Vita Olgiatese del 14 giugno 2015
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Vita Olgiatese del 14 giugno 2015
www.parrocchiaolgiate.org Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco PANE E GIUSTIZIA Qualche curiosità e provocazione dalla Bibbia a margine di EXPO 2015 La Bibbia, un libro di gastronomia? Si direbbe proprio di sì, se contiamo le volte che nel testo si fa riferimento a questo tema. La parola “pane” ricorre 286 volte; “cibo”, 133 volte; “mangiare”, 204 volte; “bere”, 226 volte… Il fatto è che il tema del nutrimento è fondamentale nella vita dell’uomo e un libro attento alla realtà umana come la Bibbia non poteva certo trascurarlo. Inoltre è un tema dai forti connotati simbolici, quindi… Anno 71° - N. 11 - 14 Giugno 2015 - € 1,00 VIDEO-MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DI EXPO MILANO 2015 Venerdì, 1° maggio 2015 Tutti vegetariani? Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo” (Gen 1,29). Non ci sono dubbi, dopo la creazione dell’uomo e della donna Dio indica quello che dovrà essere il loro cibo: erba e frutti degli alberi, solo questo. E, perché le cose siano ancora più chiare, Dio estende il comando anche a tutti gli animali, compresi quelli che conosciamo come carnivori: A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde (Gen 1,30). Non credo proprio che Dio fosse guidato da motivi di carattere salutistico o da preoccupazioni di dieta. Semplicemente voleva dire che la vita, tutta la vita, è sacra, anche quella degli animali. È bene, quindi, impegnarsi anche oggi a rispettarli tutti, a evitare loro inutili sofferenze, e perché no? - a ridurre al massimo il consumo di carne e, almeno in certi periodi, a farne a meno del tutto. D’altronde, il profeta Isaia quando vuole descrivere il momento della salvezza, quello che tutti desideriamo, ricorre proprio alla stessa immagine: Il leone si ciberà di paglia, come il bue (Is 11,7). Un po’ di astinenza ci proietta verso quella meta… Pane di lacrime Maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane (Gen 3,17.19). La punizione divina dopo il peccato dei progenitori coinvolge anche il cibo: dovrà essere guadagnato con il sudore della fronte e tra le lacrime. Il cibo, quindi, è sempre frutto del lavoro umano, lavoro spesso faticoso e anche rischioso. Chi pretende di mangiare senza lavorare, inevitabilmente sfrutta i fratelli. Lo ricordava anche san Paolo ai cristiani di Tessalonica, con parole chiare e lapidarie: Chi non vuol lavorare neppure mangi (2Ts 3,10). Avidità di pochi Vi è cibo in abbondanza nei campi dei poveri, ma può essere sottratto per mancanza di giustizia (Pro 13,23). Il sapiente che ha scritto il libro del “Proverbi” l’ha capito bene: la terra produce cibo sufficiente per tutti e se a qualcuno manca è solo perché altri gliel’hanno rubato. Parole che ci invitano a riflettere anche oggi: se ci sono milioni di persone che muoiono di fame, è perché ce ne sono altrettanti che hanno troppo e che possono permettersi anche di sciupare. Non ci sono nazioni povere, ci sono solo nazioni depredate e impoverite… Anche se a parole aborriamo la violenza, di fatto con il nostro comportamento gaudente e superficiale ci ritroviamo ad essere dei veri sanguinari. Ce lo rinfaccia senza peli sulla lingua un altro grande sapiente d’Israele, l’autore del libro del Siracide: Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, colui che glielo toglie è un sanguinario (Sir 34,25) Moltiplicazione o divisione? Si dice che Gesù abbia “moltiplicato” i pani e i pesci… È vero, con cinque pani e due pesci Gesù ha nutrito un’enorme folla. Se, però, leggiamo bene il Vangelo, ci accorgiamo che non ha “moltiplicato” proprio nulla ma, al contrario, ha risolto il problema “dividendo”: spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti (Mc 6,41). Sfido chiunque a collegare I verbi “spezzare”, “dare”, “distribuire” e “dividere” a un’operazione di moltiplicazione; fanno riferimento, invece, a una semplice divisione… E, dividendo bene il poco che c’era, tutti mangiarono a sazietà (Mc 6,42). Un insegnamento provocatorio e prezioso anche oggi: se vogliamo dare da mangiare a tutti quelli che patiscono la fame, non dobbiamo sognare moltiplicazioni impossibili, dobbiamo imparare, semplicemente, a dividere. Sprechi? Dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci (Mc 6,42-43). Non c’erano frigoriferi e il clima era caldo… eppure Gesù non ha dubbi: nulla va buttato, tutto quello che è avanzato va riutilizzato. Studi recenti hanno dimostrato che con i milioni di tonnellate di cibo sprecato ogni giorno dalle nazioni ricche (e tra queste ci siamo anche noi) si potrebbe facilmente sfamare tutti coloro che mancano del necessario. Prima di sprecare e di riempire i bidoni dell’”umido”, forse sarebbe bene fare un serio esame di coscienza… Misura e condivisione Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6,11). È la preghiera che recitiamo ogni giorno e anche più volte al giorno. Con queste parole diciamo, anzitutto, che il pane è dono di Dio, non conquista nostra. Poi lo qualifichiamo con l’aggettivo “nostro”, e non con l’aggettivo “mio”, nella convinzione che non è qualcosa di personale, ma di comunitario, da condividere. Infine chiediamo al Padre di darcene quanto basta per un solo giorno, consapevoli che, perché tutti ne possano avere, bisogna rispettare una certa misura. Non sarebbe male se, quando preghiamo, ci soffermassimo un po’ di più sulle parole che diciamo: almeno qualche volta… Non di solo pane… Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4). Gesù conosce molto bene l’uomo: sa che il pane materiale è importante, ma sa anche che non basta. Oltre il pane, l’uomo cerca qualcosa d’altro, cerca le risposte alle grandi domande della vita e queste non gli possono venire che dalla Parola di Dio. Pur impegnandoci perché tutti abbiano il pane quotidiano, non dobbiamo mai dimenticare che se il pane materiale (ricchezza…) viene assolutizzato si trasforma inevitabilmente in un idolo che produce schiavitù e sofferenze. L’appetito vien mangiando I testi biblici che ho riportato per questo numero di Vita Olgiatese vogliono essere solo un piccolo aperitivo, un assaggio. Ma “l’appetito vien mangiando”, dice il proverbio. Mi auguro, quindi, che in questi mesi di Expo cresca fortemente l’appetito anche nei confronti di quel cibo solido che la Parola di Dio ci fornisce. Altrimenti anche questa bella occasione dell’Expo si ridurrà a un grande carrozzone pubblicitario, senza seguito. don Marco Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Sono grato per la possibilità di unire la mia voce a quelle di quanti siete convenuti per questa inaugurazione. È la voce del Vescovo di Roma, che parla a nome del popolo di Dio pellegrino nel mondo intero; è la voce di tanti poveri che fanno parte di questo popolo e con dignità cercano di guadagnarsi il pane col sudore della fronte. Vorrei farmi portavoce di tutti questi nostri fratelli e sorelle, cristiani e anche non cristiani, che Dio ama come figli e per i quali ha dato la vita, ha spezzato il pane che è la carne del suo Figlio fatto uomo. Lui ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La Expo è un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla ma di valorizzarla pienamente! In particolare, ci riunisce il tema: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Anche di questo dobbiamo ringraziare il Signore: per la scelta di un tema così importante, così essenziale… purché non resti solo un “tema”, purché sia sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano. Vorrei che ogni persona – a partire da oggi –, ogni persona che passerà a visitare la Expo di Milano, attraversando quei meravigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti. Una presenza nascosta, ma che in realtà dev’essere la vera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delle donne che hanno fame, e che si ammalano, e persino muoiono, per un’alimentazione troppo carente o nociva. Il “paradosso dell’abbondanza” – espressione usata da san Giovanni Paolo II parlando proprio alla FAO (Discorso alla I Conferenza sulla Nutrizione, 1992) – persiste ancora, malgrado gli sforzi fatti e alcuni buoni risultati. Anche la Expo, per certi aspetti, fa parte di questo “paradosso dell’abbondanza”, se obbedisce alla cultura dello spreco, dello scarto, e non contribuisce ad un modello di sviluppo equo e sostenibile. Dunque, facciamo in modo che questa Expo sia occasione di un cambiamento di mentalità, per smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane – ad ogni grado di responsabilità – non abbiano un impatto sulla vita di chi, vicino o lontano, soffre la fame. Penso a tanti uomini e donne che patiscono la fame, e specialmente alla moltitudine di bambini che muoiono di fame nel mondo. E ci sono altri volti che avranno un ruolo importante nell’Esposizione Universale: quelli di tanti operatori e ricercatori del settore alimentare. Il Signore conceda ad ognuno di essi saggezza e coraggio, perché è grande la loro responsabilità. Il mio auspicio è che questa esperienza permetta agli imprenditori, ai commercianti, agli studiosi, di sentirsi coinvolti in un grande progetto di solidarietà: quello di nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna che vi abita e nel rispetto dell’ambiente naturale. Questa è una grande sfida alla quale Dio chiama l’umanità del secolo ventunesimo: smettere finalmente di abusare del giardino che Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare dei frutti di questo giardino. Assumere tale grande progetto dà piena dignità al lavoro di chi produce e di chi ricerca nel campo alimentare. Ma tutto parte da lì: dalla percezione dei volti. E allora non voglio dimenticare i volti di tutti i lavoratori che hanno faticato per la Expo di Milano, specialmente dei più anonimi, dei più nascosti, che anche grazie a Expo hanno guadagnato il pane da portare a casa. Che nessuno sia privato di questa dignità! E che nessun pane sia frutto di un lavoro indegno dell’uomo! Il Signore ci aiuti a cogliere con responsabilità questa grande occasione. Ci doni Lui, che è Amore, la vera “energia per la vita”: l’amore per condividere il pane, il “nostro pane quotidiano”, in pace e fraternità. E che non manchi il pane e la dignità del lavoro ad ogni uomo e donna. Grazie. papa Francesco 14 Giugno 2015 2 Vita Olgiatese MARTEDÌ 16 GIUGNO ORE 20,45 IN CASA PARROCCHIALE INCONTRO CON PADRE FRANCO NASCIMBENE Consiglio Pastorale Seduta dell’ 8 giugno 2015 Dopo la preghiera si procede alla discussione dei punti all’ordine del giorno. Viene fatta una veloce carrellata delle iniziative del mese di maggio/giugno sulle quali ci si confronta per una verifica. - L’iniziativa del mese di maggio che viene più apprezzata è la celebrazione delle S. Messe nelle frazioni. Si nota un bel coinvolgimento da parte delle persone che abitano delle zone interessate per la preparazione e un buona partecipazione a tutte le S. Messe. È stato particolarmente apprezzato il gruppo che anima i canti. - Pochissime invece le persone che partecipano al S. Rosario, sia in parrocchia che a S. Gerardo che a Somaino. In particolare ha fatto riflettere la scarsissima partecipazione dei bambini al rosario del martedì in parrocchia e del mercoledì a Somaino. Si è osservato che ci può essere un’effettiva difficoltà delle famiglie ad uscire la sera, che forse l’animazione del rosario stesso è poco accattivante o che, semplicemente, manca la motivazione alle famiglie stesse. Si valuterà l’anno prossimo se trovare qualche altra modalità per proporlo. - Si è svolta bene la Veglia vicariale dei cresimandi con il Vescovo. Si auspica una maggiore accoglienza e coinvolgimento delle persone che abitualmente non frequentano la chiesa ma si ritrovano in occasione della celebrazione dei sacramenti. - Gli anniversari di matrimonio ricordati alla S. Messa delle 11.00 di domenica 31 maggio hanno visto la presenza di 15 coppie che festeggiavano il 50° e 60° di matrimonio, 7 coppie festeggiavano il 25° e solo 4 coppie festeggiavano il 1° anniversario di matrimonio. Questo basso numero delle coppie giovani forse è la conseguenza della difficoltà di creare relazioni tra coppie durante il percorso di preparazione al matrimonio, relazioni che possano poi continuare come giovani famiglie che crescono all’interno della parrocchia. - La chiusura del mese di maggio a Somaino con il canto dei Vespri e la processione è stata ben preparata e partecipata. Si evidenzia la presenza dei ragazzi della mistagogia che sono stati invitati per una cena in oratorio e poi hanno partecipato con attenzione al momento di preghiera. - Molto apprezzata è stata la celebrazione della S. Messa in casa Anziani nel pomeriggio del 2 giugno (data fissata dalla parrocchia molto prima che si sapesse della manifestazione organizzata dal Comune nello stesso pomeriggio). Il tempo bello ha permesso di celebrare la Messa nel parco; questo ha contribuito a far trascorrere un bel pomeriggio agli ospiti e anche a un buon numero di persone che hanno voluto condividere questo momento con loro. - Festa del gruppo sportivo CSI di sabato 6 e domenica giugno in oratorio. Si è notata la scarsissima presenza di bambini, ragazzi, allenatori, dirigenti alla messa delle 9.30. Il gruppo sportivo è una presenza importante e numerosa nel nostro oratorio ma in qualche modo deve ritrovare la sua identità. L’allenatore è prima di tutto un educatore, e se è in oratorio deve avere ben chiaro lo stile dell’oratorio per comunicarlo ai ragazzi e alle famiglie. - La sera della domenica del Corpus Domini è stata sospesa la processione a causa del maltempo. I Vespri e l’adorazione in chiesa sono stati più raccolti. Quasi nulla la partecipazione di bambini, ragazzi, e giovani. Lodevole quella di un gruppetto di ragazzi delle superiori. Programmazione estate: - è iniziato l’oratorio feriale che prevede l’apertura del bar e la presenza di animatori per accogliere soprattutto i bambini . Durerà fino alla fine di giugno. - È stata efficace la scelta di anticipare i campi per permettere anche ai ragazzi delle medie di partecipare senza rinunciare alla “pineta”. Gli iscritti sono: 30 bambini per il campo di 4° e 5° elementare, 40 ragazzi per il campo di 1° e 2°media e 40 ragazzi per il campo