20-31 stesura Manhattan
Transcript
20-31 stesura Manhattan
20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 20 New York VIAGGIO DEL CUORE E testo e foto di Luca Buti STASI 20 >WEM VERTICALE 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 21 New York Biglietto aereo, mezza giornata abbondante di viaggio, un’ultima ora di trasporto urbano e si arriva a Manhattan, ovvero al centro del mondo! Il fascino di questo luogo lo avverti subito, pesantissimo sopra di te, come ti stesse schiacciando… WEM > 21 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 22 VIAGGIO DEL CUORE ...un gigantesco acquario, un contenitore in cui milioni di creature nuotano, boccheggiano o passivamente galleggiano, ognuno alla propria altezza e ognuno secondo la legge naturale che regola la propria specie... C onsideriamo, per un dato ragionamento, di dover formulare un postulato, un enunciato cioè su cui basare una teoria, senza però averne una verifica scientifica. Questo potrebbe essere qualcosa del tipo: “Se c’è un luogo assimilabile al centro del mondo, questo è proprio Manhattan!” Infatti, oltre il centro geometrico della Terra, l’altro centro, quello vitale, quello nevralgico, quello definibile con un jovanottiano “ombelico del mondo” è proprio (in) questa città nella città. Il centro del mondo Pensandoci bene però, non è del tutto vero che non c’è la possibilità di una verifica scientifica… Se analizziamo la questione in tutti i suoi dettagli, un qualcosa potrebbe essere tentato… Tanto per iniziare, il centro del mondo è sì a Manhattan, ma se vogliamo essere ancor più precisi, si trova a Times Square ed è addirittura localizzabile con la precisione del metro. Esattamente si trova nel mezzo a quell’isola trapezoidale che ha per lati Broadway, la Seventh Avenue, la 46th e la 47th Street. Ecco, basta mettersi in piedi in quest’area, voltati verso sud, con lo sguardo alzato di qualche grado sull’orizzontale e con le orecchie al massimo della sensibilità. Non ha importanza che sia giorno o notte, lunedì o sabato, estate o inverno, in quel momento siete al centro del mondo! Qualsiasi cosa sul pianeta succederà pas- New York 22 >WEM 29-06-2006 16:09 Pagina 23 Manhattan 20-31 stesura Manhattan conclusione quindi è che: “Manhattan è il centro del mondo!” serà da lì! Provateci e in quel momento sarà come trasformarsi in un’antenna universale e onniricettiva ed essere attraversati, bombardati, da milioni di informazioni. Sarà come essere assaliti da una sindrome di Stendhal sensoriale. A meno di una teoria che dimostri diversamente, la La metropoli “normale” È una city dove tutto è possibile, tutto è al massimo in un inesauribile generatore di situazioni. È qualche giorno dopo lo sbandamento iniziale dovuto alla “prima volta”, che nel mezzo a tutta questa gente iperattiva, che mentre mangia parla, legge e riceve e-mail dall’etere, che inizia l’assurda infatuazione per questo posto. Inizia quando meno te lo aspetti, in mezzo a quell’apparente estraneità che si avverte di fronte a queste persone mai indecise, a quei giovani che si conoscono tra loro con le lunghe gittate di Internet, a questo popolo che non comunica con le parole, ma con il vestire, l’atteggiarsi, lo smanacciare rap ecc. Però, è in mezzo a questa gente che ti accorgi che, per certi versi, Manhattan è anche una città normale. È solo così, con il passare del tempo, che pian piano la scopri. Nei primi giorni, ogni giorno esce un’idea diversa di Manhattan e dei newyorchesi, ma poi le impressioni si stabilizzano. All’inizio è come incastrare in un puzzle quello che di Manhattan conosci e quello che di nuovo scopri: déjà vu e spiazzamento del tipo “come-non-me-lo-sarei-mai-aspettato”. I déjà vu, senza saperlo, fanno già parte di noi, complici il bombardamento mediatico e la miriade di ambientazioni cinematografiche che questa città ha ospitato: dal King Kong attaccato all’antenna dell’Empire State Building agli allegorici affreschi del vivere moderno dei film di Woody Allen, al torbido annaspare metropolitano raccontato da Robert De Niro in Taxi Driver. Lo