La famiglia, al centro! - Azione Cattolica Verona

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La famiglia, al centro! - Azione Cattolica Verona
La famiglia,
al centro!
#1febbraio 2015
Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma2, NE/VR-Quadrimestrale
La rivista dell’Azione Cattolica di Verona
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tutti!
> febbraio
25_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani - Mozzecane
28>01_2gg spiritualità ragazzi III^ media – Casa San Giovanni in Loffa
> marzo
04_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani – Castagnaro
06>08_Esercizi Spirituali Giovani dai 18 ai 35 anni - Roverè
11_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani – Cavaion
14_Consiglio Diocesano
21>23_Esercizi Spirituali Adulti - Casa di spiritualità “Mater Divinae Sapientiae”
25_incontro di spiritualità per educatori Acr e Giovani – Gesù Divin Lavoratore
> aprile
10_Presentazione Carrefour
30>03_Esercizi Spirituali Giovani dai 18 ai 35 anni - Roverè
> maggio
01>03_Esercizi Spirituali Giovani Coppie – Roverè
08_Celebrazione mariana
08_Consiglio Diocesano
10_Carrefour – Boschi Sant’Anna e San Marco
22_presentazione campiscuola estivi
29>31_Campo Giovani
“
di Claudio Bolcato
Presidente dell’Azione Cattolica di Verona
alla famiglia siamo presenti anche in altri fronti
non strettamente associativi tra i quali spiccano
la partecipazione alla Consulta per la Famiglia del
Comune di Verona e la crescente collaborazione,
anche a titolo individuale, con il Centro di Pastorale
famigliare. Sono tante piccole attenzioni che ci fanno
comprendere come il tema sia per noi centrale e lo
sarà sempre più nei prossimi anni.
Infine il 5° Convegno ecclesiale di Firenze sul
nuovo umanesimo: il nostro impegno, oltre
che la partecipazione, sarà quello di portarlo
concretamente nelle nostre realtà, facendo in modo
che non rimanga un evento isolato e lasciato agli
addetti ai lavori.
Il secondo aspetto di riflessione è quello del
territorio. Il 2014 ci lascia una pesante eredità di
problemi: lavoro e crisi economica, corruzione
e malaffare, immigrazione, terrorismo religioso.
Nelle linee triennali abbiamo dedicato spazio sia al
lavoro che alla formazione socio politica. Abbiamo
l’opportunità di collaborare con altre associazioni per
l’organizzazione di eventi e iniziative che permettano
di declinare i temi della salvaguardia dell’ambiente e
del creato, della solidarietà e dell’equa ripartizione
delle risorse. Può essere questa la nostra risposta,
fatta di coraggio e fantasia: facciamoci tessitori di reti
e collaborazioni sul territorio!
Il terzo aspetto infine riguarda la nostra associazione:
formazione e consigli parrocchiali gli obiettivi
principali per quest’anno. Formazione a tutti i livelli,
ma in particolare per educatori e animatori. E’ la
nostra carta d’identità e in un tempo in cui educare
è sempre più difficile e complesso, il nostro sforzo
nell’ambito della formazione deve essere maggiore
e più intenso che mai. Infine i Consigli parrocchiali,
il motore della nostra associazione. E’ nei Consigli
parrocchiali che si costruisce l’unitarietà e la
responsabilità associativa e possono nascere esempi
positivi per le nostre parrocchie, in particolare per i
CPP in cui spesso ci si sofferma su aspetti organizzativi
piuttosto che sulla costruzione di quella Chiesa in
uscita che Papa Francesco ci invita costantemente a
perseguire.
Tanti buoni propositi per l’anno appena iniziato, e
altrettanti ne potremmo formulare.
Consapevoli che con il coraggio, l’entusiasmo ma
soprattutto il Suo aiuto, nulla sarà impossibile!
Buon lavoro a tutti!
EDITORIALE
appuntamenti diocesani... da non perdere!
B
en ritrovati a tutti!
Come certamente avrete notato, questo numero
di Pagine di AC esce con qualche settimana
di ritardo rispetto alla tradizionale scadenza. E’
stata una scelta voluta, e in parte obbligata, per
permettere alla Redazione di fare alcune riflessioni
“sullo stato” della rivista e di mettere a punto una
proposta editoriale rinnovata e di maggiore incisività.
Gli ultimi numeri avevano infatti perso il loro smalto
e visto la luce con qualche sofferenza, sia per la
difficoltà a produrre materiali e articoli di qualità, sia
per un progressivo assottigliamento della Redazione
stessa, che ha visto venir meno la collaborazione di
bravissimi componenti per giustificati e validi motivi.
In questo congruo tempo di riflessione si è formulata
una più precisa programmazione, e sono state
introdotte alcune novità che vedrete fin dal prossimo
numero. In particolare sarà maggiormente curato
l’aspetto della costruzione del “pensiero associativo”
e il dibattito - confronto tra i soci di AC.
Tutto funzionerà però solo se ci sarà l’apporto di
tutta l’associazione: pertanto siamo a chiedervi
di contribuire attivamente alla costruzione della
rivista, inviando articoli, foto e materiali, ma anche,
per i più volenterosi, dando la propria disponibilità
a partecipare ai lavori della Commissione
Comunicazione e della Redazione.
Fatta questa doverosa premessa, riprendiamo il
nostro cammino, con decisione e con l’entusiasmo
che ci deriva dal Natale e dall’inizio del nuovo
anno civile, nel quale ci siamo già ben addentrati.
L’occasione è propizia per provare a tracciare la
mappa del nuovo anno associativo che ci accingiamo
a vivere, fissando l’attenzione su tre aspetti.
Il primo riguarda i grandi appuntamenti che la nostra
Chiesa, e pertanto tutti noi, vivremo nel 2015. Il
2014, oltre ai messaggi e alla forza comunicativa di
Papa Francesco, che ci invita ad essere sempre più
una Chiesa in uscita e cristiani non dal volto triste,
è stato l’anno dell’Assemblea Generale Straordinaria
del Sinodo dei Vescovi, sul tema “Le sfide pastorali
sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Quest’anno gli appuntamenti saranno ben due,
entrambi di grande rilevanza: dal 4 al 25 ottobre
si svolgerà la XIV^ Assemblea Generale Ordinaria
del Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la
missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
contemporaneo”, mentre a novembre a Firenze ci
sarà il 5° Convegno ecclesiale nazionale intitolato “In
Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
Il Sinodo sulla Famiglia, in particolare, non ci trova
impreparati sull’argomento: già da qualche anno
abbiamo messo al centro la famiglia in tutte le
nostre attività, dalle modalità di adesione alle
proposte formative in occasione della Festa della
Pace e del Carrefour, senza dimenticare i campi
estivi. E’ un’attenzione che sviluppa anche la nostra
dimensione unitaria, mette in relazione e obbliga i
diversi settori a lavorare in stretta sinergia. Riguardo
“
PRENDI
NOTA
03
CONSIGLI PER UNA LETTURA...ASSOCIATIVA
10
La famiglia è una sola
di Giuliano Guzzo
14
edito da: Gondolin
Pagine: 112
Voglio la mamma
30 anni di cammino12
La formazione al centro14
18
Pagine: 122
Anno: 2014
GIOVANI
Testimoni e Responsabili oggi 16
Custodi di persone18
22
ADULTI
Il consiglio di Azione Cattolica Fare Azione Cattolica: La passione educativa
di Mario Adinolfi
edito da: Youcanprint (collana Saggistica)
Il Punto 3
Qui si legge!
4
Il grande vecchio è tornato
6
Un vaccino contro il virus dell’efficientismo 8
Azione Cattolica “En Salida” 10
RAGAZZI
Anno: 2014
Famiglia o “famiglie”? Questo è il problema. Il calo drastico dei matrimoni
e una mutata geografia degli affetti hanno decretato, secondo alcuni, il
tramonto della famiglia tradizionale in favore di un variegato insieme di nuclei affettivi che
sarebbero tutti, in quanto tali, meritevoli di attenzioni e di riconoscimento giuridico. Questo libro va nella
direzione opposta. E non solo sostiene che la partita sulla famiglia, per così dire, sia ancora aperta, ma
afferma il contrario della cultura dominante, e cioè che la vera famiglia – quella che merita valorizzazione
- sia una sola, vale a dire quella definita da un’unione stabile e pubblicamente riconosciuta fra un uomo ed
una donna che, sposandosi, si assumono impegni reciproci e nei confronti dei loro figli.
ASSOCIAZIONE
Anno XXXIV - n.1 febbraio 2015
Rivista dell’Azione
Cattolica di Verona
Autorizz. del Tribunale di Verona
n.228 del 13/05/96
Un ragionamento, sorprendente e spiazzante, denso di dati e cifre, sui
temi controversi del nostro tempo: matrimonio omosessuale, aborto,
eutanasia infantile, diagnosi prenatale, “dolce morte”, omogenitorialità,
uteri in affitto, transessualità, rapporti familiari. Facendosi accompagnare da
Pasolini e De André, l’autore sapientemente compie un viaggio con al centro la figura della donna e
l’esaltazione della maternità.
04
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SOMMA RIO
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QUI SI
LEGGE!
Lavorare a sostegno della famiglia fondata
sul matrimonio significa garantire il futuro
dell’umanità e contribuire a rinnovare la società,
gettando le fondamenta di cui ha bisogno tutto
il popolo e ogni essere umano per realizzarsi
come tale. Famiglia è dove si costruisce la
“cultura dell’incontro”, in quanto essa è luogo di
convivenza tra le generazioni ma non solo: è anche
un santuario dell’amore e della vita, perché nella
famiglia si insegna e s’impara a vivere quel punto
di vista che esalta l’essere umano e nella famiglia
si imparano e sviluppano le virtù essenziali per la
vita.