di 3° media e 1° superiore. Per il momento sono invece solo 10 gli iscritti al campo di 2°, 3° e 4° superiore. - Sono 150 gli iscritti al Grest per il mese di agosto. Le iscrizioni si sono chiuse domenica 6 giugno. La necessità di anticipare le iscrizioni è dovuta la fatto di dover organizzare per tempo gli spostamenti da Olgiate a Somaino con il pullman. I bambini sono sicuramente pochi rispetto ai numeri dello scorso anno. Questionario diocesano sugli immigranti. L’Ufficio Pastorale Migranti ha inviato alle parrocchie, attraverso i vicariati, un questionario da compilare per un’indagine sui migranti. Il questionario deve essere ancora completato. Si è preso atto di alcuni dati: ad Olgiate sono presenti 759 residenti immigrati che rappresentano il 6,58% dei residenti (dati alla fine del 2014). Il gruppo più numeroso è costituito dagli albanesi (138) seguito da marocchini (89) e turchi (78). La maggior parte è di religione mussulmana, ci sono però anche ortodossi e cattolici. Non ci sono gruppi organizzati quindi è abbastanza difficile conoscerli e agganciarli non essendoci un unico interlocutore. Realtà del gruppo missionario parrocchiale Il gruppo missionario in parrocchia è praticamente ridotto a 1 o 2 persone. In collaborazione con i gruppi missionari del Vicariato di Olgiate e Uggiate ha organizzato per martedì 16 giugno alle 20.45 in casa parrocchiale un incontro con la testimonianza di padre Franco Nascimbene, missionario comboniano. Viene poi fatto osservare che noi cristiani siamo chiamati a vivere il Vangelo nella società in cui viviamo. È necessario portare il Vangelo nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica. Poiché la società attuale è molto complessa, una sola persona non è in grado di rapportarsi in maniera adeguata. Per superare questa difficoltà occorre un approccio interdisciplinare. Un simile approccio è possibile solo all’interno di una comunità dove è più facile trovare persone con diverse competenze. Occorre individuare queste persone per rendere disponibili queste competenze a tutta la comunità anche attraverso specifici percorsi di formazione. Prima della chiusura don Marco comunica che avrà un incontro con gli organisti e direttori dei cori della parrocchia per una ridistribuzione dei turni e per cercare di coprire qualche celebrazione ancora priva di animazione per il canto. La prossima seduta del Consiglio Pastorale sarà a inizio settembre. Chi è Franco Nascimbene è nato a Malnate (VA) il 2 ottobre 1953. A diciannove anni entra tra i missionari Comboniani. Nel 1979 è ordinato sacerdote. Dopo quattro anni di animazione tra i giovani in Sicilia, parte per l'Ecuador dove resterà dal 1983 al 1998. Svolgerà la sua vita missionaria soprattutto tra i neri afro-ecuadoriani, prima in foresta per sette anni e poi per otto anni nelle periferie della città. Racconta questa esperienza nel libro, “La solidarietà è la tenerezza dei poveri. Quando i missionari andarono a vivere in una palafitta tra i venditori ambulanti”, Cittadella Editrice. Dal 1998 è a Castel Volturno (CE), dove è presente con la sua comunità tra le migliaia di immigrati che vivono in quella zona. Si dedica soprattutto alle donne africane vittime di tratta a scopo di prostituzione. Su quest'attività ha pubblicato, nel 2002, un libro presso l'Ed. Emi dal titolo "Ci precedono nel regno di Dio". Attualmente continua la sua vita missionaria in Colombia. Così maturò l'idea (una pagina del suo libro) Per sette anni ero stato a Viche. Viche è un paese di un migliaio di abitanti situato sulla strada che da Quito porta ad Esmeraldas, nella repubblica dell'Ecuador. La parrocchia di cui eravamo incaricati era composta di circa 20.000 abitanti che vivevano in un raggio di circa 30 km intorno al paesino centrale, riuniti in piccole comunità situate lungo le decine di fiumi e ruscelli della zona. Una grande parte del nostro tempo la dedicavamo alla visita MISSIONARIO COMBONIANO delle 50 comunità che raggiungevamo con lunghe camminate a piedi nella foresta. Il resto del tempo era dedicato ai corsi di formazione per gli animatori delle comunità cristiane, per i catechisti, per gli animatori delle scuole, per i promotori di salute, per gli animatori di lavoro comunitario, per i giovani... La vita in foresta era dura ma aveva il suo fascino, il lavoro era molto ma si vedevano anche tanti piccoli frutti nascere e crescere tra la gente. Dopo alcuni anni di attività pastorale a Viche, una serie di dubbi e di domande stavano sorgendo in noi. Il primo dubbio riguardava il nostro stile di vita. Mi sentivo come diviso in due: dal martedì al venerdì vivevo in foresta una vita dura, povera, spartana: grandi camminate nel fango, forti acquazzoni, sole cocente, beccature di insetti, rischi di serpenti, alimentazione irregolare, notti disteso sulle assi del pavimento delle cappelle. Gli altri tre giorni invece li vivevo nel centro dove avevamo la casa più bella del paese, un'automobile per spostarci, una cuoca, una lavandaia, un frigorifero ed abbondanza di soldi che ci arrivavano dall'Europa per le nostre necessità e per aiutare la gente. Mi chiedevo: Chi sono io? Sono il povero che gira in foresta condividendo in parte la vita dura dei contadini della zona o sono il benestante che possiede l'auto e vive nella più bella casa del paese? Sentivo che questa mia seconda condizione mi allontanava dalla gente, mi permetteva forse di risolvere qualche loro problema ma non di diventare un fratello che condivida da vicino la loro vita. Tutto ciò mi faceva sentire che qualcosa non andava bene. La seconda domanda mi veniva dalla lettura e dalla predicazione del Vangelo. Mi sentivo messo radicalmente in discussione da alcuni testi come quello di Gesù nella sinagoga di Nazaret: «Lo Spirito del Signore mi ha inviato a portare la Buona Notizia ai poveri». Quando commentavo quel testo dicevo: «Felici voi perché siete i destinatari del Vangelo. Fortunati perché Dio fa di voi i protagonisti della costruzione del Suo Regno...». Poi tornavo a casa ed ero triste perché percepivo che se il Regno promesso era per i poveri, io che ero ricco ne rimanevo fuori. Avevo dato la mia vita per annunciare il Regno di Dio, ma da questo Regno restavo fuori perché ero il più ricco del paese e la mia ricchezza mi impediva di entrarvi. Il terzo dubbio nasceva dalla lettura e approfondimento dei documenti della Chiesa Latinoamericana. Parlavano di scelta dei poveri, di opzione per i poveri, di una Chiesa chiamata a farsi povera, di una lettura della storia, degli avvenimenti di ogni giorno, della stessa Bibbia a partire dalla prospettiva dei poveri, di farsi voce degli impoveriti, di solidarietà con la causa degli impoveriti. Ed io ero il più ricco del villaggio. Sono andato a visitare comunità di agenti di pastorale che usavano molto quella terminologia e spesso ne sono rimasto deluso. Facevano cose interessanti ma vivendo in belle case, con grandi auto, con molti soldi. Tutto ciò non mi convinceva e sempre più sentivo e sentivamo, con il mio compagno Ferdinando, l'esigenza di tentare uno stile di presenza molto più povero e più vicino alla realtà della gente. La quarta