cenni storici - Diocesi di Alessandria

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cenni storici - Diocesi di Alessandria
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
PREFAZIONE
In questi anni, caratterizzati da continue guerre, lotte politiche e ripetuti atti di
violenza, che ogni giorno i fatti di cronaca ci mostrano, reputo importante, se non
fondamentale, mettere nelle mani dei nostri giovani uno “strumento” capace di
aiutare e insegnare il rispetto per sé e per gli altri e al contempo dare loro la forza
di andare avanti per migliorare ogni giorno la vita propria e quella del loro
prossimo.
Come? Attraverso l’esperienza dei “vecchi e pertanto saggi” che hanno “fatto” la
storia, in primis, quella del nostro paese, Borgoratto Alessandrino.
La scuola impartisce l’educazione e la disciplina, che molto valgono alla
formazione dei “nostri ragazzi”; ma c’è una “materia” che nessuna istituzione, per
quanto competente sia, può “donare”: l’esperienza.
Quell’enorme bagaglio culturale che una persona apprende vivendo sulla
propria pelle determinate situazioni che gli forgiano il carattere e lo trasformano in
uomo.
Unita al desiderio di mettere su carta, ricordi lontani che il tempo sta via via
cancellando, c’è dunque la volontà di consegnare nelle mani delle generazioni
future, un patrimonio inestimabile come la storia del nostro paese; un libro
“semplice”, aperto a tutti, ma soprattutto, fonte di inesauribile esperienza,
rappresentata da tutti coloro che c’erano e oggi non ci sono più e che hanno
contribuito a rendere Borgoratto il paese che è.
Un paese forse non ricchissimo di bellezze naturali, vista la sua posizione
geografica, ma sicuramente patria di grandi artisti che con le loro opere hanno
reso Borgoratto un paese artisticamente non inferiore a nessuno tra quelli della
nostra provincia.
Artisti come Ferrari e Cino Bozzetti (giusto per citarne alcuni), ci rendono
orgogliosi di essere cittadini di Borgoratto, se non altro, per il piacere che
possiamo ricavare dal poter vedere ogni giorno le loro opere. Non dimentichiamo,
infatti, che Palazzo Comunale ospita la mostra permanente di Ferrari, che senza
dubbio è un grande vanto per la nostra comunità, senza contare le mostre d’arte
che da anni ospitiamo all’interno di Manifestazioni patronali e non.
Ringrazio per questo, il nostro concittadino Filippo Oddone, autore materiale di:
“Borgoratto: il mio paese, la sua storia”, che con amore, interesse, pazienza e
grande professionalità ha percorso all’indietro la storia del nostro paese, riportando
alla luce vecchi ricordi, storie ormai dimenticate o riposte dagli “anziani” in un
cassetto in attesa di essere riscoperte al momento buono.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Filippo Oddone ha saputo cogliere questo momento e grazie all’aiuto di tutti i
cittadini (o comunque buona parte di loro) ha realizzato un libro che, ripeto, non
vuole essere una mera cronaca di fatti storici accaduti secoli addietro, ma è da
considerarsi un “testimone” che noi tutti passiamo alle generazioni future, come
accade in una corsa a staffetta, dove il primo corridore passa il testimone al
compagno successivo.
Tutto ciò che in passato abbiamo costruito e conservato per tanti anni, lo
passiamo ora ai nostri figli e nipoti, in attesa che essi facciano la stessa cosa.
Per fare questo, è importante che essi siano parte attiva della nostra società, che
sviluppino idee e presentino progetti a chi ha la capacità e le possibilità di
realizzarli.
E’ altresì importante che mantengano in “buono stato” tutto ciò che viene loro
consegnato, dimostrando maturità e giudizio e che mettano in campo tutta la loro
conoscenza per un sano e proficuo sviluppo della società.
Aggiungo che un grande peso rivestono le tradizioni, le quali non vanno mai
dimenticate ed abbandonate perché sono le fondamenta senza le quali, una
società non può svilupparsi solidamente, ma soprattutto identificano una comunità,
distinguendola da tutte le altre.
Il libro di Filippo Oddone mostra chiaramente questo aspetto, evidenziando il
lungo lavoro che i borgorattesi hanno intrapreso fondando, nel tempo, associazioni
che si sono poste in prima linea per perseguire lo scopo di conservazione delle
tradizioni e della creazione di nuove iniziative.
Concludo ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di
quest’opera e che ogni giorno contribuiscono al miglioramento del nostro paese.
Il Sindaco, Maurizio Lanza
PREMESSA
Dal punto di vista delle bellezze naturali, Borgoratto, come tutti i paesi di pianura,
non dispone di particolari richiami ambientali.
Si possono però ammirare alcune belle costruzioni ottocentesche, una delle quali
appartiene agli eredi Bozzetti ed è immersa in un magnifico parco, un’altra è di
proprietà del dott. Angelo Parodi (ex Villa Ravizza) dove si può ammirare la famosa
cancellata di E. Ferrari.
Troviamo poi, immersa nel verde, Villa Colombo, dove fa bella mostra un muro di
cinta in mattoni a vista, arricchito da pannelli in ferro battuto realizzati da E. Ferrari,
Villa Volante in Via Alessandria, e la Torre Olimpia costruita nel ‘700 che si erge
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
imponente sulla collina ad ovest di Borgoratto, in via P. Baldi.
Un ameno sentiero, detto Chiccovello (Chiquèn), si snoda ad ovest del paese in
posizione sopraelevata; percorrendolo si possono ammirare stupendi tramonti le
cui sfumature rossastre giungono talvolta ad esaltare le linee sobrie della chiesa,
mentre a valle il fiume Bormida, un tempo meta di bagnanti, scorre silenzioso.
A sud del paese scorre il Ghisone che nasce dalle colline di Bruno (AT) per
sfociare nella Bormida dove sino a pochi anni or sono vivevano ancora i pregiati
gamberi di fiume oltre a molte varietà di pesci.
Il ricordo ed il rispetto dei nostri avi che hanno contribuito a far crescere e
sviluppare il nostro paese, ci sprona a continuare quest’importante opera, per la
quale ci sentiamo particolarmente coinvolti e per questo i nostri sforzi continuano
nella ricerca di miglioramenti ambientali, sociali e culturali.
Indipendentemente dall’importanza dei fatti storici o degli eventi del nostro
tranquillo paese di pianura, noi borgorattesi ne siamo orgogliosi.
Filippo Oddone
INTRODUZIONE
Dopo circa quindici anni, con il coinvolgimento dell’amico Maurizio Lanza, mi
ritrovo ad aggiornare ed arricchire, dove possibile, le notizie storiografiche del
nostro paese.
Allora mi ero augurato che nel tempo qualcuno potesse incrementare le
conoscenze della lunga storia di Borgoratto. Questo mio invito è stato raccolto in
modo tangibile dal sig. Manrico Punzo che ringrazio sinceramente per il prezioso
contributo. La parte di storia che pazientemente è riuscito a ricostruire, ritengo
abbia completato in modo soddisfacente la cronaca della vita sociale di Borgoratto,
dalla sua nascita ad oggi.
L’attaccamento ed il rispetto per il mio amato paese, mi hanno dato modo di
riprendere l’impegnativo compito di raccolta dei dati e delle informazioni da portare
a conoscenza di tutti, affinché rimanga traccia dei terribili sacrifici sopportati, a
volte a prezzo della vita, dai nostri predecessori.
Ai nostri giovani, che rappresentano il futuro, conoscere la storia del paese dove
sono nati e cresciuti, potrà essere d’aiuto per una seria riflessione che contribuisca
alla costruzione di una società migliore.
Concludo affermando che, nella società contemporanea, i giovani che hanno
l’occasione di cogliere l’emozione di sentirsi parte attiva di un collettivo, possono
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
ritenersi fortunati ed in qualche modo privilegiati. Contribuire attivamente alla vita
pubblica del paese, rivestendo cariche nell’amministrazione comunale o all’interno
di enti ed associazioni, è un’occasione, un dovere ed una responsabilità a cui tutti
sono chiamati per dare continuità al lavoro iniziato dai loro predecessori.
La storia, testimoniata dalle parole degli anziani, evidenzia che da sempre la
vivacità, il rinnovamento, la cultura del paese, sono il risultato dell’impegno di
coloro che lo abitano.
Tutti dobbiamo curare gli interessi del nostro paese, come curiamo i nostri.
Giovani ed anziani, partecipando alla vita sociale, rispettando ed amando il luogo
dove sono le nostre radici, possono costruire un solido futuro e sentirsi orgogliosi di
essere di Borgoratto.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato a trovare
utili informazioni e materiale da inserire nell’opera.
Filippo Oddone
IL PAESE E’:……………….
… vivere nel luogo in cui sei nato
… respirare con la natura che ti circonda
… sentirti libero
… non sentirti mai solo
… l’angolo in cui rifugiarti
… poterti esprimere
… vivere con gli amici
… risvegliarti al suono delle campane
… continuare l’opera iniziata dai tuoi predecessori
… essere al tuo posto anche quando riposerai con i tuoi avi.
Filippo
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Un paese ci vuole, non fosse che
per il gusto di andare via.
Un paese vuol dire non essere soli,
sapere che nella gente, nelle piante,
nella terra c’è qualcosa di tuo,
che anche quando non ci sei resta ad
aspettarti.
Ma non è facile starci tranquillo.
LA LUNA E I FALO’ - CESARE PAVESE
IL GONFALONE
Lo stemma che campeggia sul gonfalone, risalente alla metà del 1400, ricorda,
mediante la sovrapposizione sulla banda azzurra del rosso leone rampante
incoronato, l’antica signoria dei Ghilini, durante la dominazione viscontea.
Simonino Ghilini nel 1438 ottenne, infatti, da Filippo Maria Visconti il titolo di
Marchese di Gamalero e Signore di Borgoratto.
Lo stemma venne consegnato al Comune il 7 aprile 1994, con riconoscimento
ufficiale, dal Presidente della Repubblica Italiana
NOTIZIE A CARATTERE GENERALE
•
•
Comune della provincia di Alessandria con estensione del territorio di
660 Ha;
Densità demografica 0,91 abitanti per ettaro;
•
Abitanti 600;
•
Confina con Castellazzo Bormida, Carentino, Oviglio e Frascaro;
•
Tribunale di Alessandria;
•
Prefettura di Alessandria;
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
•
Carabinieri di Castellazzo Bormida;
•
Sindaco: Lanza Maurizio;
•
Parroco: Don Gaetano Russo;
•
Dista da Alessandria 11 km, da Torino 102 km, da Genova 108 km, da
Milano 110 km;
I mezzi di trasporto sono garantiti da autopullman e dal treno (linea
Alessandria – Savona).
•
ORGANICO COMUNALE
Vivaldi Giovanni, Segretario Comunale;
Giorcelli Mariagrazia, Responsabile dei Servizi Amministrativi;
Bennati Giuliano: Responsabile Ufficio Tecnico;
Cermelli Gian Franco: Responsabile Servizio Finanziario;
Passaggio Giuseppe, Operatore Tecnico Manutentivo e Messo Comunale;
Pezzola Carlo, Operatore Tecnico Manutentivo;
Ferrari Giancarlo, Assistente;
Bertin Martina, Impiegata.
I QUATTRO RIONI
BORGO: zona ad ovest della ferrovia che comprende le abitazioni di via P. Baldi.
In passato le case dopo la stazione costituivano il Borgo San Michele.
BUGIANEIN: tradotto in italiano significa “posa piano”, “non ti muovere”,
comprende le abitazioni site in via Acqui. Questa denominazione deriva dal fatto
che un tempo la zona era abitata dai malvisti commercianti e possidenti del paese,
quelli definiti “affamatori” del popolo.
NOBILTA’: zona che comprende le abitazioni site in via Alessandria. Era la zona
in cui viveva il maggior numero di famiglie benestanti, contraddistinte per cultura e
titoli nobiliari.
SIBERIA: zona ad est del paese che viene indicata con l’appellativo di “Canton
d’Bumia” , comprendente le abitazioni site in via Fiume. È così chiamata in quanto
ritenuta la zona più fredda del paese, ciò è dovuto alla vicinanza con il fiume
Bormida.
I TOPONIMI DELLE STRADE
VIA ALESSANDRIA
Inizia da piazza Roma in direzione di Alessandria. Prima della guerra veniva
chiamata: via Vittorio Emanuele II.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
VIA ACQUI
Inizia da piazza Roma in direzione Acqui Terme. Prima della guerra veniva
chiamata: via Umberto I.
VIA CESARE BATTISTI
Dedicata alla memoria di Cesare Battisti, nato a Trento nel 1875 ed ivi morto 41
anni dopo. Coraggioso e coerente irredentista trentino: socialista e deputato al
parlamento asburgico che, durante la prima guerra mondiale, combatté nel corpo
alpino italiano sapendo i rischi che correva con una simile scelta. Catturato dagli
austriaci venne impiccato come disertore, indossante la divisa del nemico in zona
di combattimento.
VIA PIETRO COLOMBO
Pietro Colombo, a cui è dedicata questa via, nacque il 10 febbraio 1861 e morì
51 anni dopo. Ingegnere, di animo generoso, ricoprì per anni l’incarico di Direttore
generale della rete telefonica italiana e risiedette per lungo tempo a Borgoratto.
VIA DEI CAVALLI
Nei tempi passati, in questa via erano collocate le scuderie del castello. Sino a
pochi anni fa, qui veniva allestita la fiera del bestiame.
VIA DEL CASTELLO
Questa via è così chiamata perché correva parallela al lato nord dell’allora
esistente castello.
VICOLO DANTE ALIGHIERI
È dedicato all’illustre poeta, nato a Firenze nel 1265 e morto esule a Ravenna nel
1321.
Genio immortale della poesia e della cultura scrisse “LA DIVINA COMMEDIA”
universalmente conosciuta come un capolavoro della letteratura mondiale.
VIA PIETRO BALDI
Soldato di Borgoratto morto in un combattimento in Russia il 14-12-1942. È
sepolto nel campo n. 16 a Twiarbochebwcha (Russia).
VIA LEONARDO DA VINCI
Dedicata ad uno dei più grandi geni che la storia ricordi. Nato a Vinci (Toscana)
nel 1452 e morto ad Cloux (Francia) 67 anni dopo; fu illustre pittore, scultore,
architetto, fisico, chimico, meccanico, letterato, filosofo, matematico, critico, poeta,
anatomista, caricaturista, musicista, geologo, astronomo, botanico, geodinamico,
improvvisatore, organizzatore di feste, ingegnere idraulico e militare.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
VIA GIUSEPPE GARIBALDI
Intitolata all’Eroe dei due mondi, nato a Nizza Marittima nel 1807 e morto
nell’isola di Caprera 75 anni dopo. È una delle figure di spicco del Risorgimento
italiano contraddistinto dal suo coraggio e dalle sue imprese.
VICOLO PIERO BOIDI
Maestro elementare residente a Cantalupo, nacque a Genova nel 1923 e venne
ucciso nel 1944. Era comandante della IV Brigata G.L. Impegnato a combattere a
Bruno, durante un rastrellamento, fu riconosciuto dal suo insegnante di scuola e
fatto prigioniero dai fascisti. Diede la vita piuttosto di rivelare i nomi dei compagni di
lotta e lo schieramento partigiano della zona. Fu trucidato a Mombaruzzo il 20-101944. In precedenza questo vicolo era denominato: XXIII Marzo.
VICOLO XXIV MAGGIO
Ricorda la data dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915. Gli italiani pagarono con
300 mila morti le incapacità del comando dello Stato Maggiore.
VICOLO VITTORIO ALFIERI
È dedicato al sommo poeta nato ad Asti nel 1749 e morto 54 anni dopo. Le sue
spoglie riposano nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Scontroso e balzano, è
considerato il più grande poeta tragico della nostra letteratura.
VICOLO GALILEO GALILEI
Massimo astronomo italiano, di fama internazionale, nacque a Pisa nel 1564,
morì cieco ad Arretri, presso Firenze, 78 anni dopo. Profondi e severi studi lo
portarono ad affermare definitivamente, il moto della Terra intorno al Sole.
VIA FIUME
È così chiamata in quanto è l’arteria principale che conduce al fiume Bormida, un
tempo importante meta di bagnanti, pescatori e ricca riserva d’acqua per
l’irrigazione agricola.
VICOLO GUASCO DI BISIO
È intitolato alla ricchissima e nobile famiglia guelfa originaria della Francia. Da
essa discesero uomini di grande valore militare. Qualche volta i Guasco furono
invisi al popolo, tanto che nel 1232 in una rivolta, ebbero a vedere le loro case in
fiamme. L’imparzialità storica, però, ce li assicura come benefattori della patria.
VICOLO MONTEGRAPPA
Rammenta l’olocausto eroico sul massiccio montuoso presso la vallata dei fiumi
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Piave e Brenta dei nostri soldati quando, nel 1917, difesero la linea del Piave
dall’infuriare delle truppe austriache.
VICOLO GIUSEPPE VERDI
Nato a Le Roncole di Busseto (Parma) nel 1813 e morto a Milano 88 anni dopo.
È dedicato al più grande ed apprezzato musicista melodrammatico italiano, il cui
nome passò ogni confine essendo una delle glorie italiane più eccelse. Venuto
dalla povertà, attraverso una dura lotta, raggiunse celebrità mondiale in campo
musicale.
VICOLO CESARE GIUSEPPE PORRATI
Prende il nome da un sindaco di Borgoratto nato in paese nel 1799 e morto 67
anni dopo; discendente di un’antica famiglia locale.
Il fratello Giovanni Battista, uomo di molte virtù, fu vescovo di Bobbio; un altro
fratello, Giovanni, fu sacerdote della chiesa di San Lorenzo in Alessandria.
VICOLO GIACOMO MATTEOTTI
Ricorda il deputato socialista nato a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, nel
1885 e morto a Roma assassinato dai fascisti 39 anni dopo. Fu spirito propulsore
del suo partito e dopo il suo martirio fu fiamma viva di fede per il proletariato.
Profondamente umano, fu tribuno della riscossa dei diritti e della dignità umana.
Quando cadde insanguinato sotto le furie dei criminali, esclamò: “uccidete me,
ma l’idea che è in me non muore!”. Questo vicolo in precedenza veniva chiamato:
vicolo Sbaraglio, ma cambiò il suo nome proprio per commemorare uno dei tanti
eroi della libertà.
VICOLO XXV APRILE
Ricorda il 25 aprile 1945 giorno in cui insorsero le forze partigiane liberando gran
parte del Nord Italia dai nazifascisti, prima dell’arrivo degli alleati, sancendo così la
fine della seconda guerra mondiale.
VIA ENNIO MASSOBRIO
Ennio Massobrio nacque a Borgomanero (Novara) il 20 giugno 1926 e morì 18
anni dopo. La sua famiglia era residente ad Alessandria. Iniziò la lotta partigiana
contro i nazifascisti il 9 settembre 1943, prendendo parte a diverse azioni contro i
tedeschi ed i fascisti stanziati ad Alessandria
Nel novembre, si trasferì, con altri compagni, nel Cuneese con gruppi in
formazione, che facevano capo a Duccio Galimberti ed a Giovanni Barole. Cadde
eroicamente in una sanguinosa azione contro i nazifascisti a Vignolo (Cuneo) il 27
maggio 1944, immolando per la libertà del popolo la giovinezza dei suoi 18 anni.
In tempi remoti veniva chiamata via Carentino, poi via Piave ed a tutt’oggi con
l’attuale nome.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
VIA MOMBARUZZO
È così denominata perché nei tempi passati era un’importante arteria che
conduceva al paese di Mombaruzzo e ad altri paesi dell’astigiano.
VIA CARENTINO – BOSCHI
È il proseguimento di via Baldi che conduce alla statale per Nizza Monferrato
attraversando una vasta zona del territorio di Carentino.
VICOLO CRISTOFORO COLOMBO
Commemora il più illustre navigatore che il mondo abbia mai conosciuto; il più
ostacolato assertore della sfericità della terra. Nacque in Liguria nel 1451, morì in
miseria a Valladolid (Spagna) 55 anni dopo. Fu prima commerciante di tessuti e
lana e poi iniziò a navigare. Frequentò l’università spagnola di Salamanca
apprendendo le nozioni scientifiche che gli permisero di diventare un espertissimo
marinaio. Dopo una lunga navigazione con le tre caravelle scoprì l’America nel
1492.
PIAZZA ROMA
Anche a Borgoratto, come in molti centri abitati, la piazza più grande porta il nome
della capitale d’Italia.
Questa città, ricca di storia e di indiscussa civiltà, fu dominio dei Papi dal secolo I
con Pietro, sino al 1870 con Pio IX, anno in cui le truppe italiane la riscattarono dal
dominio temporale del Vaticano, per consegnarla all’Italia e farne la capitale di
diritto.
PIAZZA TERESIO GRANDE
Questa piazza ricorda il giovane che nacque a Borgoratto il 13-12-1922 e morì in
Russia il giorno 23-12-1942, durante il primo sfondamento sovietico del nostro
fronte sul Don. Su questa piazza sorge il monumento ai caduti delle due guerre.