P.tta S.Pietro Incarnario, 3
37121 Verona
Tel. 045/8004925
[email protected]
www.acverona.it
Redazione:
Roberto Marrella, Margherita
Frigo Sorbini, Claudio Bolcato,
Caterina Grottola, Matilde Tessari,
Paola Paiola, Francesco Fiorini.
Direttore Responsabile:
Don Bruno Fasani
20
22
Stampa:
Tipolito L.Baschera s.a.s.
Montorio (Vr)
Tiratura:
2.500 copie
Grafica ed Impaginazione:
Cristian De Frenza,
Francesco Giacopuzzi.
05
di Francesco Fiorini
Commissione Comunicazione
N
egli anni dominati dalla crisi economica
nessun organo di informazione, di qualsiasi
orientamento, ha riportato la notizia del
prepotente ritorno sulla scena del “grande
vecchio”. Questa curiosa espressione (per darne
una definizione semplificata) fa riferimento ad un
supposto personaggio misterioso che, a partire dagli
anni ’60 fino agli anni ’80, avrebbe mosso secondo
i propri interessi i fili della politica nazionale,
organizzando stragi e scossoni politici, senza mai
rivelarsi. Dopo tanti anni, questa misteriosa figura
è stata svelata, e sembra apparentemente strano
che la cosa non abbia fatto scalpore. A svelare
l’identità di questo pericoloso personaggio è stato,
in tempi recenti, un noto frate francescano, padre
Raniero Cantalamessa. Egli, in occasione della
celebrazione della Passione del Signore del 2014,
ha tenuto in San Pietro un’interessante omelia,
nella quale ha messo in guardia ciascuno di noi
dal pericolo costituito da questo “grande vecchio”.
Prima di proseguire nella lettura dell’articolo,
risulta quindi fondamentale la visione integrale
di questa omelia, reperibile all’indirizzo internet
www.youtube.com/watch?v=s6fTN77oa64,
oppure la lettura del testo (www.vatican.va/
latest/sub_index/documents/latest_sub_index_
doc_20140418_omelia-cantalamessa_it.htm).
La dittatura del dio denaro è in atto da secoli, e si
nutre dell’indifferenza cancerogena delle persone
che dicono “è una cosa più grande di me, io non
posso farci nulla”. Come laici di Azione Cattolica,
che ci piaccia o no, siamo chiamati a fare i conti
anche con questo, in maniera critica e non banale,
ma oggi più che mai decisa. Le parole di padre
Cantalamessa sono chiare e semplici: il rischio più
grande, di fronte a questa denuncia che impegna
ciascuno di noi personalmente, è quello di dire
“cosa ha detto di nuovo?”. Di nuovo, in effetti,
non c’è nulla: se già Gesù invitava a scegliere tra
Dio e la ricchezza, significa che questo problema
c’è sempre stato. Oggi, però, il numero di persone
che mettono al primo posto il denaro ha superato
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in maniera schiacciante quello di coloro i quali
mettono al primo posto Dio. Risultato? Sulla bocca
di tutti c’è la crisi economica, mentre già alcuni
anni fa Benedetto XVI denunciava la crisi valoriale,
improntando la questione sulla spiritualità ed
invitando ad essere persone critiche all’interno
della società. Invito largamente disatteso,
purtroppo: ancora oggi a dominare le notizie sono
spread, rating e manovre finanziarie.
Il dio denaro oggi è più che mai potente, e cerca
di mettere le mani anche sui momenti privilegiati
di incontro tra Dio e l’uomo, ovvero i Sacramenti,
dominati e guidati dalla logica dell’apparenza.
Che la nostra società sia dominata dalla necessità
di apparire è chiaro a tutti: ma qual è l’unità di
misura proposta oggi per dire se una persona vale
più o meno (paragone già di per sé aberrante)?
Ebbene si, sempre il denaro. Ciascuno provi a
pensare alla celebrazione della Prima Comunione,
o della Cresima: chiese gremite di persone che,
in attesa dell’inizio della celebrazione, creano
un clima da asta del pesce, ragazzini ricoperti
di regali e, terminata la celebrazione, spediti al
ristorante, luogo dove finalmente può esplodere
la festa. In questo schema organizzativo, è chiaro
che alla celebrazione dell’incontro tra un ragazzo
e Dio viene lasciato un posto marginale. Questa,
non nascondiamoci, è la testimonianza che la
maggioranza degli adulti dà ai ragazzi, i quali
ovviamente nel tempo si adeguano a questa
mentalità. In questo standard, i pochi che scelgono
di celebrare realmente un Sacramento, relegando
pranzo e regali ad una dimensione di condivisione e
non di ostentazione, vengono guardati con stupore:
più o meno, ciò che accadeva a Gesù quando
andava a mangiare in casa dei pubblicani. Lo stesso
dicasi del Sacramento del Matrimonio: il numero
delle convivenze è in aumento esponenziale, e in
molti luoghi il numero dei matrimoni civili ha da
tempo superato quello dei matrimoni religiosi. I
motivi sono certamente vari, ma è innegabile che
un ostacolo importante sia costituito dal dio
ci dobbiamo trasformare in eremiti? Certamente
no, questa sarebbe l’ennesima caduta nella
trappola di quel dio denaro che, stiamone certi,
proverà a difendersi in ogni modo, facendoci
scappare dalle nostre responsabilità. È innegabile,
tuttavia, che oggi più che mai sia necessaria una
testimonianza forte da parte di persone che, di
fronte alla scelta tra Dio e il denaro, riescano a
cogliere la bellezza dell’essere fedeli al Vangelo
in questo tempo, formati ad immagine di Gesù e
a servizio del compito formativo, in ogni ambito.
In questo contesto la figura di Piergiorgio Frassati
si impone come modello: la sua famiglia era
ricca, il padre Alfredo fu direttore de La Stampa,
senatore ed ambasciatore in Germania, mentre la
madre espose delle opere alla Biennale. Eppure,
ci basta leggere una qualsiasi biografia per capire
profondamente il senso di quel monito che oggi è
scritto sopra alla porta del salone di San Giovanni
in Loffa: vivere e non vivacchiare.
Nel video è stato detto chiaramente che “il dio
denaro si occupa il più delle volte lui stesso di
punire i propri adoratori”, e lo fa attraverso la
solitudine, l’aridità interiore, la totale assenza
di speranza e di fiducia negli altri, l’incapacità
di creare relazioni vere, che vadano oltre alla
sterile apparenza. Pensiamo forse che siano
problemi che non ci riguardano? Gesù l’ha detto
chiaramente: “non potete servire due padroni,
Dio e il denaro”. In questo preciso istante
ciascuno è chiamato a rispondere, a confermare
o a modificare la propria scelta. Volenti o nolenti,
non possiamo scappare.
L’AC DI PASTRENGO SALUTA DON ALBERTO
Partenza di un amico Assistente: Don Alberto Antonioli
Abbiamo voluto tenere la prima riunione di apertura d’anno il 17 Settembre, che avrebbe
costituito anche l’ultima riunione AC con don Alberto Antonioli che a breve lascerà la
parrocchia per altro incarico. Il pensiero di tutti è che la partenza di Don Alberto ci lascia
addolorati per la perdita del nostro amato parroco ma ancor
più lascia addolorato ognuno di noi iscritto, per la perdita di chi
ha interpretato il ruolo di Assistente AC come un Padre, che ha
saputo, con delicatezza e continuo consiglio ed aiuto, dare alla AC
di Pastrengo un seguito alla sua lunga storia: una prole giovane e
quindi un futuro generazionale alla Associazione per un impegno
sempre costante per la propria crescita spirituale e per un fattivo
servizio alla parrocchia.
Vogliamo fargli sentire il calore del nostro ringraziamento più vivo,
che lo accompagni nei giorni futuri. Vogliamo insieme ringraziare
il Signore per averci donato un esempio di carità, di religiosità, di
servizio e di fautore di crescita corresponsabile nella comunione
di tante realtà associative parrocchiali in cui ha proiettato l’AC
parrocchiale. E vogliamo sperare che le nostre strade ancora si
incrocino con lui…
ASSOCIAZIONE
IL “GRANDE VECCHIO” È TORNATO:
CORAGGIO, AZIONE CATTOLICA
denaro, che diventa una bussola per orientare
le scelte in materia di pranzo, addobbi floreali,
inviti, bomboniere e quant’altro. “Mi piacerebbe
invitarlo al pranzo, ma se invito lui poi devo
invitare anche gli altri, e…”: qui solitamente in
pochi hanno la sincerità di terminare la frase,
dicendo “mi toccherebbe spendere troppo”.
Questo è solo un piccolo esempio, tra i tanti
possibili, nel quale risulta evidente che il dio
denaro si sostituisce alle relazioni, facendo di
ogni amico un semplice “numero” da comunicare
al momento della prenotazione. Di fronte a tutto
ciò, da aderenti ad un’associazione che ci chiama
ad essere nel mondo, non del mondo, con che
coraggio possiamo nasconderci? Vogliamo
veramente far finta che non siano problemi che
ci toccano, magari quando da educatori ACR
prepariamo dei ragazzi alla celebrazione di un
Sacramento?
In un passaggio chiave dell’omelia, padre
Cantalamessa ha ricordato come il denaro abbia
il potere di sovvertire le tre virtù teologali. Se
ci fermiamo a pensare solamente per pochi
istanti, possiamo accorgerci come oggi a fede,
speranza e carità si siano sostituite la sfiducia,
la rassegnazione e l’egoismo. Sembra che nulla
possa cambiare, che tutto sia sempre andato
così, e che ciascuno di noi sia solamente uno
spettatore passivo di un grande spettacolo nel
quale il regista è una figura indefinita: gira e rigira,
insomma, questo “grande vecchio” torna sempre.
