Intervista al sociologo Alexander Bibkov

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Intervista al sociologo Alexander Bibkov
Intervista al sociologo Alexander Bibkov
Scritto da Francesca Di Mattia
Mercoledì 21 Marzo 2007 13:58 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 11 Febbraio 2009 12:47
Solidarietà con gli studenti moscoviti.
dal blog barhatnaya.splinder.com di Francesca di Mattia.
Dal 27 febbraio un gruppo di studenti della Facoltà di Sociologia dell’Università statale di Mosca
Lomonossov (MGU) ha cominciato le attività di protesta contro le condizioni insostenibili in cui
vivono, a cui il preside ha risposto con un atteggiamento violento e repressivo. In seguito gli
studenti hanno formulato una lista di rivendicazioni, i cui dettagli si trovano nel comunicato in
italiano pubblicato nel post precedente (e riprodotto in calce all'articolo - n.d.r).
L’evento ha avuto una larga risonanza, nella stampa, alla radio, e nella facoltà stessa, dove gli
studenti - circa duemila - si sono accorti della presenza di un’opposizione interna. A questo
punto il gruppo di base ha iniziato ad elaborare un programma, e sul suo sito Internet http://ww
w.od-group.org/
ha pubblicato gli sviluppi della situazione e le testimonianze di altri studenti. Tra queste,
colpisce la lettera di una ragazza, che racconta del pagamento effettuato dal padre per
garantire il buon esito del test d’accesso alla facoltà. Una vera e propria “vendita di posti”. Dopo
il test, che per legge deve restare anonimo ed essere inviato ad una Commissione esterna, si è
formata una coda di trenta persone all’ingresso di un’aula, dove il personale amministrativo ha
recuperato i test e li ha corretti di fronte ai futuri studenti, assegnando i voti a seconda del
pagamento effettuato in precedenza dai genitori, per mandarli poi alla Commissione esterna in
forma anonima. Una prassi del tutto regolare, in apparenza. E ancora: le studentesse non
possono portare le gonne sopra il ginocchio, e sono proibite le gomme da masticare, perché si
suppone che dopo essere state sputate vengano attaccate ai tavoli e danneggino i locali della
facoltà.
Ma uno dei motivi più forti di protesta, oltre al sovraffollamento della aule e alla mancanza degli
impianti di aerazione, è l’umiliazione subita per entrare in facoltà. E’ obbligatorio avere un
badge speciale, altrimenti non si può passare al di là del tornello (la carta dello studente e
quella del professore non bastano). Un episodio su tutti: una ragazza ha prestato il suo badge
alla sorella incinta che aveva bisogno urgente del bagno, i vigili hanno scoperto che esso non
corrispondeva al nome della studentessa ed hanno impedito alla ragazza di passare. In seguito
il vicepreside ha convocato le due sorelle, ha urlato che non è possibile infrangere il
regolamento malgrado le circostanze e ha messo una nota grave alla studentessa (si tenga
presente che due note gravi determinano l’espulsione automatica dalla facoltà).
Una testimonianza preziosa è quella del sociologo Alexander Bikbov, insegnante di Sociologia
del sapere presso lUniversità di Scienze Umane - RGGU a Mosca, redattore della rivista Logos
e coordinatore del gruppo di ricerca NORI.
Alexander, cosa sta succedendo?
Mi sono trovato coinvolto in questi avvenimenti fin dall'inizio. Come ex studente della facoltà,
che ha seguito la costituzione progressiva di questo sistema di disciplina, che mette al di sopra
di tutto il controllo fisico al posto dello sviluppo delle conoscenze, e come persona che ha
comunicato in tutti questi anni con gli studenti e altri professori, posso dire che recentemente la
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censura anti-intellettuale e le condizioni di vita all’interno della facoltà sono molto peggiorate.
Tra il 2002 e il 2006 ho reagito alle situazioni di degrado della facoltà e ho pubblicato alcuni
articoli, in cui analizzo e critico la strategia educativa e la politica dell’amministrazione della
facoltà. Nei volantini distribuiti alla fine di febbraio gli studenti hanno citato uno dei miei articoli
riguardanti la vera e propria campagna in favore della pena di morte, portata avanti dal preside.
