ PRODUTTIVE ED ACCESSIBILITA’ Nel Comune di Paisco- Loveno, a seguito dell’emigrazione, il tempo non ha portato via soltanto i suoi abitanti ma anche la vita commerciale che animava le vie del 13 paese. Oggi rimangono soltanto tre esercizi commerciali: un negozio di generi alimentari, due bar-trattoria di cui uno stagionale. Esistono poi un artigiano del legno, un’azienda agricola con vocazione agrituristica e due coltivatori diretti. Queste poche attività garantiscono comunque un reddito ad alcune famiglie nonché un importante servizio alla popolazione ed ai turisti. Molti giovani ed i capi famiglia si spostano giornalmente in fondovalle per lavoro nei vicini paesi. Risultano disoccupate 12 unità pari al 6,25% del totale dei residenti. Dalla Strada Statale 42 del Tonale, in località Forno Allione, è possibile imboccare la Strada Provinciale 294 del Vivione, importante arteria alpina di collegamento con la Valle di Scalve e la Provincia di Bergamo, che spesso è meta del Giro d’Italia. Sempre in località Foro Allione è presente la stazione ferroviaria omonima: la ferrovia Brescia-Iseo-Edolo è stata inaugurata nei primi anni del ‘900 e risulta essere di importanza strategica per uno sviluppo turistico legato alla mobilità sostenibile in funzione dell’EXPO 2015. Un sevizio di linea regionale garantisce solo due corse giornaliere da Paisco verso Malonno e Cedegolo, primi paesi nel fondovalle. 3.3 CONSORZIO FORESTALE E MINERARIO VALLE ALLIONE Il Consorzio Forestale nasce nel 1996 come risposta concreta alla gestione del patrimonio silvo-pastorale attraverso azioni concrete come la manutenzione di strade e sentieri, il miglioramento dei boschi ed i tagli selvicolturali, nonché interventi di sistemazione idraulica forestale dei torrenti e dei versanti, la ristrutturazione di fabbricati d’alpeggio, la valorizzazione dei prodotti del bosco e l’educazione ambientale. Soci del Consorzio sono i Comuni di Capo di Ponte, Cerveno, Malonno, Ono San Pietro, Paisco-Loveno, Sellero e la Comunità Montana di Valle Camonica, per una superficie agro-silvo-pastorale di 7.771 ha. L’ente, considerato il braccio operativo dei Comuni in campo ambientale e forestale, impiega 28 fra operai e tecnici per le diverse esigenze di progettazione, direzione lavori ed esecuzione di interventi finalizzati al presidio, alla difesa e valorizzazione del territorio montano e delle sue risorse: ambientali, forestali, turistico-ricreative e storico-culturali. 14 Il Consorzio ha realizzato in questi ultimi il Giardino Botanico Alpino Vivione, il Castagneto didattico, il Mirtilleto sperimentale ed il Parco Geominerio della Valle Allione. 3.4 STRUTTURE ED OFFERTA TURISTICO-RICREATIVA Da alcuni anni, l’Amministrazione comunale sta cercando di offrire dei servizi qualificati ad un certo target di turisti amanti del verde e della natura. Nonostante le difficoltà economiche congiunturali del periodo, diverse sono le iniziative che negli ultimi 14 anni hanno consentito di riqualificare dal punto di vista turistico-ricretivo ed ambientale il territorio della Valle Allione. 3.4.1 LA RICETTIVITA’ Non esistono alberghi: occorre spostarsi nei vicini paesi di Malonno e Capo di Ponte. Sono presenti però due rifugi alpini: il Torsoleto (2390 m s.l.m.) con circa 50 posti letto ed il Vivione (1.828 m s.l.m.) con 20 posti letto. Grazie allo sforzo economico del piccolo Comune, è presente dalla primavera 2012 anche la Foresteria Giardino (920 m s.l.m.), un piccolo rifugio escursionistico nei pressi dell’abitato di Paisco in grado di ospitare 26 persone in 4 comode stanze con bagno. L’ascensore garantisce l’accesso ai disabili. Energeticamente la struttura è quasi autosufficiente grazie a 3 kW di pannelli solari elettrici ed a una centrale a cippato di bosco per la produzione di acqua calda uso sanitario e per il riscaldamento. Un servizio di affittacamere è svolto dalla Proloco comunale in un ottica di “albergo diffuso”. 3.4.2 GIARDINO BOTANICO ALPINO VIVIONE Nato nel 2001, ospita oltre 400 specie vegetali dell’arco Alpino. Le essenze arboree, arbustive e floreali sono suddivise in 16 settori tematici che riproducono in piccolo i diversi habitat della montagna. In pochi metri è possibile passare dai prati di fondovalle, attraverso i prati terrazzati coltivati a frutteto e piccoli frutti, al laghetto alpino con la sua torbiera lungo il sentiero del bosco e quello delle genziane. Caratteristici sono i gigli di montagna, alcune piante carnivore, i garofani e naturalmente la stella alpina. Aperto dal primo di aprile a metà ottobre ospita 15 annualmente oltre 600 visitatori: essenzialmente scuole, gruppi e famiglie che provengono anche da fuori Provincia di Brescia. Curiosa è una collezione di oltre 60 legni diversi di specie arboree ed arbustive delle Alpi. Laboratori didattici a tema sono offerti dall’Associazione Naturalistica “Il Rododendro”, che dal 2006 gestisce le viste guidate e tutte le attività di educazione ambientale. 3.4.3 CASTAGNETO DIDATTICO E STRADA DELLA CASTAGNA Grazie al recupero produttivo di 14 ettari di castagneto da frutto abbandonato negli anni ’70 del secolo scorso, dal 2008 è fruibile didatticamente una area attrezzata con sentieri, bacheche illustrative tematiche, una casetta in tronchi di legno con il tetto in erba adibita ad “infopoint del bosco”. Sono oltre 400 i castagni secolari che sono stati potati per la produzione delle castagne. Salendo lungo l’antica mulattiera selciata, chiamata la Strada della Castagna, è possibile osservare alcuni maestosi soggetti che possiedono oltre 200 anni. Dalla stazione ferroviaria di Forno Allione, gestita dalla società Trenord, è possibile risalire la valle fino a Paisco senza dover utilizzare l’auto. Questa modalità d’accesso è molto utilizzata dalle scuole in visita al Giardino Botanico. 3.4.4 MIRTILLETO SPERIMENTALE Realizzato a Paisco nel 2009, nei pressi del Giardino Botanico, ospita oltre 1.000 piante di mirtillo americano in vaso su una superficie di circa 3.000 m2. Dotato di impianto di fertirrigazione, consente di integrare il reddito di casalinghe ed inoccupati nel periodo estivo oltre che ospitare scuole per lo svolgimento di attività didattiche. E’ in fase di costruzione un fabbricato rurale al margine del bosco, da adibire a centro visite ed ospitalità rurale per famiglie e piccole comitive. 3.5 ECOMUSEO STRADA VERDE DELLE OROBIE E’ stato riconosciuto nel 2008 dalla Regione Lombardia come uno dei 18 Ecomusei per la particolare valenza ambientale e storica-culturale, la Strada Verde delle Orobie è un’area ricca di tracce dell’uomo come miniere, mulini, mulattiere e resti 16 dei trinceramenti della Grande Guerra. I pascoli alpini, i boschi e l’acqua completano le caratteristiche naturali e paesaggistiche. Si sviluppa per 60 km lungo tutta la Strada Provinciale 294 del Passo Vivione tra le Province di Brescia e Bergamo nel cuore delle Alpi Orobie orientali. La SP 294 essendo una strada militare della Prima Guerra Mondiale le pendenze sono sempre accettabili tanto è vero che è spesso utilizzata da ciclisti e cavalieri che amano solcare soprattutto la Valle Allione per le sue caratteristiche di selvaggia area naturale. 3.6 PARCO GEOMINERARIO DELLA VALLE ALLIONE La Regione Lombardia, seconda Regione italiana dopo la Valle d’Aosta, ha approvato con propria L.R. n.28 del 10 dicembre 2009 l’istituzione dei parchi geominerari come strumento operativo per il recupero del patrimonio archeologicoindustriale dismesso. Nell’ottica della valorizzazione delle risorse ambientali, storiche e culturali sono riconosciuti ai soggetti promotori, abilitati dalla Regione, la possibilità di redigere il programma pluriennale condiviso con gli enti competenti in uno specifico accordo di programma. In questo ambito nasce nel 2008 il Parco Geominerario della Valle Allione, territorio dalle particolari peculiarità geologiche, che ricalca gli ambiti amministrativi del Consorzio Forestale e Minerario, soggetto promotore impegnato nel recupero dei siti e del territorio montano inteso come pertinenza dell’attività estrattiva di un recente passato. La Valle Allione possiede un significativo patrimonio minerario dismesso sia come miniere di siderite (carbonato ferroso) e barite (solfato di bario), sia come cave di pietre per le coperture dei tetti (piöde) o per la produzione di calce per l’edilizia (calcina) o l’agricoltura (calciocianammide). I resti delle attività estrattive, alcune delle quali rimangono purtroppo solo poche tracce, sono distribuite per fasce altimetriche sia in destra che sinistra idrografica. Spesso le coltivazioni minerarie sono situate ai margini della fascia arborea con i pascoli. Le miniere sono organizzate in complessi che prendono il nome dal monte che li sovrasta (Garzeto, Cuel, Campione, Giovo, Sellero, Gaviera, Traversagna, 17 Medel). Le principali strutture o pertinenze minerarie sono: i forni di prima fusione, chiamati anche legrane, che avevano lo scopo di cuocere il minerale per scinderlo grossolanamente dalle scorie o inerti di coltivazione; depositi attrezzi; abitazioni; teleferiche con cabine, basamenti e tracciati; mulattiere. Scendendo di quota fino al fondovalle troviamo, oltre alle mulattiere ed alcune miniere, anche le aree carbonili, per la produzione del carbone di legna da impiegare nelle legrane per la cottura del minerale, i forni di seconda fusione, sempre localizzati nei pressi dell’acqua ed i depositi dei minerali. Sul torrente Allione esistevano ben tre centri di lavorazione del minerale: Forno Allione, Paisco e Forni di Loveno. La toponomastica spesso corre in aiuto alle ricerche storiche. Attualmente il Consorzio Forestale sta realizzando un censimento di tutte le strutture minerarie da connettere attraverso una rete di sentieri lungo la grennways “La Strada Verde delle Orobie”. 18 4. INQUADRAMENTO STORICO-CULTURALE 4.1. ASPETTI STORICI Le prime testimonianze umane in Valle Camonica risalgono al termine dell’ultima glaciazione, la Würmiana, coincidente in parte col Paleolitico superiore: all’epoca gruppi semi-nomadi vivevano di caccia e raccolti occasionali, si muovevano nel territorio seguendo gli spostamenti degli animali selvatici. Nel Neolitico, con l’arrivo di nuove popolazioni originarie del Vicino Oriente e grazie ad un clima più favorevole si diffuse la civiltà agricola e stanziale basata sull’allevamento e sull’agricoltura. Con il trascorrere dei secoli vi fu un graduale aumento del tenore di vita, con un conseguente aumento demografico, grazie all’avvento di nuove tecnologie come l’aratro, la produzione casearia, la tessitura, la ruota e la lavorazione dei metalli. Significativa per i camuni fu quest’ultima attività: la valle, possedendo numerose miniere di siderite, aumentò la propria importanza strategica e commerciale. All’Età del Ferro risale il massimo sviluppo di incisioni rupestri, in parte influenzate dall’alfabeto etrusco, cosa che evidenzia un certa importanza mercantile raggiunta dai camuni. Nel 16-15 a.C. la campagna di conquista romana portata da Augusto assoggettò i popoli retici e alpini, tra cui i Camuni, ma dopo pochi anni di semi-sudditanza a loro fu concessa la cittadinanza romana ed una certa autonomia. Dall’età medievale, la Valle Camonica fu dominata da un susseguirsi di diversi domini: da quello longobardo a quello carolingio. Nel XIV e nei primi decenni del XV secolo la Valle fu contesa e smembrata da lotte tra le fazioni dei ghibellini e dei guelfi, fino al 1428 quando l’egida della Serenissima Repubblica di Venezia si impose sul Ducato di Milano. La Valle Allione a sua volta, data l’importanza mineraria e la posizione di confine con la Val di Scalve, la Val di Corteno e la Valtellina, fu soggetta a numerosi passaggi di potere tra diverse famiglie dalla Serenissima, all’Impero Austro-Ungarico fino al Regno d’Italia. Per secoli nella valle l’attività estrattiva dei minerali, la fusione in forni e la successiva lavorazione in fucine dei metalli ha caratterizzato l’economia valligiana. Nel periodo a cavallo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, l’attività mineraria raggiunse il suo picco grazie alla richiesta di materie prime per l’industria 19 bellica. Al termine dell’ultimo conflitto mondiale la domanda di ferro diminuì drasticamente, soprattutto anche a causa dei sempre maggiori costi estrattivi, così l’attività mineraria cessò completamente negli anni ’60 del secolo scorso. La chiusura definitiva dei complessi minerari di barite dei monti Giovo e Tanerle è stata sancita solo all’inizio degli anni ’90: l’estrazione del solfato di bario, impiegato prevalentemente per le perforazioni petrolifere non era più economica, furono quindi dismesse anche le pertinenze minerarie come fabbricati, strade e teleferiche La chiusura delle miniere ed il boom economico del dopoguerra causarono l’inevitabile migrazione della risorsa uomo nel fondovalle o nei grandi centri urbani. Il calo demografico e la disoccupazione sono tutt’oggi un importante problema per le vallate alpine. Per rimediare in parte alla necessità di lavoro e con lo scopo di valorizzare e difendere il territorio montano, è stato istituito nel 1996 il Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione, che impiega circa 30 dipendenti stagionali. 4.2 LA RISORSA ACQUA La Valle Allione, grazie alla sua conformazione orografica di origine glaciale, presenta abbondanti corsi d’acqua che affluiscono nell’omonimo torrente. L’acqua ha svolto nei secoli uno dei principali motori economici della valle, soprattutto per il funzionamento di molteplici opifici quali mulini, raseghe, frantoi; questi edifici erano spesso di proprietà comune agli abitanti, in quanto garantivano ad ognuno la sussistenza. Sotto la dominazione veneta, allo scopo di garantirsi le tasse sui prodotti lavorati, i governanti eseguirono dei censimenti delle strutture presenti in Valle Camonica. Il primo censimento risale al 1476: negli allora Comuni di Loveno e Paisco fu censito un solo forno da ferro, anche se con molta probabilità vi erano altre costruzioni non rilevate dai registri in quanto furono resi illeggibili da un incendio. La successiva carta del 1573 fu più affidabile: contò 2 mulini, una rasega, un forno da ferro e una fucina a Paisco e un mulino a Loveno. Nel 1609 furono censiti un mulino, una rasega e un forno da ferro a Paisco e un mulino a Loveno. Nel 1652 a Paisco vi erano 2 mulini, una rasega, un forno da ferro e una fucina e a Loveno 20 sempre un mulino. Nel 1770 furono censiti un mulino, una rasega, un forno da ferro e 2 torchi da olio, a Loveno un mulino e un forno da ferro. Gli impianti attivi nel 1784 erano un forno e due mulini a Paisco e un forno e un mulino a Loveno. Attualmente esistono solo i ruderi di queste strutture: l’ultimo mulino cessò di funzionare agli inizi degli anni ’80, mentre il Comune ha ristrutturato la segheria comunale di Paisco solo nel 1999. Nel XX secolo si sfruttò in un modo nuovo la risorsa acqua, creando impianti per la produzione di energia idroelettrica. 