Ma noi, in concreto, cosa possiamo fare? Da
educatori, genitori, laici impegnati nella società,
07
UN VACCINO CONTRO IL
VIRUS DELL’EFFICIENTISMO:
LA FESTA DELL’ADESIONE
di Francesco Fiorini
Commissione Comunicazione
I
l mese di novembre è, per l’Azione Cattolica,
il periodo che porta alla grande festa dell’8
dicembre. In quella data, come da tradizione,
ciascun socio sarà chiamato a rinnovare la propria
adesione all’associazione, sull’esempio del “si”
pronunciato da Maria. Ci sarà festa grande a tutti
i livelli: nelle parrocchie, nelle diocesi e anche a
livello nazionale. Sulle colonne di questo giornale
abbiamo annualmente scritto i resoconti dei
discorsi rivoltici dal nostro Vescovo Giuseppe e
delle varie iniziative che vengono messe in atto
a livello parrocchiale per cercare di dare il giusto
peso a questa festa, ed anche quest’anno non ci
esimeremo da tale compito.
Nonostante ciò, il periodo attuale impone delle
riflessioni. La crisi dell’associazionismo è ormai
una realtà che non può più essere negata, neppure
dai più ottimisti: nelle parrocchie le persone che si
dedicano alle varie attività sono sempre meno, e
si fa sempre più fatica a trovare qualcuno disposto
a mettersi in gioco nei vari settori. Questo quadro,
inutile negarlo, è quello che costantemente viene
riportato da chi opera nelle varie realtà. Ci sono
tante cose da fare, e poche persone disposte a
farle. Leggendo queste parole, chi si sentirebbe
di dire “non sono d’accordo”? Lo sguardo limitato
a questi aspetti negativi costituisce il principale
sintomo di una malattia dei tempi moderni, già
denunciata da Papa Francesco il 18 maggio del
2013 in occasione dell’incontro con il mondo
dell’associazionismo cattolico: l’efficientismo.
Questa patologia conduce ad un progressivo
allontanamento dal senso originale che anima
ciascuna associazione, qualsiasi sia il suo nome.
Di efficientismo è facile ammalarsi, e lo è ancora
08
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di più per un’associazione come l’Azione Cattolica,
da sempre impegnata con tanti appuntamenti
nell’agenda della diocesi e delle parrocchie. Gli
eventi, le “cose da fare”, sono il terreno di coltura
ideale per i germi dell’efficientismo. Intorpiditi
dalla costante necessità di ben figurare, di
offrire appuntamenti all’altezza, ci si allontana
progressivamente dal senso profondo che anima la
nostra associazione, finendo per diventare stanchi,
spenti e senza sapore. Ma cosa significa, oggi,
aderire ad un’associazione che chiede di essere
sale e luce? Significa certamente impegnarsi
nelle attività che essa da sempre propone per
la formazione e l’educazione di tutte le fasce
d’età. Significa anche, però, avere il coraggio di
staccarsi dalle cose da fare, dagli appuntamenti
tradizionali, dalle consuetudini: significa uscire,
testimoniare uno stile non solo negli ambienti
dove, teoricamente, quello stile dovrebbe essere
condiviso. Significa testimoniare nel quotidiano: sul
luogo di lavoro, in famiglia, con gli amici, laddove
la testimonianza diventa impegnativa e, talvolta,
rischiosa, perché ci costringe a metterci in gioco
per quello che siamo, e non per ciò che facciamo.
In pratica, una testimonianza “universale”, a 360
gradi o, per usare un altro termine, cattolica. Sono
parole che abbiamo sentito più volte negli anni:
le ripete costantemente il nostro Vescovo, e le
ha ribadite anche Papa Francesco nell’occasione
sopraccitata. Eppure, sono parole dalla sempre più
difficile applicazione.
Ecco perché, annualmente, la festa dell’adesione è
il miglior vaccino contro l’efficientismo: ci mette di
fronte alla figura di Maria, che il Progetto Formativo
di AC definisce come “modello di vita cristiana”,
Nella vita di ogni gruppo, associazione, movimento c’è un appuntamento annuale che lo caratterizza.
Che fa capire come è fatto, che segna la conclusione di un tratto di cammino e l’inizio di un altro. Una
breve tappa per trovarsi insieme ed “essere” senza dover “fare”.
Per l’Azione Cattolica questo appuntamento è la Veglia dell’Adesione. In essa troviamo l’essenzialità
dell’associazione nell’oggi e le sue prospettive per il domani. Per ciò che viene detto, per i temi che si
affrontano, per l’unione ed i sentimenti espressi dalle persone che vi partecipano. A pelle, il “momento”
attuale dell’Azione Cattolica di Verona si può sintetizzare in un impulso, allegro, verso il futuro. I canti
scelti per la Veglia lo esprimono bene: “Danza la vita”, “Ecco il nostro sì”, “Rallegriamoci”! Difficile
essere più chiari.
Se rimanesse qualche dubbio il tema scelto per la Veglia provvede certamente a scioglierlo: è il brano
della tempesta sedata. Il brano fa emergere i sentimenti degli apostoli distinti in tre momenti. Prima
l’entusiasmo per l’incarico ricevuto: andate a preparare dall’altra parte del lago. Poi la paura di non
farcela: le difficolta oggettive, il vento contrario, la fatica di remare, la paura di non farcela. Infine il
coraggio che nasce dalla presenza di Gesù e che fa riprendere ai discepoli l’entusiasmo e la forza.
Questo coraggio che diventa il desiderio, anzi l’impegno, della nostra associazione nell’oggi.
Nella nostra barca, come ha detto il Presidente Claudio Bolcato, ci sono il nostro Vescovo, gli assistenti,
i presidenti, i consigli, gli animatori, gli associati. Nel suo intervento, il nostro Vescovo ha voluto
confermarci, con la forza e l’amicizia con la quale da sempre è in mezzo a noi, di non avere dubbi
sulla necessità per la Chiesa del nostro contributo, che sia forte e bene orientato: al servizio della
comunione corresponsabile!
Tale modalità, ha sintetizzato il nostro Vescovo, si esprime in poche ma determinanti caratteristiche.
La prima, ben espressa nel momento della Veglia nel quale si è tutti insieme, in cattedrale, con il
Vescovo, è la Diocesanità della nostra associazione che in questo modo partecipa all’universalità della
Chiesa. L’impegno è nelle parrocchie ma come parte inscindibile dalla Diocesi. La seconda è il servizio
alla Comunione: per un’associazione parrocchiale o per ogni singolo associato la capacità, l’attenzione,
la propensione “incontrollabile” a far dialogare le persone, a togliere gli ingombri che impediscono il
dialogo a proporre soluzioni di sintesi è questione di dna.
La terza è la Corresponsabilità per la quale l’Azione Cattolica sa farsi carico insieme agli altri interlocutori
e non da sola delle necessità delle persone, della comunità ecclesiale o civile, della Chiesa.
Come ha concluso il nostro Presidente rivolgendosi al nostro Vescovo: “Grazie per essere sulla barca
con noi. Non siamo perfetti, vogliamo essere all’altezza. Alle sue attese ed alla Chiesa di Verona
vogliamo dire: ci siamo!”
Applausi.
come meta alla quale ciascun associato deve
tendere, con i propri limiti e le proprie ricchezze.
Ci permette di ritrovarci senza necessità di fare
chissà cosa, semplicemente stando insieme per
ricordare la motivazione che ci spinge a dire “si”,
a rinnovare annualmente un impegno difficile e
stimolante.
In vista della Festa dell’Adesione, sarebbe bello
che ciascuno di noi trovasse del tempo per
meditare sulle parole che più di un anno fa
Papa Francesco rivolse anche a ciascuno di noi,
provando a pensarle come rivolte proprio per sè,
per trovarci a fare una festa vera:
Quando la chiesa diventa una O.N.G. perde il sale,
non ha sapore, è solo una vuota organizzazione.
Siate furbi: il diavolo ci inganna, c’è il pericolo
dell’efficientismo […]. Il valore della Chiesa
fondamentalmente è vivere il Vangelo e dare
testimonianza, sale della terra e luce del mondo e
lievito del Regno di Dio. Testimonianza dell’amore
fraterno, della solidarietà della condivisione […].
Non possiamo occuparci solo di noi, chiuderci
nella solitudine e nello scoraggiamento e nel
senso di impotenza di fronte ai problemi. Se
ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici,
nel movimento, con le persone che la pensano
come me, la Chiesa diventa chiusa e si ammala.
Pensate a una stanza chiusa per un anno: quando
entri odora di umidità. La Chiesa deve uscire da
se stessa, verso le periferie esistenziali, uscire.
Gesù ci dice: andate in tutto il mondo, predicate,
date testimonianza del Vangelo. Se uno va fuori
di se stesso, certo, può succedere un incidente,
come chi va in strada. Ma io vi dico: preferisco
mille volte una Chiesa incidentata che una Chiesa
malata di chiusura. Uscite fuori, incontrando
tutti, senza negoziare la nostra appartenenza
[Papa Francesco, 18 maggio 2013].
ASSOCIAZIONE
LA VEGLIA DELL’ADESIONE DELL’AZIONE
CATTOLICA
09
Trasformare tutto e arrivare a tutti
di Claudio Bolcato
Presidente diocesano
A
zione Cattolica “en salida”: è questo
lo slogan che potrebbe riassumere
idealmente
Festinsieme
2014,
il
tradizionale appuntamento di inizio anno
dell’Azione Cattolica di Verona che riunisce, dopo
la pausa estiva, tutti i Responsabili diocesani
e parrocchiali e che quest’anno, lo scorso 14
settembre, è stato vissuto presso la parrocchia di
San Giovanni Battista in San Giovanni Lupatoto.
Un appuntamento che, alla tradizionale intensità,
quest’anno ha aggiunto ulteriori sollecitazioni,
perché ha rappresentato anche il momento per
approfondire, discutere e approvare le Linee
Triennali 2014/2017, lo strumento associativo
attraverso con il quale ogni tre anni si rilegge
la storia e il percorso dell’Azione Cattolica
veronese e si stabiliscono nuove mete ed
obiettivi, secondo le indicazioni dell’associazione
nazionale e della Chiesa diocesana. Proprio su
questo aspetto si é incentrata la mattinata, che
ha visto alternarsi una lunga serie di relatori:
gli ex presidenti diocesani Roberto Marrella,
Andrea Costa e Marco Dal Forno, il Presidente
delle Acli di Verona Italo Sandrini, l’assessore
10
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alle politiche sociali, per la famiglia e per il lavoro
di San Giovanni Lupatoto Francesco Bottacini
e il parroco uscente don Lanfranco Magrinelli,
oltre ai responsabili associativi diocesani e
parrocchiali.