spiazzamento invece è quello delle sensazioni più subdole: degli odori acri e quasi mai gradevoli (ogni angolo ha il suo) dell’instan- WEM > 23 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 24 VIAGGIO DEL CUORE cabile brusio di sottofondo (ogni ora della giornata ha il suo), del modo di fare dei tassisti, dei poliziotti, delle commesse dei fast food, dei mendicanti (questi invece sono tutti uguali, uniformati per categorie dalla metodica dello standard globale). C’è un gesto primario che quotidianamente si perpetua e che identifica il vivere di questo villaggio globale. Pensiamo alla Fifth Avenue dell’ora di massimo affollamento o alle stazione della metropolitana. È l’azione di sfregamento reciproco delle migliaia di sconosciuti di tutte la razze e culture che s’incrociano, si tagliano la strada, si toccano spalla-con-spalla, braccio-con-braccio, scambiandosi in questo gesto sottinteso chissà che cosa, per poi di nuovo schizzare via, ognuna nella propria direzione. È questa azione che sviluppa l’energia che unisce questo popolo globale nella città globale. È così che la Manhattan sfarzosa e selettiva dei suoi status symbol diventa la Manhattan della gente “normale”. È così che la Manhattan delle limousine, delle lussuose boutique, degli alberghi a cinque stelle e dei locali ad accesso ristretto diventa anche la Manhattan di tutti: delle persone con le borse della spesa, dei tu- risti in fila per la Statua della Libertà, dei quattordicenni guerrieri-annoiati e così via. Ecco una definizione che riassume tutto: “Lunatic Park”. È così che il magazine “Private” ha definito Manhattan nel suo numero dedicato a New York. In effetti, di “lunatico” e di “parco” in Manhattan c’è molto. Il tavolato di questa città rappresenta un vero, unico e ineguagliabile esempio di museo urbano naturale moderno (Allen lo definisce “emblema della decadenza post-moderna”). Ancora più appropriato, però, potrebbe essere un altro paragone di tipo espositivo: un gigantesco acquario. Un contenitore in cui milioni di creature nuotano, boccheggiano o passivamente galleggiano, ognuno alla propria altezza e ognuno secondo la legge naturale che regola la propria specie (che in questo caso ben si associa al concetto di livello sociale). L’acquario e il piano divisorio Escludendo il rettangolo verde che corrisponde al Central Park e le altre aiuole più o meno grandi, può venire da chiedersi: “dov’è la terra?”. Risposta: “terra non ce n’è!”. Infatti, è come se in questa città 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 25 svariati chilometri quadri d’estensione e milioni di metri cubi di terra e materiale sedimentoso vario avessero firmato una specie di rassegnata resa sine die al rivedere la luce, per fare da ancora a un gioco di costruzione urbana, architettonica di strabiliante bellezza. È su questa terra che sprofondano per decine di metri le radici impiantistiche invisibili e le utilità tecnologiche di questa città. Immaginiamo di dividere, di affettare Manhattan con un grande piano orizzontale. Proviamo a immaginare questo piano come una sorta di “livello zero” corrispondente alle strade, ai marciapiedi e a tutto ciò sul quale è concesso ai comuni mortali di appoggiarsi e di spaziare in pseudo-libertà. È sopra/ sotto questo livello che può essere tentata una prima divisione. È come un ideale e ideologico confine che divide due mondi, due popolazioni, due stili di vita, attraversabili con dei trabiccoli rotativi simili a tritacarne per corpi umani: i tornelli d’accesso ai binari della metropolitana. Scendere dal livello stradale al sottosuolo, entrare in questi tritacarne, è come essere investiti da un’aberrazione spazio-temporale che ti catapulta in un’altra dimensio- ne. Via le ...ogni suo centimetro deve essere iperluci della city, via ogni futile manieun orgoglioso alzarsi, un alzarsi rismo estetico-architettoin pura esaltazione, che dal basso nico… via tante altre cose. Rispetverso l’alto costituisce un’unità to a quello che si è lasciato sopra, senza linee discordanti... sembra il negativo fotografico che