E’stata ristrutturata ed ammodernata nel 2001.
PIAZZA CINO BOZZETTI
In data 22 luglio 2002, con delibera n.30, la Giunta Comunale ha deciso di
intitolare la piazza retrostante al palazzo comunale, al suo illustre concittadino Cino
Bozzetti il quale ha dipinto con sensibilità e maestria la vita di Borgoratto,
ispirandosi soprattutto alla vita contadina.
L’inaugurazione ha avuto luogo nel settembre dello stesso anno, alla presenza
delle autorità locali e di Gabriele Bozzetti.
CENNI STORICI
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Inizio la storia di Borgoratto, riportando integralmente quanto citato nel testo di
Girolamo Buzzi risalente all’anno 1864.
“Siccome si vede annunziato questo borgo nell’istrumento del 13 agosto del
1222; così hassi ragione e crederlo con Ghilini, che Borgoratto esistesse prima
d’Alessandria. Borgoratto avanti che fosse eretto a Comune, era soccorsale di
Santa Maria di Gamondio. Così fosse chiamato perché varie famiglie dette De’
Ratti allora ivi esistevano, e come vivono tuttavia. Egli è situato in una pianura
vicino alla Bormida; il nuovo canale denominato Carlo Alberto transitava in
vicinanza di questo Comune, attraversandone il territorio, e dirigendosi verso
Alessandria per sboccare nel Tanaro, viene intersecato dal torrentello Ghisone da
levante bagnato e corroso dal Bormida.
È pure partito dalla strada provinciale tendente a Savona per Acqui ed è di 739
abitanti all’intorno. Le sue produzioni consistono in grano, meliga, segale, avena,
fagioli, fieno, canapa, uva e foglie di gelsi.
Vari storici vogliono che Borgoratto fosse l’antico Baldiratium, di cui cercasi né
dintorni Caristo: a me pare, che sia, giacché io scorgo una quasi verosimiglianza di
nome, essendo Borgoratto corruzione di Baldirate forse fatta né tempi de’
Longobardi, che pronunciavano il latino corrottamente.
Borgoratto fece per lo passato parte del Contado di Alessandria e godette per
lungo tempo de’ privilegi posseduti da questa città, fra i quali i giovani del paese
venivano ammessi al Concorso delle piazze gratuite nel Collegio delle Province di
Torino, fondate da Pio V, spettò altre volte alla Signoria de’ Visconti di Milano; ed
ora tenuto fra Corpi Santi di Alessandria. Ma se n’è separato fin dal 1658, senza
saperne il motivo, forse per farne comune a sé. Vi sono i Bandi campestri già
pubblicati il 28 gennaio del 1663.
Borgoratto sebbene piccolo borgo, pure mostrò di nutrire moral sentimento del
pubblico bene ponendosi sulla via del progresso de’ lumi coll’istituire due scuole
elementari, una per li ragazzi e l’altra per le fanciulle, assegnando al maestro e alla
maestra lo stipendio di lire italiane cinquecento ciascuno.
Era consignore di Borgoratto Bandolino Canefri, come da istrumento di vendita
del castello del 30 d’ottobre del 1564 rog. Gatti, fatta alla signora Bartolomea,
moglie del signor Vincenzo Canefri. Sia poi, che la proprietà del Castello non
portasse seco quella del Feudo, o sia che fosse stato devoluto alla R. Camera il
Re di Spagna Duca di Milano con atto del 12 di dicembre del 1659 rog. Montanone
investì il Marchese Pirro Visconti, che ne prese possesso il 6 ottobre dell’anno
seguente. Il castello fu rovinato barbaramente nel 1404 dal fiero tiranno Facino
Cane, di cui hassi ancora terribili ricordanze.
Nel 1438 il 28 maggio Simonino Ghilini Segretario e Consigliere di Stato
ricevette in ricompensa dal Duca Filippo Maria Visconti i feudi di Gamalero e
Borgoratto ma poi nel 1448 fu donato a Guglielmo Marchese del Monferrato da
Francesco Scorza in premio de suoi servigi.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Qui si rinviene la famiglia Colombo, dalla quale pretendesi abbia originato il gran
Colombo scopritore dell’America; ma ora non Cuccheri ma Genova si gloria d’aver
avuto da lei i natali, per cui eresse non a guari un mirabile monumento posto a
guardatura del mare come suo tesoro scoperto. Il Ghilini nell’anno 1348 indica
Borgoratto tra le terre soggette ad Alessandria e sappiamo, infatti, che fu uno dei
primi Corpi Santi della città.
Le vecchie cronache ricordano che, nell’anno 1589, avvenne una grave carestia,
sia in Castellazzo che in Borgoratto, in conseguenza di una paurosa grandinata,
caduta il giorno di S. Giovanni Battista, tale che, a memoria d’uomo, né tanta né
così grossa, mai si era vista prima di allora.
Il castello che sorgeva al centro del paese, si ritiene sia stato costruito assai
prima della costruzione di Alessandria, ad opera di una famiglia Ratti, venuta da
Gamondio (attuale Castellazzo Bormida)”.
Da quanto sopra scritto si deduce che Borgoratto avesse origini antiche anche
se, probabilmente, molto modeste ed inizialmente fosse privo di nome proprio.
Facendo riferimento al testo di Gerolamo Buzzi in cui si afferma l’esistenza di
Borgoratto prima di Alessandria, si ritiene che la supposizione possa essere vera in
quanto Alessandria entrò ufficialmente nella storia il 3 maggio 1168, quando i
consoli alessandrini ne diedero l’annuncio ad un’assemblea della Lega a Lodi,
ricevendone in cambio la benedizione papale.
Borgoratto si trova nella Valle Bormida, sita nell’Appennino Piemontese
occidentale che in passato era territorio del popolo italico dei Liguri, i quali
risultavano essere civili e molto operosi.
Già prima della conquista romana, infatti, tutto il nord d’Italia era sede di una
fiorente civiltà, spesso non adeguatamente ricordata neppure sui banchi di scuola
e che fu totalmente sommersa ed annientata da Roma.
Fin dai primordi della vita sociale, in altre parole da quando gli uomini
incominciarono ad aggregarsi per essere in grado di difendersi in modo più
efficace, il luogo dove costruire le capanne del villaggio fu ricercato in prossimità
dell’acqua, bene indispensabile per la sopravvivenza, il che significa vicino ad un
lago o ad un fiume. Per questo motivo si creò un guado nei pressi di Borgoratto, un
punto d’attraversamento della Bormida che univa, tramite l’arteria stradale, i villaggi
di Bosco Marengo, Castellazzo Bormida e Borgoratto proseguendo verso Asti.
Il transito di viandanti fece nascere in Borgoratto una taverna per il ristoro ed una
stalla per rifocillare gli animali da traino con annesso maniscalco. Il guado dava
lavoro anche a quei “poveri diavoli” che si guadagnavano da vivere portando in
spalla le persone che non volevano bagnarsi i piedi o qualsiasi altra cosa dovesse
andare da una riva all’altra.
Ritornando alle possibili origini del nome del nostro paese, probabilmente il
toponimo “Burgorat”, poi “Borgoratto” o “Burghiratti” sembrerebbe risalire all’epoca
feudale.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Esiste però un’altra versione sull’origine del nome. Questa teoria, pur essendo
d’accordo sul termine “Borgo” ritiene che “ratto” non venga dal germanico “rat” ma
dal latino “raptus”, rapito, conquistato, portato via. Secondo la nuova versione, il
nostro paese, si sarebbe chiamato “Borgo Santa Maria” fino ad un anno
imprecisato tra il 1155 e il 1164 quando Guglielmo del Monferrato, nel corso di una
delle sue scorrerie contro Gamondium, conquistò e trasformò l’avamposto degli
avversari oltre il fiume Bormida in un proprio posto di guardia chiamandolo “Burgus
Raptus”, cioè paese conquistato, a sberleffo dei vinti.
Il 15 giugno 1448 l’allora marchese del Monferrato, Guglielmo VIII Paleologo,
sottoscrisse un accordo con la Repubblica Ambrosiana e con Francesco Sforza
allo scopo di impadronirsi di Milano.
Il 14 settembre il Marchese fu uno dei protagonisti della vittoria, a Caravaggio, sulla
Repubblica di Venezia.
Questa vittoria rafforzò considerevolmente il potere di Guglielmo, il quale il 1°
novembre, stipulò un nuovo accordo di alleanza con Francesco Sforza ottenendo
in cambio Alessandria con il suo territorio e tutti i luoghi circostanti – tra cui
Borgoratto – non appartenuti in passato ai marchesi di Monferrato. In particolare,
Guglielmo VIII occupò – oltre ad Alessandria e Borgoratto – anche Valenza,
Mugarone, Grava, Bassignana, Pecetto, Rivarone, San Salvatore, Castelletto,
Montecastello, Pietra Marazzi, Pavone, Lobbi, Quargnento, Solero, Castelceriolo,
Oviglio ed altri castelli minori
I rapporti tra il Marchese e lo Sforza erano comunque legati ad un filo sottile: lo
Sforza temeva che Guglielmo rappresentasse non solo un alleato, ma un pericolo
per il controllo di Milano.
Il 1° maggio 1449, mentre il Marchese si trovava a Pavia per incontrarsi con
Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza (di cui era segretamente
innamorato), fu arrestato da quest’ultimo che lo rinchiuse come prigioniero nel
castello della città fino al 26 maggio 1450.
Per ottenere la libertà, il Marchese monferrino fu costretto a recarsi, il 9 maggio,
a Lodi ed a ratificare, davanti a Francesco Sforza, un trattato in cui rinunciava al
dominio dei territori acquisiti, restituendoli al controllo del duca di Milano.
Quando Guglielmo ritornò in Monferrato, il 7 giugno, a Trino fece redigere un
documento in cui protestava contro il trattamento ricevuto dallo Sforza, rigettando
l’accordo che era stato costretto ad accettare.
La protesta del marchese monferrino non trovò riscontri da parte dello Sforza,
ma rappresentò certamente un valido pretesto avanzato da Guglielmo per passare,
il 9 aprile 1452, al servizio della Serenissima.
La breve infeudazione di Borgoratto al marchesato paleologo non produsse
effetti pratici: non esistono, o almeno non sono stati fino ad oggi rinvenuti,
documenti che attestino atti riguardanti il Comune o i singoli cittadini.
Probabilmente i numerosi impegni diplomatici dell’epoca non consentirono al
marchese monferrino di esercitare un potere effettivo su Borgoratto: si trattò solo di
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
un’effimera occupazione.
Ciò non toglie nulla all’importanza storica dell’evento, che legò il nome di
Borgoratto a quello dei paleologi, ovvero di quel ramo della dinastia regnante
sull’Impero Bizantino che con Teodoro I Paleologo, nel 1306, giunse a governare il
Monferrato, in quella che a tutti gli effetti può essere definita come una crociata “di
ritorno”, dopo le vicende che condussero gli Aleramici di Monferrato in Oriente nel
XII° e XIII° secolo.
Si può constatare come gli abitanti di Borgoratto fossero ancora null’altro che
povere cose, “passati” da un padrone all’altro, taglieggiati, spesso bruciati vivi con
le loro case.
Nel 1470, con una nuova organizzazione amministrativa, dopo essersi ripresa la
“concessione” fatta al marchese del Monferrato, Borgoratto fu dichiarato “villa” cioè
“paese dalle terre separate, privo di difesa”. D’altra parte si annunciavano tempi tali
che un piccolo castello, come quello che poteva permettersi un paesello di pianura,
non preoccupava nessuno. Certamente non la peste, che falciò vite umane ancora
nel 1478, 1482 e 1485. Alla fine del XV secolo, dopo vari avvicendamenti,
Borgoratto si trovò sotto l’occupazione dei francesi e subì nuovamente
un’epidemia.
Nel 1500 i soldati francesi si ritirarono da Borgoratto e ritornarono i soldati degli
Sforza le cui fortune politiche avevano preso a risalire. Tutto questo durò poco,
infatti, l’anno dopo, i mercenari svizzeri degli Sforza, nella battaglia di Novara,
passarono armi e bagagli al nemico che aveva pagato di più e a Borgoratto fecero
ritorno i francesi ed insieme a loro tornò la peste che durò circa cinque anni.
Dopo una decina d’anni di dominio francese gli Sforza, piuttosto duri a “mollare
l’osso”, rimontarono in sella e cacciarono i francesi, per restare, anche loro dieci
anni, come signori di Borgoratto.
Nel 1535, alla morte di Francesco II Sforza, i cavalieri che iniziavano a passare il
guado della Bormida erano “gente nuova”, parlavano una lingua diversa da quelle
udite fino ad allora, ma abbastanza facile da comprendere: lo spagnolo.
I borgorattesi, sempre più miserandi, si ritrovarono a dover convivere anche con
lo spauracchio della Santa Inquisizione con la sua caccia ai miscredenti.
Il nuovo padrone si chiamava Carlo V, ed era così potente che alcuni tra i suoi
soldati usavano, per ammazzare la gente, attrezzi sconosciuti che sparavano palle
di ferro e uccidevano all’istante.
Si perpetuava la sciagurata usanza per cui, ad ogni passaggio di soldatesche, ad
ogni cambiamento di guarnigione, le campagne ed i loro abitanti erano vessati da
razzie e violenze.
Quando le cose andavano bene, la popolazione si vedeva costretta a dare da
mangiare e da bere a “sacchi senza fondo” in aggiunta ad altre prestazioni che
molto spesso comprendevano l’uso dei letti e delle donne.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Ad aggravare la situazione, imperversavano sanguinose spedizioni di bande di
disertori e briganti, che si muovevano di conserva con gli eserciti.
Infine, si aggiunsero: un terremoto nel 1510 ed ancora la peste nel 1523, 1527 e
nel 1542.
Per quei contadini il bene più prezioso era il tugurio che dividevano con la capra
ed il maiale, qualche altra bestia era una ricchezza, un cavallo l’opulenza.
A partire dal 1557, fu forse per una relativa stabilità che nelle province
piemontesi direttamente governate dalla Spagna, gli abitanti non furono
complessivamente scontenti del dominio spagnolo. Amministrati da uomini di un
certo valore come diversi appartenenti alla famiglia Canefri e poi, molto tempo
dopo, da tale Pirro Visconti, gli abitanti di Borgoratto vissero finalmente un secolo
di relativa tranquillità.
Nel maggio del 1593, secondo alcuni cronisti, o nel giugno del 1598, secondo
altri, una devastante grandinata distrusse ogni cosa, bucò i tetti delle case e ferì
numerose persone.
La seguente carestia gettò la popolazione nella fame più nera.
Nel 1643 dal guado della Bormida arrivarono squadroni armati. Francia e
Spagna si stavano di nuovo scontrando ed i francesi, spalleggiati dai savoiardi,
attaccarono Alessandria guidati dal generale Turenne. Gli alessandrini non si
fecero pregare a menar le mani e Turenne mollò subito l’osso indigesto, mettendo
però a ferro e fuoco tutto il contado, Borgoratto compreso.
Dopo 24 anni trascorsi in pace a coltivare la terra, ecco di nuovo i franco –
savoiardi a fare razzie per le campagne. Questa volta gli assalitori erano rinforzati
dai modenesi e rimasero nel circondario per un intero mese (luglio-agosto 1657).
Finalmente gli alessandrini, guidati dal nobile “mandrogno” Galeazzo Trotti, li
convinsero a cercare gloria, bottino e donne da qualche altra parte.
Fu l’anno successivo (1658) che Borgoratto ottenne la qualifica di Comune
autonomo staccandosi dai “Corpi Santi” di Alessandria e, in data 23 gennaio 1663,
si trovarono i primi bandi campestri emanati dalla nuova autorità.
Questo nuovo assetto fu l’ultimo atto di un certo respiro del governo spagnolo in
Italia. La grandezza dell’Impero aveva infatti imboccato il viale del tramonto.
Il 14 ottobre 1706, mentre sui forti veniva ammainata la bandiera giallo-rossa,
faceva il proprio ingresso ad Alessandria la guarnigione piemontese-savoiarda. Vi
fu ancora un tentativo di ribellione, ma in ventiquattr’ore tutto naufragò. La gran
massa dei sudditi si accorse subito, a proprie spese, che il padrone non era più lo
stesso in quanto fu proprio il sistema di vita a cambiare.
Di fatto i Savoia adottarono la concezione casermaiola e spartaneggiante tipica
del loro modo di governare. A Borgoratto in particolare, i Savoia portarono la crisi
economica.
La frontiera del Tanaro si spostò oltre Tortona e quindi tutti i guadagni legati al
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
contrabbando se ne andarono in fumo. L’ambiziosa casa Savoiarda in quel lontano
1700 instaurò la politica che due secoli dopo l’avrebbe portata alla rovina.
Nel 1730 l’intero territorio alessandrino venne occupato dall’esercito ispanoaustriaco comandato da Carlo di Borbone, allora duca di Parma, e per otto anni le
tasse si pagarono ai Borboni.
Con una losca manovra a Vienna vennero firmati alcuni documenti con i quali
si sanciva che Borgoratto doveva ritornare nuovamente sotto il regno dei Savoia,
riconfermati sovrani, questa volta di Sardegna e del Piemonte.
Nel 1745 ricomparvero gli spagnoli, alleati con i francesi con i quali si erano
scontrati per due secoli mettendo a ferro e fuoco l’Italia.
Dopo le solite razzie e violenze perpetrate sul territorio, i sabaudi se ne andarono
e per circa mezzo secolo su Borgoratto e paesi vicini, calò una vera e propria
cappa di immobilismo. La politica della casa regnante mirava al mantenimento di
tutti i privilegi nobiliari. Le campagne, volutamente mantenute nell’ignoranza, erano
sottoposte allo sfruttamento più ignobile.
Mentre in Francia imperversavano lotte intestine, a Borgoratto arrivarono
numerose suore di un ordine francese, tutte appartenenti alla nobiltà. Le monache
si installarono nel castello che si ergeva al centro del paese su di un basso
terrapieno, erano donne di classe e sapevano parlare almeno due lingue.
Nel 1796 si videro transitare, diretti verso Acqui Terme, tanti soldati quanti non se
n’erano mai visti prima. Dicevano che andavano a fermare un esercito di
miscredenti francesi che volevano scannare anche i preti italiani e trasformare le
chiese in stalle ed orinatoi.
Dopo pochi giorni, gli stessi soldati ritornarono con carichi di feriti, privi di armi e
stravolti. Raccontarono che i francesi avevano un piccolo generale, chiamato
Napoleone, che li faceva rigare e correre tutti come ragazzini.
A ridosso degli ultimi fuggitivi arrivò la cavalleria francese e poi lo stesso
Napoleone. Alessandria si arrese subito, tanto che il grosso dell’esercito francese
tagliò fuori la città e, servendosi dei ponti e dei guadi sulla Bormida passò il fiume,
fra Cassine e Borgoratto, puntando su Tortona e poi sul milanese.
Il dominio francese durò solo un anno, Borgoratto nel 1797 tornò nuovamente
territorio sabaudo, ma con la presenza dell’esercito austriaco.
Il 14 giugno 1800, in quella incredibile e sanguinosa giornata della battaglia di
Marengo, poiché Napoleone arrivava da Milano e gli austriaci gli mossero incontro
da Alessandria, Borgoratto fu soltanto lontana retrovia dell’esercito asburgico.
Ricomparvero così
i soldati francesi e questa volta, l’alessandrino fu
amministrato come provincia francese per ben 15 anni.
All’inizio dell’800 si era ancora troppo lontani dal tenore di vita cittadino ed il
diffuso analfabetismo non permetteva la diffusione di cultura e informazione.
Si percepì un certo disagio per il ripristino di onerosi balzelli daziari, per l’arresto
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
del frazionamento della grande proprietà terriera e per la ricomparsa di signorotti
locali depositari di una grossa ignoranza in fatto di agricoltura.
Carlo Alberto fu noto ai Borgorattesi più che per essere corresponsabile della
fucilazione di Andrea Vochieri, per aver attuato la sistemazione definitiva dello
scolmatore della Bormida, che da allora prese il suo nome (Canale Carlo Alberto),
dando lavoro a molta gente fra il 1834 ed il 1836.
Più vivaci furono gli anni ’50, con la costruzione della ferrovia e relativa stazione
(1854-1858), ma la seconda guerra d’indipendenza venne guardata con una certa
preoccupazione: erano troppi i soldati francesi in circolazione e di conseguenza,
risultava difficile nascondere mucche, cavalli, mogli e figlie, per non parlare dei
risparmi sotterrati nottetempo.
Per fortuna questa situazione durò poco ed i soldati si mostrarono molto più
corretti e disciplinati del previsto. Purtroppo ci fu un nuovo imprevisto: i contadini
furono chiamati alle armi e costretti a trasformarsi in soldati, con il rischio di non
ritornare più a casa. La guerra sottraeva preziose braccia alla campagna dove le
famiglie rischiavano fame e miseria, poiché nei campi non si sapeva come fare a
smaltire il lavoro.
