La famiglia, al centro! - Azione Cattolica Verona
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La famiglia, al centro! - Azione Cattolica Verona
La famiglia, al centro! #1febbraio 2015 Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma2, NE/VR-Quadrimestrale La rivista dell’Azione Cattolica di Verona i le nicac e u m o C v iziati tue in chiali c parro i le e no oa erem l a n g se tutti! > febbraio 25_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani - Mozzecane 28>01_2gg spiritualità ragazzi III^ media – Casa San Giovanni in Loffa > marzo 04_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani – Castagnaro 06>08_Esercizi Spirituali Giovani dai 18 ai 35 anni - Roverè 11_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani – Cavaion 14_Consiglio Diocesano 21>23_Esercizi Spirituali Adulti - Casa di spiritualità “Mater Divinae Sapientiae” 25_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani – Gesù Divin Lavoratore > aprile 10_Presentazione Carrefour 30>03_Esercizi Spirituali Giovani dai 18 ai 35 anni - Roverè > maggio 01>03_Esercizi Spirituali Giovani Coppie – Roverè 08_Celebrazione mariana 08_Consiglio Diocesano 10_Carrefour – Boschi Sant’Anna e San Marco 22_presentazione campiscuola estivi 29>31_Campo Giovani “ di Claudio Bolcato Presidente dell’Azione Cattolica di Verona alla famiglia siamo presenti anche in altri fronti non strettamente associativi tra i quali spiccano la partecipazione alla Consulta per la Famiglia del Comune di Verona e la crescente collaborazione, anche a titolo individuale, con il Centro di Pastorale famigliare. Sono tante piccole attenzioni che ci fanno comprendere come il tema sia per noi centrale e lo sarà sempre più nei prossimi anni. Infine il 5° Convegno ecclesiale di Firenze sul nuovo umanesimo: il nostro impegno, oltre che la partecipazione, sarà quello di portarlo concretamente nelle nostre realtà, facendo in modo che non rimanga un evento isolato e lasciato agli addetti ai lavori. Il secondo aspetto di riflessione è quello del territorio. Il 2014 ci lascia una pesante eredità di problemi: lavoro e crisi economica, corruzione e malaffare, immigrazione, terrorismo religioso. Nelle linee triennali abbiamo dedicato spazio sia al lavoro che alla formazione socio politica. Abbiamo l’opportunità di collaborare con altre associazioni per l’organizzazione di eventi e iniziative che permettano di declinare i temi della salvaguardia dell’ambiente e del creato, della solidarietà e dell’equa ripartizione delle risorse. Può essere questa la nostra risposta, fatta di coraggio e fantasia: facciamoci tessitori di reti e collaborazioni sul territorio! Il terzo aspetto infine riguarda la nostra associazione: formazione e consigli parrocchiali gli obiettivi principali per quest’anno. Formazione a tutti i livelli, ma in particolare per educatori e animatori. E’ la nostra carta d’identità e in un tempo in cui educare è sempre più difficile e complesso, il nostro sforzo nell’ambito della formazione deve essere maggiore e più intenso che mai. Infine i Consigli parrocchiali, il motore della nostra associazione. E’ nei Consigli parrocchiali che si costruisce l’unitarietà e la responsabilità associativa e possono nascere esempi positivi per le nostre parrocchie, in particolare per i CPP in cui spesso ci si sofferma su aspetti organizzativi piuttosto che sulla costruzione di quella Chiesa in uscita che Papa Francesco ci invita costantemente a perseguire. Tanti buoni propositi per l’anno appena iniziato, e altrettanti ne potremmo formulare. Consapevoli che con il coraggio, l’entusiasmo ma soprattutto il Suo aiuto, nulla sarà impossibile! Buon lavoro a tutti! EDITORIALE appuntamenti diocesani... da non perdere! B en ritrovati a tutti! Come certamente avrete notato, questo numero di Pagine di AC esce con qualche settimana di ritardo rispetto alla tradizionale scadenza. E’ stata una scelta voluta, e in parte obbligata, per permettere alla Redazione di fare alcune riflessioni “sullo stato” della rivista e di mettere a punto una proposta editoriale rinnovata e di maggiore incisività. Gli ultimi numeri avevano infatti perso il loro smalto e visto la luce con qualche sofferenza, sia per la difficoltà a produrre materiali e articoli di qualità, sia per un progressivo assottigliamento della Redazione stessa, che ha visto venir meno la collaborazione di bravissimi componenti per giustificati e validi motivi. In questo congruo tempo di riflessione si è formulata una più precisa programmazione, e sono state introdotte alcune novità che vedrete fin dal prossimo numero. In particolare sarà maggiormente curato l’aspetto della costruzione del “pensiero associativo” e il dibattito - confronto tra i soci di AC. Tutto funzionerà però solo se ci sarà l’apporto di tutta l’associazione: pertanto siamo a chiedervi di contribuire attivamente alla costruzione della rivista, inviando articoli, foto e materiali, ma anche, per i più volenterosi, dando la propria disponibilità a partecipare ai lavori della Commissione Comunicazione e della Redazione. Fatta questa doverosa premessa, riprendiamo il nostro cammino, con decisione e con l’entusiasmo che ci deriva dal Natale e dall’inizio del nuovo anno civile, nel quale ci siamo già ben addentrati. L’occasione è propizia per provare a tracciare la mappa del nuovo anno associativo che ci accingiamo a vivere, fissando l’attenzione su tre aspetti. Il primo riguarda i grandi appuntamenti che la nostra Chiesa, e pertanto tutti noi, vivremo nel 2015. Il 2014, oltre ai messaggi e alla forza comunicativa di Papa Francesco, che ci invita ad essere sempre più una Chiesa in uscita e cristiani non dal volto triste, è stato l’anno dell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Quest’anno gli appuntamenti saranno ben due, entrambi di grande rilevanza: dal 4 al 25 ottobre si svolgerà la XIV^ Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, mentre a novembre a Firenze ci sarà il 5° Convegno ecclesiale nazionale intitolato “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il Sinodo sulla Famiglia, in particolare, non ci trova impreparati sull’argomento: già da qualche anno abbiamo messo al centro la famiglia in tutte le nostre attività, dalle modalità di adesione alle proposte formative in occasione della Festa della Pace e del Carrefour, senza dimenticare i campi estivi. E’ un’attenzione che sviluppa anche la nostra dimensione unitaria, mette in relazione e obbliga i diversi settori a lavorare in stretta sinergia. Riguardo “ PRENDI NOTA 03 CONSIGLI PER UNA LETTURA...ASSOCIATIVA 10 La famiglia è una sola di Giuliano Guzzo 14 edito da: Gondolin Pagine: 112 Voglio la mamma 30 anni di cammino12 La formazione al centro14 18 Pagine: 122 Anno: 2014 GIOVANI Testimoni e Responsabili oggi 16 Custodi di persone18 22 ADULTI Il consiglio di Azione Cattolica Fare Azione Cattolica: La passione educativa di Mario Adinolfi edito da: Youcanprint (collana Saggistica) Il Punto 3 Qui si legge! 4 Il grande vecchio è tornato 6 Un vaccino contro il virus dell’efficientismo 8 Azione Cattolica “En Salida” 10 RAGAZZI Anno: 2014 Famiglia o “famiglie”? Questo è il problema. Il calo drastico dei matrimoni e una mutata geografia degli affetti hanno decretato, secondo alcuni, il tramonto della famiglia tradizionale in favore di un variegato insieme di nuclei affettivi che sarebbero tutti, in quanto tali, meritevoli di attenzioni e di riconoscimento giuridico. Questo libro va nella direzione opposta. E non solo sostiene che la partita sulla famiglia, per così dire, sia ancora aperta, ma afferma il contrario della cultura dominante, e cioè che la vera famiglia – quella che merita valorizzazione - sia una sola, vale a dire quella definita da un’unione stabile e pubblicamente riconosciuta fra un uomo ed una donna che, sposandosi, si assumono impegni reciproci e nei confronti dei loro figli. ASSOCIAZIONE Anno XXXIV - n.1 febbraio 2015 Rivista dell’Azione Cattolica di Verona Autorizz. del Tribunale di Verona n.228 del 13/05/96 Un ragionamento, sorprendente e spiazzante, denso di dati e cifre, sui temi controversi del nostro tempo: matrimonio omosessuale, aborto, eutanasia infantile, diagnosi prenatale, “dolce morte”, omogenitorialità, uteri in affitto, transessualità, rapporti familiari. Facendosi accompagnare da Pasolini e De André, l’autore sapientemente compie un viaggio con al centro la figura della donna e l’esaltazione della maternità. 04 #1|febbraio2015 SOMMA RIO #1|febbraio 2015 QUI SI LEGGE! Lavorare a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio significa garantire il futuro dell’umanità e contribuire a rinnovare la società, gettando le fondamenta di cui ha bisogno tutto il popolo e ogni essere umano per realizzarsi come tale. Famiglia è dove si costruisce la “cultura dell’incontro”, in quanto essa è luogo di convivenza tra le generazioni ma non solo: è anche un santuario dell’amore e della vita, perché nella famiglia si insegna e s’impara a vivere quel punto di vista che esalta l’essere umano e nella famiglia si imparano e sviluppano le virtù essenziali per la vita. P.tta S.Pietro Incarnario, 3 37121 Verona Tel. 045/8004925 [email protected] www.acverona.it Redazione: Roberto Marrella, Margherita Frigo Sorbini, Claudio Bolcato, Caterina Grottola, Matilde Tessari, Paola Paiola, Francesco Fiorini. Direttore Responsabile: Don Bruno Fasani 20 22 Stampa: Tipolito L.Baschera s.a.s. Montorio (Vr) Tiratura: 2.500 copie Grafica ed Impaginazione: Cristian De Frenza, Francesco Giacopuzzi. 