Se dovessimo sintetizzare in poche, semplici
parole le Linee Triennali, probabilmente le più
adatte sarebbero Comunione, Corresponsabilità,
Lavoro e Famiglia: in sostanza una forte e
tradizionale attenzione alle vicende ecclesiali
ma anche apertura alle vicende sociali e culturali
del nostro tempo. Al di là delle “cose da fare”, è
comunque sull’idea di fondo delle Linee Triennale
che è opportuno soffermarci per sviluppare
qualche riflessione più approfondita. L’obiettivo
è quello di realizzare concretamente l’opzione
missionaria di Papa Francesco, “trasformare
tutto e arrivare a tutti”, assumendo in modo
deciso le sfide del nostro tempo, attraverso
la realizzazione di azioni in comunione con la
Chiesa diocesana e dove ogni suo membro vive
la sua vita quotidiana. Già nel grande incontro
del 3 maggio 2014 con i Presidenti parrocchiali
di tutta Italia, Papa Francesco ci ha indicato
bene comune in tutti gli ambiti e con tutte le
persone di buona volontà.
Pur nei tempi contingentati della giornata, non
sono mancate le riflessioni spirituali condotte
dagli Assistenti diocesani don Roberto Tebaldi,
don Gabriele Avesani e don Riccardo Feltre,
che hanno sviluppato il tema dell’interiorità,
con un forte richiamo ai fondamenti della vita
cristiana: partecipazione alla Santa Messa,
anche feriale, frequenza dei sacramenti, in
particolare la confessione, comportamenti
coerenti con il Vangelo. Approvate all’unanimità
le Linee Triennali, il pomeriggio è stato dedicato
alla presentazione dei programmi associativi
suddivisi nei tre settori: ACR, Giovani e Adulti,
secondo le specificità tipiche di ciascuno ma con
la comune consapevolezza che i migliori risultati
si otterranno se l’associazione saprà muoversi
con unità d’intenti e mettendo al primo posto
la cura della formazione personale e di gruppo,
per formare un laicato maturo, a servizio dei
progetti pastorali con disponibilità, senza che
per questo venga meno l’impegno proprio
della sua vocazione laicale di evangelizzare il
temporale in tutti gli ambiti della vita.
L’Azione Cattolica di Verona raccoglie l’iniziativa promossa dal quotidiano cattolico “La Croce”
per chiedere ai potenti della terra e alle Nazioni Unite di indire una moratoria sull’applicazione
delle leggi che consentono di accedere a forme di genitorialità surrogata in tutto il mondo, nel
rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli che più fatica fanno a far valere i propri
diritti umani e civili come le donne in condizioni di bisogno e i bambini appena nati.
Nella neolingua di chi pensa che esista un diritto ad avere un figlio – ignorando l’unico vero
diritto che è quello di un figlio a non essere considerato un prodotto da acquistare (oltre a
quello di avere un papà e una mamma che non l’hanno ridotto a cosa) – alcuni governi hanno
consentito al varo di normative che prevedono la “gestazione di sostegno”, la “gestazione per
altri” o, appunto, la “maternità surrogata”. Sono tutte espressioni che servono a mascherare
la realtà dei fatti. Si chiama comunemente utero in affitto, perché questo è: un passaggio di
denaro tra un acquirente e un venditore, la cui finalità è la consegna alla fine del processo di
un “prodotto” che è però un essere umano. Un bambino.
I firmatari di questo documento affermano che le persone non sono cose, gli esseri umani
non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini. Il desiderio di avere un
figlio è un desiderio naturale che non può travalicare i limiti della natura stessa e mai e poi mai
legittima l’attivazione di meccanismi di compravendita. I figli non si pagano.
Raccogli le firme nella tua parrocchia e tra i tuoi soci e portale al Carrefour!
Sul sito www.acverona.it trovi i moduli e le informazioni necessarie.
ASSOCIAZIONE
AZIONE CATTOLICA “EN SALIDA”
alcuni criteri di azione specifici, dandoci
come bussola il Concilio Vaticano II e come
riferimento l’Evangelii Gaudium.
Con la frase “Azione Cattolica en salida” si
vuole indicare un’associazione capace di
uscire da sé stessa, per incontrare tutte le
realtà, pronta a prendere l’iniziativa senza
paura, sapendo coinvolgersi con opere e
gesti, superando le distanze ed esercitando
il discernimento, andando alle periferie
geografiche ed esistenziali, verso ciò che è
diverso ed emarginato, valorizzando alcune
precise caratteristiche associative, che sono la
popolarità, la capillarità e la corresponsabilità.
Popolarità, perché parte di un popolo, perché
stiamo con la gente , perché siamo persone
di ogni condizione senza distinzioni sociali.
Capillarità, ovvero presenza nei quartieri,
nelle parrocchie, in famiglia, nello studio e nel
lavoro, in città e nel mondo rurale, negli ambiti
propri della vita di ogni membro di AC e nei
luoghi dove si prendono decisioni e si elabora la
cultura. E infine Corresponsabilità, da esercitare
negli ambiti ecclesiali e sociali, nell’incontro
personale e comunitario, nell’impegno sociale
e politico, negli sforzi per la costruzione del
11
di Tommaso Cavagnari
Educatore ACR di Dossobuono
“Carissimi […]
In questo giorni pensavo che ormai è da quasi
30 anni che conosco la realtà dell’ACR, perché il
mio cammino in Azione Cattolica, come per tanti
di voi, è partito da lì: avevo 8 o 9 anni e avevo
cominciato a frequentare il gruppo al sabato
pomeriggio nella mia parrocchia di Villafontana.
Sono stati anni in cui il Signore, attraverso
l’incontro con gli amici, la sua Parola, il sacerdote,
la suora, gli educatori, gettava dentro di me due
semi fecondi: perché due?
Il primo, quello che era più evidente già
allora, era l’affetto per la Chiesa, per la mia
comunità parrocchiale, per la gente. È questa
la caratteristica più bella dell’Azione Cattolica:
sì, amare la Chiesa! La Chiesa così com’è: quella
della vostra parrocchia, i vostri preti e la vostra
gente, quella che incontrate ogni giorno a casa,
a scuola e sul lavoro; poi la Chiesa diocesana e
universale, in sintonia con il vescovo e il papa.
E
ra il 16 ottobre 1983, quando sulla porta
principale della chiesa di Santa Maria
Maddalena a Dossobuono fu appeso un
fiocco rosa: anche nella nostra comunità era nata
l’Azione Cattolica Ragazzi!
Trentun anni dopo, in occasione della Festa
dell’Adesione, abbiamo voluto simbolicamente
ricordare l’importante tappa dei 30 anni raggiunta
nella storia del nostro cammino. Un cammino
che, scorrendo la mostra fotografica allestita per
l’occasione nella nostra chiesa, siamo sempre più
convinti essere una valida e significativa proposta
per tutti i ragazzi, un luogo di incontro, di gioco e
di preghiera, di crescita personale, nelle relazioni
con gli altri e nell’amicizia con Gesù.
Quante attività, quante iniziative, soprattutto
quanti volti hanno segnato anno dopo anno
questa fantastica avventura, giovani educatori
che in passato si sono messi con amore a servizio
dei ragazzi e che oggi proseguono il loro impegno
nella Chiesa, sacerdoti assistenti che ci hanno
guidato con passione, bambini che sono cresciuti
nell’associazione fino a diventare a loro volta
educatori dei nuovi ragazzi, che hanno iniziato ora
la loro esperienza nell’ACR.
Fare una sosta per guardare alla strada percorsa
finora significa, dunque, ringraziare il Signore
per tutti i doni che ha voluto offrirci in questi
anni, per la sua presenza e l’Amore che ci hanno
accompagnati lungo tutto il tragitto, un po’
come Abramo che nel suo viaggio verso Canaan,
fiducioso nella promessa di Dio, ad ogni sosta
erigeva altari al Signore (cfr. Gen 12-13).
Riprendendo le parole di Papa Francesco all’Azione
Cattolica a conclusione della XV Assemblea
Nazionale, il nostro parroco e assistente ha voluto
ricordare che anche i ragazzi, insieme ai giovani
e agli adulti, sono chiamati a vivere i tre verbi
“Rimanere, andare, gioire”, che segnano anche la
storia di Maria: rimanere in Gesù, come i tralci alla
vite per portare frutti buoni, come Maria che si è
fidata di Dio e ha ascoltato la Sua Parola; andare
12
#1|febbraio2015
ad annunciare il Suo Amore, nei piccoli gesti
quotidiani, come Maria che, ricevuto l’Annuncio,
corre dalla cugina Elisabetta; mostrare la gioia
dell’incontro con Gesù, come Maria nel Magnificat,
una gioia che si trasmette ad Elisabetta e al figlio
che ha in grembo, come il sorriso di un bambino
che porta subito allegria e scalda il cuore.