Uno dei fatti più importanti dell’epoca, per Borgoratto, fu l’arrivo di un giovane
colto e benestante, profugo del Lombardo - Veneto dopo i moti e la guerra del
1848. si chiamava Romeo Bozzetti, acquistò una casetta e fu uno dei pochi legami
tra Borgoratto ed il complesso movimento politico, economico ed ideologico alle
spalle della drammatica e sanguinosa epopea del Risorgimento italiano.
Il giovane sarebbe forse stato solo uno dei tanti patrioti dell’epoca se non avesse
ricoperto un ruolo importante nell’avventura garibaldina: fu braccio destro di
Ippolito Nievo, scrittore con il fucile, comandante dell’intendenza della spedizione
dei Mille.
Quando tutto finì con Garibaldi e dopo che Ippolito Nievo morì tragicamente in un
naufragio, Bozzetti scoprì di essere ormai uno dei pochissimi rimasti a conoscenza
di certe informazioni.
Forte dell’esperienza garibaldina decise di entrare nell’esercito in cui fece una
brillante carriera militare, congedandosi con il grado di generale.
Fece della casa di Borgoratto la “base” della sua famiglia.
Con l’Unità d’Italia iniziò, per il nostro paese, un periodo di trasformazioni che
dura ancora oggi.
Dalla metà dell’800, grazie alla ferrovia e ad un commercio molto più diffuso,
iniziò anche una più ampia circolazione di idee, tanto che molti padroni
incominciarono ad intuire che sarebbe stato opportuno fare
qualche concessione, in modo tale da continuare a tenere sotto controllo le
sfruttate masse contadine.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
In quest’ottica fu vista l’iniziativa di Giuseppe Colombo, grosso proprietario di
terreni ed interi isolati del paese, il quale, con testamento reso pubblico il 19
ottobre 1860, donò al Comune un terreno su cui costruire l’asilo.
Purtroppo, per mancanza di fondi, i primi bambini di Borgoratto entrarono in
quell’asilo soltanto 51 anni dopo, per frequentarlo fino al 1966.
Sulla scia dell’iniziativa di Giuseppe Colombo, il Comune, intorno al 1864, si fece
promotore di un’iniziativa che Girolamo Buzzi citò in questi termini: “(il Comune)
mostrò di nutrire moral sentimento del pubblico bene ponendosi sulla via del
progresso de’ lumi coll’istituire due scuole Elementari, una per li ragazzi e l’altra
per le fanciulle.”
La spinta in avanti portò inevitabilmente al formarsi di un embrione di classe
operaia che si spostava in città per lavorare nelle officine, mentre in tutto il
contado si lavorava la campagna ancora a piedi nudi, sulle tavole il pane era un
lusso e l’analfabetismo la faceva da padrone.
Il potere d’acquisto delle masse contadine era tale per cui la maggior parte dei
pastiera a base di polenta insaporita da un’aringa posta al centro del tavolo o da
qualche intingolo estremamente economico.
Gli ortolani, artigiani, braccianti e piccoli contadini di Borgoratto, insieme ad
alcuni operai, sentirono la necessità di tassarsi e di costituire, nel 1880, una
Società Operaia di Mutuo Soccorso.
Gli inizi furono piuttosto difficili in quanto i promotori, inizialmente visti come
piantagrane, non ebbero neppure una sede fissa, fino a quando l’associazione non
fu accettata dal resto del paese.
Da quel momento la SOMS fu al centro di iniziative di un certo rilievo, riuscendo
anche a costruire l’attuale edificio, all’inizio del secolo, sito in via Carentino, attuale
via E. Massobrio.
In quegli stessi anni iniziò la propria attività di pittore e calcografo uno dei figli di
Bozzetti, ex generale garibaldino, il quale grazie anche all’aiuto materno aveva
scelto gli studi artistici abbandonando quelli classici.
Il giovane Francesco Bozzetti, detto Cino da amici e critici d’arte, nato
ufficialmente a Lecce, durante un soggiorno paterno in quella guarnigione, iniziò la
sua formazione artistica a Torino, ma fin dall’inizio della sua carriera cercò sempre
l’ispirazione a Borgoratto e nella campagna circostante, trasformandosi nel
testimone vivacissimo dell’ ambiente e della condizione contadina dell’epoca.
Sull’onda delle scoperte scientifiche e della loro applicazione pratica, arrivò in
paese, fra il 1910 e il 1912, quel “fenomeno” della luce elettrica, con tanta
meraviglia e stupore di tutti.
Dopo qualche anno, allo scoppio della prima guerra mondiale, molti abitanti di
Borgoratto furono chiamati alle armi. Iniziarono anni terribili e contraddittori, dove
da una parte si sparava e si sperimentavano i più avanzati congegni di morte,
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
dall’altra si sperava di scansare il “fronte” e di non dover indossare gli abiti a lutto.
Le campagne vivevano un lento e stupefacente progresso. In quel tempo anche
a Borgoratto si vedevano transitare le prime automobili che sollevavano nuvole di
polvere sulla sassosa strada nazionale.
Quando cessò la sanguinosa tempesta della prima guerra mondiale, Borgoratto
aveva nove figli in meno e di lì a qualche anno un monumento ai caduti.
Le esperienze e le necessità della guerra impressero una spinta alla
trasformazione della popolazione, incentivata dall’incremento industriale della
vicina città.
Molte famiglie si trasferirono in Alessandria, le ferrovie assumevano personale
ed alcuni scelsero di emigrare verso l’Argentina e il Venezuela, dove svolgevano i
mestieri più vari. Molti di loro si stabilirono in Sudamerica e non tornarono più.
Fu questa l’epoca in cui la struttura sociale del nostro paese prese una sua
fisionomia ben precisa a “comparti” piuttosto chiusi.
Vi era un gruppo di famiglie che, per cultura o titoli, rappresentava la “Borgoratto
bene” erede del soprannome di “nobiltà” dato, un tempo, ai nobili padroni del
paese (i signori Colombo, Mittone, Ravizza, Nascimbene, Massobrio, Rasore,
Bozzetti).
Poi veniva una fascia formata da commercianti e ricchi contadini (Volante, Boidi,
Conta, Moretti, Massobrio, Rossini, ecc..) impegnati nella scalata sociale ed infine,
operai, mezzadri, fittavoli, braccianti e piccoli artigiani, spesso costretti a dover
dipendere dalle prime due categorie.
Era una dipendenza secolare e purtroppo, non solo economica ma anche
culturale, che il fascismo si sforzò di mantenere. Il limitato livello culturale, pur con
gli innegabili miglioramenti, determinò una vita piuttosto piatta ed amorfa per tutti,
che neppure le manifestazioni fasciste ed i discorsi incendiari del Duce riuscirono a
smuovere.
Nonostante l’apertura di una fornace di mattoni, primo vagito industriale,
Borgoratto era un paese prevalentemente agricolo, con un notevole sviluppo
dell’orticoltura e dell’allevamento del bestiame.
La meccanizzazione del lavoro restava un sogno per i più giovani, aperti al
progresso. Molto lavoro era ormai affidato a mezzadri o fittavoli provenienti dal
Veneto, con il primo fenomeno d’immigrazione interna del Paese. La fornace sorse
nel Borgo San Michele, al bivio con la strada secondaria per Frascaro, dove oggi
esiste appunto un cascinale chiamato “Fornace”.
L’iniziativa fu del Cavalier Paolo Rasore, leader dei fascisti locali ed uno dei
maggiori possidenti della zona, il quale intuì che molti risparmiatori, spesso dopo
lunghi anni in Sudamerica, non potevano farsi una casa per l’alto costo del
materiale edile. Il Cavaliere allora si mise a fare un tipo di mattoni d’argilla,
chiamati in piemontese “trön”, il cui costo era molto basso, ricavandoli dal terreno
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
argilloso nella zona della cappelletta arricchendosi e guadagnando il titolo di
benefattore.
Rasore assunse addirittura in Toscana alcuni specialisti nella produzione di quel
tipo di mattoni, subito chiamati i “trunin” e poiché questi uomini abitavano le case
che si trovavano davanti alla cappelletta, dall’altra parte della strada, tutta la zona
venne chiamata “La trunera”.
In quel periodo furono podestà lo stesso Rasore e Nicola Massobrio, anche lui
titolare di un cavalierato.
In un documento del 1926, i borgorattesi erano 1003, cioè circa 400 più di oggi e
venivano al mondo con l’assistenza della levatrice Elvira Pecora e del medico
condotto dott. Moreschi. Quest’ultimo esercitò la professione di medico per oltre
trent’anni.
Con dedizione e passione ha curato gli abitanti di Borgoratto, Gamalero,
Frascaro e San Rocco.
A qualsiasi ora del giorno e della notte, con qualsiasi condizione atmosferica
accorreva alle chiamate dei suoi pazienti, dapprima con il calessino, poi con la
bicicletta e, infine, con il “rombante Guzzino”.
All’inizio degli anni ’40 era scoppiata, inaspettata, la Seconda Guerra Mondiale,
con i nostri soldati senza armi adeguate e nessuna formazione di base.
I borgorattesi in “grigioverde” vennero sparsi un po’ ovunque e imbracciando il
vecchio fucile ’91, cercando di far sparare mitragliatrici che s’inceppavano,
lanciando granate a mano che sovente non scoppiavano, scrissero ugualmente
memorabili pagine di coraggio.
Coloro che non finirono al fronte dovettero vivere la disorganizzazione ed i
pressappochismi in patria.
Nino Grande, che poi diventerà sindaco di Borgoratto, artigliere in una batteria
costiera, descriveva così la sua guerra: “Fame, mai patito tanta fame in vita mia”.
Poi casa Savoia, in quel terribile 1943, compì la sua ultima serie di voltafaccia,
prima con Benito Mussolini, poi con gli ex – alleati tedeschi.
Così fu sterminata la coraggiosa divisione Acqui a Cefalonia, ai più “fortunati”
toccò la prigionia in Germania.
Quanto fu dura nessuno lo seppe meglio di Carlo Grande che, catturato in
Grecia, finì in un campo di prigionia in Polonia e tornò solo alla fine della guerra,
Pino Buzzi scavalcò rocambolescamente alcune muraglie della cittadella e di
Francesco Oddone, che sfruttando coraggiosamente una favorevole opportunità, si
gettò dal treno in corsa che lo stava portando ai campi di prigionia.
Tutti riuscirono a salvarsi andando poi a rinfoltire le schiere di giovani disperati
sparsi nelle campagne o unitisi ai partigiani, sapendo perfettamente che la cattura,
con o senza armi in mano, comportava l’esecuzione sul posto.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Nel 1944, a seguito dei bombardamenti su Alessandria, un flusso di fuggitivi si
riversò nelle campagne ed il paese si riempì di questi sfollati.
Era per lo più gente sconosciuta che si andò ad aggiungere ai borsaneristi, più o
meno professionisti, aggirandosi per il paese alla ricerca di generi alimentari da
acquistare.
Sulla strada era un transito continuo di veicoli militari, mentre l’antico guado
riprese ad essere frequentato, specie di notte, dove nelle tenebre i partigiani si
spostavano ed effettuavano i rifornimenti. In questa atmosfera la sera del 17
maggio 1944, un gruppo di banditi compì la strage delle famiglie Buzzi, Cellerino e
Buzzone che descriverò in un capitolo a parte.
Un altro episodio colpì la comunità di Borgoratto: il 27 maggio ’44, a Vignolo,
vicino a Cuneo, i fascisti uccisero Ennio Massobrio. Appena diciottenne, interrotti
gli studi, era salito in montagna come tanti altri.
Il giorno della sua morte era sceso a valle per procurare rifornimenti, ma la
squadra di cui faceva parte s’imbatté in un reparto fascista, ingaggiando un
violento conflitto a fuoco. Ennio rimase ferito ma i compagni non riuscirono a
soccorrerlo.
Fu catturato e, insanguinato e dolorante, venne fucilato.
Nell’aprile del 1945, servendosi della statale che attraversava il paese,
ripiegarono tutte le forze nazifasciste operanti nella Liguria di Ponente, le quali
finirono però tra le braccia delle unità partigiane che avevano già occupato
Alessandria e sbarravano loro il passo. Il paese visse giornate di grande tensione,
tornò ad aleggiare quella paura che sembrava dimenticata da tempo, gli aerei
alleati attaccavano in più punti la lunga colonna immobilizzata ed i partigiani,
tutt’intorno, minacciavano di passare all’azione. Alla fine prevalse in tutti il buon
senso e gli armatissimi reparti si arresero.
Con questo atto finì la guerra per Borgoratto ed iniziò un’era di pace e di
benessere che non ha mai avuto uguali nella millenaria storia del nostro paese.
Cominciò alla chetichella, leccandosi le ferite di quei terribili anni, riaccogliendo
uomini provati nel fisico e nel morale dalla violenza, troppe volte assurda,
ricordando coloro che non sarebbero mai più tornati.
La vita riprese il suo ritmo normale fra distruzioni, ristrettezze, lavoro e passione
politica.
Per un rapido susseguirsi di fatti si scoprì che si utilizzavano le scarpe anche
per andare al lavoro nei campi, che il mobiletto di legno con l’interno foderato di
lamiera che ospitava la colonna di ghiaccio era stato sostituito dal frigorifero, che al
posto del “buco nel cortile” era subentrata una stanza chiamata”bagno” e che
c’erano le scuole, oltre alle elementari, anche per chi non era figlio di “signori”.
Anche in questo periodo un contributo determinante è stato dato dalla generosità
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
degli animali adibiti ai lavori pesanti (cavalli, buoi, mucche, muli), che
pazientemente collaboravano con l’uomo nel duro lavoro dei campi. Ritengo
doveroso citare un personaggio che si è sempre avvalso con passione e
competenza, oltre che per necessità, della collaborazione del cavallo: Dino Conta,
massimo intenditore di questo nobile animale.
In questo clima di rapida evoluzione sorsero nel paese varie attività economiche
ed artigianali di cui si ricordano le principali:
FABBRO E MANISCALCO: Paolo Piacenza, eseguiva affilatura e piccoli attrezzi
per l’agricoltura; Giuseppe Porrati, detto “Pipetu el fré”, ferrava equini e bovini;
CARRADORE: Battista Oddone, detto “u saron”, costruiva carri e relativa
ferramenta;
MACELLAIO: Giuseppe Passaggio, detto “Pinot el masaghen”, macellava suini
ed eseguiva la successiva lavorazione delle carni; furono macellai a
Borgoratto anche: Felice Gonella, Vittorio Cantarella, Aldo Cantarella, Ildo
Dellapiana, Vito Pierro;
PANETTIERE: Pierino Rescia, detto “Pierinu el furné” e Giuseppe Nani, detto
“Pipen el furnè”, producevano il pane e lo cuocevano nei forni a legna;
CICLISTA: Pierino Porrati, detto “Pierinu u ciclista”, riparava le biciclette, allora
importante mezzo di trasporto;
MECCANICO: Giacomo Martini, detto “Marten el mecanic”, riparava auto, trattori
e attrezzature agricole; Giovanni Ferro, riparava trattori;
FALEGNAME: Domenico Camagna e Giuseppe Traversa, detti “i mesdabosc”;
MERCERIA: Giuseppina Varosio, Maddalena Benzi;
DROGHERIA: Bartolomeo Volante;
TABACCHERIA: Mario Passaggio e poi la figlia Isa;
MEDIATORE: Domenico Massobrio, Paolo Stringa, Felice Gonella, Bartolomeo
Caviglia, Paolo Volante;
LATTERIA: Luigia Gandino;
TREBBIATORE: Lorenzo Massobrio, detto “Cinu l’american”,che dopo aver
cercato fortuna in America aprì un’azienda agricola acquistando legatrici per
la mietitura del grano, trattori, trebbiatrici, aratri ed altre attrezzature per
effettuare lavori per conto terzi;
COMMERCIANTI CEREALI: Antonio Massobrio, Filippo e G. Battista Volante;
BARBIERE: Pietro Mantelli, detto “Pietro el ghitu”, Cristoforo Moretti, Andrea
Mantelli;
SARTO: Giovanni Mantelli, detto “Giuani u sartù”, sarto per uomo;
AUTOTRASPORTI: Pietro ed Enzo Mantelli, trasporti con camioncino di ogni tipo
di materiale; Giorgio Porrati;
CORRIERE: Felice e Luigi Grande;
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
CIABATTINO: Battista Pallavicino, Rangone;
SACRISTA: Domenico Gonella, detto “Mincotu u sacrista”, suonava le campane
e si occupava dei lavori all’interno della chiesa;
RISTORATORE: Clemente Barberis (poi il figlio Giovanni), Caffé Ristorante
Stazione; Francesco Porrati, detto “Palen” (poi il figlio Antonio ed il nipote
Pierfranco); Caffè Ristorante della Pace, Agostino Volante, Caffé Ristorante
del Popolo;
POLLIVENDOLO: Giacomo Carosio, detto “Caros el pulaié”, commerciava
pollame in genere;
COMMESTIBILI: Pietro Pasero, Domenico Conta, Andrea Boidi, Lucia Parodi,
Bovio Pancio e poi la figlia Carla, fratelli Angeleri.
Poi vi furono anche altri lavori stagionali come:
DACQUAROLO: Giuseppe Bolfo, detto “Pipu u dacquarò”, era l’incaricato
all’irrigazione dei prati;
TALPAIOLO: detto “u tirpunen”, catturava le talpe con specifiche trappole per
recuperarne la pelliccia, utilizzata a sua volta per capi d’abbigliamento;
TAGLIAERBA: Giuseppe Caviglia, detto “Pipen u sciau”, ed i fratelli Cesare e
Giovanni Stringa, che per conto terzi falciavano manualmente interi prati per
ricavarne foraggio;
BACHICOLTORE: al fine di racimolare qualche soldo, molte famiglie, in
primavera avanzata, acquistavano le larve seme – bachi (la smensa),
mettendoli su appositi ripiani (i sturò) ed alimentandoli con foglie di gelso (i
muron), raccolte giornalmente.
Dopo qualche settimana, terminata la crescita, i bachi (i bigat) entravano nella
quarta fase della loro vita che era contraddistinta da un breve tempo di siesta
dove apparentemente dormivano profondamente.
Da questa situazione è nato il detto “dormi della quarta”, all’indirizzo delle
persone poco sveglie.
In questa fase venivano posizionati rami sui ripiani per consentire al baco di
diventare crisalide e costruire, attaccandosi al ramo il prezioso bozzolo di seta
detto “qucalen” che veniva completato in circa otto giorni e raccolto per essere
venduto alle ditte specializzate nel recupero della seta;
CAPPONATRICE: era una donna che, su richiesta, trasformava in capponi i galli,
tagliando loro i testicoli, la cresta e disinfettando le ferite con la cenere.
Questa operazione consentiva un ingrassamento più rapido ed una migliore
finezza delle carni;
PELLIVENDOLO: detto “u strasé”, era un personaggio che arrivava in bicicletta
da Mandrogne e girando di casa in casa, acquistava pelli di coniglio. Queste
erano accuratamente conservate secondo una precisa tecnica, che
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
consisteva nel risvoltarle e riempirle di paglia per consentirne l’essiccazione
e la “messa in forma”, affinché asciugando rimanessero tese. Le pelli
venivano vendute al cappellificio Borsalino di Alessandria ed alle sartorie che
le usavano per abbellire capi d’abbigliamento.
All’inizio degli anni 70 è sorta a Borgoratto la società MARE di Mario RESCIA
che esercitava attività di prospezione idrogeologica e realizzazione di pozzi
d’acqua, attività svolta inizialmente in Iraq e successivamente in Arabia
Saudita, dove è attualmente operativa e impiega circa 200 dipendenti.
Fra i passatempi serali preferiti dai borgarettesi negli anni ’50, si
ricordano:
LE BOCCE, giocando dapprima nel bocciofilo dell’allora Castello e poi nei campi
dell’osteria di Clemente Barberis.
Nei periodi di impraticabilità dei campi le partite si svolgevano sotto il viale
della stazione. Immancabile era la bottiglia di Barbera, sempre presente
durante la partita, che veniva offerta dai perdenti;
LE CARTE, giochi preferiti erano lo scopone, la briscola, il tresette, i tarocchi;
LA MURA, considerato gioco d’azzardo e quindi proibito, si disputava fra due
contendenti che contemporaneamente indicavano con le dita un numero
dicendone un altro che avrebbe dovuto indicare il risultato della somma della
dita dei due sfidanti;
IL CALCIO, grande passione degli italiani, anche a Borgoratto esisteva una
squadra di calcio che con buoni risultati partecipava alle classiche sfide fra i
paese circostanti.
Fra gli hobby preferiti, nella seconda metà del ‘900, c’erano sicuramente la
caccia e la pesca.
Nel nostro territorio, ricco di selvaggina stanziale (lepri, fagiani, starne), molti
borgorattesi si applicavano con buona soddisfazione in questo sport praticato con
l’indispensabile aiuto del cane.
Certamente la pesca coinvolgeva un maggior numero di persone, perché era
possibile anche ai ragazzi oltre che agli adulti, favorita dalla grande pescosità della
Bormida e del Ghisone.