con il sopra ha in comune soltanto il vapore degli sfiati della MTA Subway. È il modo degli odori umidi, dei rumori stridolenti, del fascino claustrofobico, della polvere che si stratifica millimetro dopo millimetro e che soltanto l’usura del quotidiano passare è capace di pulire. È questo il mondo affogato sotto quella terra carotata dalla tecnologia del mass transportation (l’equivalente sotterraneo della fiumana gialla dei taxi di superfi- 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 26 VIAGGIO DEL CUORE notizie utili QUANDO ANDARE New York è consigliata tutto l’anno. COME ANDARE Tutte le compagnie hanno promozioni legate alla stagione, a prenotazioni anticipate, proposte last minute, viaggi in coppia o per fasce d’età (giovani e ultra-65enni). I periodi più ricchi di opportunità sono i mesi invernali, a eccezione del Natale e dei periodi in cui vi siano festività ed eventi nelle destinazioni di arrivo e partenza. Per i prezzi delle tratte elencate sotto, si consiglia una verifica sui siti www.opodo.com, versione francese con tariffe in euro, e www.travelocity.com, o della compagnia se propone prezzi migliori del portale. Alitalia, diretto da Malpensa a Newark e ritorno (www.alitalia.it): durata del volo 9h15’ Klm, via Amsterdam, da Malpensa a JFK e ritorno (www.klm.com): durata del volo 11h20’ 26 >WEM Air France, via Parigi, da Linate a JFK e ritorno (www.opodo.com): durata del volo 12h35’ American Airlines, via Bruxelles, da Malpensa a JFK e ritorno via Zurigo (www.opodo.com): durata del volo 11h40’ British Airways, via Londra, da Linate a Newark, con rientro da JFK su Malpensa (www.ba.com): durata del volo 11h45’ Continental, diretto da Malpensa a Newark e ritorno (www.travelocity.com): durata del volo 9h10’ Delta, diretto da Malpensa a JFK e ritorno (www.opodo.com): durata del volo 8h50’ Iberia, via Madrid, da Linate a JFK e ritorno (www.opodo.com): durata del volo 12h45’ Lufthansa, via Francoforte, da Linate a Newark e ritorno (www.travelocity.com): durata del volo 10h50’ Sabena, via Bruxelles, da Linate a JFK, ritorno su Malpensa (www.opodo.com): durata del volo 11h20’ Sas, via Copenaghen o Stoccolma, da Linate o Malpensa a Newark e ritorno (www.flysas.com): durata del volo 14h05’ Swiss, via Zurigo, da Malpensa a JFK e ritorno (www.opodo.com): durata del volo 12h10’ Virgin, via Londra, da Linate a Newark e ritorno (www.opodo.com): durata del volo 11h35’ SITI UTILI www.nyc-site.com - è il primo sito italiano interamente dedicato a New York. Al suo interno si possono trovare numerose risorse rigorosamente in italiano per un servizio semplice ma allo stesso tempo efficace. iloveny.state.ny.us - sito ufficiale di viaggio e turismo dello Stato di New York (in inglese) www.nyc.gov - sito ufficiale della città di New York (in inglese) newyork.globoguide.de - guida dedicata a New York (in tedesco) www.newyork.org - sito ricco links su New York (in inglese) www.nycvisit.com - sito ufficiale del turismo (in inglese) www.readio.com - rivista on-line della città con foto e informazioni su teatri e spettacoli in genere (in inglese) www.italconsulnyc.org - sito del consolato italiano a New York www.lets-do-newyorkcity.com - sito sui tour organizzati a Manhattan (in inglese) www.thecityreview.com - sito dedicato all’architettura, ai musei e ai libri di New York City (in inglese) www.nyctourist.com - sito dedicato a New York con informazioni su eventi, shopping on line, foto (in inglese) www.ny.com - guida completa con tante immagini e informazioni utili sulla città (in inglese) home.att.net/%7Esj.elliott/bronx.html - informazioni per i turisti per New York e in particolare per il Bronx (in inglese) www.newyork.com - utile guida on line con informazioni su alberghi, ristoranti e intrattenimento (in inglese) www.newyorkcity.com - utile guida on line con informazioni su alberghi, ristoranti e intrattenimento (in inglese) www.viaggeria.it - guida alla città di New York, del sito www.viaggeria.it. Informazioni utili per un soggiorno nella Grande Mela (in italiano) PER INFORMAZIONI SUI DOCUMENTI