Il mensile della grande musica
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Il mensile della grande musica
307 Amadeus ANNO XXVII - NUMERO 6 (307) GIUGNO 2015 EURO 11,00 MENSILE POSTE ITALIANE SPED. IN A. P - D.L. 353/2003 CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, LO/ MI Čajkovskij / Muti / Fondazioni liriche-1 / Il Duca di Urbino / Benedetti Michelangeli ANNO XXVII-GIUGNO 2015 Il mensile della grande musica CD1 Ossessione Čajkovskij I Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino CD2 download Rare Russian Songs per soprano e pianoforte Bakanova&Mascolo Grandi interviste Riccardo Muti docet Inchiesta esclusiva Geografia politica delle fondazioni liriche Storia&Storie Amadeus I Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino Nello studiolo del Duca di Urbino numero 307 giugno 2015 EDIZIONI € 11,00 EUR www.europainvestimenti.com PA INVESTIMENTI il valore della complessità ci fa grandi nel mondo Creativi in comunicazione Il ritratto completo e suggestivo di un italiano che VERDI. LA POTENZA DELLA GRANDE MUSICA Verdi. L’Uomo, l’Artista, il Mito A Giuseppe Verdi, il compositore di opere liriche più rappresentato nel mondo, UTET Grandi Opere ha dedicato un progetto di eccezionale prestigio: Verdi. L’Uomo, l’Artista, il Mito, volume di pregio a tiratura limitata. Il volume è arricchito da spettacolari immagini tra cui storici figurini del Nabucco. L’opera è accompagnata da un disco in vinile a 78 giri di incisioni rare, tra cui una memorabile interpretazione del Rigoletto di Enrico Caruso. • Contiene le trame di 28 opere • 127 pagine • 60 immagini • Formato cm 17 x 23 RICHIEDI SUBITO INFORMAZIONI SENZA OBBLIGO D’ACQUISTO SUL VOLUME DI PREGIO VERDI. L’UOMO, L’ARTISTA, IL MITO: RICEVERAI IN OMAGGIO* IL VOLUME VIVA VERDI. Le trame delle opere * Omaggio non condizionato ad alcun acquisto. Consegna dell’omaggio e informazioni sul volume di pregio Verdi. L’Uomo, l’Artista, il Mito, comprese le condizioni per un eventuale acquisto, a cura dei consulenti editoriali della Casa editrice, previo appuntamento telefonico. PER RICHIEDERE INFORMAZIONI E RICEVERE L’OMAGGIO* collegati a: http://verdi.utetgrandiopere.it AGORÀ SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE. Premio di minoranza A l Maggio Musicale Fiorentino c'è un'orchestra tra le più importanti d'Italia (i suoi Cameristi sono i protagonisti del cd di questo numero di Amadeus, li sentirete), c'è un Festival di valore storico alla sua 78ma edizione, c'è uno dei massimi direttori d'orchestra internazionali (Zubin Mehta), c'è un teatro d'opera nuovo di zecca, eppure c'è anche una minoranza di lavoratori (tecnici e personale di palcoscenico) che può bloccare la decisione della maggioranza, un teatro che si ferma, e l’intera città che fa «una figuraccia internazionale», come ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella all’inaugurazione del "Maggio 2015". Dovevate vedere le facce dei turisti nella nuova Opera mezza vuota, mentre il sovrintendente Francesco Bianchi annunciava che lo spettacolo sarebbe stato incompleto a causa del «comportamento irresponsabile della Cgil, che pretende qualcosa al di fuori di tutto quello che possiamo concedere». Fidelio diretto da Mehta con orchestra e coro regolarmente al loro posto ma senza regìa, ne luci, né proiezioni. I cantanti in costume, la scena fissa. Né in forma di concerto, né in forma scenica. Un ibrido. Apertura dimezzata, la seconda volta in tre anni (era già successo al Don Carlo) di una storia importantissima. Le motivazioni di uno sciopero possono essere tante, in una realtà complessa, come quella delle fondazioni liriche a cui, da questo numero, dedichiamo un'inchiesta in due puntate. Ma ciò che è Inaugurazione incompleta per il Maggio Musicale Fiorentino. Un danno d'immagine che una grande istituzione non merita. Perché? In questo numero, l’orgoglio degli indiani: la difesa di una civiltà, le guerre contro i “visi pallidi”, tutti i capi e i guerrieri che scrissero l’epopea delle tribù nordamericane. E inoltre: Pompei vista dagli artisti dell’800, la battaglia di Salamina, la storia dei