Cito con piacere a questo proposito, un grande talento naturale che con
straordinaria passione e capacità, riusciva ad ottenere sempre ricchi bottini di
caccia e pesca: Ilario Cacciabue che personalmente ringrazio per tutti i consigli che
mi ha dato in merito.
Alla fine degli anni ’60 iniziò la costruzione di una parte della rete fognaria che
raccoglieva gli scarichi emessi dalle abitazioni, i quali, dopo il trattamento
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
nell’impianto di depurazione, venivano convogliati nella Bormida.
Sempre in quegli anni, con un’assurda delibera, l’Amministrazione Comunale
decise l’abbattimento del castello, cancellando in un sol colpo un edificio storico
che fece bella mostra per secoli a Borgoratto.
Contemporaneamente decise la costruzione di un edificio di dubbio gusto
architettonico, adibito a scuola elementare e la costruzione dell’attuale palazzo
Comunale.
Risale a quel periodo anche la nascita del mangimificio PURINA, che ha operato
fino agli anni ’90 dando lavoro a molti borgorattesi.
Negli anni ’70 è stata istituita un’area comunale adibita a giochi per bambini,
comprendente anche un campo da calcio e uno da tennis, con relativi spogliatoi.
In questo periodo è stato realizzato l’acquedotto comunale che alimenta, oltre
Borgoratto, anche Frascaro e Taconotti.
Viene costruito anche il mangimificio ITALFIOCCHI, nelle adiacenze della
cascina Torre.
A fine anni ’80 anche a Borgoratto arriva il gas metano, fornito dalla ditta
Metanprogetti.
Negli anni ’90 iniziano i lavori per la realizzazione della tangenziale di Borgoratto
che ha permesso di ridurre notevolmente il traffico automobilistico con evidente
beneficio per tutto il paese.
Di fatto la tangenziale è stata inaugurata nel 2001, con soddisfazione sia dei
borgorattesi che degli automobilisti di passaggio.
All’inizio degli anni ’90, a Borgoratto, incombe il rischio di subire la costruzione di
una discarica ad ovest del paese. L’insorgere di un “comitato per il no”, eletto dai
borgorattesi, si attiva per bloccare l’operazione inducendo la ditta interessata a
rinunciare al progetto.
Il ventunesimo secolo inizia con la preoccupazione dei borgorattesi generata
dalla possibile costruzione di una cava d’argilla adiacente alla piscina e allo
stabilimento Eurofiocchi.
Questa vicenda, descritta dettagliatamente in un capitolo a parte, porta alle
dimissioni del Consiglio Comunale di Borgoratto con l’elezione, nel 2001, della
nuova amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Lanza che si pone come
obiettivo la crescita, lo sviluppo, il miglioramento della vita sociale del paese con
l’ambizione di farne un paese da seguire come esempio di vitalità.
La nuova amministrazione affronta subito il problema della cava e con opportuni
interventi annulla definitivamente il rischio dello scempio annunciato ai danni del
territorio di Borgoratto.
Altre opere attuate riguardano l’ampliamento del cimitero, la creazione della
piazza intitolata a Cino Bozzetti recuperando un’area inutilizzata, il completamento
della rete fognaria e dell’acquedotto, l’ammodernamento del centro sportivo-
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
comunale intitolato, nel 2004, a Ernesto e Mario Ferrari , il rifacimento dell’impianto elettrico della scuola; la messa in sicurezza del rio Ghisone per quanto riguarda
il territorio di Borgoratto, l’ammodernamento degli uffici comunali con la creazione
di un’efficiente rete informatica, il potenziamento delle attrezzature in dotazione
(escavatore, trattore tagliaerba, autovettura ecc..), il potenziamento
dell’illuminazione pubblica, la ristrutturazione di piazza Roma, la realizzazione di
una biblioteca comunale nell’edificio dell’ex asilo, la costruzione di una cucina, con
il patrocinio della Regione Piemonte, attrezzata per fornire 300 pasti alla
popolazione in caso di eventi straordinari, altre opere di minor rilievo.
ECCIDIO DELLE FAMIGLIE BUZZI, CELLERINO, BRUZZONE
Fa parte della storia più recente un gravissimo lutto che ha sconvolto la gente di
Borgoratto e non solo, verificatosi a danno delle famiglie Buzzi, Cellerino e
Bruzzone. Era la sera del 17 maggio 1944, quando un gruppo di malviventi fece
irruzione nella casa dei Buzzi a scopo di rapina. Senza alcuna pietà uccisero tutti i
componenti della famiglia, dei quali cito i nomi: Buzzi Luigi, di anni 41; Pellati
Elena, di anni 41; Buzzi Francesca, di anni 17; Buzzi Renato, di anni 10; Buzzi
Giuseppe Pasquale, di anni 6.
Il destino crudele volle che fossero casualmente presenti nella casa dei Buzzi,
per l’acquisto di cereali, i componenti delle famiglie Bruzzone e Schelotto di
Genova, che subirono uguale sorte: Bruzzone Angelo, di anni 41; Bruzzone
Angela, di anni 40; Schelotto Francesco, di anni 34; Schelotto Geromina, di anni
33.
I delinquenti, pensando di essere stati visti nell’esecuzione del barbaro massacro
dai componenti della famiglia Cellerino, che dimoravano nei pressi, fecero irruzione
nella loro casa e li trucidarono impietosamente.
L’unico superstite fu il piccolo Filippo, di due anni, che nel panico di quei terribili
momenti, istintivamente si nascose sotto le coperte di un letto matrimoniale e
venne così risparmiato.
I membri della famiglia Cellerino che persero la vita in tale tragica circostanza,
furono: Cellerino Sebastiano, di anni 44, Scagliola Angela, di anni 34; Cellerino
Giovanni Luciano, di anni 7; Scagliola Antonia, di anni 21.
Furono in parecchi ad indicare come probabili responsabili di quella efferatezza,
dovuta chiaramente alla necessità di eliminare tutti i testimoni della rapina, alcuni
individui che indossavano divise dell’esercito tedesco, ma di nazionalità
imprecisata, giunti con il treno dalla Liguria alla sera e ripartiti con lo stesso all’alba,
dopo essersi aggirati per il paese, sul far del giorno, completamente ubriachi.
Una successiva inchiesta, condotta dai comandi militari fascisti e tedeschi,
accertò che colpevole del massacro era stata la banda del cecoslovacco Tommaso
Hozak, di 23 anni, da tempo disertore della Kriegsmarine, che agiva con sei
compagni, tre dei quali erano italiani.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
La banda venne catturata e passata per le armi sull’Appennino Ligure, sul finire
dell’estate, dagli stessi tedeschi.
Il giorno 27 luglio 1944, circa due mesi dopo la strage , arrivarono in paese
alcuni camion delle Brigate Nere, che scaricarono tre individui urlando, ai presenti
sulla piazza, che si trattava degli assassini e che i fascisti avrebbero fatto giustizia.
Vi fu un processo sommario e, nonostante le scene di disperazione, i tre
sventurati furono messi contro il muro di casa Buzzi e fucilati.
Fu quindi ordinato al falegname del paese di costruire tre rudimentali casse e di
inumarle da qualche parte nel camposanto.
Le salme di Consoli Gaetano di anni 22, Landoni Alfio di anni 37 e di Cardinale
Antonio di anni 25, riposano a poche decine di metri da quelle delle famiglie
sterminate.
ARTISTI E PERSONAGGI STORICI
ROMEO BOZZETTI
Un doveroso cenno va a Romeo Bozzetti, capostipite di una dinastia di
personaggi illustri che si sono distinti per le loro gesta, le loro opere, le loro attività,
onorando il nome di Borgoratto. Romeo nacque il 20 febbraio 1835, a S. Martino in
Beliseto, paese della madre, mentre il padre era originario di Paterno, provincia di
Cremona.
Frequentò le scuole elementari a Cremona ed il ginnasio a Brescia,
conseguendo la maturità nel 1853.
Per due anni frequentò la facoltà di matematica all’Università di Padova.
Nel 1855, lasciò gli studi per motivi politici e si rifugiò nel Regno di Sardegna,
prima a Genova, poi a Torino, quindi a Nizza Marittima (1858) ed ancora a Torino.
Lavorò saltuariamente presso sedi giornalistiche e diede ripetizioni di matematica.
In quegli anni conobbe a Torino, Antonio Colombo, funzionario dello Stato Sardo,
appartenente alla famiglia Colombo di Borgoratto. Dietro sua indicazione, acquistò
nel 1867, una casa a Borgoratto.
All’inizio della seconda guerra d’indipendenza entrò come volontario nel corpo
dei “Cacciatori degli Appennini” con Giuseppe Garibaldi, ricevendo il grado di
sergente.
Sempre con Garibaldi, entrò a far parte della “Spedizione dei Mille”, partendo da
Quarto (Genova) il 5 maggio 1860, sulla nave “Piemonte” (sulla nave “Lombardia”,
era invece imbarcato il suo carissimo amico Ippolito Nievo).
Venne nominato luogotenente dopo la battaglia di Calatafimi, al termine della
quale riceve la medaglia d’argento al V.M.
Dopo le giornate di Palermo (29-30-31 maggio - 1 giugno 1860) ottenne, a
Napoli, la nomina di Maggiore .
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Nel febbraio 1862 entrò nell’Esercito Italiano con il grado di Maggiore, nel 1866
partecipò alla terza guerra d’indipendenza ricevendo la medaglia di bronzo al V.M.
a seguito del fatto d’armi a Borgoforte (Mantova).
Nel 1871 ricevette il grado di Tenente Colonnello nel 77° Reggimento Fanteria e
l’anno seguente contrasse matrimonio con Edvige De Gianani.
Nel 1877, con il grado di Colonnello, comandò il 16° reggimento Fanteria e nel
1884, col grado di Maggiore-Generale, comandò la “Brigata Pisa”.
Nel 1895, con il grado di Tenente-Generale, abbandonò la vita militare per ritirarsi
nella sua casa di Borgoratto.
Gli venne conferito il riconoscimento di “Commendatore dell’Ordine dei S.S.
Maurizio e Lazzaro e Grande Ufficiale della Corona d’Italia”.
Morì a Borgoratto il 5 aprile 1907 e riposa nel cimitero locale.
CINO BOZZETTI
Piemontese per formazione culturale, affetti e consuetudini, Cino Bozzetti nacque
il 21 ottobre 1876 a Lecce, dove il padre, cremonese, prestava servizio come
generale dell’esercito italiano.
Da piccolo si trasferì con i genitori a Borgoratto, paese che il padre aveva scelto
sino dal 1867 come sua seconda patria e qui trascorse la sua infanzia.
Frequentò le locali scuole elementari e le ginnasiali ad Alessandria. Fu in questo
periodo che una governante toscana adottò, per il piccolo Francesco, il diminutivo
Cino.
Alla fine degli studi liceali, grazie anche all’appoggio materno, ottenne di potersi
trasferire a Torino dove, nel 1897, frequentò l’Accademia Albertina di Belle Arti,
allievo di Ubertalli, approfondendo poi i suoi studi artistici con Follini. Nel 1901
espose un disegno a carboncino alla Promotrice di Belle Arti partecipando poi alla
Quadriennale torinese del 1902 – 1903. Dal 1903 al 1913 si dedicò al disegno,
quindi all’acquarello, iniziando nel 1906 lo studio, la ricerca e la produzione di
acqueforti.
Nel 1915, allo scoppio della guerra, fu una delle personalità di maggior spicco
alla Mostra dell’Incisione italiana e quindici anni dopo, con una sua personale a
Torino, confermò di essere fra i migliori incisori del primo novecento.
Le sue opere furono presenti, nel 1932, a Firenze alla prima mostra del Bianco
e del Nero, nel ’43 espose alla Quadriennale di Roma ed a Bruxelles, nel ’44 a
Ginevra, a Londra nel ’46, a Losanna nel ’48 ed a Parigi nel ’49.
La mostra che lo “consacrò” fra i maggiori artisti italiani della prima metà del
‘900, fu la personale alla Bussola di Torino nel 1947. Sulla scia di tale definitiva
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
consacrazione, giunsero la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 e la
mostra di 121 acqueforti alla Calcografia Nazionale di Roma (1949). Era intento
alla produzione di un altro ciclo di acqueforti quando, improvvisamente, si spense a
Borgoratto il 25 luglio 1949. Cino Bozzetti continua a vivere con la storia. Altre
mostre lo hanno ricordato. Tra queste quelle della Città di Torino al “Piccolo Foyer
del Regio” nel centenario della nascita (1976), e quelle di Borgoratto e della Città di
Alessandria nel cinquantennio della sua morte (1999 e 2001). La sua ispirazione
artistica si esprime dipingendo principalmente luoghi fisici, reali, della vita rurale di
Borgoratto (cascine, ponti, campi, ecc…), dai nomi che paiono inventati tanto sono
evocativi e che corrispondono invece ad una topologia nota all’artista, quanto ai
contadini che percorrevano giorno dopo giorno le strade della Tascotta, del
Chiquèn delle Colombette del Bricco.
Cino Bozzetti sapeva trarre dalla contemplazione della natura e della fatica dei
contadini, immagini di intensa poesia che si traducono, grazie alla sua mente, alla
sua sensibilità spirituale ed alla sua mano, in immagini di un valore assoluto ed
universale, che sanno parlare a tutti gli uomini capaci di ascoltarne la profonda e
toccante poesia.
IL TORCHIO DI CINO BOZZETTI
Cino Bozzetti, per realizzare le sue incisioni, si serviva anche dell’aiuto di un
torchio per imprimere sulla carta l’opera creata. L’artista ricopriva di cera una lastra
di rame e poi con una punta di metallo incideva la cera allo scopo di scoprire la
parte di rame sottostante per creare il disegno.
A questo punto la lastra veniva immersa in un acido che entrando in contatto
con il rame lo corrodeva creando l’incisone corrispondente all’opera voluta.
Asportava quindi la cera dalla lastra e con un tampone la inchiostrava; rimuoveva
l’eccedenza d’inchiostro con un raschietto di legno e completava la pulizia con una
garza. Quindi la lastra di rame incisa, precedentemente riscaldata, veniva messa
sul tavolo a contatto con la carta e, con il torchio, si imprimeva l’opera ottenendo la
stampa che riproduceva il soggetto creato dall’artista.
GIUSEPPE BOZZETTI
Fratello minore del pittore Cino Bozzetti, nacque a Borgoratto il 19 settembre
1878 da Romeo (uno dei Mille di Garibaldi, allora colonnello poi generale
dell’Esercito Italiano), e da Edvige Griziotti De Gianani, entrambi cremonesi. Morì a
Roma il 27 giugno 1956.
Entrò nell’ordine dei Rosminiani alla fine dell’anno 1900 dopo la laurea in
giurisprudenza ottenuta a Torino nello stesso anno.
Ordinato sacerdote nel 1906 si laureò in filosofia e nel 1909 conseguì la laurea in
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
lettere classiche, materia che insegnò per vari anni al liceo “Mellerio- Rosmini” di
Domodossola.
Nel 1929 venne nominato Superiore Provinciale e, a Roma il 25 marzo 1935
Preposito Generale, VII° successore di Antonio Rosmini, carica che ricoprì sino
alla morte.
Libero docente di filosofia all’Università di Roma dal 1942, dove tenne corsi negli
anni accademici 1942/43, 1945/46 e lezioni negli anni seguenti.
Scrisse varie opere nel campo filosofico – teologico, specialmente a sostegno e
difesa delle tesi di A. Rosmini.
ROMEO BOZZETTI
Nacque a Borgoratto il 18.08.19, dove morì il 16.06.1989.
Frequentò l’Istituto Agrario di Voghera e quindi la facoltà di agraria all’università
di Torino.
Nel 1940 fu richiamato alle armi, prima nell’artiglieria da campagna e poi nella
contraerea al servizio della Marina Militare, di scorta ai convogli che rifornivano
l’esercito in Africa Settentrionale. Croce di Guerra al Valor Militare.
Dopo la morte dello zio, il pittore Cino Bozzetti, si dedicò oltre alla entomologia
sua prima passione, alla pittura ad acquarello. Dipinse per la chiesa di Borgoratto
un San Bernardo.
Partecipò alla vita pubblica del paese ricoprendo la carica di consigliere
comunale e di Presidente dell’asilo infantile “Colombo”.La sua raccolta di insetti è
esposta al Museo di Scienze Naturali di Milano.
ERNESTO FERRARI
Nacque ad Alessandria il 10.04.1894 e morì il 03.07.1973 ad Acqui Terme.
Aprì bottega in via dei Cavalli a Borgoratto nel 1921 ed a questo periodo
risalgono i piatti a sbalzo, i diavoli e vari animali stilizzati.
Nel 1924 iniziò la costruzione della famosa cancellata dell’allora Villa Ravizza,
che costò anni di lavoro, e che attualmente si può ammirare in via Acqui a
Borgoratto.
Fa parte di questo manufatto uno splendido serpente che il maestro forgiò in
atteggiamento aggressivo, coinvolgendo alcuni uomini che la sera, dopo il lavoro
nei campi, con la mazza indirizzata dalla sua magica mano, modellarono in modo
perfetto.
Questo capolavoro passò, nel 1942, sotto il vincolo della Sovra intendenza ai
monumenti del Piemonte. Ferrari concluse il periodo di lavoro a Borgoratto con
un’opera che meritò la medaglia d’oro, realizzata per il Carroccio del Palio di Asti:
un gallo in ferro battuto, simbolo della città.
Nel 1934, il maestro si trasferì ad Acqui Terme avendo ricevuto, da parte del Conte
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Arturo Benvenuto Ottolenghi la proposta di una collaborazione artistica a quel
complesso di Villa Museo – Mausoleo sito a Monterosso, in Acqui Terme, e che il
Conte aveva già in stadio di avanzata costruzione.
Questa collaborazione fu assai proficua, in quanto permise a Ferrari, nel pieno
rispetto delle sue idee creative, di realizzare tutte quelle opere che fanno di questo
complesso un esempio di corte rinascimentale ed una testimonianza di vera arte
locale.
Importanti opere furono eseguite anche in collaborazione col figlio Mario, fra le
quali ricordiamo le porte del Mausoleo di Acqui Terme, i cancelli e le cancellate.
A padre e figlio è stata concessa l’onorificenza di Cavaliere al Merito della
Repubblica, per aver tenuto alto il prestigio dell’arte e del lavoro italiano nel mondo.
Ernesto Ferrari lascia al figlio Mario il suo magico martello sul quale è inciso il
motto del suo credo e della sua fede: “Non omnis moriar” (Non tutto di me morirà..
Orazio).
Mario Ferrari muore vittima di un pirata della strada il 17 agosto 1990 ad Acqui
Terme
LA CHIESA
Al centro del paese si erge la chiesa in stile romanico – gotico dedicata alla
Beata Maria Vergine Assunta.
Nel testo di “Storia di Gamondio antico or Castellazzo Bormida”, si trova scritto
a questo proposito: “Questa parrocchia esisteva fin dal 1222, come dal succitato
istrumento col titolo di S. Maria. È di nomina vescovile, perché fu riedificata nel
1668, restaurata e abbellita nel 1859. Il parroco porta il titolo di Rettore, che è lo
egregio Sacerdote D. Giulio Annarratone di Valenza, che la governa con tanto
zelo, e saviezza, e con que’ modi gentili, che gli son proprii.
Dipendono da lei la Confraternita de’ Ss. Rocco e Sebastiano, ed una chiesa
campestre di San Bernardo.”
Entrando in chiesa, sul portone a bussola, troviamo un quadro di notevole
valore artistico, raffigurante la Madonna Ausiliatrice.
È costituita da una navata centrale sostenuta da quattro colonne di forma
ottagonale e da due navate laterali.
L’abside della chiesa ed il coro sono stati dipinti tra il 1932 ed il ‘36 dal celebre
pittore Cino Bozzetti, cittadino di Borgoratto.
Nella volta dell’abside, fa bella mostra una colomba rappresentante lo Spirito
Santo con ai lati due angeli.
Al centro è raffigurata la Madonna Beata Vergine Assunta, a destra S. Rocco e
San Defendente, a sinistra San Bernardo abate e San Sebastiano.
Il coro viene illuminato da due finestre con artistici vetri, donati uno in memoria di
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Volante Battista ed uno in memoria di Massobrio Mariuccia.
Sulla volta del presbiterio, troviamo dipinti quattro angeli alati sostenenti
un’anfora con grappoli d’uva e spighe di grano. Negli angoli sono rappresentati i
quattro evangelisti San Giovanni, San Marco, San Matteo e San Luca.
Il presbiterio è illuminato da due artistici lampadari di ventiquattro fiamme
ciascuno, donati dal signor Volante Paolo, e da un piccolo lampadario a quattro
fiamme.
Sempre nel presbiterio si trova l’altare maggiore con al centro un crocefisso
illuminato.
Il tabernacolo è formato da un unico blocco del peso di 50 Kg. tutto dorato ed
illuminato e
risale all’anno 1951. Sulla porticina vi è raffigurato Gesù, legato ad una colonna.
Esternamente reca la scritta: “CHARITAS HAEC FECIT” Internamente, invece,
porta scritto: “JOANNES BORRI VERCELLESES FECIT”. DON MARIO
SCRIVANTI PARROCO”.
