24 Il discorso del re - Sala

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24 Il discorso del re - Sala
Il discorso del re
di Tom Hooper
Usa, 2010 -- biografico -- 1h e 50’
50
cast Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter
Interpreti perfetti e regia tutta da scoprire: il film dell’anno.
dell
Duca di York e secondogenito di re Giorgio V, Bertie è afflitto dall'infanzia da una grave forma di balbuzie
che gli aliena la considerazione del padre, il favore della corte e l'affetto del popolo inglese. Figlio di un padre
anaffettivo e padre affettuoso di Elisabetta (futura Elisabetta II) e Margaret, Bertie è costretto suo malgrado a
parlare in pubblico e dentro i microfoni della radio, medium di successo degli anni Trenta. Sostituito il corpo
con la viva voce, il Duca di York deve rieducare la balbuzie,
balbuzie, buttare fuori le parole e trovare una voce.
Dopo
o aver raccontato la storia della Rivoluzione americana in nove ore, dentro una mini-serie
mini
e attraverso gli
occhi del secondo presidente degli States (John Adams), Tom Hooper volge lo sguardo verso il vecchio
continente, colto in tribolazione e alla vigilia del Secondo Conflitto Mondiale. Al centro del palcoscenico la
cronaca del malinconico e addolorato Duca di York, figlio secondogenito dell'energico Giorgio V, inchiodato
dalla balbuzie e da una complessata inferiorità di fronte allo spigliato fratello maggiore David. Crogiolo
d'angoscia (im)medicabile e di squilibri emotivi sono quelle esitazioni, quei prolungamenti di suoni, quei
continui blocchi silenti che impediscono
pediscono a Bertie di esprimersi adeguatamente, ingenerando una sensazione di
impotenza.
Il regista britannico si concentra sul vissuto interno del protagonista, rivelando le conseguenze emotive del
disagio nel parlato ai tempi della radio e in assenza del visivo. Il discorso del re non si limita però a
drammatizzare la stagione di vita più rilevante del nobile York e relaziona un profilo biografico di verità con
un contesto storico drammatico e dentro l'Europa dei totalitarismi, prossima alle intemperanze strumentali e
propagandistiche di Adolf Hitler. Non sfugge al re sensibile di Colin Firth e alla regia colta di Hooper l'abile
oratoria del Führer, che intuì precocemente le strategie di negoziazione tra ascoltatore e (s)oggetto sonoro, il
primo impegnato nel tentativo di ricostruire l'immagine della voce priva di corpo, il secondo istituendo un
rapporto di credibilità se non addirittura di fede con la voce dall'altoparlante.
Se il mondo precipitava nell'abisso non era tempo di guardare al mondo con paura, soprattutto per un
sovrano. Bertie, incoronato Giorgio VI, doveva ricucire dentro di sé il filo interrotto della relazione con l'altro,
affrontando il suo popolo dietro al microfono e l'immaginario radiofonico. Fu un illuminato e poco allineato
logopedista australiano a correggere il “mal di voce” di un re che voleva imporsi al silenzio. Lionel Logue
sostituì col metodo il protocollo di corte, educando la balbuzie del suo blasonato allievo e incoraggiandolo a
costruire la propria autostima, a riprendere il controllo della propria vita e a vincere prima la guerra con le
parole e poi quella con le potenze dell'Asse. A guadagnare la fluenza e a prendersi la parola è il ‘regale'
protagonista di Colin Firth, impeccabile nell'articolare legato, solenne nella riproposta
riproposta plastico-fisica
plastico
del suo
sovrano e appropriato nell'interpretazione di un re che ‘ingessa' emozioni e corporeità nel rispetto rigoroso
della disciplina. Dietro al ‘re' c'è l'incanto eccentrico di Geoffrey Rush,, portatore di una “luccicanza” che
brilla,
a, rivelando la bellezza della musica o quella di un uomo finalmente libero dalla paura di comunicare.
I ragazzi stanno bene
di Lisa Chodolenko, con Julianne Moore, Annette Bening
Usa 2010; commedia - durata 1h e 52’
52
Nic e Jules sono una perfetta coppia lesbica di
mezza età. Profondamente innamorate l'una dell'altra, hanno costruito col tempo un sereno ambiente familiare assieme ai due
figli adolescenti, Joni e Laser. Quando Joni compie diciotto anni, è il fratello minore
minore a farle pressioni perché si rivolga alla banca
del seme e scopra l'identità del donatore segreto con cui condividono il patrimonio genetico. Inizialmente scettica, Joni si mette
sulle tracce del padre e scopre che questi è Paul, un dongiovanni che gestisce
gestisce un ristorante biologico alla periferia di Los
Angeles. Quando per caso le due madri vengono a conoscenza del fatto, non resta che introdurre Paul all'intero nucleo
familiare.
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