diamanti, i figli dei dittatori del ‘900. IN PIÙ SPECIALE SULL’ENTRATA IN GUERRA DELL’ITALIA: la cronaca e i fatti di quei mesi fatali del 1915. accaduto al Maggio, ahimé, è del tutto inedito e nulla ha a che vedere con questioni artistiche. Sul Corriere della Sera abbiamo sintetizzato così: si sciopera perché si è riassunti. I teatri indebitati, per la Legge Bray, devono presentare un piano industriale per accedere al fondo speciale dello Stato. Altrimenti, se un teatro va sotto, chiude. A Firenze si raggiunge l’accordo per 42 esuberi di tecnici e amministrativi (in origine 50, ma 8 vanno in prepensionamento). L’accordo viene controfirmato da tutti: ministero, Fondazione, sindacati. I 42 passano alla Ales, la spa del ministero che li ricolloca agli Uffizi, o in una biblioteca o archivio. Il ministro Franceschini introduce una modifica: anziché un diretto trasferimento, il dipendente del Maggio viene licenziato e contestualmente riassunto. Nel passaggio perde l’anzianità, che i sindacati quantificano in 250 euro lordi. Ma come compensazione, il teatro propone 4 mensilità senza lavorare, oltre al Tfr tutto e subito, mentre il ministero dice che il gap può essere colmato anche con gli straordinari e che, alla luce delle due misure, da parte di teatro e dicastero, il gap diventa di circa 60 euro lordi al mese per i dipendenti più anziani. Come ricorda il direttore generale del Mibac Nastasi, «gli esuberi passano da una Fondazione privata a una società pubblica il cui azionista è il ministero del Tesoro. Di cosa parliamo?». Quaranta tra macchinisti e personale di palcoscenico hanno scioperato per il passaggio da un contratto a tempo indeterminato a un altro contratto a tempo indeterminato, dove si guadagna un grammo in meno, ma più blindato. In treno, sulla rivista dell’Eurostar un articolo intitolato Firenze città dell’opera riporta una considerazione di Giuseppe Verdi: «Il teatro è fatto per portarci il pubblico, quante più persone possibili. La sala piena, non altro: ecco l’unica prova di un successo vero!». Valerio Cappelli FOCUS STORIA. OGNI MESE LO SPETTACOLO DEL PASSATO. Disponibile anche in versione digitale su: Abbonati su: www.abbonamenti.it/storia Amadeus 7 La foto del mese mancano (ultimo duetto Zenobia-Arsace ad esempio). Ma lo spettacolo di Mario Martone, con le scene semplicissime, fatte di siparietti multifunzionali, di metastorici di Ursula Grandangolo Nel campo profughi di Yarmouk, alla periferia sud di Damasco, assediato dalle milizie governative per il pericolo dell'insediamento dei jihadisti, centinaia di persone sono morte per mancanza di cibo e medicinali. Qui Ayham al Ahmad, 27 anni, ha continuato ostinatamente a suonare il pianoforte per strada perché lui e i suoi concittadini non fossero costretti ad ascoltare solo il suono della guerra (così come a Sarajevo si esibiva fra le macerie il violoncellista Vedran Smailović, e a Bagdad il direttore e violoncellista Karim Wafsi, dopo un attentato). A fine aprile di quest'anno, i combattenti dello Stato Islamico hanno occupato il campo di Yarmouk e bruciato il pianoforte di Ayham. Ma lui non si arrende, e continua a suonare fra le macerie, questa volta sui tetti, una pianola elettronica. foto huffingtonpost.it SOMMARIO Vivere bene insieme 7Agorà di Valerio Cappelli 8Grandangolo 15 Il lettore 16Quattro/quarti 20 28 di Michele dall’Ongaro, Giovanni Gavazzeni, Giordano Montecchi, Giorgio Pestelli IL DISCO Pëtr Il'ič Čajkovskij di Fausto Malcovati I Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino di Nicoletta Sguben IL DOWNLOAD Elena Bakanova e Raffaele Mascolo di Claudia Abbiati 33 IN SCENA Anteprima La critica Arturo Benedetti Michelangeli di Valerio Cappelli di Carlo Piccardi 76Antica di Massimo Rolando Zegna 77Musicaoggi di Paolo Petazzi 78All’opera di Emilio Sala Ci prendiamo cura delle persone più importanti al mondo: la Tua famiglia. Crediamo nel valore del tempo trascorso insieme e dedichiamo grande attenzione a tutti i nostri soci, di ogni età. Ci prendiamo cura di Voi oggi, per il Vostro futuro. Vivere bene insieme all’ Harbour Club: www.aspria.com | 02 