Consolato Generale degli Stati Uniti http://www.usembassy.it/english A Roma - via Vittorio Veneto, 119/A - 00187 Roma - tel. 06 4674.1 fax 06 4674.2356 A Firenze - Lungarno Vespucci, 38 - 50123 Firenze - tel. 055 266.951 fax 055 284.088 A Napoli - Piazza della Repubblica - 80122 Napoli - tel. 081 5838.111 fax 081 7611.869 http://naples.usconsulate.gov/english/ A Milano - Via Principe Amedeo 2/10 - 20121 Milano - tel. 02 290351 fax 02 29001165 http://milan.usconsulate.gov 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:09 Pagina 27 cie). È il mondo invisibile, dove alloggia un iperbolico sistema di vene e arterie, che trasporta i mille fluidi di cui la città si nutre, ma anche un groviglio di segnali in cui galoppano follemente i numeri delle transazioni bancarie, cozzandosi con i fili meno nobili che accendono volgari lampadine. Una rete disordinata che privilegia l’efficienza al senso estetico, contrapposta all’appariscente ordine ortogonale dell’intersecarsi di avenue e street. L’altro mondo sta sopra, ma sopra sopra quell’ipotetico piano divisorio. Ci vorrebbe quella macchinetta-razzo che fu presentata alla cerimonia d’apertura delle olimpiadi di Los Angeles del 1984 e che permette di volare galleggiando nell’aria come fanno gli elicotteri (che ne sarà stato di quell’invenzione?). Sarebbe lo strumento ideale per goderci queste meraviglie. Sarebbe bellissimo accendere i motori e alzarsi lentamente per assistere, centimetro dopo centimetro, al materializzarsi di uno spettacolo sempre diverso. Dalla fascia terrena, nella quale i graffiti fanno a gara con le insegne, su, su, sopra tetti piatti, dove poggiano quei macchinoni a ventola per l’aria condizionata, i serbatoi dell’acqua, per proseguire ancora con questo gioco di costruzioni verso l’alto, che sembra non avere limiti. Skyscraper (“grattacielo”). Louis Sullivan, uno dei più grandi architetti americani, ne dà una definizione molto “fotografica”, una definizione tra il mistico, il presuntuoso e l’inquietante: “Ci deve essere la forza dell’altezza, ci devono essere la gloria, l’orgoglio e il senso di esaltazione. Ogni suo centimetro deve essere un orgoglioso alzarsi, un alzarsi in pura esaltazione, che dal basso verso l’alto costituisce un’unità senza linee discordanti”. Ed eccoli i grattacieli di Manhattan, la quintessenza estetica di questa città dove cemento e ferro battuto si mescolano al vetro, all’acciaio inox, al plexiglas e alla luce. La Downtown è un’insieme di costruzioni di imponenza assoluta, di magnificente bellezza, di intimidatoria fierezza. Viste lì, così come stanno, sembrano appena appoggiate, saltate fuori da un campionato mondiale di costruzioni Lego, ingigantito migliaia di volte con un colpo di bacchetta magica. Migliaia di tonnellate di materia edile che appaiono leggere, disposte secondo un equilibrio architettonico dove semplicità e complessità coesistono e che l’homo modernus è disposto ad acquistare per cifre altissime. È su questo lato del piano divisorio che si fronteggiano questi titani, a cui il ciclo decennale di neve, vento e sole non ha scalfito il fascino. È que- sto scacchiere immobile, dove il sole arriva a malapena, è la solidità costruttiva di queste opere che si può contemplare nei mille poster e nelle mille vedute della città. È il Manhattan skyline, frutto di un lungo, lento e costante progetto evolutivo. Come in parallelo all’evoluzione dell’uomo nella sua storia contemporanea e l’andamento economico-capitalistico-globale, del quale qui siamo nella capitale. Un’evoluzione misurabile in metri d’altezza e record su record. Grattacieli che si passano il testimone dei record d’altezza: dal Flatiron, costruito agli inizi del 900, alla Torre 1 del World Trade Center, per scendere nel 2001 sull’attuale record di 381 metri dell’Empire State Building (come se la presunzione umana fosse stata punita…). Ma c’è anche l’ineffabile gara dell’eleganza, una gara che va avanti da più di un secolo e che le regole dell’innovazione hanno sempre WEM > 27 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:10 Pagina 28 