4.2.1 LE CENTRALI IDROELETTRICHE Lo sfruttamento delle risorse idriche della Valle Allione per la produzione di energia idroelettrica fu preso in interesse a partire dai primi anni del ‘900. Dal 1906 infatti partono le prime domande di concessione delle derivazioni idriche: la prima fu della Società Elettrica Industriale di Valle Camonica, l’anno successivo fu la SEB, poi ancora nel 1916 fu la società Franchi-Gregorini; quest’ultima due anni dopo ebbe la vittoria ottenendo la concessione per la derivazione idroelettrica. Il progetto interessò lo sfruttamento del bacino dell’Allione e delle due valli limitrofe della Brandet e Campovecchio: era un’opera ambiziosa, che prevedeva il completo sfruttamento delle potenzialità dell’area. I lavori non proseguirono oltre la prima fase con la realizzazione della centrale di Forno Allione e la prima vasca di carico di 6.000 m3. Una seconda condotta forzata, ma che non sarà ultimata, avrebbe collegato le seconda centrale di Paisco. Finita la Grande Guerra, la Franchi-Gregorini non ebbe più l’interesse economico a completare le opere richieste, quindi i diritti e le strutture furono cedute alla Società Idroelettrica dell’Allione del gruppo Edison. Furono così vanificate le attese per l’autoproduzione di energia elettrica a scapito del settore industriale camuno. Furono quindi ultimati i lavori nel 1924 con la realizzazione del secondo bacino di 10.000 m3 sopra Paisco e la condotta forzata di collegamento con le due prese del torrente Sellero e le derivazioni dei torrenti Largone, Scala e Molini. Nel 1932 questa società fu incorporata nella Società Generale Elettrica dell’Adamello per poi, l’anno successivo a seguito della grande depressione, essere accorpata nella Società Generale Elettrica Cisalpina. Nel 1942 fu accorpata direttamente alla Edison. 21 Attualmente l’impianto della Valle Allione è di proprietà della società ENEL Green Power S.p.A., che nel 2006 e nel 2012 ha potenziato le condotte forzate ed eseguito lavori di ristrutturazione straordinaria con la sostituzione delle turbine con macchine più efficienti. 4.3 I COMPLESSI MINERARI DEL PARCO GEOMINERARIO DELLA VALLE ALLIONE Orograficamente delimitato dal bacino idrografico della Valle Allione, di cui troviamo i riferimenti geografici al capitolo 2, il Parco Geominerario è formato da 6 importanti complessi: • Le miniere di siderite di Carona nel Comune di Sellero; • Le miniere di siderite di Garzeto nel Comune di Capo di Ponte; • Le miniere di barite di Tanerle nel Comune di Ono San Pietro; • Le miniere di barite di Campione-Giovo nel Comune di Cerveno; • Le miniere di siderite di Gaviera-Traversagna in Paisco-Loveno; • Le miniere di siderite di Medel nel Comune di Paisco-Loveno. Alla fine del XIX secolo esistevano tre grandi centri di seconda lavorazione del minerale ferroso: • Forno Allione, posto in fondovalle nel Comune di Berzo Demo; • Forni di Paisco, posto sotto l’abitato omonimo; • Forni di Loveno, posto sotto la frazione Loveno. Altri forni sono citati nei libri storici, anche se sono andate perse ogni traccia, come quello di Gardena, Grumello e Plassa. A servizio delle miniere, sempre poste in quota, vi erano le teleferiche che facilitavano il trasporto del materiale in fondovalle e l’approvvigionamento dei rifornimenti. Esistevano tre importanti linee aeree: • Teleferica di Garzeto - Sparsinica, lunga circa 1,5 km e composta solamente dalla stazione di partenza e di arrivo; fu distrutta alla fine della Seconda Guerra Mondiale ad opera dei tedeschi in ritirata; 22 • Teleferica di Gaviera – Loveno – Paisco - Forno Allione, lunga circa 7 km e composta da 4 stazioni intermedia oltre a quella di partenza ed arrivo; fu abbandonata negli anni ’30 del secolo scorso; • Teleferica dei Duil – Scianica, lunga circa 4 km e composta da due stazioni, quella di partenza e quella d’arrivo; fu smantellata alla fine del 1970. Le attività legate all’utilizzo del sottosuolo riguardano altri settori come le cave a cielo aperto legate alla lavorazione della calce per la produzione della calcina per l’edilizia e la calciocianammide come fertilizzante in agricoltura. In questo caso si fa riferimento alle “calchere”, termine dialettale per identificare i forni di cottura della calce per l’edilizia: una sorta di igloo sotterraneo nel quale si produceva calore a fiamma controllata per cuocere lentamente la dolomia. Fino alla fine del 1970 operava a Sellero un grosso centro industriale per la lavorazione della calce con trasformazione del bicarbonato doppio di calcio e magnesio in calciocianammide. Le cave a cielo aperto utilizzavano le concessioni del gruppo montuoso della Concarena nei Comuni di Cerveno, Ono San Pietro e Capo di Ponte. In questo ultimo Comune esistevano i “piodari”, tipiche cave di “piode”, lastre di roccia sedimentaria che venivano impiegate per le coperture dei tetti o per i lastricati delle strade. Il Parco Geominerario, caratterizzato da una molteplicità di risorse storiche, archeologiche ed ambientali, è gestito dal Consorzio Forestale e Minerario della Valle Allione. Il Consorzio sta realizzando una mappatura dei siti minerari ed una rete di connessione attrezzata per sviluppare un turismo verde legato allo sviluppo sostenibile del territorio montano. 23 5. IL PAESAGGIO E L’AMBIENTE 5.1 I BOSCHI Le caratteristiche vegetazionali del territorio della Valle Allione possono essere inquadrate secondo la classificazione operata dal Prof. Susmel, in occasione del Piano Generale di Bonifica dell’alto bacino del fiume Oglio eseguito nel 1967, riassunte e schematizzate quindi nella Carta delle Zone Fitoclimatiche determinate secondo i criteri di classificazione del Prof. Pavari. L’area in oggetto di studio comprende le diverse fasce vegetazionali, che si susseguono in senso altimetrico dalla zona del fondovalle al piano nivale. • piano basale, zona fitoclimatica del Castanetum (sottozona calda in transizione verso quella fredda), dall’incrocio della Val Lovaia (610 m.s.l.m.) con la SP 294 fino al limite inferiore dell’areale del faggio (900 m.s.l.m.), comprendente tutto il comparto ceduo all’altezza della località Orbidolo e Sparsinica, alla sinistra orografica e Cornadei alla destra; • zona fitoclimatica del Fagetum, costituita dalla fascia boscata che si sviluppa dai 900 ai 1.400 m.s.l.m. e che si estende dalla località Orbidolo orizzontalmente fino ai centri abitati di Loveno e di Grumello; • fascia fitoclimatica del Picetum: si sviluppa parallela alla precedente, m,a più in quota; prosegue fino al limite della vegetazione arborea (1.700-1.800 m.s.l.m.), • zona fitoclimatica dell’Alpinetum: aree pascolive e i consorzi rupicoli delle quote più elevate; dai monti di Paisco, alla valle del Sellero e dalla malga Garzeto al passo del Vivione. Frequenti sono le formazioni ad alneto (alnus viridis) e Rhodoro-vaccinieto cresciute su suoli ex-pascolivi, oggi in via di lenta e graduale ricostituzione a bosco rado di alta quota, riconducibile ad un lariceto subalpino. Lo studio dell’ordinamento vegetazionale fornisce non solo una classificazione fitosociologia dei diversi tipi di consorzi forestali presenti, ma offre anche preziose indicazioni di carattere tecnico e colturale. Per ogni formazione sono presenti delle caratteristiche vegetazionali ed evolutive che tengono in considerazione l’origine, lo stato attuale ed il possibile sviluppo della componente arborea. Le superfici forestali sono tutte pianificate dai rispettivi Piani di Assestamento Forestale delle proprietà 24 silvo-pastorali dei Comuni di Capo di Ponte, Cerveno, Malonno, Ono San Pietro, Paisco-Loveno e Sellero. 5.2 I PASCOLI E GLI ALPEGGI Il patrimonio pastorale della Valle Allione è molto importante per l’economia dei piccoli Comuni montani: apprezzati sono gli alpeggi, recentemente messi a norma dal punto di vista igienico-sanitario, sia per le disponibilità foraggere sia per l’abbondanza di acqua e la presenza di una sufficiente viabilità interna. I principali alpeggi sono così denominati e caratterizzati:. Comune di Paisco-Loveno: • Val di Scala (1.742-2.002 m.s.l.m.): sono i pascoli della vallata omonima ed il comparto di Camposecco (altro importante centro minerario dismesso). Costituiscono il comparto pascolivo con maggiori potenzialità occupando ben 195,86 ettari. Nell’ultimo quindicennio è avvenuto un importante incremento del carico zootecnico soprattutto bovino. Sono tre le stazioni d’alpe: Malga Val di Scala Inferiore (1.742 m.s.l.m.), Malga Val di Scala Superiore (2.002 m.s.l.m.) e Malga Camposecco (1.896). Sono tutte strutture ristrutturate recentemente ed in grado di ospitare piccole comitive per le ascensioni al Rifugio Torsoleto (2.390 m.s.l.m.). • Pian dell’Uomo: si estende sui pascoli dell’omonima località per una superficie complessiva di 18,28 ha. Nonostante la mancanza di un centro d’alpe è presente un piccolo bivacco. Manca una fonte idrica. Il pascolo è magro e sporadicamente monticato. Alpe posta ai piedi del complesso minerario Gaviera-Traversagna. • Monti di Paisco: pascoli che occupano il versante che sovrasta l’abitato di Paisco; la superficie è di 84,11 ha ed è regolarmente monticata però con un ridotto carico animale a prevalenza di bovini e caprini. Comune di Capo di Ponte: • Malga Gardena (1.250-1.750 m.s.l.m.): costituita dai comparti pascolivi di Gardena e Gardenina, attualmente poco utilizzata con le superfici pascolive che manifestano una progressiva ricolonizzazione delle specie forestali. Sono presenti due ruderi una volta adibiti a stalla e abitazione. La superficie 25 pascoliva totale è di 7.22 ha. E’ presente un importante sentiero che collega il fondovalle con la conca dei Campelli. • Insieme di piccoli appezzamenti pascolivi sparsi della zona di PlabertaCampelli-Cornasetto (1.130-1.550 m.s.l.m.): sono diverse superfici anticamente monticate, per un totale di 3,60 ha, ed oggi in completo abbandono. Comune di Cerveno: • Erbigno (1.620-2.150 m.s.l.m.): alpe sprovvista di fabbricati e ricoveri per il bestiame, il pascolo è contenuto a 32,40 ha con una forte ricolonizzazione da parte delle specie forestali. Un importante sentiero connette il fondovalle con lo spartiacque della cresta calcarea del Monte Erbigno. Comune di Malonno: • Campolungo (1.570-1.690 m.s.l.m.): l’alpe è costituita da due fabbricati, recentemente ristrutturati, ed adibiti sia per l’attività casearia sia per quella ricettiva. La ridotta superficie, solo 7,55 ha e non molto produttiva, non distoglie dall’importanza che possiede ai fini turistici in quanto stazione di passaggio per l’importante complesso minerario di Gaviera e Traversagna. Comune di Ono San Pietro • Sellero (1.750-2.160 m.s.l.m.): pascoli molto produttivi nella vallata omonima. E’ il comparto pascolivo dalle maggiori potenzialità assieme all’alpe Val di Scala, ed occupa 190,04 ettari. Nell’ultimo ventennio è caricata regolarmente con un importante carico zootecnico soprattutto ovino. Interessanti sono i resti di insediamenti preistorici di pastori, sono state ritrovate anche piccole steli segnavia. Caratteristiche sono la presenza di laghetti alpini. Il lago di Valbona, posto a quota 2.094 m.s.l.m., ospita nel suo basso fondale un larice di circa 50 di diametro. Alcune miniere di ferro sono presenti ai piedi delle cime al confine con i monti Largone e Gaviera. Comune di Sellero: • Malga Tambione (1.350 m.s.l.m.): costituita da un ridotto pascolo pianeggiante del Dosso di Tambione; si estende su csoli 7,10 ha. Il 26 fabbricato, ristrutturato nel 2009, è una struttura ricettiva per comitive e gruppi. • Malga Piana di Paghera (1.430 m.sl.m.): ancora più piccolo del pascolo precedente, occupa 5,20 ha ed il fabbricato d’alpe è stato ristrutturato nel 2006 ed adeguato alle normative igieniche sanitarie. Il progressivo declino dell’attività pascoliva, poco remunerativa, ha contribuito alla forte ricolonizzazione delle specie del Rhodoro-vaccineto con il conseguente abbandono delle stazioni più scomode. Attualmente è in programma lo sviluppo di un progetto Life Natura per mantenere gli spazi aperti alpini, indispensabili per la biodiversità e per la conservazione dell’habitat ideale soprattutto per l’avifauna e per gli ungulati. 