4528630 Europe’s Finest Members Clubs BER L I N B RU S S E L S H A MB UR G HANNOVER M I LAN TEATRO C . FELICE GENOVA 71 TEATRO COMUNALE TEATRO ALLA SCALA MILANO Inchiesta Fondazioni lirico-sinfoniche - 1 VERONA 66 ARENA TEATRO LA FENICE BOLOGNA 62 Anne Teresa De Keersmaeker di Valentina Bonelli TEATRO REGIO TORINO 58 Storia & Storie: Federico da Montefeltro di Massimo Rolando Zegna TEATRO VERDI VENEZIA 52 Riccardo Muti di Gregorio Moppi Riccardo Muti: dopo un lungo silenzio il grande direttore d'orchestra torna a parlare. Di etica, cultura, mestiere e studio TRIESTE 51Appunti 52 79Danza di Valentina Bonelli 80Jazz di Franco Fayenz 66 Inchiesta esclusiva: viaggio in due puntate nelle 14 fondazioni lirico-sinfoniche salpate con la riforma verso un nuovo mondo SOMMARIO 82 Fuoritema di Riccardo Santangelo 83 Fondazione Amadeus 84Education di Carlo Delfrati e Pietro Dossena 86 Note di viaggio di Franco Soda 88 Note d’arte di Flaminio Gualdoni 90Mecenati di Edoardo Tomaselli 92 A tavola con Falstaff di Ambrogio Maestri 95 LIBRI 97 Lo scaffale di Paola Molfino 98 Hi Tech di Andrea Milanesi 102 News in studio di Giuseppe Scuri 105 DISCHI 117 Imperdibili di Francesco Ermini Polacci 119Calendario 126Addii di Nicoletta Lucatelli 130 La conversazione di Alessandro Cannavò 71 Arturo Benedetti Michelangeli: a vent'anni dalla scomparsa, un ricordo del mitico pianista che sotto le eccentricità celava il rigore di un artigiano della musica CD 1 PËTR IL'IČ ČAJKOVSKIJ Souvenir de Florence op. 70 Serenata per archi op. 48 I Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino Domenico Pierini, direttore guida all’ascolto di Alessandro De Bei CD 2 download GLINKA, SKRJABIN, IPPOLITOV-IVANOV, ČAJKOVSKIJ Rare Russian Songs Ellena Bakanova, soprano Raffaele Mascolo, pianoforte codice FS307LP15 Amadeus Periodico di cultura musicale edito da Paragon Edizioni Anno XXVI numero 6 (307) giugno 2015 Direttore responsabile Gaetano Santangelo In copertina, I Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino (Foto di Manuel Scarparo) Leaders in advanced technologies and design. Interpreters of your desires and needs. Partners of experienced owners. www.amadeusonline.net SAIL MOTOR REFITTING SERVICES www.vismaramarine.it BROKERAGE IL LETTORE REFLEX Viaggio di note L a storia della musica è fatta di viaggi e a viaggiare intorno al mondo a ritmi talvolta forsennati sono i musicisti. L’esponente più noto di questa vita nomade è senza dubbio Mozart che, fin da bambino, ha trascorso buona parte della sua vita viaggiando. E non erano certo viaggi comodi quelli che si affrontavano nel Settecento. Massimo Mila ci racconta nella sua Breve storia della musica (Einaudi) che quella dei compositori italiani più o meno coevi di Mozart fu una vera e propria diaspora. Infatti se giriamo le capitali d’Europa ci capiterà con impressionante frequenza di imbatterci nelle lapidi poste a ricordo della permanenza in quei luoghi di musicisti italiani (per non parlare di quello che si trova negli archivi musicali): Locatelli ad Amsterdam, Esposito a Dublino, Boccherini e Domenico Scarlatti a Madrid, Salieri a Vienna, Paisiello a San Pietroburgo, Zipoli a Córdoba in Argentina… Anche il pubblico viaggia seguendo le orme dei propri beniamini e diventa suo malgrado un migrante. È stata molto attiva l’Associazione “Abbadiani itineranti”, che seguiva infaticabilmente il grande Claudio Abbado nelle sue peregrinazioni nelle capitali europee e non solo, senza perdere un concerto o una rappresentazione lirica: da Vienna a Berlino, da Lucerna a Londra, da Parigi a Tokyo, da Venezia a Roma… Fino nelle lontane Americhe. In Venezuela ha lasciato segni profondi del suo passaggio. Sembra quindi inevitabile che chi si occupa di musica debba essere informato anche su come e dove può trovare l’oggetto dei suoi desideri e dove può godere, con le meritate vacanze, quei momenti di gioia ineffabile che solo la musica sa donare. È meglio seguire il festival di Valle d’Itria o quello di Aix-enProvence, il Festival de la Roque d’Anthéron o l’Amiata Piano Festival, il Festival di Glyndebourne o quello di