Ai lati della navata centrale troviamo sei episodi raffiguranti la vita della
Madonna. Nella navata di destra spicca l’altare del Sacro Cuore di Gesù con la
statua posta in nicchia di mosaico dorata e cornice in marmo, il relativo banco ed il
porta candele votivo. Si può, inoltre, ammirare il quadro rappresentante S.
Bernardo, patrono del paese, dipinto dal pittore Romeo Bozzetti dopo che la
vecchia statua scolpita in legno che lo rappresentava, venne rubata nel 1982.
Segue la nicchia in cui è contenuto il gruppo della Madonna di Pompei con le
statue di S. Caterina e S. Domenico, donata da una famiglia benefattrice, la nicchia
di S. Antonio ed il quadro di S. Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.
Nella navata di sinistra troviamo l’altare della Madonna Assunta e la statua, di
valore inestimabile, della Madonna con il bambino scolpita in legno dorato. Al
centro della nicchia sono scolpiti tre visi di angeli.
Proseguendo si trova la nicchia con la statua dell’Immacolata Concezione,
donata da Braggio Francesca, la nicchia e la statua di Santa Teresa del Bambino
Gesù, il prezioso affresco cinquecentesco (1576) rappresentante “La Sacra
Famiglia”, restaurato e rinfrescato dal noto pittore Pietro Vignoli in memoria di
Porrati Giancarlo (morto in un incidente stradale, il 14 - 05 - 83) per espressa
volontà dei genitori, il quadro di Santa Rita ed infine il Battistero con la vasca
battesimale, abbellita da un pannello di legno dorato recante scolpito il Battesimo
di Gesù.
Sulle pareti di entrambe le navate si trovano i quadri rappresentanti la via Crucis.
Sul campanile, alto 25 m, sono poste tre campane (una grande, una media ed una
piccola).
La facciata esterna della chiesa è stata rifatta fra il 1932 ed il 1936 grazie anche
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
al consistente contributo economico dell’ing. Achille Colombo.
Nel 1984 vennero rinfrescate le volte e le colonne, mentre nel 1985 venne
restaurato il campanile, con il regolare nulla osta della Reverendissima Curia
Vescovile di Alessandria e della commissione d’arte.
Nell’archivio parrocchiale sono conservati 33 registri relativi agli atti di nascita,
cresima, matrimoni e morte, a partire dal lontano 1585.
Il culto dei santi è particolarmente sentito per la grande devozione della
popolazione del paese a: S. Bernardo, S. Francesco, S. Antonio, S. Rita e la
Madonna Assunta.
Nel nostro paese risulta essere esistita una “Chiesa campestre di San Bernardo”,
che sorgeva nei pressi del cimitero; probabilmente è stata abbattuta nei primi anni
del 1900.
Dal 22 aprile 1940 al 1997 è parroco di Borgoratto Don Mario Scrivanti, nato a
Lobbi il 7 dicembre 1909 ed ordinato sacerdote il 26 maggio 1935. A partire dal
1997 parroco del paese è Don Gaetano Russo.
Riporto quanto descritto sui legati nel già citato testo “Storia di Gamondio
antico or Castellazzo Bormida”:
LEGATO PIO PORRATI
“Questo lascito venne fatta dal Sacerdote D. Giovanni Porrati zio dell’attuale
Teologo Professore del Seminario di Alessandrine Vice – Rettore, che porta con sé
un cumulo di virtù e di uno squisito talento da meritare la pubblica stima.
Essa ha l’obbligo di celebrare in perpetuo tre annue messe, di cui una resta
fissata il 20 gennaio, festa de’ Ss. Fabiano e Sebastiano; un’altra il 15 agosto
giorno dell’Assunta; e la terza il 20 agosto festa di San Bernardo.”
LEGATO PERPETUO MASSOBRIO
“Questa pia persona Francesco Antonio volle provvedere alla salute dell’anima
sua con istituire un legato perpetuo di quattro Messe da requiem colla recita
dell’ufficio de’ morti nel dì del suo decesso.”
LEGATO CONTA
“Una tale pia disposizione lasciò il fu Giuseppe Conta coll’obbligo di tante Messe
annue per l’anima sua “justa redditum” sul capitale di mille lire italiane, di cui ora
s’attende l’approvazione dell’attuale Governo, se altro d’avverso non sorge per
attraversarne l’esecuzione.”
L’attuale oratorio parrocchiale è stato la prima sede della chiesa di Borgoratto,
dove ancora oggi esiste un affresco risalente al 1200
Nel 2000 sono iniziati i lavori di ristrutturazione del locale destinato ad essere un
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
luogo di ritrovo per i parrocchiani.
Negli anni ’50 ha ospitato il primo televisore arrivato a Borgoratto e la sera ci si
ritrovava per vedere, con stupore, quante cose proponeva questo rivoluzionario
elettrodomestico, come ad esempio: “Lascia o raddoppia” o il mitico telefilm
“Rintintin”.
Nell’anno 2005 è stato rifatto il tetto della casa parrocchiale ed il tetto del
magazzino ora trasformato in sala multifunzionale.
Si ritiene doveroso citare il Sig. Ugo Colombaro che con pazienza e grande
operosità ha effettuato, nei recenti anni interventi di manutenzione evitando il
degrado di questo importante luogo di culto per l’intera comunità.
TERRITORIO E SPIRITUALITA’
Fa parte della storia di Borgoratto un’importate figura religiosa di cui Padre Max
Anselmi narra le vicende nel seguente capitolo:
La radiosa figura di Madre Leonarda Boidi Passionista
Nel contesto della storia di Borgoratto Alessandrino merita un ricordo particolare
anche Angela Maria Boidi, detta comunemente Mariuccia, che da religiosa
passionista prese il nome di Madre Leonarda di Gesù Crocifisso, con il quale è
universalmente conosciuta.
E' nata a Quargnento (AL), alla Cascina Cascinetta, il 10 luglio 1908, ed è morta
ad Alessandria il 22 ottobre 1953.
Il suo corpo è conservato nella chiesa del monastero delle Passioniste ad Ovada
(AL).
Di lei è in corso il processo di beatificazione e canonizzazione per verificare i
valori e segni di santità presenti nella sua vita.
Il Processo diocesano informativo di Acqui circa la vita, le virtù e la fama di
santità della Serva di Dio Madre Leonarda, monaca passionista del monastero di
Ovada, è iniziato il 15 maggio 2003, ed è giunto alla sua conclusione il 22 ottobre
dello stesso anno, portando a termine l'ingente lavoro in soli 5 mesi.
In data 9 dicembre 2005 da parte del Card. Giuseppe Saraiva Martins, Prefetto
della Congregazione dei Santi, è stato firmato il decreto di piena validità del
Processo Diocesano di Acqui.
Madre Leonarda e Borgoratto
A S. Martino del 1909 la famiglia da Quargento si trasferì a Montepino di
Frascaro, dove Angela Maria trascorse gli anni meravigliosi della sua infanzia.
A Frascaro frequentò le prime quattro classi delle Elementari.
Angela Maria era però come di casa anche a Borgoratto, perché seguiva le
sorelle maggiori che si recavano al laboratorio tenuto dalle Suore Domenicane
della Carità della Presentazione della SS. Vergine, dette comunemente Suore della
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Presentazione, fondato in Francia da Maria Poussepin (1653-1744). La loro
presenza a Borgoratto non durò a lungo: solo 17 anni, dal 21 settembre 1904 sino
al
giugno 1921, quando dovettero lasciare il vecchio castello ed andare altrove.
Eppure l'influsso di queste suore sulle ragazze di Borgoratto e dei paesi vicini e
in parte anche in Alessandria, come pure su Angela Maria Boidi è stato molto
grande, più di quello che si può immaginare. Per quanto concerne Angela Maria la
cosa si spiega facilmente, in quanto, come è stato accennato, essa seguiva spesso
le sorelle maggiori nel laboratorio delle Suore della Presentazione.
Angela Maria ha frequentato Borgoratto anche per la scuola.
Da una ricerca fatta sui Registri di Scuola conservati nell'Archivio Storico del
Comune di Borgoratto Alessandrino abbiamo scoperto che Angela Maria Boidi era
iscritta alla classe quinta elementare assieme alla sorella Carolina, la quale però
era ripetente, in quanto aveva frequentato la quinta classe nell'anno scolastico
1917-1918 senza riuscire ad essere promossa (cf. faldone n. 2 Oggetto: Scuola
Elementare Registri. Anno 1918-1919).
La Scuola a quei tempi si teneva in varie aule del Palazzo del Comune che si
ergeva quasi di fronte alla chiesa parrocchiale, separata da questa solo dalla
strada, che allora era detta Maestra e attualmente Provinciale.
L’insegnante era Annarita Frigerio, nata a Borgoratto il 5 aprile 1898.
Il 1° marzo 1919 Angela Maria fu obbligata a interrompere la quinta elementare
che stava frequentando a Borgoratto, per seguire la famiglia che si trasferì a
Castelceriolo.
Dal documento del 10 luglio 1920 abbiamo però la prova che Angela Maria
continuò a frequentare la scuola anche nel nuovo paese e che proprio a
Castelceriolo ottenne il "Diploma di Licenza Elementare".
Messaggio di Madre Leonarda
Madre Leonarda ha amato il territorio dove è vissuta e si è impegnata
enormemente per esso. Si può giustamente affermare che Madre Leonarda è stata
una presenza di benedizione per questo ambiente: per Castellazzo, Casalcermelli,
Frascaro, Borgoratto, Castelceriolo, Lobbi, S. Giuliano, Capriata d'Orba, S.
Michele, S. Salvatore, Quargnento, Alessandria, Ovada.
Nel periodo che fu segretaria dell'Azione Cattolica di Alessandria, dal 1925 sino al
1931più volte percorse la diocesi alessandrina, recandosi praticamente in tutti i
paesi.
Da religiosa passionista, dal 1931 al 1953, si tenne in contatto epistolare con
numerose persone della diocesi, come ci documentano le sue 704 lettere che
finora si sono potute raccogliere. Era in grande amicizia anche con molti sacerdoti,
incominciando dal vescovo di Alessandria Mons. Nicolao Milone.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
La sua è quindi una spiritualità aperta e situata, che porta i colori e i sapori del
territorio.
In una formula sintetica si potrebbe fissare così il suo messaggio:
Porta sempre nel tuo cuore
la passione del Signore
e quella del tuo popolo
come S. Paolo della Croce
e suo fratello Giambattista
Leonarda Boidi
e sua sorella Carla
Rev.do MAX ANSELMI
Direttore Spirituale
Cenacolo Gamba ‘d Perniss
Rettore Comunità Passionista
Castellazzo Bormida (AL)
PIANO REGOLATORE
Come avviene in ogni amministrazione che mira alla crescita ed all’espansione
controllata e regolamentata secondo una logica di sviluppo edilizio, anche a
Borgoratto è stato redatto un progetto preliminare.
Il 28.06.2005 il Consiglio Comunale di Borgoratto ha approvato il progetto
preliminare della III variante al Piano Regolatore Generale che viene approvato
ufficialmente dal Consiglio Comunale il 2 marzo 2006.
Il progetto si divide sostanzialmente in due punti:
Inserimento di aree di sviluppo prevalentemente commerciale al confine con il
Comune di Castellazzo Bormida in zona casa cantoniera;
Inserimento di aree per l’edilizia civile, in particolare sulla direttrice della
provinciale Borgoratto – Carentino, in Via P. Baldi.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Questo Piano Regolatore ha avuto un periodo di preparazione e revisione molto
lungo, in quanto ha dovuto rispettare molte esigenze burocratiche quali: revisione
della base cartografica con inserimento di nuovi dati; raccolta di richieste ed
osservazioni della popolazione; studio di eventuali linee di sviluppo in funzione
degli andamenti edilizi e produttivi in corso nei comuni confinanti; approvazione del
nuovo regolamento edilizio propedeutico al nuovo piano; elaborazione e
condivisione con la Regione Piemonte della situazione geologica del territorio
comunale, inserendo tutte le zone ad alta pericolosità geomorfologia ed idraulica,
individuando macro aree per sicuri futuri insediamenti; approvazione del piano di
classificazione acustica del territorio comunale propedeutico alla redazione della III
variante; redazione di studi di compatibilità ambientale connessi con l’inserimento
di nuove aree.
UNIONE COMUNITA’ COLLINARE
IL GIRASOLE
BORGORATTO ALESSANDRINO - FRASCARO - OVIGLIO
All’inizio dell’anno 2005, da un’intuizione del sindaco Maurizio Lanza sostenuto
dai sindaci di Frascaro ed Oviglio, viene colta l’opportunità di aderire a questa
iniziativa regionale avendone i requisiti richiesti.
In un momento dove vengono a mancare le risorse per mantenere ad un livello
accettabile i servizi comunali e l’unione tra i comuni, l’unione del Girasole
rappresenta una grande opportunità in quanto riesce a garantire l’utilizzo di nuovi
importanti finanziamenti in un quadro di economia di scala.
Il risultato ottenuto con la costituzione dell’Unione Comunità Collinare Il Girasole,
tra i comuni di Borgoratto Alessandrino, Frascaro ed Oviglio, è in quest’ottica
estremamente importante perché ha favorito, pur garantendo la più ampia
autonomia comunale, la costituzione di un Ente in grado di sopperire a tutte le
carenze, sia economiche che organizzative, dei singoli comuni.
Di fatto, la Comunità è in grado di garantire la tutela ambientale, lo sviluppo del
territorio e dell’economia migliorando la qualità dei servizi erogati, perché riesce a
superare i limiti degli squilibri sociali, ottimizzando le risorse economiche, umane e
strumentali.
Gli obiettivi primari sono: l’organizzazione di un servizio di polizia urbana e
rurale; il trasferimento di personale addetto alla manutenzione delle strade e delle
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
cose pubbliche, compresi gli strumenti operativi per una maggior efficienza e
tempestività negli interventi; l’unificazione del servizio di Protezione Civile; il
servizio per la raccolta differenziata; il canile pubblico; il potenziamento dell’ufficio
tecnico per coordinare i lavori pubblici per tutto il territorio; la ricerca di nuove
opportunità per avvalersi di ulteriori finanziamenti.
Lo statuto prevede che la Comunità Collinare sia gestita da un Consiglio di
Amministrazione, eletto dalle Amministrazioni Comunali che ne fanno parte.
I componenti dell’attuale Consiglio sono:
GIUNTA
Lanza Maurizio: Presidente (Sindaco di Borgoratto Alessandrino);
Berruti Franco: Vice Presidente (Comune di Oviglio);
Vermiglio Enzo: Assessore (Sindaco di Oviglio);
Patris Remo: Assessore (Sindaco di Frascaro);
CONSIGLIO
Bigatti Ilaria (Oviglio);
Bigotti Simone (Borgoratto Alessandrino);
D’Andrea Corrado (Frascaro);
Dal Ponte Bartolomeo (Oviglio);
Ferrari Filippo (Oviglio);
Ferroglio Giovanni (Frascaro);
Oddone Filippo (Borgoratto Alessandrino);
Pesce Claudio (Borgoratto Alessandrino);
Scarsi Romano Giuseppe (Frascaro).
LA PROTEZIONE CIVILE
L’Amministrazione Comunale di Borgoratto Alessandrino, consapevole delle
calamità naturali che possono verificarsi, ha attuato nel 2002 un piano di
protezione civile in collaborazione con la Regione Piemonte e la Provincia di
Alessandria.
Il Piano Comunale di Protezione Civile è lo strumento fondamentale per la
gestione delle situazioni di emergenza che si possono verificare sul territorio.
Lo scopo è quello di fornire tutti gli elementi utili per individuare ed organizzare le
procedure di intervento finalizzate alla mitigazione del rischio ed alla salvaguardia
della popolazione.
Le mappe delle zone a rischio sono consultabili presso gli uffici comunali.
E’ importante ricordare che fenomeni meteorologici intensi possono determinare
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
situazioni critiche anche in zone meno esposte al pericolo e perciò nessuna area
può essere considerata totalmente sicura.
In caso di allerta meteo, la popolazione verrà avvertita attraverso i media locali
(radio, televisione, televideo) continuando ad aggiornare l’evolversi della
situazione.
Il Centro Operativo Comunale attiverà il proprio personale ed i volontari, nelle
zone a rischio, per assicurare la corretta diffusione delle informazioni ed assistere
la
popolazione.
L’assistenza e l’accoglienza delle persone colpite verrà successivamente
assicurata dal Centro presso le strutture individuate dal piano di emergenza.
Un piano di emergenza non è altro che il progetto di tutte le attività coordinate e
di tutte le procedure che dovranno essere adottate per fronteggiare un evento
calamitoso atteso in un determinato territorio, in modo da garantire l’effettivo ed
immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell’emergenza ed il
ritorno alle normali condizioni di vita.
Nell’ambito del piano di protezione civile è stata realizzata, in collaborazione con
il Comune, una cucina completa di attrezzatura in grado di fornire, in caso di
necessità, fino a 300 pasti.
RIFERIMENTI LOGISTICI ORGANIZZATIVI
I componenti del gruppo di Protezione Civile di Borgoratto sono:
- Lanza Maurizio (coordinatore)
- Ferro Giancarlo
- Parodi Marino (responsabile)
- Massobrio Marco
- Bua Rosita
- Misticò Massimo
- Camagna Elisa
- Palma Gesualdo
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
- Cacciabue Davide
- Passaggio Francesco
- Cizek Giancarlo
- Pesce Claudio
- Cocco Valerio
- Pesce Claudio
- Delaide Fabrizio
- Reginato Paolo
NUMERI DI EMERGENZA
-
Centro Operativo Comunale (C.O.C.)
Settore Protezione Civile della Regione
Carabinieri
Polizia di Stato
Vigili del Fuoco
Corpo Forestale dello Stato
Emergenza sanitaria
tel: 0131-278138;
tel: 011-4321306;
tel: 112;
tel: 113;
tel: 115;
tel: 1515;
tel: 118;
LA PROLOCO
Nel 1988, sotto la regia di Gianni Cacciabue, è stata costituita la PROLOCO,
retta da un Consiglio d’amministrazione con a capo un presidente, entrambi eletti
ogni tre anni dai soci.
I principali obiettivi sono quelli di promuovere ed organizzare spettacoli e
festeggiamenti, riunire, proporre iniziative turistico – culturali e sportive, stimolare il
miglioramento ambientale.
La sede sociale è posta nello stabile della S.O.M.S. ubicata in Via E. Massobrio
n. 15.
Il suddetto edificio, che era in precarie condizioni, ha subito notevoli lavori di
ristrutturazione al fine di renderlo agibile.
L’opera di restauro è stata possibile grazie alla disponibilità di tutti i borgorattesi
ed in particolare di un gruppo di volenterosi che, animati da notevole spirito
d’iniziativa, hanno reso abitabile l’edificio.
SUCCESSIONE DEI
PRESIDENTI
Cacciabue Gianni;
Camagna Renato;
Oddone Filippo;
Conta Teresa.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
ASSOCIAZIONE CULTURALE Fe. Bo.
Nata ufficialmente a Borgoratto il 2 maggio 1996 ha radici lontane, riunendo
infatti elementi con esperienze organizzative ambientalistiche, giornalistiche,
artistiche e d’impegno sociale, già operanti da molti anni in associazioni diverse.
Il nome è dato dalla fusione delle prime due sillabe dei cognomi dei maestri del
ferro battuto Ernesto e Mario Ferrari e del pittore calcografo Cino Bozzetti.
L’associazione si prefigge la diffusione della cultura in tutte le sue forme e
manifestazioni, attraverso proprie iniziative o anche in collaborazione con altri,
cercando sempre di coinvolgere le fasce più giovani ed emarginate dalla nostra
società.
Il territorio su cui l’associazione ha cominciato ad operare, logicamente nel limite
delle proprie forze, è quello fra Alessandria ed Acqui Terme, a cavallo della S.S. 30
della Valle Bormida, accettando volentieri rapporti anche con il resto della
provincia.
ASSOCIAZIONE ARTISTICO CULTURALE G.D.P. LA FENICE.
Il cenacolo “G.d.P.” La Fenice nasce ufficialmente il 27 Giugno 2003 con la
“fusione” del Cenacolo “Gamba ‘d Perniss” che da anni operava nel settore
culturale nella provincia di Alessandria e la “Fe.Bo” danza Aics di Borgoratto che
già vantava una lunga esperienza di spettacoli e successi in concorsi, come
sezione di danza dell’associazione culturale Fe.Bo di Borgoratto.
Il Cenacolo da quel momento si allarga e punta sulla danza con il nuovo nome
“La Fenice”, conservando comunque l’antica denominazione Gamba ‘d Perniss
sottoforma di “G.d.P”.
Dal giugno 2004 possiede anche un sito internet: www.cenacologdplafenice.it.
Il Cenacolo Artistico Culturale G.d.P. La Fenice opera nel sociale da più di dieci
anni garantendo la possibilità a giovani privi di mezzi ma dotati di grande volontà di
entrare nel mondo della danza maturando il proprio talento artistico.
