Poche ma buone - Il Verde Editoriale

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Poche ma buone - Il Verde Editoriale
MECCANIZZAZIONE PANORAMICA TECNICA DEL MERCATO DELLE TRAPIANTATRICI FORESTALI
Valerio Bozzoli
Solamente alcune
delle trapiantatrici
forestali presenti
sul mercato
si adattano alle
colture agro-forestali.
Poche ma buone
Testo e foto di Sanzio Baldini e Rodolfo Picchio, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Facoltà di Agraria, Dipartimento
di tecnologie, ingegneria e scienze dell’ambiente e delle foreste
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a realizzazione di una piantagione è
un’operazione molto importante che va
condotta in modo corretto per garantirsi la riuscita e con essa un ritorno economico.
Molti degli incentivi economici previsti ed elargiti da alcune amministrazioni regionali riguardano la realizzazione ex novo di impianti agroforestali. Sulla spinta di questa ultima tendenza
è nata l’esigenza di mettere a punto macchine
per tale tipo di intervento, allo scopo di ridurre
l’impegno della mano d’opera e, soprattutto, i
tempi di realizzazione, condizione fondamentale per diminuire l’incidenza economica dell’operazione sul totale dei costi. In tutto questo, è
importante non dimenticare mai la “qualità
dell’operazione” che si estrinseca nella sicurezza della macchina, nel corretto posizionamento delle talee o delle piantine, e, natural-
L
mente, nella qualità del materiale vegetale
messo a dimora in modo da ridurre la percentuale di fallanze nell’impianto stesso (7, 8).
In passato, anche in frutticoltura è stato
affrontato il problema della meccanizzazione
del trapianto; in ambito forestale si è fatto spesso ricorso a macchine impiegate nel settore
degli ortaggi, che però non si sono dimostrate
particolarmente adatte: problemi legati al
trascinamento della pianta e alla sua messa a
dimora in posizione inclinata richiedevano un
ulteriore dispendio di mano d’opera per perfezionare l’operazione (5). Questo a indicare e
rafforzare il principio che il trapianto è un intervento molto specifico e richiede grande attenzione su diversi fronti: condizioni in cui si
opera, materiale utilizzato, specie impiegate.
Le trapiantatrici sono utilizzate nel nostro
▼
L’operazione di impianto,
nelle piantagioni forestali
ancora oggi risulta
particolarmente dispendiosa
dal punto di vista economico.
La corretta esecuzione
di questa fase di lavoro
e la diminuzione
dei tempi di realizzazione
possono contribuire
alla riduzione dei costi.
Da qui l’importanza di disporre
di macchine trapiantatrici
forestali adeguate alle diverse
condizioni operative
MECCANIZZAZIONE
ciatori di file, spandiconcime a distribuzione
localizzata, serbatoi dell’acqua per innaffiare
contemporaneamente alla messa a dimora (2).
A sinistra, impianto a breve rotazione
di pioppo. A destra, trapiantatrice di
talee semimeccanica in funzione.
Le trapiantatrici più diffuse
Sotto questa voce vengono incluse anche le
piantatrici di talee. La disponibilità di trapiantatrici forestali sul mercato oggi è molto
ampia, ma solo alcune di queste si adattano
alle colture agro-forestali e in particolare per
la messa a dimora degli impianti a breve rotazione (Short Rotation Forestry, SRF).
Il materiale forestale da impiantare in
queste colture varia secondo la specie: nel
caso di pioppi o salici il materiale utilizzato
è formato da talee o astoni (di un anno senza
rami), per gli eucalipti si impiegano semenzali allevati in contenitori alveolari e per la
robinia semenzali di un anno a radice nuda,
ma qualunque sia il postime occorre ridurre
drasticamente la mano d’opera e massimizzare la produttività per contenere i costi di una
coltura estremamente povera.
tacco a tre punti della trattrice e si muove su un
cingolo metallico; all’interno di ogni pattino
del cingolo è fissato un cilindro di 5 cm di
diametro e 23 cm di lunghezza in cui scorre un
pistone; quando il cilindro si trova nella parte
alta del cingolo il pistone scorre verso il basso
e l’operatore può inserire nel cilindro una talea;
quando il cilindro si trova nella parte inferiore
del cingolo il pistone scorre per mezzo di una
guida inclinata e pianta la talea nel terreno. La
distanza d’impianto sulla fila può essere regolata bloccando alcuni di questi pistoni. Al lato
del cingolo vi è la postazione dell’operatore e
un ripiano per le talee. La macchina permette
di lavorare con talee di lunghezza variabile tra
180 e 220 mm e un diametro tra 15 e 23 mm.