Attualmente la facoltà è una piccola “scatola” sovrappopolata, dove studenti e professori sono
considerati dall’amministrazione una “macchina da soldi”, da cui ricavare il massimo guadagno.
Questo avviene per esempio con i genitori degli studenti, che purtroppo sono disposti a pagare
– legalmente e non – per far ottenere un posto in facoltà ai loro figli. E succede anche con gli
insegnanti, che sono considerati sempre più come lavoratori intercambiabili, non
necessariamente dotati di competenze, obbligati a dedicare il massimo del tempo alla facoltà
con una remunerazione il più possibile modesta.
L’amministrazione ha trasformato la facoltà in un'"impresa" puramente economica, in cui le
spese per la qualità dell’insegnamento sono ridotte al minimo. Uno degli obiettivi
dell’amministrazione è stato quello di ridurre i rischi a livello economico, cosa che si è tradotta
nel licenziamento dei professori che non erano complici di questa politica, e con la repressione
degli studenti attivi, chiamati spesso in presidenza e minacciati di continuo, a volte espulsi.
Nessuno all’interno della facoltà finora aveva reagito apertamente, la situazione era “regolata”
dal preside a porte chiuse.
La violenza più evidente si riscontra nel basso livello dei corsi, che dà l’illusione di acquisire
delle competenze generali e che invece lascia gli studenti in uno stato di ignoranza rispetto alla
loro incompetenza reale.
Un esempio emblematico, che si è verificato negli ultimi tre-cinque anni, è l’interruzione delle
discussioni durante i seminari, in cui alcuni professori incompetenti scoraggiano gli studenti che
leggono e studiano autori “malvisti” nella facoltà, come Bordieu e i costruttivisti. Questo ha fatto
sì che nel tempo il clima generale divenisse privo di stimoli. Due fattori sono stati determinanti:
l’ingresso in facoltà di studenti niente affatto motivati, consci che i genitori avevano pagato per
garantire loro il posto, e il lavoro di normalizzazione e censura di quelli che avevano dubbi,
costretti ad un livello basso di insegnamento. A tutto questo si deve aggiungere la bieca
propaganda nazionalista e religiosa da parte del preside.
Cosa pensi della mobilitazione di questi giorni?
Si tratta di un evento eccezionale nella storia recente dell’insegnamento in Russia. All’inizio
degli anni ‘90 il movimento degli studenti aveva un carattere piuttosto carnevalesco, una
mobilitazione fine a sé stessa, mentre in questo caso gli studenti hanno formulato rivendicazioni
concrete ed esigono essi stessi un livello più alto d’istruzione.
Vi sono piu forze che si fondono all’interno di questa iniziativa: gli studenti che si sono ribellati
alle condizioni quotidiane divenute insostenibili, ma anche gli studenti che stanno accumulando,
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malgrado la politica anti-intellettuale dell’amministrazione, un bagaglio di competenze che
permetta loro di maturare una consapevolezza rispetto al basso livello d’insegnamento proposto
dalla facoltà.
Si sta creando una rete che vede la partecipazione di studenti di altre facoltà, di militanti di
sinistra e liberali, di professori e intellettuali noti e affermati. E’ molto importante anche la
presenza della stampa. Gli studenti finalmente stanno diventando agenti attivi nelle dinamiche
dell’insegnamento, e vogliono dimostrare di essere capaci di cambiare essi stessi la situazione
in cui si trova la facoltà.
Cosa hai fatto in questi ultimi giorni?