domanda erano stati gli stessi animatori delle comunità a farla nascere in noi. In quegli anni avevamo spinto molto perché la parrocchia giungesse all'autosufficienza economica, spiegando alla gente l'importanza di imparare a camminare con i loro piedi. Alcuni animatori un giorno ci fecero una domanda: «Come mai ci chiedete di camminare con le nostre forze e voi siete i primi a guidare un'auto che vi hanno regalato ed a vivere con denaro che vi giunge dall'Europa?». Avevano colpito nel segno. Stavamo chiedendo loro ciò che noi stessi non vivevamo. L'incoerenza era evidente. L'esigenza di cambiare stile di vita si faceva sempre più forte. Dio ci stava conducendo per mano a fare delle scelte diverse, a tentare di incarnarci più profondamente nella vita dei poveri a cui eravamo stati inviati. Gratitudine per i 70 anni di professione religiosa di Sr. Maria Cairoli Domenica 24 maggio presso la comunità di Bardello (Va) suor Maria Cairoli ha festeggiato il 70° anniversario del suo ‘sì’ al Signore, nella famiglia delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli. Era attorniata dalle consorelle e dai familiari che con lei hanno ricordato, celebrato e ringraziato il Signore per la sua fedeltà e il suo Amore di predilezione. Suor Maria nasce a Olgiate nel 1922 e, non ancora ventenne, entra in convento a Bardello, dove raggiunge la sorella Desolina che l’aveva preceduta nella stessa scelta di vita. (Diverse giovani di Olgiate in quegli anni erano entrate fra le “Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli”. Ora sr. Maria è l’unica rimasta delle suore olgiatesi) L’8 marzo 1945 fa la sua professione religiosa e ben presto è destinata dai superiori alla missione in Francia dove, fedele all’insegnamento del fondatore, opera nella discrezione, nell’umiltà e nella semplicità perchè “la piccola Congregazione resta nell’om- bra, non fa parlare di sè, ma fa un lavoro serio e Dio benedice i suoi sforzi”. Qui impara la lingua francese, indispensabile per operare negli anni a venire in vari Paesi dell’Africa. Intanto, accompaganata da una consorella, svolge un lavoro molto umile nella periferia di Parigi: quello della questuante. Questo impegno le costa moltissimo, per gli insulti e le derisioni, ma è necessario per la Comunità al fine di raccogliere offerte per pagare il viaggio in missione delle suore. Ancora oggi rivive quella sofferenza e ricorda di avere detto una sera, seduta sulle scale all’ultimo piano di un palazzo : “Se mio papà mi vedesse, mi riporterebbe subito a casa ...” Finalmente le è permesso di partire per il Ciad (viaggio in piroscafo, e poi sui camion della Compagnia del Cotone francese, attraverso il deserto) dove, con altre consorelle, fonda la prima Missione della sua Congregazione. Vi rimane tre anni (1949 – 51). È costretta a rientrare in Francia per gravi motivi di salute (ancora con un trasporto avventuroso su una piroga, lungo il fiume, fino all’ospedale militare francese per le prime cure di emergenza) e viene sostituita dalla sorella sr. Desolina. Quando può ripartire per la missione è mandata a Setif, in Algeria. Qui frequenta la scuola per infermieri, vive tutto il periodo della guerra per l’indipendenza dalla Francia e per dodici anni si impegna nel servizio agli ammalati nell’ospedale locale. Continua la sua opera di infermiera, come caposala nell’ospedale di El-Jadida, in Marocco, per altri dodici anni. La situazione socio-politica di questi Paesi non permette opera di annuncio religioso: le suore sono testimoni silenziose, ma chiarissime di fede e di carità operosa e gratuita; rispettate ed apprezzate da medici e pazienti. Rientrata in Italia è inviata presso l’Ospedale di Gorizia, successivamente presso la Casa di Cura Fatebenefratelli di Solbiate. Intanto gli anni degli impegni più gravosi si sono accumulati e anche per sr. Maria arriva il momento di lasciare le attività più pesanti. Ora nella Casa di Airuno (Lc) alterna il servizio in portineria con ore di preghiera, e si tiene in contatto con la nostra comunità grazie a Vita Olgiatese e a Il Settimanale della Diocesi. Nel suo cuore c’è sempre un ricordo per Olgiate e per noi, suoi nipoti e pronipoti ( .. e pro-pronipoti !). si sono messi a disposizione per il buon esito della festa. A tutti coloro che hanno parteci- pato alla buona riuscita di questo pomeriggio di festa diciamo Grazie!!!!! Giornata Dell’ammalato e Dell’anziano Martedì 2 Giugno, mentre in tutta Italia si ricordava la proclamazione della Repubblica Italiana, in Casa Anziani ci siamo ritrovati a festeggiare gli Anziani e gli Ammalati. Il tempo clemente ci ha permesso di sfruttare lo splendido parco per celebrare la S. Messa. L’Altare posto vicino alla Grotta della Madonna, i festoni appesi a ricordare il giorno di festa, il suono della chitarra e le centinaia di persone giunte anche dai paesi vicini hanno reso la giornata indimenticabile. Fonte di riflessione sono state le letture, il Vangelo e l’Omelia di Don Marco, infatti per questa giornata ha voluto si leggesse la lettera di Tobia e il Vangelo della Visitazione. Tutti i presenti hanno potuto conoscere il personaggio Tobia grazie al nostro Parroco. Terminata la S. Messa, con l’arrivo di Don Romeo, il Parroco ha donato a tutti un pacchettino con all’interno una preghiera e il S.Rosario, preparato con tanta accuratezza dai volontari dell’Unitalsi. Una ricca merenda ha infine concluso la giornata. Gli Ospiti della Casa ringraziano di vero cuore Don Marco per aver trascorso un pomeriggio con tutti loro; Don Romeo per essere corso dopo la benedizione in Piazza Italia; le signore dell’Unitalsi; le nostre care Suore ma soprattutto i volontari “Amici della Casa Anziani” che con i loro sforzi 14 Giugno 2015 3 Vita Olgiatese M&D: IL TRIBUNALE ECCLESIATICO (3) >----Messaggio originale--->Da: [email protected] >Data:03/06/2015 20.35 >A: <[email protected]> >Ogg: M&D Vita Olgiatese > > >Ciao don! > mi puoi dire qualche cosa sulla realtà del Tribunale della Chiesa nullità matrimoniali? Oggetto: Il tribunale ecclesiastico Da: [email protected] A: [email protected] Data: 09/06/2015 20.30 Ciao, eccomi con l’ultima parte della risposta alla tua domanda su come viene tutelato dalla Chiesa ciò che è giusto in ambito matrimoniale. Nelle precedenti mail ti ho raccontato qualcosa circa l’organizzazione dei tribunali secondo i vari gradi di giudizio e ho accennato alle varie figure che lavorano per la giustizia ecclesiale. Quest’oggi vorrei renderti partecipe dell’attività del nostro tribunale regionale e lo faccio partendo dalla relazione annuale che il nostro Vicario giudiziale ha preparato per la Conferenza Episcopale Lombarda (se ti ricordi, già ti dicevo che le nomine per il Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo vengono decise dai Vescovi lombardi riuniti nella CEL, e a loro rendiamo conto). Anzitutto i numeri. Nel corso del 2014 sono state introdotte 149 nuove cause provenienti dalle varie diocesi della Lombardia. Queste sono andate a sommarsi alle 225 che già erano in corso di trattazione dagli anni precedenti. Come ti dicevo, il TERL è anche un tribunale di appello per il Triveneto e il Piemonte