Per migliorare la messa a dimora è bene impiegare talee tagliate, all’estremità che entra nel
terreno, a becco di flauto (1, 4).
Piantatalee a cingolo Rotor
È una macchina nota da tempo: si tratta di
una semiportata che viene agganciata all’at-
Trapiantatrice Quickwood
Questa trapiantatrice è una macchina di
semplice funzionamento; è semiportata da
▼
Paese da circa un secolo, le prime furono
messe a punto per l’impianto del tabacco. Le
macchine che oggi troviamo sul mercato, a
seguito di innovazioni tecnologiche del settore, sono in grado di mettere a dimora piante a
radice nuda, in pane di terra, talee e astoni, su
una moltitudine di tipologie di terreni, su una
vasta gamma di pendenze e con diverse
esigenze di sesti di impianto. Le macchine,
che possono essere portate, trainate o semoventi, si dividono principalmente in tre categorie:
• automatiche, con distributore alimentato
meccanicamente;
• semiautomatiche, con distributore alimentato da un operatore; sono le macchine più
impiegate nel settore;
• agevolatrici, in cui l’operatore colloca direttamente a dimora la piantina.
Le trapiantatrici sono in genere costituite da
un telaio metallico, uno o più seggiolini per
gli operatori, ripiani o ceste metalliche su cui
riporre il postime da mettere a dimora, dispositivi di distribuzione, organi assolcatori e
interratori. I distributori, in particolare, possono essere a pinze, a tazze, a catena e a dischi.
Sono macchine con vari accessori tra cui trac-
CARATTERISTICHE TECNICHE DEI MODELLI DI TRAPIANTATRICI FORESTALI TRATTATI
MODELLO
ROTOR(A)
BERTO
SPAPPERI(B)
OLIVER(C)
QUICKWOOD(D)
STEP(E)
Larghezza operativa (m)
Distanza talee (m)
Velocità di avanzamento (km h-1)
Addetti (n.)
Capacità di lavoro (m2 h-1)
Capacità di lavoro (talee h-1)
Lunghezza talee (mm)
Diametro talee (mm)
1,9
0,7
0,8
3
1376
1034
180-220
15-23
1,9
0,7
1
3
1680
1263
550
30
3,8
0,7
0,9
5
2852
2144
/
30
7,6
0,7
1
8
6228
4683
300-600
5-20
1,8
/
0,5
2
850
678
/
/
1,8
0,7
4
2-7
4600-9200
6372
100-200
8-20
Note: (A)= Talee tagliate a becco di flauto. (B)= Possibilità di lavorare più file alla volta anche con sesti di file binate. (C)= Possibilità di lavorare più file alla
volta. D)= Nessun sistema di regolazione della distanza sulla fila. In grado di lavorare anche su terreno sodo. (E)= Possibilità di lavorare più file alla volta,
lavora preferibilmente materiale privo di difetti e nodi.
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MECCANIZZAZIONE
La parola a chi pianta alberi
l Consorzio Forestale Padano di Casalmaggiore (CR) può
essere definito come “un’azienda privata a controllo pubblico
operante nella gestione e nella tutela del verde pubblico”. È costituito, infatti, da aziende agricole, produttori di materiale vivaistico, cooperative sociali e amministrazioni pubbliche. Una struttura aziendale molto particolare che ha permesso al consorzio di
esprimere le sue potenzialità in numerosi ambiti operativi: dai
recuperi ambientali all’ingegneria naturalistica, dalla progettazione e realizzazione di parchi urbani e periurbani alla manutenzione del verde in città.
Ma ciò che rende questa realtà operativa quasi unica nel panorama italiano è la sua grande esperienza nell’ambito della forestazione, tant’è che a oggi il Consorzio Forestale Padano, in
amministrazione diretta, ha realizzato e gestisce impianti forestali
per una superficie di circa 550 ha.
Grazie a questa significativa esperienza, abbiamo rivolto a Francesco Sarzi Sartori, responsabile alla direzione lavori, alcune
domande sui limiti e sulle qualità delle trapiantatrici forestali, strumenti di lavoro fondamentali per l’attività del consorzio.
I
Quali sono le condizioni operative più idonee
per l’utilizzo di queste macchine?