05 di Francesco Fiorini Commissione Comunicazione N egli anni dominati dalla crisi economica nessun organo di informazione, di qualsiasi orientamento, ha riportato la notizia del prepotente ritorno sulla scena del “grande vecchio”. Questa curiosa espressione (per darne una definizione semplificata) fa riferimento ad un supposto personaggio misterioso che, a partire dagli anni ’60 fino agli anni ’80, avrebbe mosso secondo i propri interessi i fili della politica nazionale, organizzando stragi e scossoni politici, senza mai rivelarsi. Dopo tanti anni, questa misteriosa figura è stata svelata, e sembra apparentemente strano che la cosa non abbia fatto scalpore. A svelare l’identità di questo pericoloso personaggio è stato, in tempi recenti, un noto frate francescano, padre Raniero Cantalamessa. Egli, in occasione della celebrazione della Passione del Signore del 2014, ha tenuto in San Pietro un’interessante omelia, nella quale ha messo in guardia ciascuno di noi dal pericolo costituito da questo “grande vecchio”. Prima di proseguire nella lettura dell’articolo, risulta quindi fondamentale la visione integrale di questa omelia, reperibile all’indirizzo internet www.youtube.com/watch?v=s6fTN77oa64, oppure la lettura del testo (www.vatican.va/ latest/sub_index/documents/latest_sub_index_ doc_20140418_omelia-cantalamessa_it.htm). La dittatura del dio denaro è in atto da secoli, e si nutre dell’indifferenza cancerogena delle persone che dicono “è una cosa più grande di me, io non posso farci nulla”. Come laici di Azione Cattolica, che ci piaccia o no, siamo chiamati a fare i conti anche con questo, in maniera critica e non banale, ma oggi più che mai decisa. Le parole di padre Cantalamessa sono chiare e semplici: il rischio più grande, di fronte a questa denuncia che impegna ciascuno di noi personalmente, è quello di dire “cosa ha detto di nuovo?”. Di nuovo, in effetti, non c’è nulla: se già Gesù invitava a scegliere tra Dio e la ricchezza, significa che questo problema c’è sempre stato. Oggi, però, il numero di persone che mettono al primo posto il denaro ha superato 06 #1|febbraio2015 in maniera schiacciante quello di coloro i quali mettono al primo posto Dio. Risultato? Sulla bocca di tutti c’è la crisi economica, mentre già alcuni anni fa Benedetto XVI denunciava la crisi valoriale, improntando la questione sulla spiritualità ed invitando ad essere persone critiche all’interno della società. Invito largamente disatteso, purtroppo: ancora oggi a dominare le notizie sono spread, rating e manovre finanziarie. Il dio denaro oggi è più che mai potente, e cerca di mettere le mani anche sui momenti privilegiati di incontro tra Dio e l’uomo, ovvero i Sacramenti, dominati e guidati dalla logica dell’apparenza. Che la nostra società sia dominata dalla necessità di apparire è chiaro a tutti: ma qual è l’unità di misura proposta oggi per dire se una persona vale più o meno (paragone già di per sé aberrante)? Ebbene si, sempre il denaro. Ciascuno provi a pensare alla celebrazione della Prima Comunione, o della Cresima: chiese gremite di persone che, in attesa dell’inizio della celebrazione, creano un clima da asta del pesce, ragazzini ricoperti di regali e, terminata la celebrazione, spediti al ristorante, luogo dove finalmente può esplodere la festa. In questo schema organizzativo, è chiaro che alla celebrazione dell’incontro tra un ragazzo e Dio viene lasciato un posto marginale. Questa, non nascondiamoci, è la testimonianza che la maggioranza degli adulti dà ai ragazzi, i quali ovviamente nel tempo si adeguano a questa mentalità. In questo standard, i pochi che scelgono di celebrare realmente un Sacramento, relegando pranzo e regali ad una dimensione di condivisione e non di ostentazione, vengono guardati con stupore: più o meno, ciò che accadeva a Gesù quando andava a mangiare in casa dei pubblicani. Lo stesso dicasi del Sacramento del Matrimonio: il numero delle convivenze è in aumento esponenziale, e in molti luoghi il numero dei matrimoni civili ha da tempo superato quello dei matrimoni religiosi. I motivi sono certamente vari, ma è innegabile che un ostacolo importante sia costituito dal dio ci dobbiamo trasformare in eremiti? Certamente no, questa sarebbe l’ennesima caduta nella trappola di quel dio denaro che, stiamone certi, proverà a difendersi in ogni modo, facendoci scappare dalle nostre responsabilità. È innegabile, tuttavia, che oggi più che mai sia necessaria una testimonianza forte da parte di persone che, di fronte alla scelta tra Dio e il denaro, riescano a cogliere la bellezza dell’essere fedeli al Vangelo in questo tempo, formati ad immagine di Gesù e a servizio del compito formativo, in ogni ambito. In questo contesto la figura di Piergiorgio Frassati si impone come modello: la sua famiglia era ricca, il padre Alfredo fu direttore de La Stampa, senatore ed ambasciatore in Germania, mentre la madre espose delle opere alla Biennale. Eppure, ci basta leggere una qualsiasi biografia per capire profondamente il senso di quel monito che oggi è scritto sopra alla porta del salone di San Giovanni in Loffa: vivere e non vivacchiare. Nel video è stato detto chiaramente che “il dio denaro si occupa il più delle volte lui stesso di punire i propri adoratori”, e lo fa attraverso la solitudine, l’aridità interiore, la totale assenza di speranza e di fiducia negli altri, l’incapacità di creare relazioni vere, che vadano oltre alla sterile apparenza. Pensiamo forse che siano problemi che non ci riguardano? Gesù l’ha detto chiaramente: “non potete servire due padroni, Dio e il denaro”. In questo preciso istante ciascuno è chiamato a rispondere, a confermare o a modificare la propria scelta. Volenti o nolenti, non possiamo scappare. L’AC DI PASTRENGO SALUTA DON ALBERTO Partenza di un amico Assistente: Don Alberto Antonioli Abbiamo voluto tenere la prima riunione di apertura d’anno il 17 Settembre, che avrebbe costituito anche l’ultima riunione AC con don Alberto Antonioli che a breve lascerà la parrocchia per altro incarico. Il pensiero di tutti è che la partenza di Don Alberto ci lascia addolorati per la perdita del nostro amato parroco ma ancor più lascia addolorato ognuno di noi iscritto, per la perdita di chi ha interpretato il ruolo di Assistente AC come un Padre, che ha saputo, con delicatezza e continuo consiglio ed aiuto, dare alla AC di Pastrengo un seguito alla sua lunga storia: una prole giovane e quindi un futuro generazionale alla Associazione per un impegno sempre costante per la propria crescita spirituale e per un fattivo servizio alla parrocchia. Vogliamo fargli sentire il calore del nostro ringraziamento più vivo, che lo accompagni nei giorni futuri. Vogliamo insieme ringraziare il Signore per averci donato un esempio di carità, di religiosità, di servizio e di fautore di crescita corresponsabile nella comunione di tante realtà associative parrocchiali in cui ha proiettato l’AC parrocchiale. E vogliamo sperare che le nostre strade ancora si incrocino con lui… ASSOCIAZIONE IL “GRANDE VECCHIO” È TORNATO: CORAGGIO, AZIONE CATTOLICA denaro, che diventa una bussola per orientare le scelte in materia di pranzo, addobbi floreali, inviti, bomboniere e quant’altro. “Mi piacerebbe invitarlo al pranzo, ma se invito lui poi devo invitare anche gli altri, e…”: qui solitamente in pochi hanno la sincerità di terminare la frase, dicendo “mi toccherebbe spendere troppo”. Questo è solo un piccolo esempio, tra i tanti possibili, nel quale risulta evidente che il dio denaro si sostituisce alle relazioni, facendo di ogni amico un semplice “numero” da comunicare al momento della prenotazione. Di fronte a tutto ciò, da aderenti ad un’associazione che ci chiama ad essere nel mondo, non del mondo, con che coraggio possiamo nasconderci? Vogliamo veramente far finta che non siano problemi che ci toccano, magari quando da educatori ACR prepariamo dei ragazzi alla celebrazione di un Sacramento? In un passaggio chiave dell’omelia, padre Cantalamessa ha ricordato come il denaro abbia il potere di sovvertire le tre virtù teologali. Se ci fermiamo a pensare solamente per pochi istanti, possiamo accorgerci come oggi a fede, speranza e carità si siano sostituite la sfiducia, la rassegnazione e l’egoismo. Sembra che nulla possa cambiare, che tutto sia sempre andato così, e che ciascuno di noi sia solamente uno spettatore passivo di un grande spettacolo nel quale il regista è una figura indefinita: gira e rigira, insomma, questo “grande vecchio” torna sempre. Ma noi, in concreto, cosa possiamo fare? Da educatori, genitori, laici impegnati nella società, 07 UN VACCINO CONTRO IL VIRUS DELL’EFFICIENTISMO: LA FESTA DELL’ADESIONE di Francesco Fiorini Commissione Comunicazione I l mese di novembre è, per l’Azione Cattolica, il periodo che porta alla grande festa dell’8 dicembre. In quella data, come da tradizione, ciascun socio sarà chiamato a