“EDUCAZIONE MOTORIA E SPORT PROF . PAOLO RUSSO
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“EDUCAZIONE MOTORIA E SPORT PROF . PAOLO RUSSO
“EDUCAZIONE MOTORIA E SPORT” PROF. PAOLO RUSSO Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport Indice 1 SIGNIFICATO E FUNZIONE EDUCATIVA DELLO SPORT ------------------------------------------------------ 3 2 LO SPORT FUNZIONALE -------------------------------------------------------------------------------------------------- 5 3 LA PRATICA EDUCATIVA FINALIZZATA ALLO SPORT ------------------------------------------------------- 7 4 DAI PROBLEMI DI METODO ALLE FINALITÀ EDUCATIVE -------------------------------------------------- 9 5 LA SELEZIONE E LA DIFFUSIONE DELLO SPORT -------------------------------------------------------------- 11 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport 1 Significato e funzione educativa dello sport Il termine “sport” indica un insieme di esercizi fisici, individuali, di gruppo o di squadra, che richiedono capacità di iniziativa, determinati sforzi e specifiche abilità motorie e muscolari, compiuti per svago o per ragioni professionistiche e animati da spirito di competizione e di agonismo. Quindi, lo sport si sostanzia di spirito di competizione e di agonismo, ma anche di rispetto e di lealtà nei confronti dell’antagonista: nello sport sono presenti sia il gioco (come spinta al divertimento, allo svago, al piacere di agire), sia la ginnastica (come disciplina tecnica, come mezzo tecnico che consente di migliorare i risultati). Rispetto al gioco, e a differenza da esso, lo sport ha una più accentuata carica agonistica, richiede una maggiore dose di coraggio fisico, un impegno più intenso e prolungato nel tempo, una specializzazione in settori ben precisi e, soprattutto, una spettacolarità connaturata. Per molti aspetti, comunque, lo sport è simile al gioco: ad esempio, per l’artificiosità delle regole, per lo spirito di iniziativa nell’applicarle, per lo spirito agonistico e competitivo. In sostanza, l’individuo nel fare sport compete sempre con qualcuno, al limite con se stesso, al fine di raggiungere un risultato che lo fa sentire in grado di poter superare determinati limiti. In questa ottica lo spirito sportivo spinge l’individuo a perseguire mete sempre più alte, sia pure in determinati settori, attraverso una interazione sempre più funzionale tra corpo e mente. Lo sport è un’attività che educa l’individuo a dominare se stesso, per raggiungere cioè un sempre migliore autocontrollo. Ma ciò comporta anche che l’esercizio sportivo con finalità educative deve essere soltanto di tipo dilettantistico, non deve sottostare ad esigenze professionistiche, per le quali assume valore soltanto il prevalere sull’altro, più che la conoscenza di se stessi. Dal punto di vista educativo, quindi, qualsiasi pratica sportiva non può in alcun modo essere finalizzata a fare dell’individuo un professionista di quel particolare sport. D’altra parte, anche nello sport praticato come attività libera e dilettantistica c’è sempre una dose di competenza professionistica: insomma, nello sport possono convivere, e devono convivere, sempre competenze professionistiche ed esigenze educative, in un equilibrio che diventa sempre più difficile nella società odierna, nella quale sembrano sempre più prevalere le ragioni della spettacolarizzazione e del consumismo. Ai fini educativi, e nella prospettiva di una cultura sportiva permanente, è Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport necessario coltivare nei giovani la pratica sportiva caratterizzata da creatività, da spirito competitivo, da desiderio di autocontrollo. L’educazione allo sport, quindi, pone problemi metodologici abbastanza complessi e difficili, fondati sul principio della netta distinzione tra educazione e addestramento. Del resto, attraverso lo sport l’uomo manifesta due concezioni opposte della persona: la prima orientata alla trascendenza dei valori puramente fisico-biologici e segnata dalla coscienza del “limite” umano; la seconda convinta che il senso dell’essere umani sia riconducibile e riducibile ai soli dati materiali, osservabili, non solo, ma