«Cari ragazzi, Gesù vi vuole bene, vuole essere
vostro amico; vuole essere amico di tutti i
ragazzi! Siete convinti? Bene! Se ne siete convinti,
sicuramente saprete trasmettere la gioia di questa
amicizia dappertutto: a casa, in parrocchia, a
scuola, con gli amici… E saprete testimoniarlo
comportandovi da veri cristiani: pronti a dare una
mano a chi ha bisogno, senza giudicare gli altri,
senza parlare male. Buon cammino, sempre uniti
a Gesù» (Papa Francesco all’ACR, 20-12-2013)
I ragazzi possono essere all’altezza di questo
compito, possono davvero essere protagonisti
della loro vita e del loro cammino di fede e proprio
da questa convinzione all’interno dell’Azione
Questo amore allarga veramente il cuore perché
chi è di Azione Cattolica non ama solo alcune
persone in particolare, ma nel suo cuore porta
veramente tutti. […] Un cuore aperto, un cuore
pronto ad accogliere tutti, ad ascoltare tutti,
a farsi prossimo a tutti, con pazienza, umiltà,
generosità, talvolta con fatica ma alla fine
sempre con quella serenità d’animo e quella
affabilità che ci porta ad essere “sale della terra
e luce del mondo”, “città posta sul monte” (cfr.
Mt 5) affinché il mondo attorno a noi sia più
splendente, più saporito e le nostre buone opere
portino gli altri all’incontro con Dio.
Il secondo seme è un seme più personale, di cui
dovrò sempre rendere grazie al Signore: il dono
della mia vocazione. Se sono prete lo sono e
lo devo all’Azione Cattolica che mi ha aiutato
a legare il mio cuore al Signore: sì, a partire
dall’ACR ho imparato a pregare, a custodire
gelosamente l’incontro con Gesù. […] È stato
questo il terreno fecondo nel quale è maturata
la mia vocazione al sacerdozio, durante il quale
ho vissuto sei splendidi anni a servizio di colei che
ha generato la mia vocazione: l’AC! Quindi, a voi,
ragazzi ed educatori, auguro di capire la strada
che il Signore sta tracciando per i vostri passi:
non abbiate paura di dire “sì”, un “sì” generoso e
fedele; non abbiate paura di cercare e ricercare
quello che il Signore vuole da voi, perché nella
misura in cui vi fiderete e vi consegnerete a lui,
lui vi metterà fra le mani doni ancora più grandi.
UN’ESTATE INDIMENTICABILE
di Claudio Bolcato
Presidente diocesano
Quando sali dalla pianura verso il Monte Loffa, puoi fare molti incontri: camminatori attrezzati di
tutto punto insieme a semplici escursioni della domenica, scoiattoli e lepri che ti attraversano
improvvisamente la strada, oppure come spesso in questa estate, nuvole basse che ti nascondono
improvvisamente il paesaggio. Immerso nei tuoi pensieri puoi anche far finta di non vedere tutto ciò
e andare oltre. Arrivati alla Casa di San Giovanni in Loffa ti imbatti invece in gruppi di ragazzi, giovani,
adulti che ti accolgono serenamente e gioiosamente, smaniosi di raccontarti la loro esperienze, carichi
di entusiasmo: ciò non può lasciarti indifferente e non coinvolgere. Questo è successo a tante persone
per oltre due mesi, durante i quali si è svolta la lunga estate dell’Azione Cattolica di Verona.
Tre parole sintetizzano questo periodo: formazione, fede e amicizia. Sono da sempre le parole d’ordine
dell’estate dell’Azione Cattolica, ma soprattutto di quel luogo sul Monte Loffa che diventa di volta in
volta un bosco incantato, il set di un film, l’ambientazione di un cartone animato. A queste parole
mi permetto di affiancarne altre tre: disponibilità, coraggio, gioia. Disponibilità di tante persone,
educatori, animatori, cuochi e sguatteri, assistenti che hanno prestato il loro servizio in maniera
gratuita e disinteressata, con nel cuore il moto “niente per dovere, tutto per amore”. Coraggio, che
ti permette di gestire con serenità gli imprevisti organizzativi, ma anche di affrontare tematiche
complesse e di mettersi in gioco rischiando nuove vie e modalità educative per stare al passo con
i tempi. Gioia, per l’intensità dell’esperienza vissuta, trapelata nei tanti abbracci di un fine campo,
dove ti rendi conto aver vissuto un’esperienza che fra qualche anno riemergerà forte nel tuo cuore
suscitandoti ancora emozione e voglia di riviverla. Grazie a tutti, vi siete regalati un’altra, l’ennesima,
estate indimenticabile!
RAGAZZI
30 ANNI DI CAMMINO
Cattolica è nato nel 1969 il settore dell’ACR.
Vogliamo quindi condividere con tutti voi la
nostra gioia, perché, forti della storia che ci
precede, prendiamo coraggio e slancio per
proseguire con rinnovato entusiasmo questo
meraviglioso cammino!
A conclusione, riportiamo un pensiero di don
Alessandro, che per sei anni è stato assistente
diocesano per l’ACR e che al nostro invito a
partecipare alla festa ci ha scritto alcune righe.
13
di Centri Diocesani ACR e Giovani di AC
C
he cosa si intende per “formazione”?
Il termine sembra fare riferimento ad
un’azione che porta ad acquisire una
“forma” e che consente, quindi, a ciascuno di
assumere un’identità specifica. Ciò si traduce
e diventa quindi riconoscibile nello stile di vita
proprio di ogni persona. Secondo il testo base del
Progetto Formativo dell’Azione Cattolica Italiana,
“la formazione è un processo che in ultima istanza
avviene nel cuore, nella coscienza personale”. Si
rendono, dunque, necessari un impegno e una
scelta personali per dare alla vita la forma del
volto di Dio; tale punto diventa imprescindibile,
dal momento che
siamo stati creati
a Sua immagine
e
somiglianza.
Ottiene, quindi, un
significato chiaro
l’espressione del
nostro
Progetto
Formativo “Perché
sia formato Cristo
in voi”. Risulta
immediato
il
motivo per cui
l’Azione Cattolica
faccia
della
formazione
una
priorità assoluta.
L’azione formativa
procede, innanzitutto, attraverso la Parola di Dio,
ma anche grazie alla vicinanza di una comunità.
A questo livello interviene l’Azione Cattolica,
che fornisce esperienze significative con le sue
proposte, il suo progetto, la sua tradizione, i suoi
testimoni. Cosa ha a che fare con tutto questo
un educatore di AC? L’educatore è un figura
fondamentale perché propone e sollecita i ragazzi,
verso i quali svolge il suo servizio, a mettersi
in gioco e a dare forma alla loro vita. È quindi
fondamentale che lui stesso, per primo, scelga
14
#1|febbraio2015
liberamente di fare proprie delle esperienze,
attribuendo loro un significato e un valore che
gli consentano di acquisire una consapevolezza
personale e di maturare umanamente e nella
fede.
L’azione formativa dell’educatore nei confronti dei
più giovani ha caratteristiche precise e prevede il
fatto di mettersi in sintonia con il loro percorso.
L’efficacia si ha nel momento in cui lui stesso ha
acquisito competenze relazionali e culturali e
assimilato dei contenuti di fede. Emerge, quindi, il
compito dell’Associazione diocesana di offrire agli
educatori dei momenti strutturati di formazione,
fornendo
loro
gli
strumenti
essenziali
al
compito educativo,
completando
la
loro preparazione,
sostenendoli
e
accompagnandoli.
Dal
momento
che tale processo
non prevede un
“assorbimento”
passivo
dei
concetti, ciascun
educatore
deve
sentirsi chiamato
ad avere cura di sé
e del proprio ruolo,
decidendo di compiere un cammino specifico.
Tale atteggiamento consente di sviluppare qualità
che si credeva di non avere, attraverso un attento
lavoro su di sé e condividendo con gli altri la
propria esperienza associativa e di vita. Ed ecco,
dunque, riempirsi la casa di San Giovanni in Loffa
con una cinquantina di giovani di AC, tra educatori
e responsabili parrocchiali, in un fine-settimana al
termine del mese di settembre. I temi trattati in
tale occasione sono stati ampi e di vario genere,
seppur mirati verso gli specifici destinatari: dalle
considerano “già arrivate”; sono costantemente
e consapevolmente in cammino e decidono di
condividerlo con i più giovani per dare loro una
testimonianza vera, autentica e, come scritto
nel Progetto Formativo, un “accompagnamento
competente e cordiale”. “Per noi che abbiamo
scelto di essere di Azione Cattolica, l’azione
formativa ha come soggetto qualificante
l’associazione: abbiamo scelto l’AC anche
perché apprezziamo la sua proposta formativa
e riconosciamo che essa costituisce un aiuto
importante per la nostra crescita nella fede”
(Progetto Formativo – Perché sia formato Cristo
in voi).
STRUMENTI PER LA QUARESIMA
La Quaresima è tempo di ascolto della parola di Dio. Il cammino quaresimale è anche un cammino
di fede, che non può essere fatto senza un riferimento alla parola di Dio che la Chiesa distribuisce
con abbondanza in questo tempo santo.
Le pratiche quaresimali vanno accompagnate dall’ascolto assiduo della parola di Dio: alcuni
strumenti ci possono accompagnare in questo tempo di conversione.
Incontri di preghiera quaresimale
• mercoledì 25 febbraio, ore 20:45, presso la parrocchia di Mozzecane
• mercoledì 4 marzo, ore 20:45, presso la parrocchia di Castagnaro
• mercoledì 11 marzo, ore 20:45, presso la parrocchia di Cavaion
• mercoledì 25 marzo, ore 20:45, presso la parrocchia di Gesù Divin Lavoratore
Testi per la preghiera quotidiana di Quaresima e Pasqua
Per vivere al meglio il tempo speciale della Quaresima e Pasqua, per prenderci cura di noi alla luce
della Parola e far fruttificare pienamente quanto Dio ci dà, l’Editrice AVE propone, suddivisi per
fascie d’età, degli spunti di preghiera quotidiani, a partire dal brano del Vangelo del giorno.
Esercizi spirituali
Un tempo forte per fermarsi all’ascolto della Parola di Dio un tempo forte per ri-orientare la propria
vita al mistero di Dio.
Tre diverse proposte:
• 06-08 Marzo 2015 per tutti i giovani dai 18 ai 30-35 anni
• 01-03 Maggio 2015 per giovani coppie
• 30 aprile- 3 maggio per tutti i giovani dai 18 ai 30-35 anni
Per info e iscrizioni visita il sito del CPAG (www.giovaniverona.it).