rinnovare la propria adesione all’associazione, sull’esempio del “si” pronunciato da Maria. Ci sarà festa grande a tutti i livelli: nelle parrocchie, nelle diocesi e anche a livello nazionale. Sulle colonne di questo giornale abbiamo annualmente scritto i resoconti dei discorsi rivoltici dal nostro Vescovo Giuseppe e delle varie iniziative che vengono messe in atto a livello parrocchiale per cercare di dare il giusto peso a questa festa, ed anche quest’anno non ci esimeremo da tale compito. Nonostante ciò, il periodo attuale impone delle riflessioni. La crisi dell’associazionismo è ormai una realtà che non può più essere negata, neppure dai più ottimisti: nelle parrocchie le persone che si dedicano alle varie attività sono sempre meno, e si fa sempre più fatica a trovare qualcuno disposto a mettersi in gioco nei vari settori. Questo quadro, inutile negarlo, è quello che costantemente viene riportato da chi opera nelle varie realtà. Ci sono tante cose da fare, e poche persone disposte a farle. Leggendo queste parole, chi si sentirebbe di dire “non sono d’accordo”? Lo sguardo limitato a questi aspetti negativi costituisce il principale sintomo di una malattia dei tempi moderni, già denunciata da Papa Francesco il 18 maggio del 2013 in occasione dell’incontro con il mondo dell’associazionismo cattolico: l’efficientismo. Questa patologia conduce ad un progressivo allontanamento dal senso originale che anima ciascuna associazione, qualsiasi sia il suo nome. Di efficientismo è facile ammalarsi, e lo è ancora 08 #1|febbraio2015 di più per un’associazione come l’Azione Cattolica, da sempre impegnata con tanti appuntamenti nell’agenda della diocesi e delle parrocchie. Gli eventi, le “cose da fare”, sono il terreno di coltura ideale per i germi dell’efficientismo. Intorpiditi dalla costante necessità di ben figurare, di offrire appuntamenti all’altezza, ci si allontana progressivamente dal senso profondo che anima la nostra associazione, finendo per diventare stanchi, spenti e senza sapore. Ma cosa significa, oggi, aderire ad un’associazione che chiede di essere sale e luce? Significa certamente impegnarsi nelle attività che essa da sempre propone per la formazione e l’educazione di tutte le fasce d’età. Significa anche, però, avere il coraggio di staccarsi dalle cose da fare, dagli appuntamenti tradizionali, dalle consuetudini: significa uscire, testimoniare uno stile non solo negli ambienti dove, teoricamente, quello stile dovrebbe essere condiviso. Significa testimoniare nel quotidiano: sul luogo di lavoro, in famiglia, con gli amici, laddove la testimonianza diventa impegnativa e, talvolta, rischiosa, perché ci costringe a metterci in gioco per quello che siamo, e non per ciò che facciamo. In pratica, una testimonianza “universale”, a 360 gradi o, per usare un altro termine, cattolica. Sono parole che abbiamo sentito più volte negli anni: le ripete costantemente il nostro Vescovo, e le ha ribadite anche Papa Francesco nell’occasione sopraccitata. Eppure, sono parole dalla sempre più difficile applicazione. Ecco perché, annualmente, la festa dell’adesione è il miglior vaccino contro l’efficientismo: ci mette di fronte alla figura di Maria, che il Progetto Formativo di AC definisce come “modello di vita cristiana”, Nella vita di ogni gruppo, associazione, movimento c’è un appuntamento annuale che lo caratterizza. Che fa capire come è fatto, che segna la conclusione di un tratto di cammino e l’inizio di un altro. Una breve tappa per trovarsi insieme ed “essere” senza dover “fare”. Per l’Azione Cattolica questo appuntamento è la Veglia dell’Adesione. In essa troviamo l’essenzialità dell’associazione nell’oggi e le sue prospettive per il domani. Per ciò che viene detto, per i temi che si affrontano, per l’unione ed i sentimenti espressi dalle persone che vi partecipano. A pelle, il “momento” attuale dell’Azione Cattolica di Verona si può sintetizzare in un impulso, allegro, verso il futuro. I canti scelti per la Veglia lo esprimono bene: “Danza la vita”, “Ecco il nostro sì”, “Rallegriamoci”! Difficile essere più chiari. Se rimanesse qualche dubbio il tema scelto per la Veglia provvede certamente a scioglierlo: è il brano della tempesta sedata. Il brano fa emergere i sentimenti degli apostoli distinti in tre momenti. Prima l’entusiasmo per l’incarico ricevuto: andate a preparare dall’altra parte del lago. Poi la paura di non farcela: le difficolta oggettive, il vento contrario, la fatica di remare, la paura di non farcela. Infine il coraggio che nasce dalla presenza di Gesù e che fa riprendere ai discepoli l’entusiasmo e la forza. Questo coraggio che diventa il desiderio, anzi l’impegno, della nostra associazione nell’oggi. Nella nostra barca, come ha detto il Presidente Claudio Bolcato, ci sono il nostro Vescovo, gli assistenti, i presidenti, i consigli, gli animatori, gli associati. Nel suo intervento, il nostro Vescovo ha voluto confermarci, con la forza e l’amicizia con la quale da sempre è in mezzo a noi, di non avere dubbi sulla necessità per la Chiesa del nostro contributo, che sia forte e bene orientato: al servizio della comunione corresponsabile! Tale modalità, ha sintetizzato il nostro Vescovo, si esprime in poche ma determinanti caratteristiche. La prima, ben espressa nel momento della Veglia nel quale si è tutti insieme, in cattedrale, con il Vescovo, è la Diocesanità della nostra associazione che in questo modo partecipa all’universalità della Chiesa. L’impegno è nelle parrocchie ma come parte inscindibile dalla Diocesi. La seconda è il servizio alla Comunione: per un’associazione parrocchiale o per ogni singolo associato la capacità, l’attenzione, la propensione “incontrollabile” a far dialogare le persone, a togliere gli ingombri che impediscono il dialogo a proporre soluzioni di sintesi è questione di dna. La terza è la Corresponsabilità per la quale l’Azione Cattolica sa farsi carico insieme agli altri interlocutori e non da sola delle necessità delle persone, della comunità ecclesiale o civile, della Chiesa. Come ha concluso il nostro Presidente rivolgendosi al nostro Vescovo: “Grazie per essere sulla barca con noi. Non siamo perfetti, vogliamo essere all’altezza. Alle sue attese ed alla Chiesa di Verona vogliamo dire: ci siamo!” Applausi. come meta alla quale ciascun associato deve tendere, con i propri limiti e le proprie ricchezze. Ci permette di ritrovarci senza necessità di fare chissà cosa, semplicemente stando insieme per ricordare la motivazione che ci spinge a dire “si”, a rinnovare annualmente un impegno difficile e stimolante. In vista della Festa dell’Adesione, sarebbe bello che ciascuno di noi trovasse del tempo per meditare sulle parole che più di un anno fa Papa Francesco rivolse anche a ciascuno di noi, provando a pensarle come rivolte proprio per sè, per trovarci a fare una festa vera: Quando la chiesa diventa una O.N.G. perde il sale, non ha sapore, è solo una vuota organizzazione. Siate furbi: il diavolo ci inganna, c’è il pericolo dell’efficientismo […]. Il valore della Chiesa fondamentalmente è vivere il Vangelo e dare testimonianza, sale della terra e luce del mondo e lievito del Regno di Dio. Testimonianza dell’amore fraterno, della solidarietà della condivisione […]. Non possiamo occuparci solo di noi, chiuderci nella solitudine e nello scoraggiamento e nel senso di impotenza di fronte ai problemi. Se ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con le persone che la pensano come me, la Chiesa diventa chiusa e si ammala. Pensate a una stanza chiusa per un anno: quando entri odora di umidità. La Chiesa deve uscire da se stessa, verso le periferie esistenziali, uscire. Gesù ci dice: andate in tutto il mondo, predicate, date testimonianza del Vangelo. Se uno va fuori di se stesso, certo, può succedere un incidente, come chi va in strada. Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata che una Chiesa malata di chiusura. Uscite fuori, incontrando tutti, senza negoziare la nostra appartenenza [Papa Francesco, 18 maggio 2013]. ASSOCIAZIONE LA VEGLIA DELL’ADESIONE DELL’AZIONE CATTOLICA 09 Trasformare tutto e arrivare a tutti di Claudio Bolcato Presidente diocesano A zione Cattolica “en salida”: è questo lo slogan che potrebbe riassumere idealmente Festinsieme 2014, il tradizionale appuntamento di inizio anno dell’Azione Cattolica di Verona che riunisce, dopo la pausa estiva, tutti i Responsabili diocesani e parrocchiali e che quest’anno, lo scorso 14 settembre, è stato vissuto presso la parrocchia di San Giovanni Battista in San Giovanni Lupatoto. Un appuntamento che, alla tradizionale intensità, quest’anno ha aggiunto ulteriori sollecitazioni, perché ha rappresentato anche il momento per approfondire, discutere e approvare le Linee Triennali 2014/2017, lo strumento associativo attraverso con il quale ogni tre anni si rilegge la storia e il percorso dell’Azione Cattolica veronese e si stabiliscono nuove mete ed obiettivi, secondo le indicazioni dell’associazione nazionale e della Chiesa diocesana. Proprio su questo aspetto si é incentrata la mattinata, che ha visto alternarsi una lunga serie di relatori: gli ex presidenti diocesani Roberto Marrella, Andrea Costa e Marco Dal Forno, il Presidente delle Acli di Verona Italo Sandrini, l’assessore 10 #1|febbraio2015 alle politiche sociali, per la famiglia e per il lavoro di San Giovanni Lupatoto Francesco Bottacini e il parroco uscente don Lanfranco Magrinelli, oltre ai responsabili associativi diocesani e parrocchiali. Se dovessimo sintetizzare in poche, semplici parole le Linee Triennali, probabilmente le più adatte sarebbero Comunione, Corresponsabilità, Lavoro e Famiglia: in sostanza una forte e tradizionale attenzione alle vicende ecclesiali ma anche apertura alle vicende sociali e culturali del nostro tempo. Al di là delle “cose da fare”, è comunque sull’idea di fondo delle Linee Triennale che è opportuno soffermarci per sviluppare qualche riflessione più approfondita. L’obiettivo è quello di realizzare concretamente l’opzione missionaria di Papa Francesco, “trasformare tutto e arrivare a tutti”, assumendo in modo deciso le sfide del nostro tempo, attraverso la realizzazione di azioni in comunione con la Chiesa diocesana e dove ogni suo membro vive la sua vita quotidiana. Già nel grande incontro del 3 maggio 2014 con i Presidenti parrocchiali di tutta Italia, Papa Francesco ci ha indicato bene comune in tutti gli ambiti e con tutte le persone di buona volontà. Pur nei tempi contingentati della giornata, non sono mancate le riflessioni spirituali condotte dagli Assistenti diocesani don Roberto Tebaldi, don Gabriele Avesani e don Riccardo Feltre, che hanno sviluppato il tema dell’interiorità, con un forte richiamo ai fondamenti della vita cristiana: partecipazione alla Santa Messa, anche feriale, frequenza dei sacramenti, in particolare la confessione, comportamenti coerenti con il Vangelo. Approvate all’unanimità le Linee Triennali, il pomeriggio è stato dedicato alla presentazione dei programmi associativi suddivisi nei tre settori: ACR, Giovani e Adulti, secondo le specificità tipiche di ciascuno ma con la comune consapevolezza che i migliori risultati si otterranno se l’associazione saprà muoversi con unità d’intenti e mettendo al primo posto la cura della formazione personale e di gruppo, per formare un laicato maturo, a servizio dei progetti pastorali con disponibilità, senza che per questo venga meno l’impegno proprio della sua vocazione laicale di evangelizzare il temporale in tutti gli ambiti della vita. L’Azione Cattolica di Verona raccoglie l’iniziativa promossa dal quotidiano cattolico “La Croce” per chiedere ai potenti della terra e alle Nazioni Unite di indire una moratoria sull’applicazione delle leggi che consentono di accedere a forme di genitorialità surrogata in tutto il mondo, nel rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli che più fatica fanno a far valere i propri diritti umani e civili come le donne in condizioni di bisogno e i bambini appena nati. Nella neolingua di chi pensa che esista un diritto ad avere un figlio – ignorando l’unico vero diritto che è quello di un figlio a non essere considerato un prodotto da acquistare (oltre a quello di avere un papà e una mamma che non l’hanno ridotto a cosa) – alcuni governi hanno consentito al varo di normative che prevedono la “gestazione di sostegno”, la “gestazione per altri” o, appunto, la “maternità surrogata”. Sono tutte espressioni che servono a mascherare la realtà dei fatti. Si chiama comunemente utero in affitto, perché questo è: un passaggio di denaro tra un acquirente e un venditore, la cui finalità è la consegna alla fine del processo di un “prodotto” che è però un essere umano. Un bambino. I firmatari di questo documento affermano che le persone non sono cose, gli esseri umani non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini. Il desiderio di avere un figlio è un desiderio naturale che non può travalicare i limiti della natura stessa e mai e poi mai legittima l’attivazione di meccanismi di compravendita. I figli non si pagano. Raccogli le firme nella tua parrocchia e tra i tuoi soci e portale al Carrefour! Sul sito www.acverona.it trovi i moduli e le informazioni necessarie. ASSOCIAZIONE AZIONE CATTOLICA “EN SALIDA” alcuni criteri di azione specifici, dandoci come bussola il Concilio Vaticano II e come riferimento l’Evangelii Gaudium. Con la frase “Azione Cattolica en salida” si vuole indicare un’associazione capace di uscire da sé stessa, per incontrare tutte le realtà, pronta a prendere l’iniziativa senza paura, sapendo coinvolgersi con opere e gesti, superando le distanze ed esercitando il discernimento, andando alle periferie geografiche ed esistenziali, verso ciò che è diverso ed emarginato, valorizzando alcune precise caratteristiche associative, che sono la popolarità, la capillarità e la corresponsabilità. Popolarità, perché parte di un popolo, perché stiamo con la gente , perché siamo persone di ogni condizione senza distinzioni sociali. Capillarità, ovvero presenza nei quartieri, nelle parrocchie, in famiglia, nello studio e nel lavoro, in città e nel mondo rurale, negli ambiti propri della vita di ogni membro di AC e nei luoghi dove si prendono decisioni e si elabora la cultura. E infine Corresponsabilità, da esercitare negli ambiti ecclesiali e sociali, nell’incontro personale e comunitario, nell’impegno sociale e politico, negli sforzi per la costruzione del 11 di Tommaso Cavagnari Educatore ACR di Dossobuono “Carissimi […] In questo giorni pensavo che ormai è da quasi 30 anni che conosco la realtà dell’ACR, perché il mio cammino in Azione Cattolica, come per tanti di voi, è partito da lì: avevo 8 o 9 anni e avevo cominciato a frequentare il gruppo al sabato pomeriggio nella mia parrocchia di Villafontana. Sono stati anni in cui il Signore, attraverso l’incontro con gli amici, la sua Parola, il sacerdote, la suora, gli educatori, gettava dentro di me due semi fecondi: perché due? Il primo, quello che era più evidente già allora, era l’affetto per la Chiesa, per la mia comunità parrocchiale, per la gente. È questa la caratteristica più bella dell’Azione Cattolica: sì, amare la Chiesa! La Chiesa così com’è: quella della vostra parrocchia, i vostri preti e la vostra gente, quella che incontrate ogni giorno a casa, a scuola e sul lavoro; poi la Chiesa diocesana e universale, in sintonia con il vescovo e il papa. E ra il 16 ottobre 1983, quando sulla porta principale della chiesa di Santa Maria Maddalena a Dossobuono fu appeso un fiocco rosa: anche nella nostra comunità era nata l’Azione Cattolica Ragazzi! Trentun anni dopo, in occasione della Festa dell’Adesione, abbiamo voluto simbolicamente ricordare l’importante tappa dei 30 anni raggiunta nella storia del nostro cammino. Un cammino che, scorrendo la mostra fotografica allestita per l’occasione nella nostra chiesa, siamo sempre più convinti essere una valida e significativa proposta per tutti i ragazzi, un luogo di incontro, di gioco e di preghiera, di crescita personale, nelle relazioni con gli altri e nell’amicizia con Gesù. Quante attività, quante iniziative, soprattutto quanti volti hanno segnato anno dopo anno questa fantastica avventura, giovani educatori che in passato si sono messi con amore a servizio dei ragazzi e che oggi proseguono il loro impegno nella Chiesa, sacerdoti assistenti che ci hanno guidato con passione, bambini che sono cresciuti nell’associazione fino a diventare a loro volta educatori dei nuovi ragazzi, che hanno iniziato ora la loro esperienza nell’ACR. Fare una sosta per guardare alla strada percorsa finora significa, dunque, ringraziare il Signore per tutti i doni che ha voluto offrirci in questi anni, per la sua presenza e l’Amore che ci hanno accompagnati lungo tutto il tragitto, un po’ come Abramo che nel suo viaggio verso Canaan, fiducioso nella promessa di Dio, ad ogni sosta erigeva altari al Signore (cfr. Gen 12-13). Riprendendo le parole di Papa Francesco all’Azione Cattolica a conclusione della XV Assemblea Nazionale, il nostro parroco e assistente ha voluto ricordare che anche i ragazzi, insieme ai giovani e agli adulti, sono chiamati a vivere i tre verbi “Rimanere, andare, gioire”, che segnano anche la storia di Maria: rimanere in Gesù, come i tralci alla vite per portare frutti buoni, come Maria che si è fidata di Dio e ha ascoltato la Sua Parola; andare 12 #1|febbraio2015 ad annunciare il Suo Amore, nei piccoli gesti quotidiani, come Maria che, ricevuto l’Annuncio, corre dalla cugina Elisabetta; mostrare la gioia dell’incontro con Gesù, come Maria nel Magnificat, una gioia che si trasmette ad Elisabetta e al figlio che ha in grembo, come il sorriso di un bambino che porta subito allegria e scalda il cuore. «Cari ragazzi, Gesù vi vuole bene, vuole essere vostro amico; vuole essere amico di tutti i ragazzi! Siete convinti? Bene! Se ne siete convinti, sicuramente saprete trasmettere la gioia di questa amicizia dappertutto: a casa, in parrocchia, a scuola, con gli amici… E saprete testimoniarlo comportandovi da veri cristiani: pronti a dare una mano a chi ha bisogno, senza giudicare gli altri, senza parlare male. Buon cammino, sempre uniti a Gesù» (Papa Francesco all’ACR, 20-12-2013) I ragazzi possono essere all’altezza di questo compito, possono davvero essere protagonisti della loro vita e del loro cammino di fede e proprio da questa