Edimburgo? Geografia e musica si sposano in un mix inestricabile e le nostre Note di viaggio potrebbero benissimo diventare Viaggio di note. Gaetano Santangelo Bravi tutti, da Sgambati a dall'Ongaro 15 aprile 2015 Caro Direttore, desidero complimentarmi vivamente per il numero di Amadeus contenente il cd di musiche di Sgambati. Era da qualche tempo che non acquistavo la rivista, e l’ho ritrovata in una forma smagliante, in una veste grafica elegantissima e con un’offerta di contributi oltremodo varia e accattivante. L’ascolto della Seconda sinfonia di Sgambati mi ha particolarmente interessato per la qualità della scrittura orchestrale del compositore romano, per la fantasia e la capacità evocativa dei suoi temi. Complimenti al M° Attardi per il lavoro certosino di trascrizione delle parti, che comunque valeva assolutamente la pena intraprendere. Peccato che Sgambati abbia interrotto la sua attività di sinfonista proprio nel momento in cui acquisì completa padronanza dei mezzi espressivi del linguaggio sinfonico, dove mostra di sapersi muovere con assoluta originalità, e non, come ripetuto alla noia, come semplice epigono della scuola germanica. Grazie di questa preziosa occasione di approfondimento. Un cordiale saluto e un augurio di buon proseguimento! Massimiliano Génot 7 aprile 2015 Questa è una dichiarazione di affetto e profonda gratitudine verso il M° Michele dall’Ongaro, che da anni ormai seguo nelle puntuali e attente presentazioni della programmazione di Rai5 e che da poco è stato nominato presidente dell’Accademia di Santa Cecilia. So che le male lingue possono interpretare questo mio gesto come la solita lisciata e ruffianeria verso chi ha assunto una carica così importante e delicata ma vivaddio, che si tengano la loro accidia. Se, una volta tanto, si può essere felici e orgogliosi per una nomina né clientelare né partitica, guadagnata sul campo, sull’onda di una profonda onestà intellettuale e alta professionalità è bene ribadirlo, altrimenti si rischia di inaridire i nostri sentimenti per paura di essere fraintesi. Il Maestro ha sempre avuto come punto di riferimento il sem- plice appassionato di musica ma anche lo spettatore più preparato omologati in modo creativo e non banale; al centro delle sue presentazioni più difficili e impegnative. Ogni volta ho assistito al tentativo di rinnovare i sentieri della musica con idee mai fossilizzate o scontate, con esemplificazioni al pianoforte, con intuizioni mai peregrine e scontate. E mai venivano negate collaborazioni, interventi e esplicazioni che sono la misura di una civiltà musicale e culturale che non è scomparsa, ma che ha solo bisogno di momenti topici per rivivere ed esprimersi. Ogni tanto, il Maestro, in procinto di qualche presentazione, si metteva in corridoi semibui per non disturbare: ma puntuale qualche “imbecille” di turno, qualche sciagurato addetto ai lavori, lo redarguiva perchè stava disturbando. Ma lui, dal profondo del suo civile sorriso, cercava di far capire all’ignorante di turno che tutto si stava facendo, per colmare l’abisso di arretratezza culturale che impera in Italia meno che disturbare. Ora non so se potrà continuare a presentare Rai5; quello che so è che è stato bello averlo incontrato nei meandri dell’etere, per la sua e nostra felicità di spettatori. Grazie! Stefano Scarsella Cosa aggiungere alle parole dei nostri lettori riguardo alla musica di Giovanni Sgambati, e al lavoro di ricerca fatto da Attardi, e all’impegno di Michele dall’Ongaro nelle sue attività di attento divulgatore di musica d’arte? Il primo ha lasciato tanta bella musica ancora tutta da scoprire, il secondo, oltre a essere un apprezzato compositore, è stato chiamato alla ribalta di una delle più importanti istituzioni musicali italiane. Si tratta dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che è stata condotta con perizia per molti anni da Bruno Cagli, che ha ricoperto la carica di presidentesovrintendente e che ha deciso di non attendere la fine del mandato lasciando l’incarico con un anno d’anticipo. Il suo posto è stato affidato al più giovane dall’Ongaro, noto ai nostri