L’ambiente del Cenacolo è informale, ogni allievo può facilmente inserirsi
valorizzando la propria specificità; tutti gli insegnanti sono di ottimo livello e con
provate metodologie didattiche. Caratteristica principale della scuola è curare
l’apprendimento della disciplina anche per un miglioramento armonico del proprio
corpo, con un’attenzione particolare ai problemi posturali causati da atteggiamenti
scorretti assunti quotidianamente.
Naturalmente non si perde di vista la qualità; dopo essersi garantiti una
collaborazione col Teatro di Torino che dura ormai da diversi anni, il Cenacolo è in
grado di fornire sbocchi professionali a tutti coloro che intendano intraprendere la
carriera artistica.
La Fenice da alcuni anni è protagonista del panorama artistico della nostra
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
provincia, con due applauditissimi spettacoli: “La Corte dei Miracoli” e l’“Iliade”,
portati in scena diverse volte anche per i giovani allievi delle scuole e nella
manifesta zione del Comune di Alessandria “Notestive”.
Questi spettacoli, realizzati non a scopo di lucro, vedono la fusione della danza
con altre espressioni artistiche, teatrali e musicali, sono messaggeri di temi sociali
importanti ed attuali, trascrizioni fedeli di testi divenuti immorali. Questa
caratteristica li rende all’avanguardia e unici nel loro genere.
A parteciparvi i giovani allievi del Cenacolo coadiuvati da insegnanti esperti nel
settore.
Corsi disponibili: danza classica (dalla propedeutica ai livelli medi ed avanzati),
dalla danza contemporanea, hip hop, balli caraibici, tango argentino.
La nostra prima finalità resta quella, pur non perdendo di vista la qualità dei corsi,
di creare momenti di socializzazione e di utili scambi culturali ed integrazione con
altre culture. La danza può veramente essere utile mezzo per superare molte
barriere.
Presidente: comm. Mario Scianca; Vice Presidente: geom. Domenico Sorrentino;
Direttrice Artistica della Sezione Danza: Dott.ssa Sabrina Putti.
Per ogni curiosità visitate il sito del Cenacolo: www.cenacologdplafenice.it
Per informazioni: segreteria tel. 0131 278554 – 348/9702659 – 347/5373368
LA S.O.M.S.
È sorta nel 1880 grazie all’aggregazione di operai, agricoltori ed artigiani che si
autotassarono e costituirono la Società Operaia di Mutuo Soccorso, avente scopi
filantropici nell’intendimento di rafforzare quei vincoli di fratellanza che sono alla
base dell’umana società col proposito di fornire maggiore incremento all’istruzione
popolare, alla moralità, all’amore per la patria ed al vicendevole soccorso.
Un altro scopo era quello di migliorare lo stato fisico, morale ed intellettuale della
classe operaia ed agricola.
Gli inizi furono piuttosto difficili in quanto dapprima mancava una sede sociale,
poi ebbe varie precarie ubicazioni all’interno del paese sino a quando, nei
primissimi anni del ‘900, venne costituita la sede definitiva in Via Carentino, ora Via
E. Massobrio n. 15.
Ne 1988 l’edificio è stato assegnato alla “neonata” PRO LOCO, per farne la
propria sede sociale dopo aver effettuato importanti opere di ristrutturazione
dell’immobile in quanto aveva subito un pesante degrado.
L’ASILO INFANTILE “GIUSEPPE COLOMBO”
L’asilo infantile è intitolato a Giuseppe Colombo, borgorattese nato nel 1795 e
morto nel 1860. Con testamento aperto il 19 ottobre 1860, aveva donato al
Comune un suo terreno sito in via Carentino 1 (attuale via E. Massobrio), perché
su di esso sorgesse la sede dell’asilo. Il passaggio di proprietà fu effettuato con
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
atto notarile il 20 gennaio 1877 e regolarizzato con Decreto Reale il primo
settembre 1878.
Su tale terreno, nel 1911, è stato costruito l’edificio adibito a sede sociale sino
all’anno 1966. A partire dal 1967 la sede è stata spostata nel nuovo edificio
scolastico sito in Piazza Roma.
Da tale data l’edificio, non utilizzato, ha subito un costante degrado sino al
giugno del 1995, data in cui sono stati appaltati i lavori di ristrutturazione, terminati
nel 1997.
Nell’edificio ristrutturato sono stati creati locali per gli uffici postali, l’ambulatorio
medico e, al piano superiore, per la biblioteca comunale, che è in fase di
ultimazione.
ARTISTI CONTEMPORANEI
CESARE BRUNO
Artista contemporaneo degno di nota è Cesare Bruno. Nato a Cantalupo di
Alessandria l’11 settembre 1919, vive a Torino dove ha svolto la professione di
medico ma, quando gli impegni cittadini glielo consentono, si rifugia nella tranquilla
atmosfera della casa di Borgoratto.
La sua prima esposizione personale avvenne a Torino nel 1972 a cui si sono
aggiunte altre tappe significative.
I suoi dipinti sono eseguiti con la tecnica dell’acrilico su tela, stesi con strati di
colore molto ordinato, composti con un armonioso equilibrio cromatico come a
comporre parti di un’architettura.
Tuttavia, come ormai tutti sanno, Cesare Bruno non dipinge paesaggi o città ma
sedie.
Da una critica di Angelo Dragone: “Per Cesare Bruno, si sa, ogni composizione
muove da tempo da una figura base, la sedia, vera e propria forma elementare
capace di accostarsi ad altre e di moltiplicarsi (già lo vedemmo in fitta presenza
nei suoi esodi grandiosi ma soprattutto in grado di formare strutture espres
diosi) ma soprattutto in grado di formare espressive strutture figurali, cui il colore
stesso conferisce eloquenza. Sotto la doppia suggestione con cui oggi può
premere un’opera qual è il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, ben connessa
con la cultura alessandrina del pittore ed ancora così attuale di fronte alla storia,
non deve meravigliare l’impegno con cui Bruno ha continuato a lavorare per anni
su quel tema.
Metafore, dunque, dov’è facile perdere di vista la realtà dell’oggetto dipinto per
cogliere nella stessa incisività delle figure e di una ben timbrata tavolozza, la forza
drammatica
RICCARDO CASSOLA
Alessandrino di nascita, oggi vive a Borgoratto. È quel che si dice un “dilettante
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
di lusso”, ormai ai confini con il professionismo. Autodidatta, ha tuttavia
approfondito la tecnica affinando il proprio stile con tale scrupoloso impegno da
aver raggiunto livelli notevoli in fatto di composizione ed accostamenti cromatici.
Usa preferibilmente tecniche ad olio e pastello, ma non disdegna il disegno in
bianco e nero. Ha ricevuto molti riconoscimenti in numerose esposizioni a carattere
locale, regionale e nazionale
MARIO CONZANO
Nato nel 1944 ad Alessandria e residente a Borgoratto dal 1979.
Ciò che lega il mondo alle opere d’arte di Conzano è la rappresentazione della
realtà insieme alla rappresentazione di uno stato puramente emozionale.
In questi dipinti la vita prende forma e viene fissata in modo assoluto,
consapevole, non abbandonata, come una configurazione arbitraria, e solo il
colore, utilizzato per dipingere, può creare raffronti con ciò che si vuol fare.
L’ispirazione che soggiace al lavoro di Conzano nasce poi dalla volontà di dare
spessore ad una visione critica del reale, che si realizza trattando la pittura come
materia grezza, a cui l’artista imprime la propria cifra stilistica e che si compie in
questa serie di opere fortemente organiche, sia stilisticamente che a livello
narrativo.
Come in una rappresentazione teatrale, nei lavo
ri di Conzano va in scena una farsa sulle contraddizioni e i limiti di una società
irreparabilmente in crisi, in cui il gusto del tragico lascia posto al grottesco.
In essi il modello che l’artista vuole riprodurre è l’uomo, nè dittatore, né
generale, né atleta, ma solo un uomo che non conosce più sé stesso, che è
diventato un altro da sé, che ha perso la propria identità, in una società che svuota
le menti e che rende tutti uguali.
Infatti come dice James Hillman “se oggi siamo malati perché abbiamo perduto
l’anima, e se questa alienazione deriva anche dalla scarsezza di idee psicologiche,
parte della nostra guarigione procede attraverso l’ideazione.” (In Revisione della
psicologia, 1992, Adelphi Edizioni, MI).
E proprio in questi lavori “ideazione” nasce dall’incontro tra arte e vita, e si
realizza non solo direttamente, ma attraverso l’utilizzazione di uno schema
simbolico, in cui il tono si fa sempre più drammatico e documentario.
Quindi la volontà di produrre un’arte capace di incidere sul sociale o almeno di
denunciare, testimoniare, dimostrare, porta l’opera di Conzano ad essere
impregnata di realismo, esprimendo così al meglio il dramma irrisolto del
quotidiano.
REMO LANZONI
Nato nel 1947 a Borgoratto dove vive ed opera. La sua produzione artistica è
caratterizzata dal recupero dei più disparati oggetti a cui conferisce con le
opportune modifiche nuovi significati con un sempre sicuro effetto di poesia ed
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
ironia.
Recentemente si è dedicato al disegno a carboncino affrontando il tema del
ritratto. Sono ritratti particolari: ogni volta un personaggio diverso, ma viene subito
il sospetto che il soggetto sia lo stesso. Che sia una serie di autoritratti o meglio
una serie di ombre di noi stessi, le ombre del “Grande Perdente”.
Sovente questi ritratti si presentano a noi con il titolo significativo di “Parlasolo”.
Un tempo per questo genere di opere si sarebbe parlato di allegoria. Lanzoni ci
fornisce le allegorie dell’uomo contemporaneo: lo stress, il nervoso, la frustrazione,
l’affanno inconcludente, l’abulia, l’evasione. Il fatto che alcuni di questi ritratti siano
disegnati sul supporto di una specchiera la dice lunga su come queste immagini
parlino di noi. Ma non dobbiamo scoraggiarci: i solitari di Lanzoni non sono mai
totalmente soli.
C’è sempre con ciascuno di loro un elemento ironico nel senso semantico del
termine, che ci fa prendere la distanza da loro e dalla nostra disperazione ed è lo
stampino ripetuto delle farfalle e dei cagnolini, il pezzetto di moquette che rievoca il
muschio in “Mi muovo poco”, il supporto del disegno costituito dal ripiano di un
tavolo grande o da un porta-specchio, tutte possibili vie d’uscita, simboli di ciò che
ci può portare fuori dal gorgo di un confronto troppo serrato con noi stessi. Ha
esposto in spazi pubblici e privati con mostre private e collettive.
ANGELO PARODI
Angelo Parodi nasce in Alessandria nel 1937.
Nel 1956 si arruola come Allievo Ufficiale Pilota dell’Aeronautica Militare, dove
inizia gli studi di ingegneria. Congedandosi nel ’58, frequenta il Politecnico di
Torino. In questi anni incontra Pietro Morando, già amico di famiglia, dal quale
riceve apprezzamento ed incitamento per la pittura.
Dirigente d’impresa fino al 1983, inizia nel 1984 l’attività di consulente d’azienda
in Europa per conto di una Società Multinazionale.
Autore di saggi storici, economici e finanziari, tra cui “Le pistole d’ordinanza
piemontesi” pubblicato nel dicembre del 1983.
Dal 1991 vive a Borgoratto nell’ex villa Ravizza, dove fa bella mostra la
cancellata di E. Ferrari, in via Acqui.
Angelo Parodi riesce a sottolineare con semplicità le varie realtà di universi
creati dall’arte, la cui regola e la cui coerenza è governata unicamente dalle forme
che il pensiero stesso assume.
Pur avendo talento, Parodi ha praticato la pittura quasi esclusivamente per un
breve giro di anni, compresi tra il 1967 ed il 1974.
I soggetti scelti dall’artista per i ritratti dei suoi familiari, riflettono una
dimensione talvolta domestica, che tuttavia utilizza un linguaggio simbolico ormai
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
universale. Tra gli sport da lui praticati ci sono: lo sci e l’equitazione con i quali ha
ottenuto buoni risultati agonistici.
STEFANO PASSAGGIO
Nato a Borgoratto il 27 gennaio 1921, dopo aver frequentato le locali scuole ha
proseguito gli studi al conservatorio di Torino, dove si è diplomato violista nel
1939.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, è stato reclutato dall’esercito e
quindi tra il 1940 ed il ’45 ha dovuto sospendere l’attività di musicista.
Nel ’46, libero da impegni militari, partecipa e vince il concorso per Prima Viola
nell’orchestra filarmonica di Zagabria.
Dopo pochi anni, inizia la carriera di solista partecipando con successo agli
appuntamenti sinfonici più prestigiosi in tutto il modo, esibendosi a New York,
Londra, Parigi, Madrid, Berlino, Mosca, Sidney, Tokyo, ecc…
Nell’anno 1959 vince il concorso di Prima Viola nell’orchestra sinfonica tedesca
di Berlino, con la nomina di Professore all’Accademia di Berlino.
Conclude la sua splendida carriera esibendosi pubblicamente per l’ultima volta
nel ’97 a Madrid.
Attualmente vive nella casa di famiglia a Borgoratto.
Ritengo doveroso formulare un sentito ringraziamento a questo grande talento
che ha portato in giro per il mondo, con onore, il nome di Borgoratto Alessandrino.
Grazie “Fanino”.
Continuano la tradizione di famiglia i nipoti Mario e Tonino De Secondi che
coltivano la vocazione musicale esibendosi con successo in Italia e all’ estero
LELLA VERNETTI
Torinese di nascita, trascorre le vacanze a Borgoratto nella casa di famiglia.
Appassionata di pittura fin dagli anni della scuola, è riuscita a concretizzare i suoi
sogni artistici frequentando, con notevole profitto, i corsi della scuola comunale di
Torino.
Rigorosamente figurativa, dalle linee sobrie e tenui colori riposanti, predilige
lavorare a olio su tela.
Ha partecipato a numerose mostre collettive.
MANIFESTAZIONI FOLKLORISTICHE, SPORTIVE, CULTURALI
La più importante manifestazione folcloristica dell’anno è quella legata alla festa
di San Bernardo, santo patrono del paese, che ricorre il 20 di agosto di ogni anno.
In questa occasione sono previste diverse iniziative quali: serate danzanti, serate
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
gastronomiche, tornei di calcio, di tennis, gare alle bocce, giro podistico del
Chiccovello, rassegna pittorica..
A Carnevale si svolge la sfilata delle maschere e dei carri allegorici, alla sera
viene acceso un grande falò in piazza Roma e vengono offerte frittelle e vein brulè
agli intervenuti. Per i bambini viene allestita la tradizionale rottura della pentolaccia.
La prima domenica di luglio la ProLoco organizza la “Sagra degli gnocchi”,
proposti dalle sapienti mani delle cuoche di Borgoratto, conditi con succulenti
sughi.
A novembre, nel giorno di S. Martino, si svolge la festa delle castagne in piazza
Roma, dove si possono gustare caldarroste accompagnate da vino novello, con la
possibilità d’acquistare prodotti biologici al mercatino allestito per l’occasione.
Alla vigilia di Natale viene organizzata una grande festa denominata “Aspettando
Natale” durante la quale si svolgono, in piazza Roma, diversi giochi ed anche una
fiaccolata per le vie del paese.
LA CERCA DELLE UOVA
Un’antica usanza, che si è persa negli ultimi anni, è quella di andare a “cantare
le uova”, la sera del sabato di Pasqua.
I giovanotti, girovagando per case e cascine accompagnati dalle note di
chitarra, mandolino ed anche della fisarmonica, intonavano una serie di ritornelli
con lo scopo di racimolare uova, pane, salame e vino. Se la contadina si mostrava
“restia” nel donare, i canti si facevano sempre più insistenti, sino a quando, per
liberarsi della fastidiosa combriccola, offriva le uova.
Con le uova raccolte si facevano biscotti che venivano distribuiti a tutta la
comunità.
ritornelli eran così composti:
Buna sira, siur padron e siura padron-na
Dem dir iovi si vori ca son-na
A suma avni da tant luntan
Per avni a cantè das bandi
Traversanda la rusà
As suma bagnà ‘r gambi
Dem dir iovi, dem dir iovi
Dir voster galeini
I man dic i voster avsein
Chi nei dir casi peini
Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina bianca
I man dic i voster avsein ch’le tit u dì cla canta
Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina rusa,
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
I man dic i voster avsein ch’le tit u dì cla pusa
Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina bofa,
I man dic i voster avsein chi nei anche an t’la gaiofa
Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina grisa,
I man dic i voster avsein chi nei anche an t’la camisa
Si vori nenta dem dir iovi
Dem pira ra galeina
Dem dir pan e du salam
Dem dir vein chi iei an canteina
Alè mesura cu’iè la luce smorta
Auris nent che la galeina la fisa morta
Siur padron fem pì cantè e uardè d’alve si,
Se no adman la galeina an canta pì.
Ant’ista gentil cà, ui canta n’aiasa,
I man dic i voster avsein cu iè na fia c’la pisa an t’la paiasa
Buna sira siur padrun,
Che nuiater andoma veja
Ringrasiuma u so bon cor
E dercò la so famija.
LA BUSINA’
Usanza ormai abbandonata è la lettura della Businà, rito le cui origini risalgono al
medioevo.
Si tratta di un componimento poetico, satirico e mordace recitato in dialetto che
si declamava in piazza, in occasione della domenica grassa di Carnevale.
La Businà era la forca caudina per uomini politici, pubblici amministratori e pezzi
grossi, era la recriminazione per tasse onerose, per fiscalismi antipatici, era la
presa in giro di progetti sballati, di opere fallite, ed infine, era lo sfogo per torti
collettivi subiti.
PROCESSIONI E RITI RELIGIOSI
PROCESSIONE DI S. BERNARDO (SOPPRESSA)
Sino a pochi anni or sono, la domenica della festa, si andava in processione al
camposanto per prelevare la statua di S. Bernardo e portarla in chiesa dove
rimaneva esposta sino all’ottava della domenica della festa patronale.
Successivamente veniva riportata, in processione, nella chiesetta del
camposanto. Il 12 maggio del 1982, la statua è stata rubata e non è stata mai più
ritrovata.
La processione si svolgeva per via Alessandria, via dei Cavalli, via C. Battisti, via
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
E. Massobrio e ritorno in chiesa.
Attualmente per la solennità del santo patrono si tiene in chiesa un triduo
spirituale. Alla domenica, dopo la messa delle 11.00, si effettua una processione
per via Fiume.
MESE MARIANO
Il mese mariano ha inizio a metà aprile e termina a metà maggio. In passato si
svolgeva una processione per via Alessandria, via dei Cavalli, via C. Battisti, via E.
Massobrio e ritorno in chiesa. Attualmente la processione viene fatta in via Fiume.
PROCESSIONE DEL 25 APRILE (SOPPRESSA)
Dopo la messa delle ore 8.00 si svolgeva una processione, cantando le litanie
dei Santi, con il seguente percorso: via Alessandria, all’intersezione tra via
Alessandria e via P. Colombo 1° stazione con benedizione; si proseguiva per via
C. Battisti dove si effettuava alla 2° stazione una seconda benedizione; si
proseguiva per via E. Massobrio e via Acqui sino all’ultima casa del paese dove
alla 3° stazione veniva impartita la terza benedizione; si ritornava per via Acqui e si
andava sino in fondo a via Fiume dove si trovava la 4° stazione e poi si tornava in
chiesa.
Attualmente la cerimonia anzidetta viene sostituita da una benedizione impartita
sul piazzale della chiesa.
La Santa Messa delle ore 11.00 è dedicata ai caduti delle guerre; alla fine viene
effettuato un corteo sino al monumento dove vengono eseguiti canti dagli alunni
delle scuole e viene impartita la benedizione.
PROCESSIONE DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE (SOPPRESSA)
Si celebra 40 giorni dopo la Santa Pasqua (in passato il giovedì). Il lunedì
precedente all’Ascensione si effettuava una processione per via Alessandria
(cantando le litanie dei Santi) con fermata alla cascina Alessandrina (sorgeva dove
oggi ci sono i due grandi condomini), dove veniva impartita la benedizione e poi
ritorno.
Il martedì precedente l’Ascensione si effettuava un’altra processione per via
Acqui con fermata all’ultima casa del paese dove veniva impartita la benedizione e
poi si tornava.
Il mercoledì si effettuava una processione per via Fiume con fermata alla fine
della via, veniva impartita la benedizione e poi si tornava.
Il giovedì, giorno dell’Ascensione del Signore alle ore 9.00 si svolgeva una
processione che partendo dalla chiesa proseguiva per via Alessandria, via P.
Colombo, passaggio a livello e alla prima curva veniva effettuata la prima
benedizione.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Si proseguiva verso la cascina Prevostura ed al primo promontorio si effettuava
la seconda benedizione.
Si continuava quindi per la strada del Chiccovello dove, circa a metà, veniva
impartita la terza benedizione e poi si proseguiva per il Rocco, quindi in via Baldi.
Qui, all’altezza dell’icona di S. Michele, si effettuava l’ultima fermata con relativa
benedizione.
