cenni storici - Diocesi di Alessandria
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cenni storici - Diocesi di Alessandria
Borgoratto: il mio paese, la sua storia PREFAZIONE In questi anni, caratterizzati da continue guerre, lotte politiche e ripetuti atti di violenza, che ogni giorno i fatti di cronaca ci mostrano, reputo importante, se non fondamentale, mettere nelle mani dei nostri giovani uno “strumento” capace di aiutare e insegnare il rispetto per sé e per gli altri e al contempo dare loro la forza di andare avanti per migliorare ogni giorno la vita propria e quella del loro prossimo. Come? Attraverso l’esperienza dei “vecchi e pertanto saggi” che hanno “fatto” la storia, in primis, quella del nostro paese, Borgoratto Alessandrino. La scuola impartisce l’educazione e la disciplina, che molto valgono alla formazione dei “nostri ragazzi”; ma c’è una “materia” che nessuna istituzione, per quanto competente sia, può “donare”: l’esperienza. Quell’enorme bagaglio culturale che una persona apprende vivendo sulla propria pelle determinate situazioni che gli forgiano il carattere e lo trasformano in uomo. Unita al desiderio di mettere su carta, ricordi lontani che il tempo sta via via cancellando, c’è dunque la volontà di consegnare nelle mani delle generazioni future, un patrimonio inestimabile come la storia del nostro paese; un libro “semplice”, aperto a tutti, ma soprattutto, fonte di inesauribile esperienza, rappresentata da tutti coloro che c’erano e oggi non ci sono più e che hanno contribuito a rendere Borgoratto il paese che è. Un paese forse non ricchissimo di bellezze naturali, vista la sua posizione geografica, ma sicuramente patria di grandi artisti che con le loro opere hanno reso Borgoratto un paese artisticamente non inferiore a nessuno tra quelli della nostra provincia. Artisti come Ferrari e Cino Bozzetti (giusto per citarne alcuni), ci rendono orgogliosi di essere cittadini di Borgoratto, se non altro, per il piacere che possiamo ricavare dal poter vedere ogni giorno le loro opere. Non dimentichiamo, infatti, che Palazzo Comunale ospita la mostra permanente di Ferrari, che senza dubbio è un grande vanto per la nostra comunità, senza contare le mostre d’arte che da anni ospitiamo all’interno di Manifestazioni patronali e non. Ringrazio per questo, il nostro concittadino Filippo Oddone, autore materiale di: “Borgoratto: il mio paese, la sua storia”, che con amore, interesse, pazienza e grande professionalità ha percorso all’indietro la storia del nostro paese, riportando alla luce vecchi ricordi, storie ormai dimenticate o riposte dagli “anziani” in un cassetto in attesa di essere riscoperte al momento buono. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Filippo Oddone ha saputo cogliere questo momento e grazie all’aiuto di tutti i cittadini (o comunque buona parte di loro) ha realizzato un libro che, ripeto, non vuole essere una mera cronaca di fatti storici accaduti secoli addietro, ma è da considerarsi un “testimone” che noi tutti passiamo alle generazioni future, come accade in una corsa a staffetta, dove il primo corridore passa il testimone al compagno successivo. Tutto ciò che in passato abbiamo costruito e conservato per tanti anni, lo passiamo ora ai nostri figli e nipoti, in attesa che essi facciano la stessa cosa. Per fare questo, è importante che essi siano parte attiva della nostra società, che sviluppino idee e presentino progetti a chi ha la capacità e le possibilità di realizzarli. E’ altresì importante che mantengano in “buono stato” tutto ciò che viene loro consegnato, dimostrando maturità e giudizio e che mettano in campo tutta la loro conoscenza per un sano e proficuo sviluppo della società. Aggiungo che un grande peso rivestono le tradizioni, le quali non vanno mai dimenticate ed abbandonate perché sono le fondamenta senza le quali, una società non può svilupparsi solidamente, ma soprattutto identificano una comunità, distinguendola da tutte le altre. Il libro di Filippo Oddone mostra chiaramente questo aspetto, evidenziando il lungo lavoro che i borgorattesi hanno intrapreso fondando, nel tempo, associazioni che si sono poste in prima linea per perseguire lo scopo di conservazione delle tradizioni e della creazione di nuove iniziative. Concludo ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera e che ogni giorno contribuiscono al miglioramento del nostro paese. Il Sindaco, Maurizio Lanza PREMESSA Dal punto di vista delle bellezze naturali, Borgoratto, come tutti i paesi di pianura, non dispone di particolari richiami ambientali. Si possono però ammirare alcune belle costruzioni ottocentesche, una delle quali appartiene agli eredi Bozzetti ed è immersa in un magnifico parco, un’altra è di proprietà del dott. Angelo Parodi (ex Villa Ravizza) dove si può ammirare la famosa cancellata di E. Ferrari. Troviamo poi, immersa nel verde, Villa Colombo, dove fa bella mostra un muro di cinta in mattoni a vista, arricchito da pannelli in ferro battuto realizzati da E. Ferrari, Villa Volante in Via Alessandria, e la Torre Olimpia costruita nel ‘700 che si erge Borgoratto: il mio paese, la sua storia imponente sulla collina ad ovest di Borgoratto, in via P. Baldi. Un ameno sentiero, detto Chiccovello (Chiquèn), si snoda ad ovest del paese in posizione sopraelevata; percorrendolo si possono ammirare stupendi tramonti le cui sfumature rossastre giungono talvolta ad esaltare le linee sobrie della chiesa, mentre a valle il fiume Bormida, un tempo meta di bagnanti, scorre silenzioso. A sud del paese scorre il Ghisone che nasce dalle colline di Bruno (AT) per sfociare nella Bormida dove sino a pochi anni or sono vivevano ancora i pregiati gamberi di fiume oltre a molte varietà di pesci. Il ricordo ed il rispetto dei nostri avi che hanno contribuito a far crescere e sviluppare il nostro paese, ci sprona a continuare quest’importante opera, per la quale ci sentiamo particolarmente coinvolti e per questo i nostri sforzi continuano nella ricerca di miglioramenti ambientali, sociali e culturali. Indipendentemente dall’importanza dei fatti storici o degli eventi del nostro tranquillo paese di pianura, noi borgorattesi ne siamo orgogliosi. Filippo Oddone INTRODUZIONE Dopo circa quindici anni, con il coinvolgimento dell’amico Maurizio Lanza, mi ritrovo ad aggiornare ed arricchire, dove possibile, le notizie storiografiche del nostro paese. Allora mi ero augurato che nel tempo qualcuno potesse incrementare le conoscenze della lunga storia di Borgoratto. Questo mio invito è stato raccolto in modo tangibile dal sig. Manrico Punzo che ringrazio sinceramente per il prezioso contributo. La parte di storia che pazientemente è riuscito a ricostruire, ritengo abbia completato in modo soddisfacente la cronaca della vita sociale di Borgoratto, dalla sua nascita ad oggi. L’attaccamento ed il rispetto per il mio amato paese, mi hanno dato modo di riprendere l’impegnativo compito di raccolta dei dati e delle informazioni da portare a conoscenza di tutti, affinché rimanga traccia dei terribili sacrifici sopportati, a volte a prezzo della vita, dai nostri predecessori. Ai nostri giovani, che rappresentano il futuro, conoscere la storia del paese dove sono nati e cresciuti, potrà essere d’aiuto per una seria riflessione che contribuisca alla costruzione di una società migliore. Concludo affermando che, nella società contemporanea, i giovani che hanno l’occasione di cogliere l’emozione di sentirsi parte attiva di un collettivo, possono Borgoratto: il mio paese, la sua storia ritenersi fortunati ed in qualche modo privilegiati. Contribuire attivamente alla vita pubblica del paese, rivestendo cariche nell’amministrazione comunale o all’interno di enti ed associazioni, è un’occasione, un dovere ed una responsabilità a cui tutti sono chiamati per dare continuità al lavoro iniziato dai loro predecessori. La storia, testimoniata dalle parole degli anziani, evidenzia che da sempre la vivacità, il rinnovamento, la cultura del paese, sono il risultato dell’impegno di coloro che lo abitano. Tutti dobbiamo curare gli interessi del nostro paese, come curiamo i nostri. Giovani ed anziani, partecipando alla vita sociale, rispettando ed amando il luogo dove sono le nostre radici, possono costruire un solido futuro e sentirsi orgogliosi di essere di Borgoratto. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato a trovare utili informazioni e materiale da inserire nell’opera. Filippo Oddone IL PAESE E’:………………. … vivere nel luogo in cui sei nato … respirare con la natura che ti circonda … sentirti libero … non sentirti mai solo … l’angolo in cui rifugiarti … poterti esprimere … vivere con gli amici … risvegliarti al suono delle campane … continuare l’opera iniziata dai tuoi predecessori … essere al tuo posto anche quando riposerai con i tuoi avi. Filippo Borgoratto: il mio paese, la sua storia Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andare via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo. LA LUNA E I FALO’ - CESARE PAVESE IL GONFALONE Lo stemma che campeggia sul gonfalone, risalente alla metà del 1400, ricorda, mediante la sovrapposizione sulla banda azzurra del rosso leone rampante incoronato, l’antica signoria dei Ghilini, durante la dominazione viscontea. Simonino Ghilini nel 1438 ottenne, infatti, da Filippo Maria Visconti il titolo di Marchese di Gamalero e Signore di Borgoratto. Lo stemma venne consegnato al Comune il 7 aprile 1994, con riconoscimento ufficiale, dal Presidente della Repubblica Italiana NOTIZIE A CARATTERE GENERALE • • Comune della provincia di Alessandria con estensione del territorio di 660 Ha; Densità demografica 0,91 abitanti per ettaro; • Abitanti 600; • Confina con Castellazzo Bormida, Carentino, Oviglio e Frascaro; • Tribunale di Alessandria; • Prefettura di Alessandria; Borgoratto: il mio paese, la sua storia • Carabinieri di Castellazzo Bormida; • Sindaco: Lanza Maurizio; • Parroco: Don Gaetano Russo; • Dista da Alessandria 11 km, da Torino 102 km, da Genova 108 km, da Milano 110 km; I mezzi di trasporto sono garantiti da autopullman e dal treno (linea Alessandria – Savona). • ORGANICO COMUNALE Vivaldi Giovanni, Segretario Comunale; Giorcelli Mariagrazia, Responsabile dei Servizi Amministrativi; Bennati Giuliano: Responsabile Ufficio Tecnico; Cermelli Gian Franco: Responsabile Servizio Finanziario; Passaggio Giuseppe, Operatore Tecnico Manutentivo e Messo Comunale; Pezzola Carlo, Operatore Tecnico Manutentivo; Ferrari Giancarlo, Assistente; Bertin Martina, Impiegata. I QUATTRO RIONI BORGO: zona ad ovest della ferrovia che comprende le abitazioni di via P. Baldi. In passato le case dopo la stazione costituivano il Borgo San Michele. BUGIANEIN: tradotto in italiano significa “posa piano”, “non ti muovere”, comprende le abitazioni site in via Acqui. Questa denominazione deriva dal fatto che un tempo la zona era abitata dai malvisti commercianti e possidenti del paese, quelli definiti “affamatori” del popolo. NOBILTA’: zona che comprende le abitazioni site in via Alessandria. Era la zona in cui viveva il maggior numero di famiglie benestanti, contraddistinte per cultura e titoli nobiliari. SIBERIA: zona ad est del paese che viene indicata con l’appellativo di “Canton d’Bumia” , comprendente le abitazioni site in via Fiume. È così chiamata in quanto ritenuta la zona più fredda del paese, ciò è dovuto alla vicinanza con il fiume Bormida. I TOPONIMI DELLE STRADE VIA ALESSANDRIA Inizia da piazza Roma in direzione di Alessandria. Prima della guerra veniva chiamata: via Vittorio Emanuele II. Borgoratto: il mio paese, la sua storia VIA ACQUI Inizia da piazza Roma in direzione Acqui Terme. Prima della guerra veniva chiamata: via Umberto I. VIA CESARE BATTISTI Dedicata alla memoria di Cesare Battisti, nato a Trento nel 1875 ed ivi morto 41 anni dopo. Coraggioso e coerente irredentista trentino: socialista e deputato al parlamento asburgico che, durante la prima guerra mondiale, combatté nel corpo alpino italiano sapendo i rischi che correva con una simile scelta. Catturato dagli austriaci venne impiccato come disertore, indossante la divisa del nemico in zona di combattimento. VIA PIETRO COLOMBO Pietro Colombo, a cui è dedicata questa via, nacque il 10 febbraio 1861 e morì 51 anni dopo. Ingegnere, di animo generoso, ricoprì per anni l’incarico di Direttore generale della rete telefonica italiana e risiedette per lungo tempo a Borgoratto. VIA DEI CAVALLI Nei tempi passati, in questa via erano collocate le scuderie del castello. Sino a pochi anni fa, qui veniva allestita la fiera del bestiame. VIA DEL CASTELLO Questa via è così chiamata perché correva parallela al lato nord dell’allora esistente castello. VICOLO DANTE ALIGHIERI È dedicato all’illustre poeta, nato a Firenze nel 1265 e morto esule a Ravenna nel 1321. Genio immortale della poesia e della cultura scrisse “LA DIVINA COMMEDIA” universalmente conosciuta come un capolavoro della letteratura mondiale. VIA PIETRO BALDI Soldato di Borgoratto morto in un combattimento in Russia il 14-12-1942. È sepolto nel campo n. 16 a Twiarbochebwcha (Russia). VIA LEONARDO DA VINCI Dedicata ad uno dei più grandi geni che la storia ricordi. Nato a Vinci (Toscana) nel 1452 e morto ad Cloux (Francia) 67 anni dopo; fu illustre pittore, scultore, architetto, fisico, chimico, meccanico, letterato, filosofo, matematico, critico, poeta, anatomista, caricaturista, musicista, geologo, astronomo, botanico, geodinamico, improvvisatore, organizzatore di feste, ingegnere idraulico e militare. Borgoratto: il mio paese, la sua storia VIA GIUSEPPE GARIBALDI Intitolata all’Eroe dei due mondi, nato a Nizza Marittima nel 1807 e morto nell’isola di Caprera 75 anni dopo. È una delle figure di spicco del Risorgimento italiano contraddistinto dal suo coraggio e dalle sue imprese. VICOLO PIERO BOIDI Maestro elementare residente a Cantalupo, nacque a Genova nel 1923 e venne ucciso nel 1944. Era comandante della IV Brigata G.L. Impegnato a combattere a Bruno, durante un rastrellamento, fu riconosciuto dal suo insegnante di scuola e fatto prigioniero dai fascisti. Diede la vita piuttosto di rivelare i nomi dei compagni di lotta e lo schieramento partigiano della zona. Fu trucidato a Mombaruzzo il 20-101944. In precedenza questo vicolo era denominato: XXIII Marzo. VICOLO XXIV MAGGIO Ricorda la data dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915. Gli italiani pagarono con 300 mila morti le incapacità del comando dello Stato Maggiore. VICOLO VITTORIO ALFIERI È dedicato al sommo poeta nato ad Asti nel 1749 e morto 54 anni dopo. Le sue spoglie riposano nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Scontroso e balzano, è considerato il più grande poeta tragico della nostra letteratura. VICOLO GALILEO GALILEI Massimo astronomo italiano, di fama internazionale, nacque a Pisa nel 1564, morì cieco ad Arretri, presso Firenze, 78 anni dopo. Profondi e severi studi lo portarono ad affermare definitivamente, il moto della Terra intorno al Sole. VIA FIUME È così chiamata in quanto è l’arteria principale che conduce al fiume Bormida, un tempo importante meta di bagnanti, pescatori e ricca riserva d’acqua per l’irrigazione agricola. VICOLO GUASCO DI BISIO È intitolato alla ricchissima e nobile famiglia guelfa originaria della Francia. Da essa discesero uomini di grande valore militare. Qualche volta i Guasco furono invisi al popolo, tanto che nel 1232 in una rivolta, ebbero a vedere le loro case in fiamme. L’imparzialità storica, però, ce li assicura come benefattori della patria. VICOLO MONTEGRAPPA Rammenta l’olocausto eroico sul massiccio montuoso presso la vallata dei fiumi Borgoratto: il mio paese, la sua storia Piave e Brenta dei nostri soldati quando, nel 1917, difesero la linea del Piave dall’infuriare delle truppe austriache. VICOLO GIUSEPPE VERDI Nato a Le Roncole di Busseto (Parma) nel 1813 e morto a Milano 88 anni dopo. È dedicato al più grande ed apprezzato musicista melodrammatico italiano, il cui nome passò ogni confine essendo una delle glorie italiane più eccelse. Venuto dalla povertà, attraverso una dura lotta, raggiunse celebrità mondiale in campo musicale. VICOLO CESARE GIUSEPPE PORRATI Prende il nome da un sindaco di Borgoratto nato in paese nel 1799 e morto 67 anni dopo; discendente di un’antica famiglia locale. Il fratello Giovanni Battista, uomo di molte virtù, fu vescovo di Bobbio; un altro fratello, Giovanni, fu sacerdote della chiesa di San Lorenzo in Alessandria. VICOLO GIACOMO MATTEOTTI Ricorda il deputato socialista nato a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, nel 1885 e morto a Roma assassinato dai fascisti 39 anni dopo. Fu spirito propulsore del suo partito e dopo il suo martirio fu fiamma viva di fede per il proletariato. Profondamente umano, fu tribuno della riscossa dei diritti e della dignità umana. Quando cadde insanguinato sotto le furie dei criminali, esclamò: “uccidete me, ma l’idea che è in me non muore!”