gli studenti raccontano - Tassara

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gli studenti raccontano - Tassara
ALESSIA
Classe IV A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Durante questo viaggio ho vissuto molte emozioni.
Alla partenza provavo un senso di curiosità
e allo stesso tempo di timore per ciò che aspettava me e i miei compagni.
Avremmo visitato luoghi dove gente come noi aveva vissuto il peggio, il male.
Non credo si possano descrivere in un breve testo
le sensazioni che si provano camminando su quei campi,
i brividi percorrono la schiena..
Baracche, camere a gas, i forni crematori,
foto e oggetti di persone che non avevano colpe,
uccise e torturate con brutalità da uomini come loro.
Ed ecco, subito dopo i brividi la tristezza, una tristezza infinita!
Le sensazioni sono indescrivibili,
veder il sole tramontare e la nebbia che scende su Birkenau
è un’esperienza che tutti dovrebbero sperimentare perché ci cambia.
Sembra di rivedere coloro che sono stati uccisi,
sembra di sentire la loro voce,
la loro disperazione,
la loro angosciata e angosciante richiesta:
non dimenticateci
CLARA
Classe III A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Mi sembrava surreale che sulla strada che percorrevo,
pochi decenni prima milioni e milioni di persone sofferenti,
costrette a vivere in condizioni disumane,
perdendo ogni dignità,
avrebbero incontrato la loro morte.
Chiamo questa esperienza non viaggio ma lezione di vita,
perché gli uomini devono rendersi conto fino a che limiti
può spingere la pazzia e il disprezzo
per persone diverse dal proprio ideale!
Facciamo in modo che tutto questo non si ripeta più!
E' importante ricordare,
perché ancora oggi ci sono persone che parteggiano
per gli uomini che hanno dato vita a questo inferno!
Bisogna ricordare per non dimenticare.
FABIO
Classe II A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Raccontate quel che vi ho detto: andando per strada o andando per via
Primo Levi raccomanda così di non dimenticare
e di continuare a tramandare leesperienzedi sopravvissuti come lui,
testimonianza giunte fino a noi.
Perché che quel che è successo può riaccadere.
Definisco positiva la mia esperienza di visita al campo,
poiché ho potuto approfondire
una delle tante pagine di storia che più mi interessano.
Consiglio questo viaggio a tutti coloro che sono interessati ad apprendere
concretamente su una delle pagine peggiori della Storia,
che ha segnato la vita di intere popolazioni.
... non bisogna dimenticare,
anzi bisogna trasmettere più informazioni possibili.
FRANCESCA
Classe III B ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Mentre camminavo nel campo di Birkenau
scorrevano nella mia mente le parole della canzone Auschwitz di Guccini:
Ad Auschwitz c’era la neve,
il fumo saliva lento,
nei campi tante persone
un solo grande silenzio.
Ed è proprio il silenzio della canzone che aleggia ad Auschwitz,
il silenzio delle persone
ma anche il silenzio delle menti,
perché non ci sono spiegazioni per giustificare quello che è successo,
solo vuoto,
silenzio che si trasforma in un grido di tristezza.
Quello che è successo in questi luoghi non va dimenticato,
va ricordato in modo che non accada mai più.
Penso che il viaggio ad Auschwitz sia un’esperienza indimenticabile
che lasci un segno indelebile nella vita delle persone.
GINA
Classe IV A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Auschwitz è stata un'esperienza unica ed indimenticabile.
Il viaggio d'andata sembrava interminabile.
Un giorno lunghissimo, sembrava non finisse mai.
Il campo di Auschwitz mi ha stupita: è stato trasformato,
le strutture sono ora un museo.
L'impatto emotivo si è rivelato quasi più facile rispetto alla vista di Birkenau.
Lì, invece, tutto è immutato, un'immensa distesa ricca solo di desolazione e
tristezza.
In Polonia, a novembre il sole tramonta verso le quattro del pomeriggio.
All'uscita verso le 17, era già notte.
Il senso di solitudine che ho provato, lo ricorderò sempre.
Tutto metteva angoscia e malinconia.
Come ha potuto l'uomo arrivare a tanto?
L'odio e la follia accecano a tal punto?
Domande di questo genere, in quel frangente,
riempivano la mente e toglievano serenità.
Impossibile dimenticare.
MARIUS
Classe II A ISTITUTO PROFESSIONALE INDIRIZZO ELP
Siamo partiti con i compiti pronti
tutto il materiale che ci sarebbe servito era stato curato ed preparato.
Ma nonostante questo l’idea di come questa esperienza ci avrebbe cambiati
non la avevamo, né io né i miei compagni.
Appena sceso dal treno,
muovendo i primi passi a Cracovia,
mi sono detto: “Ecco, ci siamo. Il momento è arrivato”.