lettori perché rappresenta uno dei “Quattro/Quarti” della nostra rubrica che tanto successo sta riscuotendo e perché conduce con garbo e competenza Petruška, prestigiosa trasmissione in onda su Rai 5 (da non perdere, per chi ama la grande musica). Gaetano Santangelo Lettere al Direttore [email protected] facebook.com/Amadeus.Rivista twitter.com/AmadeusOnlineIT Amadeus 15 C Jeu de cartes Cronaca minima C'è musica su Marte Repert(or)i PAROLE IN CONFUSIONE CASELLA SEGRETO UN VITELLO D’ORO? LA FIABA DI IOLANTA Michele dall'Ongaro Giovanni Gavazzeni Giordano Montecchi Giorgio Pestelli ara Amadeus, scusa se questa volta approfitto della tua ospitalità per proporti una cosa un po’ diversa dal solito. Vorrei infatti chiedere il tuo aiuto per capire se riusciamo, con l’aiuto dei lettori, a decidere come usare certe parole della musica in modo che generino meno confusione. Per esempio: quante volte, perfino tra addetti ai lavori, utilizziamo il termine “spartito” per definire una “partitura”? Lo si sente dire spesso in giro. Eppure con il primo termine si dovrebbe indicare esclusivamente una riduzione per canto e pianoforte (lo spartito di Aida, di Che gelida manina o di Nel blu dipinto di blu) mentre la partitura è la versione completa e integrale del testo musicale (quindi la partitura di Aida o della Quinta di Beethoven ma anche quella di An die Musik visto che è un Lied, e quindi è originale per canto e pianoforte e non una riduzione). Ma della stessa Quinta di Beethoven, anche se trascritta per pianoforte a quattro mani, leggiamo pur sempre la partitura e non uno spartito. Su leggio, invece, il musicista in orchestra ha la “parte”, ovvero solo il testo musicale che deve suonare. Anche il nome di certi strumenti viene stravolto qua e là. Per esempio il corno spesso viene chiamato, soprattutto dai jazzisti, “corno francese”, per il vezzo di italianizzare la sua definizione inglese, come pure il nobile pianoforte viene ridotto al rango di semplice “piano” (che danni ha provocato la traduzione italiana del film… Lezioni di piano). Si sfiora il ridicolo poi quando nella traduzione italiana di alcuni testi teorici le “terzine” diventano “triplette” e le “tonalità” mutano in “chiavi” (più grave poiché da noi le chiavi musicali sono ben altro). Quest’ultimo svarione lo si incontra sovente anche nel doppiaggio italiano di film in inglese dove appaiono musicisti. Ma la televisione e il cinema, in tal senso, sono una tale fucina di sorprese da scoraggiare la più fervente vocazione tassonomica. 16 Amadeus 4/4 4/4 [email protected] L’ immagine più corrente di Alfredo Casella è quella che ascrive il compositore torinese alla poetica neoclassica, riflesso di un presunto eclettismo senza timbro personale. Al neoclassicimo, invece, Casella giunse come naturale approdo del suo inquieto itinerario artistico, salutare ritorno all’ordine e manifestazione di ottimismo vitale. E a quello non si fermò. Accanto ai momenti più tersi e luminosi del Casella “neoclassico” c’è un lato segreto che sfocia negli incantatori notturni e nelle sospese berceuses. «È come se si aprisse un doppio fondo. Scatole cinesi: una dentro l’altra, magari decorate a disegni festosi e variopinti; eppure l’ultima figura che ti resta fra le mani è una figura funebre, e l’odore è di cose morte», come ha scritto un suo fedele esecutore. È per questo che l’ascolto della sua sconosciuta Seconda sinfonia, in un prestigioso dvd pubblicato dalla Filarmonica della Scala, è così suggestivo, rivelatore di atmosfere che manifestano l’assimilazione di Gustav Mahler, di cui Alfredo Casella fu sodale e primo divulgatore in Italia. Germi espressivi che non abbandoneranno Casella nemmeno nelle fasi seguenti, come quella a cui appartiene il bel Concerto per violoncello (solista Enrico Dindo). Gianandrea Noseda, cui va il plauso per aver riportato alla luce la Sinfonia, ha annunciato per l’anno venturo un Festival Casella (non solo musicale) a Torino. Omaggio quanto mai benemerito e dovuto al musicista, al didatta, al revisore, all’organizzatore musicale che portò all’avanguardia storica italica l’aria di