. Questo vicolo in precedenza veniva chiamato: vicolo Sbaraglio, ma cambiò il suo nome proprio per commemorare uno dei tanti eroi della libertà. VICOLO XXV APRILE Ricorda il 25 aprile 1945 giorno in cui insorsero le forze partigiane liberando gran parte del Nord Italia dai nazifascisti, prima dell’arrivo degli alleati, sancendo così la fine della seconda guerra mondiale. VIA ENNIO MASSOBRIO Ennio Massobrio nacque a Borgomanero (Novara) il 20 giugno 1926 e morì 18 anni dopo. La sua famiglia era residente ad Alessandria. Iniziò la lotta partigiana contro i nazifascisti il 9 settembre 1943, prendendo parte a diverse azioni contro i tedeschi ed i fascisti stanziati ad Alessandria Nel novembre, si trasferì, con altri compagni, nel Cuneese con gruppi in formazione, che facevano capo a Duccio Galimberti ed a Giovanni Barole. Cadde eroicamente in una sanguinosa azione contro i nazifascisti a Vignolo (Cuneo) il 27 maggio 1944, immolando per la libertà del popolo la giovinezza dei suoi 18 anni. In tempi remoti veniva chiamata via Carentino, poi via Piave ed a tutt’oggi con l’attuale nome. Borgoratto: il mio paese, la sua storia VIA MOMBARUZZO È così denominata perché nei tempi passati era un’importante arteria che conduceva al paese di Mombaruzzo e ad altri paesi dell’astigiano. VIA CARENTINO – BOSCHI È il proseguimento di via Baldi che conduce alla statale per Nizza Monferrato attraversando una vasta zona del territorio di Carentino. VICOLO CRISTOFORO COLOMBO Commemora il più illustre navigatore che il mondo abbia mai conosciuto; il più ostacolato assertore della sfericità della terra. Nacque in Liguria nel 1451, morì in miseria a Valladolid (Spagna) 55 anni dopo. Fu prima commerciante di tessuti e lana e poi iniziò a navigare. Frequentò l’università spagnola di Salamanca apprendendo le nozioni scientifiche che gli permisero di diventare un espertissimo marinaio. Dopo una lunga navigazione con le tre caravelle scoprì l’America nel 1492. PIAZZA ROMA Anche a Borgoratto, come in molti centri abitati, la piazza più grande porta il nome della capitale d’Italia. Questa città, ricca di storia e di indiscussa civiltà, fu dominio dei Papi dal secolo I con Pietro, sino al 1870 con Pio IX, anno in cui le truppe italiane la riscattarono dal dominio temporale del Vaticano, per consegnarla all’Italia e farne la capitale di diritto. PIAZZA TERESIO GRANDE Questa piazza ricorda il giovane che nacque a Borgoratto il 13-12-1922 e morì in Russia il giorno 23-12-1942, durante il primo sfondamento sovietico del nostro fronte sul Don. Su questa piazza sorge il monumento ai caduti delle due guerre. E’stata ristrutturata ed ammodernata nel 2001. PIAZZA CINO BOZZETTI In data 22 luglio 2002, con delibera n.30, la Giunta Comunale ha deciso di intitolare la piazza retrostante al palazzo comunale, al suo illustre concittadino Cino Bozzetti il quale ha dipinto con sensibilità e maestria la vita di Borgoratto, ispirandosi soprattutto alla vita contadina. L’inaugurazione ha avuto luogo nel settembre dello stesso anno, alla presenza delle autorità locali e di Gabriele Bozzetti. CENNI STORICI Borgoratto: il mio paese, la sua storia Inizio la storia di Borgoratto, riportando integralmente quanto citato nel testo di Girolamo Buzzi risalente all’anno 1864. “Siccome si vede annunziato questo borgo nell’istrumento del 13 agosto del 1222; così hassi ragione e crederlo con Ghilini, che Borgoratto esistesse prima d’Alessandria. Borgoratto avanti che fosse eretto a Comune, era soccorsale di Santa Maria di Gamondio. Così fosse chiamato perché varie famiglie dette De’ Ratti allora ivi esistevano, e come vivono tuttavia. Egli è situato in una pianura vicino alla Bormida; il nuovo canale denominato Carlo Alberto transitava in vicinanza di questo Comune, attraversandone il territorio, e dirigendosi verso Alessandria per sboccare nel Tanaro, viene intersecato dal torrentello Ghisone da levante bagnato e corroso dal Bormida. È pure partito dalla strada provinciale tendente a Savona per Acqui ed è di 739 abitanti all’intorno. Le sue produzioni consistono in grano, meliga, segale, avena, fagioli, fieno, canapa, uva e foglie di gelsi. Vari storici vogliono che Borgoratto fosse l’antico Baldiratium, di cui cercasi né dintorni Caristo: a me pare, che sia, giacché io scorgo una quasi verosimiglianza di nome, essendo Borgoratto corruzione di Baldirate forse fatta né tempi de’ Longobardi, che pronunciavano il latino corrottamente. Borgoratto fece per lo passato parte del Contado di Alessandria e godette per lungo tempo de’ privilegi posseduti da questa città, fra i quali i giovani del paese venivano ammessi al Concorso delle piazze gratuite nel Collegio delle Province di Torino, fondate da Pio V, spettò altre volte alla Signoria de’ Visconti di Milano; ed ora tenuto fra Corpi Santi di Alessandria. Ma se n’è separato fin dal 1658, senza saperne il motivo, forse per farne comune a sé. Vi sono i Bandi campestri già pubblicati il 28 gennaio del 1663. Borgoratto sebbene piccolo borgo, pure mostrò di nutrire moral sentimento del pubblico bene ponendosi sulla via del progresso de’ lumi coll’istituire due scuole elementari, una per li ragazzi e l’altra per le fanciulle, assegnando al maestro e alla maestra lo stipendio di lire italiane cinquecento ciascuno. Era consignore di Borgoratto Bandolino Canefri, come da istrumento di vendita del castello del 30 d’ottobre del 1564 rog. Gatti, fatta alla signora Bartolomea, moglie del signor Vincenzo Canefri. Sia poi, che la proprietà del Castello non portasse seco quella del Feudo, o sia che fosse stato devoluto alla R. Camera il Re di Spagna Duca di Milano con atto del 12 di dicembre del 1659 rog. Montanone investì il Marchese Pirro Visconti, che ne prese possesso il 6 ottobre dell’anno seguente. Il castello fu rovinato barbaramente nel 1404 dal fiero tiranno Facino Cane, di cui hassi ancora terribili ricordanze. Nel 1438 il 28 maggio Simonino Ghilini Segretario e Consigliere di Stato ricevette in ricompensa dal Duca Filippo Maria Visconti i feudi di Gamalero e Borgoratto ma poi nel 1448 fu donato a Guglielmo Marchese del Monferrato da Francesco Scorza in premio de suoi servigi. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Qui si rinviene la famiglia Colombo, dalla quale pretendesi abbia originato il gran Colombo scopritore dell’America; ma ora non Cuccheri ma Genova si gloria d’aver avuto da lei i natali, per cui eresse non a guari un mirabile monumento posto a guardatura del mare come suo tesoro scoperto. Il Ghilini nell’anno 1348 indica Borgoratto tra le terre soggette ad Alessandria e sappiamo, infatti, che fu uno dei primi Corpi Santi della città. Le vecchie cronache ricordano che, nell’anno 1589, avvenne una grave carestia, sia in Castellazzo che in Borgoratto, in conseguenza di una paurosa grandinata, caduta il giorno di S. Giovanni Battista, tale che, a memoria d’uomo, né tanta né così grossa, mai si era vista prima di allora. Il castello che sorgeva al centro del paese, si ritiene sia stato costruito assai prima della costruzione di Alessandria, ad opera di una famiglia Ratti, venuta da Gamondio (attuale Castellazzo Bormida)”. Da quanto sopra scritto si deduce che Borgoratto avesse origini antiche anche se, probabilmente, molto modeste ed inizialmente fosse privo di nome proprio. Facendo riferimento al testo di Gerolamo Buzzi in cui si afferma l’esistenza di Borgoratto prima di Alessandria, si ritiene che la supposizione possa essere vera in quanto Alessandria entrò ufficialmente nella storia il 3 maggio 1168, quando i consoli alessandrini ne diedero l’annuncio ad un’assemblea della Lega a Lodi, ricevendone in cambio la benedizione papale. Borgoratto si trova nella Valle Bormida, sita nell’Appennino Piemontese occidentale che in passato era territorio del popolo italico dei Liguri, i quali risultavano essere civili e molto operosi. Già prima della conquista romana, infatti, tutto il nord d’Italia era sede di una fiorente civiltà, spesso non adeguatamente ricordata neppure sui banchi di scuola e che fu totalmente sommersa ed annientata da Roma. Fin dai primordi della vita sociale, in altre parole da quando gli uomini incominciarono ad aggregarsi per essere in grado di difendersi in modo più efficace, il luogo dove costruire le capanne del villaggio fu ricercato in prossimità dell’acqua, bene indispensabile per la sopravvivenza, il che significa vicino ad un lago o ad un fiume. Per questo motivo si creò un guado nei pressi di Borgoratto, un punto d’attraversamento della Bormida che univa, tramite l’arteria stradale, i villaggi di Bosco Marengo, Castellazzo Bormida e Borgoratto proseguendo verso Asti. Il transito di viandanti fece nascere in Borgoratto una taverna per il ristoro ed una stalla per rifocillare gli animali da traino con annesso maniscalco. Il guado dava lavoro anche a quei “poveri diavoli” che si guadagnavano da vivere portando in spalla le persone che non volevano bagnarsi i piedi o qualsiasi altra cosa dovesse andare da una riva all’altra. Ritornando alle possibili origini del nome del nostro paese, probabilmente il toponimo “Burgorat”, poi “Borgoratto” o “Burghiratti” sembrerebbe risalire all’epoca feudale. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Esiste però un’altra versione sull’origine del nome. Questa teoria, pur essendo d’accordo sul termine “Borgo” ritiene che “ratto” non venga dal germanico “rat” ma dal latino “raptus”, rapito, conquistato, portato via. Secondo la nuova versione, il nostro paese, si sarebbe chiamato “Borgo Santa Maria” fino ad un anno imprecisato tra il 1155 e il 1164 quando Guglielmo del Monferrato, nel corso di una delle sue scorrerie contro Gamondium, conquistò e trasformò l’avamposto degli avversari oltre il fiume Bormida in un proprio posto di guardia chiamandolo “Burgus Raptus”, cioè paese conquistato, a sberleffo dei vinti. Il 15 giugno 1448 l’allora marchese del Monferrato, Guglielmo VIII Paleologo, sottoscrisse un accordo con la Repubblica Ambrosiana e con Francesco Sforza allo scopo di impadronirsi di Milano. Il 14 settembre il Marchese fu uno dei protagonisti della vittoria, a Caravaggio, sulla Repubblica di Venezia. Questa vittoria rafforzò considerevolmente il potere di Guglielmo, il quale il 1° novembre, stipulò un nuovo accordo di alleanza con Francesco Sforza ottenendo in cambio Alessandria con il suo territorio e tutti i luoghi circostanti – tra cui Borgoratto – non appartenuti in passato ai marchesi di Monferrato. In particolare, Guglielmo VIII occupò – oltre ad Alessandria e Borgoratto – anche Valenza, Mugarone, Grava, Bassignana, Pecetto, Rivarone, San Salvatore, Castelletto, Montecastello, Pietra Marazzi, Pavone, Lobbi, Quargnento, Solero, Castelceriolo, Oviglio ed altri castelli minori I rapporti tra il Marchese e lo Sforza erano comunque legati ad un filo sottile: lo Sforza temeva che Guglielmo rappresentasse non solo un alleato, ma un pericolo per il controllo di Milano. Il 1° maggio 1449, mentre il Marchese si trovava a Pavia per incontrarsi con Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza (di cui era segretamente innamorato), fu arrestato da quest’ultimo che lo rinchiuse come prigioniero nel castello della città fino al 26 maggio 1450. Per ottenere la libertà, il Marchese monferrino fu costretto a recarsi, il 9 maggio, a Lodi ed a ratificare, davanti a Francesco Sforza, un trattato in cui rinunciava al dominio dei territori acquisiti, restituendoli al controllo del duca di Milano. Quando Guglielmo ritornò in Monferrato, il 7 giugno, a Trino fece redigere un documento in cui protestava contro il trattamento ricevuto dallo Sforza, rigettando l’accordo che era stato costretto ad accettare. La protesta del marchese monferrino non trovò riscontri da parte dello Sforza, ma rappresentò certamente un valido pretesto avanzato da Guglielmo per passare, il 9 aprile 1452, al servizio della Serenissima. La breve infeudazione di Borgoratto al marchesato paleologo non produsse effetti pratici: non esistono, o almeno non sono stati fino ad oggi rinvenuti, documenti che attestino atti riguardanti il Comune o i singoli cittadini. Probabilmente i numerosi impegni diplomatici dell’epoca non consentirono al marchese monferrino di esercitare un potere effettivo su Borgoratto: si trattò solo di Borgoratto: il mio paese, la sua storia un’effimera occupazione. Ciò non toglie nulla all’importanza storica dell’evento, che legò il nome di Borgoratto a quello dei paleologi, ovvero di quel ramo della dinastia regnante sull’Impero Bizantino che con Teodoro I Paleologo, nel 1306, giunse a governare il Monferrato, in quella che a tutti gli effetti può essere definita come una crociata “di ritorno”, dopo le vicende che condussero gli Aleramici di Monferrato in Oriente nel XII° e XIII° secolo. Si può constatare come gli abitanti di Borgoratto fossero ancora null’altro che povere cose, “passati” da un padrone all’altro, taglieggiati, spesso bruciati vivi con le loro case. Nel 1470, con una nuova organizzazione amministrativa, dopo essersi ripresa la “concessione” fatta al marchese del Monferrato, Borgoratto fu dichiarato “villa” cioè “paese dalle terre separate, privo di difesa”. D’altra parte si annunciavano tempi tali che un piccolo castello, come quello che poteva permettersi un paesello di pianura, non preoccupava nessuno. Certamente non la peste, che falciò vite umane ancora nel 1478, 1482 e 1485. Alla fine del XV secolo, dopo vari avvicendamenti, Borgoratto si trovò sotto l’occupazione dei francesi e subì nuovamente un’epidemia. Nel 1500 i soldati francesi si ritirarono da Borgoratto e ritornarono i soldati degli Sforza le cui fortune politiche avevano preso a risalire. Tutto questo durò poco, infatti, l’anno dopo, i mercenari svizzeri degli Sforza, nella battaglia di Novara, passarono armi e bagagli al nemico che aveva pagato di più e a Borgoratto fecero ritorno i francesi ed insieme a loro tornò la peste che durò circa cinque anni. Dopo una decina d’anni di dominio francese gli Sforza, piuttosto duri a “mollare l’osso”, rimontarono in sella e cacciarono i francesi, per restare, anche loro dieci anni, come signori di Borgoratto. Nel 1535, alla morte di Francesco II Sforza, i cavalieri che iniziavano a passare il guado della Bormida erano “gente nuova”, parlavano una lingua diversa da quelle udite fino ad allora, ma abbastanza facile da comprendere: lo spagnolo. I borgorattesi, sempre più miserandi, si ritrovarono a dover convivere anche con lo spauracchio della Santa Inquisizione con la sua caccia ai miscredenti. Il nuovo padrone si chiamava Carlo V, ed era così potente che alcuni tra i suoi soldati usavano, per ammazzare la gente, attrezzi sconosciuti che sparavano palle di ferro e uccidevano all’istante. Si perpetuava la sciagurata usanza per cui, ad ogni passaggio di soldatesche, ad ogni cambiamento di guarnigione, le campagne ed i loro abitanti erano vessati da razzie e violenze. Quando le cose andavano bene, la popolazione si vedeva costretta a dare da mangiare e da bere a “sacchi senza fondo” in aggiunta ad altre prestazioni che molto spesso comprendevano l’uso dei letti e delle donne. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Ad aggravare la situazione, imperversavano sanguinose spedizioni di bande di disertori e briganti, che si muovevano di conserva con gli eserciti. Infine, si aggiunsero: un terremoto nel 1510 ed ancora la peste nel 1523, 1527 e nel 1542. Per quei contadini il bene più prezioso era il tugurio che dividevano con la capra ed il maiale, qualche altra bestia era una ricchezza, un cavallo l’opulenza. A partire dal 1557, fu forse per una relativa stabilità che nelle province piemontesi direttamente governate dalla Spagna, gli abitanti non furono complessivamente scontenti del dominio spagnolo. Amministrati da uomini di un certo valore come diversi appartenenti alla famiglia Canefri e poi, molto tempo dopo, da tale Pirro Visconti, gli abitanti di Borgoratto vissero finalmente un secolo di relativa tranquillità. Nel maggio del 1593, secondo alcuni cronisti, o nel giugno del 1598, secondo altri, una devastante grandinata distrusse ogni cosa, bucò i tetti delle case e ferì numerose persone. La seguente carestia gettò la popolazione nella fame più nera. Nel 1643 dal guado della Bormida arrivarono squadroni armati. Francia e Spagna si stavano di nuovo scontrando ed i francesi, spalleggiati dai savoiardi, attaccarono Alessandria guidati dal generale Turenne. Gli alessandrini non si fecero pregare a menar le mani e Turenne mollò subito l’osso indigesto, mettendo però a ferro e fuoco tutto il contado, Borgoratto compreso. Dopo 24 anni trascorsi in pace a coltivare la terra, ecco di nuovo i franco – savoiardi a fare razzie per le campagne. Questa volta gli assalitori erano rinforzati dai modenesi e rimasero nel circondario per un intero mese (luglio-agosto 1657). Finalmente gli alessandrini, guidati dal nobile “mandrogno” Galeazzo Trotti, li convinsero a cercare gloria, bottino e donne da qualche altra parte. Fu l’anno successivo (1658) che Borgoratto ottenne la qualifica di Comune autonomo staccandosi dai “Corpi Santi” di Alessandria e, in data 23 gennaio 1663, si trovarono i primi bandi campestri emanati dalla nuova autorità. Questo nuovo assetto fu l’ultimo atto di un certo respiro del governo spagnolo in Italia. La grandezza dell’Impero aveva infatti imboccato il viale del tramonto. Il 14 ottobre 1706, mentre sui forti veniva ammainata la bandiera giallo-rossa, faceva il proprio ingresso ad Alessandria la guarnigione piemontese-savoiarda. Vi fu ancora un tentativo di ribellione, ma in ventiquattr’ore tutto naufragò. La gran massa dei sudditi si accorse subito, a proprie spese, che il padrone non era più lo stesso in quanto fu proprio il sistema di vita a cambiare. Di fatto i Savoia adottarono la concezione casermaiola e spartaneggiante tipica del loro modo di governare. A Borgoratto in particolare, i Savoia portarono la crisi economica. La frontiera del Tanaro si spostò oltre Tortona e quindi tutti i guadagni legati al Borgoratto: il mio paese, la sua storia contrabbando se ne andarono in fumo. L’ambiziosa casa Savoiarda in quel lontano 1700 instaurò la politica che due secoli dopo l’avrebbe portata alla rovina. Nel 1730 l’intero territorio alessandrino venne occupato dall’esercito ispanoaustriaco comandato da Carlo di Borbone, allora duca di Parma, e per otto anni le tasse si pagarono ai Borboni. Con una losca manovra a Vienna vennero firmati alcuni documenti con i quali si sanciva che Borgoratto doveva ritornare nuovamente sotto il regno dei Savoia, riconfermati sovrani, questa volta di Sardegna e del Piemonte. Nel 1745 ricomparvero gli spagnoli, alleati con i francesi con i quali si erano scontrati per due secoli mettendo a ferro e fuoco l’Italia. Dopo le solite razzie e violenze perpetrate sul territorio, i sabaudi se ne andarono e per circa mezzo secolo su Borgoratto e paesi vicini, calò una vera e propria cappa di immobilismo. La politica della casa regnante mirava al mantenimento di tutti i privilegi nobiliari. Le campagne, volutamente mantenute nell’ignoranza, erano sottoposte allo sfruttamento più ignobile. Mentre in Francia imperversavano lotte intestine, a Borgoratto arrivarono numerose suore di un ordine francese, tutte appartenenti alla nobiltà. Le monache si installarono nel castello che si ergeva al centro del paese su di un basso terrapieno, erano donne di classe e sapevano parlare almeno due lingue. Nel 1796 si videro transitare, diretti verso Acqui Terme, tanti soldati quanti non se n’erano mai visti prima. Dicevano che andavano a fermare un esercito di miscredenti francesi che volevano scannare anche i preti italiani e trasformare le chiese in stalle ed orinatoi. Dopo pochi giorni, gli stessi soldati ritornarono con carichi di feriti, privi di armi e stravolti. Raccontarono che i francesi avevano un piccolo generale, chiamato Napoleone, che li faceva rigare e correre tutti come ragazzini. A ridosso degli ultimi fuggitivi arrivò la cavalleria francese e poi lo stesso Napoleone. Alessandria si arrese subito, tanto che il grosso dell’esercito francese tagliò fuori la città e, servendosi dei ponti e dei guadi sulla Bormida passò il fiume, fra Cassine e Borgoratto, puntando su Tortona e poi sul milanese. Il dominio francese durò solo un anno, Borgoratto nel 1797 tornò nuovamente territorio sabaudo, ma con la presenza dell’esercito austriaco. Il 14 giugno 1800, in quella incredibile e sanguinosa giornata della battaglia di Marengo, poiché Napoleone arrivava da Milano e gli austriaci gli mossero incontro da Alessandria, Borgoratto fu soltanto lontana retrovia dell’esercito asburgico. Ricomparvero così i soldati francesi e questa volta, l’alessandrino fu amministrato come provincia francese per ben 15 anni. All’inizio dell’800 si era ancora troppo lontani dal tenore di vita cittadino ed il diffuso analfabetismo non permetteva la diffusione di cultura e informazione. Si percepì un certo disagio per il ripristino di onerosi balzelli daziari, per l’arresto Borgoratto: il mio paese, la sua storia del frazionamento della grande proprietà terriera e per la ricomparsa di signorotti locali depositari di una grossa ignoranza in fatto di agricoltura. Carlo Alberto fu noto ai Borgorattesi più che per essere corresponsabile della fucilazione di Andrea Vochieri, per aver attuato la sistemazione definitiva dello scolmatore della Bormida, che da allora prese il suo nome (Canale Carlo Alberto), dando lavoro a molta gente fra il 1834 ed il 1836. Più vivaci furono gli anni ’50, con la costruzione della ferrovia e relativa stazione (1854-1858), ma la seconda guerra d’indipendenza venne guardata con una certa preoccupazione: erano troppi i soldati francesi in circolazione e di conseguenza, risultava difficile nascondere mucche, cavalli, mogli e figlie, per non parlare dei risparmi sotterrati nottetempo. Per fortuna questa situazione durò poco ed i soldati si mostrarono molto più corretti e disciplinati del previsto. Purtroppo ci fu un nuovo imprevisto: i contadini furono chiamati alle armi e costretti a trasformarsi in soldati, con il rischio di non ritornare più a casa. La guerra sottraeva preziose braccia alla campagna dove le famiglie rischiavano fame e miseria, poiché nei campi non si sapeva come fare a smaltire il lavoro. Uno dei fatti più importanti dell’epoca, per Borgoratto, fu l’arrivo di un giovane colto e benestante, profugo del Lombardo - Veneto dopo i moti e la guerra del 1848. si chiamava Romeo Bozzetti, acquistò una casetta e fu uno dei pochi legami tra Borgoratto ed il complesso movimento politico, economico ed ideologico alle spalle della drammatica e sanguinosa epopea del Risorgimento italiano. Il giovane sarebbe forse stato solo uno dei tanti patrioti dell’epoca se non avesse ricoperto un ruolo importante nell’avventura garibaldina: fu braccio destro di Ippolito Nievo, scrittore con il fucile, comandante dell’intendenza della spedizione dei Mille. Quando tutto finì con Garibaldi e dopo che Ippolito Nievo morì tragicamente in un naufragio, Bozzetti scoprì di essere ormai uno dei pochissimi rimasti a conoscenza di certe informazioni. Forte dell’esperienza garibaldina decise di entrare nell’esercito in cui fece una brillante carriera militare, congedandosi con il grado di generale. Fece della casa di Borgoratto la “base” della sua famiglia. Con l’Unità d’Italia iniziò, per il nostro paese, un periodo di trasformazioni che dura ancora oggi. Dalla metà dell’800, grazie alla ferrovia e ad un commercio molto più diffuso, iniziò anche una più ampia circolazione di idee, tanto che molti padroni incominciarono ad intuire che sarebbe stato opportuno fare qualche concessione, in modo tale da continuare a tenere sotto controllo le sfruttate masse contadine. Borgoratto: il mio paese, la sua storia In quest’ottica fu vista l’iniziativa di Giuseppe Colombo, grosso proprietario di terreni ed interi isolati del paese, il quale, con testamento reso pubblico il 19 ottobre 1860, donò al Comune un terreno su cui costruire l’asilo. Purtroppo, per mancanza di fondi, i primi bambini di Borgoratto entrarono in quell’asilo soltanto 51 anni dopo, per frequentarlo fino al 1966. Sulla scia dell’iniziativa di Giuseppe Colombo, il Comune, intorno al 1864, si fece promotore di un’iniziativa che Girolamo Buzzi citò in questi termini: “(il Comune) mostrò di nutrire moral sentimento del pubblico bene ponendosi sulla via del progresso de’ lumi coll’istituire due scuole Elementari, una per li ragazzi e l’altra per le fanciulle.” La spinta in avanti portò inevitabilmente al formarsi di un embrione di classe operaia che si spostava in città per lavorare nelle officine, mentre in tutto il contado si lavorava la campagna ancora a piedi nudi, sulle tavole il pane era un lusso e l’analfabetismo la faceva da padrone. Il potere d’acquisto delle masse contadine era tale per cui la maggior parte dei pastiera a base di polenta insaporita da un’aringa posta al centro del tavolo o da qualche intingolo estremamente economico. Gli ortolani, artigiani, braccianti e piccoli contadini di Borgoratto, insieme ad alcuni operai, sentirono la necessità di tassarsi e di costituire, nel 1880, una Società Operaia di Mutuo Soccorso. Gli inizi furono piuttosto difficili in quanto i promotori, inizialmente visti come piantagrane, non ebbero neppure una sede fissa, fino a quando l’associazione non fu accettata dal resto del paese. Da quel momento la SOMS fu al centro di iniziative di un certo rilievo, riuscendo anche a costruire l’attuale edificio, all’inizio del secolo, sito in via Carentino, attuale via E. Massobrio. In quegli stessi anni iniziò la propria attività di pittore e calcografo uno dei figli di Bozzetti, ex generale garibaldino, il quale grazie anche all’aiuto materno aveva scelto gli studi artistici abbandonando quelli classici. Il giovane Francesco Bozzetti, detto Cino da amici e critici d’arte, nato ufficialmente a Lecce, durante un soggiorno paterno in quella guarnigione, iniziò la sua formazione artistica a Torino, ma fin dall’inizio della sua carriera cercò sempre l’ispirazione a Borgoratto e nella campagna circostante, trasformandosi nel testimone vivacissimo dell’ ambiente e della condizione contadina dell’epoca. Sull’onda delle scoperte scientifiche e della loro applicazione pratica, arrivò in paese, fra il 1910 e il 1912, quel “fenomeno” della luce elettrica, con tanta meraviglia e stupore di tutti. Dopo qualche anno, allo scoppio della prima guerra mondiale, molti abitanti di Borgoratto furono chiamati alle armi. Iniziarono anni terribili e contraddittori, dove da una parte si sparava e si sperimentavano i più avanzati congegni di morte, Borgoratto: il mio paese, la sua storia dall’altra si sperava di scansare il “fronte” e di non dover indossare gli abiti a lutto. Le campagne vivevano un lento e stupefacente progresso. In quel tempo anche a Borgoratto si vedevano transitare le prime automobili che sollevavano nuvole di polvere sulla sassosa strada nazionale. Quando cessò la sanguinosa tempesta della prima guerra mondiale, Borgoratto aveva nove figli in meno e di lì a qualche anno un monumento ai caduti. Le esperienze e le necessità della guerra impressero una spinta alla trasformazione della popolazione, incentivata dall’incremento industriale della vicina città. Molte famiglie si trasferirono in Alessandria, le ferrovie assumevano personale ed alcuni scelsero di emigrare verso l’Argentina e il Venezuela, dove svolgevano i mestieri più vari. Molti di loro si stabilirono in Sudamerica e non tornarono più. Fu questa l’epoca in cui la struttura sociale del nostro paese prese una sua fisionomia ben precisa a “comparti” piuttosto chiusi. Vi era un gruppo di famiglie che, per cultura o titoli, rappresentava la “Borgoratto bene” erede del soprannome di “nobiltà” dato, un tempo, ai nobili padroni del paese (i signori Colombo, Mittone, Ravizza, Nascimbene, Massobrio, Rasore, Bozzetti). Poi veniva una fascia formata da commercianti e ricchi contadini (Volante, Boidi, Conta, Moretti, Massobrio, Rossini, ecc..) impegnati nella scalata sociale ed infine, operai, mezzadri, fittavoli, braccianti e piccoli artigiani, spesso costretti a dover dipendere dalle prime due categorie. Era una dipendenza secolare e purtroppo, non solo economica ma anche culturale, che il fascismo si sforzò di mantenere. Il limitato livello culturale, pur con gli innegabili miglioramenti, determinò una vita piuttosto piatta ed amorfa per tutti, che neppure le manifestazioni fasciste ed i discorsi incendiari del Duce riuscirono a smuovere. Nonostante l’apertura di una fornace di mattoni, primo vagito industriale, Borgoratto era un paese prevalentemente agricolo, con un notevole sviluppo dell’orticoltura e dell’allevamento del bestiame. La meccanizzazione del lavoro restava un sogno per i più giovani, aperti al progresso. Molto lavoro era ormai affidato a mezzadri o fittavoli provenienti dal Veneto, con il primo fenomeno d’immigrazione interna del Paese. La fornace sorse nel Borgo San Michele, al bivio con la strada secondaria per Frascaro, dove oggi esiste appunto un cascinale chiamato “Fornace”. L’iniziativa fu del Cavalier Paolo Rasore, leader dei fascisti locali ed uno dei maggiori possidenti della zona, il quale intuì che molti risparmiatori, spesso dopo lunghi anni in Sudamerica, non potevano farsi una casa per l’alto costo del materiale edile. Il Cavaliere allora si mise a fare un tipo di mattoni d’argilla, chiamati in piemontese “trön”, il cui costo era molto basso, ricavandoli dal terreno Borgoratto: il mio paese, la sua storia argilloso nella zona della cappelletta arricchendosi e guadagnando il titolo di benefattore. Rasore assunse addirittura in Toscana alcuni specialisti nella produzione di quel tipo di mattoni, subito chiamati i “trunin” e poiché questi uomini abitavano le case che si trovavano davanti alla cappelletta, dall’altra parte della strada, tutta la zona venne chiamata “La trunera”. In quel periodo furono podestà lo stesso Rasore e Nicola Massobrio, anche lui titolare di un cavalierato. In un documento del 1926, i borgorattesi erano 1003, cioè circa 400 più di oggi e venivano al mondo con l’assistenza della levatrice Elvira Pecora e del medico condotto dott. Moreschi. Quest’ultimo esercitò la professione di medico per oltre trent’anni. Con dedizione e passione ha curato gli abitanti di Borgoratto, Gamalero, Frascaro e San Rocco. A qualsiasi ora del giorno e della notte, con qualsiasi condizione atmosferica accorreva alle chiamate dei suoi pazienti, dapprima con il calessino, poi con la bicicletta e, infine, con il “rombante Guzzino”. All’inizio degli anni ’40 era scoppiata, inaspettata, la Seconda Guerra Mondiale, con i nostri soldati senza armi adeguate e nessuna formazione di base. I borgorattesi in “grigioverde” vennero sparsi un po’ ovunque e imbracciando il vecchio fucile ’91, cercando di far sparare mitragliatrici che s’inceppavano, lanciando granate a mano che sovente non scoppiavano, scrissero ugualmente memorabili pagine di coraggio. Coloro che non finirono al fronte dovettero vivere la disorganizzazione ed i pressappochismi in patria. Nino Grande, che poi diventerà sindaco di Borgoratto, artigliere in una batteria costiera, descriveva così la sua guerra: “Fame, mai patito tanta fame in vita mia”. Poi casa Savoia, in quel terribile 1943, compì la sua ultima serie di voltafaccia, prima con Benito Mussolini, poi con gli ex – alleati tedeschi. Così fu sterminata la coraggiosa divisione Acqui a Cefalonia, ai più “fortunati” toccò la prigionia in Germania. Quanto fu dura nessuno lo seppe meglio di Carlo Grande che, catturato in Grecia, finì in un campo di prigionia in Polonia e tornò solo alla fine della guerra, Pino Buzzi scavalcò rocambolescamente alcune muraglie della cittadella e di Francesco Oddone, che sfruttando coraggiosamente una favorevole opportunità, si gettò dal treno in corsa che lo stava portando ai campi di prigionia. Tutti riuscirono a salvarsi andando poi a rinfoltire le schiere di giovani disperati sparsi nelle campagne o unitisi ai partigiani, sapendo perfettamente che la cattura, con o senza armi in mano, comportava l’esecuzione sul posto. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Nel 1944, a seguito dei bombardamenti su Alessandria, un flusso di fuggitivi si riversò nelle campagne ed il paese si riempì di questi sfollati. Era per lo più gente sconosciuta che si andò ad aggiungere ai borsaneristi, più o meno professionisti, aggirandosi per il paese alla ricerca di generi alimentari da acquistare. Sulla strada era un transito continuo di veicoli militari, mentre l’antico guado riprese ad essere frequentato, specie di notte, dove nelle tenebre i partigiani si spostavano ed effettuavano i rifornimenti. In questa atmosfera la sera del 17 maggio 1944, un gruppo di banditi compì la strage delle famiglie Buzzi, Cellerino e Buzzone che descriverò in un capitolo a parte. Un altro episodio colpì la comunità di Borgoratto: il 27 maggio ’44, a Vignolo, vicino a Cuneo, i fascisti uccisero Ennio Massobrio. Appena diciottenne, interrotti gli studi, era salito in montagna come tanti altri. Il giorno della sua morte era sceso a valle per procurare rifornimenti, ma la squadra di cui faceva parte s’imbatté in un reparto fascista, ingaggiando un violento conflitto a fuoco. Ennio rimase ferito ma i compagni non riuscirono a soccorrerlo. Fu catturato e, insanguinato e dolorante, venne fucilato. Nell’aprile del 1945, servendosi della statale che attraversava il paese, ripiegarono tutte le forze nazifasciste operanti nella Liguria di Ponente, le quali finirono però tra le braccia delle unità partigiane che avevano già occupato Alessandria e sbarravano loro il passo. Il paese visse giornate di grande tensione, tornò ad aleggiare quella paura che sembrava dimenticata da tempo, gli aerei alleati attaccavano in più punti la lunga colonna immobilizzata ed i partigiani, tutt’intorno, minacciavano di passare all’azione. Alla fine prevalse in tutti il buon senso e gli armatissimi reparti si arresero. Con questo atto finì la guerra per Borgoratto ed iniziò un’era di pace e di benessere che non ha mai avuto uguali nella millenaria storia del nostro paese. Cominciò alla chetichella, leccandosi le ferite di quei terribili anni, riaccogliendo uomini provati nel fisico e nel morale dalla violenza, troppe volte assurda, ricordando coloro che non sarebbero mai più tornati. La vita riprese il suo ritmo normale fra distruzioni, ristrettezze, lavoro e passione politica. Per un rapido susseguirsi di fatti si scoprì che si utilizzavano le scarpe anche per andare al lavoro nei campi, che il mobiletto di legno con l’interno foderato di lamiera che ospitava la colonna di ghiaccio era stato sostituito dal frigorifero, che al posto del “buco nel cortile” era subentrata una stanza chiamata”bagno” e che c’erano le scuole, oltre alle elementari, anche per chi non era figlio di “signori”. Anche in questo periodo un contributo determinante è stato dato dalla generosità Borgoratto: il mio paese, la sua storia degli animali adibiti ai lavori pesanti (cavalli, buoi, mucche, muli), che pazientemente collaboravano con l’uomo nel duro lavoro dei campi. Ritengo doveroso citare un personaggio che si è sempre avvalso con passione e competenza, oltre che per necessità, della collaborazione del cavallo: Dino Conta, massimo intenditore di questo nobile animale. In questo clima di rapida evoluzione sorsero nel paese varie attività economiche ed artigianali di cui si ricordano le principali: FABBRO E MANISCALCO: Paolo Piacenza, eseguiva affilatura e piccoli attrezzi per l’agricoltura; Giuseppe Porrati, detto “Pipetu el fré”, ferrava equini e bovini; CARRADORE: Battista Oddone, detto “u saron”, costruiva carri e relativa ferramenta; MACELLAIO: Giuseppe Passaggio, detto “Pinot el masaghen”, macellava suini ed eseguiva la successiva lavorazione delle carni; furono macellai a Borgoratto anche: Felice Gonella, Vittorio Cantarella, Aldo Cantarella, Ildo Dellapiana, Vito Pierro; PANETTIERE: Pierino Rescia, detto “Pierinu el furné” e Giuseppe Nani, detto “Pipen el furnè”, producevano il pane e lo cuocevano nei forni a legna; CICLISTA: Pierino Porrati, detto “Pierinu u ciclista”, riparava le biciclette, allora importante mezzo di trasporto; MECCANICO: Giacomo Martini, detto “Marten el mecanic”, riparava auto, trattori e attrezzature agricole; Giovanni Ferro, riparava trattori; FALEGNAME: Domenico Camagna e Giuseppe Traversa, detti “i mesdabosc”; MERCERIA: Giuseppina Varosio, Maddalena Benzi; DROGHERIA: Bartolomeo Volante; TABACCHERIA: Mario Passaggio e poi la figlia Isa; MEDIATORE: Domenico Massobrio, Paolo Stringa, Felice Gonella, Bartolomeo Caviglia, Paolo Volante; LATTERIA: Luigia Gandino; TREBBIATORE: Lorenzo Massobrio, detto “Cinu l’american”,che dopo aver cercato fortuna in America aprì un’azienda agricola acquistando legatrici per la mietitura del grano, trattori, trebbiatrici, aratri ed altre attrezzature per effettuare lavori per conto terzi; COMMERCIANTI CEREALI: Antonio Massobrio, Filippo e G. Battista Volante; BARBIERE: Pietro Mantelli, detto “Pietro el ghitu”, Cristoforo Moretti, Andrea Mantelli; SARTO: Giovanni Mantelli, detto “Giuani u sartù”, sarto per uomo; AUTOTRASPORTI: Pietro ed Enzo Mantelli, trasporti con camioncino di ogni tipo di materiale; Giorgio Porrati; CORRIERE: Felice e Luigi Grande; Borgoratto: il mio paese, la sua storia CIABATTINO: Battista Pallavicino, Rangone; SACRISTA: Domenico Gonella, detto “Mincotu u sacrista”, suonava le campane e si occupava dei lavori all’interno della chiesa; RISTORATORE: Clemente Barberis (poi il figlio Giovanni), Caffé Ristorante Stazione; Francesco Porrati, detto “Palen” (poi il figlio Antonio ed il nipote Pierfranco); Caffè Ristorante della Pace, Agostino Volante, Caffé Ristorante del Popolo; POLLIVENDOLO: Giacomo Carosio, detto “Caros el pulaié”, commerciava pollame in genere; COMMESTIBILI: Pietro Pasero, Domenico Conta, Andrea Boidi, Lucia Parodi, Bovio Pancio e poi la figlia Carla, fratelli Angeleri. Poi vi furono anche altri lavori stagionali come: DACQUAROLO: Giuseppe Bolfo, detto “Pipu u dacquarò”, era l’incaricato all’irrigazione dei prati; TALPAIOLO: detto “u tirpunen”, catturava le talpe con specifiche trappole per recuperarne la pelliccia, utilizzata a sua volta per capi d’abbigliamento; TAGLIAERBA: Giuseppe Caviglia, detto “Pipen u sciau”, ed i fratelli Cesare e Giovanni Stringa, che per conto terzi falciavano manualmente interi prati per ricavarne foraggio; BACHICOLTORE: al fine di racimolare qualche soldo, molte famiglie, in primavera avanzata, acquistavano le larve seme – bachi (la smensa), mettendoli su appositi ripiani (i sturò) ed alimentandoli con foglie di gelso (i muron), raccolte giornalmente. Dopo qualche settimana, terminata la crescita, i bachi (i bigat) entravano nella quarta fase della loro vita che era contraddistinta da un breve tempo di siesta dove apparentemente dormivano profondamente. Da questa situazione è nato il detto “dormi della quarta”, all’indirizzo delle persone poco sveglie. In questa fase venivano posizionati rami sui ripiani per consentire al baco di diventare crisalide e costruire, attaccandosi al ramo il prezioso bozzolo di seta detto “qucalen” che veniva completato in circa otto giorni e raccolto per essere venduto alle ditte specializzate nel recupero della seta; CAPPONATRICE: era una donna che, su richiesta, trasformava in capponi i galli, tagliando loro i testicoli, la cresta e disinfettando le ferite con la cenere. Questa operazione consentiva un ingrassamento più rapido ed una migliore finezza delle carni; PELLIVENDOLO: detto “u strasé”, era un personaggio che arrivava in bicicletta da Mandrogne e girando di casa in casa, acquistava pelli di coniglio. Queste erano accuratamente conservate secondo una precisa tecnica, che Borgoratto: il mio paese, la sua storia consisteva nel risvoltarle e riempirle di paglia per consentirne l’essiccazione e la “messa in forma”, affinché asciugando rimanessero tese. Le pelli venivano vendute al cappellificio Borsalino di Alessandria ed alle sartorie che le usavano per abbellire capi d’abbigliamento. All’inizio degli anni 70 è sorta a Borgoratto la società MARE di Mario RESCIA che esercitava attività di prospezione idrogeologica e realizzazione di pozzi d’acqua, attività svolta inizialmente in Iraq e successivamente in Arabia Saudita, dove è attualmente operativa e impiega circa 200 dipendenti. Fra i passatempi serali preferiti dai borgarettesi negli anni ’50, si ricordano: LE BOCCE, giocando dapprima nel bocciofilo dell’allora Castello e poi nei campi dell’osteria di Clemente Barberis. Nei periodi di impraticabilità dei campi le partite si svolgevano sotto il viale della stazione. Immancabile era la bottiglia di Barbera, sempre presente durante la partita, che veniva offerta dai perdenti; LE CARTE, giochi preferiti erano lo scopone, la briscola, il tresette, i tarocchi; LA MURA, considerato gioco d’azzardo e quindi proibito, si disputava fra due contendenti che contemporaneamente indicavano con le dita un numero dicendone un altro che avrebbe dovuto indicare il risultato della somma della dita dei due sfidanti; IL CALCIO, grande passione degli italiani, anche a Borgoratto esisteva una squadra di calcio che con buoni risultati partecipava alle classiche sfide fra i paese circostanti. Fra gli hobby preferiti, nella seconda metà del ‘900, c’erano sicuramente la caccia e la pesca. Nel nostro territorio, ricco di selvaggina stanziale (lepri, fagiani, starne), molti borgorattesi si applicavano con buona soddisfazione in questo sport praticato con l’indispensabile aiuto del cane. Certamente la pesca coinvolgeva un maggior numero di persone, perché era possibile anche ai ragazzi oltre che agli adulti, favorita dalla grande pescosità della Bormida e del Ghisone. Cito con piacere a questo proposito, un grande talento naturale che con straordinaria passione e capacità, riusciva ad ottenere sempre ricchi bottini di caccia e pesca: Ilario Cacciabue che personalmente ringrazio per tutti i consigli che mi ha dato in merito. Alla fine degli anni ’60 iniziò la costruzione di una parte della rete fognaria che raccoglieva gli scarichi emessi dalle abitazioni, i quali, dopo il trattamento Borgoratto: il mio paese, la sua storia nell’impianto di depurazione, venivano convogliati nella Bormida. Sempre in quegli anni, con un’assurda delibera, l’Amministrazione Comunale decise l’abbattimento del castello, cancellando in un sol colpo un edificio storico che fece bella mostra per secoli a Borgoratto. Contemporaneamente decise la costruzione di un edificio di dubbio gusto architettonico, adibito a scuola elementare e la costruzione dell’attuale palazzo Comunale. Risale a quel periodo anche la nascita del mangimificio PURINA, che ha operato fino agli anni ’90 dando lavoro a molti borgorattesi. Negli anni ’70 è stata istituita un’area comunale adibita a giochi per bambini, comprendente anche un campo da calcio e uno da tennis, con relativi spogliatoi. In questo periodo è stato realizzato l’acquedotto comunale che alimenta, oltre Borgoratto, anche Frascaro e Taconotti. Viene costruito anche il mangimificio ITALFIOCCHI, nelle adiacenze della cascina Torre. A fine anni ’80 anche a Borgoratto arriva il gas metano, fornito dalla ditta Metanprogetti. Negli anni ’90 iniziano i lavori per la realizzazione della tangenziale di Borgoratto che ha permesso di ridurre notevolmente il traffico automobilistico con evidente beneficio per tutto il paese. Di fatto la tangenziale è stata inaugurata nel 2001, con soddisfazione sia dei borgorattesi che degli automobilisti di passaggio. All’inizio degli anni ’90, a Borgoratto, incombe il rischio di subire la costruzione di una discarica ad ovest del paese. L’insorgere di un “comitato per il no”, eletto dai borgorattesi, si attiva per bloccare l’operazione inducendo la ditta interessata a rinunciare al progetto. Il ventunesimo secolo inizia con la preoccupazione dei borgorattesi generata dalla possibile costruzione di una cava d’argilla adiacente alla piscina e allo stabilimento Eurofiocchi. Questa vicenda, descritta dettagliatamente in un capitolo a parte, porta alle dimissioni del Consiglio Comunale di Borgoratto con l’elezione, nel 2001, della nuova amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Lanza che si pone come obiettivo la crescita, lo sviluppo, il miglioramento della vita sociale del paese con l’ambizione di farne un paese da seguire come esempio di vitalità. La nuova amministrazione affronta subito il problema della cava e con opportuni interventi annulla definitivamente il rischio dello scempio annunciato ai danni del territorio di Borgoratto. Altre opere attuate riguardano l’ampliamento del cimitero, la creazione della piazza intitolata a Cino Bozzetti recuperando un’area inutilizzata, il completamento della rete fognaria e dell’acquedotto, l’ammodernamento del centro sportivo- Borgoratto: il mio paese, la sua storia comunale intitolato, nel 2004, a Ernesto e Mario Ferrari , il rifacimento dell’impianto elettrico della scuola; la messa in sicurezza del rio Ghisone per quanto riguarda il territorio di Borgoratto, l’ammodernamento degli uffici comunali con la creazione di un’efficiente rete informatica, il potenziamento delle attrezzature in dotazione (escavatore, trattore tagliaerba, autovettura ecc..), il potenziamento dell’illuminazione pubblica, la ristrutturazione di piazza Roma, la realizzazione di una biblioteca comunale nell’edificio dell’ex asilo, la costruzione di una cucina, con il patrocinio della Regione Piemonte, attrezzata per fornire 300 pasti alla popolazione in caso di eventi straordinari, altre opere di minor rilievo. ECCIDIO DELLE FAMIGLIE BUZZI, CELLERINO, BRUZZONE Fa parte della storia più recente un gravissimo lutto che ha sconvolto la gente di Borgoratto e non solo, verificatosi a danno delle famiglie Buzzi, Cellerino e Bruzzone. Era la sera del 17 maggio 1944, quando un gruppo di malviventi fece irruzione nella casa dei Buzzi a scopo di rapina. Senza alcuna pietà uccisero tutti i componenti della famiglia, dei quali cito i nomi: Buzzi Luigi, di anni 41; Pellati Elena, di anni 41; Buzzi Francesca, di anni 17; Buzzi Renato, di anni 10; Buzzi Giuseppe Pasquale, di anni 6. Il destino crudele volle che fossero casualmente presenti nella casa dei Buzzi, per l’acquisto di cereali, i componenti delle famiglie Bruzzone e Schelotto di Genova, che subirono uguale sorte: Bruzzone Angelo, di anni 41; Bruzzone Angela, di anni 40; Schelotto Francesco, di anni 34; Schelotto Geromina, di anni 33. I delinquenti, pensando di essere stati visti nell’esecuzione del barbaro massacro dai componenti della famiglia Cellerino, che dimoravano nei pressi, fecero irruzione nella loro casa e li trucidarono impietosamente. L’unico superstite fu il piccolo Filippo, di due anni, che nel panico di quei terribili momenti, istintivamente si nascose sotto le coperte di un letto matrimoniale e venne così risparmiato. I membri della famiglia Cellerino che persero la vita in tale tragica circostanza, furono: Cellerino Sebastiano, di anni 44, Scagliola Angela, di anni 34; Cellerino Giovanni Luciano, di anni 7; Scagliola Antonia, di anni 21. Furono in parecchi ad indicare come probabili responsabili di quella efferatezza, dovuta chiaramente alla necessità di eliminare tutti i testimoni della rapina, alcuni individui che indossavano divise dell’esercito tedesco, ma di nazionalità imprecisata, giunti con il treno dalla Liguria alla sera e ripartiti con lo stesso all’alba, dopo essersi aggirati per il paese, sul far del giorno, completamente ubriachi. Una successiva inchiesta, condotta dai comandi militari fascisti e tedeschi, accertò che colpevole del massacro era stata la banda del cecoslovacco Tommaso Hozak, di 23 anni, da tempo disertore della Kriegsmarine, che agiva con sei compagni, tre dei quali erano italiani. Borgoratto: il mio paese, la sua storia La banda venne catturata e passata per le armi sull’Appennino Ligure, sul finire dell’estate, dagli stessi tedeschi. Il giorno 27 luglio 1944, circa due mesi dopo la strage , arrivarono in paese alcuni camion delle Brigate Nere, che scaricarono tre individui urlando, ai presenti sulla piazza, che si trattava degli assassini e che i fascisti avrebbero fatto giustizia. Vi fu un processo sommario e, nonostante le scene di disperazione, i tre sventurati furono messi contro il muro di casa Buzzi e fucilati. Fu quindi ordinato al falegname del paese di costruire tre rudimentali casse e di inumarle da qualche parte nel camposanto. Le salme di Consoli Gaetano di anni 22, Landoni Alfio di anni 37 e di Cardinale Antonio di anni 25, riposano a poche decine di metri da quelle delle famiglie sterminate. ARTISTI E PERSONAGGI STORICI ROMEO BOZZETTI Un doveroso cenno va a Romeo Bozzetti, capostipite di una dinastia di personaggi illustri che si sono distinti per le loro gesta, le loro opere, le loro attività, onorando il nome di Borgoratto. Romeo nacque il 20 febbraio 1835, a S. Martino in Beliseto, paese della madre, mentre il padre era originario di Paterno, provincia di Cremona. Frequentò le scuole elementari a Cremona ed il ginnasio a Brescia, conseguendo la maturità nel 1853. Per due anni frequentò la facoltà di matematica all’Università di Padova. Nel 1855, lasciò gli studi per motivi politici e si rifugiò nel Regno di Sardegna, prima a Genova, poi a Torino, quindi a Nizza Marittima (1858) ed ancora a Torino. Lavorò saltuariamente presso sedi giornalistiche e diede ripetizioni di matematica. In quegli anni conobbe a Torino, Antonio Colombo, funzionario dello Stato Sardo, appartenente alla famiglia Colombo di Borgoratto. Dietro sua indicazione, acquistò nel 1867, una casa a Borgoratto. All’inizio della seconda guerra d’indipendenza entrò come volontario nel corpo dei “Cacciatori degli Appennini” con Giuseppe Garibaldi, ricevendo il grado di sergente. Sempre con Garibaldi, entrò a far parte della “Spedizione dei Mille”, partendo da Quarto (Genova) il 5 maggio 1860, sulla nave “Piemonte” (sulla nave “Lombardia”, era invece imbarcato il suo carissimo amico Ippolito Nievo). Venne nominato luogotenente dopo la battaglia di Calatafimi, al termine della quale riceve la medaglia d’argento al V.M. Dopo le giornate di Palermo (29-30-31 maggio - 1 giugno 1860) ottenne, a Napoli, la nomina di Maggiore . Borgoratto: il mio paese, la sua storia Nel febbraio 