manifestamente ottimista sulle possibilità dell’uomo di superare continuamente se stesso. La prima concezione si chiede “quale” sport fa bene, la seconda pensa ad uno sport neutro, panacea di tutti i mali. A queste due opzioni fanno riscontro due opposti atteggiamenti nei confronti del ruolo della scienza. Il primo relativizza, il secondo assolutizza il potere della scienza umana. Va sottolineato il ruolo della scienza, che è chiamata ad affrontare con la necessaria competenza i problemi dell’educazione. L’educazione motoria e lo sport, infatti, non sono un settore particolare né rappresentano aspetti meramente tecnici dell’educazione, ma sono da considerarsi esperienze educative dotate di piena autonomia teleologica. L’alunno che si impegna nella pratica sportiva deve essere considerato, in quanto persona, come un essere non definibile dai meri dati materiali, ma orientato verso la ricerca di valori trascendenti. In questa prospettiva, assumono rilievo teorie e posizioni ideali, di natura religiosa e/o laica, quali: la religiosità cristiana; la concezione psicologica sistemica; la pedagogia del “personalismo”; l’“educazione funzionale” sostenuta dagli psicomotricisti. In conclusione, gli educatori e gli allenatori di Educazione motoria e sport al servizio della persona devono sempre tenere di mira il rispetto della libertà e della spontaneità dell’educando, sulla base di una concezione personalistica dell’uomo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport 2 Lo sport funzionale Una metodologia didattica idonea a realizzare una educazione motoria e sportiva rispettosa delle esigenze della persona è quella fondata sulla concezione funzionalistica dell’educazione. In base a questa, tra educazione motoria e sport non solo non vi può essere contrapposizione in merito alle finalità, ai contenuti, al metodo e agli strumenti, ma vi deve essere complementarità rispetto ai livelli di organizzazione delle funzioni psicomotorie e continuità nel tempo. Quindi, l’educazione motoria “funzionale” passa anche attraverso esperienze agonistiche e lo sport “funzionale” si realizza anche attraverso procedure che favoriscono la presa di coscienza dei dati percettivi e motori e la loro rappresentazione e interiorizzazione, nei loro aspetti formali, estetici, energetici, ritmici e relazionali. In altre parole: se l’educazione motoria può realizzarsi anche attraverso forme sportive, lo sport deve continuare ad essere, sempre, un'educazione motoria. Questa tesi va dimostrata sulla base di un’educazione delle funzioni psicomotorie. Il passaggio dall’educazione motoria allo sport si realizza quando lo sviluppo delle funzioni motorie è ultimato. Si parla allora di tecnica. Da un punto di vista funzionale, invece, la tecnica non è un elemento che qualifica in modo assoluto lo sport. Infatti, essa altro non è che una capacità di adattamento attivo e, in questo senso, si può parlare di tecniche anche negli adattamenti richiesti dai giochi sportivi affrontati nel periodo dell’educazione motoria. Per meglio comprendere ciò, vediamo come risolvono il problema della tecnica alcune metodologie (errate) diffuse spesso nella pratica sportiva attuale. Tali metodi fanno “apprendere” lo sport, facendo “adattare” in modo passivo l’atleta al gesto tecnico del campione ritenuto “ideale”, a mezzo di ripetizioni prolungate del modello motorio, spezzettato in tanti segmenti ritenuti più elementari, nella convinzione che in gara questi elementi si ricostituiscano. Con questo metodo il compito della corteccia cerebrale viene declassato a quello di controllore della meccanica del gesto in sé. Tutta la funzionalità percettiva e di aggiustamento delle aree sottocorticali è bloccata, per così dire, nella richiesta di un gesto dalle caratteristiche spaziotemporali e autopercettive sempre uguali. Il risultato è che il gesto viene sì automatizzato, ma non viene inserito nel quadro di comunicazione motoria presente in ogni gara, per cui il giocatore si troverà a constatare il fallimento dei suoi tentativi. In gara, infatti, conta saper decifrare una serie di segnali di natura diversa. Ad esempio nel tennis: l’occupazione dello spazio e