5.3 LA FAUNA DELLE ALPI OROBIE Le Alpi Orobie godono di una ricchezza faunistica straordinaria, grazie all’integrità e alla varietà ambientale dei suoi habitat. Di seguito si riportano per macroclassi i principali animali alpini Mammiferi: nel fondovalle e nei boschi di latifoglie e conifere vivono alcuni tra i più noti rappresentanti della famiglia dei Mustelidi: il tasso (Meles meles), elusivo carnivoro dalle abitudini notturne, che predilige ambienti boscosi, soleggiati e cespugliati a margine dei coltivi; la faina (Martes foina), diffusa in prossimità dei coltivi e degli incolti; la martora (Martes martes), specie arboricola legata alla foresta; lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), che predilige i boschi di latifoglie e conifere dai 500 ai 2.000 metri di quota. Fra i roditori arboricoli troviamo il ghiro (Glis glis), seppur legato alle foreste mature di caducifoglie, può essere avvistato anche in prossimità di fienili e baite. La volpe (Vulpes vulpes), predilige ambienti selvaggi ricchi di copertura vegetale, anfratti cespugliati e rocce che le permettono di stabilirvi le tane, dai 500 fino ai 2.000 metri di quota. Tra i 500 e i 1.800 metri, in ampie radure al margine delle foreste miste di latifoglie e conifere vive il cervo (Cervus elaphus), regale ungulato appartenente alla famiglia dei cervidi. Lo stesso habitat, seppure provvisto di un ricco sottobosco cespugliato, è occupato invece dal capriolo (Capreolus capreolus), aggraziato cervide dalle abitudini elusive. Tra i Lagomorfi, la lepre comune (Lepus europaeus) è distribuita uniformemente tra i 27 fondovalle ed i 1.500 metri di quota, in prossimità degli incolti e dei boschi di latifoglie ricchi di radure. Oltre il limite della vegetazione arborea è possibile osservare il camoscio (Rupicapra rupicapra) e lo stambecco (Capra ibex), appartenenti alla famiglia dei Bovidi, che prediligono le rocce più impervie e scoscese. Il camoscio, animale dalle abitudini gregarie, si differenzia dallo stambecco oltre che per le dimensioni ridotte, anche per la presenza, in entrambi i sessi, di piccole corna ripiegate ad uncino per la sua maggiore elusività. Avifauna: caratteristici dei boschi dell'orizzonte montano sono i picidi quali il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Picoides major) ed il raro picchio nero (Drycopus martius);. nei boschi misti con ricco sottobosco è presente il francolino di monte (Bonasia bonasia), mentre il gallo forcello (Lyrurus tetrix) predilige il lariceto e gli arbusteti tra i 1.600 e i 2.200 m di quota. Nei boschi di conifere, a quote comprese i 1.000 ed i 1.800 m, troviamo comunemente tra i rapaci il gufo (Asio otus) e la poiana (Buteo buteo). Sui dirupi rocciosi degli orizzonti nivali nidifica l'aquila (Aquila chrysaëtos) ed il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus). Rettili e anfibi: sono animali a sangue freddo, che per vivere hanno bisogno di una fonte di calore esterna, la loro vita alle alte quote è influenzata dalla rigidità del clima e dalla brevità della stagione estiva. I rettili più importanti sono la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il ramarro occidentale (Lacerta bilineata), il biacco (Coluber viridiflavus) e due specie di serpenti velenosi: la vipera comune (vipera aspis) e il marasso (Vipera berus). Gli anfibi hanno la necessità di vivere nelle vicinanze dell' acqua per riprodursi; è possibile incontrare in boschi umidi oppure, nei pressi di stagni e ruscelli la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la rana temporaria (Rana temporaria), il rospo comune (Bufo bufo) o il raro tritone crestato (Triturus carnifex). Insetti: la formica rossa (Formica rufa) è l’insetto dalla straordinaria importanza per l'ecosistema boschivo. Svolge un'intensa attività di predazione degli insetti nocivi, ripulisce il bosco dai piccoli animali morti e contribuisce alla diffusione dei semi. La diffusione di questo formicide nel bosco è garanzia di equilibrio e salute dell'habitat caratterizzato da grossi nidi (acervi). 28 6. LE GREENWAYS 6.1 LA MOBILITÀ SOSTENIBILE E SIGNIFICATO DI GREENWAY Il termine greenway, di origine anglosassone, deriva dall’unione dei termini “greenbelt” (letteralmente cintura verde) e “parkway” (letteralmente strada parco). Parkway è un termine utilizzato da Frederick Law Olmsted per indicare un percorso viario per diverse tipologie di traffico con la presenza strutturale del verde, con funzione sia di divisione dei flussi veicolari, sia di protezione e fruizione ambientale. Il termine “greenbelt” fu utilizzato per la prima volta da Ebenezer Howard per indicare una cintura di spazi verdi posti attorno ad una città. La parola “green” individua non solo l’aspetto vegetale ma anche tutto quello che è apprezzabile dal punto di vista naturalistico ed ambientale nonché storico e culturale; la parola “way”, oltre che indicare fisicamente le vie esistenti di comunicazione (strade, sentieri, fiumi, ferrovie, ecc.), rimanda ad un'idea di movimento e di comunicazione. (Fig 6.1) Non essendo stata formulata una definizione universalmente valida di greenway, occorre richiamare le principali accezioni assunte in Figura 6.1 – Segnale che indica la presenza di una greenway senso più generale. In particolare, secondo lo statuto dell'Associazione Italiana Greenways, "il termine Greenway può essere interpretato come un sistema di territori lineari tra loro connessi che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale". In un’ottica di mobilità, le Greenways possono costituire un sistema di percorsi dedicati a una circolazione non motorizzata in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e con i "centri di vita" degli insediamenti urbanistici, sia nelle città sia nelle aree rurali." Secondo T. Turner nella sua pubblicazione dal titolo Greenways, blueways, skyways and other ways to a better London Landscape and Urban Planning, la greenway è “un percorso piacevole dal punto di vista ambientale”. Mentre secondo l’Associazione Italiana Greenways, che ha riassunto i lavori di C. Little (1990) e di J. Fabos (1995), la green way è “un sistema di territori lineari tra 29 loro connessi, che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale”. Da tutte queste definizioni è possibile inquadrare due tra le principali caratteristiche che sono state approfondite da A. Toccolini (2002) nel libro “Progettare i percorsi verdi. Manuale per la realizzazione di greenways. ” In particolare “le greenways si caratterizzano innanzitutto per il loro tipo di configurazione spaziale (fondamentalmente di tipo lineare) e per il concetto di movimento a loro intrinseco. Inoltre, le greenways svolgono la funzione di connessione (tra le aree verdi, tra la città e la campagna, tra la residenza e i centri di vita, ecc.), realizzando una sinergia tra le risorse territoriali esistenti; ed ancora “le greenways nascono con l’obiettivo di svolgere più funzioni (in particolare ecologica, ricreativa, storicoculturale, educativa), anche se all’interno di una greenway può esistere una funzione prevalente e caratterizzante, in ragione sia della disponibilità di risorse sia di eventuali obiettivi che pianificatori e progettisti si sono posti.” Tuttavia, nonostante si possano delineare con relativa omogeneità le principali caratteristiche che descrivono il concetto di greenway, esistono comunque due differenti visioni: quella americana e quella europea. L’approccio americano intende le greenways sia come ampi corridoi (costituiti a loro volta da più percorsi lineari) sia come singoli percorsi lineari; i corridoi possono essere composti non solo da percorsi antropici, ma anche da corsi d’acqua e territori naturali. Il valore ambientale è predominante, dando importanza a corridoi ecologici, che non necessariamente debbano essere fruiti dall’uomo, come può accadere in casi in cui è prioritaria la funzione protettiva dell’area. Questa metodologia presenta quindi una visione più estesa e olistica di greenways, sia in senso fisico (il percorso), sia concettuale (l’ambiente). Invece, l’approccio europeo, a causa delle differenze geografiche, culturali, economico-sociali e urbanistiche, identifica il termine “greenway” con il singolo percorso lineare. E’ riservato ad una circolazione non motorizzata, in grado di connettere diverse tipologie di fruitori (pedoni, escursionisti o ciclisti) con le risorse del territorio, le aree rurali ed i centri urbani. La greenway deve avere facile accessibilità a strade o mezzi pubblici nonché un’agevole percorribilità; le pendenze 30 non devono essere troppo elevate ed il fondo deve essere sicuro ed omogeneo. Quindi il concetto europeo di greenway è incentrato sull’uso da parte dell’uomo e gli elementi di naturalità svolgono un ruolo accessorio, anche se importante, rispetto alla visione americana. Una greenway può essere costruita ex-novo, ma normalmente viene ricavata da tracciati già esistenti, che non assolvono più la loro funzione originaria. Quindi è possibile recuperare sentieri, mulattiere, linee ferroviarie dismesse, argini di fiumi o canali, strade agro-silvo-pastorali o tracciati di teleferiche minerarie. Nel presente lavoro sarà tenuto in considerazione l’approccio europeo per la definizione delle metodologie e degli obiettivi. 6.2 UN ESEMPIO DI GREENWAYS EUROPEE, L’EUROVELO L’EuroVelo, è una rete europea di percorsi ciclabili, gestito dalla European Cyclists Federation (ECF) con la collaborazione dei governi nazionali, regionali e locali, fornitori di servizi commerciali e organizzazioni non governative. Praticamente tutte le nazioni europee (non solo comunitarie) sono coinvolte, estendendosi la rete dal Regno Unito fino a Mosca. L’EuroVelo è formato attualmente da 15 rotte lunghe ognuna migliaia di chilometri, che incorporano percorsi ciclabili nazionali e regionali, che sono rientrano tutti in un'unica rete europea. Si compone di oltre 45.000 km di piste ciclabili, anche se altri tratti sono oggi in via di progettazione per uno sviluppo complessivo, una volta completata la rete, di oltre 70.000 km. Il progetto EuroVelo vuole assicurare che tutte le nazioni siano attraversate da almeno un itinerario ciclabile di qualità, fissando in questo modo un principio di continuità territoriale basato su un mezzo di trasporto rispettoso dell'ambiente. Inoltre, intende favorire la cooperazione internazionale e l’armonizzazione degli standard nelle diverse infrastrutture ciclistiche. Obiettivi sono anche promuovere l’uso della bicicletta, incentivare l'avvicinamento da parte dei non ciclisti, catalizzare la realizzazione di cicloitinerari locali apportando benefici economici alle comunità e incoraggiare l’utilizzo del trasporto pubblico. La bici si sposa bene con mezzi di trasporto come il treno, il traghetto, o il bus che sono i veicoli a minore impatto ambientale. 31 Questo progetto sostiene una nuova filosofia di turismo, quella della fruizione ecosostenibile del territorio. 6.3 UN ESEMPIO DI GREENWAY ITALIANA, LA CICLOVIA DELLA VALLE SERIANA E’ una pista ciclo-pedonale lunga 33 km che collega l’hinterland settentrionale della città di Bergamo con Clusone. Con i percorsi ciclopedonali accessori, la rete si sviluppa complessivamente su 47 km, con una pendenza media del 1%. La ciclovia è facilmente raggiungibile in quanto è collegata in più punti con la SS 671 della Val Seriana e con la recente linea metrotranviaria Bergamo-Albino. Il progetto è stato finanziato da Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Comunità Montana della Valle Seriana e dai Comuni interessati. Questa greenway si sviluppa in gran parte lungo gli argini del fiume Serio, che sono stati opportunamente riqualificati; il recupero ha interessato anche una parte dei resti della Ferrovia della Valle Seriana, chiusa nel lontano 1967. La larghezza media è di 3 metri ed il fondo naturale in ghiaia riguarda l’85% del tracciato. La ciclovia è integrata da parcheggi di interscambio, spazi ricreativi (come aree verdi, parchi, aree pic-nic, aree sportive); lungo il percorso vi sono numerose panchine e pannelli informativi. La valorizzazione di aree e infrastrutture marginali e degradate ha contribuito a migliorare la qualità della vita dei residenti: la ciclovia permette di utilizzare la bicicletta in sicurezza per spostarsi, anche solo per andare al lavoro, contribuendo a ridurre il traffico veicolare. 6.4 LA STRADA VERDE DELLE OROBIE NELLA VALLE ALLIONE E’ un percorso turistico ambientale di 50 km, che comprende la Valle Allione e la Valle di Scalve, tra le Provincie di Brescia e Bergamo. Si sviluppa lungo tutta la SP n°294, un ex Strada Statale declassata nel 2002, che staccandosi dalla SS n°42 del Tonale in località Forno Allione (510 m.s.l.m.), prosegue nella Valle Allione, fino a superare il Passo del Vivione (1.828 m.s.l.m.), per poi scendere nella bergamasca Valle di Scalve, ricongiungendosi di nuovo al territorio camuno nella città termale di Darfo Boario Terme (220 m.s.l.m.). Era una strada militare completata nel 1917 a 32 servizio della Linea Cadorna: nome convenzionale dato ad un sistema di fortificazioni realizzato durante il periodo della Prima Guerra Mondiale; furono volute dal generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, con lo scopo di contrastare una eventuale invasione nemica dalla Svizzera. La Linea Cadorna si estendeva dalla Val d'Ossola alla Valtellina, fino alla Valle Camonica con un sistema di trincee, postazioni di artiglieria e centinaia di km di strade e mulattiere. Dalla Strada Verde delle Orobie, si dirama un sistema di greenways e di sentieri che si sviluppano dalla strada stessa. Numerosi tracciati sono sentieri, mulattiere e strade silvo-pastorali, oltre che il torrente Allione, ognuno dei quali è caratterizzato da una specifica caratteristica Figura 6.2 – Cippo militare del 1917 all’imbocco nord della “Strada Verde delle Orobie” ambientale, storico-culturale ed archeologica, che può essere apprezzata da svariati utenti come ciclisti, pedoni o cavalieri. Con un dislivello di oltre 1.600 m, offre una grande variabilità paesaggistica e naturalistica, tra boschi, pascoli, corsi d’acqua e complessi minerari. Il progetto, avviato nel 2007, intende individuare, organizzare e collegare fra loro le innumerevoli risorse del luogo, promuovendole sinergicamente allo scopo di attirare i visitatori amanti del turismo verde, inteso come forma di fruizione ambientalmente sostenibile del territorio montano, in grado di favorire anche l’impiego di manodopera e prodotti locali, tasselli importanti per il mantenimento dei tracciati presenti. 33 7. LA PROGETTAZIONE E LA MANUTENZIONE DEI SENTIERI In questi ultimi anni, il turismo verde richiede sempre maggiori offerte legate ad ambienti montani con possibilità di rilassarsi e svolgere passeggiate e nuovi sport (nordic walking, mountain bike, downhill, rafting, trekking a cavallo). La richiesta di sentieri attrezzati, ben segnalati (Fig. 7.1), con un’adeguata cartografia tematica ed in grado di soddisfare qualsiasi esigenza sono oggi punti fissi per la promozione turistica di qualsiasi area. Figura 7.1 – Segnaletica CAI verticale Di seguito si tratteranno gli aspetti tecnici progettuali e manutentivi relativi alla sentieristica in aree montane, nonché saranno elencati i principali interventi e gli arredi lignei indispensabili per avere un tracciato ben attrezzato e confortevole. 