Durante la processione i partecipanti raccoglievano i fiori ai bordi della strada in
quanto benedetti, conservandoli come simbolo portatore di bene.
La processione veniva annunciata con il suono delle campane piccola e media,
per quattro volte consecutive. Durante tutto il tragitto le campane suonavano
accompagnando la processione.
PROCESSIONE DEL “CORPUS DOMINI” (SOPPRESSA) (Giovedì dopo la S.S.
Trinità nella prima metà di giugno)
Partendo dalla chiesa, si proseguiva per via Alessandria sino all’incrocio di via
Pietro Colombo dove veniva impartita la prima benedizione, si ritornava e si
proseguiva per via Acqui dove all’ultima casa del paese veniva impartita la
seconda benedizione; si faceva ritorno e da via Fiume si entrava nell’oratorio dove
si effettuava la terza benedizione. Infine, si tornava in chiesa per la quarta ed
ultima benedizione. Tutte le finestre delle case site lungo il percorso esponevano
drappi e vasi fioriti. I bambini spargevano petali durante il tragitto.
Attualmente si celebra alla domenica seguente il giorno della S.S. Trinità, nella
prima metà di giugno, la processione si effettua nel giorno del “Corpus Domini” con
partenza dalla chiesa lungo via Fiume dove viene impartita la benedizione.
GIORNO DI TUTTI I SANTI
Sino a qualche anno fa si svolgeva una processione che partiva dalla chiesa fino
al camposanto dove venivano impartite sei benedizioni, quindi si faceva ritorno in
chiesa dove veniva effettuata un’ennesima benedizione.
Alla sera veniva recitato, il S. Rosario in chiesa e dalle ore 21.00 alle 22.00 le
campane suonavano a morto.
Attualmente oltre alle preghiere vengono impartite undici benedizioni al campo
santo, mentre alla sera viene recitato il S. Rosario in chiesa.
GIORNO DUE NOVEMBRE
Tradizione ormai scomparsa è il suono funebre delle campane che facevano
sentire i loro rintocchi alle ore cinque di questo giorno.
In chiesa si effettuavano opportuni canti. Venivano celebrate due Messe ed una
terza cantata
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Alle ore nove si celebravano tre S.S. Messe al camposanto. Attualmente in
questo giorno si celebrano tre Messe in chiesa nell’arco della giornata.
S. MICHELE (29 settembre, SOPPRESSA)
Le tre sere precedenti il giorno di S. Michele veniva effettuata una processione
che partiva dalla chiesa e raggiungeva la cappelletta sita nel Borgo S. Michele.
Qui venivano recitate le preghiere ed impartita la S. Benedizione, dopo di che
la processione si scioglieva. Il giorno di S. Michele veniva celebrata la Santa
Messa davanti alla cappelletta.
BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI (SOPPRESSA)
Quando tutta l’economia del paese si basava solo ed esclusivamente sul lavoro
agricolo che veniva effettuato con l’indispensabile e prezioso impiego di animali
equini e bovini, questo rito aveva un importante significato.
Tutti i contadini, la prima domenica di maggio, terminata la Messa delle 11.00
portavano sul piazzale della chiesa gli animali più cari affinché venisse loro
impartita la benedizione.
RITO DEL VIATICO DELL’ESTREMA UNZIONE (SOPPRESSA)
Quando si presentava la necessità di impartire l’Estrema Unzione il parroco,
indossata la cotta, la stola ed il piviale portando l’Eucarestia e l’olio santo, si
dirigeva alla casa dell’agonizzante camminando sotto al Baldacchino sorretto da
quattro uomini con qualche fedele al seguito. Davanti a tutti, un chierichetto
scandiva con un campanello il cammino del mesto corteo.
Attualmente l’Estrema Unzione viene impartita in forma privata dal parroco.
QUESTUA DEL GRANO
Una tradizione ormai scomparsa da parecchi anni è la Questua del grano, detta
del S.S. Sacramento che si effettuava nella prima metà di agosto. Il ricavato
serviva per le spese della S.S. Quarant’ore ed altre funzioni liturgiche.
Si usava anche fare la Questua del granoturco, verso la fine di novembre, per il
Sacro Cuore di Gesù. L’introito serviva per le spese del triduo, predicatore ed altri
riti.
Sulla porta dell’oratorio sono impresse due lettere “S” ed “R” che ricordano le
due confraternite esistenti a Borgoratto relative a S. Sebastiano ed a San Rocco.
IL LINGUAGGIO DELLE CAMPANE
SUONI ATTUALMENTE IN VIGORE
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
BAUDETTA
Alla sera della vigilia ed a mezzogiorno della ricorrenza di una solennità (Natale,
Epifania, ecc.) ed in occasione dei battesimi viene attivato questo ritmico suono.
SUONO A FESTA DELLE TRE CAMPANE
A mezzogiorno ed all’Ave Maria della sera di ogni sabato; alla domenica mattina,
alla Santa Messa delle 11.00, a mezzogiorno ed alla Santa Messa Vespertina.
SUONO DI MEZZOGIORNO
Tutti i giorni feriali, suono a distesa della campana maggiore.
SEGNALE FUNEBRE PER UN UOMO
Tre tocchi per ogni campana iniziando dalla piccola, continuando con la media
per finire con la maggiore.
Questa operazione viene ripetuta per tre volte consecutive, dopodichè
riprendono la piccola e la media ancora per tre volte e poi tutte insieme suonano a
distesa.
SEGNALE FUNEBRE PER UNA DONNA
Due tocchi per ogni campana per tre volte consecutive, continuano la piccola e la
media per tre volte e poi tutte assieme a distesa.
SUONO DEL FUNERALE (PER ADULTI)
Il tipo di suono in occasione dei funerali è uguale a quello usato per il segnale
funebre e viene ripetuto tre volte. Al termine iniziano i tocchi con tutte le campane.
L’arrivo in chiesa della salma viene annunciato dal suono a distesa della
campana maggiore.
L’inizio del S. Rosario, recitato in chiesa, viene annunciato dal suono della
campana media; mentre l’inizio del S. Rosario recitato nell’abitazione della salma
viene annunciato dal suono della campana maggiore.
Se il funerale si svolge al mattino, la sera della vigilia, dopo il suono dell’Ave
Maria, si suona a distesa la campana piccola; se si celebra al pomeriggio, si suona
a distesa a mezzogiorno la campana maggiore.
SEGNALE FUNEBRE PER UN BAMBINO
La campana piccola scandisce tre tocchi per tre volte; poi suona a distesa.
SEGNALE FUNEBRE PER UNA BAMBINA
La campana piccola scandisce due tocchi per tre volte; poi suona a distesa.
SUONO DEL FUNERALE (PER I BAMBINI)
Il funerale viene annunciato con il suono a Baudetta.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
SEGNALE DI INCENDIO
La campana piccola suona a martello per avvisare la popolazione che è in atto
un incendio nel paese.
SEGNALE DI ARRIVO DEL TEMPORALE
La campana piccola suona a distesa per avvertire chi è nei campi che è in arrivo
un temporale con possibili grandinate.
Sul campanile della chiesa, alto 25 m, si trovano tre campane:
- Campana grossa, costruita da Mazzola Achille di Valduggia (Novara),
riportante la scritta “ASSUMPTA EST MARIA COELUM CAUDENT ANGELI”;
- Campana media, costruita nel 1871 dai fratelli Baricozzi di Milano;
- Campana piccola, costruita anch’essa nel 1871 dai fratelli Baricozzi.
CANALE CARLO ALBERTO
Fu costruito negli anni 1834 – 1836 dagli ingegneri viscontei, per consentire
una capillare irrigazione della pianura che si estende da Cassine ad Alessandria.
Di fatto prende acqua dalla Bormida a Cassine, tocca i comuni di Sezzadio,
Gamalero, Frascaro, Borgoratto, Cantalupo e va a sfociare nel Tanaro alla periferia
di Alessandria.
Quest’opera consente un sistema di irrigazione a scorrimento ed a pioggia, di
cui l’agricoltura ha beneficiato in modo consistente con un notevole aumento dei
livelli produttivi.
In passato esisteva la figura del “dacquarò”, cioè l’incaricato all’irrigazione a
scorrimento dei prati e delle altre coltivazioni della zona.
Tutto questo era possibile grazie ad un reticolo di fossati adibiti all’irrigazione
che, quando necessario, venivano approvvigionati con l’acqua del canale.
Recentemente è stata potenziata la rete di distribuzione dell’acqua, permettendo
l’irrigazione dei campi anche nella zona collinare ad ovest del paese
PRODOTTI AGRICOLI
L’economia del nostro paese si è sempre basata sulla produzione agricola.
Anche se attualmente molti di noi svolgono la propria attività nelle vicine industrie,
la vita contadina continua a sussistere, aggiornandosi continuamente grazie alle
nuove tecnologie.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
I prodotti che da sempre hanno caratterizzato e qualificato la produzione agricola
locale sono gli ortaggi grazie alla fertilità del terreno ed alla ricchezza di acqua che
hanno permesso il prosperare di questo tipo di coltivazione.
In particolare si ricorda l’ottima qualità del cavoloverza e delle patate. Vengono
inoltre coltivati con successo: mais, barbabietole da zucchero, bietole rosse, orzo,
grano e foraggi.
A ponente del territorio del Comune, dove la pianura termina, iniziano le colline
che in
passato erano coltivate a vite.
Elenco delle principali coltivazioni:
ELENCO DELLE PRINCIPALI COLTIVAZIONI
GRANO
Ha 230
COLZA
Ha 20
MAIS
Ha 120
BARBABIETOLE
Ha 20
ORZO
Ha 80
FORAGGIO
Ha 20
BOSCO
Ha 40
ORTO
Ha 10
GIRASOLI
Ha 30
PATATE
Ha 10
SOIA
Ha 20
VIGNA
Ha 5
In quantità minori anche: cavoli, cavolfiori, aglio, barbabietole rosse, peperoni,
pomodori,meloni, pesche.
LE CASCINE
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
NOME
PROPRIETA’
MANTELLA
SUPERFICIE
H-A-CA
FABBRIC.
RURALE
H-A-CA
TIPO DI
COLTIVAZIONE
CASTAGNINO F. 32.11.09
00.07.50
BOSCO,
PRATO,
VIGNETO,
SEMINATIVO
TORRETTA
FERRARI G.
9.55.40
00.10.40
BOSCO, VIGNETO,
PRATO,
SEMINATIVO
BELLARIA
FERRO G.
12.27.30
00.17.70
SEMINATIVO,
BOSCO, VIGNETO
PAPPARDELLA
SCARRONE D.
4.12.85
00.50.40
.
VIGNETO,
SEMINATIVO,
BOSCO, PRATO
CASCINA
DEI BERSANO A.
MOGGIA
EX GONELLA
2.12.24
00.05.10
VIGNETO,
SEMINATIVO
ROSSETTA
LOMBARDI L.
14.26.90
00.13.30
BOSCO,
SEMINATIVO,
VIGNETO
CASTELLANA
SARCHIO I.
03.10.34
00.27.30
BOSCO,
SEMINATIVO,
VIGNETO, PRATO
ORTI
CORDICELLA F.
03.10.34
00.06.50
BOSCO,
SEMINATIVO,
VIGNETO
TORRE
OLIMPIA
EUROFIOCCHI
1.99.60
00.34.40
VIGNETO,
SEMINATIVO
FORNACE
EUROFIOCCHI
4.03.57
00.15.70
SEMINATIVO
PREVOSTURA
SORRENTINO
G.
2.22.40
00.11.00
PRATO, BOSCO,
SEMINATIVO
ANDICANA
BALDI S.
2.09.60
00.16.40
SEMINATIVO
LA GHIACCIAIA
In mancanza della corrente elettrica e per necessità di mantenere le vivande al
fresco si usava metterle in un contenitore (cesto, secchiello) e calarle nel pozzo a
filo d’acqua. In alternativa, dove possibile, si utilizzava il ghiaccio raccolto
prevalentemente nella Bormida durante l’inverno. Conservato nella “ghiacciaia
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
comunale” veniva prelevato nei mesi caldi per essere messo nel contenitore detto
“giasera”, sostituito poi dall’attuale frigorifero.
Questi contenitori erano a forma di parallelepipedo, costruiti esternamente in
legno ed internamente rivestiti da un foglio di lamiera a tenuta stagna.
Il 24 maggio 1900, con un mutuo di £. 4000, il Comune procede alla costruzione
della Ghiacciaia in piazzale Grande Teresio, a lato dell’allora esistente peso
pubblico. In data 8 maggio 1919 il Consiglio comunale ne decide la demolizione.
LA CAVA
La storia inizia nel luglio 1997, quando la SILEA presenta al Comune di
Borgoratto la richiesta d’autorizzazione alla coltivazione di una cava, sita nell’area
della “Cascina Ghisone”, acquistata l’anno precedente dalla ditta costruttrice di
laterizi, in Cassine. Dopo vari avvicendamenti burocratici fra Regione, Provincia e
Comune, il 21 maggio 1999 la Giunta comunale di Borgoratto, costituita dai sigg.
Ciberti, Trotti e Dagnino, delibera l’autorizzazione alla realizzazione della cava.
Poco dopo inizia a diffondersi la notizia, generando dubbi sull’effettiva convenienza
di tale operazione e sulla necessità di stravolgere il territorio.
A questo punto nasce un comitato per il “NO alla cava”, formato dai sigg. Bigotti
Mauro, Abrate Mario, Pesce Claudio, per raccogliere firme e malumori portando a
conoscenza
dell’Amministrazione
Comunale
il
dissenso
popolare.
Contemporaneamente il Sindaco Ciberti continuava a sostenere la giusta causa
della concessione, in paese crescevano sempre più le discussioni unitamente alla
preoccupazione per il disastro annunciato.
A seguito della richiesta di alcuni Consiglieri, sostenuti anche dalla popolazione
(il Comitato aveva nel frattempo raggiunto l’80% delle firme dei borgorattesi a
sostegno del NO) , il Sindaco Ciberti si vede costretto alla convocazione del
Consiglio Comunale che si tiene il 27 novembre 2000 con all’ordine del giorno la
coltivazione della Cava SILEA.
In una sala consigliare super affollata, con gli animi dei presenti surriscaldati, i
Consiglieri Angeleri Stefania, Brichese Fabio e Oddone Filippo evidenziarono
l’assurdità e l’incongruenza di chi aveva autorizzato la coltivazione alla Cava
senza chiedere preventivamente il parere del Consiglio comunale.
Il Sindaco, ignorando di fatto l’intervento dei tre Consiglieri e convinto di avere
ancora una maggioranza coesa, chiede al Consiglio di votare.
A questo punto, i tre Consiglieri abbandonano l’aula per protesta, mentre il
pubblico presente genera una vivace contestazione che convince il Sindaco Ciberti
a sospendere e rimandare il Consiglio a data da destinarsi.
Il caso vuole che questo sia stato l’ultimo Consiglio Comunale
dell’Amministrazione Ciberti, in quanto il 22 dicembre 2000, Angeleri S., Brichese
F. e Oddone F. si dimettono, dando inizio ad una serie di dimissioni sino a quella
del Sindaco in carica e della Giunta avvenute il 28 dicembre 2000.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Da quel giorno, sino al 13 maggio 2001, l’Amministrazione Comunale è stata
retta dal commissario. Con l’insediamento della nuova Amministrazione sono state
messe in campo tutte le risorse necessarie al fine di bloccare e chiudere
definitivamente quest’assurda
vicenda che rischiava di brutalizzare il nostro
paese.
La grande intuizione del Sindaco Lanza di convocare il 4 marzo 2002 una
Conferenza dei Servizi riunendo intorno ad una tavolo istituzionale Regione,
Provincia, Comune e ditta SILEA ha fatto emergere le profonde contraddizioni e
l’assurdità urbanistica di autorizzare in quel area una coltivazione (di fronte ad una
piscina pubblica e a fianco di una area industriale). Punto di forza della conferenza
è stata l’irremovibilità dell’Amministrazione comunale al transito degli automezzi
pesanti in Paese tanto da costringere la ditta SILEA al ritiro del progetto.
Con la Conferenza di Servizi si è posta la parola FINE alla coltivazione alla
Cava, con evidente soddisfazione di tutti i borgorattesi e delle persone di buon
senso che amano e rispettano il proprio paese.
Un sostegno efficace alla causa, oltre al Comitato per il “NO alla Cava”, è giunto
dalla locale PRO LOCO-SOMS che è risultata l’unica, tra le associazioni operanti
all’epoca sul territorio, a schierarsi apertamente contro la cava.
Concludendo, nessuno deve arrogarsi il diritto di lasciare in eredità ai nostri figli
un paese snaturato, mutilato ed imbruttito che noi abbiamo ricevuto
temporaneamente in custodia dai nostri predecessori, con il dovere di consegnarlo
ai nostri successori integro e possibilmente valorizzato.
ATTIVITA’ ARTIGIANALI, COMMERCIALI, INDUSTRIALI
Nonostante le ridotte dimensioni del paese, esiste in Borgoratto una serie di
attività che producono lavoro per molti residenti, con ottimi risultati per gli
imprenditori
Elenco delle attività:
Ditta ALOGES s.r.l. via Fiume 24: installazione coperture mobili;
B.E.M. s.n.c. di Gianotti Alessandra & C.: produzione insaccati;
COSMEC s.r.l. via Alessandria 55: produce laminati;
EUROFIOCCHI s.p.a. via Baldi 19: mangimi per animali;
NECCHI BLU SYSTEM, zona D4 Alessandria;
ITALFOOD via Fiume 26: panificio;
PISCINE MOND’AZZURRO s.a.s.: impianto sportivo e piscine;
TEKNOCOPERTURE s.r.l. via Baldi 20: isolamenti;
BOVIO ANTONIETTA piazza Roma 3: alimentari;
OMODEO GEMMA via Acqui 9: tabacchi e giornali;
IVOLI VITO via Acqui 5: barbiere per uomo;
RAITERI GIOVANNI via del Castello 10: parrucchiere unisex;
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
OLIVERI KATIUSCIA via E. Massobrio 7: parrucchiera per donne;
GAGGINO GIANPASQUALE via Baldi 28: costruzioni meccaniche;
CIZEK GIANCARLO via C. Porrati 2: impianti termosanitari;
COMANDINI & SESTITO via dei cavalli 2: impianti termosanitari;
RUGGERO GIOVANNI via Alessandria 53: autotrasporti;
CAPUZZO SETTIMO via Alessandria 46: autotrasporti;
COCCO GIOVANNI via Fiume 46: impresa edile;
ACCARDO MAURIZIO, H. IMPIANTI, via Guasco di Bisio 14: impianti elettrici;
ACCARDO ALESSIO, LEX LUX, via Guasco di Bisio 14: impianti elettrici;
BERSANO ALBINA, via Mombaruzzo 6: azienda apistica;
AZIENDA “TRE PINI” di Cantarella Piercarlo, via Mombaruzzo, 5;
LOMBARDI LORENZO, consulente del lavoro;
CRINITI GIANFRANCO via Alessandria 45: agenzia teatrale;
VIGUTTO RENZO via Alessandria 50: reflessologo;
MANTELLI PIERDOMENICO via Boidi: medico condotto;
MONCALVI DANIELE via Fiume 2: medico dentista;
BELLINGERI MAURIZIO via Massobrio 13: medico condotto;
EDILMARK S.R.L. di Camagna Alberto, via Mazzini, 155 - Novi Ligure:
serramenti in alluminio;
PROLOCO – SOMS via Massobrio 15: bar trattoria;
FE.BO. via Alessandria 26: associazione culturale;
G.D.P. LA FENICE via Fiume 1: cenacolo di danza.
Ci scusiamo anticipatamente per eventuali inesattezze o dimenticanze non
volute.
I PRIMI CITTADINI DI BORGORATTO DAL 1865
1865 – 1870
1870 – 1875
1875 – 1880
1880 – 1885
1885 – 1890
1890 – 1895
1895 – 1900
1900 – 1905
1905 – 1910
1910 – 1915
1915 – 1920
1920 – 1925
1925 – 1930
1930 – 1935
PELLATI GIOVANNI MATTEO
COLOMBO CAV. ANTONIO
COLOMBO CAV. ANTONIO
PORRATI GIUSEPPE
PORRATI GIOVANNI GIUSEPPE
GUERRINA GIUSEPPE
MASSOBRIO STEFANO GIUSEPPE
MASSOBRIO STEFANO GIUSEPPE
MASSOBRIO STEFANO GIUSEPPE
BALDI DOMENICO
MASSOBRIO PIETRO
RATTI PIO
MASSOBRIO NICOLA (PODESTA’)
RASORE PAOLO (PODESTA’)
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
1935 – 1940
1940 – 1945
1945 – 1950
1950 – 1955
1955 – 1960
BOZZETTI AVV. STEFANO (PODESTA’)
BOZZETTI AVV. STEFANO
MASSOBRIO DOMENICO
MASSOBRIO DOMENICO
MASSOBRIO DOMENICO
1960 – 1965
1965 – 1970
1970 – 1975
1975 – 1980
1980 – 1985
1985 – 1990
1990 – 1995
1995 – 2000
2001
VOLANTE SILVESTRO
VOLANTE SILVESTRO
VOLANTE SILVESTRO
GRANDE GIUSEPPE
CIBERTI GIANFRANCO
CIBERTI GIANFRANCO
CIBERTI GIANFRANCO
CIBERTI GIANFRANCO
LANZA MAURIZIO
INFORMAZIONI COMMERCIALI
GIOVANNI PARRUCCHIERE UOMO DONNA, di RAITERI GIOVANNI
Via del Castello n.10, Borgoratto
Tel. 0131 – 278147
Continua con successo la professione iniziata dalla mamma Monica Torriani,
che per molti anni è stata operativa a Borgoratto, tramandando al figlio i segreti del
mestiere.