1862 entrò nell’Esercito Italiano con il grado di Maggiore, nel 1866 partecipò alla terza guerra d’indipendenza ricevendo la medaglia di bronzo al V.M. a seguito del fatto d’armi a Borgoforte (Mantova). Nel 1871 ricevette il grado di Tenente Colonnello nel 77° Reggimento Fanteria e l’anno seguente contrasse matrimonio con Edvige De Gianani. Nel 1877, con il grado di Colonnello, comandò il 16° reggimento Fanteria e nel 1884, col grado di Maggiore-Generale, comandò la “Brigata Pisa”. Nel 1895, con il grado di Tenente-Generale, abbandonò la vita militare per ritirarsi nella sua casa di Borgoratto. Gli venne conferito il riconoscimento di “Commendatore dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro e Grande Ufficiale della Corona d’Italia”. Morì a Borgoratto il 5 aprile 1907 e riposa nel cimitero locale. CINO BOZZETTI Piemontese per formazione culturale, affetti e consuetudini, Cino Bozzetti nacque il 21 ottobre 1876 a Lecce, dove il padre, cremonese, prestava servizio come generale dell’esercito italiano. Da piccolo si trasferì con i genitori a Borgoratto, paese che il padre aveva scelto sino dal 1867 come sua seconda patria e qui trascorse la sua infanzia. Frequentò le locali scuole elementari e le ginnasiali ad Alessandria. Fu in questo periodo che una governante toscana adottò, per il piccolo Francesco, il diminutivo Cino. Alla fine degli studi liceali, grazie anche all’appoggio materno, ottenne di potersi trasferire a Torino dove, nel 1897, frequentò l’Accademia Albertina di Belle Arti, allievo di Ubertalli, approfondendo poi i suoi studi artistici con Follini. Nel 1901 espose un disegno a carboncino alla Promotrice di Belle Arti partecipando poi alla Quadriennale torinese del 1902 – 1903. Dal 1903 al 1913 si dedicò al disegno, quindi all’acquarello, iniziando nel 1906 lo studio, la ricerca e la produzione di acqueforti. Nel 1915, allo scoppio della guerra, fu una delle personalità di maggior spicco alla Mostra dell’Incisione italiana e quindici anni dopo, con una sua personale a Torino, confermò di essere fra i migliori incisori del primo novecento. Le sue opere furono presenti, nel 1932, a Firenze alla prima mostra del Bianco e del Nero, nel ’43 espose alla Quadriennale di Roma ed a Bruxelles, nel ’44 a Ginevra, a Londra nel ’46, a Losanna nel ’48 ed a Parigi nel ’49. La mostra che lo “consacrò” fra i maggiori artisti italiani della prima metà del ‘900, fu la personale alla Bussola di Torino nel 1947. Sulla scia di tale definitiva Borgoratto: il mio paese, la sua storia consacrazione, giunsero la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 e la mostra di 121 acqueforti alla Calcografia Nazionale di Roma (1949). Era intento alla produzione di un altro ciclo di acqueforti quando, improvvisamente, si spense a Borgoratto il 25 luglio 1949. Cino Bozzetti continua a vivere con la storia. Altre mostre lo hanno ricordato. Tra queste quelle della Città di Torino al “Piccolo Foyer del Regio” nel centenario della nascita (1976), e quelle di Borgoratto e della Città di Alessandria nel cinquantennio della sua morte (1999 e 2001). La sua ispirazione artistica si esprime dipingendo principalmente luoghi fisici, reali, della vita rurale di Borgoratto (cascine, ponti, campi, ecc…), dai nomi che paiono inventati tanto sono evocativi e che corrispondono invece ad una topologia nota all’artista, quanto ai contadini che percorrevano giorno dopo giorno le strade della Tascotta, del Chiquèn delle Colombette del Bricco. Cino Bozzetti sapeva trarre dalla contemplazione della natura e della fatica dei contadini, immagini di intensa poesia che si traducono, grazie alla sua mente, alla sua sensibilità spirituale ed alla sua mano, in immagini di un valore assoluto ed universale, che sanno parlare a tutti gli uomini capaci di ascoltarne la profonda e toccante poesia. IL TORCHIO DI CINO BOZZETTI Cino Bozzetti, per realizzare le sue incisioni, si serviva anche dell’aiuto di un torchio per imprimere sulla carta l’opera creata. L’artista ricopriva di cera una lastra di rame e poi con una punta di metallo incideva la cera allo scopo di scoprire la parte di rame sottostante per creare il disegno. A questo punto la lastra veniva immersa in un acido che entrando in contatto con il rame lo corrodeva creando l’incisone corrispondente all’opera voluta. Asportava quindi la cera dalla lastra e con un tampone la inchiostrava; rimuoveva l’eccedenza d’inchiostro con un raschietto di legno e completava la pulizia con una garza. Quindi la lastra di rame incisa, precedentemente riscaldata, veniva messa sul tavolo a contatto con la carta e, con il torchio, si imprimeva l’opera ottenendo la stampa che riproduceva il soggetto creato dall’artista. GIUSEPPE BOZZETTI Fratello minore del pittore Cino Bozzetti, nacque a Borgoratto il 19 settembre 1878 da Romeo (uno dei Mille di Garibaldi, allora colonnello poi generale dell’Esercito Italiano), e da Edvige Griziotti De Gianani, entrambi cremonesi. Morì a Roma il 27 giugno 1956. Entrò nell’ordine dei Rosminiani alla fine dell’anno 1900 dopo la laurea in giurisprudenza ottenuta a Torino nello stesso anno. Ordinato sacerdote nel 1906 si laureò in filosofia e nel 1909 conseguì la laurea in Borgoratto: il mio paese, la sua storia lettere classiche, materia che insegnò per vari anni al liceo “Mellerio- Rosmini” di Domodossola. Nel 1929 venne nominato Superiore Provinciale e, a Roma il 25 marzo 1935 Preposito Generale, VII° successore di Antonio Rosmini, carica che ricoprì sino alla morte. Libero docente di filosofia all’Università di Roma dal 1942, dove tenne corsi negli anni accademici 1942/43, 1945/46 e lezioni negli anni seguenti. Scrisse varie opere nel campo filosofico – teologico, specialmente a sostegno e difesa delle tesi di A. Rosmini. ROMEO BOZZETTI Nacque a Borgoratto il 18.08.19, dove morì il 16.06.1989. Frequentò l’Istituto Agrario di Voghera e quindi la facoltà di agraria all’università di Torino. Nel 1940 fu richiamato alle armi, prima nell’artiglieria da campagna e poi nella contraerea al servizio della Marina Militare, di scorta ai convogli che rifornivano l’esercito in Africa Settentrionale. Croce di Guerra al Valor Militare. Dopo la morte dello zio, il pittore Cino Bozzetti, si dedicò oltre alla entomologia sua prima passione, alla pittura ad acquarello. Dipinse per la chiesa di Borgoratto un San Bernardo. Partecipò alla vita pubblica del paese ricoprendo la carica di consigliere comunale e di Presidente dell’asilo infantile “Colombo”.La sua raccolta di insetti è esposta al Museo di Scienze Naturali di Milano. ERNESTO FERRARI Nacque ad Alessandria il 10.04.1894 e morì il 03.07.1973 ad Acqui Terme. Aprì bottega in via dei Cavalli a Borgoratto nel 1921 ed a questo periodo risalgono i piatti a sbalzo, i diavoli e vari animali stilizzati. Nel 1924 iniziò la costruzione della famosa cancellata dell’allora Villa Ravizza, che costò anni di lavoro, e che attualmente si può ammirare in via Acqui a Borgoratto. Fa parte di questo manufatto uno splendido serpente che il maestro forgiò in atteggiamento aggressivo, coinvolgendo alcuni uomini che la sera, dopo il lavoro nei campi, con la mazza indirizzata dalla sua magica mano, modellarono in modo perfetto. Questo capolavoro passò, nel 1942, sotto il vincolo della Sovra intendenza ai monumenti del Piemonte. Ferrari concluse il periodo di lavoro a Borgoratto con un’opera che meritò la medaglia d’oro, realizzata per il Carroccio del Palio di Asti: un gallo in ferro battuto, simbolo della città. Nel 1934, il maestro si trasferì ad Acqui Terme avendo ricevuto, da parte del Conte Borgoratto: il mio paese, la sua storia Arturo Benvenuto Ottolenghi la proposta di una collaborazione artistica a quel complesso di Villa Museo – Mausoleo sito a Monterosso, in Acqui Terme, e che il Conte aveva già in stadio di avanzata costruzione. Questa collaborazione fu assai proficua, in quanto permise a Ferrari, nel pieno rispetto delle sue idee creative, di realizzare tutte quelle opere che fanno di questo complesso un esempio di corte rinascimentale ed una testimonianza di vera arte locale. Importanti opere furono eseguite anche in collaborazione col figlio Mario, fra le quali ricordiamo le porte del Mausoleo di Acqui Terme, i cancelli e le cancellate. A padre e figlio è stata concessa l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica, per aver tenuto alto il prestigio dell’arte e del lavoro italiano nel mondo. Ernesto Ferrari lascia al figlio Mario il suo magico martello sul quale è inciso il motto del suo credo e della sua fede: “Non omnis moriar” (Non tutto di me morirà.. Orazio). Mario Ferrari muore vittima di un pirata della strada il 17 agosto 1990 ad Acqui Terme LA CHIESA Al centro del paese si erge la chiesa in stile romanico – gotico dedicata alla Beata Maria Vergine Assunta. Nel testo di “Storia di Gamondio antico or Castellazzo Bormida”, si trova scritto a questo proposito: “Questa parrocchia esisteva fin dal 1222, come dal succitato istrumento col titolo di S. Maria. È di nomina vescovile, perché fu riedificata nel 1668, restaurata e abbellita nel 1859. Il parroco porta il titolo di Rettore, che è lo egregio Sacerdote D. Giulio Annarratone di Valenza, che la governa con tanto zelo, e saviezza, e con que’ modi gentili, che gli son proprii. Dipendono da lei la Confraternita de’ Ss. Rocco e Sebastiano, ed una chiesa campestre di San Bernardo.” Entrando in chiesa, sul portone a bussola, troviamo un quadro di notevole valore artistico, raffigurante la Madonna Ausiliatrice. È costituita da una navata centrale sostenuta da quattro colonne di forma ottagonale e da due navate laterali. L’abside della chiesa ed il coro sono stati dipinti tra il 1932 ed il ‘36 dal celebre pittore Cino Bozzetti, cittadino di Borgoratto. Nella volta dell’abside, fa bella mostra una colomba rappresentante lo Spirito Santo con ai lati due angeli. Al centro è raffigurata la Madonna Beata Vergine Assunta, a destra S. Rocco e San Defendente, a sinistra San Bernardo abate e San Sebastiano. Il coro viene illuminato da due finestre con artistici vetri, donati uno in memoria di Borgoratto: il mio paese, la sua storia Volante Battista ed uno in memoria di Massobrio Mariuccia. Sulla volta del presbiterio, troviamo dipinti quattro angeli alati sostenenti un’anfora con grappoli d’uva e spighe di grano. Negli angoli sono rappresentati i quattro evangelisti San Giovanni, San Marco, San Matteo e San Luca. Il presbiterio è illuminato da due artistici lampadari di ventiquattro fiamme ciascuno, donati dal signor Volante Paolo, e da un piccolo lampadario a quattro fiamme. Sempre nel presbiterio si trova l’altare maggiore con al centro un crocefisso illuminato. Il tabernacolo è formato da un unico blocco del peso di 50 Kg. tutto dorato ed illuminato e risale all’anno 1951. Sulla porticina vi è raffigurato Gesù, legato ad una colonna. Esternamente reca la scritta: “CHARITAS HAEC FECIT” Internamente, invece, porta scritto: “JOANNES BORRI VERCELLESES FECIT”. DON MARIO SCRIVANTI PARROCO”. Ai lati della navata centrale troviamo sei episodi raffiguranti la vita della Madonna. Nella navata di destra spicca l’altare del Sacro Cuore di Gesù con la statua posta in nicchia di mosaico dorata e cornice in marmo, il relativo banco ed il porta candele votivo. Si può, inoltre, ammirare il quadro rappresentante S. Bernardo, patrono del paese, dipinto dal pittore Romeo Bozzetti dopo che la vecchia statua scolpita in legno che lo rappresentava, venne rubata nel 1982. Segue la nicchia in cui è contenuto il gruppo della Madonna di Pompei con le statue di S. Caterina e S. Domenico, donata da una famiglia benefattrice, la nicchia di S. Antonio ed il quadro di S. Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Nella navata di sinistra troviamo l’altare della Madonna Assunta e la statua, di valore inestimabile, della Madonna con il bambino scolpita in legno dorato. Al centro della nicchia sono scolpiti tre visi di angeli. Proseguendo si trova la nicchia con la statua dell’Immacolata Concezione, donata da Braggio Francesca, la nicchia e la statua di Santa Teresa del Bambino Gesù, il prezioso affresco cinquecentesco (1576) rappresentante “La Sacra Famiglia”, restaurato e rinfrescato dal noto pittore Pietro Vignoli in memoria di Porrati Giancarlo (morto in un incidente stradale, il 14 - 05 - 83) per espressa volontà dei genitori, il quadro di Santa Rita ed infine il Battistero con la vasca battesimale, abbellita da un pannello di legno dorato recante scolpito il Battesimo di Gesù. Sulle pareti di entrambe le navate si trovano i quadri rappresentanti la via Crucis. Sul campanile, alto 25 m, sono poste tre campane (una grande, una media ed una piccola). La facciata esterna della chiesa è stata rifatta fra il 1932 ed il 1936 grazie anche Borgoratto: il mio paese, la sua storia al consistente contributo economico dell’ing. Achille Colombo. Nel 1984 vennero rinfrescate le volte e le colonne, mentre nel 1985 venne restaurato il campanile, con il regolare nulla osta della Reverendissima Curia Vescovile di Alessandria e della commissione d’arte. Nell’archivio parrocchiale sono conservati 33 registri relativi agli atti di nascita, cresima, matrimoni e morte, a partire dal lontano 1585. Il culto dei santi è particolarmente sentito per la grande devozione della popolazione del paese a: S. Bernardo, S. Francesco, S. Antonio, S. Rita e la Madonna Assunta. Nel nostro paese risulta essere esistita una “Chiesa campestre di San Bernardo”, che sorgeva nei pressi del cimitero; probabilmente è stata abbattuta nei primi anni del 1900. Dal 22 aprile 1940 al 1997 è parroco di Borgoratto Don Mario Scrivanti, nato a Lobbi il 7 dicembre 1909 ed ordinato sacerdote il 26 maggio 1935. A partire dal 1997 parroco del paese è Don Gaetano Russo. Riporto quanto descritto sui legati nel già citato testo “Storia di Gamondio antico or Castellazzo Bormida”: LEGATO PIO PORRATI “Questo lascito venne fatta dal Sacerdote D. Giovanni Porrati zio dell’attuale Teologo Professore del Seminario di Alessandrine Vice – Rettore, che porta con sé un cumulo di virtù e di uno squisito talento da meritare la pubblica stima. Essa ha l’obbligo di celebrare in perpetuo tre annue messe, di cui una resta fissata il 20 gennaio, festa de’ Ss. Fabiano e Sebastiano; un’altra il 15 agosto giorno dell’Assunta; e la terza il 20 agosto festa di San Bernardo.” LEGATO PERPETUO MASSOBRIO “Questa pia persona Francesco Antonio volle provvedere alla salute dell’anima sua con istituire un legato perpetuo di quattro Messe da requiem colla recita dell’ufficio de’ morti nel dì del suo decesso.” LEGATO CONTA “Una tale pia disposizione lasciò il fu Giuseppe Conta coll’obbligo di tante Messe annue per l’anima sua “justa redditum” sul capitale di mille lire italiane, di cui ora s’attende l’approvazione dell’attuale Governo, se altro d’avverso non sorge per attraversarne l’esecuzione.” L’attuale oratorio parrocchiale è stato la prima sede della chiesa di Borgoratto, dove ancora oggi esiste un affresco risalente al 1200 Nel 2000 sono iniziati i lavori di ristrutturazione del locale destinato ad essere un Borgoratto: il mio paese, la sua storia luogo di ritrovo per i parrocchiani. Negli anni ’50 ha ospitato il primo televisore arrivato a Borgoratto e la sera ci si ritrovava per vedere, con stupore, quante cose proponeva questo rivoluzionario elettrodomestico, come ad esempio: “Lascia o raddoppia” o il mitico telefilm “Rintintin”. Nell’anno 2005 è stato rifatto il tetto della casa parrocchiale ed il tetto del magazzino ora trasformato in sala multifunzionale. Si ritiene doveroso citare il Sig. Ugo Colombaro che con pazienza e grande operosità ha effettuato, nei recenti anni interventi di manutenzione evitando il degrado di questo importante luogo di culto per l’intera comunità. TERRITORIO E SPIRITUALITA’ Fa parte della storia di Borgoratto un’importate figura religiosa di cui Padre Max Anselmi narra le vicende nel seguente capitolo: La radiosa figura di Madre Leonarda Boidi Passionista Nel contesto della storia di Borgoratto Alessandrino merita un ricordo particolare anche Angela Maria Boidi, detta comunemente Mariuccia, che da religiosa passionista prese il nome di Madre Leonarda di Gesù Crocifisso, con il quale è universalmente conosciuta. E' nata a Quargnento (AL), alla Cascina Cascinetta, il 10 luglio 1908, ed è morta ad Alessandria il 22 ottobre 1953. Il suo corpo è conservato nella chiesa del monastero delle Passioniste ad Ovada (AL). Di lei è in corso il processo di beatificazione e canonizzazione per verificare i valori e segni di santità presenti nella sua vita. Il Processo diocesano informativo di Acqui circa la vita, le virtù e la fama di santità della Serva di Dio Madre Leonarda, monaca passionista del monastero di Ovada, è iniziato il 15 maggio 2003, ed è giunto alla sua conclusione il 22 ottobre dello stesso