per cui nel 2014 sono giunte 251 cause in seconda istanza che si sono aggiunte alle 92 pendenti dall’anno precedente. Se pensi che dietro ai numeri ci sono volti segnati da sofferenze ma allo stesso tempo carichi di attese, comprendi allora quale fecondo campo di evangelizzazione può essere anche il tribunale. Come mai così tante cause pendenti dagli anni precedenti? C’è da dire che siamo ampiamente sotto la metà della soglia ritenuta critica, per cui siamo ancora un tribunale celere. Mons. Paolo Bianchi, vicario giudiziale del TERL, a proposito della La Chiesa interpreta i “segni dei tempi”: il Concilio Ecumenico Vaticano II 6Il che si occupa delle “rapidità” con cui dovrebbero essere trattate le cause, disse che: “talvolta alcuni casi esigono un migliore approfondimento per evitare di dare risposta negativa alla domanda del proponente, non corrisnpodente alla verità delle cose, «infatti anche nell’amministrazione della giustizia, la fretta è nemica del bene, né la celerità (pur certo auspicabile) è un valore superiore alla giustizia, anche sotto forma dell’aderenza del giudizio del tribunale alla realtà: ossia, come si dice, della coerenza fra la verità processuale e verità obiettiva della vicenda umana oggetto del processo» (Cf. Relazione anno 2014)”. Quale l’esito delle cause? È sempre rischioso dare percentuali a questo proposito in quanto ogni causa è sempre una storia a sé e i vari collegi giudicanti non decidono in base a quante risposte affermative sono già state date. Giusto per avere una vaga idea, posso dirti che – anche perché si tratta di informazioni pubbliche – nel 2014 sono state giudicate 169 cause, di cui 136 dichiaranti la nullità, 30 riaffermanti la validità, 3 non giunte a decisione. In seconda istanza invece sono state esaminate 200 cause: sono stati quindi emanati 160 decreti di conferma della sentenza di primo grado, mentre per quanto riguarda le cause “riaperte” (ovvero rinviate all’ordinario esame di secondo grado) 22 si sono concluse con una sentenza di nullità, mentre 18 con una decisione a favore della validità del vincolo. Spero di non avere oltrepassato in senso negativo le attese che hanno animato le tue domande nel corso di questa corrispondenza virtuale. L’augurio è che sia passata, almeno in parte, l’idea che la realtà del matrimonio ha in sé una giustizia che è sempre oltre l’arbitrio delle parti. È una giustizia che si fonda nella dignità dell’uomo concepito come figlio di Dio, creato a sua immagine e somiglianza e chiamato a realizzarsi nell’amore, quindi in Dio che Caritas est. d. marco jr Domenica 31 Maggio: anniversari di matrimonio Una lettera… Gentile Redazione, scrivo la presente riguardo ad una affermazione letta sul numero di Vita Olgiatese n. 9 del 10 maggio, a pagina 3, nell'articolo a commento della Nostra Aetate. Il commentatore scrive: "Fino al 1959, nella liturgia del venerdì santo, tra altre intenzioni di preghiera, vi era anche quella pro perfidis judaeis, per i perfidi giudei". e poi continua "Tutti noi ricordiamo che spesso si utilizzava (forse si utilizza ancora…) l’aggettivo “giudeo” per indicare una persona poco affidabile e, sostanzialmente, “cattiva”." La traduzione utilizzata dall'articolista non è corretta, anzi è totalmente fuorviante nonchè indice di pressapochismo. La soppressione delle parole perfidis e perfidiam, decisa il venerdì santo del 1959 e tradotta in pratica a partire dal 1960, non fu dovuta a un atto di buonismo del Papa, come affermato da una certa propaganda modernista, ma a una causa contingente ben precisa. Come si evince da una dichiarazione della S. Congregazione dei Riti, pubblicata pochi anni prima, nella maggior parte dei messalini bilingue (tanto italiani quanto stranieri), perfidis veniva tradotto letteralmente con perfidi mentre il significato proprio del termine latino (composto da per negativo + fidus) è infedeli, increduli.. Tale traduzione poteva apparire non solo offensiva dal punto di vista linguistico, visto che nelle lingue moderne perfido viene generalmente inteso come equivalente di cattivo, malvagio, ma anche poco sensata dal punto di vista teologico. Nel citato documento della S. Congregazione dei Riti si suggeriva l'uso di termini che avessero il significato di infideles, infideles in credendo. Giovanni XXIII, per sanare alla radice l'equivoco, che si era generato non per un difetto della preghiera latina ma per la scorrettezza delle traduzioni volgari, decise di sopprimere del tutto il termine in questione. A posteriori, i modernisti, appoggiandosi sulla nuova teologia (dottrina della doppia via di salvezza) e sulle ulteriori revisioni della preghiera nel 1965 e nel 1969, interpretarono questo gesto come un'implicita ammissione dell'antisemitismo della preghiera precedente, quasi che il Papa avesse voluto sconfessare una formula che la Chiesa usava da secoli. Dispiace constatare come questo atteggiamento venga favorito, ancora oggi, da quanti sono a favore della sostituzione della preghiera tradizionale con quella del Messale moderno. Con viva cordialità, Matteo Bollini Un incontro con Marina Russello al Centro Congressi Medioevo di Olgiate Allergie alimentari: prevenzione e terapia Sono circa 17 milioni le persone che soffrono di allergie alimentari in Europa. Una notevole quantità di individui (in prevalenza femmine) che indica la serietà di una condizione patologica in progressivo e costante aumento. L'allergia alimentare è una rapida ed esagerata reazione del sistema immunitario nei confronti di un alimento. Spesso è scambiata erroneamente con l’intolleranza alimentare, la cui reazione da parte dell’organismo non è immediata, ma ritardata. L'allergia alimentare ha la più alta prevalenza nei primissimi anni di vita; affligge, infatti, circa il 6% dei bambini con età inferiore ai tre anni; con il trascorrere del tempo tende a diminuire, raggiungendo a 10 anni di età l'incidenza che si riscontra negli adulti. Nei bambini più piccoli gli alimenti che causano maggiormente l'allergia alimentare sono il latte vaccino, l'uovo, le arachidi, la soia, il pesce e i crostacei. Le forme dovute al latte, uova e soia, nell'80% dei casi, si risolvono con l'età scolare. Al contrario le allergie agli arachidi, noccioline e pesci sono considerate permanenti. Negli adulti di solito le allergie alimentari sono dovute ai crostacei, agli arachidi, alle noccioline e al pesce. Delle allergie alimentari e dei possibili rimedi ha parlato la dott. Marina Russello, nel corso di un incontro che si è svolto al Centro Congressi Medioevo di Olgiate Comasco. Normalmente il sistema immunitario di un individuo protegge il corpo dalle proteine estranee dannose, scatenando una reazione per eliminarle. L’allergia è essenzialmente "un’altera- zione immunitaria" in cui una sostanza di solito innocua viene “percepita” come una minaccia - un allergene - e attaccata dalle difese immunitarie dell’organismo. I sintomi allergici che si manifestano consistono nel naso che cola, negli occhi che prudono, nella gola secca, nelle eruzioni cutanee; ma ci possono essere anche nausea, diarrea, difficoltà respiratorie (l’asma) e nel peggiore dei casi