Credevo di esser pronto,
ma non osavo immaginare ciò che i miei occhi avrebbero visto
e le mie orecchie udito.
Davanti alla scrittadel cancello di Auschwitz “ Il lavoro rende liberi”,
la mia mente ha iniziato un percorso totalmente diverso da quello che mi aspettavo,
ho compreso l’importanza e la felicità di vivere,
ma soprattuttol’infinita sofferenza e ingiustizia subite
da 6 milioni di vittime innocenti.
Spero, anzi, non voglio che ciò si realizzi mai più.
Questa esperienza servirà a me stesso per primo a NON DIMENTICARE.
MATTEO
Classe II A ISTITUTO PROFESSIONALE INDIRIZZO ELP
Le emozioni che mi sono rimaste più impresse
sono quelle dei forni crematori:
non so con quale crudeltà i nazisti abbiamo bruciato corpi di esseri umani,
e con quale coraggio abbiano fatto agli ebrei del male,
maltrattandoli e torturandoli.
Io a volte mi chiedo che tipo di persone siano stati i nazisti
non so se abbiano avuto un cuore,
se abbiano pensato a quello che stavano per fare
prima di ammazzare persone innocenti
o se la notte dormivano con tutti quei morti sulla coscienza
Mi ha colpito lo stato in cui i deportati erano costretti a dormire o andare in bagno,
le condizioni igieniche erano inaccettabili
e l’abbigliamento che avevano indosso era proprio inadeguato,
immagino che patimenti per il freddo quando era inverno
e le temperature scendevano al di sotto dello zero…
Io sono rimasto sconvolto quando la guida ci spiegava tutte queste oscenità
SARA
Classe III A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Il viaggio ad Auschwitz mi ha colpito molto.
Ho avuto l’occasione di rendermi realmente conto
delle disumane condizioni
in cui sono stati trattati gli uomini
che venivano deportati nei campi di sterminio.
Ciò che mi ha sconvolto maggiormente è stato osservare i volti dei deportati,
fotografati prima e dopo,
leggendo il vuoto totale nei loro occhi.
Il vero orrore sono i ricordi lasciati a coloro
che sono sopravvissuti
MICHELA
Classe IV A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Auschwitz mi ha cambiata nel profondo.
Ha lasciato un segno indelebile dentro di me.
Visitare quei campi che in precedenza avevo solo potuto immaginare,
mi ha provocato emozioni fortissime.
Rabbia, dolore e sofferenza mi hanno sopraffatta
e la mia mente si è dovuta arrestare di fronte a tanto orrore e a tanta crudeltà.
Perché è impossibile capire o anche solo cercare di farlo.
Prima di questa esperienza mi ero domandata spesso
come fosse stato possibile creare tutto questo,
odiare un intero popolo a tal punto.
Ma, arrivata in Polonia,
e dopo aver visitato il campo di Auschwitz e di Birkenau
tutte le domande sono state cancellate.
Impossibile cercare di risponderea tali questioni.
È stata pura follia.
TIZIANO
Classe IV A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Il viaggio si è rivelato un’esperienza che mi sento di consigliare,
qualcosa che mi pentirò mai di aver fatto.
Spesso sentiamo il celebre ammonimento ‘Per non dimenticare’.
Posso affermare che questo per me sarà impossibile,
perché parlarne può condurci a sapere,
vedere film può farci riflettere o commuovere,
ma esserci stato lascia un vuoto incolmabile.
Si scopre che tutto ciò in cui si è creduto e pensato finora,
tutte le idee e pensieri crollano facilmente,
lasciando spazio a immagini che non hanno necessità di parole.
Nei campi potevo sentire i lamenti e le urla
di quei milioni di esseri umani torturati
e straziati dal lavoro e dal dolore,
insiemeagli spari dei loro carnefici.
Ho camminato su una terra che racconta morte,
ho camminato sulla terra dell’inferno.
VALENTINA
Classe IV A ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO
Non ci sono parole per descrivere il dramma di Auschwitz.
Impossibile dimenticare l'immagine del campo che,
avvolto da una leggera foschia e da un lugubre silenzio,
diviene emblema di desolazione e morte,
carico di un senso di vuoto e solitudine.
L'emozione che si prova è fortissima;
quasi un salto nel tempo.
Binari che entrano direttamente nei luoghi di prigionia e morte
invece che in stazioni accoglienti e vivacemente popolate.
Gente sradicata dal proprio mondo e strappata agli affetti;
gettata in capanne sporche e stipate di sconosciuti
con i quali condividere solo sofferenza e morte.
Si avvertiva nettamente il freddo
E noi vestivamo caldi piumini:
come è stato possibile sopportare quel clima
con vestiti laceri e stomaci vuoti?