l’atteggiamento del corpo dell’avversario, la percezione delle traiettorie, della velocità e dell’effetto della palla; Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport l’indicazione fornita dal rumore che la palla fa sulla racchetta; la previsione del rimbalzo valutando velocità, effetto,vento ecc. Una pedagogia funzionale, invece, segue il metodo di permettere all'atleta principiante un lungo periodo di prove in situazioni spaziali e percettive sempre differenti, seppure riferite ad un aspetto tecnico particolare. A questa fase segue - non in senso strettamente temporale, ma secondo una logica ontogenetica delle funzioni - un allenamento centrato sulle percezioni interne (lavoro ad occhi chiusi, rilassamento, respirazione, ecc.) ed esterne (giochi basati sul controllo dello spazio e del tempo). L’ultima fase equivale ad un lavoro percettivo basato sull'anticipazione per finire col più raffinato livello delle finte che richiedono uno sviluppo completo dello schema corporeo, dell’indipendenza degli arti, del controllo tonico, della visione periferica. Lo sport funzionale restituisce, cosi, alla corteccia cerebrale la sua funzione finalistica, di controllo dei risultati dell'azione, di programmazione e riprogrammazione di azioni più adattive. Alle aree sottocorticali esso restituisce la sua specifica funzione di risposta adattiva plastica. La tecnica diviene, così, un’esperienza altamente personalizzata che contiene in alto grado, ma dinamicamente integrate, sia le caratteristiche dell’automatizzazione che quelle dell’adattività. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport 3 La pratica educativa finalizzata allo sport In età di sviluppo, un programma di educazione motoria finalizzata a formare all’attività sportiva può attuarsi attraverso un metodo fondato sul bisogno, naturale e culturale insieme, dei ragazzi di giocare e sulla loro esigenza, altrettanto naturale, di sviluppare e maturare le funzioni psicomotorie. Proponiamo dunque uno sport, se questo è richiesto, ed osserviamo cosa accade. I ragazzi, con uno schema corporeo poco definito, non riescono a riprodurre concatenazioni tecniche sofisticate, ciò fa scadere presto l’interesse. D’altra parte le opportunità di sviluppo naturale delle funzioni psicomotorie offerte dagli sport istituzionalizzati è molto scarsa. Molto più positivo e ricco di stimoli risulta, invece, il ricorso a sport liberi, poco strutturati, ma, proprio per questo, capaci di sollecitare l’interesse e la partecipazione di tutti i ragazzi. Inoltre, in tali sport/giochi risalta chiaramente la ricchezza di ruoli sociomotori: si pensi al gioco detto “Rubabandiera”, che permette ad ogni ragazzo di trovare il proprio livello di espressione motoria, di interesse, di partecipazione e, in fin dei conti, di evoluzione. I giochi sportivi e popolari risultano, insomma, più educativi sia per le numerose opportunità di adattamenti motori che per le opportunità di partecipazione sociale, fattore insostituibile, scatenante il desiderio di implicarsi direttamente nell’azione motoria. Il Catapane ha proposto un approccio che definisce: “destrutturazione e strutturazione 1 dell’attività” . Secondo questo approccio l’insegnante, di fronte all’insuccesso degli allievi, interviene eliminando dal gioco gli elementi di controllo percettivo troppo complessi. Se ciò non basta, “destruttura” ulteriormente l’attività, giungendo a proporre giochi e attività sulla percezione di sé, dello spazio e del corpo, sull’espressione. Quando la classe avrà sviluppato un migliore schema corporeo, egli potrà fare il cammino inverso ristrutturando per gradi l’attività fino araggiungere il livello iniziale. Proponiamo un breve esempio tratto dall’esperienza. Un gruppo misto di bambini di 9 anni chiede di giocare a pallacanestro. Dopo i primi minuti, tutti mugugnano: solo due ragazzi toccano la palla. L’insegnante elimina il canestro e mantiene la struttura del gioco. Ancora difficoltà per il 1 A. Catapane, Psicomotricità e pedagogia della sport, Armando, Roma 1984. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport palleggio. Stavolta l’insegnante elimina il palleggio. Siamo arrivati senza accorgercene al gioco dei “10 passaggi”, ma adesso tutti giocano, tutti si divertono, tutti sperimentano occasioni di sviluppo delle proprie funzioni d’aggiustamento e percettive. Di fronte a residue difficoltà di alcuni di dominare corsa e traiettoria della palla l’insegnante propone giochi sulla sintesi delle percezioni interne ed esterne. I giochi sportivi e popolari danno, in conclusione, ottimi spunti per l’evoluzione della motricità. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport 4 Dai problemi di metodo alle finalità educative L’educazione motoria e lo sport “funzionali” offrono peculiari risposte ad una serie di problemi pedagogici e trasformano, di conseguenza, il fenomeno sportivo anche a livello sociale, perché lo elevano alla dimensione più nobile del divenire umano, quella dell’educazione, attraverso la realizzazione di importanti e specifici obiettivi formativi. Innanzitutto l’obiettivo della precocità dell’interesse alla pratica sportiva: l’educazione motoria e lo sport, intesi come espressione unica dei fattori d’esecuzione, porta “naturalmente” alla pratica agonistica precoce. “Naturalmente”, sottolineiamo, e non “artificiosamente”, perché l’educazione motoria funzionale rispetta sempre l’espressione genuina della motricità dell'allievo, di tutti gli allievi, perché attenta al reale sviluppo delle loro funzioni. Altro tema da non sottovalutare sono i danni causati dai carichi di lavoro necessari per raggiungere prestazioni di rilievo. Sappiamo dalla fisiologia che i bambini hanno sì un più efficiente recupero della fatica, ma dimostrano altresì una precoce esauribilità. E’ noto che possono essere anche molto gravi i danni causati da un prolungato lavoro anaerobico sull’accrescimento e sullo sviluppo funzionale. L’esperienza ci dice di danni come glaucomi, tendiniti ed infiammazioni delle capsule in giovani nuotatori, calciatori,cestisti, ecc.; oppure ci mostra l’abnorme sviluppo di grasso nei giovanissimi nuotatori che smettono l’attività; oppure l’esaurimento psicofisico dimostrato dai ragazzi il giorno successivo ad un incontro agonistico. Lo stesso CONI, nelle sue federazioni più attente, sta rivedendo tutta l’impostazione dei CAS (Centri di avviamento sportivo), perché ha notato che, dopo un iniziale innalzamento del rendimento, i giovanissimi appaiono incapaci di ulteriori progressi. Altro fenomeno diffuso: l’abbandono precoce, per disinteresse, degli atleti precoci. Problema didattico ricorrente è anche la compresenza di livelli motori diversi, per affrontare il quale bisogna ricorrere a metodi individualizzati e personalizzati, in base ai quali l’educatore deve assicurare un’attenzione maggiore proprio agli alunni meno dotati o meno evoluti. I giochi sportivi e popolari rappresentano l’optimum delle stimolazioni, permettendo a tutti di essere parte di uno stesso evento sociale. Le regole non sono mai considerate fisse ed immutabili e tutto si trasforma in funzione dei bisogni evolutivi dei ragazzi. La coeducazione dei sessi è problema didattico ormai ben collaudato. Ricerche antiche e moderne (CONI) hanno dimostrato che il rendimento puramente fisico non si discosta molto nei due Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport sessi fino ai 12 anni. A partire da quest’età, se è vero che i ragazzi primeggiano in potenza e resistenza, le ragazze hanno il privilegio di usufruire di una migliore coordinazione e scioltezza articolare. D'altra parte, in una classe di scuola media le ragazze si dispongono, in base al valore fisico, dal 7°-8° posto in avanti dimostrando che una buona metà dei ragazzi è inferiore ad un buon terzo delle ragazze. Ma, l’opportunità della coeducazione dei sessi nell’educazione motoria va ben oltre ogni considerazione sul rendimento. Si tratta, infatti, di fondare una educazione alla coesistenza che si può realizzare solo attraverso la conoscenza reciproca. Per questo, cosa c’è di meglio dello sport praticato insieme? Le esperienze didattiche, suffragate da ampie iniziative di verifica e di autovalutazione, dimostrano che, dopo i primi timori espressi in prima media nei confronti del sesso opposto, tutto si appiana. Il clima della classe