7.1 I SENTIERI IN MONTAGNA Il sentiero può essere definito come una via stretta, a fondo naturale, tracciata fra prati, boschi, rocce, ambiti naturalistici o paesaggi antropici, in pianura, collina o montagna. Non viene classificato nella viabilità ordinaria, se non in quella minore, e spesso non è rilevato cartograficamente in modo preciso. Può essere generato dal semplice passaggio di uomini o animali, oppure realizzato ex-novo allo scopo di integrare la viabilità silvo-pastorale. Nel diritto italiano non esiste nessuna disciplina che tratta la realizzazione e la manutenzione dei sentieri. L’unica definizione giuridica è quella presente nel Codice della strada, ovvero all’articolo 3 (Definizioni stradali e di traffico), comma primo: “Sentiero (o mulattiera o tratturo), strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni e di animali”. Vi sono altre definizioni del sentiero che completano la definizione di cui sopra: è individuato nel tracciato che si forma naturalmente e gradualmente per effetto del calpestio continuo e prolungato (sentenza della Cassazione n° 4265 del maggio 1996) ad opera dell’uomo o degli animali, in un percorso privo di incertezze e 34 ambiguità, visibile e permanente (sentenza della Cassazione n° 8633 dell’ agosto 1998 e sentenza della Cassazione n° 462321 del maggio 1987). La Commissione Centrale per l’Escursionismo del Club Alpino Italiano ha formulato diverse classificazioni per esprimere il concetto di sentiero e le sue tipologie per grado di difficoltà e per destinazione d’uso, in particolare: Sentiero turistico: è un itinerario in ambito locale che si sviluppa su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri. E’ posto nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per facili passeggiate a finalità culturali o turistico-ricreative; Sentiero escursionistico: è privo di difficoltà tecniche e corrisponde in gran parte a mulattiere agro-silvo-pastorali, militari, sentieri di accesso a rifugi e di collegamento fra le valli. E’ quello maggiormente frequentato e presente sul territorio nazionale rappresentando il 75% degli itinerari organizzati (Fig. 7.2); Sentiero alpinistico: si sviluppa nelle zone impervie, con passaggi che richiedono buona conoscenza della montagna, tecnica di base ed un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nel versante montano e può presentare tratti attrezzati con brevi ferrate (funi corrimano e brevi scale), che però non snaturano la continuità del percorso; Via ferrata o attrezzata: è un tracciato che conduce l’alpinista su pareti rocciose o creste, preventivamente attrezzate con funi o scale, senza le quali sarebbe difficile procedere senza eseguire un’arrampicata in falesia. Richiede adeguata ovviamente preparazione ed attrezzatura tecnica quale casco, imbrago, funi e moschettoni; Sentiero storico: è un percorso Figura 7.2 – Conca del “Bait del Mella” escursionistico che ripercorre antiche vie, come finalità intende promuovere la conoscenza e valorizzare la storia dei luoghi. Non presenta difficoltà; Sentiero tematico: il tema naturalistico, geologico, storico o religioso svolge un chiaro scopo didattico e formativo. Attrezzato con apposita cartellonistica e punti 35 predisposti per l’osservazione, è adatto anche al principiante, sviluppandosi in aree limitate e ben servite. E’ breve e privo di difficoltà tecniche. Il CAI ha inoltre classificato i sentieri in base alla loro lunghezza, per cui troviamo: Itinerari di lunga percorrenza (Sentiero Italia, sentieri europei, dorsali appenniniche, ecc...): della durata di molti giorni e della lunghezza di centinaia di chilometri, in genere agevoli e ben segnalati, sono dotati della necessaria ricettività rurale lungo il percorso; Itinerari di media percorrenza (trekking, alte vie): della durata di più giorni (mediamente 3-7) e della lunghezza variabile da 40 a 100 km, sono adatti ad escursionisti esperti. Sempre ben segnalati ed attrezzati, sono supportati da idonea ricettività; Itinerari di breve percorrenza (sentieri escursionistici, brevi itinerari ad anello): della durata massima di 1-3 giorni, sono ovviamente i più diffusi. I sentieri possono anche avere una classificazione storico-funzionale, in particolare: Sentieri di fondovalle: sono tracciati che interessano prevalentemente il fondovalle e collegano i paesi con la montagna; Sentieri di accesso dai fondovalle: sono tutti i sentieri che dal fondovalle portano verso rifugi, passi e cime montane; Sentieri di traversata: sono tracciati che collegano le valli o che portano da rifugio a rifugio; Sentieri attrezzati e vie ferrate: presentano lungo il tracciato tratti attrezzati che possono variare dai semplici cordini, alle scale di ferro, passando dalle staffe agli appigli artificiali. Recentemente è stata presentata dalla Comunità Montana di Valle Camonica la “Carta dei Sentieri” (scala 1:25.000), la cui tavola 2 interessa tutta la Valle Allione. Sono rilevati i principali sentieri CAI e non, che possiedono un maggior interesse turistico ricreativo e storico culturale. In evidenza è stato inserito il sentiero minerario del Dosso Medel, che è stato ricavato proprio dal lavoro della presente tesi. La cartografia, graficamente innovativa e dettagliata, è stata affiancata dal rilievo con GPS nel sistema WGS 84. 36 7.2 ASPETTI TECNICI E PROGETTUALI L’aumento del numero e delle tipologie di turisti in montagna, frutto del maggior interesse per l’escursionismo, ha prodotto l’aumento dei problemi per la sicurezza, l’usura del fondo, il taglio della vegetazione e l’instaurarsi di possibili interferenze negative sull’ambiente ed il paesaggio (rifiuti, rumore…). E’ venuto meno anche il rispetto della tradizione che riconosce nei sentieri le vie nate per il solo transito pedonale, nonostante specifiche leggi regionali vietano il transito motorizzato: in Figura 7.3 – Strada della Castagna Lombardia è la LR 31/08 che regola la viabilità silvo-pastorale. L'effetto dell’accesso di massa di escursionisti, anche con mezzi meno invasivi come mountain bike o cavalli, può portare potenzialmente al degrado dell'ambiente, a causa dell’abbandono di rifiuti, al disturbo della fauna, al danneggiamento della flora o alla raccolta di minerali. Fattori negativi se non correttamente controllati e monitorati dal Servizio di Vigilanza Ecologica. La pianificazione della rete sentieristica è quindi un momento particolarmente importante e delicato per individuare percorsi alternativi per bici e cavalli e per dimensionare i tracciati in funzione del flusso potenziale di escursionisti (Fig. 7.3). Gli usi promiscui saranno quindi progettarti con una larghezza minima che permetta preferibilmente il doppio senso di marcia, con un fondo e una pendenza che consentano il transito in perfetta sicurezza. Di seguito si elencano i principali criteri a cui si deve far riferimento in fase di progettazione. Il sentiero deve avere sempre una facile percorribilità, possibilmente adeguato alle esigenze degli escursionisti meno preparati. E’ preferibile il recupero dei tracciati esistenti, nel limite delle possibilità tecniche; in caso contrario è opportuno valutare la realizzazione di un nuovo percorso. E’ opportuno tutelare anche gli elementi di conoscenza e rappresentatività del territorio (ambiente, flora, fauna, storia, cultura). Si deve invitare alla fruizione e alla formazione didattica, valorizzando non solo il tracciato stesso ma anche le strutture di contorno, come quelle viabilistiche o di interesse storico o monumentale (ponti, fontane, mulattiere, edicole religiose, incisioni, edifici rurali (Fig. 7.4), centri storici ecc.). 37 E’ consigliabile l’esclusione, per quanto possibile, della possibile contaminazione con fattori di disturbo antropici quali aree di nuova urbanizzazione, strade trafficate, reti o elementi tecnologico-territoriali (elettrodotti, centrali idroelettriche) fatto salvo lo sviluppo di sentieri tematici legati all’archeologia industriale o all’energia. Il sentiero deve sempre coinvolgere le realtà territoriali, privilegiando i luoghi abitati di antica origine e la ricettività locale, sfruttando i servizi per il territorio esistenti (ristoranti, negozi, guide ambientali…) ed infrastrutture presenti (ferrovie, seggiovie, bus navetta...). Figura 7.4 – Rifugio Campolungo Per rendere fruibile la rete sentieristica è necessario prevedere parallelamente agli interventi di ripristino, manutenzione e messa in sicurezza dei tracciati, anche un'adeguata segnaletica sia verticale sia orizzontale. 7.3 L’INGEGNERIA NATURALISTICA PER LA MANUTENZIONE DEI SENTIERI Parte dei lavori dedicati alla manutenzione dei tracciati rientrano nel campo dell’ingegneria naturalistica. Questa disciplina tecnico-scientifica studia le modalità di utilizzo di materiale vegetale (piante o parti di esse) con altri materiali inerti come pietrame, terra, geotessuti, reti e biostuoie. I materiali preferibilmente devono essere reperiti sul posto, per opportuna convenienza economica, permettendo un miglior inserimento ambientale e naturalistico (Fig. 7.5). Per le strutture è importante la scelta dell’essenza legnosa in quanto da essa dipenderà la durata del manufatto. Il larice o il castagno sono i legni che garantiscono questo obiettivo. Se non fossero reperibili facilmente sul posto è comunque conveniente l’utilizzo di altre essenze, anche a scapito della durabilità. La scelta di legname duraturo, 38 Figura 7.5 – Palificate in legname e pietrame unito all’uso di pietrame per la realizzazione delle palificate, garantisce una vita utile dell’opera di almeno 10-20 anni, anche se in certi casi può superare anche il secolo (strutture in legno della Grande Guerra). Anche gli utensili e gli attrezzi, che possono essere usati per la manutenzione, devono essere economici, leggeri, di semplice manutenzione e facilmente trasportabili. Condizioni fondamentali per agevolare chi deve lavorare in montagna.. Per spostare terra e sassi si impiegano la pala, il piccone, il rastrello e la leva; per lavorare il legno si usa la motosega, il trapano e la roncola. I manufatti lignei possono essere fissati con chiodi, viti o cambre metalliche, servendosi di mazza, martello o cacciaviti; invece per tagliare la vegetazione erbacea viene utilizzato il decespugliatore. 7.4 LA MANUTENZIONE, IL RIPRISTINO E L’APERTURA DEI SENTIERI Saranno trattate le tre tipologie d’interventi, per le quali si prevede la semplice manutenzione, che a sua volta si differenzia in ordinaria e straordinaria, il ripristino o l’apertura di nuovi tracciati. La differenza sostanziale è attribuibile all’intensità ed alla varietà degli interventi. 7.4.1 MANUTENZIONE ORDINARIA Sono le operazioni eseguite ogni anno per mantenere il sentiero in condizioni di sicurezza e pulizia, sono diffuse lungo tutto il percorso (Fig. 7.6). Sono interventi più economici rispetto alla manutenzione straordinaria in quanto richiedono risorse meno ingenti sia di materiali sia di manodopera. Le operazioni più comuni sono il taglio della vegetazione, che consiste nello sfalcio e sgombero dell’erba, degli arbusti e la potatura dei rami degli alberi che sono cresciuti nella fascia di rispetto lungo il sentiero. Può essere eseguita più volte in un anno, la frequenza dei tagli si Figura 7.6 – Sentiero dei Formicai riduce alle quote più elevate e nei boschi fitti; piccole manutenzioni con sistemazione delle opere semplici come staccionate, con materiale reperito in loco; eventuale pulizia delle canalette in legno o sasso per il deflusso delle acque meteoriche superficiali; piccoli livellamenti 39 manuali del terreno, sia longitudinalmente che trasversalmente al tracciato; controllo della segnaletica verticale, come pali, frecce direzionali, picchetti e bacheche che possono aver riportato dei danni dopo l’inverno o per semplici atti di vandalismo. 7.4.2 MANUTENZIONE STRAORDINARIA Sono gli interventi che sono necessari quando si verifica un evento occasionale, le cui conseguenze richiedono operazioni non ordinarie, spesso onerose perché richiedono più lavorazioni congiunte in un punto ben preciso. Può essere anche la realizzazione ex-novo di un sentiero o il ripristino a seguito di eventi straordinari,come frane, valanghe, crolli, esondazioni. Le principali operazioni possono essere lo sgombero di alberi o arbusti caduti o pericolanti, in quanto staticamente pericolosi, a causa di movimenti franosi, malattie, neve o vento; oppure la movimentazione del materiale gravitato da monte sul sentiero come sassi, terra o ceppaie. Straordinaria è anche la sostituzione di elementi lignei degli arredi a causa di rotture di parapetti, tavole dell’assito delle passerelle, staccionate, impalcato dei ponti (Fig. 7.7). In aree montane si rende importante realizzazione piccole opere di ingegneria naturalistica per il consolidamento dei versanti o della sede pedonale con palificate semplici o doppie, fascinate, muretti a secco, grate vive, graticciate, viminate, palizzate; indispensabili Figura 7.7 – Ponte in legno sul torrente Val di Scala sono anche le opere antierosive come drenaggi, canalette, cunettoni in selciato a secco per la regimazione dell’acqua meteorica di superficie. Invece, per la messa in sicurezza di passaggi in roccia dal difficile accesso è sempre opportuno realizzare delle ferrate con funi metalliche e chiodature in falesia. Completano la gamma degli interventi la posa di arredi lignei come bacheche, tavoli da pic-nic e paletti segnaletici. 40 7.4.3 IL RIPRISTINO DEI SENTIERI Si tratta spesso di riprendere un sentiero abbandonato da tempo e provvedere alla sua manutenzione straordinaria come l’allargamento della sede pedonale e dei tornanti (Fig. 7.8), la posa di scalini o canalette di drenaggio. È possibile realizzare opere di ingegneria naturalistica per il consolidamento del versante o la difesa erosiva. Non si apportano modifiche allo sviluppo planimetrico del Figura 7.8 – Operaio forestale al lavoro tracciato originario, anche se questo ne viene migliorato notevolmente come andamento sia longitudinalmente sia trasversalmente. Operazione fondamentale è anche il taglio della vegetazione arborea su tutta la lunghezza per dare maggiore luce ed aprire delle vedute panoramiche. 7.4.4 L’APERTURA DEI SENTIERI Sono operazioni di manutenzione straordinaria che modificano il tracciato originario migliorandolo sensibilmente sia per quanto riguarda la pendenza, attraverso l’addolcimento delle salite e la riduzione dei saliscendi, sia per la larghezza. Quando le condizioni orografiche del versante limitano fortemente l’accessibilità, in funzione della gamma dei turisti potenziali che possono usufruire del percorso, è necessario ritracciare parti o interi tratti del sentiero. Operazione molto onerosa in quanto tutti gli scavi sono di solito realizzati a mano. In certe situazioni è possibile intervenire con miniescavatore con il carro cingolato largo non oltre i 120 cm, soglia dimensionale per la quale non è necessario avere autorizzazioni particolari (vincolo idrogeologico e paesaggistico per la trasformazione bosco), ma semplicemente un’autorizzazione dell’ente competente (Comunità Montana o Provincia) presentando una richiesta con cartografia di dettaglio ai sensi dell’art. 76 della Regolamento Regionale 05/08 della Lombardia. Gli interventi sono del tutto equiparabili alla manutenzione straordinaria. 