Giovanni, oltre agli insegnamenti materni, ha acquisito la necessaria
professionalità tramite corsi di formazione specifica svolti presso l’Accademia
UNASAS di Milano.
IVOLI VITO, PARRUCCHIERE PER UOMO
Via Acqui 1, Borgoratto
Da circa vent’anni è operativo a Borgoratto, riuscendo ad integrarsi totalmente
nella vita sociale del paese.
Sin da piccolo si è dedicato con passione a questa professione, che a tutt’oggi
svolge con perizia e capacità.
IMPRESA EDILE di COCCO GIOVANNI
Via Fiume 2, Borgoratto
Costruzioni in muratura, realizzazione tetti nuovi, revisioni tetti, intonacatura,
escavazioni ed ogni altro lavoro edile.
Da circa cinquant’anni opera con perizia e competenza, garantendo
professionalità e qualità.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
AGENZIA TEATRALE di CRINITI GIANFRANCO (dal 1964)
Via Alessandria 45, Borgoratto
L’Agenzia nutre un’esperienza trentennale nel campo dello spettacolo e più
specificatamente nell’ambito della musica dal vivo e nell’organizzazione di concerti;
attualmente l’attività prevalente è il collocamento di Orchestra da ballo liscio e
internazionale, e non ultimi cabarettisti, operette, musica classica, spettacoli e
intrattenimento per bimbi.
Annovera in passato, collaborazioni con numerosi artisti di fama nazionale
ed internazionale, tra i quali: Edoardo Bennato, Roberto Vecchioni, Eros
Ramazzotti, Antonello Venditti, Renato Zero, Riccardo Cocciante, Joe Cocker, Ray
Charles e e tanti altri che hanno contribuito a rendere grande il mondo della musica
dai favolosi anni ’60 ai giorni nostri.
L’Agenzia svolge, altresì, un’attività di produzione spettacoli, tra i più noti al
pubblico ricordiamo le varie edizioni di Balletti Brasiliani e Inglesi, che dal 1988 ad
oggi hanno raccolto i più lusinghieri consensi in Italia ed all’estero.
AZIENDA APISTICA “CASCINA DEI MOGGIA” di Bersano Albina
Via Mombaruzzo 6, Borgoratto
L’azienda “Cascina dei moggia” (ex cascina Gonella) situata a Borgoratto
Alessandrino all’inizio della zona collinare che prosegue verso Mombaruzzo (AT) è
condotta da Bersano Albina ed è sita in Via Mombaruzzo n. 6.
Nasce nel 1996 come azienda ortofrutticola a produzione biologica e
trasformazione, per avviare, dopo qualche anno anche l’attività apistica, realtà ad
oggi prevalente.
Aderisce al progetto delle fattorie pedagogiche partecipando al corso proposto
dalla Regione Piemonte tramite l’Ass. di categoria Coltivatori Diretti nel 2003.
La motivazione prevalente dettata dalla ricerca di un possibile dialogo tra città e
campagna, dal bisogno di “rielaborare” le ragioni di fondo del contatto uomo –
ambiente e approfondire tutto quanto attiene alla filiera alimentare.
Ciò che più risulta stimolante è la possibilità di utilizzare l’azienda agricola come
sede educativa vera e propria, all’interno di un contesto progettuale e
programmatico nel quale è messo al centro l’apprendimento da parte di ognuno
dei visitatori/allievi coinvolti, riproponendo valori, idee tramite il “fare” in un contesto
rurale dove il tempo, ieri e oggi, si confondono nonostante i cambiamenti.
Nell’ottica dell’agricoltura consapevole, nel 2005 ha aderito come docenza al
progetto “Happy” attuato dall’Ass. Aspromiele, Ass. ANMIL e l’INAIL con il
proposito di insegnare a persone che hanno subito un’invalidità verificatasi sul
posto di lavoro, a diventare apicoltori presso l’azienda stessa.
L’attività apistica e di conseguenza i suoi possibili prodotti (miele, pappa reale,
polline…) sono certificati biologici dall’ente certificatore C.C.P.B. di Bologna.
La produzione ortofrutticola è ugualmente certificata biologica e la
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
trasformazione dei prodotti ottenuti (marmellate, antipasti, dado vegetale, mostarda
d’uva,…) con la prossima stagione, sarà interamente certificata biologica .
La vendita dei prodotti si rivolge quasi esclusivamente a negozi, mercatini, ecc…
Per il miele (acacia, millefiori chiaro, millefiori scuro, tiglio), il maggior quantitativo
viene venduto al Consorzio Apistico CONAPI di Bologna ed una piccola parte ai
negozi o direttamente ai privati.
COSMEC
Sede in Via Alessandria, Borgoratto
E’ specializzata in progettazione e costruzione di unità ed impianti per
trattamento di nastri di metallo di ogni genere, metalli preziosi e in particolare
laminatoi a freddo per l’argento.
L’attrezzatura principale nel nostro stabilimento consiste in: torni, frese, alesatrici,
trapani, spianatrici, rettifiche per cilindri, rettifiche per superfici, laminatoi.
DITTA CIZEK GIANCARLO
Sede in Via del Coniglio 31, Alessandria
tel. 0131-249107
Idraulico, lattoniere, installatore di impianti idrotermosanitari, impianti di condizionamento e climatizzazione. Concessionario di zona di: “Climatizzatori STELBI”.
COMMESTIBILI BOVIO ANTONIETTA
Piazza Roma, Borgoratto
In questo negozio, attivo da molti anni a Borgoratto, vengono proposti prodotti
alimentari di qualità, presentati con competenza e buongusto da Antonietta.
Questo negozio non prevede chiusura per ferie, agevolando così i borgorattesi
nei loro acquisti.
LOMBARDI LORENZO
Consulente del lavoro in attività in tutta la provincia.
Per la sua competenza e professionalità è stato eletto Presidente dell’Ordine dei
Consulenti del Lavoro della Provincia di Alessandria.
COSTRUZIONI MECCANICHE GAGGINO di GAGGINO GIANPASQUALE
Via P. Baldi 34, Borgoratto
tel. 0131 – 278369
L’officina meccanica apre i battenti a Borgoratto nel 1978, gestita con
competenza e professionalità dal fondatore Gianpasquale Gaggino.
Essendo dotata di una varia quantità di macchine utensili fra le quali: torni, frese,
rettifiche tangenziali, trapani, ecc., è in grado di soddisfare ogni richiesta di
lavorazione su disegno.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Fra le principali ditte clienti si ricordano: FIAT, Alfa Romeo, Mecal, Cavis,
Alfacavi, Alma, ecc…
COMANDINI & SESTITO s.n.c.
Sede in Via Lumelli 39, Alessandria
tel. 0131 - 68660
Allestimento di impianti termici tradizionali ed idrici, impianti a pavimento ed a
parete thermoval a bassa temperatura.
Installazione ed assistenza caldaie SAUNER DUVAL ad alto rendimento
energetico.
REFLESSOLOGO RENZO VIGUTTO
Via Alessandria 50, Borgoratto
Friulano di origine, residente dal 1989 a Borgoratto.
Applica la reflessologia, che consiste nell’esercitare pressione sul corpo, nei
punti stabiliti dalla Medicina Cinese tradizionale, per problemi ortopedici come per
esempio: sciatalgie, ernie del disco, ecc..
Per capire le cause di ogni problema, invece, usa la metodica d’indagine ebraica, che consiste nel guardare i piedi i quali hanno tutte le informazioni sul corpo in
tempo reale.
Questo permette poi di lavorare sulle cause del problema e non sull’effetto.
DITTA B.E.M.
Via Alessandria, Borgoratto
La loro pluriennale esperienza è a garanzia della qualità che sono in grado di
fornire nei loro laboratori, dove commerciano carni e trattano trippa e frattaglie.
H IMPIANTI di ACCARDO MAURIZIO
Via Guasco di Bisio 14, Borgoratto
cell. 335 - 6791498 Fax 0131 - 278921
Installazione e manutenzione di impianti elettronici civili ed industriali,
automazioni in genere.
Specializzazione anche nella installazione impianti di climatizzazione,
installazione impianti di irrigazione ed illuminazione giardini.
AZIENDA “TRE PINI” di Cantarella Piercarlo
Via Mombaruzzo 5, Borgoratto
L’azienda alleva suini destinati all’ingrasso. Le operazioni di approvvigionamento
cibo, pulizia, smaltimento liquami, disinfezione, climatizzazione, video sorveglianza
sono tutte automatizzate secondo un’efficace gestione informatizzata.
Il ciclo produttivo inizia dal ricevimento in azienda di maialini di circa 25 – 30 kg,
che dopo un normale periodo di crescita, arrivando al peso finale di 165 – 170 kg,
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
vengono inviati al Consorzio Produttore Prosciutto di Parma di cui l’azienda “Tre
Pini” è fornitrice.
“TU DONNA” di OLIVERI KATIUSCIA Parrucchiere Unisex
Via E. Massobrio 7, Borgoratto
Katiuscia, con passione, si dedica a questa professione dal 1999.
Frequenta con successo i corsi ANAM per parrucchiere e corsi ECSTATION per
l’allungamento dei capelli.
MOND’AZZURRO
Via P. Baldi 42 Borgoratto
tel. 0131 – 278592
L’impianto ricreativo polifunzionale MOND’AZZURRO è situato a circa
cinquecento metri fuori Borgoratto lungo la S.P. 239 che porta verso Carentino, ed
è collocato su di un’ampia area di campagna, circondato da boschetti e campi
coltivati.
Le strutture presenti e le attrezzature sportive e ricreative sono distribuite su
diversi piani, collegati da camminamenti, prati e anfiteatri in pietra che danno
un’idea di continuità ed omogeneità con l’ambiente naturale circostante.
Vi si trovano a disposizione del pubblico attrezzature sportive quali: 3 piscine di
varia superficie e profondità, destinate ad uso da parte di bambini ed adulti, 4
campi da beach volley regolamentari, 2 campi da beach soccer modulabili in uno
regolamentare, spogliatoi e docce.
Sono presenti differenti punti di servizio di bar tavola calda che offrono oltre a
bibite ed alcolici hamburger, panini, piatti a base di carne ed insalate.
L’impianto è aperto dall’ultimo sabato del mese di maggio, fino ai primi giorni di
settembre. Si organizzano cerimonie e serate musicali.
NECCHI BLU SYSTEM s.p.a.
SECURITY AND PROTECTION
Via L. Einaudi 8, zona D4 scalo, Alessandria
Azienda leader nella progettazione e realizzazione di prodotti anti-taccheggio
utilizzando software di modellazione solida per conferire loro le migliori
caratteristiche di sicurezza ed estetica.
All’interno dell’azienda, attrezzature all’avanguardia consentono, alla fabbrica di
essere autonoma in tutte le fasi di lavorazione. L’esperienza nel mondo delle corse
automobilistiche del presidente Piero Necchi, ha permesso di “ereditare” da questo
sport la vocazione tecnologica vincente grazie allo spirito di competizione del
gruppo.
TEKNOCOPERTURE s.r.l. di Esposito Giuseppe
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
Via Baldi 20, Borgoratto
La TEKNOCOPERTURE s.r.l. è in grado di realizzare opere di
impermeabilizzazione e coibentazione con manti bituminosi e sintetici, di edifici
destinati ad uso di civile abitazione, industriale ed opere d’ingegneria civile, quali
ad es. ponti, viadotti, fabbriche o vasche antincendio.
È buona norma di questa azienda prestare la propria consulenza prima di
iniziare ogni nuovo intervento al fine di soddisfare con la soluzione tecnica migliore
le esigenze e le necessità del cliente.
EUROFIOCCHI
Via P. Baldi 19, Borgoratto
Numero Verde: 800 – 239142
[email protected]
L’azienda è nata dall’iniziativa e dalla capacità imprenditoriale del suo fondatore:
Mario Abrate. Attualmente l’EUROFIOCCHI continua la sua attività sotto la
competente regia dei figli Luisella e Gianni.
L’EUROFIOCCHI è stata la prima azienda italiana che ha studiato e
sperimentato l’utilizzo degli alimenti fioccati in zootecnia, contribuendo a
diffondere una tecnica di alimentazione nuova, vantaggiosa e naturale.
A tutt’oggi, essa è l’unica realtà produttiva specializzata in mangimi interamente
fioccati, bilanciati ed integrati.
Le tecniche di produzione sono oggetto continuo di revisione, garantendo
un’evoluzione quotidiana che recepisce ogni innovazione tecnologica disponibile,
sempre nell’ottica di migliorare sotto ogni profilo la produzione al fine di apportare
beneficio ai consumatori.
EDILMARK S.R.L. di Camagna Alberto
Via Mazzini 155, Novi Ligure
cell. 338-9197517—tel/fax 0143-741740
Produzione serramenti in alluminio (finestre, porte, zanzariere, tende da sole,
veneziane ecc..) e commercializzazione di serramenti in legno e pvc
L’attività ha avuto inizio nel 2000.
La sede della ditta è a Novi Ligure, il laboratorio per la produzione dei
serramenti si trova a Tortona sulla S.S. per Alessandria.
ALOGES s.r.l.
Borgoratto
Tel. 0131 - 278831
Aloges progetta e realizza in perfetta integrazione con l’ambiente qualsiasi tipo di
copertura curandone inoltre su richiesta la gestione e la manutenzione nel tempo.
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
I nostri ingegneri e architetti sono in grado di elaborare, con l’aiuto del computer,
qualsiasi richiesta progettuale, sia partendo da una semplice idea, che
coordinando un progetto già definito.
Grazie alla loro organizzazione sono in grado di fornire qualsiasi dotazione
accessoria, dall’allestimento interno all’arredamento, dall’impiantistica alla
componentistica.
La Aloges S.r.l. progetta e realizza prefabbricati in legno totalmente coibentati (tetti,
pareti, pavimento) anche su misura.
Grazie all’impiego di tali materiali, alla qualità dei componenti e al sistema di
costruzione utilizzato, l’azienda è in grado di garantire la struttura dei propri
prefabbricati con una garanzia di 10 anni.
Un doveroso ringraziamento alle ditte, ai professionisti, ai commercianti e
agli artigiani che con il loro apporto hanno contribuito alla realizzazione del
testo
PROVERBI E DETTI LOCALI
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
VERSIONE DIALETTALE
MESSAGGIO DEL PROVERBIO
A la Madona Candelora da l’invern a
soma fora.Da piovi a fe bel temp per
40 dì a soma ancora andrent.
Il 2 febbraio gran parte dell’inverno
è passato, però per 40 giorni fa
ancora freddo.
Peila giuvna che vegia la ven da
sula.
Sposa una donna giovane, che ha
più tempo da vivere con te.
Iomi i son c’me i can, se i mordu
nenta ancoi i mordu adman.
Gli uomini sono traditori
Tai cagà l’armela.
Dimostrazione di colpevolezza.
Ten dachent l’archet che la sunada a
l’è longa.
Non sprecare energie perché la vita
è lunga.
Quandi i parlu i cit alè perché i gros
ian sa parlà
La povera gente parla dopo aver
sentito l’opinione dei più altolocati.
I tuten i van an tel meliasi.
Si è rotto il meccanismo.
Doni e ochi t’nini pochi.
Poche femmine e poche oche.
A l’è mei l’ov ancoi che la galeina
adman.
Meglio l’uovo oggi sicuro che forse
la gallina domani.
Doni e boi di pais toi.
Donne e buoi dei paesi tuoi.
La galeina vegia la fa bon bro.
Anche una
essere utile.
A Sant’Andrea l’invern el monta an
careia.
A Sant’Andrea inizia l’inverno.
El patis u sutpansa.
Colui che toccato nel vivo ne
risente.
VERSIONE DIALETTALE
MESSAGGIO DEL PROVERBIO
A so nent chi bitè an tu surc e chi an
sla mureta.
Quando non sai chi scegliere tra due
persone poco valide.
Tei carià d’ligna verda.
Porti tanto peso e poca sostanza.
cosa
vecchia
può
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
At bitoma el basten.
Colui che viene caricato di lavoro.
Chi cu la fa u la specia.
Chi fa uno scherzo si aspetti la
reazione.
U gira c’me in wendu.
Gira bene, gira tanto.
U gira c’me na mongia.
Gira veloce.
Adasi barbè che l’eua a sa scauda.
Non aver fretta.
La vaca d’Valensa cul c’la fa la
pensa.
Persona che immagina e attribuisce
ad altri le proprie illecite pensate.
Tei c’me cui San Damian, chi tiru la
preia e i scondu la man.
Persona che compie
senza farsi riconoscere.
T’hai mangià el bucen an t’la pansa
d’la vaca.
Persona che ha dilapidato un bene
ancor prima di esserne in possesso.
La gata c’lava presia a la fac i gaten
orb.
Non bisogna aver fretta per far bene
le cose.
I guadagn d’lavucat truncon che u
tra si la ca per vendi i mon.
Lavori antieconomici, sconvenienti.
Grand e gros ciula e balos.
Le persone fisicamente grandi e
grosse sono bonaccione.
Tic i dì ui nas in cucu, furtinà chi qul
chica.
Tutti i giorni nasce uno sprovveduto,
fortunato chi ne approfitta.
A iuma catà na damigian-na d’even
brisc.
Quando nasce una bambina la
famiglia non si rafforza.
A iuma puntalà la cà.
Quando nasce un
famiglia si rafforza.
un’azione
maschio
la
BIBLIOGRAFIA
GIROLAMO BUZZI, “Storia di Gamondio antico or Castellazzo Bormida”,Volume
II del 1864;
GOFFREDO CANALIS, “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale ,
volume II del 1834:
PARROCCHIA DI BORGORATTO, ARCHIVIO;
COMUNE DI BORGORATTO, ARCHIVIO;
COMUNE DI BORGORATTO, “Libro figurato vecchio” del 1744;
COMUNE DI BORGORATTO, Planimetrie del 1761 e 1773
ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE, F° N. 70 della Carta d’Italia;
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
NICOLA BASILE; “La città mia”;
ARCHIVIO FAMIGLIA BOZZETTI;
COLLEZIONE PRIVATA DR. ANGELO PARODI
Un particolare ringraziamento a: Nicoletta Parodi, Daniela Oddone, Dino
Bozzetti, Angelo Parodi, Giovanni Marchisio, Beppe Passaggio, Max Anselmi,
Roberto Maestri.
INDICE
PAG
PREFAZIONE
1
PREMESSA
4
INTRODUZIONE
5
IL PAESE E’
6
UN PAESE CI VUOLE
7
IL GONFALONE
8
NOTIZIE A CARATTERE GENERALE
9
I QUATTRO RIONI
12
TOPONIMI DELLE STRADE
13
CENNI STORICI
20
ECCIDIO DELLE FAMIGLIE BUZZI, CELLERINO E BRUZZONE 59
ROMEO BOZZETTI (IL GENERALE)
61
CINO BOZZETTI
63
GIUSEPPE BOZZETTI
67
ROMEO BOZZETTI
68
ERNESTO FERRARI
69
LA CHIESA
73
TERRITORIO E SPIRITUALITA’
80
IL PIANO REGOLATORE
83
UNIONE COMUNITA’ COLLINARE “IL GIRASOLE”
86
LA PROTEZIONE CIVILE
88
LA PROLOCO
91
LA FE.BO.
93
Borgoratto: il mio paese, la sua storia
LA FENICE
94
LA S.O.M.S
96
L’ASILO INFANTILE GIUSEPPE COLOMBO
97
CESARE BRUNO
101
RICCARDO CASSOLA
103
MARIO CONZANO
104
REMO LANZONI
106
ANGELO PARODI
108
STEFANO PASSAGGIO
110
LELLA VERNETTI
111
MANIFESTAZIONI FOLKLORISTICHE, SPORTIVE, CULTURALI
112
LA CERCA DELLE UOVA
113
LA BUSINA’
115
PROCESSIONI E RITI RELIGIOSI
115
IL LINGUAGGIO DELLE CAMPANE
120
IL CANALE CARLO ALBERTO
123
PRODOTTI AGRICOLI
124
LE CASCINE
126
LA GHIACCIAIA
130
LA CAVA
131
ATTIVITA’ ARTIGIANALI, COMMERCIALI, INDUSTRIALI
133
I PRIMI CITTADINI DI BORGORATTO
135
INFORMAZIONI COMMERCIALI
137
PROVERBI
148
BIBLIOGRAFIA
150
Borgoratto: il mio paese, la sua storia