beneficia nettamente dell’apporto di una psicologia femminile nascente. Non è un caso che gli allievi più trainanti e i leader positivi della classe siano generalmente delle ragazze. Da ultimo, per dirla con Le Boulch, l’educazione funzionale riguarda il cervello, che, come ormai è risaputo da tutti, è uguale nei due sessi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport 5 La selezione e la diffusione dello sport Il cronico, ricorrente calo di pratica sportiva dopo gli anni della giovinezza trova una spiegazione proprio nel carattere selettivo dello sport attuale. Si lega illegittimamente il concetto di agonismo a quello di rendimento, cosicché lo spor tappare riservato a pochi “dotati” tra i giovani. Questa deleteria convinzione nasce purtroppo in famiglia ed è rinforzata dalla scuola elementare in cui, generalmente, le maestre, inadeguatamente preparate, concepiscono l’attività fisica o come un’esercitazione ginnastica, o come una liberatoria ricreazione, o come un evento riservato ai pochi bambini “dotati”. E’ importante ricordare che la tecnica non dev’essere quello spauracchio che ci fa sentire sempre “sotto esame”, sempre insufficienti rispetto al modello ideale e che ci instilla a livello di tutta la personalità la tipica fragilità psicologica di chi si sente “inadeguato”, di chi non è padrone di sé. La tecnica, invece, prima di essere un’abilità adattiva, un “gesto vincente”, è un atteggiamento mentale, un metodo di esplorazione, di ricerca dei nostri modi e ritmi di adattamento attivo. In questo caso la personalità dell’atleta sarà impregnata di quella tranquilla coscienza di chi sa di dare il meglio di se stesso, di chi ha fiducia nelle proprie capacità, di chi fida sulle proprie percezioni per sapere cosa fare in ogni frangente. Questo atleta “funzionale” non abbandonerà l’attività appena l’inevitabile declino fisico lo escluderà dalla corsa ai primi posti, perché continuerà a volersi divertire, continuerà a giocare con il suo sport. L’attività motoria e sportiva, svolta con metodi funzionali, consente sicuri e straordinari recuperi di soggetti in situazione di handicap e recuperi sia sul piano motorio che su quello più generale degli apprendimenti e delle abilità scolastiche. Pensiamo al recupero della dislessia, della disgrafia, delle capacita attentive, ecc. Sfruttare la plasticità delle strutture sottocorticali e la complessificazione dei giochi percettivi è la via maestra da seguire. Non dimentichiamo, infatti, che il 40% almeno delle fibre nervose sono state definite dagli studiosi “prive di specializzazione funzionale” e quindi disponibili per un eventuale, seppur parziale, recupero delle funzioni. Il problema, come ben s’intuisce, è quello di decondizionare (destrutturare) e di ricondizionare (ristrutturare). L’utilizzazione di un tal metodo a livello istituzionale per il recupero dei troppi allievi funzionalmente sottosviluppati è compromessa dall’inadeguata mentalità e preparazione del personale educativo. Nello sport di massa questa metodologia del recupero funzionale permetterebbe di non selezionare nessuno e di realizzare una Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 12 Università Telematica Pegaso Educazione motoria e sport pratica agonistica, diffusa a livello locale, basata sulla costituzione di livelli differenziati di performance. In conclusione, l’apprendimento di tecniche sofisticate, caratteristiche degli sport istituzionalizzati, può svolgersi su due piani diversi: l) attraverso il metodo del condizionamento; 2) attraverso l’intervento della rappresentazione mentale e della funzione di interiorizzazione. Il primo è un’azione che rende passivi e restringe il potere di auto-adattamento dell’individuo; il secondo libera le potenzialità, attivizza e sviluppa senza interruzioni l’adattabilità: in una parola è un atto educativo perché si basa sulla indipendenza e sulla presa di coscienza dell’individuo. E’ evidente che questo secondo principio metodologico deve sempre ispirare e sostenere una prassi educativa e sportiva che voglia rispettare i principi della concezione personalistica dello sport. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 12