7.5 IL LEGNO E LA PIETRA PER GLI ARREDI L’utilizzo del legno offre numerosi vantaggi tra cui la reperibilità in loco, cosa che permette risparmi di trasporto, e la facilità di lavorazione. E’ una risorsa 41 rinnovabile, ecologica, leggera, e resistente. Grazie a queste caratteristiche la quasi totalità degli arredi è costituita interamente da questo materiale ecologico: bacheche, tavoli, panche, staccionate, ponti, passerelle, chiudende forestali (Fig. 7.9). A seconda della specie arborea (larice piuttosto che castagno, ma anche robinia o maggiociondolo) e della durata del contatto con aria e umidità, si determina la durata del legno, che può variare notevolmente. Il contatto diretto con il suolo, e quindi con l’umidità edafica, Figura 7.9 – Area di sosta lungo il sentiero dei Formicai condiziona negativamente la durata, che può variare, per le specie più resistenti come quelle sopra riportate, da 15 a 30 anni. Per abete, pino, faggio, betulla, salice e pioppo la durata massima è di 5-10 anni. Se il legno è totalmente immerso in acqua, la durata può essere praticamente illimitata (briccole dei porti, che sono generalmente in castagno). Per aumentare la resistenza del legname è opportuno scortecciarlo e stagionarlo per 312 mesi in cataste, che non siano esposte direttamente all’irraggiamento solare, ma soprattutto che non siano a contatto diretto con il terreno. La pietra è, insieme al legno, il principale materiale da costruzione delle opere in contesto montano come baite, muri a secco, fontane, gradinate (Fig. 7.10). E’ di facile reperibilità in montagna, è resistente al fuoco ed è eterno. Figura 7.10 – Sentiero Medel: scalini in pietra Utilizzando materiale locale si mantengono le valenze estetiche e culturali con un basso impatto sul paesaggio, permettendo di riscoprire le tecniche costruttive tradizionali. I manufatti di arredo in pietra solitamente sono punti-fuoco, muretti, fontane, panche e tavoli. Molte opere possono essere create tramite la combinazione del legno e della pietra, approfittando così dei pregi di entrambi i materiali. 42 7.5.1 ESEMPI DI ARREDI IN LEGNO Bacheche: costruite in legno di larice (Fig. 7.11) o castagno possiedono dimensioni che dipendono dal pannello informativo; i formati più comuni sono il 70 x 100 cm e il 50 x 70 cm. Possono avere dei tettucci mono o bifalda, anche se non vi è più l’esigenza grazie alla maggiore durabilità dei pannelli (in materiale plastico come il forex o plastica alluminio come il dibond) che sono rivestiti con pellicole idrorepellenti e protettive nei confronti del sole. Un esempio di bacheca consiste nella posa di due montanti verticali infissi nel terreno per 50-50 cm e del diametro di 15-20 cm, con in mezzo delle tavole grezze dello spessore di 4-5 cm, Figura 7.11 – Bacheca in larice leggermente refilate; un cappello costituito da mezzo tronco posto sulle teste dei montanti serve per fissare la struttura. Per l’assemblaggio è preferibile la vite del legno rispetto alla chiodatura, cosa che impedisce al legno di muoversi nel tempo. Il pannello deve essere posto a non oltre i 100 cm dal suolo in modo che tutti gli utenti, soprattutto i bambini, possano leggere agevolmente. Opzionali possono essere la costruzioni di piccole fioriere alla base della struttura. Panche: in legno di larice (Fig. 7.12) o castagno, quest’ultimo solo se ben essiccato per non rilasciare tannini che potrebbero macchiare gli indumenti. Esistono diversi modelli, dai più semplici costituiti da due sezioni di tronco, diametro di 40-60 cm, con mezzo tronco a Figura 7.12 – Panchina in larice seduta, ai più complessi formati da gambe, schienale e tavolette longitudinali. E’ opportuno levigare la seduta, lo schienale e gli spigoli vivi per migliorare il confort. Possono essere formate anche in pietra e legno. 43 Tavoli da pic-nic: anche in questo caso si passa dai modelli semplici, dotati di quattro gambe infisse e connesse a due a due da due travi lunghi, su cui si fisseranno le panche, e due travetti corti su cui si poseranno le tavole del piano, a tavoli costituiti da tronchi di lunghezze differenti connessi dall’assito del pianale e dalle due panche laterali (Fig. 7.13). Figura 7.13 – Tavolo da pic-nic in larice I supporti dei tavoli e delle panche possono anche essere costruiti in sassi e cemento e sovrapposti da assi in legno: questa soluzione permette di evitare il contatto del legno col terreno migliorando la durata dell’opera. L’altezza del piano della seduta deve essere di circa 45 cm rispetto al terreno, mentre il piano del tavolo non deve superare gli 80 cm. Punti fuoco: sono sempre collocati in aree attrezzate ove sono presenti anche i tavoli da pic-nic, normalmente un barbecue serve due tavoli. E’ sempre opportuno utilizzare massi o pareti di roccia dove addossare le spalle del manufatto, così da armonizzare l’opera nel contesto naturale. Sono costruiti in pietra e malta cementizia a cui si associano gli elementi in ferro: il punto fuoco deve essere dotato di una griglia metallica per la cottura e possibilmente una sottostante al fuoco per scaricare in basso i residui della combustione. Può essere posizionato superiormente un gancio per appendere un paiolo per la cottura della polenta. Nella parte inferiore, si può realizzare un’apertura per ospitare la legna accatastata. Punti acqua: le fontane possono essere alimentate direttamente dalla sorgente con canaline di legno oppure per mezzo di tubazioni e un rubinetto. Se si utilizza il legno l’esempio classico è l’abbeveratoio d’alpeggio, che consiste semplicemente in un tronco scavato internamente e presentante con un foro di scolo o un’incisione sul bordo. Col legno si possono altresì ottenere delle sculture dalle forme più svariate, ad esempio lavorando opportunamente una ceppaia (Fig. Figura 7.14 – Fontana in legno di castagno 7.14) o un tronco si possono creare dei suggestivi salti d’acqua. E’ possibile usare la pietra, elemento naturale che si adatta particolarmente per la realizzazione di fontane in area alpina: per garantire la tenuta dell’acqua è utile rivestire le pareti interne con malte cementizie idonee. 44 Staccionate: sono utilizzate per delimitare le proprietà o i percorsi, soprattutto in punti pericolosi. Devono resistere al peso delle persone che si appoggiano e devono integrarsi visivamente con l’ambiente: è consono utilizzare il legno locale Figura 7.15 – Staccionata in larice grezzo, preferibilmente di larice o castagno, anche non trattato con impregnanti. Un semplice esempio è la staccionata costituita da un sistema di tronchi verticali, i montanti, del diametro di 10-15 cm accoppiati a correnti orizzontali, posti su due file, del diametro inferiore (Fig. 7.15). I montanti, che devono essere saldamente fissati a terra anche Figura 7.16 – Canaletta in larice ricorrendo a della malta cementizia, devono avere un’altezza di 150 cm, di cui 40 sotto terra, porzione che è sempre meglio proteggere con prodotti a base di catramina. E’ possibile creare staccionate dal disegno complesso, nelle quali i correnti sono collocati in una semplice o doppia diagonale. Canalette di drenaggio: costruite in legno o pietra, contribuiscono al drenaggio delle acque superficiali che altrimenti eroderebbero il fondo del sentiero. Quelle in legno sono costruite accoppiando due tondelli di larice o castagno attraverso delle staffe metalliche (Fig. 7.16); in alternativa dei tavoloni fissati dello spessore di almo 5 cm. Le canalette in pietra si utilizzano prevalentemente oltre il limite della vegetazione, ove il trasporto del materiale renderebbe troppo oneroso l’intervento. E’ opportuno creare sul terminale a valle un dissipatore: una scodella nel terreno foderata di sassi utile a rompere il getto dell’acqua intercettata. 7.6 SEGNALETICA Nel 1996 la Commissione Centrale Escursionismo del Club Alpino Italiano ha fissato criteri e principi cui attenersi, portando avanti un processo di unificazione della segnaletica sentieristica su tutto il suolo italiano. Il rosso e il bianco sono i colori utilizzati congiuntamente dal CAI. Questi colori sono i più diffusi in Italia e in altri Paesi alpini, come Austria e Svizzera, ma è facile imbattersi 45 Figura 7.17 – “Ometto” in sassi in gradazioni diverse utilizzate da altri Enti o Associazioni locali: un esempio è la colorazione bianco-verde dei sentieri naturalistici. Il CAI ha definito in modo preciso gli standard per quanto riguarda i materiali e le dimensioni della segnaletica, anche se i sentieri naturalistici possono utilizzare frecce direzionali in legno con lettere incise e/o pitturate con smalti sintetici, meno costose della targa in metallo, ma richiedono manutenzione negli anni. E’ possibile trovare nei boschi anche dei segni azzurri che delimitano le particelle assesta mentali, ossia i lotti in cui è suddiviso il bosco. Il CAI suddivide la segnaletica in verticale (detta anche principale) e orizzontale (detta anche secondaria o intermedia). Qui sotto vengono analizzate le diverse tipologie di segnaletica. Segnaletica verticale. E’ generalmente costituita da tabelle a sfondo bianco (se in forex o in multistrato di resina fenolica) o naturale (se in legno o metallo); le scritte sono nere in carattere Arial. La segnaletica verticale è posizionata all’inizio dei sentieri e agli incroci più importanti • Tabella segnavia: Ha la forma di freccia dalla punta rossa e dalla coda rossabianco-rossa. Le dimensioni sono di 55 x 15 cm. Si usa per indicare la direzione delle località di destinazione del sentiero (eil numero del sentiero stesso) e il tempo necessario ad un medio escursionista per raggiungerle. • Tabella località: Misura 25 x 15 cm e va posta sullo stesso palo di sostegno delle tabelle segnavia e sotto a quest’ultima di circa 5 cm. E’ presente agli incroci più importanti (passi, forcelle, piccoli centri abitati) che trovino usualmente riscontro sulla cartografia e nelle mete indicate sulle tabelle segnavia, di norma contiene il nome della località e la relativa quota, ma può riportare anche toponimi abbreviati (ad esempio rif. e torr. Significano rispettivamente rifugio e torrente), tempi medi di percorrenza, il numero, la sigla o il logo del sentiero e l’ente manutentore. • Tabella “Rispetta la natura segui il sentiero”: Le sue dimensioni sono di 25 x 15 cm e riporta il numero del sentiero in cui è posta. E’ posta in prossimità di scorciatoie per invitare gli escursionisti a non uscire dal sentiero per evitare danni al sentiero stesso e al versante. 46 • Tabella Sentiero tematico: Misura 25 x 15 cm, può essere collocata all’inizio del sentiero o nei punti significativi di un itinerario escursionistico. Indica un percorso tematico (storico, naturalistico, geologico, minerario, ecc) e le sue informazioni. E’ possibile l’inserimento di un logo del percorso. • Tabella d’itinerario per bici e/o cavalli: Misura 25 x 15 cm e presenta un logo cavallo e/o un logo bicicletta oltre alle informazioni del tragitto, è quindi posizionata all’inizio di percorsi che non sono prettamente pedonali. • Tabella “Sentiero per escursionisti esperti”: Il formato è di 25 x 15 cm. E’ collocata all’inizio di un sentiero con caratteristiche alpinistiche (esposto, parzialmente attrezzato e disagevole, oppure impegnativo per lunghezza). • Tabella per via ferrata: E’ l’unica a sfondo rosso e misura 25 x 33 cm, riporta indicazioni in quattro lingue per usare correttamente le attrezzature fisse e ad autoassicurarsi alle stesse, indica inoltre un recapito al quale segnalare eventuali danni alle attrezzature. • Tabellone o pannello d’insieme: Il pannello misura 140 x 110 cm. E’ solitamente posizionato in una bacheca nei luoghi d’accesso principali alle reti sentieristiche. Il pannello informativo è suddiviso in tre aree: 1) una cartografia schematica della rete escursionistica e dei collegamenti stradali e infrastrutture esistenti; 2) l’elenco degli itinerari escursionistici accessibili dal luogo, il numero dei sentieri, e i tempi di percorrenza; 3) le informazioni descrittive di carattere ambientale e storico del territorio ed eventuali altre informazioni significative. Segnaletica orizzontale. Utilizzata per indicare la continuità del sentiero, infatti è posta lungo il percorso in modo che sia visibile da entrambe le direzioni. I colori da utilizzare sono il rosso e il bianco da abbinare sempre insieme. • Segnavia semplice: Misura 8 x 15 cm ed è formato da due strisce orizzontali bianche e rosse. Va posto nelle immediate vicinanze dei bivi e ogni 3-400 metri se il sentiero è evidente, oppure se le caratteristiche visive sono inferiori a intervalli minori. • Segnavia a bandiera: Delle dimensioni di 8 x 15 cm è costituito da 3 strisce verticali di cui quelle esterne sono rosse e quella interna, più larga, è bianca. 47 Su quest’ultima è scritto il numero del sentiero. Va posto all’inizio del sentiero e vicino a bivi ed ad altri punti dove è utile confermare la giusta continuità dell'itinerario. • Freccia rossa: Misura 8 x 15 cm, ha lo sfondo rosso ed è riportata la scritta “ACQUA”, indica quindi una sorgente, un ruscello o una qualsiasi fonte d’acqua nelle vicinanze e la distanza, o il tempo, per raggiungerli. • Picchetto segnavia: E’ in legno dal diametro di 6-8 cm e un’altezza di 100120 cm, va interrato per circa 30-40 cm. E’ verniciato a tutto tondo nella parte superiore con il segnavia semplice bianco-rosso oppure con il segnavia a bandiera. Va collocato lungo sentieri che attraversano terreni aperti o pascoli privi di elementi naturali di riferimento sui quali apporre i segnavia. • Cippo – pilastrino: E’ un sasso trovato sul luogo di altezza possibilmente non inferiore a 50-60 cm e fissato nel terreno a minimo 20 cm. Sul cippo si può fare il classico segnavia bianco-rosso o la bandierina. • Ometto di pietre: E’ formato da un accatastamento a piramide di pietre trovate sul posto. Serve in ambienti aperti ed è facile da vedere per la sua caratteristica forma in condizioni ambientali avverse come ad esempio le nevicate. 