Ma soprattutto perché ?
Siamo liberi,
pensiamoci e cerchiamo di esserne degni ogni giorno,
nei grandi e piccoli paragrafi della nostra vita.
Serena
IV Ghislandi
Il viaggio ad Auscwitz è durato quattro giorni, con partenza dalla stazione di Brescia il 6
novembre ed arrivo alla stazione di Cracovia lunedì 7 novembre, dopo un tragitto di circa 20 ore
attraverso quattro stati.
Eravamo 450 ragazzi ed insegnanti provenienti da molte scuole della provincia di Brescia e
dell’Aquila.
Sul treno vi erano molte attività preparatorie sia all’andata che al ritorno, comprendenti la
visione di film sul periodo nazista, discussioni e scambi di opinioni sul tema del viaggio e la
presentazione dei lavori che ogni scuola aveva precedentemente preparato.
La mattina di lunedì abbiamo visitato la capitale Cracovia, con particolare attenzione al
quartiere che un tempo era stato il ghetto ebraico.
Lo stesso giorno, nel pomeriggio, tutte le scuole si sono riunite al Centro culturale Rotunda, per
la presentazione del secondo lavoro svolto.
La serata è stata libera, con uscita in centro o attività libera ed individuale in hotel.
La giornata di martedì 8 è stata totalmente dedicata alla visita dei campi di concentramento di
Auschwitz e Birkenau. Mentre il primo è stato ricostruito e reso una sorta di museo, il secondo è
rimasto tale e quale al periodo delle deportazioni. Sui caratteristici binari di Birkenau, attraveso
i quali giungevano gli Ebrei da ogni parte dell’Europa, si è svolta la celebrazione della
commemorazione.
La sera stessa siamo ripartiti dalla stazione di Oswiecim (Auschwitz in lingua polacca) col treno
speciale e mercoledì 9 novembre abbiamo fatto ritorno in Italia.
Ad Auschwitz sono contenuti tutti gli oggetti che sono appartenuti ai detenuti e che sono stati
ritrovati dopo la liberazione del campo. Le numerose fotografie appese ai muri testimoniano le
terribili condizioni a cui erano sottoposti i prigionieri. Ma la cosa, secondo me, più toccante è la
stanza con le scarpette dei bambini. Ce n’erano una quantità spaventosa, perchè lì non vi era
pietà nemmeno per i più piccoli.
A Birkenau invece sono state costruite delle lapidi simboliche, una per ogni nazione colpita
dall’odio nazista, con una stessa piccola frase nelle diverse lingue, su cui i visitatori avevano
posto fiori e dediche. Questa è stata l’immagine più bella, l’unico simbolo di speranza in un
contesto di desolazione e sterminio, perchè il mondo non dimentica gli orrori e non dimentica le
sue vittime.
EMANUELE
IV ELTE
“Dovete
essere testimoni di quello che è successo in questi luoghi o vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca , i vostri nati torcano il viso da voi”.
Con queste parole Primo Levi, nel suo libro, dà un compito ad ognuno di noi, ovvero, di
raccontare alle nuove generazioni quello che è successo nei campi di sterminio nella
seconda guerra mondiale. Insieme ad altri ragazzi delle scuole bresciane, ho deciso di
partecipare al progetto di Officina memoria: “Un treno per Auschwitz” per poter dare la
mia testimonianza. Consapevole che non si trattava della solita gita ma di un’esperienza
da vivere con profonda serietà, domenica 6 novembre sono partito per Brescia
emozionato ma anche impaurito per quello che mi aspettava nei giorni successivi.
Abbiamo visitato i luoghi della morte e dello sterminio di molti innocenti, abbiamo visto
quello che è stato definito come uno dei più grandi cimiteri d’Europa, abbiamo potuto
constatare a quale limite si possa spingere la crudeltà umana, l’odio, il razzismo. Al
termine della visita i pensieri, i sentimenti che ci frullavano in testa erano molteplici,e,
senza darci pace ci tormentava una domanda: perché? Perché si è giunti ad una follia
tale? Purtroppo una risposta vera e propria non c’è, anche dopo il lungo lavoro svolto, lo
studio, la preparazione di questi mesi, il viaggio non sono ancora riuscito a rispondere a
questa in apparenza semplice domanda. Ora ritornati nella nostra quotidianità è arrivato
il momento della restituzione a scuola, in famiglia, con gli amici e i conoscenti perché
quello che è successo in quei luoghi non debba mai più ripetersi. Anche noi dobbiamo
svolgere il nostro ruolo di TESTIMONI
Auschwitz non finisce quando si scende dal treno ma è un punto di partenza per
affrontare con maggiore consapevolezza la realtà.
E ALLORA CHE SIA UN BUON VIAGGIO!!