Francesco Sarzi Sartori (F.S.S.): Non si può parlare in senso
stretto di condizioni ottimali. L’uso delle trapiantatrici è correlato
soprattutto alla condizione dei suoli in cui si opera. Nel nostro
caso, e con particolare riferimento ai terreni golenali in fregio al
fiume Po, nostro ambito specifico di intervento, è spesso possibile utilizzare questa macchina a condizione che i terreni oggetto di impianto siano stati preventivamente preparati in modo accurato. A questo si aggiunga che la necessità di piantumare in
un trattore di almeno 40 kW. È formata da un
telaio a cui è fissato anteriormente un assolcatore, seguito da un elemento interratore, da
una pinza di trattenuta delle talee, o piantine
a radice nuda, da due ruote che regolano la
profondità d’impianto e comprimono il terreno ai lati della talea. Al di sopra del telaio
sono collocati il sedile dell’operatore e il
contenitore per il materiale vegetale. La
macchina ha un impianto idraulico azionato
dalla presa di potenza del trattore che permette il funzionamento dell’elemento interratore. L’operatore, mentre inserisce la talea nella
pinza, aziona un pedale che permette l’interramento della stessa: la macchina è priva di
un sistema per la regolazione della distanza
sulla fila. La macchina può lavorare su terreno sodo e mettere a dimora piante con pane
di terra o a radice nuda (2, 4).
Trapiantatrice Berto
La trapiantatrice Berto è una macchina di
tipo portato che va agganciata a un trattore di
almeno 40 kW. L’organo trapiantatore è una
ruota azionata dal contatto con il terreno e
collegata in maniera basculante al telaio della
macchina; sulla sua circonferenza sono disposte le pinze che trattengono le talee. La ruota
è preceduta da un assolcatore e seguita da una
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tempi stretti grandi superfici e considerazioni di ordine economico costringono a utilizzare questa tecnica.
Allora c’è un effettivo risparmio nei tempi operativi
utilizzando queste macchine…
F.S.S.: Se i lavori di preparazione dei suoli sono finalizzati all’uso delle
trapiantatrici, i tempi realizzativi subiscono un decremento nell’ordine del 30% senza sacrificare eccessivamente la qualità del lavoro.
Tra i lettori di ACER vi sono molti progettisti e tecnici
che progettano con criteri paesaggistici. Quali sono i
consigli che si sente di dare a questi professionisti per
ottimizzare il loro lavoro in generale e in particolare per
favorire il ricorso alla meccanizzazione dell’impianto?
F.S.S.: La nostra esperienza, soprattutto per gli interventi di forestazione in chiave naturalistica, ci permette di affermare che è condivisibile l’idea che nella realizzazione di imboschimenti permanenti
si debba simulare il più possibile la naturalità.
Tuttavia non va dimenticato che, almeno nei primi anni, è necessario garantire una corretta cura e gestione degli interventi spesso
strettamente correlati a necessità economiche. A tal proposito non
dimentichiamo che, in questi ultimi anni, le operazioni di soccorso
irriguo pesano molto tra le voci di costo. In ogni caso, il progettista
deve sempre pensare alla sua opera nel lungo periodo.
Aggiungo, inoltre, che l’uso della trapiantatrice, spesso osteggiata dai tecnici più ortodossi, permette notevoli economie nelle
operazioni di messa a dimora a condizione che non sia richiesta un’eccessiva complessità negli schemi di impianto, come
per esempio l’esagerata sinuosità delle linee di impianto ecc.,
e si utilizzi postime prossimo per età e taglia.
G.Z.
serie di dischi rincalzatori, a lato è posto il
sedile per l’operatore e un ripiano per le talee.
La macchina opera anche con piantine fino a
30 mm di diametro e 55 cm di lunghezza (2).
Trapiantatrice Spapperi
Questa macchina è disponibile sul mercato in diverse versioni. Sono tutte macchine
portate con un funzionamento idraulico e si
basano su un’unità di lavoro formata da una
ruota piantatalee di 1,3 m di diametro e larga
0,125 m, su cui sono montate radialmente
delle pinze a molla e nelle quali l’operatore
seduto lateralmente alla ruota posiziona le
talee. La ruota è folle sul proprio asse ed è
perciò trascinata in rotazione dal contatto con
il terreno. Quando ogni pinza si trova ortogonale al terreno, grazie a un sensore di prossimità, viene azionato un martinetto idraulico che infigge la talea, che viene quindi rilasciata grazie all’apertura della pinza a molla.
La spinta del pistone idraulico permette
l’interramento in profondità, anche in terreni lavorati solo grossolanamente; solitamente la ruota piantatalee è preceduta da alcuni
rulli che livellano il terreno.