7.7 IL PREZZIARIO DEI LAVORI FORESTALI IN LOMBARDIA Il prezziario dei lavori forestali della Regione Lombardia, approvato nel 2011 come terza revisione, è suddiviso in 4 parti che comprendono i costi relativi alla manodopera agricola (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro degli addetti in agricoltura e foreste), dei materiali (sabbia, cemento, ferro, paleria, …), dei noleggi (trattore, autocarro, motosega, decespugliatore …) e dei costi delle opere compiute (realizzazione di sentiero, staccionata, abbattimento di alberi…). E’ uno strumento molto importante per liberi professionisti, amministrazioni pubbliche e consorzi forestali per la progettazione, direzione lavori e contabilità. Le prime 3 parti sono un elenco di voci con i singoli prezzi elementari, utili al tecnico per elaborare l’analisi dei prezzi, che è il primo documento per la redazione del computo metrico di un progetto. L’ultima parte, invece, fornisce dei costi per realizzare un intervento, che è comprensivo della manodopera, dei materiali e dei 48 noleggi. A fianco del prezzo unitario delle opere compiute, il progettista avrà a disposizione l’incidenza percentuale della manodopera. Ad esempio, alla voce “tavolo da pic-nic” si considera la fornitura dell’elemento ligneo in cantiere e la posa in opera della struttura, comprensiva quindi della manodopera e dei materiali di consumo per il fissaggio al terreno (sabbia, cemento, ferro). Il costo totale è di € 473,19 a singolo tavolo. Ogni voce del prezziario è provvista di un codice alfanumerico, che deve essere sempre riportato nel computo metrico estimativo di qualsiasi progetto che voglia ottenere il finanziamento sul Piano di Sviluppo Rurale (PSR) o sulla L.R.31/08. I costi unitari fanno riferimento a situazioni medie di lavoro ed i prezzi tengono conto dei costi netti, ma non delle spese generali ed utili di impresa. Tutti i prezzi indicati sono al netto dell’IVA. Resta alla discrezionalità del progettista la valutazione delle singole voci da utilizzare ed il relativo prezzo, provvedendo eventualmente ad adeguarle come pure ad individuare eventuali nuove voci, definendo i nuovi costi con una analisi prezzi adeguata. Negli allegati sono riportate le principali opere forestali che servono per la redazione del computo metrico estimativo, indispensabile tassello per completare il progetto di riqualificazione dei sentieri minerari del Dosso Medel. Nel prezziario mancano le voci relative alla stampa della cartellonistica didattica ed illustrativa per i quali costi si fa riferimento sempre a specifici preventivi forniti dalle tipografie specializzate. Il presente lavoro di tesi fornisce quindi i dati quantitativi (metri di sentiero da manutentore, da ripristinare o realizzare ex-novo e gli arredi necessari) relativi al computo metrico estimativo per la realizzazione dei interventi di riqualificazione dei tracciati minerari del Dosso Medel. 49 8 RILIEVO DEI SENTIERI MINERARI – MATERIALI E METODI Nella primavera 2012 sono iniziati i lavori in campo per la codifica di una metodologia di rilievo dei sentieri minerari, che saranno inseriti nel progetto “La Strada Verde delle Orobie” e nel Parco Geominerario della Valle Allione. Questo lavoro, sponsorizzato dal Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione attraverso una borsa di studio, porterà alla definizione di linee guida per la manutenzione ed il ripristino degli antichi tracciati identificati tra l’estate 2012 e la primavera 2013. Di seguito sono descritti gli strumenti utilizzati per eseguire i rilievi in campo e le schede che hanno consentito di raccogliere le informazioni orografiche ed ambientali. Dati che, una volta elaborati a tavolino, hanno permesso, attraverso una scheda di rilievo, di redigere: un database relativo allo stato di fatto dei sentieri, integrato anche con gli interventi manutentori utili al Consorzio per il ripristino dei sentieri stessi. Una successiva elaborazione è servita per la definizione della scheda utenti, con punti GPS e fotografie, utile per una promozione del turismo sostenibile in prospettiva anche della realizzazione di un applicativo software per telefonia mobile. Il Consorzio ha iniziato i lavori di recupero dei tracciati nell’estate 2013, lavori che termineranno solamente nell’autunno del 2014, e che contribuiranno a riqualificare un’area boscata caratterizzata dalla presenza di numerose miniere, la cui attività cessò agli inizi dell’800. 8.1 CARTOGRAFIA TEMATICA E GIS Da un’attenta analisi preliminare dell’area del Dosso Medel è stato possibile pianificare il lavoro, grazie all’utilizzo della C.T.R. 1:10.000, delle ortofoto digitali disponibili sul portale cartografico della Regione Lombardia e della cartografia tematica del Piano di Assestamento Forestale del Comune di Paisco-Loveno. Grazie alla disponibilità del Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione è stato possibile accedere all’ufficio tecnico ed utilizzare hardware e software GIS (Geographical Information System) presenti. In particolare si è usufruito del sistema ArcGIS interfacciato con la Carta Tecnica Regionale 1:10.000 ed il Piano di Assestamento Forestale (PAF) come base cartografica. Gli elementi rilevati serviranno anche ad implementare la carta dei 50 sentieri, che entrerà a far parte della prossima Revisione del Piano di Assestamento Forestale delle proprietà silvo-pastorali del Comune di Paisco-Loveno. Recentemente il Parco dell’Adamello ha pubblicato un set di 6 carte dei sentieri della Valle Camonica (scala 1:25.000 su base C.T.R.), con dati e parametratura riferiti alle coordinate del reticolo chilometrico UTM, datum WGS84 – fuso 32. Per la tavola 2, relativa al settore delle Orobie bresciane: grazie al presente lavoro di tesi è stato anche possibile segnalare i tracciati rilevati e relativi ai sentieri del complesso minerario del Dosso Medel. 8.2 RICEVITORE GPS Il Consorzio Forestale ha messo a disposizione il ricevitore GPS “Garmin GPSmap 62s”, acquistato nella primavera del 2012 al prezzo di circa 400 €. È un dispositivo versatile, grazie alle piccole dimensioni ed al peso di 160 grammi. Dotato di moschettone di fissaggio allo zaino, guscio e tastiera gommati, è munito di schermo LCD a colori da 2,6” visibile anche sotto la luce solare diretta. L’antenna quadrifilare esterna, con tecnologia HOT FIX, permette la ricezione del segnale dei sistemi WAAS (wide area augmentation system) – EGNOS (European geostationary navigation overlay system), che migliorano il livello e la stabilità della ricezione nelle disparate condizioni ambientali e geografiche. La bussola elettronica a 3 assi permette di riconoscere la direzione dei punti cardinali anche in movimento; l’altimetro barometrico, che deve essere sempre tarato con un punto certo, migliora la precisione del dato di quota che può essere associato all’altimetro GPS che invece sfrutta la triangolazione dei satelliti segnando la quota rispetto all’ellissoide WGS84. Altre peculiarità sono la memoria interna da 1,7 Gb e l’alloggiamento microSD , che permette di espandere la memoria; è anche TM possibile il trasferimento dati wireless tra stesse unità e interfaccia USB e NMEA. Lo strumento è dotato di una basemap mondiale con la possibilità di aggiungere altra cartografia. Il produttore, tramite il web, mette a disposizione gli aggiornamenti a pagamento e diversi programmi gratuiti per l’elaborazione e la visualizzazione dei dati. 51 8.3 LA SCHEDA DI RILIEVO E LA LEGENDA È stata concepita una specifica scheda per i rilievi in campo con la funzione di raccogliere tutte le principali informazioni ricavabili dai singoli tracciati in modo agevole e semplificato. Propedeutica è stata la predisposizione della legenda, in grado di rappresentare tutti gli elementi orografici, paesaggistici, ambientali, storici e manutentori della viabilità in esame. Per ogni elemento da rilevare è quindi stato creato un codice identificativo abbreviato, di sole tre lettere, per accelerare appunto la compilazione durante il rilievo in campo. La scheda (Fig. 8.1), realizzata in Excel, è composta da due parti: quella generale e quella speciale. La parte generale contiene le informazioni come il numero della scheda (le schede di ogni tracciato sono numerate in ordine progressivo), il codice del percorso (è una sigla a cui corrisponde univocamente ogni singolo tratto), la data del rilievo, il nome del tracciato, la quota di partenza e di arrivo ed il nome dei rilevatori. Per motivi di sicurezza, considerando l’area impervia e difficilmente raggiungibile dal segnale di telefonia mobile, i rilievi sono sempre stati eseguiti in coppia per garantire aiuto e primo soccorso in caso di emergenza. La parte speciale è stata organizzata in righe a cui corrispondono i singoli punti di rilievo e 15 colonne denominate progressivamente con le lettere dell’alfabeto. Figura 8.1 – Modello della scheda rilievo 52 Le colonne rappresentano campi contenenti i diversi attributi quali numero progressivo del tratto battuto con il GPS, altitudine, lunghezza, larghezza, pendenza, tipo di ambiente e viabilità, nonché la necessità di interventi manutentori e la posa di arredi lignei e segnaletica. Inoltre sono state predisposte colonne per riportare le informazioni relative all’esecuzione ed al numero di fotografie; alla eventuale localizzazione su C.T.R. e in base al corretto rilievo GPS: fortunatamente è sempre stato possibile eseguire la triangolazione con i satelliti, per la presenza sempre di un numero maggiore o uguale a quattro apparecchi spaziali. Ogni tratto rilevato varia al mutare delle condizioni ambientali, orografiche ed in funzione della presenza di strutture minerarie. Ad esempio, in presenza di un cambio significativo di pendenza, di un impluvio o guado, di una diversa tipologia del fondo (selciato o naturale) e comunque ogni 100 metri di distanza dalla rilevazione precedente è stato battuto il nuovo punto. Nel dettaglio la scheda di rilievo è in grado di caratterizzare ogni percorso grazie a una codificata serie di informazioni contenute nelle colonne della tabella. La prima colonna riporta il numero progressivo dei singoli tratti, a cui corrispondono poi le singole righe. Per quanto riguarda gli attributi altimetrici e dimensionali, vi sono quattro colonne legate a quota altimetrica, lunghezza, larghezza e pendenza. Altre tre colonne sono state dedicate all’indicazione del punto attraverso fotografia, alla localizzazione del punto stesso su C.T.R. e come “waypoint” tramite GPS. Ulteriori tre colonne, con le informazioni di carattere ambientale, sono state concepite per definire il tipo di vegetazione arborea, la presenza di prato o pascolo. In funzione delle formazioni forestali sono stati attribuiti, come meglio si evince in legenda, i codici di 3 lettere per singola tipologia (ad esempio LXS = lariceto subalpino) e con codici di 2 lettere per il governo (AF = alto fusto; CE = ceduo). Altre tre colonne sono state dedicate alla descrizione dello stato reale del percorso, alla necessità di manutenzione ed alla presenza di particolari strutture ed infrastrutture. La prima colonna contiene una classificazione viabilistica (in funzione della larghezza, pendenza e fondo) e definisce univocamente: traccia (TRA), sentiero (SEN), mulattiera (MUL), pista forestale (PFO), strada silvopastorale (SSP) o strada asfaltata (STR) (come descritto nelle “Linee guida per la 53 progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale” della Regione Lombardia). La seconda colonna riporta la necessità di manutenzione (ordinaria o straordinaria, sulla base di quanto descritto nel capitolo precedente), e la possibilità di posare arredi lignei come bacheche illustrative o tavoli da pic-nic. L’ultima colonna consente di segnalare la presenza di strutture e servizi (ad es. BAI = baita; MIN = miniera; PAN = panchina) o peculiarità paesaggistiche o naturalistiche (ad es. AMO = albero monumentale; FOR = formicaio). Conclude la tabella, la colonna delle Note, che riguarda la descrizione di tutto ciò che non può essere classificato rigorosamente, consentendo l’aggiunta di informazioni suppletive e più approfondite. La legenda, riportata come la scheda di rilievo negli Allegati, funge da glossario e rappresenta tutti i possibili elementi rilevabili nel territorio oggetto di studio. La stessa è stata perfezionata solo alla fine dei rilievi, quanto appunto è stato attribuito un codice ad ogni significativo elemento rilevato. 8.4 I RILIEVI IN CAMPO I rilievi in campo sono stati effettuati nel biennio 2012-2013. Per necessità logistiche e di sicurezza è stato necessario svolgere sempre in coppia i sopralluoghi, essendo territori dalla difficile orografia e nei quali può risultare assente il segnale della telefonia mobile. Spesso è stato necessario farsi accompagnare con mezzi fuoristrada dai tecnici del Consorzio Forestale allo scopo di ridurre al minimo i tempi per gli spostamenti (essendo spesso i tracciati di difficile accessibilità). I rilevatori si sono muniti di GPS, fotocamera, batterie di scorta, e le diverse schede di rilievo, bomboletta spray di colore rosso, picchetti in legno e martello per la posa di questi ultimi. Un paletto segnaletico (h = 50 cm), pitturato di rosso nella parte superiore, è stato collocato dove veniva battuto il punto da rilevare, Figura 8.2 – Picchetto verniciato di rosso piantato nel terreno. soprattutto in prossimità di tornanti, bivi, imbocchi delle miniere e delle aree carbonili. Questo per facilitare i futuri lavori di manutenzione e per ritrovare, se necessario, il punto 54 preciso di rilievo (Fig. 8.2). I punti in corrispondenza di alberi o massi particolarmente visibili lungo il sentiero sono stati segnati semplicemente con un bollino rosso di 5 cm di diametro (Fig. 8.3). Percorrendo i diversi tracciati, che preliminarmente sono stati identificati, sono Figura 8.3 – Bollino rosso su roccia. stati marcati come “waypoint” GPS i punti di interesse, quindi ognuno di questi è stato descritto nella scheda di rilievo e accompagnato almeno da una fotografia. Le fotografie dei tracciati sono state scattate sempre da valle verso monte e comunque dalla strada principale verso le aree di interesse periferiche. Nei bivi, nei punti di interesse (turistici o paesaggistici) e nei pressi delle miniere sono state eseguite più fotografie utili per la compilazione delle successive schede. 8.5 IL DATABASE E LA CARTOGRAFIA Figura 8.4 – Modello della scheda database. Una volta effettuati i rilievi in campo, i dati sono stati raccolti e organizzati così da facilitare la successiva elaborazione. Ciò ha comportato l’inserimento dei dati, precedentemente annotati a mano sulle schede di rilievo, in un foglio Excel, che si configura quindi come database ad uso del Consorzio Forestale per progettare e programmare qualsiasi lavoro di manutenzione (Fig. 8.4). 