shock anafilattico. È bene sottolineare che per l’allergia alimentare non ci sono rimedi per poterla definitivamente debellare, ma è possibile tenerla sotto controllo affinché, con il trascorrere dell’età, la situazione non vada peggiorando. A questo scopo servono le visite periodiche dall’allergologo, i test cutanei per portare alla ribalta il motivo scatenante, l’esame del sangue specifico per misurare la risposta immunitaria nei confronti di cosa si è allergici ed una diagnosi molto raffinata per studiare il profilo di sensibilizzazione del paziente. Il ricorrere a strade alternative alla medicina tradizionale, a “metodi naturali” o sottomettersi a diete inappropriate, non dà mai risultati confortanti, ma semmai può portare ad un rischio nel ritardo diagnostico con possibili difficoltà per la stessa vita di relazione dei pazienti allergici. L’allergia alimentare è un disturbo impegnativo che dà preoccupazione costante. Il rimedio più efficace è sicuramente la prevenzione, cioè sapere quali sono gli alimenti che provocano i sintomi e quindi evitarli; poi, naturalmente, ci sono anche i farmaci specifici per contrastare le reazioni allergiche ed impedire l’insorgere delle complicazioni. P.D. Decreto sull’ecumenismo “Unitatis Redintegratio” (1) Dopo la dichiarazione Nostra Aetate che, come sappiamo tratta del rapporto con le religioni non cristiane, il decreto Unitatis Redintegratio (UR) si occupa delle altre confessioni cristiane: i due documenti, insomma, sono una sorta di “manifesto” relativo alla posizione del mondo cattolico nei confronti della “fede degli altri”. Come di consueto, prima di presentare i contenuti del documento, è opportuno ripercorrere le tappe del dibattito conciliare, anche questo non privo di passaggi difficili, che ha portato all’approvazione del decreto. La prima bozza del documento fu presentata nel novembre 1963. Si trattava senza dubbio di una grande novità: per la prima volta veniva discusso nel Concilio un testo preparato dal neonato Segretariato per l’unità dei cristiani (organismo voluto da papa Giovanni) e, altro elemento di fondamentale importanza, era anche la prima occasione per il cattolicesimo di trattare il tema dell’unità in una prospettiva moderna, che recepiva le riflessioni del movimento ecumenico. Non possiamo dimenticare che questi temi, nel periodo pre-conciliare, erano discussi da esigue minoranze guardate con sospetto da ampi settori dell’episcopato e della Curia romana. Il testo, riprendendo appunto nuove categorie interpretative, cercava di superare la logica del “ritorno” dei fratelli separati all’interno della chiesa cattolica per privilegiare un atteggiamento di “avvicinamento” e di dialogo. Un padre conciliare, nel suo intervento, ribadiva come “il cambiamento denota una variazione nella mentalità e segna la fine dell’epoca in cui si pensava che non ci fosse nulla da cambiare nella vita della Chiesa e dei cattolici”. Ovviamente questa impostazione non poteva essere accettata da tutti. Se, infatti, non sorsero particolari resistenze da parte dei padri che provenivano da paesi dove, da lunga data, era presente la convivenza confessionale, la minoranza conservatrice manifestò apertamente il suo dissenso. I temi oggetto di più vivace dibattito erano il rischio di “irenismo” (riunione delle varie confessioni in base ai loro punti comuni) e, logicamente, il primato del papa. Inoltre fu messa in discussione anche la terminologia utilizzata nel documento: infatti si parlava di Chiese (riferite al mondo ortodosso) e di comunità per quanto riguardava le realtà protestanti. Potrebbe sembrare un dibattito ozioso e solo formale: in realtà vi erano densi significati teologici. Alla fine si giunse alla consueta mediazione definendo le confessioni protestanti come “comunità ecclesiali”, termine che da allora contrassegna le Chiese protestanti nel linguaggio del magistero. Vi è ancora da osservare come l’atteggiamento nei confronti dei fratelli ortodossi era certamente più benevolo rispetto a quello verso il mondo protestante. Fu per questo motivo che alcuni padri conciliari, trai quali anche il cardinal Bea, insistettero su alcuni aspetti della teologia protestante che andavano riscoperti anche dal mondo cattolico: il ruolo dei laici e la centralità della Bibbia. Molto interessante fu l’intervento del vescovo di Gorizia, mons. Andrea Pangrazio, i cui contenuti vennero ripresi nel testo finale. Vale la pena riportare per intero il brano in questione: “per meglio determinare il grado di unità già esistente fra tutti i cristiani e insieme le differenze, bisognerebbe tenere presente l’ordine gerarchico delle verità rivelate…Tutte le verità rivelate devono essere credute per fede divina e tutti gli elementi costitutivi della Chiesa devono essere ritenuti, certamente: tuttavia c’è fra loro una diversità. Ci sono verità che rivestono piuttosto la ragion di fine: la Trinità, l’Incarnazione, la Redenzione, ecc. Altre che hanno piuttosto carattere di mezzo: i sette sacramenti, la struttura gerarchica della chiesa, la successione apostolica, ed altre…Orbene: le diversità dottrinali fra i cristiani riguardano meno il primo gruppo di verità che non questo secondo”. È evidente il contenuto innovativo dell’osservazione che voleva giustamente ridimensionare aspetti che non avevano la loro radice nelle Scritture ma che derivavano dalla successiva vita della Chiesa. Terminato il dibattito in aula, fu redatto un testo finale che venne presentato, nel novembre 1964, all’assemblea per la votazione. Fu a questo punto che Paolo VI, probabilmente su pressione dell’ala conservatrice del Concilio, mise in forse la pubblicazione del documento. Su suo incarico, infatti, fu predisposto un elenco di 36 emendamenti. Alla fine il Papa accettò la promulgazione del decreto con l’inserimento di 19 dei menzionati emendamenti: al pontefice parve questo l’unico modo di calmare le ansie dei vescovi oppositori e favorire la loro adesione al documento. Finalmente, il 21 novembre 1964 il decreto fu approvato con 2.317 voti a favore e solo 11 contrari. Seppur con le consuete mediazioni, anche per il dialogo con le altre Chiese cristiane iniziava una nuova stagione: un’altra pagina della storia della Chiesa interamente da scrivere. (56 – continua)(erre emme) 14 Giugno 2015 4 Vita Olgiatese TUTTI A TAVOLA Come già comunicato in diverse occasioni quest’anno la Pastorale Estiva ha subito un cambiamento di proposte per cercare una soluzione per migliorare le attività per i giovani e i ragazzi. Così nel calendario sono stati anticipati i Campi estivi a Gualdera (il 1° turno è già attivo) e di conseguenza il Grest è stato spostato alla fine di agosto. Una scelta azzardata ma necessaria per smuovere “l’impostazione secolare” della parrocchia. Siamo tutti un po’ perplessi ma fiduciosi; non bisogna rimanere ingessati al “si è sempre fatto così”. Tra i motivi che hanno spinto la Commissione Oratorio e il consiglio pastorale a riprogrammare si è puntato molto sulla valenza educativa dei campi estivi siamo stati attenti a non sovrappor- ci alla “Pineta”, costringendo le famiglie a scelte complicate (ci pensa già la