convinzione all’interno dell’Azione Questo amore allarga veramente il cuore perché chi è di Azione Cattolica non ama solo alcune persone in particolare, ma nel suo cuore porta veramente tutti. […] Un cuore aperto, un cuore pronto ad accogliere tutti, ad ascoltare tutti, a farsi prossimo a tutti, con pazienza, umiltà, generosità, talvolta con fatica ma alla fine sempre con quella serenità d’animo e quella affabilità che ci porta ad essere “sale della terra e luce del mondo”, “città posta sul monte” (cfr. Mt 5) affinché il mondo attorno a noi sia più splendente, più saporito e le nostre buone opere portino gli altri all’incontro con Dio. Il secondo seme è un seme più personale, di cui dovrò sempre rendere grazie al Signore: il dono della mia vocazione. Se sono prete lo sono e lo devo all’Azione Cattolica che mi ha aiutato a legare il mio cuore al Signore: sì, a partire dall’ACR ho imparato a pregare, a custodire gelosamente l’incontro con Gesù. […] È stato questo il terreno fecondo nel quale è maturata la mia vocazione al sacerdozio, durante il quale ho vissuto sei splendidi anni a servizio di colei che ha generato la mia vocazione: l’AC! Quindi, a voi, ragazzi ed educatori, auguro di capire la strada che il Signore sta tracciando per i vostri passi: non abbiate paura di dire “sì”, un “sì” generoso e fedele; non abbiate paura di cercare e ricercare quello che il Signore vuole da voi, perché nella misura in cui vi fiderete e vi consegnerete a lui, lui vi metterà fra le mani doni ancora più grandi. UN’ESTATE INDIMENTICABILE di Claudio Bolcato Presidente diocesano Quando sali dalla pianura verso il Monte Loffa, puoi fare molti incontri: camminatori attrezzati di tutto punto insieme a semplici escursioni della domenica, scoiattoli e lepri che ti attraversano improvvisamente la strada, oppure come spesso in questa estate, nuvole basse che ti nascondono improvvisamente il paesaggio. Immerso nei tuoi pensieri puoi anche far finta di non vedere tutto ciò e andare oltre. Arrivati alla Casa di San Giovanni in Loffa ti imbatti invece in gruppi di ragazzi, giovani, adulti che ti accolgono serenamente e gioiosamente, smaniosi di raccontarti la loro esperienze, carichi di entusiasmo: ciò non può lasciarti indifferente e non coinvolgere. Questo è successo a tante persone per oltre due mesi, durante i quali si è svolta la lunga estate dell’Azione Cattolica di Verona. Tre parole sintetizzano questo periodo: formazione, fede e amicizia. Sono da sempre le parole d’ordine dell’estate dell’Azione Cattolica, ma soprattutto di quel luogo sul Monte Loffa che diventa di volta in volta un bosco incantato, il set di un film, l’ambientazione di un cartone animato. A queste parole mi permetto di affiancarne altre tre: disponibilità, coraggio, gioia. Disponibilità di tante persone, educatori, animatori, cuochi e sguatteri, assistenti che hanno prestato il loro servizio in maniera gratuita e disinteressata, con nel cuore il moto “niente per dovere, tutto per amore”. Coraggio, che ti permette di gestire con serenità gli imprevisti organizzativi, ma anche di affrontare tematiche complesse e di mettersi in gioco rischiando nuove vie e modalità educative per stare al passo con i tempi. Gioia, per l’intensità dell’esperienza vissuta, trapelata nei tanti abbracci di un fine campo, dove ti rendi conto aver vissuto un’esperienza che fra qualche anno riemergerà forte nel tuo cuore suscitandoti ancora emozione e voglia di riviverla. Grazie a tutti, vi siete regalati un’altra, l’ennesima, estate indimenticabile! RAGAZZI 30 ANNI DI CAMMINO Cattolica è nato nel 1969 il settore dell’ACR. Vogliamo quindi condividere con tutti voi la nostra gioia, perché, forti della storia che ci precede, prendiamo coraggio e slancio per proseguire con rinnovato entusiasmo questo meraviglioso cammino! A conclusione, riportiamo un pensiero di don Alessandro, che per sei anni è stato assistente diocesano per l’ACR e che al nostro invito a partecipare alla festa ci ha scritto alcune righe. 13 di Centri Diocesani ACR e Giovani di AC C he cosa si intende per “formazione”? Il termine sembra fare riferimento ad un’azione che porta ad acquisire una “forma” e che consente, quindi, a ciascuno di assumere un’identità specifica. Ciò si traduce e diventa quindi riconoscibile nello stile di vita proprio di ogni persona. Secondo il testo base del Progetto Formativo dell’Azione Cattolica Italiana, “la formazione è un processo che in ultima istanza avviene nel cuore, nella coscienza personale”. Si rendono, dunque, necessari un impegno e una scelta personali per dare alla vita la forma del volto di Dio; tale punto diventa imprescindibile, dal momento che siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza. Ottiene, quindi, un significato chiaro l’espressione del nostro Progetto Formativo “Perché sia formato Cristo in voi”. Risulta immediato il motivo per cui l’Azione Cattolica faccia della formazione una priorità assoluta. L’azione formativa procede, innanzitutto, attraverso la Parola di Dio, ma anche grazie alla vicinanza di una comunità. A questo livello interviene l’Azione Cattolica, che fornisce esperienze significative con le sue proposte, il suo progetto, la sua tradizione, i suoi testimoni. Cosa ha a che fare con tutto questo un educatore di AC? L’educatore è un figura fondamentale perché propone e sollecita i ragazzi, verso i quali svolge il suo servizio, a mettersi in gioco e a dare forma alla loro vita. È quindi fondamentale che lui stesso, per primo, scelga 14 #1|febbraio2015 liberamente di fare proprie delle esperienze, attribuendo loro un significato e un valore che gli consentano di acquisire una consapevolezza personale e di maturare umanamente e nella fede. L’azione formativa dell’educatore nei confronti dei più giovani ha caratteristiche precise e prevede il fatto di mettersi in sintonia con il loro percorso. L’efficacia si ha nel momento in cui lui stesso ha acquisito competenze relazionali e culturali e assimilato dei contenuti di fede. Emerge, quindi, il compito dell’Associazione diocesana di offrire agli educatori dei momenti strutturati di formazione, fornendo loro gli strumenti essenziali al compito educativo, completando la loro preparazione, sostenendoli e accompagnandoli. Dal momento che tale processo non prevede un “assorbimento” passivo dei concetti, ciascun educatore deve sentirsi chiamato ad avere cura di sé e del proprio ruolo, decidendo di compiere un cammino specifico. Tale atteggiamento consente di sviluppare qualità che si credeva di non avere, attraverso un attento lavoro su di sé e condividendo con gli altri la propria esperienza associativa e di vita. Ed ecco, dunque, riempirsi la casa di San Giovanni in Loffa con una cinquantina di giovani di AC, tra educatori e responsabili parrocchiali, in un fine-settimana al termine del mese di settembre. I temi trattati in tale occasione sono stati ampi e di vario genere, seppur mirati verso gli specifici destinatari: dalle considerano “già arrivate”; sono costantemente e consapevolmente in cammino e decidono di condividerlo con i più giovani per dare loro una testimonianza vera, autentica e, come scritto nel Progetto Formativo, un “accompagnamento competente e cordiale”. “Per noi che abbiamo scelto di essere di Azione Cattolica, l’azione formativa ha come soggetto qualificante l’associazione: abbiamo scelto l’AC anche perché apprezziamo la sua proposta formativa e riconosciamo che essa costituisce un aiuto importante per la nostra crescita nella fede” (Progetto Formativo – Perché sia formato Cristo in voi). STRUMENTI PER LA QUARESIMA La Quaresima è tempo di ascolto della parola di Dio. Il cammino quaresimale è anche un cammino di fede, che non può essere fatto senza un riferimento alla parola di Dio che la Chiesa distribuisce con abbondanza in questo tempo santo. Le pratiche quaresimali vanno accompagnate dall’ascolto assiduo della parola di Dio: alcuni strumenti ci possono accompagnare in questo tempo di conversione. Incontri di preghiera quaresimale • mercoledì 25 febbraio, ore 20:45, presso la parrocchia di Mozzecane • mercoledì 4 marzo, ore 20:45, presso la parrocchia di Castagnaro • mercoledì 11 marzo, ore 20:45, presso la parrocchia di Cavaion • mercoledì 25 marzo, ore 20:45, presso la parrocchia di Gesù Divin Lavoratore Testi per la preghiera quotidiana di Quaresima e Pasqua Per vivere al meglio il tempo speciale della Quaresima e Pasqua, per prenderci cura di noi alla luce della Parola e far fruttificare pienamente quanto Dio ci dà, l’Editrice AVE propone, suddivisi per fascie d’età, degli spunti di preghiera quotidiani, a partire dal brano del Vangelo del giorno. Esercizi spirituali Un tempo forte per fermarsi all’ascolto della Parola di Dio un tempo forte per ri-orientare la propria vita al mistero di Dio. Tre diverse proposte: • 06-08 Marzo 2015 per tutti i giovani dai 18 ai 30-35 anni • 01-03 Maggio 2015 per giovani coppie • 30 aprile- 3 maggio per tutti i giovani dai 18 ai 30-35 anni Per info e iscrizioni visita il sito del CPAG (www.giovaniverona.it). RAGAZZI LA FORMAZIONE AL CENTRO caratteristiche tipiche dell’educatore di Azione Cattolica all’importanza della costruzione del dialogo e del modo di