55 Per mezzo di ArcGis e di MapSource (software della Garmin) sono stati ricavati i valori della distanza cartografica alla colonna “d” e della pendenza alla colonna “f” della scheda. Servendosi nuovamente di MapSource o semplicemente impiegando direttamente il dispositivo GPS, sono state trasformate le coordinate cartografiche da WGS84 in Gauss Boaga: la tabella è stata così completata con le coordinate Est e Nord ed X e Y di entrambi i sistemi di riferimento, dati utili per la mappatura tramite GIS dei sentieri rilevati e la futura realizzazione di un’applicazione per telefonia mobile. Graficamente i diversi punti (acquisiti nel formato vettoriale sono stati simbolizzati con diversi colori ed icone, in funzione della tipologia (punti sentiero, miniere, sorgenti o aree carbonili). I punti sentiero sono stati collegati vettorialmente con linee azzurre, così come codificato dalla Regione Lombardia per la mappatura dei sentieri da riportare nei Piani di Assestamento Forestale. Il database risulta quindi essere uno strumento versatile e facilmente aggiornabile dagli operatori del Consorzio Forestale unitamente alla cartografia dei sentieri. 8.6 LA SCHEDA DI CENSIMENTO STRUTTURE MINERARIE Allo scopo di catalogare le caratteristiche delle strutture minerarie rilevate, è stata elaborata la scheda di censimento con relativa planimetria in quadricromia. La scheda (Fig. 8.5) è stata organizzata in diverse sezioni: la parte introduttiva, la descrizione, la planimetria e gli interventi. L’introduzione riporta quelle informazioni generali del sito rilevato: numero progressivo di scheda, codice di censimento, data del rilievo, i rilevatori, il nome della miniera, il tipo di coltivazione mineraria, il Comune censuario. Inoltre, in aggiunta alla parte simile alla scheda di rilievo (quota, foto, localizzazione CTR e GPS, tipologia forestale…), sono stati inserite le celle che rivelano le presenze dell’imbocco minerario, della trincea d’accesso, dell’eventuale fabbricato e della legrana, di altri manufatti come muri o muracche, del materiale di coltivazione e dell’area carbonile. Con la voce connessione si considera se la miniera è stata catalogata nel libro “La sorgente dei metalli”, importante testo realizzato nel 2000 comprendente un rilievo dettagliato delle principali miniere del Dosso Medel con i relativi rilievi minerari. 56 Nella descrizione sono riportate tutte le informazioni relative alle principali caratteristiche della miniera e delle sue pertinenze. Una fotografia rappresentativa completa la sezione. La planimetria interessa la miniera e le sue pertinenze, come piccole abitazioni, depositi di sassi e materiale di coltivazione. E’ disegnata e colorata a mano libera in quanto rappresenta didatticamente l’area in modo personale e artistico. Concludono la scheda gli interventi di manutenzione, con le azioni prioritarie necessarie per mettere in sicurezza l’area e migliorarne l’accessibilità. Ad esempio possono essere riportate Figura 8.5 – Modello della scheda censimento strutture minerarie azioni quali: il taglio degli alberi, la rimozione della vegetazione erbacea ed arbustiva, il disgaggio di massi instabili ed il ripristino della trincea e dell’imbocco. Per motivi di sicurezza non si è mai trattato dell’accessibilità in miniera, in quanto sempre sconsigliata. La scheda e la planimetria rappresentano quindi un ottimo strumento per realizzare un progetto di recupero del complesso minerario del Dosso Medel, dei singoli accessi e delle pertinenze minerarie. Queste informazioni possono inoltre essere utilizzate a uso turistico anche grazie ad idonee applicazioni software. 8.7 DATABASE UTENTE Il database utente (Fig. 8.6) è uno strumento per i turisti e gli escursionisti in grado di fornire informazioni storiche, naturalistiche e cartografiche che agevolano l’orientamento lungo il percorso. 57 E’ costituito da una tabella comprendente da due sezioni: la parte generale ed una speciale con le informazioni sui singoli punti. Figura 8.6 – Modello della scheda utenti. Nella parte generale vengono riportati il numero progressivo della scheda, il tracciato, la tipologia di utenti come pedoni, ciclisti o cavalieri (non escludendo la possibilità dell’uso promiscuo del sentiero). In relazione alla difficoltà, sulla base dei documenti del Club Alpino Italiano sono definiti quattro tipi di itinerari in; in particolare le sigle identificano il potenziale fruitore: Turista (T): itinerario su stradine, mulattiere o larghi sentieri. I percorsi generalmente non sono lunghi, non presentano alcun problema di orientamento e non richiedono un allenamento fisico specifico, se non quello tipico della passeggiata. Escursionista (E): itinerari su sentieri od evidenti tracce, in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Richiedono attrezzatura specifica come scarponi da montagna ed una sufficiente capacità di orientamento e allenamento. Escursionista Esperto (EE): sono itinerari generalmente segnalati, ma con qualche difficoltà; il terreno può essere costituito da pendii erbosi, misti a rocce, pietraie o singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata. Sono percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, è possibile incontrare tratti attrezzati con ferrate poco 58 impegnative. Richiedono comunque una discreta conoscenza dall'ambiente alpino. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo. Escursionista Esperto con Attrezzatura (EEA): sono indicati i percorsi attrezzati (o vie ferrate) che richiedono l'uso dei dispositivi di autoassicurazione come imbracature, corde, chiodature e caschetto. Completa la parte generale la descrizione delle caratteristiche dimensionali del sentiero come lunghezza totale, dislivello totale (differenza tra la quota altimetrica massima e minima), quota di partenza e di arrivo. Ovviamente i sentieri per ciclisti e cavalieri sono tratti caratterizzati unicamente dalla difficoltà T. Nella parte speciale sono elencate le caratteristiche del singolo tratto riassunte in 10 colonne, a cui corrisponde una lettera dell’alfabeto. Oltre a riportare il numero progressivo del tratto, viene descritta la quota altimetrica, le coordinate in WGS84 espresse nelle colonne Nord ed Est, le caratteristiche dimensionali come la distanza progressiva, la distanza tra punto e punto, la larghezza e la pendenza. Viene descritta anche la tipologia del fondo, che può essere naturale (terreno o ghiaia), selciato (a secco o in calcestruzzo e sassi) oppure misto. La colonna delle Note riporta tutte quelle informazioni supplementari come presenza di strutture, punti di interesse storici, naturalistici o paesaggistici. Infine, l’ultima colonna è dedicata alle fotografie: solo per alcuni punti di maggior valore ambientale o difficoltà è riportata nella colonna la foto del punto battuto in fase di rilievo. 59 9. RISULTATI E PROPOSTE Di seguito si riportano i principali risultati del presente lavoro di tesi, nonché le proposte utili a valorizzare sinergicamente il Parco Geominerario e i suoi sentieri nel contesto della “Strada Verde delle Orobie” soprattutto in prospettiva dell’imminente apertura dell’EXPO 2015. In particolare sono stati prodotti: • Schede di rilievo; • Database dei sentieri; • Schede censimento delle strutture minerarie • Schede utenti 9.1 SCHEDE DI RILIEVO I rilievi in campo, descritti nel paragrafo 8.4, sono stati effettuati nel biennio 20122013, principalmente nei mesi primaverili ed estivi dovendo lavorare in montagna con condizioni atmosferiche estremamente variabili: la Valle Allione è infatti una delle vallate alpine più piovose. E’ stato richiesto un totale di 20 giorni; sono stati percorsi 62 km per un dislivello totale di 6.000 m. Sono stati rilevati 737 punti GPS con oltre mille fotografie, in media uno per punto e due per miniera o pertinenza. Nel corso dei rilievi sono state prodotte complessivamente 49 schede di rilievo contenenti tutte le informazioni precedentemente descritte nel paragrafo 8.3. Sono riportati negli allegati gli esempi di schede complete. Per facilitare logisticamente le operazioni e soprattutto per motivi di sicurezza le uscite sono state organizzate con la contemporanea presenza di almeno 3 persone: oltre al sottoscritto, hanno partecipato la collega laureanda Chiara Bertoletti, che ha svolto una tesi complementare approfondendo però altri aspetti, ed il Dott. For. Christian Donati, Direttore del Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione. Occasionalmente si è aggiunta una quarta persona proveniente sempre dall’Università Agraria di Milano, Laurea in Valorizzazione del Territorio Montano, per compiere lo stage estivo. Sono state riscontrate diverse problematiche come la precisione del sistema GPS, che variava da una scala di 5 m a 25 m in funzione della zona. L’accuratezza dipendeva dal numero di satelliti intercettati al momento e quindi dall’intensità del 60 segnale; la presenza di fitta vegetazione e della difficile orografia hanno contribuito a rendere difficile la ricezione, abbassando l’attendibilità delle coordinate rilevate. Inoltre, la presenza dei materiali ferrosi nel suolo e nelle rocce può aver interferito magneticamente per la ricezione dei segnali satellitari. Per il rilievo dell’altitudine è stata usata una funzione del ricevitore GPS che utilizzava in contemporanea sia l’altimetro barometrico (con precisione a breve termine e basato sulla differenza di pressione atmosferica; deve essere tarata l’altitudine riferendosi a quote certe, anche se la precisione diminuisce con il tempo) sia la triangolazione basata sull’ellissoide di riferimento. Comunque, ogni mattina, prima di partire per i rilievi, è stato necessario tarare l’altimetro del GPS con un punto noto (punto trigonometrico dell’Istituto Geografico Militare posto nei pressi della sede del Consorzio Forestale). Si è riscontrato talvolta, poco dopo l’accensione del GPS, che i valori dei primi punti rilevati erano inattendibili confrontandoli con la C.T.R. 1:10.000. Per questo è stato necessario utilizzare il dispositivo GPS (che col tempo aumenta di precisione) una seconda volta per ricavare coordinate più veritiere. 9.2 DATABASE DEI SENTIERI Raccoglie tutti i dati acquisiti in campo e quelli ricavati dalle elaborazioni a tavolino. Il database è facilmente implementabile e costituisce il punto di partenza per la progettazione di qualsiasi intervento di manutenzione. Nella sua forma integrale è utile per i lavori, proprio perché avendo molte informazioni specifiche sui singoli punti consente una precisa programmazione nell’anno e per il futuro. È quindi uno strumento molto utile anche per le squadre degli operai che possono intervenire in siti specifici (es. aree di sosta) o in modo diffuso (es. lavori di decespugliamento). Grazie al sistema di codifica e alla cartografia di dettaglio, è possibile fornire esaustive informazioni per chi deve lavorare sul sentiero: gli operai troveranno velocemente il tratto da sistemare e gli interventi da eseguire. (Tab. 9.1). L’elaborazione delle schede del database è avvenuta nell’estate 2013. La trascrizione dei dati delle schede di rilievo e delle coordinate dei punti GPS è stata eseguita quasi sempre nei giorni successivi ai rilievi. Sono state riscontrate 61 difficoltà nei tracciati per i quali la trascrizione è avvenuta molto tempo dopo l’uscita in campo. A lavori conclusi, sono state create 13 schede, una per ogni sentiero e catalogate con un codice alfanumerico di una lettera e due cifre: sono state impiegate le lettere “P” per rappresentare i tracciati nell’area della frazione Paisco, “L” per quelli dell’abitato di Loveno. La coppia di cifre indica progressivamente il numero dei tracciati rilevati, censiti progressivamente da Est verso Ovest fino all’interno della Valle Allione. La documentazione fotografica, per non appesantire il database, è stata inserita separatamente in apposite cartelle: ogni fotografia digitale è stata rinominata con il codice alfanumerico accoppiato ad un secondo numero progressivo per ogni scatto. Possedere una dettagliata documentazione fotografica ante interventi è molto utile per la progettazione e la logistica degli stessi. Tabella 9.1 – Esempio di scheda database del sentiero dei Carbonai 9.3 SCHEDE CENSIMENTO DELLE STRUTTURE MINERARIE Contengono una serie di informazioni descrittive, accompagnate da semplici misurazioni dei manufatti, e dalla planimetria del sito, unitamente ad un breve testo esplicativo con i possibili interventi di recupero. 62 Risulta uno strumento utile per il recupero e la valorizzazione, nonché un punto di riferimento per future ricerche mineralogiche e speleologiche. Può essere facilmente adattata, eliminando la parte relativa alle manutenzioni, al fine di creare una scheda informativa a servizio dei turisti, dalla quale è possibile ottenere le indicazioni per raggiungere il sito e le informazioni di carattere storicoculturale relative allo stesso. Le 60 schede censimento (53 miniere e 7 pertinenze) sono state elaborate nell’estate 2013, grazie all’integrazione delle informazioni del database e nelle quali la documentazione fotografica completa armonicamente le utili planimetrie stilizzate. Sono presenti degli esempi di schede di censimento delle strutture minerarie nel capitolo allegati. 