vita…). Siamo sempre più convinti che il Grest è un servizio alla comunità cristiana e non un parcheggio o un servizio di “babysitteraggio”. La proposta Cristiana ha un suo cammino catechistico e ricreativo con contenuti e regole da programmare e condividere. PANE DA CON-DIVIDERE CARITAS quanto basta! L’importanza di una profonda consapevolezza delle cause e conseguenze degli squilibri globali, nazionali e locali, è una tematica ben presente nel Magistero della Chiesa e nell’azione degli organismi di volontariato che sulla dottrina sociale della Chiesa poggiano la loro ispirazione. Le parole recentemente pronunziate da Papa Francesco sulla necessità di rimuovere le cause stesse della fame e sugli ostacoli che una ?nanza fuori controllo e i modelli di sviluppo economico oggi prevalenti pongono al perseguimento di giustizia e bene comune, hanno sottolineato ancora una volta l’urgenza di una forte iniziativa di sensibilizzazione su questi temi, sia all’interno della Chiesa che verso una platea più ampia. Noi come GREST’15 abbiamo dedicato 2 domeniche (30 agosto e 6 settembre) con la finalità caritativa, raccogliendo alimenti per sostenere e CON-DIVIDERE la mensa con i bisognosi della nostra parrocchia. Anche i “grandi giochi” avranno questa finalità coinvolgendo anche le famiglie del paese… Con una storia che nasce cinquant'anni fa, caratterizzando da diverse generazioni l'estate dei più piccoli, il Grest racconta la profonda volontà che le comunità cristiane rivolgono nell'attenzione e nella cura verso i bambini ed i ragazzi, facendo nascere la possibilità di educare i più piccoli a creare relazioni vere d'amicizia e di fiducia. Sperimentando i valori della gratuità, del servizio, della testimonianza, le comunità, quella piccola del Grest insieme a quella più grande della Parrocchia, vivono con forza la grande dimensione della Fede e della preghiera. Anche quest’anno, è in preparazione la nuova esperienza estiva che possa riempire di gusto le giornate del nostri oratorio. Non resta che accogliere l’invito! La disponibilità e il desiderio di esserci sono i primi passi verso un’esperienza di condivisione in cui prima di tutto siamo chiamati a prendere parte da ospiti: sedere alla tavola del Grest è frutto di un invito che ci è stato rivolto da qualcuno che tiene in modo particolare a noi e che ha preparato appositamente un posto nel quale potersi incontrare. Come vuole la tradizione, non ci limiteremo semplicemente ad accettare, ma abbiamo sempre il desiderio di ricambiare l’invito con un dono. Ebbene, al Grest il dono più bello è il nostro impegno e la nostra partecipazione, il nostro tempo offerto in modo gratuito perché tutti possano mangiare, non solo pane ma anche buone relazioni. La metafora del Grest come tavola imbandita vuole sottolineare il suo essere occasione propizia per generare comunità nella quale bambini e ragazzi, adolescenti ed adulti, sacerdoti e laici possano vivere insieme una quotidianità capace di aprire sguardi nuovi e lasciare il segno indelebile di una cura ricevuta. Il Grest possa essere una grande festa cui tutti possano sentirsi invitati e accolti, non dimenticando il Signore Gesù che ha scelto un banchetto come luogo privilegiato dell’incontro con ciascuno di noi e il pane come nutrimento per la nostra vita. Di cuore un augurio per un’estate serena! don Romeo Nonostante il termine del 31 maggio se ci stai puoi ancora iscriverti al Grest entro il 21 giugno in oratorio! DUE GIORNI DI SPORT IN ORATORIO TRA DIVERTIMENTO E CONDIVISIONE! Un altro anno sportivo insieme a tutti i nostri atleti si è concluso... ma la felicità è tanta per quanto di buono anche quest’anno si è riusciti a fare! Sabato 6 e domenica 7 giugno il G.S. San Giovanni Bosco ha festeggiato con tutti i suoi iscritti un anno proficuo, sotto tutti gli aspetti: grandi novità e grandi risultati! Quest’anno si è voluto provare una nuova formula per la festa finale, organizzando in Oratorio una due giorni di sport e condivisione aperto a tutti, sia ai bambini e ragazzi che hanno giocano nelle nostre squadre ma anche ai tanti che frequentano abitualmente il campo da calcio anche solo per dare due calci al pallone in compagnia. Tutto ha inizio sabato pomeriggio con partite di calcio a cui hanno partecipato sia ragazzi che bambini, un mix di giocatori in erba e altri che amano questo sport ma che forse aspettano l’occasione per giocare insieme e divertirsi. Non sono mancati alcuni iscritti ai nostri UNDER 8, ai quali si sono aggiunti alcune nuove leve per l’anno prossimo! Dalle 18 crotto aperto a tutti, con prelibati panini e bevande fresche per ovviare al grande caldo della giornata. E poi, il clou della giornata, in cappellina la proiezione della finale di Champions League tra Barcellona e Juventus! Tifo da stadio, cappellina addobbata per le grandi occasione, grazie a genitori-tifosi, con palloncini bianchi, verdi, rossi e bianco-neri. Domenica mattina alle 9,30 la Messa celebrata da don Romeo a seguire nuovamente in Oratorio per altri sfide sui diversi campi: calcio, basket e pallavolo. Conclusione della giornata con la partita tra genitori, allenatori e dirigenti per concludere al meglio un anno trascorso velocemente, ma con grandi soddisfazioni! È stato anche il momento per avere un confronto e per porre le basi per il futuro, raccogliendo spunti, idee, suggerimenti che gli allenatori e i dirigenti, sempre a contatto diretto con gli atleti e i loro genitori, hanno osservato in questo anno intenso e che grazie a loro, soprattutto, si è svolto nel miglior modo possibile! Un grazie di cuore va proprio a loro che hanno un compito delicato, prendendosi mille responsabilità e donandosi completamente per il gruppo sportivo: sono proprio loro il cuore pulsante della società! È solo un arrivederci a settembre, non vi abbandoniamo, anzi, siamo alla ricerca di ognuno di voi: bambini, ragazzi, giovani e adulti! Dai 5-6 anni in su VI ASPETTIAMO! Nei prossimi giorni inizieranno le iscrizioni per la stagione 2015/2016 in cui vorremmo che partecipaste anche voi! Se volete giocare a calcio, a pallavolo (maschile e femminile), basket, praticare varie attività sportive (polisportivo: under 8, under 10 e under 12), collaborare, allenare, diventare dirigente, noi ci siamo e VOI? Un grazie a tutti coloro che in ogni modo ci sostengono; ci danno la possibilità di proseguire ogni anno; di far crescere i bambini e i ragazzi con la pratica dello sport e cercando di educare gli atleti al rispetto delle regole e al sano agonismo; a don Romeo nostro primo sostenitore ed educatore; ai genitori; alle volontarie e i Festa conclusiva al centro sportivo comunale di Cantù! Felici e vincenti. L'annata sportiva giovanile del Gs San Giovanni Bosco si è chiusa sabato 30 maggio al centro sportivo comunale di Cantù. Una giornata attesissima dagli atleti delle squadre Under 8 e Under 12, dai loro allenatori e dai dirigenti. Presenti anche molti genitori che hanno condiviso un pomeriggio speciale, partecipando alla grande festa finale organizzata dal Csi Como. L’atto conclusivo dei campionati polisportivi e il raduno conclusivo dei piccoli delle squadre Under 