comunicare di un responsabile. Tale formazione trova completamento nell’appuntamento previsto per domenica 26 ottobre, con approfondimenti sul Vangelo che ci accompagnerà per l’intero anno associativo entrante, per farlo diventare parte della nostra vita. Le proposte formative realizzate a livello diocesano si avvalgono per lo più della disponibilità e del contributo di educatori “più grandi” che si mettono a servizio nei Centri Diocesani di Azione Cattolica o che collaborano con essi. Queste persone non si 15 di Eleonora Rocchi Vice Presidente diocesana Giovani Alessandra Allegrini Responsabile diocesana ACR 11 -17 agosto 2014: è andato in onda il Campo Base! Appuntamento fondamentale del Tempo d’Estate Eccezionale, ovvero dell’estate dei campi scuola di Azione Cattolica, il Campo Base - edizione 2014 - ha visto protagonisti ventidue giovani basisti provenienti da dieci diverse parrocchie dislocate in ogni angolo della Diocesi di Verona. Diciotto/ ventenni, giovani comuni, giovani di oggi, ma ben distanti da quelli dipinti dalle cronache dei giornali e dai rotocalchi. Giovani speciali, caratterizzati certo da tanta voglia di divertirsi e stare insieme, ma anche dalla volontà di condividere qualcosa di più profondo, una ricerca, una tensione autentica all’altro, le proprie idee ma anche le proprie difficoltà. Ed è proprio lo spirito con cui hanno accolto questa proposta che ha permesso loro di vivere in pienezza questa forte esperienza di discernimento. Il percorso del Campo Base è molto intenso ed articolato e si basa su tre tappe ben precise: 16 #1|febbraio2015 l’incontro con sé stessi, l’incontro con l’altro e l’incontro con Dio. Percorso non banale, specialmente se vissuto con la curiosità e l’intensità di questo gruppo di basisti, che sin da subito si è messo in gioco dimostrando che i giovani si sanno ancora entusiasmare della ricerca di ciò che davvero è importante nella vita. Temi importanti, che sono stati affrontati dal gruppo con grande maturità, ma certamente non senza difficoltà, poiché vanno a coinvolgere il vissuto personale, la vita nel mondo moderno, spesso in contrasto con i valori, o forse i non-valori, della società, e la prospettiva del futuro. Tante sollecitazioni, lanciate sia dall’equipe che dai ragazzi stessi, attraverso momenti di gruppo, di condivisione in assemblea, di confronto personale, di preghiera, di deserto, ma anche durante i momenti conviviali e di tempo libero, tanta era la voglia di condividere le riflessioni frutto della giornata, ma anche custodite nel cuore da tempo, consapevoli di essere liberi di esprimere il proprio sentire senza paura di essere di infondere insegnamenti, ma piuttosto condividendo con i basisti il proprio modo di vivere la fede nel quotidiano, più che nella straordinarietà del tempo del campo. Perché in fondo essere cristiani vuol dire essere testimoni di Gesù. Ma prima di dare la testimonianza, è necessario averla ricevuta, rendersene conto. Da questo deriva l’esserne grati e quindi sentirsi responsabili verso gli altri. Il testimone è colui che nell’accogliere la testimonianza è cresciuto, se ne è lasciato purificare e plasmare e proprio perché sa di questa “grazia” ricevuta è in grado di avvertire l’importanza di renderla, di restituirla, di donarla. Un’intensa esperienza di formazione quindi, un tempo straordinario che però non ha valenza se vissuto a sé, ma solo se inserito in un cammino ordinario poiché è proprio la quotidianità il luogo nel quale realizzarsi in una crescita coerente, che dimostra nei fatti la gioia di camminare ogni giorno verso il Signore, in compagnia Sua e di una grande famiglia di fratelli. NIENTE PER DOVERE, TUTTO PER AMORE di Giulia, Alice, Marianna Dall’11 al 17 agosto si è tenuto presso la casa di san Giovanni in Loffa a Sant’Anna d’Alfaedo il campo base di Azione Cattolica. Hanno partecipato 22 ragazzi tra i 18 e i 21 anni e tra di loro c’erano anche tre ragazze della parrocchia di Gesù Divino Lavoratore: Alice, Giulia e Marianna. È stata una settimana molto intensa che ha offerto ai giovani la possibilità di riflettere su se stessi, grazie all’aiuto e il sostegno dell’equipe composta dagli educatori AC del centro diocesano, giovani disponibili e pronti al dialogo che hanno saputo dare ai ragazzi una concreta testimonianza. Accanto a loro i sacerdoti assistenti hanno guidato i momenti di preghiera che sono stati un’occasione per approfondire il cammino di fede. Ogni giorno venivano affrontate diverse tematiche che riguardavano: la cultura dei giovani d’oggi, il discernimento, le relazioni e la scoperta dell’importanza della propria vocazione. C’erano poi momenti di gruppo in cui si rielaborava e approfondiva l’argomento proposto, per poi condividere la riflessione con l’intera assemblea. Inoltre non mancavano i momenti di svago e il tempo libero per conoscerci tra noi. È stata una settimana che ha stimolato in noi il desiderio di spendere parte del proprio tempo al servizio della parrocchia. Ci si è resi consapevoli che la formazione personale sia culturale che di fede è la base perché ogni servizio non si esaurisca in un semplice “fare”, ma diventi stile di vita. Per noi ragazze di GDL è stata una settimana dove abbiamo sperimentato due dimensioni della vita: crisis e anastasis. Crisi, perché abbiamo rotto i compromessi forzati con la società e i dis-valori che in modo esplicito e spesso implicito impone; anastasis, ovvero rinascita, perché ci è stato proposto un modello e uno stile di vita diverso, più profondo, che senza giudicare la società, ci pone in atteggiamento più critico per compiere delle scelte consapevoli e coerenti ai valori della fede. Cari amici, go for it! GIOVANI TESTIMONI E RESPONSABILI OGGI – IL CAMPO BASE 2014 giudicati, senza sovrastrutture, perché ascoltati e accolti da persone che erano lì proprio per poter condividere ed ascoltare ed accogliere, per amore e non per dovere. Il gruppo di giovani è stato guidato, o meglio, accompagnato, da un’equipe di Azione Cattolica composta dai responsabili diocesani del Settore Giovani e dell’ACR, dai componenti dei centri diocesani, e da figure di riferimento spirituale quali don Damiano Zanconato, suor Marika Manfredini, don Francesco Marini e dall’Assistente di AC don Riccardo Feltre. Guidare o meglio accompagnare, perché il compito dell’equipe è stato ovviamente quello di organizzare il campo scuola, preparare la proposta di attività e guidarne i vari momenti, ma non solo: non avendo di fronte dei bambini ma giovani oramai formati, è stato chiesto agli animatori di vivere in prima persona l’esperienza nei vari momenti senza sottrarsi ad un libero confronto coi basisti, accompagnandoli come fratelli maggiori, con un tratto di strada in più alle spalle, ma ancora in cammino. Si è chiesto all’equipe di essere testimone, senza necessità 17 CUSTODI DI PERSONE di Martina Lonardi educatrice della parrocchia di Casette di Legnago 18 #1|febbraio2015 coetanei, che abbiamo dei conflitti aperti con il mondo degli adulti che ci sembra così diverso e distante dal nostro modo di vedere. Ma i germi seminati dalla nostra famiglia dentro di noi hanno bisogno di crescere e di essere nutriti, prima di poter uscire allo scoperto. Prima di poter diventare anche noi, a nostro tempo, una famiglia, dove ci si custodisce reciprocamente. PER FARE UN CAMPO CI VUOLE… C di Martina Lonardi educatrice della parrocchia di Casette di Legnago quando dovrebbe iniziare a sperimentare il mondo da solo… Non è così, non c’è il percorso universale che funziona per tutti, ma c’è la Guida che ti aiuta sempre durante il cammino: la luce di Dio e Gesù che camminano davanti a noi e al nostro fianco. Anche quando non li sentiamo, anche e soprattutto nei momenti più bui. Certamente la famiglia è il luogo di formazione per eccellenza, è il contesto nel quale impariamo il valore del servizio, è il luogo attraverso il quale partecipiamo allo sviluppo della società e nel quale celebriamo la vita e la missione della chiesa. Sembrano tanti concetti irraggiungibili. In realtà sono già dentro di noi, giovani e ragazzi: saper identificare i ruoli di ciascun componente della famiglia, riconoscendo, anche se a volte scotta farlo, l’autorevolezza dei genitori, che cercano di aiutarci e contemporaneamente di lasciarci liberi di cercare la nostra strada. Riuscire ad essere, nonostante la pressione della società e delle persone che conosciamo, dei giovani cristiani che credono nel valore della famiglia, che “Cosa vuol dire fare un campo di AC?” Mi sono fatta questa domanda molte volte ma la risposta non è mai stata così chiara come quest’anno, e voglio condividere cos’ha significato per me. Mi chiamo Martina, ho 24 anni e vengo dalla parrocchia di Chievo,da piccola andavo all’ACR, da 6 anni svolgo il servizio di educatrice e da 3 anche da responsabile. Non ho mai avuto nessuna esperienza con i GVSS e per questo non mi aspettavo di ricevere la chiamata di Don Riccardo, assistente diocesano, che mi chiedeva di fare la responsabile al campo III media/GVSS di quest’estate. Non avevo mai fatto la responsabile ad un campo e non avevo mai fatto campi GVSS, ma quando mi ha chiamata Don Riccardo, con la fede e la sua piena fiducia, l’unica risposta che potevo dare, nonostante i mille dubbi e paure, era solo un grande SI. Ed è grazie alla sua fede, fiducia e positività che ho potuto affrontare una settimana incredibile. Poi ho scoperto che il campo sarebbe stato sulle Beatitudini...tutti sappiamo quante e quali sono le Beatitudini giusto? 