VIAGGIO DEL CUORE incoraggiato. La gara dove le teste aquiline del Chrysler Building rivaleggiano con l’impronta da ferro da stiro del Flatiron (art decò metallico contro austerità neo-gotica del cemento). Oppure tra le vetrate della Grand Central Station e le levigate rotondità del Guggenheim Museum. Le “a” di arte e di avanguardia Se gli architetti hanno disegnato la parte “fisica”, tangibile, della Manhattan “che è”, una cosa altrettanto tangibile è l’influsso delle varie espressioni artistiche, ed ecco che l’altro “connotato forte” di questa città si chiama Velvet Underground, Jackson Pollock, Jack Kerouac e Woody Allen. Solo quattro, sono i quattro nomi con i quali tracciare una sorta di confine artistico onnicomprensivo. Se le varie città europee, ognuna per la sua parte, sono state la culla dell’arte classica, tutti i movimenti artistici che si sono affermati dal dopoguerra (soltanto pochi nomi fanno eccezione) hanno in qualche modo a che fare con la Grande Mela. È stata tutta quella commistione di motivazioni geografiche, sociali, politiche ed economiche che dagli anni Cinquanta si sono stratificate in questo posto, a innescare un’esplosione artistica di portata enorme. Un’esplosione nella quale ogni “conquista” è a sua volta riesplosa in altre situazioni, in un intrecciarsi creativo-trasversale più veloce, anche della propria capacità di catalogarsi. Partiamo con l’album Produced By Andy Warhol dei Velvet Underground & Nico (il banana album): uno dei riferimenti musicali più importanti di tutti per la musica del 900. È l’esplosione new wave New York 28 >WEM 29-06-2006 16:10 Pagina 29 che ridefinisce il rock tutto. Basta ascoltare “Venus In Furs” per rendersi conto di quest’energia grezza, puramente istintiva, che il rock sprigiona e che non poteva incubarsi che in un posto come New York. È l’inquietudine urbana, è il velluto sotterraneo di questo luogo l’impalpabile humus creativo della band prediletta da Warhol (a quel tempo immerso nell’aleatoria fusione tra suoni, luci e immagini dell’Exploding Plastic Inevitable). È una musica dai contrasti forti: la sensazione tattile del velluto che contrasta con le note sporche di questo nuovo rock, così come le note nude della viola di John Cale dissonavano con la chitarra elettrica di Lou Reed. Jackson Pollock è un altro artista per cui “dopo di lui niente sarà più come prima!” Nessun modello fisico, reale cui rifarsi, nessuna narrazione. Da qui in poi la creatività sarà veramente infinita. Se le avanguardie pittoriche di derivazione europea avevano stravolto le regole formali del dipingere classico, queste (avanguardie) si sbricioleranno nell’urto con un modo di fare che scoprirà tutti i loro limiti: l’action painting (o dripping o espressionismo astratto)! A una a una cadono anche le (poche) regole, che né l’espressionismo nordeuropeo, né le correnti dadaiste sovvertirono. La tela si sgancia dalla posizione deputata verticale per essere dipinta stesa sul suolo. Il pennello che lavora schizzando il colore, trattenendolo appena, per lasciare che questo goccioli liquido sulla tela, senza venirne mai a contatto. È un passo fondamentale per tutta l’arte moderna. È l’artista che sovrappone all’arte del dipingere con una sorta di danza rituale, cercando solo se stesso e liberandosi pa- big apple 20-31 stesura Manhattan radossalmente proprio del suo essere artista. Non è più creazione che segue un discorso cerebrale. Attraverso la liberazione dell’istinto, attraverso la creazione al suo stato più puro è rottura assoluta! Lo sbandamento fu totale. Ci vorranno anni di studio e nuove generazioni per decodificare la lezione. Il testimone passa di mano in mano e niente meglio di una tela di Pollock, “White Light”, poté rappresentare una delle correnti musicali più importanti di fine secolo, un equivalente musicale di questa lezione: il free jazz. A testimoniare una reazione a catena, che, a questo punto (siamo a cavallo degli anni 60), è inarrestabile. Nuovo passaggio di testimone, ed è proprio il jazz a dare il via a un altro fenomeno artistico, ma anche