8 ha regalato emozioni. Tre, in particolare, i momenti che hanno caratterizzato la festa. Primi a scendere in campo, per i divertenti giochi a loro riservati, sono stati i bimbi dell'Under 8 allenata da Salvatore Pantaleo e dai dirigenti Francesco Maffia e Roberto Masiero. Ai piccoli del gruppo sportivo è stata consegnata una medaglia che li ha resi felici e orgogliosi. Poi la staffetta sulla pista d'atletica, che ha visto confermare le grandi prestazioni ottenute durante tutto il campionato dall'Under 12. Guidati dagli allenatori Gennaro Tropeano e Piero Abati, affiancati dal dirigente Roberto Masiero, i ragazzi hanno conquistato la vittoria del campionato provinciale polisportivo grazie ai punti accumulati nel calcio e nelle altre discipline sportive (campestre, gimkana ginnica, ping pong, triathlon, mountain bike, biathlon, e staffetta 4 x 600). Infine, dopo la messa celebrata da don Gigi Zuffellato, la proclamazione e la premiazione dei vincitori. Il Gs San Giovanni Bosco Olgiate Comasco sul gradino più alto del podio, con 40.400 punti, davanti al San Maurizio Erba con 39.020 punti e al Gs San Luigi di Lurate» con 37.880 punti. Per la squadra dell'oratorio olgiatese anche la soddisfazione del primo posto assoluto nella classifica individuale degli atleti, meritato da Jacopo Bernasconi. Una festa emozionante, conclusa dagli atleti con un chiassoso giro del campo passandosi il trofeo di mano in mano. volontari dell’Oratorio! A presto e FORZA SAN GIOVANNI BOSCO Famiglia e Trinità Sabato 30 maggio, al Santuario della Madonna di Chiesa Alta di Drezzo, abbiamo vissuto una serata semplice ma di comunione autentica. Siamo saliti lassù insieme nel tardo pomeriggio, le famiglie del percorso del post-battesimo e quelle del gruppo-famiglia: si tratta di due percorsi diversi che però coinvolgono famiglie di età simile e che quindi ci è sembrato bello fare incrociare. Eravamo una dozzina di giovani coppie, con tanti bambini piccoli al seguito, in una festante confusione. Il programma era essenziale e prevedeva solo la celebrazione della Santa Messa e una cena al sacco. L’incontro è capitato casualmente nella domenica in cui la Chiesa celebra la Santissima Trinità e quando ci siamo trovati per preparare la Messa ci siamo un po’ spaventati: volevamo che la Messa fosse a misura di bambini e certo la Trinità non è il concetto più semplice da spiegare! Ci sono venute in aiuto le immagini. Su un grande pannello abbiamo appeso la riproduzione dell’icona di Rublëv, che raffigura la Trinità. I tre soggetti sono distinti e sono diversi fra loro (i bambini hanno trovato tutte le differenze, a cominciare dai colori degli abiti), eppure c’è qualcosa che li unisce talmente tanto da renderli una cosa sola: l’amore. Allo stesso modo le nostre famiglie: sono fatte da più persone, ognuna con ha le sue caratteristiche, ma tra noi deve circolare quello stesso amore con cui il Padre e il Figlio si amano. E siccome nelle nostre famiglie, in controluce, dovrebbe potersi leggere il riflesso dell’amore di Dio-Trinità, abbiamo voluto appendere intorno all’icona di Rublëv i disegni delle nostre famiglie, che i bambini avevano portato da casa. Dopo la Messa abbiamo cenato insieme e chiacchierato tanto seduti sul prato, mentre i bambini si rotolavano nell’erba, raccontandoci il percorso fatto nei due gruppi, ritrovando persone che non si vedeva da tempo, gustando la bellezza di stare insieme in semplicità e in amicizia, e di appartenere a una comunità parrocchiale che sia una famiglia di famiglie. "Domenica insieme" gruppo Nazaret Domenica 17 maggio noi del gruppo Nazareth ci siamo incontrati per trascorrere una domenica insieme o meglio "la domenica insieme" cioè quell incontro che ogni tanto programmiamo per approfondire la nostra conoscenza e confrontarci sul percorso da noi intrapreso. Come sempre tutto è cominciato con la S. Messa delle 9.30, quella dedicata ai nostri ragazzi (che domenica sarebbe senza la S. Messa?) poi ci siamo trasferiti in oratorio per un aperitivo sfizioso. Mentre don Marco e i genitori conversavano serenamente, alcune catechiste hanno allestito dei tavoli laboratorio per costruire con i bambini delle rose di cartapesta da offrire a Maria il martedì successivo durante la preghiera del rosario. Molti maschietti hanno preferito dare due calci al pallone ma poi tutti insieme abbiamo confezionato molti fiori colorati, non solo bellissime rose ma la loro fantasia e creatività ci hanno regalato varietà botaniche sconosciute ma molto belle. Il momento della condivisione del pranzo al sacco ha regalato serenità e confidenza che ha impreziosito la nostra amicizia. Non eravamo in molti, il tempo era favorevole, i bambini felici, gli adulti soddisfatti ma, soprattutto, il S . Rosario del martedì successivo si è colorato di splendidi fiori e nella preghiera a Maria abbiamo affidato tutta la nostra comunità e tutti i bambini del mondo! sotto il campanile del fico Per i bisogni della Chiesa Offerta matrimonio € 200 – S. Messa a Rongio € 190 – Funerale di Mentasti Antonio € 100 – Offerta S. Messa Malati € 60 – NN per fiori € 20 – Matrimonio di Marco e Daniela € 100 – Funerale di Bianchi Francesco € 100 – Matrimonio di Luca e Carmen € 100 – Malati € 175 – Anniversari di matrimonio € 760 – Baggi per uso locale € 50 – Funerale di Bottinelli Mariangela € 200 – 60° di matrimonio di Maria e Giuseppe € 50 – 25° matrimonio di Dolores ed Enrico € 50 – Funerale di Del Fatti Rosa € 100 – Offerta Battesimo 7/6 € 20 – Matrimonio di Marco e Monica € 200. Chiesa di Somaino Offerta uso salone per Oratorio € 50 + € 25 – Offerta per la chiesa € 20 – In occasione del saggio di musica per la chiesa € 100. Chiesa di S. Gerardo Offerta per esposizione reliquia € 60+€ 50 – NN per 45° anniversario di matrimonio € 50. Note di bontà Per Caritas: NN € 50 + NN € 50 + NN € 20 + NN € 100 + NN € 20 – In ricordo di Gino € 200 – Pane di S. Antonio € 117. Progetti "Mettici il cuore" € 130. Per restauro organo NN € 50 – NN € 50. Dai registri parrocchiali Battesimi Niang Carol Kiné di Maira Valentina P.: Argento Vito e Riggi Gloriangela Matrimoni Cassina Luca con Moliterno Carmen Manerchia Marco con Bernasconi Monica Ratti Andrea con Negretti Marzia Morti Silva Elena Romanò di anni 80 – via Mazzini, 4 Giromini Bruno di anni 91 – via Martiri della Libertà, 8 Bianchi Francesco Giuseppe di anni 79 – via Michelangelo, 6 Bottinelli Mariangela Favaro di anni 72 – Piazza Volta, 4 Bottelli Gino di anni 77 – via Boscone, 62 Del Fatti Rosa Saladanna di anni 85 – via dei Bernasconi, 6 Vita Olgiatese Esce la seconda e la quarta domenica del mese Autorizz. Tribunale Como n. 10/82. Con approvazione ecclesiastica. Direttore responsabile: Vittore De Carli Redazione: Marco Folladori, Romeo Scinetti, Marco Nogara, Franco Ghielmetti, Paolo Donegani, Rolando Moschioni. Impaginazione grafica: Francesco Novati, Tarcisio Noseda. Abbonamento annuale: ritiro a mano: € 20,00 spedizione postale: € 50.00 Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C. Redazione e impaginazione: Casa Parrocchiale Via Vittorio Emanuele, 5 22077 Olgiate Comasco Tel. / Fax 031 944 384 [email protected]