Ho partecipato alle discussioni con gli studenti per l’elaborazione del loro programma. Sono
rimasto positivamente colpito dalla maturità e dalla capacità pratica di riappropriarsi del loro
ruolo nella facoltà in condizioni tanto sfavorevoli. Mi sono impegnato alla diffusione delle loro
rivendicazioni, li ho messi in contatto con professori e militanti europei, e ho dato
un'interpretazione di questa iniziativa in un'intervista al portale di informazione Polit.ru, non solo
per esprimere il mio punto di vista, ma anche per reagire contro le teorie del complotto che
hanno cominciato già a circolare su Internet (sui blog, nei commenti agli articoli) e nella
comunicazione ufficiale dell’amministrazione della facoltà. Il preside, infatti, ha indetto una
riunione con gli studenti e i professori, in cui ha condannato questa protesta come un’azione
pagata da qualcuno per gettare ombra sul prestigio della facoltà - prestigio già fortemente
compromesso, a dire il vero. Questa interpretazione suppone che non si tratti di una rivolta
studentesca o di un movimento spontaneo contro le condizioni della facoltà, ma di un'azione
politica o di una forma di pubblicità occulta organizzata e pagata dai rivali del preside o da
alcune forze politiche ignote ma potenti (americani, membri dell’amministrazione statale,
oligarchi).
La cosa assurda è che questa versione è sostenuta non solo da alcuni professori e dalla
minoranza degli studenti, ma anche da persone che non fanno parte della facoltà e che sono
pronte a credere a qualunque cosa, tranne che alla possibilità che tale protesta provenga
dall’interno. Questo dimostra lo stato di sottomissione all’amministrazione della facoltà. La
teoria del complotto si nutre della posizione oppressa, che genera fantasmi.
In seguito alla discussione con i miei colleghi russi e alla diffusione dell’informazione tra i miei
colleghi stranieri, che hanno la sensibilità per sostenere questa iniziativa, sta arrivando il
sostegno dall'esterno. Arrivano numerose lettere e telefonate all’amministrazione della facoltà di
Sociologia e dell’università, che sembrano poter cambiare l’equilibrio della situazione in favore
degli studenti.
La minima cosa che si può fare è firmare la loro petizione. Tra l’altro gli studenti vogliono
organizzare una riunione pubblica alla presenza del preside della facoltà e del rettore, a cui ho
intenzione di partecipare. Parallelamente discuto con i miei colleghi sulla possibilità di
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organizzare un’azione di solidarietà professionale con gli studenti e di creare eventualmente
una commissione interdisciplinare, anche internazionale, per valutare la qualità
dell’insegnamento presso la facoltà.
Quali pensi saranno gli sviluppi?
Lo sviluppo della situazione porterà, spero, a un largo consenso rispetto a questa iniziativa.
L’amministrazione della facoltà e dell’università non vuole uno scandalo. Preferisce che la
causa finisca in silenzio. Gli studenti sono sicuri di continuare e per questo diventano ogni giorni
piu consapevoli, ma hanno bisogno di un appoggio forte, internazionale, in grado di rendere la
loro iniziativa irreversibile, un punto di non ritorno.
Credo che presto sarà organizzata una manifestazione di solidarietà all’università, e vorrei
invitare tutte le persone sensibili a sostenere questa iniziativa coraggiosa e importante.
Qualche link interessante, per chi conosce il russo:
www.trud.ru/issue/article.php?id=200703060370302
www.novayagazeta.ru/data/2007/16/31.html
http://www.polit.ru/science/2007/02/28/dobre.html
http://olegivanov62.livejournal.com
http://forum.gfk.ru/forum/message.html?id=48279
- L’articolo http://www.index.org.ru/nevol/2005-2/bikbo_n2.htm di Alexander Bikbov
sull’iniziativa del preside della Facoltà di Sociologia per il ripristino della pena di morte
- Un articolo http://magazines.russ.ru/logos/2003/2/bikbov-pr.html di Alexander Bikbov scritto
con il collega Stanislav Gavrilenko, dedicato alla dipendenza della sociologia russa dalla
politica, in particolare la parte sui manuali di sociologia, di cui uno dei casi esemplari è il
manuale del preside della facoltà, che impone agli studenti una visione conservatrice
pretendendo di dire l’ultima parola in fatto di scienza.