9, 8+1, 7+2....ogni volta si cerca di indovinare perchè nessuno si ricorda mai di preciso...ma quante volte abbiamo sentito questo Vangelo a Messa, ai gruppi, ai matrimoni? E quante volte invece abbiamo cercato di approfondire il tema? Essere educatrice e responsabile AC per me vuol dire entrare talmente nel profondo nel tema che a distanza di mesi mi ritrovo a cercare di associare le beatitudini alle situazioni che vivo, ai discorsi e alle formazioni che seguo, alle attività che svolgo. Fare un campo di AC vuol dire trovare degli educatori più esperti e preparati di te che si mettono a servizio degli altri con umiltà, la stessa umiltà e voglia di imparare e di fare che trovi negli educatori alla prima esperienza. Vuol dire rendersi conto che dove non arriva uno arriva l’altro; vuol dire parlare con loro e sentirsi accolti, ascoltati; vuol dire vedere la sensibilità e l’attenzione per i ragazzi nei loro volti e nelle loro parole; vuol dire trovare dei giovani che testimoniano Gesù con la loro vita. Fare un campo di AC vuol dire avere 2 ragazzi di 19 anni che tengono pulita una casa con 90 persone senza mai lamentarsi ed avere 6 cuochi il cui unico obiettivo è quello di farci stare bene; a queste persone va un grazie immenso. Ed infine fare un campo di AC è trovarsi davanti il primo giorno 68 ragazzi da 9 parrocchie diverse, che stanno in silenzio per ascoltare quello che hai da dire, e capisci che tutto andrà bene, che ti trovi davanti dei ragazzi che non si arrendono davanti alle difficoltà e alle incomprensioni, che accettano tutte le proposte che ricevono, che alla mattina fanno le Lodi senza mai lamentarsi. Ad un campo di AC i ragazzi si mettono a scavare in profondità dentro loro stessi, e davanti a persone che conoscono solo da pochi giorni trovano il coraggio di tirare fuori tutto, perchè in pochi giorni quelle persone riescono a darti più di quanto immagini e anche una sola parola da parte loro è una ricchezza unica. Fare questo campo di AC ha voluto dire, per i ragazzi e gli educatori, entrare in ogni singola beatitudine, portarle nella nostra vita e fare un passo in più sulla strada che ci indica Dio e che ci porta ad essere beati, ad essere felici. GIOVANI i sono tanti tipi di famiglia. C’è la propria famiglia di nascita, quella con la quale si cresce, quella con cui si sperimentano le prime relazioni tra persone. E ci sono quelle che ti scegli nel corso della vita: dal gruppo di amici, vera e propria famiglia per ragazzi e adolescenti, al gruppo educatori; dalla classe affiatata alle superiori, al gruppo di genitori che condivide le gioie e le difficoltà dell’essere punto di riferimento. Si parla moltissimo in questi ultimi mesi di crisi della famiglia, di crisi dei rapporti all’interno dei nuclei, anche in quelli cattolici. Tanto da spingere papa Francesco a convocare un Sinodo straordinario con argomento di discussione proprio i cambiamenti che hanno modificato le famiglie di tutto il mondo. E anche noi giovani non siamo rimasti sordi a questo richiamo: a fine novembre ci siamo ritrovati a San Giovanni in Loffa per confrontarci e discutere di famiglia, tema che sembra tanto semplice ma al tempo stesso davvero complesso. Solo partendo dalle basi, da un ascolto reciproco e dalla disponibilità di dialogo, nonostante le diverse opinioni, si crea il primo nucleo di famiglia. Parole che sembrano dimenticate, come permesso, grazie e scusa, devono nuovamente entrare nel nostro vocabolario di tutti i giorni, lasciando perdere le continue lamentele. Ispirandoci anche a quella che è la nostra famiglia di riferimento, la famiglia di Nazareth: un sì detto con umiltà e disponibilità, lasciando spazio a Dio e all’umanità, entrati nell’esistenza di Maria e Giuseppe, che si sono fatti guida reciprocamente e sono diventati compagni di viaggio. Un viaggio che non è lineare, dove non esiste il percorso giusto e quello errato: mille domande assillano i genitori, riguardo cosa è meglio fare per il proprio figlio, da cosa è meglio proteggerlo e ha una morale che la sostiene e che non è usa e getta. Riconoscere che solo come famiglie siamo la vera ricchezza della Chiesa; che solo tante famiglie insieme riescono ad essere una Parrocchia, famiglia di Dio e di tutti. Grandi passi, grandi parole ed idee per noi che fatichiamo a relazionarci con i nostri amici e 19 IL CONSIGLIO DI AZIONE CATTOLICA, SUGGERIMENTI PER IL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE di Roberto Marrella Consigliere diocesano Infine il Consiglio è fatto “insieme” in amicizia e comunione tra noi. Questo è l’aspetto più bello! E se c’è questo non ci sono sfide impossibili! Partecipare al Consiglio (che sia di AC o Parrocchiale) non è una passeggiata. E’ un impegno serio, talvolta si direbbe anche un po’ “pesante” ma si basa sulla volontà e la determinazione di “servir bene”. Se manca questo il resto …. “è vanità” Tutto questo discorso a quale scopo? Per suggerire a chi lo desideri di verificare le competenze e modalità che in questi anni si sono sviluppate ed aggiornate in Azione Cattolica per trarre spunto o idee utili alla crescita dei nostri Consigli Pastorali Parrocchiali. LA CHIESA È INDIFFERENTE DI FRONTE ALL’EVASIONE FISCALE? L Il Consiglio di AC è un’organismo di condivisione e decisione per molti aspetti simile al CPP. Ad esempio: è formato dai rappresentanti di tre settori diversi (giovani, adulti, ragazzi) che però sono chiamati ad essere responsabili insieme (corresponsabili), con i sacerdoti, di tutta l’associazione e non solo del proprio settore. Per affrontare questo impegno i membri del Consiglio hanno occasioni di formazione costante la cui importanza è data dai contenuti ma anche dal fare comunità. E’ una formazione fatta insieme, ricca di confronti, esperienze, pensieri sul “fare” ma, soprattutto, sull’ “essere” e sullo “trasmettere”. Gli incontri iniziano puntuali ma, con buona pace degli organizzatori, quasi mai riescono a mantenere gli orari perchè le persone si raccontano, si conoscono, si aggiornano, scambiano opinioni, commentano, ascoltano, … questa stessa esperienza è quella che devono riportare a casa in modo che avvenga così anche nei gruppi, in associazione, in parrocchia! Studio, competenza, impegno ma contemporaneamente conoscenza, relazione, amicizia, preghiera. E’ importante dare spazio a questa forma di relazione perché il Consiglio (anche quello parrocchiale) anima, cioè “dà l’anima” all’associazione (alla Parrocchia). Non si tratta solo di organizzare bene, distribuire compiti ed attività… ma anche di far conoscere le persone, #1|febbraio2015 Da qualche anno a questa parte, è di attualità il dibattito sulla evasione fiscale nella nostra Italia. Già il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes, al n.30, afferma: “Non pochi non si vergognano di evadere, con vari sotterfugi e frodi, le giuste imposte o altri obblighi sociali”. Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Sollicitudo rei socialis, al n.41: “La Chiesa non rinuncia a stigmatizzare la pratica dell’evasione fiscale”. Benedetto XVI, nella sua terza Enciclica sociale Caritas in veritate ha scritto: “La dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto che la giustizia riguarda tutte le fasi dell’attività economica, perché questa ha sempre a che fare con l’uomo e con le sue esigenze. Il reperimento delle sue risorse, i finanziamenti, la produzione, il consumo e tutte le altre fasi del ciclo economico hanno ineluttabilmente implicazioni morali”. Quindi, il reperimento delle risorse, attraverso le giuste imposte, che non devono essere evase. Per quanto concerne il sistema fiscale, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, al n.355, chiede che nell’imposizione dei tributi ci sia “razionalità ed equità”, per evitare che gli oneri siano sproporzionati. Senza che questo sia confuso con un inaccettabile beneplacito all’evasione fiscale. E potremmo citare anche il Catechismo della Chiesa Cattolica. Dunque, come si può riscontrare, le puntualizzazioni del Magistero della Chiesa non mancano. Ho, però, anche sentito un altro intervento su questo tema: “Il Magistero della chiesa è chiaro sul dovere della denuncia dei redditi, sull’evasione fiscale ma, salvo rare eccezioni, non ho mai sentito nelle omelie o nei vari incontri di formazione, un richiamo esplicito a pagare doverosamente le tasse”. Dobbiamo qui riconoscere – senza generalizzare – che su questo grave problema, anche in non poche parrocchie persiste un certo “silenzio”. È necessario ribadire che l’evasione fiscale è legata alla corruzione. Nelle comunità cristiane, concretamente nelle parrocchie, dobbiamo con coerenza e franchezza – come lo si fa sui mass media d’ispirazione cattolica – parlare chiaro; non proporre un Vangelo con sconti stagionali. Se l’Italia è sull’orlo del baratro, dipende anche dai 120 miliardi di euro (c’è chi dice che sono ben di più) di