Alla macchina sono abbinabili anche
sistemi per la stesura di un telo pacciamante; inoltre oggi sono disponibili macchine
In alto, trapiantatrice portata, applicata
all’attacco a tre punti di un trattore agricolo.
Sopra, piantatalee a cingolo portata.
MECCANIZZAZIONE
▼
con più unità di lavoro unite assieme, che
permettono la messa a dimora di più file per
volta oppure di realizzare impianti con file
binate, infatti le unità possono variare la loro
interdistanza da un minimo di 0,75 m a un
massimo di 3,1 m. Ovviamente in questo
caso ogni ruota è alimentata da un operatore
seduto al suo fianco, variando invece il numero di pistoni montati è possibile cambiare la
distanza sulla fila (8).
Trapiantatrice Oliver
Anche la trapiantatrice Oliver può impiegare assieme più unità di trapianto, infatti può
piantare contemporaneamente da 1 a 6 file,
riducendo così notevolmente i tempi morti
dell’operazione; il trapianto avviene tramite
pinze meccaniche con il compito di posizionare la piantina. Le pinze vengono azionate
da un sistema a catena sincronizzato con la
velocità d’avanzamento della trattrice, il sistema è poi seguito da una serie di ruote rincalzatrici che permettono anche di regolare la
profondità di trapianto. La trapiantatrice è
dotata di un seggiolino per l’operatore e di
cassoni per lo stoccaggio di circa 500 piantine. Con la trapiantatrice si possono mettere
a dimora talee lunghe 30-60 cm e con diametro del fusto di 5-20 mm, la loro distanza sulla
fila può variare da 8 a 70 cm.
Trapiantatrice Step
Alcune trapiantatrici eseguono la messa a
dimora di astoni, consentendo in questo modo
un netto aumento della produttività; infatti
possono procedere a velocità superiori rispetto a quelle per talee e per piantine che generalmente operano alla velocità di 1 km/h.
Riducono inoltre i tempi e i costi necessari per
la preparazione delle talee.
La trapiantatrice Step della ditta svedese
Meccanismo di funzionamento e messa a dimora
SCHEMA DI TRAPIANTATRICE CLASSICA A PINZE
Operatore
Piantina
Assolcatore
Distributore a pinze
(Biondi, 1999).
Salix Maskiner, per esempio, è una macchina
semiportata che permette di utilizzare astoni
interi. Va collegata alla presa di potenza di un
trattore di almeno 60 kW, che alimenta due
unità di trapianto collegate a un albero di
trasmissione centrale. Ogni unità provvede alla
suddivisione degli astoni in talee e alla loro
messa a dimora. Un operatore per ogni unità
esegue l’inserimento dell’astone tra due cinghie
che lo guidano in uno stivaletto di trapianto,
dove l’astone viene suddiviso in talee e queste
ultime vengono messe a dimora. La lunghezza
delle talee può essere regolata da 100 a 200
mm, mentre gli astoni devono avere un diametro tra 8 e 20 mm; la distanza sulla fila può
essere variata regolando la puleggia che
comanda il meccanismo di taglio e la messa a
dimora, la Salix Maskiner produce anche un
altro modello per la messa a dimora contemporanea di sei file per volta (6). Dalle prove
fatte in Italia si è notato che la trapiantatrice
funziona bene per gli astoni di salice, ma non
altrettanto per quelli di pioppo, in quanto
durante il trascinamento vengono spesso
lesionati, richiede, infatti, materiale il più
possibile diritto e privo di nodi (2, 4).
Novità interessanti
Il Dipartimento di Economia e ingegneria
agraria, forestale e ambientale di Torino ha
messo a punto un prototipo interessante
nell’ambito del progetto Ri.selv.italia, per la
messa a dimora di astoni interi in posizione
orizzontale. La macchina è di semplice costruzione, risulta formata da due unità di trapianto, ognuna composta da un assolcatore, un
A sinistra, trapiantatrice Quickwood, macchina portata. A destra, trapiantatrice Spapperi, macchina semiautomatica portata.