RAGAZZI
LA FORMAZIONE AL CENTRO
caratteristiche tipiche dell’educatore di Azione
Cattolica all’importanza della costruzione
del dialogo e del modo di comunicare di
un responsabile. Tale formazione trova
completamento nell’appuntamento previsto
per domenica 26 ottobre, con approfondimenti
sul Vangelo che ci accompagnerà per l’intero
anno associativo entrante, per farlo diventare
parte della nostra vita. Le proposte formative
realizzate a livello diocesano si avvalgono per
lo più della disponibilità e del contributo di
educatori “più grandi” che si mettono a servizio
nei Centri Diocesani di Azione Cattolica o che
collaborano con essi. Queste persone non si
15
di Eleonora Rocchi
Vice Presidente diocesana Giovani
Alessandra Allegrini
Responsabile diocesana ACR
11
-17 agosto 2014: è andato in onda
il
Campo
Base!
Appuntamento
fondamentale del Tempo d’Estate
Eccezionale, ovvero dell’estate dei campi scuola
di Azione Cattolica, il Campo Base - edizione 2014
- ha visto protagonisti ventidue giovani basisti
provenienti da dieci diverse parrocchie dislocate
in ogni angolo della Diocesi di Verona. Diciotto/
ventenni, giovani comuni, giovani di oggi, ma ben
distanti da quelli dipinti dalle cronache dei giornali
e dai rotocalchi. Giovani speciali, caratterizzati
certo da tanta voglia di divertirsi e stare insieme,
ma anche dalla volontà di condividere qualcosa di
più profondo, una ricerca, una tensione autentica
all’altro, le proprie idee ma anche le proprie
difficoltà. Ed è proprio lo spirito con cui hanno
accolto questa proposta che ha permesso loro
di vivere in pienezza questa forte esperienza di
discernimento.
Il percorso del Campo Base è molto intenso ed
articolato e si basa su tre tappe ben precise:
16
#1|febbraio2015
l’incontro con sé stessi, l’incontro con l’altro
e l’incontro con Dio. Percorso non banale,
specialmente se vissuto con la curiosità e l’intensità
di questo gruppo di basisti, che sin da subito si
è messo in gioco dimostrando che i giovani si
sanno ancora entusiasmare della ricerca di ciò che
davvero è importante nella vita. Temi importanti,
che sono stati affrontati dal gruppo con grande
maturità, ma certamente non senza difficoltà,
poiché vanno a coinvolgere il vissuto personale,
la vita nel mondo moderno, spesso in contrasto
con i valori, o forse i non-valori, della società,
e la prospettiva del futuro. Tante sollecitazioni,
lanciate sia dall’equipe che dai ragazzi stessi,
attraverso momenti di gruppo, di condivisione in
assemblea, di confronto personale, di preghiera, di
deserto, ma anche durante i momenti conviviali e
di tempo libero, tanta era la voglia di condividere le
riflessioni frutto della giornata, ma anche custodite
nel cuore da tempo, consapevoli di essere liberi di
esprimere il proprio sentire senza paura di essere
di infondere insegnamenti, ma piuttosto
condividendo con i basisti il proprio modo di
vivere la fede nel quotidiano, più che nella
straordinarietà del tempo del campo. Perché in
fondo essere cristiani vuol dire essere testimoni
di Gesù. Ma prima di dare la testimonianza, è
necessario averla ricevuta, rendersene conto.
Da questo deriva l’esserne grati e quindi sentirsi
responsabili verso gli altri. Il testimone è colui
che nell’accogliere la testimonianza è cresciuto,
se ne è lasciato purificare e plasmare e proprio
perché sa di questa “grazia” ricevuta è in grado di
avvertire l’importanza di renderla, di restituirla,
di donarla.
Un’intensa esperienza di formazione quindi, un
tempo straordinario che però non ha valenza se
vissuto a sé, ma solo se inserito in un cammino
ordinario poiché è proprio la quotidianità il luogo
nel quale realizzarsi in una crescita coerente,
che dimostra nei fatti la gioia di camminare ogni
giorno verso il Signore, in compagnia Sua e di una
grande famiglia di fratelli.
NIENTE PER DOVERE, TUTTO PER AMORE
di Giulia, Alice, Marianna
Dall’11 al 17 agosto si è tenuto presso la casa di san Giovanni in Loffa a Sant’Anna d’Alfaedo il campo base di Azione Cattolica. Hanno partecipato 22 ragazzi tra i 18 e i 21 anni
e tra di loro c’erano anche tre ragazze della parrocchia di Gesù Divino Lavoratore: Alice,
Giulia e Marianna. È stata una settimana molto intensa che ha offerto ai giovani la possibilità di riflettere su se stessi, grazie all’aiuto e il sostegno dell’equipe composta dagli
educatori AC del centro diocesano, giovani disponibili e pronti al dialogo che hanno
saputo dare ai ragazzi una concreta testimonianza. Accanto a loro i sacerdoti assistenti
hanno guidato i momenti di preghiera che sono stati un’occasione per approfondire il
cammino di fede.
Ogni giorno venivano affrontate diverse tematiche che riguardavano: la cultura dei giovani d’oggi, il discernimento, le relazioni e la scoperta dell’importanza della propria
vocazione. C’erano poi momenti di gruppo in cui si rielaborava e approfondiva l’argomento proposto, per poi condividere la riflessione con l’intera assemblea. Inoltre non
mancavano i momenti di svago e il tempo libero per conoscerci tra noi.
È stata una settimana che ha stimolato in noi il desiderio di spendere parte del proprio
tempo al servizio della parrocchia. Ci si è resi consapevoli che la formazione personale
sia culturale che di fede è la base perché ogni servizio non si esaurisca in un semplice
“fare”, ma diventi stile di vita.
Per noi ragazze di GDL è stata una settimana dove abbiamo sperimentato due dimensioni della vita: crisis e anastasis. Crisi, perché abbiamo rotto i compromessi forzati con la
società e i dis-valori che in modo esplicito e spesso implicito impone; anastasis, ovvero
rinascita, perché ci è stato proposto un modello e uno stile di vita diverso, più profondo,
che senza giudicare la società, ci pone in atteggiamento più critico per compiere delle
scelte consapevoli e coerenti ai valori della fede.
Cari amici, go for it! GIOVANI
TESTIMONI E RESPONSABILI
OGGI – IL CAMPO BASE 2014
giudicati, senza sovrastrutture, perché ascoltati
e accolti da persone che erano lì proprio per
poter condividere ed ascoltare ed accogliere, per
amore e non per dovere.
Il gruppo di giovani è stato guidato, o meglio,
accompagnato, da un’equipe di Azione Cattolica
composta dai responsabili diocesani del Settore
Giovani e dell’ACR, dai componenti dei centri
diocesani, e da figure di riferimento spirituale quali
don Damiano Zanconato, suor Marika Manfredini,
don Francesco Marini e dall’Assistente di AC don
Riccardo Feltre. Guidare o meglio accompagnare,
perché il compito dell’equipe è stato ovviamente
quello di organizzare il campo scuola, preparare
la proposta di attività e guidarne i vari momenti,
ma non solo: non avendo di fronte dei bambini
ma giovani oramai formati, è stato chiesto agli
animatori di vivere in prima persona l’esperienza
nei vari momenti senza sottrarsi ad un libero
confronto coi basisti, accompagnandoli come
fratelli maggiori, con un tratto di strada in più
alle spalle, ma ancora in cammino. Si è chiesto
all’equipe di essere testimone, senza necessità
17
CUSTODI DI PERSONE
di Martina Lonardi
educatrice della parrocchia di Casette di Legnago
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#1|febbraio2015
coetanei, che abbiamo dei conflitti aperti con il
mondo degli adulti che ci sembra così diverso e
distante dal nostro modo di vedere. Ma i germi
seminati dalla nostra famiglia dentro di noi
hanno bisogno di crescere e di essere nutriti,
prima di poter uscire allo scoperto. Prima di
poter diventare anche noi, a nostro tempo, una
famiglia, dove ci si custodisce reciprocamente.
PER FARE UN CAMPO CI VUOLE…
C
di Martina Lonardi
educatrice della parrocchia di Casette di Legnago
quando dovrebbe iniziare a sperimentare il mondo
da solo… Non è così, non c’è il percorso universale
che funziona per tutti, ma c’è la Guida che ti aiuta
sempre durante il cammino: la luce di Dio e Gesù
che camminano davanti a noi e al nostro fianco.
Anche quando non li sentiamo, anche e soprattutto
nei momenti più bui.
Certamente la famiglia è il luogo di formazione
per eccellenza, è il contesto nel quale impariamo
il valore del servizio, è il luogo attraverso il quale
partecipiamo allo sviluppo della società e nel
quale celebriamo la vita e la missione della chiesa.
Sembrano tanti concetti irraggiungibili.
In realtà sono già dentro di noi, giovani e ragazzi:
saper identificare i ruoli di ciascun componente
della famiglia, riconoscendo, anche se a volte scotta
farlo, l’autorevolezza dei genitori, che cercano di
aiutarci e contemporaneamente di lasciarci liberi
di cercare la nostra strada.
Riuscire ad essere, nonostante la pressione della
società e delle persone che conosciamo, dei giovani
cristiani che credono nel valore della famiglia, che
“Cosa vuol dire fare un campo di AC?” Mi sono fatta questa domanda molte volte ma la risposta non
è mai stata così chiara come quest’anno, e voglio condividere cos’ha significato per me.