anno, portando a termine l'ingente lavoro in soli 5 mesi. In data 9 dicembre 2005 da parte del Card. Giuseppe Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione dei Santi, è stato firmato il decreto di piena validità del Processo Diocesano di Acqui. Madre Leonarda e Borgoratto A S. Martino del 1909 la famiglia da Quargento si trasferì a Montepino di Frascaro, dove Angela Maria trascorse gli anni meravigliosi della sua infanzia. A Frascaro frequentò le prime quattro classi delle Elementari. Angela Maria era però come di casa anche a Borgoratto, perché seguiva le sorelle maggiori che si recavano al laboratorio tenuto dalle Suore Domenicane della Carità della Presentazione della SS. Vergine, dette comunemente Suore della Borgoratto: il mio paese, la sua storia Presentazione, fondato in Francia da Maria Poussepin (1653-1744). La loro presenza a Borgoratto non durò a lungo: solo 17 anni, dal 21 settembre 1904 sino al giugno 1921, quando dovettero lasciare il vecchio castello ed andare altrove. Eppure l'influsso di queste suore sulle ragazze di Borgoratto e dei paesi vicini e in parte anche in Alessandria, come pure su Angela Maria Boidi è stato molto grande, più di quello che si può immaginare. Per quanto concerne Angela Maria la cosa si spiega facilmente, in quanto, come è stato accennato, essa seguiva spesso le sorelle maggiori nel laboratorio delle Suore della Presentazione. Angela Maria ha frequentato Borgoratto anche per la scuola. Da una ricerca fatta sui Registri di Scuola conservati nell'Archivio Storico del Comune di Borgoratto Alessandrino abbiamo scoperto che Angela Maria Boidi era iscritta alla classe quinta elementare assieme alla sorella Carolina, la quale però era ripetente, in quanto aveva frequentato la quinta classe nell'anno scolastico 1917-1918 senza riuscire ad essere promossa (cf. faldone n. 2 Oggetto: Scuola Elementare Registri. Anno 1918-1919). La Scuola a quei tempi si teneva in varie aule del Palazzo del Comune che si ergeva quasi di fronte alla chiesa parrocchiale, separata da questa solo dalla strada, che allora era detta Maestra e attualmente Provinciale. L’insegnante era Annarita Frigerio, nata a Borgoratto il 5 aprile 1898. Il 1° marzo 1919 Angela Maria fu obbligata a interrompere la quinta elementare che stava frequentando a Borgoratto, per seguire la famiglia che si trasferì a Castelceriolo. Dal documento del 10 luglio 1920 abbiamo però la prova che Angela Maria continuò a frequentare la scuola anche nel nuovo paese e che proprio a Castelceriolo ottenne il "Diploma di Licenza Elementare". Messaggio di Madre Leonarda Madre Leonarda ha amato il territorio dove è vissuta e si è impegnata enormemente per esso. Si può giustamente affermare che Madre Leonarda è stata una presenza di benedizione per questo ambiente: per Castellazzo, Casalcermelli, Frascaro, Borgoratto, Castelceriolo, Lobbi, S. Giuliano, Capriata d'Orba, S. Michele, S. Salvatore, Quargnento, Alessandria, Ovada. Nel periodo che fu segretaria dell'Azione Cattolica di Alessandria, dal 1925 sino al 1931più volte percorse la diocesi alessandrina, recandosi praticamente in tutti i paesi. Da religiosa passionista, dal 1931 al 1953, si tenne in contatto epistolare con numerose persone della diocesi, come ci documentano le sue 704 lettere che finora si sono potute raccogliere. Era in grande amicizia anche con molti sacerdoti, incominciando dal vescovo di Alessandria Mons. Nicolao Milone. Borgoratto: il mio paese, la sua storia La sua è quindi una spiritualità aperta e situata, che porta i colori e i sapori del territorio. In una formula sintetica si potrebbe fissare così il suo messaggio: Porta sempre nel tuo cuore la passione del Signore e quella del tuo popolo come S. Paolo della Croce e suo fratello Giambattista Leonarda Boidi e sua sorella Carla Rev.do MAX ANSELMI Direttore Spirituale Cenacolo Gamba ‘d Perniss Rettore Comunità Passionista Castellazzo Bormida (AL) PIANO REGOLATORE Come avviene in ogni amministrazione che mira alla crescita ed all’espansione controllata e regolamentata secondo una logica di sviluppo edilizio, anche a Borgoratto è stato redatto un progetto preliminare. Il 28.06.2005 il Consiglio Comunale di Borgoratto ha approvato il progetto preliminare della III variante al Piano Regolatore Generale che viene approvato ufficialmente dal Consiglio Comunale il 2 marzo 2006. Il progetto si divide sostanzialmente in due punti: Inserimento di aree di sviluppo prevalentemente commerciale al confine con il Comune di Castellazzo Bormida in zona casa cantoniera; Inserimento di aree per l’edilizia civile, in particolare sulla direttrice della provinciale Borgoratto – Carentino, in Via P. Baldi. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Questo Piano Regolatore ha avuto un periodo di preparazione e revisione molto lungo, in quanto ha dovuto rispettare molte esigenze burocratiche quali: revisione della base cartografica con inserimento di nuovi dati; raccolta di richieste ed osservazioni della popolazione; studio di eventuali linee di sviluppo in funzione degli andamenti edilizi e produttivi in corso nei comuni confinanti; approvazione del nuovo regolamento edilizio propedeutico al nuovo piano; elaborazione e condivisione con la Regione Piemonte della situazione geologica del territorio comunale, inserendo tutte le zone ad alta pericolosità geomorfologia ed idraulica, individuando macro aree per sicuri futuri insediamenti; approvazione del piano di classificazione acustica del territorio comunale propedeutico alla redazione della III variante; redazione di studi di compatibilità ambientale connessi con l’inserimento di nuove aree. UNIONE COMUNITA’ COLLINARE IL GIRASOLE BORGORATTO ALESSANDRINO - FRASCARO - OVIGLIO All’inizio dell’anno 2005, da un’intuizione del sindaco Maurizio Lanza sostenuto dai sindaci di Frascaro ed Oviglio, viene colta l’opportunità di aderire a questa iniziativa regionale avendone i requisiti richiesti. In un momento dove vengono a mancare le risorse per mantenere ad un livello accettabile i servizi comunali e l’unione tra i comuni, l’unione del Girasole rappresenta una grande opportunità in quanto riesce a garantire l’utilizzo di nuovi importanti finanziamenti in un quadro di economia di scala. Il risultato ottenuto con la costituzione dell’Unione Comunità Collinare Il Girasole, tra i comuni di Borgoratto Alessandrino, Frascaro ed Oviglio, è in quest’ottica estremamente importante perché ha favorito, pur garantendo la più ampia autonomia comunale, la costituzione di un Ente in grado di sopperire a tutte le carenze, sia economiche che organizzative, dei singoli comuni. Di fatto, la Comunità è in grado di garantire la tutela ambientale, lo sviluppo del territorio e dell’economia migliorando la qualità dei servizi erogati, perché riesce a superare i limiti degli squilibri sociali, ottimizzando le risorse economiche, umane e strumentali. Gli obiettivi primari sono: l’organizzazione di un servizio di polizia urbana e rurale; il trasferimento di personale addetto alla manutenzione delle strade e delle Borgoratto: il mio paese, la sua storia cose pubbliche, compresi gli strumenti operativi per una maggior efficienza e tempestività negli interventi; l’unificazione del servizio di Protezione Civile; il servizio per la raccolta differenziata; il canile pubblico; il potenziamento dell’ufficio tecnico per coordinare i lavori pubblici per tutto il territorio; la ricerca di nuove opportunità per avvalersi di ulteriori finanziamenti. Lo statuto prevede che la Comunità Collinare sia gestita da un Consiglio di Amministrazione, eletto dalle Amministrazioni Comunali che ne fanno parte. I componenti dell’attuale Consiglio sono: GIUNTA Lanza Maurizio: Presidente (Sindaco di Borgoratto Alessandrino); Berruti Franco: Vice Presidente (Comune di Oviglio); Vermiglio Enzo: Assessore (Sindaco di Oviglio); Patris Remo: Assessore (Sindaco di Frascaro); CONSIGLIO Bigatti Ilaria (Oviglio); Bigotti Simone (Borgoratto Alessandrino); D’Andrea Corrado (Frascaro); Dal Ponte Bartolomeo (Oviglio); Ferrari Filippo (Oviglio); Ferroglio Giovanni (Frascaro); Oddone Filippo (Borgoratto Alessandrino); Pesce Claudio (Borgoratto Alessandrino); Scarsi Romano Giuseppe (Frascaro). LA PROTEZIONE CIVILE L’Amministrazione Comunale di Borgoratto Alessandrino, consapevole delle calamità naturali che possono verificarsi, ha attuato nel 2002 un piano di protezione civile in collaborazione con la Regione Piemonte e la Provincia di Alessandria. Il Piano Comunale di Protezione Civile è lo strumento fondamentale per la gestione delle situazioni di emergenza che si possono verificare sul territorio. Lo scopo è quello di fornire tutti gli elementi utili per individuare ed organizzare le procedure di intervento finalizzate alla mitigazione del rischio ed alla salvaguardia della popolazione. Le mappe delle zone a rischio sono consultabili presso gli uffici comunali. E’ importante ricordare che fenomeni meteorologici intensi possono determinare Borgoratto: il mio paese, la sua storia situazioni critiche anche in zone meno esposte al pericolo e perciò nessuna area può essere considerata totalmente sicura. In caso di allerta meteo, la popolazione verrà avvertita attraverso i media locali (radio, televisione, televideo) continuando ad aggiornare l’evolversi della situazione. Il Centro Operativo Comunale attiverà il proprio personale ed i volontari, nelle zone a rischio, per assicurare la corretta diffusione delle informazioni ed assistere la popolazione. L’assistenza e l’accoglienza delle persone colpite verrà successivamente assicurata dal Centro presso le strutture individuate dal piano di emergenza. Un piano di emergenza non è altro che il progetto di tutte le attività coordinate e di tutte le procedure che dovranno essere adottate per fronteggiare un evento calamitoso atteso in un determinato territorio, in modo da garantire l’effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell’emergenza ed il ritorno alle normali condizioni di vita. Nell’ambito del piano di protezione civile è stata realizzata, in collaborazione con il Comune, una cucina completa di attrezzatura in grado di fornire, in caso di necessità, fino a 300 pasti. RIFERIMENTI LOGISTICI ORGANIZZATIVI I componenti del gruppo di Protezione Civile di Borgoratto sono: - Lanza Maurizio (coordinatore) - Ferro Giancarlo - Parodi Marino (responsabile) - Massobrio Marco - Bua Rosita - Misticò Massimo - Camagna Elisa - Palma Gesualdo Borgoratto: il mio paese, la sua storia - Cacciabue Davide - Passaggio Francesco - Cizek Giancarlo - Pesce Claudio - Cocco Valerio - Pesce Claudio - Delaide Fabrizio - Reginato Paolo NUMERI DI EMERGENZA - Centro Operativo Comunale (C.O.C.) Settore Protezione Civile della Regione Carabinieri Polizia di Stato Vigili del Fuoco Corpo Forestale dello Stato Emergenza sanitaria tel: 0131-278138; tel: 011-4321306; tel: 112; tel: 113; tel: 115; tel: 1515; tel: 118; LA PROLOCO Nel 1988, sotto la regia di Gianni Cacciabue, è stata costituita la PROLOCO, retta da un Consiglio d’amministrazione con a capo un presidente, entrambi eletti ogni tre anni dai soci. I principali obiettivi sono quelli di promuovere ed organizzare spettacoli e festeggiamenti, riunire, proporre iniziative turistico – culturali e sportive, stimolare il miglioramento ambientale. La sede sociale è posta nello stabile della S.O.M.S. ubicata in Via E. Massobrio n. 15. Il suddetto edificio, che era in precarie condizioni, ha subito notevoli lavori di ristrutturazione al fine di renderlo agibile. L’opera di restauro è stata possibile grazie alla disponibilità di tutti i borgorattesi ed in particolare di un gruppo di volenterosi che, animati da notevole spirito d’iniziativa, hanno reso abitabile l’edificio. SUCCESSIONE DEI PRESIDENTI Cacciabue Gianni; Camagna Renato; Oddone Filippo; Conta Teresa. Borgoratto: il mio paese, la sua storia ASSOCIAZIONE CULTURALE Fe. Bo. Nata ufficialmente a Borgoratto il 2 maggio 1996 ha radici lontane, riunendo infatti elementi con esperienze organizzative ambientalistiche, giornalistiche, artistiche e d’impegno sociale, già operanti da molti anni in associazioni diverse. Il nome è dato dalla fusione delle prime due sillabe dei cognomi dei maestri del ferro battuto Ernesto e Mario Ferrari e del pittore calcografo Cino Bozzetti. L’associazione si prefigge la diffusione della cultura in tutte le sue forme e manifestazioni, attraverso proprie iniziative o anche in collaborazione con altri, cercando sempre di coinvolgere le fasce più giovani ed emarginate dalla nostra società. Il territorio su cui l’associazione ha cominciato ad operare, logicamente nel limite delle proprie forze, è quello fra Alessandria ed Acqui Terme, a cavallo della S.S. 30 della Valle Bormida, accettando volentieri rapporti anche con il resto della provincia. ASSOCIAZIONE ARTISTICO CULTURALE G.D.P. LA FENICE. Il cenacolo “G.d.P.” La Fenice nasce ufficialmente il 27 Giugno 2003 con la “fusione” del Cenacolo “Gamba ‘d Perniss” che da anni operava nel settore culturale nella provincia di Alessandria e la “Fe.Bo” danza Aics di Borgoratto che già vantava una lunga esperienza di spettacoli e successi in concorsi, come sezione di danza dell’associazione culturale Fe.Bo di Borgoratto. Il Cenacolo da quel momento si allarga e punta sulla danza con il nuovo nome “La Fenice”, conservando comunque l’antica denominazione Gamba ‘d Perniss sottoforma di “G.d.P”. Dal giugno 2004 possiede anche un sito internet: www.cenacologdplafenice.it. Il Cenacolo Artistico Culturale G.d.P. La Fenice opera nel sociale da più di dieci anni garantendo la possibilità a giovani privi di mezzi ma dotati di grande volontà di entrare nel mondo della danza maturando il proprio talento artistico. L’ambiente del Cenacolo è informale, ogni allievo può facilmente inserirsi valorizzando la propria specificità; tutti gli insegnanti sono di ottimo livello e con provate metodologie didattiche. Caratteristica principale della scuola è curare l’apprendimento della disciplina anche per un miglioramento armonico del proprio corpo, con un’attenzione particolare ai problemi posturali causati da atteggiamenti scorretti assunti quotidianamente. Naturalmente non si perde di vista la qualità; dopo essersi garantiti una collaborazione col Teatro di Torino che dura ormai da diversi anni, il Cenacolo è in grado di fornire sbocchi professionali a tutti coloro che intendano intraprendere la carriera artistica. La Fenice da alcuni anni è protagonista del panorama artistico della nostra Borgoratto: il mio paese, la sua storia provincia, con due applauditissimi spettacoli: “La Corte dei Miracoli” e l’“Iliade”, portati in scena diverse volte anche per i giovani allievi delle scuole e nella manifesta zione del Comune di Alessandria “Notestive”. Questi spettacoli, realizzati non a scopo di lucro, vedono la fusione della danza con altre espressioni artistiche, teatrali e musicali, sono messaggeri di temi sociali importanti ed attuali, trascrizioni fedeli di testi divenuti immorali. Questa caratteristica li rende all’avanguardia e unici nel loro genere. A parteciparvi i giovani allievi del Cenacolo coadiuvati da insegnanti esperti nel settore. Corsi disponibili: danza classica (dalla propedeutica ai livelli medi ed avanzati), dalla danza contemporanea, hip hop, balli caraibici, tango argentino. La nostra prima finalità resta quella, pur non perdendo di vista la qualità dei corsi, di creare momenti di socializzazione e di utili scambi culturali ed integrazione con altre culture. La danza può veramente essere utile mezzo per superare molte barriere. Presidente: comm. Mario Scianca; Vice Presidente: geom. Domenico Sorrentino; Direttrice Artistica della Sezione Danza: Dott.ssa Sabrina Putti. Per ogni curiosità visitate il sito del Cenacolo: www.cenacologdplafenice.it Per informazioni: segreteria tel. 0131 278554 – 348/9702659 – 347/5373368 LA S.O.M.S. È sorta nel 1880 grazie all’aggregazione di operai, agricoltori ed artigiani che si autotassarono e costituirono la Società Operaia di Mutuo Soccorso, avente scopi filantropici nell’intendimento di rafforzare quei vincoli di fratellanza che sono alla base dell’umana società col proposito di fornire maggiore incremento all’istruzione popolare, alla moralità, all’amore per la patria ed al vicendevole soccorso. Un altro scopo era quello di migliorare lo stato fisico, morale ed intellettuale della classe operaia ed agricola. Gli inizi furono piuttosto difficili in quanto dapprima mancava una sede sociale, poi ebbe varie precarie ubicazioni all’interno del paese sino a quando, nei primissimi anni del ‘900, venne costituita la sede definitiva in Via Carentino, ora Via E. Massobrio n. 15. Ne 1988 l’edificio è stato assegnato alla “neonata” PRO LOCO, per farne la propria sede sociale dopo aver effettuato importanti opere di ristrutturazione dell’immobile in quanto aveva