Parigi e di Vienna. E stetica e democrazia – due parole che odorano tristemente d’antan – sembrano proprio incompatibili. Ma non per il conflitto fra “Arte” e “Popular”. La faccenda è più complessa. La pericolosa stringa “bello-buono-vero” che per secoli ha aleggiato nel pensiero occidentale, oggi si è ormai decisamente assestata in “bello-ricco-vero”. Principio che vale per una borsa firmata, per l’adipe in eccesso, così come per un “Evento” culturale o dello spettacolo: mostra, opera o concerto. L’Evento, con la Maiuscola: è questo il nostro nuovo vitello d’oro. L’Evento si vende, e quindi esiste, in quanto sfarzoso e abbagliante. Per un Evento, teatranti e governanti sono disposti a follie, oggi come ieri. Ma “ieri” c’erano i faraoni e gli schiavi, gli imperatori e la plebe, i principi e i sudditi. “Oggi” invece ci sono il suffragio universale, i diritti umani, l’ecologia, eccetera. Per questo l’Evento, pianificato e reclamizzato su scala globale come imperdibile e costossimo, ha un che di insopportabilmente retrivo e falso. Retrivo: perché l’Evento presuppone la coltivazione in vitro di una moltitudine prostrata in adorazione (versione mediatica della plebe del Circo Massimo), di cui solo pochissimi potranno permettersi il privilegio di assistere di persona all’Evento suddetto. Ma anche falso: perché il suo valore intrinseco è del tutto irrilevante rispetto all’apparenza, al packaging. Patacche indorate o vecchie glorie al capolinea: da sempre è questa la merce dello show business. Ripenso alla Callas o a Pavarotti, la cui fama planetaria toccò l’apice quando ormai erano vocalmente in disarmo, l’ombra di ciò che erano stati quando, però, quasi nessuno li conosceva. Un mondo nel quale invece di drogarsi di eventi e di star system, le persone fossero in grado di scegliere, curiosare, scoprire, innamorarsi autonomamente? Un sogno. Su Marte però, mi dicono che è diverso. Speriamo d’arrivarci prima o poi. I olanta, l’ultima opera teatrale di Čajkovskij (1892), più che fuori repertorio sembrerebbe un’opera “fuori dal cesto”, tanto è assente ogni parentela con una carrriera teatrale costellata di dubbi, ritirate morali, passioni infernali, attrazioni obblique. Poteva davvero l’autore di Eugenio Oneghin, di Mazeppa, della Donna di picche, immedesimarsi in una fiaba di buoni sentimenti, di amore corrisposto che si conclude in un lieto fine che è anche un inno alla vita? Il quesito torna a proporsi con la recente registrazione a cura di Deutsche Grammophon, con una superba Anna Netrebko: c’è quasi da pensare che nel suo distacco moderno dalla materia l’autore qui si sia spinto fino al cinismo nell’immergere l’ascoltatore in un tiepido bagno di bontà. Eppure: il dubbio che ci sia anche qualcos’altro, oltre al lavoro ben fatto, alla cura suprema della partitura orchestrale, alla sagace alternanza di recitativi, arie e ariosi, s’insinua a un ascolto che non si fermi alla prevedibilità della vicenda; nel cruciale duetto delle rose, quello in cui Iolanta sbaglia i colori perchè è cieca dalla nascita senza saperlo, lo stupore dell’ignoto fa inclinare il comune duetto lirico verso una delicatezza sensitiva e ammalata, dalle tinte preraffaellite; poi c’è Ibn-Hakia, il medico mauritano deus ex machina della guarigione attraverso la consapevolezza e la forza di volontà: nel suo arioso, in cui spiega l’unione di carnale e spirituale in ogni creatura, con quel fa diesis persistente, e l’esotismo della terzina ripetuta, sembra farsi strada nell’interiorità di una psiche gravida di misteri. Fra ricordi di Glinka (aria di Robert) e altri dello stesso Čajkovskij, non mancano pungenti curiosità: nelle scene femminili dell’esordio, ad esempio, con Iolanta e le amiche nel giardino, la musica degli archi, con il suo finto ’700, mostra una scoperta affinità con il sestetto iniziale di Capriccio di Strauss. Distacco, certo: ma anche scoperta di strati nuovi della sensibilità moderna. Amadeus 17 12 numeri a soli 99 euro ogni anno 12 numeri e 24 cd (12 cd inediti + 12 cd in download) non perdere questa offerta! 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