sociale: la beat generation. Se il jazz si lega alla pittura, c’è a sua volta la letteratura che si lega al jazz. La libertà è alla base di tutto e adesso è la libertà del jazz (che da bebop diventa free) che, fondendosi con l’esercizio artistico libero per eccellenza, la scrittura, innescherà il nuovo flusso artistico. È di nuovo “il rompere” il credo principale della nuova corrente e la rottura è (di nuovo) funzione del proporre un’alternativa alla società precostituita, allo status quo. Non c’è posto al mondo diverso dal Greenwich Village, da cui Jack Kerouac poté urlare il manifesto programmatico di quest’ordine: “In accordo alle leggi dell’orgasmo, è necessario scrivere in fretta, con eccitazione, guardando sempre avanti e fino a sentire i crampi”. L’urlo è ancora una volta inquieto come la sua città: forte, libero e anticonformista. Non è finita. Se Pollock, Kerouac insieme ai Vel- WEM > 29 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:10 Pagina 30 VIAGGIO DEL CUORE vet Underground di Warhol rappresentano l’avanguardia radicale, personificando l’alternativa, Woody Allen interpreta Manhattan in una chiave decisamente più cool, più easy, anche se non priva di caustica denuncia, diventando per la città, il personaggio più iconografico. È attorno all’universo 30 >WEM delle “nevrosi metropolitane moderne” che si cementificano due suoi capolavori: Manhattan e Io e Annie. È la parodiata vivisezione del borderline psichiatrico del vivere newyorchese ad affrescare scene di valenza culturale universale e la forza motrice di queste opere sono proprio i frammenti della vita quotidiana. Quei vernissage a base di arte e tartine, in cui tutti s’impegnano a parlare “difficile”, ma nessuno ascolta (ovvero la capacità di emissione vocale superiore a quella uditiva)… Oppure quella generazione di trentenni che fluttua in perenne angoscia tra fedeltà matrimoniale e tradimento, tra carriera e famiglia, tra esaltazione e disillusione. Oppure il trionfo del voltafaccia, dove saluti il tuo peggior nemico con il bacetto sulla guancia, con lo stupidissimo: “Ah… Ma sei proprio tu… Da quanto tempo… Bla bla bla…” Oppure ancora quelle competizioni in cui tutti rivaleggiano contro tutti nel gioco dell’apparire. Comunque, niente meglio del film Manhattan è riuscito a intrappolare l’anima senza tempo di questo posto. È una lezione assoluta di cinema: fotogrammi in banco e nero, dove la fisicità di vetro, cemento e acciaio si spalma nelle immagini sotto forma di impercettibili variazioni di grigio (Manhattan è una città in bianco e nero…) in una danza d’immagini musicata dalle note della gershwiniana “Rhapsody In Blue”. 20-31 stesura Manhattan 29-06-2006 16:10 PERCORSO ARCHITETTONICO ESSENZIALE American Radiator Building 40th Street tra la Fifth e la Sixth Avenue Chrysler Building 405 Lexington Avenue Empire State Building 350 Fifth Avenue Flatiron Building Tra la 23rd Street, Broadway e la Fifth Avenue Grand Central Station Tra la Park Avenue e la 42nd Street Rockefeller Center 48th e 51st Street, tra la Fifth e la Sixth Avenue Woolworth Building 223 Broadway Brooklyn Bridge e Manhattan Bridge Tra Lower Manhattan e Brooklyn. PERCORSO ARTISTICO ESSENZIALE Solomon R. Guggenheim Museum 1071 Fifth Avenue The Metropolitan Museum of Art 1000 Fifth Avenue Museum of Modern Art (MoMA) 11 West 53 Street, tra la Fifth e la Sixth Avenue Whitney Museum of American Art 945 Madison Avenue incrocio 75th Street Lincoln Center for the Performing Arts 70 Lincoln Center Plaza Pagina 31 Le fotografie fanno parte della serie “Manhattan - Vertical Living & Horizontal Views” e sono state esposte tra il 2005 e il 2006 a Firenze, Lucca e Roma. “Zoom Magazine” le ha definite: “… Espressione della voglia di abbracciare le grandezze (fisiche e ideologiche) di questa città. Creare una sorta di reazione acida attraverso lo scontro tra le verticalizzazioni estreme e lineiformi dei grattacieli con l’orizzontalità e le aberrazioni della visione panoramica… Liquefazione delle linee contro l’ortodossia della fotografia architettonica…” Manhattan WEM > 31