evasione annuale. È un furto non pagare le tasse dovute, non consegnare lo scontrino o la ricevuta fiscale. Nell’ambito della legalità vi sono poi quei comportamenti diffusi che sembrano irrilevanti, quali ad esempio il biglietto dell’autobus non pagato. Assumiamo il nostro senso di responsabilità cominciando dalle piccole cose: “Chi è fedele in cosa di poco conto , è fedele anche in cosa importante; e chi è disonesto nelle piccole cose, è disonesto anche in quelle importanti” (Luca, 16-10). Che fare di fronte a questa variegata realtà? Il 4 ottobre 1991 (sono passati oltre 20 anni), la Commissione ecclesiale “Giustizia e pace” pubblicò il documento (breve, ma particolarmente interessante) “Educare alla legalità”, che ebbe una vasta e prolungata risonanza, in cui fra l’altro si leggeva: “Il senso della legalità non è un valore che s’improvvisa. Esige un lungo e costante processo educativo”. E venivano chiamate in causa famiglia, scuola, associazioni. Ed erano interpellate anche le diocesi e concretamente le parrocchie, perché il fine – pur buono – non giustifica tutti i mezzi. E’ necessario, quindi, un rinnovato impegno per educare alla legalità – anche fiscale! - e al bene comune. ADULTI di Renato Perlini a vita dei Consigli Pastorali Parrocchiali è spesso piuttosto travagliata e lascia talvolta perplessi di fronte a temi, necessità, prospettive per i quali “non si sa che pesci prendere” Vero, ma come si fa ad essere “un cuore solo ed un’anima sola” se ci si vede solo ogni tanto? Come si fa ad arrivare a soluzioni condivise se discutiamo in quindici ed abbiamo un’ora e mezza per decidere? Come ciascun membro può pensare ed essere responsabile a 360° della vita della parrocchia e non solo della propria parte o gruppo o associazione? Vero, ma non è una strada impercorribile, un traguardo inarrivabile. Come sempre avere qualche esempio può aiutare, al limite anche per criticarlo. Sarebbe comunque un punto di riferimento. L’esempio utile potrebbe essere in questo caso il “Consiglio di Azione Cattolica” (che sia parrocchiale o diocesano). 20 consentirle di entrare in comunione, apprezzarsi, star bene insieme. Mettere insieme le proprie motivazioni, impegni, attese, vite. 21 FARE AZIONE CATTOLICA: LA PASSIONE EDUCATIVA di Claudio Bolcato Presidente diocesano Q 22 #1|febbraio2015 ne previene la decadenza. Soprattutto, rende l’uomo felice e libero. Adatta mi sembra l’espressione del pedagogista brasiliano Paulo Freire (1921 – 1997), che è risuonata in uno dei Carrefour di questi anni dedicati all’educazione: “Nessuno educa nessuno; nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo”. La realtà che permette di vivere l’educazione è pertanto la comunità educante, costruita sulle relazioni e in cui possono svilupparsi cammini di crescita e di vero cambiamento. È questo l’obiettivo dell’Azione Cattolica: costruire una comunità educante, stabilendo con tutti gli altri soggetti una specifica «alleanza» in cui si condividono le finalità, si distribuiscono i ruoli e le energie, si studiano le iniziative possibili e ci si supporta l’un l’altro cercando il più possibile di unificare e di ampliare la proposta educativa. COLORIAMO LA CITTA’! LA RELAZIONE COME FONDAMENTO di Ivan Marchi facilmente deformata da chi vuol trasmettere a tutti i costi le proprie idee, da chi vuole indirizzare i comportamenti degli altri, da chi non ha la pazienza di attendere che le persone crescano con i loro tempi e siano soprattutto sé stesse. Il terzo aspetto è che educare è un compito che non paga né in termini di visibilità né in termini di risultati a breve scadenza. Ma è un compito che vale la pena assumere, se si crede al valore che ogni persona rappresenta ed ha davanti a Dio. L’Azione Cattolica ha sempre sentito questo compito come evangelico, come un servizio che può essere reso solo nella totale gratuità. Oggi è difficile educare perché questo tempo, con le sue incertezze e le sue inquietudini, mette alla prova per primi proprio gli educatori, che sperimentano una particolare stanchezza, che faticano a trovare spazi e tempi per prendersi cura Quest’anno a San Giovanni in Loffa, oltre ai Campi Scuola dell’ACR, si è vissuta un’eccezionale esperienza per famiglie e a misura di famiglie. Alcuni nuclei hanno vissuto insieme una settimana, altri si sono uniti dal venerdì ed insieme si è parlato di Ministerialità coniugale, e del ruolo fondamentale della famiglia nella Chiesa. La stessa tematica, in perfetto stile unitario, è stata proposta ai bambini, per renderli protagonisti con i loro genitori. Una storia fantastica sulla scoperta dei colori e sull’esigenza di colorare una città grigia, ha fatto da filo conduttore per l’intera settimana, facendo scoprire a piccoli ed adulti, il carisma fondamentale della famiglia: la relazione, come nativo mandato di creare comunità, di tessere relazioni profonde e attraverso queste accompagnare altre famiglie, aiutare chi è in difficoltà, evangelizzare facendosi compagni di strada. Evidenziando la diversità tra il sacramento dell’Ordine posto nella Chiesa come segno di Cristo capo del corpo e il sacramento del Matrimonio segno di unione, si è riflettuto sulla bellezza di porli allo stesso livello. Non uno subordinato all’altro ma entrambi con le proprie specificità a servizio di tutta la Chiesa. Non una famiglia per se stessa, quindi, ma per le famiglie, consapevole del proprio posto, con Cristo sempre vivo nella propria casa, a fianco dei pastori, per fare rete e creare comunità. Le attività dei bimbi, talvolta accompagnati da alcune educatrici ACR, talvolta supportate dagli stessi genitori, si sono intrecciate con le riflessioni degli adulti, trovando momenti di sintesi intensi e condivisione profonda tra tutti i partecipanti. La proposta di spiritualità con la Santa Messa giornaliera e con l’adorazione serale, dopo le procedure di “nanne” per i più piccini, hanno reso l’esperienza un momento di particolare ricarica per ogni famiglia, ridonando a tutti lo slancio giusto per essere vera Famiglia Cristiana nella propria quotidianità. Infine, la testimonianza di Elisabetta e Alberto Golin, Presidenti del Centro di Pastorale Famigliare di Verona, ha donato ad ogni coppia un esempio di stile e il desiderio di appassionarsi al proprio specifico carisma di cura e relazione, partendo proprio dalla propria realtà famigliare. Insomma, un giusto mix di momenti ludici, di riflessione e di spiritualità con l’augurio che questo appuntamento estivo possa diventare tappa fondamentale nel cammino formativo associativo e a tale esperienza possano partecipare sempre più famiglie. ADULTI ualche mese fa, salutando i genitori intervenuti per la conclusione del campo scuola dei loro figli, presso la casa di San Giovanni in Loffa, sottolineavo che in questo tempo in cui contano principalmente il denaro, il conto in banca e i risultati finanziari, l’Azione Cattolica continua, da sempre ma oggi più che mai decisa, a fare investimenti gratuiti e in controtendenza: l’educazione e il protagonismo delle persone. Non porteranno ricchezze materiali e profitti economici, ma possono contribuire a far crescere e maturare persone con il coraggio di pensare e agire per un mondo diverso e migliore, da protagonisti autentici delle loro esistenze. Dopo aver esaminato in un precedente scritto la cura delle relazioni (marzo 2014), voglio soffermarmi oggi su un altro pilastro della vita associativa dell’Azione Cattolica: la scelta e la passione educativa, che da sempre hanno costituito una delle caratteristiche del progetto, della cultura, delle priorità operative dell’associazione e che si concretizzano nell’attenzione per i piccoli, per i giovani, per gli adulti e in definitiva per ogni persona che si incontra nella quotidianità. Il primo aspetto che mi preme sottolineare, e che forse potrebbe risultare fin troppo banale, è che dobbiamo credere all’urgenza dell’educazione: educare vuol dire guardare avanti, prevedere, prevenire, fare in modo che certi eventi sfavorevoli non accadano, o fare in modo che certi eventi inevitabili non ci trovino impreparati ma pronti ad affrontarli. Il secondo passaggio è che la scelta educativa è profetica e richiede grande passione. Purtroppo spiace constatare come sia rimasta a pochi questa passione, perché è scelta impegnativa e severa, che può essere di sé e per costruire quel percorso personale che contribuisca a fare unità nella propria vita e che li renda testimoni autentici. Per essere educatori oggi bisogna essere persone di speranza: l’educatore è una persona che sa vedere oltre, che ha la capacità di guardare e di andare sempre al di là del contingente. Ci sono molti modi di sperare. Quello che più mi sembra adatto è quello del contadino, che pianta, irriga, riempie di cura un seme che non vede più, pensando al germoglio che non vede ancora. La speranza del contadino è fatta di pazienza, saggezza e premura. L’educatore pianta e annaffia, coltivando una seria, autentica e vera relazione con le persone che sono affidate alla sua responsabilità educativa. Un ultimo pensiero è per richiamare la valenza sociale e politica dell’educazione: l’educazione fa la grandezza dei popoli, ne conserva lo splendore, 23