Francesca di Mattia
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APPELLO
DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTÀ DI SOCIOLOGIA
DELL'UNIVERSITÀ STATALE DI MOSCA LOMONOSSOV
Noi, un gruppo di studenti della Facoltà di Sociologia dell’Università statale di Mosca, abbiamo
domandato all’amministrazione della facoltà di migliorare la qualità dell’insegnamento e le
condizioni della vita quotidiana nella facoltà, e di porre fine alla sua propaganda reazionaria e
ultranazionalista.
In risposta alle nostre domande, l’amministrazione ha adottato misure repressive: ha fatto
arrestare dalla polizia i nostri amici provenienti da altre università, venuti a distribuire volantini
all’ingresso della facoltà, e alcuni studenti sono stati minacciati. La presidenza e il consiglio
degli studenti hanno scritto una lettera al rettore dell’università per impedire azioni di protesta,
manifestazioni o assemblee non autorizzate all’interno dell'università. E’ un tentativo di farci
tacere e e di nascondere la situazione drammatica della nostra facoltà.
Negli ultimi anni i corsi alla facoltà si sono svuotati di contenuto. L’amministrazione ha ridotto il
numero dei seminari e delle esercitazioni pratiche; stanno diminuendo a vista d’occhio i corsi
delle discipline complementari; i professori esterni sono invitati sempre più raramente a tenere
dei corsi; le domande in sede d’esame si riferiscono ad un manuale imposto dal preside. La
presidenza ha distribuito a tutti gli studenti un bollettino che cita i «Protocolli dei Savi di Sion»
come “fonte di verità” e accusa i massoni e i sionisti di controllare il sistema finanziario
mondiale.
Le condizioni della vita quotidiana all’interno della facoltà sono diventate insostenibili. Non
disponiamo di una biblioteca e vi è una carenza di aule. Non esistono impianti di aerazione.
Nell’edificio si trovano dappertutto sistemi di videosorveglianza, di cui l’amministrazione si serve
per controllare gli studenti “sospetti”. Il sistema di controllo all'ingresso della facoltà – bloccato
da tornelli - è eccessivamente rigido. I vigili sono spesso maleducati e arroganti con gli studenti.
Esigiamo un cambiamento della struttura dei corsi, l’invito di professori competenti e ricercatori
affermati a tenere dei corsi, le informazioni sui programmi di scambio con le università straniere,
la sostituzione dei vigili arroganti, l’abolizione del sistema umiliante di controllo all’entrata della
facoltà e il miglioramento delle condizioni della vita quotidiana.
Esigiamo un incontro pubblico con il preside della facoltà e il rettore dell’università. Il nostro
obiettivo principale è di migliorare la qualità dell’istruzione nella facoltà e di cambiare le
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condizioni generali per noi studenti, ma anche per gli insegnanti, di cui alcuni hanno già dato il
loro sostegno.
Vi chiediamo di diffondere questo appello tra i vostri amici e colleghi. Sosteneteci scrivendo alla
presidenza della facoltà e al rettorato dell’università, in qualunque lingua (e in copia al nostro
indirizzo, per favore: [email protected] ) per esprimere la vostra solidarietà con le nostre
rivendicazioni.
Segreteria dell’Università statale di Mosca : tel. +7-495-939-36-67;
fax : +7-495-939-22-64;
e-mail: [email protected] ;
Viktor Antonovitch Sadovnitchi, Rettore dell’Università statale di Mosca :
tel. +7-495-939-10-00;
fax : +7-495-939-01-26;
e-mail: [email protected] ;
Vladimir Ivanovitch Dobrenkov, Preside della Facoltà di Sociologia :
tel./fax : +7-495-939-46-98;
e-mail: [email protected] ou [email protected] ;
Amministrazione della Facoltà di Sociologia: e-mail : [email protected] ;
fax: +7-495-939-46-98.
Firmate per sostenere le nostre rivendicazioni: www.od-group.org/page.php?page=sign
Per informazioni più approfondite in russo, vedi il sito www.od-group.org
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