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MECCANIZZAZIONE
delle principali trapiantatrici forestali
SCHEMA DI TRAPIANTATRICE A DISCHI CONVERGENTI
Vassoi alveolati
Ruote rincalzatrici
Sedile
Distributore
a dischi
Rullo
Assolcatore
(Biondi, 1999).
nastro inclinato per il trasporto a dimora degli
astoni e un rullo preceduto da due ali per
richiudere e compattare il terreno. Il tutto è
sormontato da un telaio a ponte su cui si trovano in piedi i due operatori e i cassoni per gli
astoni. Dovranno essere attentamente valutati
i risultati di questa tecnica di lavoro, rispetto
alla messa a dimora delle talee, in particolare
per quanto riguarda l’attecchimento.
La ditta Nardi ha immesso sul mercato delle
macchine trapiantatrici innovative: la prima è
la trapiantatrice forestale TFP, sviluppata con
l’Università di Pisa, per la messa a dimora di
piante forestali in fitocella. Operando su distanze sulla fila a partire da 2 m, è una macchina
sicuramente utile per l’arboricoltura da legno o
per i rimboschimenti su terreni poco lavorati,
ma non può essere usata per l’impianto di SRF.
Per questo si è dimostrata interessante la Nardi
a pinze TUF, essenzialmente costituita da un
telaio con un sedile per l’operatore, ripiani per
l’appoggio del postime, un dispositivo trapiantatore e ruote rincalzatici. La distribuzione delle
talee o delle piantine a radice nuda o con pane
di terra avviene per mezzo di un dispositivo a
catena che muove dieci pinze nelle quali può
essere posto il materiale. Le distanze sulla fila
possono variare da 14 a 75 cm, mentre l’interfila è variabile con una distanza minima di 50
cm. Queste caratteristiche rendono sicuramente la macchina idonea alla sperimentazione
nell’impianto di SRF o nei vivai.
Sarebbe interessante sperimentare in colture forestali anche macchine utilizzate attualmente in viticoltura per il trapianto delle barbatelle, per esempio la trapiantatrice della ditta
Wagner. Quest’ultima è portata sul sollevatore idraulico del trattore ed è caratterizzata da
un apparato meccanico costituito da un vomere che apre un solco di profondità variabile in
funzione del tipo di terreno, un meccanismo a
pinze che depone la barbatella nel solco e un
sistema di ruote e dischi che provvede a deporre la terra intorno alla radice e alla chiusura del
solco. L’operazione di trapianto richiede la
presenza di un operatore alla guida del trattore, uno a bordo della macchina che inserisce le barbatelle e una persona a bordo campo
che si occupa dello spostamento dell’apparecchio laser per eseguire l’allineamento. La
macchina è dotata di un sistema per la regolazione della profondità di trapianto da 20 a
50 cm e lavora su una distanza minima d’im■
pianto sulla fila di 50 cm (3).
Si ringraziano Fulvio Di Fulvio, collaboratore
esterno e Serena Savelli, dottoranda dell’Università
di Padova, per l’aiuto nelle ricerche bibliografiche.
Bibliografia
(1) BALSARI P., AIROLDI G., FACCIOTTO G.,
2002. Messa a dimora di un impianto di
pioppo da biomassa. Sherwood, n. 81,
p. 49-54.
(2) BRAGIOTO M., 2001. Trapiantatrici senza rischi. Macchine e Motori agricoli, n.
6/01 p. 18-21.
(3) MELOTTI M., 2002. Meccanizzazione della
messa a dimora di barbatelle di vite e pali.
Agrimodena.
(4) PARI L., FEDRIZZI M., 2004. Provata una
nuova trapiantatrice per le colture forestali energetiche. L’informatore agrario, n.
43/04, p. 95-98.
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l’orticoltura: cresce la domanda di qualità. Mondo Macchina, n. 3/94, p. 42-45.
(6) SPINELLI R., NATI C., SPINELLI R., 2001.
La pianta-talee Step della Salix Maskiner. Macchine e Motori agricoli, n.
7/8/2001, p. 50-52.
(7) TRENTINI L., 2002. Le trapiantatrici. Agricoltura, ottobre 2002.
(8) VERANI S., SPERANDIO G., SAVELLI S.,
2005. Produttività e costi per l’impianto
meccanizzato. Alberi e Territorio, n.
9/05, p. 25-30.
Abstract
Trapiantatrice Berto, macchina semiautomatica portata.
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A few good ones
Planting, in agricultural and forestry plantations, is still a particularly expensive operation
from the economic viewpoint. The appropriate
execution of this work stage and the reduction
in implementation times can actually contribute to cost reduction. Hence the significance of
having forestry planting machines available that
can plant trees with bare roots, in a planting sod,
cuttings and branches in various types of soils,
on a wide range of slopes and with different
needs with respect to planting pits.