Mi chiamo Martina, ho 24 anni e vengo dalla parrocchia di Chievo,da piccola andavo all’ACR, da 6 anni
svolgo il servizio di educatrice e da 3 anche da responsabile. Non ho mai avuto nessuna esperienza con
i GVSS e per questo non mi aspettavo di ricevere la chiamata di Don Riccardo, assistente diocesano,
che mi chiedeva di fare la responsabile al campo III media/GVSS di quest’estate. Non avevo mai fatto
la responsabile ad un campo e non avevo mai fatto campi GVSS, ma quando mi ha chiamata Don
Riccardo, con la fede e la sua piena fiducia, l’unica risposta che potevo dare, nonostante i mille dubbi
e paure, era solo un grande SI. Ed è grazie alla sua fede, fiducia e positività che ho potuto affrontare
una settimana incredibile.
Poi ho scoperto che il campo sarebbe stato sulle Beatitudini...tutti sappiamo quante e quali sono le
Beatitudini giusto? 9, 8+1, 7+2....ogni volta si cerca di indovinare perchè nessuno si ricorda mai di
preciso...ma quante volte abbiamo sentito questo Vangelo a Messa, ai gruppi, ai matrimoni? E quante
volte invece abbiamo cercato di approfondire il tema?
Essere educatrice e responsabile AC per me vuol dire entrare talmente nel profondo nel tema che a
distanza di mesi mi ritrovo a cercare di associare le beatitudini alle situazioni che vivo, ai discorsi e alle
formazioni che seguo, alle attività che svolgo.
Fare un campo di AC vuol dire trovare degli educatori più esperti e preparati di te che si mettono a
servizio degli altri con umiltà, la stessa umiltà e voglia di imparare e di fare che trovi negli educatori
alla prima esperienza. Vuol dire rendersi conto che dove non arriva uno arriva l’altro; vuol dire parlare
con loro e sentirsi accolti, ascoltati; vuol dire vedere la sensibilità e l’attenzione per i ragazzi nei loro
volti e nelle loro parole; vuol dire trovare dei giovani che testimoniano Gesù con la loro vita.
Fare un campo di AC vuol dire avere 2 ragazzi di 19 anni che tengono pulita una casa con 90 persone
senza mai lamentarsi ed avere 6 cuochi il cui unico obiettivo è quello di farci stare bene; a queste
persone va un grazie immenso.
Ed infine fare un campo di AC è trovarsi davanti il primo giorno 68 ragazzi da 9 parrocchie diverse,
che stanno in silenzio per ascoltare quello che hai da dire, e capisci che tutto andrà bene, che ti trovi
davanti dei ragazzi che non si arrendono davanti alle difficoltà e alle incomprensioni, che accettano
tutte le proposte che ricevono, che alla mattina fanno le Lodi senza mai lamentarsi. Ad un campo di AC
i ragazzi si mettono a scavare in profondità dentro loro stessi, e davanti a persone che conoscono solo
da pochi giorni trovano il coraggio di tirare fuori tutto, perchè in pochi giorni quelle persone riescono
a darti più di quanto immagini e anche una sola parola da parte loro è una ricchezza unica.
Fare questo campo di AC ha voluto dire, per i ragazzi e gli educatori, entrare in ogni singola beatitudine,
portarle nella nostra vita e fare un passo in più sulla strada che ci indica Dio e che ci porta ad essere
beati, ad essere felici.
GIOVANI
i sono tanti tipi di famiglia. C’è la propria
famiglia di nascita, quella con la quale si
cresce, quella con cui si sperimentano le
prime relazioni tra persone. E ci sono quelle che
ti scegli nel corso della vita: dal gruppo di amici,
vera e propria famiglia per ragazzi e adolescenti,
al gruppo educatori; dalla classe affiatata alle
superiori, al gruppo di genitori che condivide le
gioie e le difficoltà dell’essere punto di riferimento.
Si parla moltissimo in questi ultimi mesi di crisi della
famiglia, di crisi dei rapporti all’interno dei nuclei,
anche in quelli cattolici. Tanto da spingere papa
Francesco a convocare un Sinodo straordinario con
argomento di discussione proprio i cambiamenti
che hanno modificato le famiglie di tutto il mondo.
E anche noi giovani non siamo rimasti sordi a
questo richiamo: a fine novembre ci siamo ritrovati
a San Giovanni in Loffa per confrontarci e discutere
di famiglia, tema che sembra tanto semplice ma al
tempo stesso davvero complesso.
Solo partendo dalle basi, da un ascolto reciproco e
dalla disponibilità di dialogo, nonostante le diverse
opinioni, si crea il primo nucleo di famiglia. Parole
che sembrano dimenticate, come permesso, grazie
e scusa, devono nuovamente entrare nel nostro
vocabolario di tutti i giorni, lasciando perdere le
continue lamentele. Ispirandoci anche a quella
che è la nostra famiglia di riferimento, la famiglia
di Nazareth: un sì detto con umiltà e disponibilità,
lasciando spazio a Dio e all’umanità, entrati
nell’esistenza di Maria e Giuseppe, che si sono fatti
guida reciprocamente e sono diventati compagni
di viaggio.
Un viaggio che non è lineare, dove non esiste il
percorso giusto e quello errato: mille domande
assillano i genitori, riguardo cosa è meglio fare
per il proprio figlio, da cosa è meglio proteggerlo e
ha una morale che la sostiene e che non è usa e
getta.
Riconoscere che solo come famiglie siamo la vera
ricchezza della Chiesa; che solo tante famiglie
insieme riescono ad essere una Parrocchia,
famiglia di Dio e di tutti.
Grandi passi, grandi parole ed idee per noi che
fatichiamo a relazionarci con i nostri amici e
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IL CONSIGLIO DI AZIONE
CATTOLICA, SUGGERIMENTI
PER IL CONSIGLIO PASTORALE
PARROCCHIALE
di Roberto Marrella
Consigliere diocesano
Infine il Consiglio è fatto “insieme” in amicizia e
comunione tra noi. Questo è l’aspetto più bello!
E se c’è questo non ci sono sfide impossibili!
Partecipare al Consiglio (che sia di AC o
Parrocchiale) non è una passeggiata. E’ un
impegno serio, talvolta si direbbe anche un
po’ “pesante” ma si basa sulla volontà e la
determinazione di “servir bene”. Se manca
questo il resto …. “è vanità”
Tutto questo discorso a quale scopo?
Per suggerire a chi lo desideri di verificare le
competenze e modalità che in questi anni si sono
sviluppate ed aggiornate in Azione Cattolica per
trarre spunto o idee utili alla crescita dei nostri
Consigli Pastorali Parrocchiali.
LA CHIESA È INDIFFERENTE DI FRONTE
ALL’EVASIONE FISCALE?
L
Il Consiglio di AC è un’organismo di condivisione e
decisione per molti aspetti simile al CPP.
Ad esempio: è formato dai rappresentanti di tre
settori diversi (giovani, adulti, ragazzi) che però
sono chiamati ad essere responsabili insieme
(corresponsabili), con i sacerdoti, di tutta
l’associazione e non solo del proprio settore.
Per affrontare questo impegno i membri del
Consiglio hanno occasioni di formazione costante
la cui importanza è data dai contenuti ma anche
dal fare comunità. E’ una formazione fatta
insieme, ricca di confronti, esperienze, pensieri
sul “fare” ma, soprattutto, sull’ “essere” e sullo “trasmettere”.
Gli incontri iniziano puntuali ma, con buona
pace degli organizzatori, quasi mai riescono
a mantenere gli orari perchè le persone si
raccontano, si conoscono, si aggiornano,
scambiano opinioni, commentano, ascoltano,
… questa stessa esperienza è quella che devono
riportare a casa in modo che avvenga così anche
nei gruppi, in associazione, in parrocchia! Studio,
competenza, impegno ma contemporaneamente
conoscenza, relazione, amicizia, preghiera.
E’ importante dare spazio a questa forma di
relazione perché il Consiglio (anche quello
parrocchiale) anima, cioè “dà l’anima”
all’associazione (alla Parrocchia). Non si tratta
solo di organizzare bene, distribuire compiti ed
attività… ma anche di far conoscere le persone,
#1|febbraio2015
Da qualche anno a questa parte, è di attualità il dibattito sulla evasione fiscale nella nostra Italia. Già il
Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes, al n.30, afferma: “Non pochi non si vergognano di evadere,
con vari sotterfugi e frodi, le giuste imposte o altri obblighi sociali”. Giovanni Paolo II, nell’Enciclica
Sollicitudo rei socialis, al n.41: “La Chiesa non rinuncia a stigmatizzare la pratica dell’evasione fiscale”.
Benedetto XVI, nella sua terza Enciclica sociale Caritas in veritate ha scritto: “La dottrina sociale della
Chiesa ha sempre sostenuto che la giustizia riguarda tutte le fasi dell’attività economica, perché questa
ha sempre a che fare con l’uomo e con le sue esigenze. Il reperimento delle sue risorse, i finanziamenti,
la produzione, il consumo e tutte le altre fasi del ciclo economico hanno ineluttabilmente implicazioni
morali”. Quindi, il reperimento delle risorse, attraverso le giuste imposte, che non devono essere
evase. Per quanto concerne il sistema fiscale, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, al n.355,
chiede che nell’imposizione dei tributi ci sia “razionalità ed equità”, per evitare che gli oneri siano
sproporzionati. Senza che questo sia confuso con un inaccettabile beneplacito all’evasione fiscale.
E potremmo citare anche il Catechismo della Chiesa Cattolica. Dunque, come si può riscontrare, le
puntualizzazioni del Magistero della Chiesa non mancano.