9.4 SCHEDE UTENTI Le schede utenti, elaborate nell’estate 2013, sono state prodotte semplificando la scheda database ed inserendo alcune fotografie nei singoli tratti (immagini rappresentative dello stato reale o vedute panoramiche che sono presenti lungo i camminamenti). Obiettivo è quello di fornire le informazioni utili agli escursionisti per una facile visita ai siti minerari, grazie al GPS, alla documentazione fotografica e alle informazioni complementari legate agli aspetti naturalistici e storico culturali. Anche in questo caso, ogni scheda è rappresentata da un codice alfanumerico, uguale alla scheda di rilievo e corrispondente a un preciso percorso. I tracciati sono spesso ad anello e possono intersecarsi con altri di lunga percorrenza, in questi casi sono presenti gli stessi punti in più sentieri. Coi dati rilevati sono stati elaborati 13 percorsi dei quali 8 si sviluppano a Paisco, in un’area compresa tra la Valle di Pagn e la Valle di Scala, e 4 a Loveno tra la Valle di Scala e la Valle del Sellero (più un sentiero a cavallo delle due aree). Dodici tracciati si sviluppano in sinistra idrografica della Valle Allione ed uno solo in destra: il Sentiero dei Carbonai serve la Foresta di Legnoli, una delle venti Foreste di Lombardia di proprietà regionale. (Tab. 9.2) 63 Tabella 9.2 – Esempio di scheda utenti del sentiero dei Carbonai 9.5 CARTOGRAFIA Collaborando con l’ufficio tecnico del Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione, che dispone del programma ArcGIS e del plotter per le stampe in grande formato, è stato possibile, a partire dal database, creare la cartografia in adeguata scala. La Carta d’Insieme dei Sentieri del Parco Geominerario della Valle Allione (Figura 9.1), riportata negli allegati, è stata realizzata in formato A3 con scala 1:20.000. A titolo d’esempio, sempre negli allegati, è stata realizzata la Carta dei Sentieri Minerari del Dosso Medel (Figura 9.2) in formato A3 con scala 1:2.000. Dal punto di vista grafico sono stati rappresentati i sentieri, con linea tratteggiata, e le strade silvo pastorali o comunali rappresentati con una linea continua; sono stati impiegati diversi colori unitamente al codice alfanumerico di una lettera e due cifre, come descritto precedentemente. E’ stata definita inoltre la legenda, con idonea simbologia per rappresentare le miniere, i rifugi, le malghe ed i punti di rilievo. 64 Fig. 9.1 Carta d’Insieme dei Sentieri Minerari Fig. 9.2 – Carta del Sentiero dei Formicai 65 9.6 GLI INTERVENTI E I COSTI DI MANUTENZIONE Il progetto di recupero della rete sentieristica del Dosso Medel prevede una manutenzione ordinaria, da eseguire con frequenza almeno annuale, ed una straordinaria, basata su interventi più importanti da eseguire solo una tantum. Questi ultimi lavori sono stati determinati e quantificati grazie ai rilievi in campo e alla creazione del database. Il sistema dei sentieri relativi al codice P4 si compone di 8 sentieri che confluiscono nel cuore del Dosso Medel, in uno spiazzo denominato “Plass dei Ross”. Per necessità logistiche sono stati denominati: P4 – sentiero Medel inferiore; P4.1 sentiero Enel; P4.2 – sentiero Teleferica; P4.3 – sentiero anello S14; P4.4 – sentiero Cavredol, P4.5 – sentiero de la Frésa; P4.6 – sentiero Plass dei Ross superiore; P4.7 – sentiero anello S10, S11 e S13; P4.8 – sentiero dei Formicai. La lunghezza complessiva dei tracciati è di 5.000 m per un dislivello totale di tutti i sentieri di 1.165 m; la larghezza media è di 50 cm con una pendenza media del 12%. Il bosco di abete rosso e larice si presenta fitto con alcuni soggetti che sono stati sradicati dalla neve e del vento. La vegetazione erbacea nelle radure è contenuta, mentre è assente nel fitto del bosco. E’ presente una passerella sul torrente Val di Scala sprovvista di parapetti. Le numerose miniere sono ben nascoste nel fitto della foresta. Alcuni passaggi su roccia necessitano della realizzazione di piccole ferrate per consentire il transito in sicurezza. Sono presenti alcuni segnavia del CAI che conducono dall’abitato di Loveno ai pascoli del Dosso Medel. Sono assenti bacheche ed altri arredi lignei utili alla fruizione turistica. Da queste informazioni è stato redatto il Computo Metrico estimativo, riportato in allegato, che prevede una spesa di € 50.000 utile al ripristino, manutenzione e nuova apertura di tutti i tracciati con la messa in sicurezza di alcuni passaggi, la posa di arredi lignei e la delimitazione delle singole miniere con staccionate in legno. In particolare si prevede di realizzare i seguenti interventi: Apertura di tracciati 2.000 m; Ripristino di sentieri 2.000 m; Manutenzione sentieri 1.000 m; Posa di canalette in legno 50 m; Barriera di protezione 180 m; 66 Palificate di sostegno 15 mc; Tavoli da pic-nic N°06; Punti fuoco n°03; Panchine n°04; Bacheche n°15. Nel computo non sono stati inseriti i costi relativi alla ricerca bibliografica e storica con la stampa di pannelli informativi in alluminio e PVC: il preventivo stimato per n°20 pannelli è di € 5.000, di cui metà per la stampa e metà per la redazione dei testi. Il Consorzio Forestale e Minerario Valle Allione, grazie a propri fondi, ha iniziato i lavori già nella primavera del 2013: sono stati recuperati circa 3.000 metri di sentieri (taglio della vegetazione erbacea, arborea e livellamento manuale del terreno), con la sistemazione di tre ponti, 30 metri di ferrata, 7 bacheche, 3 tavoli, 1 panchina, 3 punti fuoco per un primo Stato Avanzamento Lavori di circa € 30.000. Si prevede di ultimare i lavori nella primavera del 2014. mentre per la ricerca storica e la stampa e posa dei pannelli informativi si calcola di completare i lavori nell’autunno del 2014. 9.7. PROPOSTE DI UTILIZZO DELLA BASE DATI PER LA FRUIZIONE TURISTICA I dati raccolti ed elaborati possono essere utilizzati per sviluppare particolari applicazioni consultabili da casa oppure direttamente lungo il percorso; se ben impiegati potranno svolgere un ruolo di programmazione e promozione turistica del territorio, mettendo in rete le risorse, oppure potranno essere semplicemente di aiuto per l’orientamento. Interessante è la possibilità di utilizzare alcuni programmi gratuiti capaci di adempiere a questi compiti: - Panoramio: nato nel 2005, di proprietà di Google nel 2007, è un sito web di condivisione di fotografie con un sistema di localizzazione geografica. Gli utenti possono caricare le foto di panorami o scorci di tutto il mondo e posizionarle su Google Maps, esattamente nel punto in cui sono state scattate. Le immagini di Panoramio risultano visibili sullo stesso Google Maps, quelle più apprezzate dagli utenti vengono invece selezionate mensilmente per Google Earth. Con questa 67 applicazione si può visitare virtualmente ogni punto del mondo e contestualmente contribuire a far conoscere il proprio territorio senza particolari spese. - Jeco Guides: sviluppata per sistemi mobile (sia iOS che Android), è una libreria di guide interattive per esplorare i patrimoni ambientali e culturali presenti nel territorio. Col proprio tablet o smartphone è possibile visualizzare sullo schermo informazioni multimediali del percorso sottoforma di immagini, video e testi. Interessante è la funzione “realtà aumentata” nella quale lo smartphone, dotato di ricevitore GPS, bussola e accelerometri, permette di vedere in tempo reale sullo schermo informazioni aggiuntive e toponimi relativi a centri abitati, cime montuose e rifugi. - Applicazioni per Sentieri: gli itinerari parlanti. Interessante è l’esempio proposto dalla Regione Veneto per implementare online, grazie alla copertura internet mobile, le informazioni relative a tracciati alpini (sentieri in Provincia di Belluno). Il progetto “Introduzione di tecniche innovative al servizio dell’escursionista” prevede la realizzazione di “App” specifiche per smarphone e tablet, con tutte le informazioni multimediali, che descrivono o parlano del paesaggio, indicando i pericoli o i rischi, la storia dei luoghi e le peculiarità naturali, sulla base della semplice localizzazione dell’escursionista tramite GPS. In futuro, col potenziamento delle connessioni di internet mobile, sarà possibile sviluppare nuovi software e tecnologie finalizzate a integrare, o addirittura sostituire, le classiche bacheche didattiche. 9.8 IL QR CODE Un esempio economico e di facile realizzazione è la distribuzione lungo un sentiero di targhette metalliche riportanti un codice QR (Quick Read code). E’ un codice a barre bidimensionale composto da moduli neri disposti all'interno di uno schema di forma quadrata (Figura 9.3). Viene impiegato per memorizzare informazioni testuali (stringhe di testo, indirizzi Figura 9.3 – QR code www.valmont.unimi.it creato con software gratuito online internet, e-mail, informazioni di contatto) che possono essere facilmente decodificate tramite specifici software. Il vantaggio è duplice: da un lato per un software è più facile interpretare un’immagine stilizzata con forme geometriche 68 (come appunto un QR code) che non un testo alfanumerico, dall’altro l’utilizzatore finale inquadrando con un dispositivo elettronico un QR code può ottenerne immediatamente la decodifica digitale, che poi può leggere, interpretare e utilizzare, senza bisogno di tenerla a mente o trascriverla. I QR code devono la loro crescente diffusione negli ultimi anni grazie al fatto che possono essere fruiti tramite i normali smartphone: utilizzando la fotocamera integrata e un’applicazione dedicata è possibile inquadrare un QR code e ottenerne immediatamente la decodifica. Nel caso di informazioni testuali queste verranno semplicemente visualizzate sul cellulare; nel eventualità invece in cui il QR code abbia memorizzato un indirizzo web, automaticamente si aprirà la relativa pagina web. La diffusione dei QR code è determinata anche dal fatto che non solo la generazione dei codici può essere effettuata gratuitamente tramite servizi online, ma sono anche disponibili svariate “app” gratuite per la lettura dei QR code su smartphone (per i diversi sistemi operativi Android, Apple iOs, Symbian OS, Windows Phone, etc.). Sempre più spesso si trovano quindi QR code applicati a pannelli informativi di promozione turistica, nei musei, sulle riviste e sulle confezioni dei prodotti: i QR code stanno quindi diventando un efficace strumento di marketing e comunicazione. L’utilizzo dei QR code permette di “raccontare” il territorio dando vita ad una comunicazione completa e multimediale molto economica. Per i turisti e i visitatori diventerà più semplice accedere e condividere le informazioni in ogni luogo e in ogni momento, dal momento che le connessioni di internet mobile saranno sempre più efficienti e copriranno maggiori porzioni di territorio. In relazione ai Sentieri Minerari del Dosso Medel, sarà possibile evidenziare i punti di interesse fornendo informazioni addizionali rispetto a quelle già disponibili tramite pannelli informativi. Grazie alla posa su paletti in legno sui quali si applicherà una o più etichette adesive si potranno riportare le informazioni specifiche delle singole miniere e strutture. Questo tipo di approccio si rivelerà particolarmente efficace per diffondere contributi multimediali: il visitatore, inquadrando con il proprio smartphone uno dei QR code potrà accedere automaticamente agli approfondimenti sulla pagina web con immagini, testi ed eventualmente anche contributi audio e video. 69 10 CONCLUSIONI Il presente lavoro di tesi ha avuto come obiettivo la valorizzazione territoriale, ambientale e turistico-ricreativa della rete escursionistica dell’Ecomuseo “La Strada Verde delle Orobie”, che passa anche attraverso il recupero dei sentieri minerari del Dosso Medel, nel cuore del Parco Geominerario della Valle Allione. La proposta di ripristino dei sentieri e delle pertinenze minerarie si concretizza innanzitutto attraverso la formulazione di una metodologia collaudata per l’esecuzione dei rilievi in campo, con la raccolta di tutte le informazioni utili all’elaborazione di un database, indispensabile per una corretta progettazione e programmazione, degli interventi di manutenzione. Tali interventi sono fondamentali per la promozione del patrimonio minerario; risorsa che può essere valorizzata anche in chiave turistica. Durante i rilievi sono stati percorsi 60 km di tracciati in oltre 120 ettari di boschi di conifere e pascoli alpini, sono stati digitalizzati 737 punti GPS, rilevate 53 miniere e 7 pertinenze, scattate un migliaio di fotografie digitali, per un lavoro che ha permesso di riscoprire strutture, cippi minerari, mulattiere ed aree carbonili dimenticate inspiegabilmente non da molto tempo, quasi l’uomo volesse cancellare le fatiche compiute per estrarre dalle profondità della terra il minerale, che ha contribuito allo sviluppo dell’economia moderna. La realizzazione della carta dettagliata dei sentieri, abbinata al database e alle schede per gli utenti, consentirà di completare il lavoro di promozione del circuito storico-culturale legato all’archeologia industriale dell’area. Parte del lavoro è servito recentemente per la stampa della nuova cartografia dei sentieri della Valle Camonica, scala 1:25.000, edita dal Parco Regionale dell’Adamello, nella quale sono riportati in modo dettagliato i sentieri minerari del Dosso Medel e di Gaviera. Il progetto generale di recupero dell’intera rete sentieristica mineraria potrà essere candidato come iniziativa pilota per l’EXPO 2015, formulando una proposta alla Regione Lombardia per la promozione turistica della “Strada Verde delle Orobie”. 70 11. BIBLIOGRAFIA AA.VV., 1999 – Le miniere della Valle Camonica. – Tipografia Camuna S.p.a., Breno. AA.VV., 2002 – Piano di assestamento delle proprietà silvo-pastorali del Comune di Paisco-Loveno. – III° Revisione periodo di validità 2002-2016, Comune di Paisco-Loveno, Consorzio Forestale Valle Allione, Provincia di Brescia. AA.VV., 2002 – Piano di Sviluppo Socio Economico. – Comunità Montana di Valle Camonica, Breno. 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Del Favero R., 2002 – I tipi forestali della Lombardia. Inquadramento ecologico per la gestione dei boschi lombardi. – Regione Lombardia, Cierre Edizioni. Donati C., 2008 – Appunti pratici di ingegneria naturalistica. – Tipografia Camuna S.p.a., Breno. Donati C., Mariotti G., 1999 – Il sentiero delle Genziane: l’antica via del ferro attraverso le Alpi Orobiche. – Pieghevole CAI. Tipografia Mediavalle S.p.a., Malegno. Fabos J., Ahem J., 1996 – Greenways: the beginning of an International Movement. Elsevier, Amsterdam. Franzoni O., 2002 – L’uomo e l’acqua – Tipografia Camuna S.p.a., Breno. Franzoni O., Sgabussi G., 2003 – Il bosco nella storia del territorio. – Tipografia Camuna S.p.a., Breno. Franzoni O., Sgabussi G., 2004 – Terre alte di Lombardia. – Tipografia Camuna S.p.a., Breno. Fumagalli N., Rovelli.R e Senes G., 2004 – Ferrovie dismesse e greenways. – Kroma, Milano. Pedersoli G.S., Ricardi M., 1998-1999 – Guida di Valcamonica e valli confluenti. – I Edizione, Toroselle Edizione. 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Carta dei Sentieri Minerari del Dosso Medel – Sentiero dei Formicai 8. Scheda database - P4.8 - Sentiero dei Formicai 9. Scheda utente - P4.8 - Sentiero dei Formicai 10. Schede censimento strutture minerarie 11. Computo Metrico Estimativo 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89