Ho, però, anche sentito un altro intervento su questo tema: “Il Magistero della chiesa è chiaro sul
dovere della denuncia dei redditi, sull’evasione fiscale ma, salvo rare eccezioni, non ho mai sentito
nelle omelie o nei vari incontri di formazione, un richiamo esplicito a pagare doverosamente le
tasse”. Dobbiamo qui riconoscere – senza generalizzare – che su questo grave problema, anche in
non poche parrocchie persiste un certo “silenzio”. È necessario ribadire che l’evasione fiscale è legata
alla corruzione. Nelle comunità cristiane, concretamente nelle parrocchie, dobbiamo con coerenza
e franchezza – come lo si fa sui mass media d’ispirazione cattolica – parlare chiaro; non proporre un
Vangelo con sconti stagionali. Se l’Italia è sull’orlo del baratro, dipende anche dai 120 miliardi di euro
(c’è chi dice che sono ben di più) di evasione annuale. È un furto non pagare le tasse dovute, non
consegnare lo scontrino o la ricevuta fiscale. Nell’ambito della legalità vi sono poi quei comportamenti
diffusi che sembrano irrilevanti, quali ad esempio il biglietto dell’autobus non pagato. Assumiamo il
nostro senso di responsabilità cominciando dalle piccole cose: “Chi è fedele in cosa di poco conto ,
è fedele anche in cosa importante; e chi è disonesto nelle piccole cose, è disonesto anche in quelle
importanti” (Luca, 16-10).
Che fare di fronte a questa variegata realtà? Il 4 ottobre 1991 (sono passati oltre 20 anni), la
Commissione ecclesiale “Giustizia e pace” pubblicò il documento (breve, ma particolarmente
interessante) “Educare alla legalità”, che ebbe una vasta e prolungata risonanza, in cui fra l’altro si
leggeva: “Il senso della legalità non è un valore che s’improvvisa. Esige un lungo e costante processo
educativo”. E venivano chiamate in causa famiglia, scuola, associazioni. Ed erano interpellate anche
le diocesi e concretamente le parrocchie, perché il fine – pur buono – non giustifica tutti i mezzi. E’
necessario, quindi, un rinnovato impegno per educare alla legalità – anche fiscale! - e al bene comune. ADULTI
di Renato Perlini
a vita dei Consigli Pastorali Parrocchiali è spesso
piuttosto travagliata e lascia talvolta perplessi
di fronte a temi, necessità, prospettive per i
quali “non si sa che pesci prendere”
Vero, ma come si fa ad essere “un cuore solo ed
un’anima sola” se ci si vede solo ogni tanto?
Come si fa ad arrivare a soluzioni condivise se
discutiamo in quindici ed abbiamo un’ora e
mezza per decidere? Come ciascun membro può
pensare ed essere responsabile a 360° della vita
della parrocchia e non solo della propria parte o
gruppo o associazione?
Vero, ma non è una strada impercorribile, un
traguardo inarrivabile.
Come sempre avere qualche esempio può aiutare,
al limite anche per criticarlo. Sarebbe comunque
un punto di riferimento.
L’esempio utile potrebbe essere in questo
caso il “Consiglio di Azione Cattolica” (che sia
parrocchiale o diocesano). 20
consentirle di entrare in comunione, apprezzarsi,
star bene insieme. Mettere insieme le proprie
motivazioni, impegni, attese, vite.
21
FARE AZIONE CATTOLICA:
LA PASSIONE EDUCATIVA
di Claudio Bolcato
Presidente diocesano
Q
22
#1|febbraio2015
ne previene la decadenza. Soprattutto, rende
l’uomo felice e libero. Adatta mi sembra
l’espressione del pedagogista brasiliano Paulo
Freire (1921 – 1997), che è risuonata in uno dei
Carrefour di questi anni dedicati all’educazione:
“Nessuno educa nessuno; nessuno si educa
da solo, gli uomini si educano insieme, con
la mediazione del mondo”. La realtà che
permette di vivere l’educazione è pertanto la
comunità educante, costruita sulle relazioni e
in cui possono svilupparsi cammini di crescita
e di vero cambiamento. È questo l’obiettivo
dell’Azione Cattolica: costruire una comunità
educante, stabilendo con tutti gli altri soggetti
una specifica «alleanza» in cui si condividono
le finalità, si distribuiscono i ruoli e le energie,
si studiano le iniziative possibili e ci si supporta
l’un l’altro cercando il più possibile di unificare e
di ampliare la proposta educativa.
COLORIAMO LA CITTA’!
LA RELAZIONE COME FONDAMENTO
di Ivan Marchi
facilmente deformata da chi vuol trasmettere a
tutti i costi le proprie idee, da chi vuole indirizzare
i comportamenti degli altri, da chi non ha la
pazienza di attendere che le persone crescano con
i loro tempi e siano soprattutto sé stesse. Il terzo
aspetto è che educare è un compito che non paga
né in termini di visibilità né in termini di risultati
a breve scadenza. Ma è un compito che vale la
pena assumere, se si crede al valore che ogni
persona rappresenta ed ha davanti a Dio. L’Azione
Cattolica ha sempre sentito questo compito come
evangelico, come un servizio che può essere reso
solo nella totale gratuità.
Oggi è difficile educare perché questo tempo,
con le sue incertezze e le sue inquietudini, mette
alla prova per primi proprio gli educatori, che
sperimentano una particolare stanchezza, che
faticano a trovare spazi e tempi per prendersi cura
Quest’anno a San Giovanni in Loffa, oltre ai Campi Scuola dell’ACR, si è vissuta un’eccezionale esperienza
per famiglie e a misura di famiglie. Alcuni nuclei hanno vissuto insieme una settimana, altri si sono
uniti dal venerdì ed insieme si è parlato di Ministerialità coniugale, e del ruolo fondamentale della
famiglia nella Chiesa. La stessa tematica, in perfetto stile unitario, è stata proposta ai bambini, per
renderli protagonisti con i loro genitori. Una storia fantastica sulla scoperta dei colori e sull’esigenza
di colorare una città grigia, ha fatto da filo conduttore per l’intera settimana, facendo scoprire a
piccoli ed adulti, il carisma fondamentale della famiglia: la relazione, come nativo mandato di creare
comunità, di tessere relazioni profonde e attraverso queste accompagnare altre famiglie, aiutare chi è
in difficoltà, evangelizzare facendosi compagni di strada.
Evidenziando la diversità tra il sacramento dell’Ordine posto nella Chiesa come segno di Cristo capo
del corpo e il sacramento del Matrimonio segno di unione, si è riflettuto sulla bellezza di porli allo
stesso livello. Non uno subordinato all’altro ma entrambi con le proprie specificità a servizio di tutta la
Chiesa. Non una famiglia per se stessa, quindi, ma per le famiglie, consapevole del proprio posto, con
Cristo sempre vivo nella propria casa, a fianco dei pastori, per fare rete e creare comunità.
Le attività dei bimbi, talvolta accompagnati da alcune educatrici ACR, talvolta supportate dagli stessi
genitori, si sono intrecciate con le riflessioni degli adulti, trovando momenti di sintesi intensi e
condivisione profonda tra tutti i partecipanti. La proposta di spiritualità con la Santa Messa giornaliera
e con l’adorazione serale, dopo le procedure di “nanne” per i più piccini, hanno reso l’esperienza un
momento di particolare ricarica per ogni famiglia, ridonando a tutti lo slancio giusto per essere vera
Famiglia Cristiana nella propria quotidianità. Infine, la testimonianza di Elisabetta e Alberto Golin,
Presidenti del Centro di Pastorale Famigliare di Verona, ha donato ad ogni coppia un esempio di stile
e il desiderio di appassionarsi al proprio specifico carisma di cura e relazione, partendo proprio dalla
propria realtà famigliare.
Insomma, un giusto mix di momenti ludici, di riflessione e di spiritualità con l’augurio che questo
appuntamento estivo possa diventare tappa fondamentale nel cammino formativo associativo e a tale
esperienza possano partecipare sempre più famiglie.
ADULTI
ualche mese fa, salutando i genitori
intervenuti per la conclusione del campo
scuola dei loro figli, presso la casa di San
Giovanni in Loffa, sottolineavo che in questo
tempo in cui contano principalmente il denaro,
il conto in banca e i risultati finanziari, l’Azione
Cattolica continua, da sempre ma oggi più
che mai decisa, a fare investimenti gratuiti e in
controtendenza: l’educazione e il protagonismo
delle persone. Non porteranno ricchezze materiali
e profitti economici, ma possono contribuire a far
crescere e maturare persone con il coraggio di
pensare e agire per un mondo diverso e migliore,
da protagonisti autentici delle loro esistenze.
Dopo aver esaminato in un precedente scritto
la cura delle relazioni (marzo 2014), voglio
soffermarmi oggi su un altro pilastro della vita
associativa dell’Azione Cattolica: la scelta e la
passione educativa, che da sempre hanno costituito
una delle caratteristiche del progetto, della
cultura, delle priorità operative dell’associazione
e che si concretizzano nell’attenzione per i piccoli,
per i giovani, per gli adulti e in definitiva per ogni
persona che si incontra nella quotidianità.
Il primo aspetto che mi preme sottolineare, e che
forse potrebbe risultare fin troppo banale, è che
dobbiamo credere all’urgenza dell’educazione:
educare vuol dire guardare avanti, prevedere,
prevenire, fare in modo che certi eventi
sfavorevoli non accadano, o fare in modo che
certi eventi inevitabili non ci trovino impreparati
ma pronti ad affrontarli. Il secondo passaggio
è che la scelta educativa è profetica e richiede
grande passione. Purtroppo spiace constatare
come sia rimasta a pochi questa passione, perché
è scelta impegnativa e severa, che può essere
di sé e per costruire quel percorso personale
che contribuisca a fare unità nella propria
vita e che li renda testimoni autentici. Per
essere educatori oggi bisogna essere persone
di speranza: l’educatore è una persona che sa
vedere oltre, che ha la capacità di guardare e di
andare sempre al di là del contingente. Ci sono
molti modi di sperare. Quello che più mi sembra
adatto è quello del contadino, che pianta, irriga,
riempie di cura un seme che non vede più,
pensando al germoglio che non vede ancora.
La speranza del contadino è fatta di pazienza,
saggezza e premura. L’educatore pianta e
annaffia, coltivando una seria, autentica e vera
relazione con le persone che sono affidate alla
sua responsabilità educativa.
Un ultimo pensiero è per richiamare la valenza
sociale e politica dell’educazione: l’educazione fa
la grandezza dei popoli, ne conserva lo splendore,
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