subito un pesante degrado. L’ASILO INFANTILE “GIUSEPPE COLOMBO” L’asilo infantile è intitolato a Giuseppe Colombo, borgorattese nato nel 1795 e morto nel 1860. Con testamento aperto il 19 ottobre 1860, aveva donato al Comune un suo terreno sito in via Carentino 1 (attuale via E. Massobrio), perché su di esso sorgesse la sede dell’asilo. Il passaggio di proprietà fu effettuato con Borgoratto: il mio paese, la sua storia atto notarile il 20 gennaio 1877 e regolarizzato con Decreto Reale il primo settembre 1878. Su tale terreno, nel 1911, è stato costruito l’edificio adibito a sede sociale sino all’anno 1966. A partire dal 1967 la sede è stata spostata nel nuovo edificio scolastico sito in Piazza Roma. Da tale data l’edificio, non utilizzato, ha subito un costante degrado sino al giugno del 1995, data in cui sono stati appaltati i lavori di ristrutturazione, terminati nel 1997. Nell’edificio ristrutturato sono stati creati locali per gli uffici postali, l’ambulatorio medico e, al piano superiore, per la biblioteca comunale, che è in fase di ultimazione. ARTISTI CONTEMPORANEI CESARE BRUNO Artista contemporaneo degno di nota è Cesare Bruno. Nato a Cantalupo di Alessandria l’11 settembre 1919, vive a Torino dove ha svolto la professione di medico ma, quando gli impegni cittadini glielo consentono, si rifugia nella tranquilla atmosfera della casa di Borgoratto. La sua prima esposizione personale avvenne a Torino nel 1972 a cui si sono aggiunte altre tappe significative. I suoi dipinti sono eseguiti con la tecnica dell’acrilico su tela, stesi con strati di colore molto ordinato, composti con un armonioso equilibrio cromatico come a comporre parti di un’architettura. Tuttavia, come ormai tutti sanno, Cesare Bruno non dipinge paesaggi o città ma sedie. Da una critica di Angelo Dragone: “Per Cesare Bruno, si sa, ogni composizione muove da tempo da una figura base, la sedia, vera e propria forma elementare capace di accostarsi ad altre e di moltiplicarsi (già lo vedemmo in fitta presenza nei suoi esodi grandiosi ma soprattutto in grado di formare strutture espres diosi) ma soprattutto in grado di formare espressive strutture figurali, cui il colore stesso conferisce eloquenza. Sotto la doppia suggestione con cui oggi può premere un’opera qual è il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, ben connessa con la cultura alessandrina del pittore ed ancora così attuale di fronte alla storia, non deve meravigliare l’impegno con cui Bruno ha continuato a lavorare per anni su quel tema. Metafore, dunque, dov’è facile perdere di vista la realtà dell’oggetto dipinto per cogliere nella stessa incisività delle figure e di una ben timbrata tavolozza, la forza drammatica RICCARDO CASSOLA Alessandrino di nascita, oggi vive a Borgoratto. È quel che si dice un “dilettante Borgoratto: il mio paese, la sua storia di lusso”, ormai ai confini con il professionismo. Autodidatta, ha tuttavia approfondito la tecnica affinando il proprio stile con tale scrupoloso impegno da aver raggiunto livelli notevoli in fatto di composizione ed accostamenti cromatici. Usa preferibilmente tecniche ad olio e pastello, ma non disdegna il disegno in bianco e nero. Ha ricevuto molti riconoscimenti in numerose esposizioni a carattere locale, regionale e nazionale MARIO CONZANO Nato nel 1944 ad Alessandria e residente a Borgoratto dal 1979. Ciò che lega il mondo alle opere d’arte di Conzano è la rappresentazione della realtà insieme alla rappresentazione di uno stato puramente emozionale. In questi dipinti la vita prende forma e viene fissata in modo assoluto, consapevole, non abbandonata, come una configurazione arbitraria, e solo il colore, utilizzato per dipingere, può creare raffronti con ciò che si vuol fare. L’ispirazione che soggiace al lavoro di Conzano nasce poi dalla volontà di dare spessore ad una visione critica del reale, che si realizza trattando la pittura come materia grezza, a cui l’artista imprime la propria cifra stilistica e che si compie in questa serie di opere fortemente organiche, sia stilisticamente che a livello narrativo. Come in una rappresentazione teatrale, nei lavo ri di Conzano va in scena una farsa sulle contraddizioni e i limiti di una società irreparabilmente in crisi, in cui il gusto del tragico lascia posto al grottesco. In essi il modello che l’artista vuole riprodurre è l’uomo, nè dittatore, né generale, né atleta, ma solo un uomo che non conosce più sé stesso, che è diventato un altro da sé, che ha perso la propria identità, in una società che svuota le menti e che rende tutti uguali. Infatti come dice James Hillman “se oggi siamo malati perché abbiamo perduto l’anima, e se questa alienazione deriva anche dalla scarsezza di idee psicologiche, parte della nostra guarigione procede attraverso l’ideazione.” (In Revisione della psicologia, 1992, Adelphi Edizioni, MI). E proprio in questi lavori “ideazione” nasce dall’incontro tra arte e vita, e si realizza non solo direttamente, ma attraverso l’utilizzazione di uno schema simbolico, in cui il tono si fa sempre più drammatico e documentario. Quindi la volontà di produrre un’arte capace di incidere sul sociale o almeno di denunciare, testimoniare, dimostrare, porta l’opera di Conzano ad essere impregnata di realismo, esprimendo così al meglio il dramma irrisolto del quotidiano. REMO LANZONI Nato nel 1947 a Borgoratto dove vive ed opera. La sua produzione artistica è caratterizzata dal recupero dei più disparati oggetti a cui conferisce con le opportune modifiche nuovi significati con un sempre sicuro effetto di poesia ed Borgoratto: il mio paese, la sua storia ironia. Recentemente si è dedicato al disegno a carboncino affrontando il tema del ritratto. Sono ritratti particolari: ogni volta un personaggio diverso, ma viene subito il sospetto che il soggetto sia lo stesso. Che sia una serie di autoritratti o meglio una serie di ombre di noi stessi, le ombre del “Grande Perdente”. Sovente questi ritratti si presentano a noi con il titolo significativo di “Parlasolo”. Un tempo per questo genere di opere si sarebbe parlato di allegoria. Lanzoni ci fornisce le allegorie dell’uomo contemporaneo: lo stress, il nervoso, la frustrazione, l’affanno inconcludente, l’abulia, l’evasione. Il fatto che alcuni di questi ritratti siano disegnati sul supporto di una specchiera la dice lunga su come queste immagini parlino di noi. Ma non dobbiamo scoraggiarci: i solitari di Lanzoni non sono mai totalmente soli. C’è sempre con ciascuno di loro un elemento ironico nel senso semantico del termine, che ci fa prendere la distanza da loro e dalla nostra disperazione ed è lo stampino ripetuto delle farfalle e dei cagnolini, il pezzetto di moquette che rievoca il muschio in “Mi muovo poco”, il supporto del disegno costituito dal ripiano di un tavolo grande o da un porta-specchio, tutte possibili vie d’uscita, simboli di ciò che ci può portare fuori dal gorgo di un confronto troppo serrato con noi stessi. Ha esposto in spazi pubblici e privati con mostre private e collettive. ANGELO PARODI Angelo Parodi nasce in Alessandria nel 1937. Nel 1956 si arruola come Allievo Ufficiale Pilota dell’Aeronautica Militare, dove inizia gli studi di ingegneria. Congedandosi nel ’58, frequenta il Politecnico di Torino. In questi anni incontra Pietro Morando, già amico di famiglia, dal quale riceve apprezzamento ed incitamento per la pittura. Dirigente d’impresa fino al 1983, inizia nel 1984 l’attività di consulente d’azienda in Europa per conto di una Società Multinazionale. Autore di saggi storici, economici e finanziari, tra cui “Le pistole d’ordinanza piemontesi” pubblicato nel dicembre del 1983. Dal 1991 vive a Borgoratto nell’ex villa Ravizza, dove fa bella mostra la cancellata di E. Ferrari, in via Acqui. Angelo Parodi riesce a sottolineare con semplicità le varie realtà di universi creati dall’arte, la cui regola e la cui coerenza è governata unicamente dalle forme che il pensiero stesso assume. Pur avendo talento, Parodi ha praticato la pittura quasi esclusivamente per un breve giro di anni, compresi tra il 1967 ed il 1974. I soggetti scelti dall’artista per i ritratti dei suoi familiari, riflettono una dimensione talvolta domestica, che tuttavia utilizza un linguaggio simbolico ormai Borgoratto: il mio paese, la sua storia universale. Tra gli sport da lui praticati ci sono: lo sci e l’equitazione con i quali ha ottenuto buoni risultati agonistici. STEFANO PASSAGGIO Nato a Borgoratto il 27 gennaio 1921, dopo aver frequentato le locali scuole ha proseguito gli studi al conservatorio di Torino, dove si è diplomato violista nel 1939. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, è stato reclutato dall’esercito e quindi tra il 1940 ed il ’45 ha dovuto sospendere l’attività di musicista. Nel ’46, libero da impegni militari, partecipa e vince il concorso per Prima Viola nell’orchestra filarmonica di Zagabria. Dopo pochi anni, inizia la carriera di solista partecipando con successo agli appuntamenti sinfonici più prestigiosi in tutto il modo, esibendosi a New York, Londra, Parigi, Madrid, Berlino, Mosca, Sidney, Tokyo, ecc… Nell’anno 1959 vince il concorso di Prima Viola nell’orchestra sinfonica tedesca di Berlino, con la nomina di Professore all’Accademia di Berlino. Conclude la sua splendida carriera esibendosi pubblicamente per l’ultima volta nel ’97 a Madrid. Attualmente vive nella casa di famiglia a Borgoratto. Ritengo doveroso formulare un sentito ringraziamento a questo grande talento che ha portato in giro per il mondo, con onore, il nome di Borgoratto Alessandrino. Grazie “Fanino”. Continuano la tradizione di famiglia i nipoti Mario e Tonino De Secondi che coltivano la vocazione musicale esibendosi con successo in Italia e all’ estero LELLA VERNETTI Torinese di nascita, trascorre le vacanze a Borgoratto nella casa di famiglia. Appassionata di pittura fin dagli anni della scuola, è riuscita a concretizzare i suoi sogni artistici frequentando, con notevole profitto, i corsi della scuola comunale di Torino. Rigorosamente figurativa, dalle linee sobrie e tenui colori riposanti, predilige lavorare a olio su tela. Ha partecipato a numerose mostre collettive. MANIFESTAZIONI FOLKLORISTICHE, SPORTIVE, CULTURALI La più importante manifestazione folcloristica dell’anno è quella legata alla festa di San Bernardo, santo patrono del paese, che ricorre il 20 di agosto di ogni anno. In questa occasione sono previste diverse iniziative quali: serate danzanti, serate Borgoratto: il mio paese, la sua storia gastronomiche, tornei di calcio, di tennis, gare alle bocce, giro podistico del Chiccovello, rassegna pittorica.. A Carnevale si svolge la sfilata delle maschere e dei carri allegorici, alla sera viene acceso un grande falò in piazza Roma e vengono offerte frittelle e vein brulè agli intervenuti. Per i bambini viene allestita la tradizionale rottura della pentolaccia. La prima domenica di luglio la ProLoco organizza la “Sagra degli gnocchi”, proposti dalle sapienti mani delle cuoche di Borgoratto, conditi con succulenti sughi. A novembre, nel giorno di S. Martino, si svolge la festa delle castagne in piazza Roma, dove si possono gustare caldarroste accompagnate da vino novello, con la possibilità d’acquistare prodotti biologici al mercatino allestito per l’occasione. Alla vigilia di Natale viene organizzata una grande festa denominata “Aspettando Natale” durante la quale si svolgono, in piazza Roma, diversi giochi ed anche una fiaccolata per le vie del paese. LA CERCA DELLE UOVA Un’antica usanza, che si è persa negli ultimi anni, è quella di andare a “cantare le uova”, la sera del sabato di Pasqua. I giovanotti, girovagando per case e cascine accompagnati dalle note di chitarra, mandolino ed anche della fisarmonica, intonavano una serie di ritornelli con lo scopo di racimolare uova, pane, salame e vino. Se la contadina si mostrava “restia” nel donare, i canti si facevano sempre più insistenti, sino a quando, per liberarsi della fastidiosa combriccola, offriva le uova. Con le uova raccolte si facevano biscotti che venivano distribuiti a tutta la comunità. ritornelli eran così composti: Buna sira, siur padron e siura padron-na Dem dir iovi si vori ca son-na A suma avni da tant luntan Per avni a cantè das bandi Traversanda la rusà As suma bagnà ‘r gambi Dem dir iovi, dem dir iovi Dir voster galeini I man dic i voster avsein Chi nei dir casi peini Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina bianca I man dic i voster avsein ch’le tit u dì cla canta Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina rusa, Borgoratto: il mio paese, la sua storia I man dic i voster avsein ch’le tit u dì cla pusa Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina bofa, I man dic i voster avsein chi nei anche an t’la gaiofa Dem dir iovi, dem dir iovi d’la galeina grisa, I man dic i voster avsein chi nei anche an t’la camisa Si vori nenta dem dir iovi Dem pira ra galeina Dem dir pan e du salam Dem dir vein chi iei an canteina Alè mesura cu’iè la luce smorta Auris nent che la galeina la fisa morta Siur padron fem pì cantè e uardè d’alve si, Se no adman la galeina an canta pì. Ant’ista gentil cà, ui canta n’aiasa, I man dic i voster avsein cu iè na fia c’la pisa an t’la paiasa Buna sira siur padrun, Che nuiater andoma veja Ringrasiuma u so bon cor E dercò la so famija. LA BUSINA’ Usanza ormai abbandonata è la lettura della Businà, rito le cui origini risalgono al medioevo. Si tratta di un componimento poetico, satirico e mordace recitato in dialetto che si declamava in piazza, in occasione della domenica grassa di Carnevale. La Businà era la forca caudina per uomini politici, pubblici amministratori e pezzi grossi, era la recriminazione per tasse onerose, per fiscalismi antipatici, era la presa in giro di progetti sballati, di opere fallite, ed infine, era lo sfogo per torti collettivi subiti. PROCESSIONI E RITI RELIGIOSI PROCESSIONE DI S. BERNARDO (SOPPRESSA) Sino a pochi anni or sono, la domenica della festa, si andava in processione al camposanto per prelevare la statua di S. Bernardo e portarla in chiesa dove rimaneva esposta sino all’ottava della domenica della festa patronale. Successivamente veniva riportata, in processione, nella chiesetta del camposanto. Il 12 maggio del 1982, la statua è stata rubata e non è stata mai più ritrovata. La processione si svolgeva per via Alessandria, via dei Cavalli, via C. Battisti, via Borgoratto: il mio paese, la sua storia E. Massobrio e ritorno in chiesa. Attualmente per la solennità del santo patrono si tiene in chiesa un triduo spirituale. Alla domenica, dopo la messa delle 11.00, si effettua una processione per via Fiume. MESE MARIANO Il mese mariano ha inizio a metà aprile e termina a metà maggio. In passato si svolgeva una processione per via Alessandria, via dei Cavalli, via C. Battisti, via E. Massobrio e ritorno in chiesa. Attualmente la processione viene fatta in via Fiume. PROCESSIONE DEL 25 APRILE (SOPPRESSA) Dopo la messa delle ore 8.00 si svolgeva una processione, cantando le litanie dei Santi, con il seguente percorso: via Alessandria, all’intersezione tra via Alessandria e via P. Colombo 1° stazione con benedizione; si proseguiva per via C. Battisti dove si effettuava alla 2° stazione una seconda benedizione; si proseguiva per via E. Massobrio e via Acqui sino all’ultima casa del paese dove alla 3° stazione veniva impartita la terza benedizione; si ritornava per via Acqui e si andava sino in fondo a via Fiume dove si trovava la 4° stazione e poi si tornava in chiesa. Attualmente la cerimonia anzidetta viene sostituita da una benedizione impartita sul piazzale della chiesa. La Santa Messa delle ore 11.00 è dedicata ai caduti delle guerre; alla fine viene effettuato un corteo sino al monumento dove vengono eseguiti canti dagli alunni delle scuole e viene impartita la benedizione. PROCESSIONE DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE (SOPPRESSA) Si celebra 40 giorni dopo la Santa Pasqua (in passato il giovedì). Il lunedì precedente all’Ascensione si effettuava una processione per via Alessandria (cantando le litanie dei Santi) con fermata alla cascina Alessandrina (sorgeva dove oggi ci sono i due grandi condomini), dove veniva impartita la benedizione e poi ritorno. Il martedì precedente l’Ascensione si effettuava un’altra processione per via Acqui con fermata all’ultima casa del paese dove veniva impartita la benedizione e poi si tornava. Il mercoledì si effettuava una processione per via Fiume con fermata alla fine della via, veniva impartita la benedizione e poi si tornava. Il giovedì, giorno dell’Ascensione del Signore alle ore 9.00 si svolgeva una processione che partendo dalla chiesa proseguiva per via Alessandria, via P. Colombo, passaggio a livello e alla prima curva veniva effettuata la prima benedizione. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Si proseguiva verso la cascina Prevostura ed al primo promontorio si effettuava la seconda benedizione. Si continuava quindi per la strada del Chiccovello dove, circa a metà, veniva impartita la terza benedizione e poi si proseguiva per il Rocco, quindi in via Baldi. Qui, all’altezza dell’icona di S. Michele, si effettuava l’ultima fermata con relativa benedizione. Durante la processione i partecipanti raccoglievano i fiori ai bordi della strada in quanto benedetti, conservandoli come simbolo portatore di bene. La processione veniva annunciata con il suono delle campane piccola e media, per quattro volte consecutive. Durante tutto il tragitto le campane suonavano accompagnando la processione. PROCESSIONE DEL “CORPUS DOMINI” (SOPPRESSA) (Giovedì dopo la S.S. Trinità nella prima metà di giugno) Partendo dalla chiesa, si proseguiva per via Alessandria sino all’incrocio di via Pietro Colombo dove veniva impartita la prima benedizione, si ritornava e si proseguiva per via Acqui dove all’ultima casa del paese veniva impartita la seconda benedizione; si faceva ritorno e da via Fiume si entrava nell’oratorio dove si effettuava la terza benedizione. Infine, si tornava in chiesa per la quarta ed ultima benedizione. Tutte le finestre delle case site lungo il percorso esponevano drappi e vasi fioriti. I bambini spargevano petali durante il tragitto. Attualmente si celebra alla domenica seguente il giorno della S.S. Trinità, nella prima metà di giugno, la processione si effettua nel giorno del “Corpus Domini” con partenza dalla chiesa lungo via Fiume dove viene impartita la benedizione. GIORNO DI TUTTI I SANTI Sino a qualche anno fa si svolgeva una processione che partiva dalla chiesa fino al camposanto dove venivano impartite sei benedizioni, quindi si faceva ritorno in chiesa dove veniva effettuata un’ennesima benedizione. Alla sera veniva recitato, il S. Rosario in chiesa e dalle ore 21.00 alle 22.00 le campane suonavano a morto. Attualmente oltre alle preghiere vengono impartite undici benedizioni al campo santo, mentre alla sera viene recitato il S. Rosario in chiesa. GIORNO DUE NOVEMBRE Tradizione ormai scomparsa è il suono funebre delle campane che facevano sentire i loro rintocchi alle ore cinque di questo giorno. In chiesa si effettuavano opportuni canti. Venivano celebrate due Messe ed una terza cantata Borgoratto: il mio paese, la sua storia Alle ore nove si celebravano tre S.S. Messe al camposanto. Attualmente in questo giorno si celebrano tre Messe in chiesa nell’arco della giornata. S. MICHELE (29 settembre, SOPPRESSA) Le tre sere precedenti il giorno di S. Michele veniva effettuata una processione che partiva dalla chiesa e raggiungeva la cappelletta sita nel Borgo S. Michele. Qui venivano recitate le preghiere ed impartita la S. Benedizione, dopo di che la processione si scioglieva. Il giorno di S. Michele veniva celebrata la Santa Messa davanti alla cappelletta. BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI (SOPPRESSA) Quando tutta l’economia del paese si basava solo ed esclusivamente sul lavoro agricolo che veniva effettuato con l’indispensabile e prezioso impiego di animali equini e bovini, questo rito aveva un importante significato. Tutti i contadini, la prima domenica di maggio, terminata la Messa delle 11.00 portavano sul piazzale della chiesa gli animali più cari affinché venisse loro impartita la benedizione. RITO DEL VIATICO DELL’ESTREMA UNZIONE (SOPPRESSA) Quando si presentava la necessità di impartire l’Estrema Unzione il parroco, indossata la cotta, la stola ed il piviale portando l’Eucarestia e l’olio santo, si dirigeva alla casa dell’agonizzante camminando sotto al Baldacchino sorretto da quattro uomini con qualche fedele al seguito. Davanti a tutti, un chierichetto scandiva con un campanello il cammino del mesto corteo. Attualmente l’Estrema Unzione viene impartita in forma privata dal parroco. QUESTUA DEL GRANO Una tradizione ormai scomparsa da parecchi anni è la Questua del grano, detta del S.S. Sacramento che si effettuava nella prima metà di agosto. Il ricavato serviva per le spese della S.S. Quarant’ore ed altre funzioni liturgiche. Si usava anche fare la Questua del granoturco, verso la fine di novembre, per il Sacro Cuore di Gesù. L’introito serviva per le spese del triduo, predicatore ed altri riti. Sulla porta dell’oratorio sono impresse due lettere “S” ed “R” che ricordano le due confraternite esistenti a Borgoratto relative a S. Sebastiano ed a San Rocco. IL LINGUAGGIO DELLE CAMPANE SUONI ATTUALMENTE IN VIGORE Borgoratto: il mio paese, la sua storia BAUDETTA Alla sera della vigilia ed a mezzogiorno della ricorrenza di una solennità (Natale, Epifania, ecc.) ed in occasione dei battesimi viene attivato questo ritmico suono. SUONO A FESTA DELLE TRE CAMPANE A mezzogiorno ed all’Ave Maria della sera di ogni sabato; alla domenica mattina, alla Santa Messa delle 11.00, a mezzogiorno ed alla Santa Messa Vespertina. SUONO DI MEZZOGIORNO Tutti i giorni feriali, suono a distesa della campana maggiore. SEGNALE FUNEBRE PER UN UOMO Tre tocchi per ogni campana iniziando dalla piccola, continuando con la media per finire con la maggiore. Questa operazione viene ripetuta per tre volte consecutive, dopodichè riprendono la piccola e la media ancora per tre volte e poi tutte insieme suonano a distesa. SEGNALE FUNEBRE PER UNA DONNA Due tocchi per ogni campana per tre volte consecutive, continuano la piccola e la media per tre volte e poi tutte assieme a distesa. SUONO DEL FUNERALE (PER ADULTI) Il tipo di suono in occasione dei funerali è uguale a quello usato per il segnale funebre e viene ripetuto tre volte. Al termine iniziano i tocchi con tutte le campane. L’arrivo in chiesa della salma viene annunciato dal suono a distesa della campana maggiore. L’inizio del S. Rosario, recitato in chiesa, viene annunciato dal suono della campana media; mentre l’inizio del S. Rosario recitato nell’abitazione della salma viene annunciato dal suono della campana maggiore. Se il funerale si svolge al mattino, la sera della vigilia, dopo il suono dell’Ave Maria, si suona a distesa la campana piccola; se si celebra al pomeriggio, si suona a distesa a mezzogiorno la campana maggiore. SEGNALE FUNEBRE PER UN BAMBINO La campana piccola scandisce tre tocchi per tre volte; poi suona a distesa. SEGNALE FUNEBRE PER UNA BAMBINA La campana piccola scandisce due tocchi per tre volte; poi suona a distesa. SUONO DEL FUNERALE (PER I BAMBINI) Il funerale viene annunciato con il suono a Baudetta. Borgoratto: il mio paese, la sua storia SEGNALE DI INCENDIO La campana piccola suona a martello per avvisare la popolazione che è in atto un incendio nel paese. SEGNALE DI ARRIVO DEL TEMPORALE La campana piccola suona a distesa per avvertire chi è nei campi che è in arrivo un temporale con possibili grandinate. Sul campanile della chiesa, alto 25 m, si trovano tre campane: - Campana grossa, costruita da Mazzola Achille di Valduggia (Novara), riportante la scritta “ASSUMPTA EST MARIA COELUM CAUDENT ANGELI”; - Campana media, costruita nel 1871 dai fratelli Baricozzi di Milano; - Campana piccola, costruita anch’essa nel 1871 dai fratelli Baricozzi. CANALE CARLO ALBERTO Fu costruito negli anni 1834 – 1836 dagli ingegneri viscontei, per consentire una capillare irrigazione della pianura che si estende da Cassine ad Alessandria. Di fatto prende acqua dalla Bormida a Cassine, tocca i comuni di Sezzadio, Gamalero, Frascaro, Borgoratto, Cantalupo e va a sfociare nel Tanaro alla periferia di Alessandria. Quest’opera consente un sistema di irrigazione a scorrimento ed a pioggia, di cui l’agricoltura ha beneficiato in modo consistente con un notevole aumento dei livelli produttivi. In passato esisteva la figura del “dacquarò”, cioè l’incaricato all’irrigazione a scorrimento dei prati e delle altre coltivazioni della zona. Tutto questo era possibile grazie ad un reticolo di fossati adibiti all’irrigazione che, quando necessario, venivano approvvigionati con l’acqua del canale. Recentemente è stata potenziata la rete di distribuzione dell’acqua, permettendo l’irrigazione dei campi anche nella zona collinare ad ovest del paese PRODOTTI AGRICOLI L’economia del nostro paese si è sempre basata sulla produzione agricola. Anche se attualmente molti di noi svolgono la propria attività nelle vicine industrie, la vita contadina continua a sussistere, aggiornandosi continuamente grazie alle nuove tecnologie. Borgoratto: il mio paese, la sua storia I prodotti che da sempre hanno caratterizzato e qualificato la produzione agricola locale sono gli ortaggi grazie alla fertilità del terreno ed alla ricchezza di acqua che hanno permesso il prosperare di questo tipo di coltivazione. In particolare si ricorda l’ottima qualità del cavoloverza e delle patate. Vengono inoltre coltivati con successo: mais, barbabietole da zucchero, bietole rosse, orzo, grano e foraggi. A ponente del territorio del Comune, dove la pianura termina, iniziano le colline che in passato erano coltivate a vite. Elenco delle principali coltivazioni: ELENCO DELLE PRINCIPALI COLTIVAZIONI GRANO Ha 230 COLZA Ha 20 MAIS Ha 120 BARBABIETOLE Ha 20 ORZO Ha 80 FORAGGIO Ha 20 BOSCO Ha 40 ORTO Ha 10 GIRASOLI Ha 30 PATATE Ha 10 SOIA Ha 20 VIGNA Ha 5 In quantità minori anche: cavoli, cavolfiori, aglio, barbabietole rosse, peperoni, pomodori,meloni, pesche. LE CASCINE Borgoratto: il mio paese, la sua storia NOME PROPRIETA’ MANTELLA SUPERFICIE H-A-CA FABBRIC. RURALE H-A-CA TIPO DI COLTIVAZIONE CASTAGNINO F. 32.11.09 00.07.50 BOSCO, PRATO, VIGNETO, SEMINATIVO TORRETTA FERRARI G. 9.55.40 00.10.40 BOSCO, VIGNETO, PRATO, SEMINATIVO BELLARIA FERRO G. 12.27.30 00.17.70 SEMINATIVO, BOSCO, VIGNETO PAPPARDELLA SCARRONE D. 4.12.85 00.50.40 . VIGNETO, SEMINATIVO, BOSCO, PRATO CASCINA DEI BERSANO A. MOGGIA EX GONELLA 2.12.24 00.05.10 VIGNETO, SEMINATIVO ROSSETTA LOMBARDI L. 14.26.90 00.13.30 BOSCO, SEMINATIVO, VIGNETO CASTELLANA SARCHIO I. 03.10.34 00.27.30 BOSCO, SEMINATIVO, VIGNETO, PRATO ORTI CORDICELLA F. 03.10.34 00.06.50 BOSCO, SEMINATIVO, VIGNETO TORRE OLIMPIA EUROFIOCCHI 1.99.60 00.34.40 VIGNETO, SEMINATIVO FORNACE EUROFIOCCHI 4.03.57 00.15.70 SEMINATIVO PREVOSTURA SORRENTINO G. 2.22.40 00.11.00 PRATO, BOSCO, SEMINATIVO ANDICANA BALDI S. 2.09.60 00.16.40 SEMINATIVO LA GHIACCIAIA In mancanza della corrente elettrica e per necessità di mantenere le vivande al fresco si usava metterle in un contenitore (cesto, secchiello) e calarle nel pozzo a filo d’acqua. In alternativa, dove possibile, si utilizzava il ghiaccio raccolto prevalentemente nella Bormida durante l’inverno. Conservato nella “ghiacciaia Borgoratto: il mio paese, la sua storia comunale” veniva prelevato nei mesi caldi per essere messo nel contenitore detto “giasera”, sostituito poi dall’attuale frigorifero. Questi contenitori erano a forma di parallelepipedo, costruiti esternamente in legno ed internamente rivestiti da un foglio di lamiera a tenuta stagna. Il 24 maggio 1900, con un mutuo di £. 4000, il Comune procede alla costruzione della Ghiacciaia in piazzale Grande Teresio, a lato dell’allora esistente peso pubblico. In data 8 maggio 1919 il Consiglio comunale ne decide la demolizione. LA CAVA La storia inizia nel luglio 1997, quando la SILEA presenta al Comune di Borgoratto la richiesta d’autorizzazione alla coltivazione di una cava, sita nell’area della “Cascina Ghisone”, acquistata l’anno precedente dalla ditta costruttrice di laterizi, in Cassine. Dopo vari avvicendamenti burocratici fra Regione, Provincia e Comune, il 21 maggio 1999 la Giunta comunale di Borgoratto, costituita dai sigg. Ciberti, Trotti e Dagnino, delibera l’autorizzazione alla realizzazione della cava. Poco dopo inizia a diffondersi la notizia, generando dubbi sull’effettiva convenienza di tale operazione e sulla necessità di stravolgere il territorio. A questo punto nasce un comitato per il “NO alla cava”, formato dai sigg. Bigotti Mauro, Abrate Mario, Pesce Claudio, per raccogliere firme e malumori portando a conoscenza dell’Amministrazione Comunale il dissenso popolare. Contemporaneamente il Sindaco Ciberti continuava a sostenere la giusta causa della concessione, in paese crescevano sempre più le discussioni unitamente alla preoccupazione per il disastro annunciato. A seguito della richiesta di alcuni Consiglieri, sostenuti anche dalla popolazione (il Comitato aveva nel frattempo raggiunto l’80% delle firme dei borgorattesi a sostegno del NO) , il Sindaco Ciberti si vede costretto alla convocazione del Consiglio Comunale che si tiene il 27 novembre 2000 con all’ordine del giorno la coltivazione della Cava SILEA. In una sala consigliare super affollata, con gli animi dei presenti surriscaldati, i Consiglieri Angeleri Stefania, Brichese Fabio e Oddone Filippo evidenziarono l’assurdità e l’incongruenza di chi aveva autorizzato la coltivazione alla Cava senza chiedere preventivamente il parere del Consiglio comunale. Il Sindaco, ignorando di fatto l’intervento dei tre Consiglieri e convinto di avere ancora una maggioranza coesa, chiede al Consiglio di votare. A questo punto, i tre Consiglieri abbandonano l’aula per protesta, mentre il pubblico presente genera una vivace contestazione che convince il Sindaco Ciberti a sospendere e rimandare il Consiglio a data da destinarsi. Il caso vuole che questo sia stato l’ultimo Consiglio Comunale dell’Amministrazione Ciberti, in quanto il 22 dicembre 2000, Angeleri S., Brichese F. e Oddone F. si dimettono, dando inizio ad una serie di dimissioni sino a quella del Sindaco in carica e della Giunta avvenute il 28 dicembre 2000. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Da quel giorno, sino al 13 maggio 2001, l’Amministrazione Comunale è stata retta dal commissario. Con l’insediamento della nuova Amministrazione sono state messe in campo tutte le risorse necessarie al fine di bloccare e chiudere definitivamente quest’assurda vicenda che rischiava di brutalizzare il nostro paese. La grande intuizione del Sindaco Lanza di convocare il 4 marzo 2002 una Conferenza dei Servizi riunendo intorno ad una tavolo istituzionale Regione, Provincia, Comune e ditta SILEA ha fatto emergere le profonde contraddizioni e l’assurdità urbanistica di autorizzare in quel area una coltivazione (di fronte ad una piscina pubblica e a fianco di una area industriale). Punto di forza della conferenza è stata l’irremovibilità dell’Amministrazione comunale al transito degli automezzi pesanti in Paese tanto da costringere la ditta SILEA al ritiro del progetto. Con la Conferenza di Servizi si è posta la parola FINE alla coltivazione alla Cava, con evidente soddisfazione di tutti i borgorattesi e delle persone di buon senso che amano e rispettano il proprio paese. Un sostegno efficace alla causa, oltre al Comitato per il “NO alla Cava”, è giunto dalla locale PRO LOCO-SOMS che è risultata l’unica, tra le associazioni operanti all’epoca sul territorio, a schierarsi apertamente contro la cava. Concludendo, nessuno deve arrogarsi il diritto di lasciare in eredità ai nostri figli un paese snaturato, mutilato ed imbruttito che noi abbiamo ricevuto temporaneamente in custodia dai nostri predecessori, con il dovere di consegnarlo ai nostri successori integro e possibilmente valorizzato. ATTIVITA’ ARTIGIANALI, COMMERCIALI, INDUSTRIALI Nonostante le ridotte dimensioni del paese, esiste in Borgoratto una serie di attività che producono lavoro per molti residenti, con ottimi risultati per gli imprenditori Elenco delle attività: Ditta ALOGES s.r.l. via Fiume 24: installazione coperture mobili; B.E.M. s.n.c. di Gianotti Alessandra & C.: produzione insaccati; COSMEC s.r.l. via Alessandria 55: produce laminati; EUROFIOCCHI s.p.a. via Baldi 19: mangimi per animali; NECCHI BLU SYSTEM, zona D4 Alessandria; ITALFOOD via Fiume 26: panificio; PISCINE MOND’AZZURRO s.a.s.: impianto sportivo e piscine; TEKNOCOPERTURE s.r.l. via Baldi 20: isolamenti; BOVIO ANTONIETTA piazza Roma 3: alimentari; OMODEO GEMMA via Acqui 9: tabacchi e giornali; IVOLI VITO via Acqui 5: barbiere per uomo; RAITERI GIOVANNI via del Castello 10: parrucchiere unisex; Borgoratto: il mio paese, la sua storia OLIVERI KATIUSCIA via E. Massobrio 7: parrucchiera per donne; GAGGINO GIANPASQUALE via Baldi 28: costruzioni meccaniche; CIZEK GIANCARLO via C. Porrati 2: impianti termosanitari; COMANDINI & SESTITO via dei cavalli 2: impianti termosanitari; RUGGERO GIOVANNI via Alessandria 53: autotrasporti; CAPUZZO SETTIMO via Alessandria 46: autotrasporti; COCCO GIOVANNI via Fiume 46: impresa edile; ACCARDO MAURIZIO, H. IMPIANTI, via Guasco di Bisio 14: impianti elettrici; ACCARDO ALESSIO, LEX LUX, via Guasco di Bisio 14: impianti elettrici; BERSANO ALBINA, via Mombaruzzo 6: azienda apistica; AZIENDA “TRE PINI” di Cantarella Piercarlo, via Mombaruzzo, 5; LOMBARDI LORENZO, consulente del lavoro; CRINITI GIANFRANCO via Alessandria 45: agenzia teatrale; VIGUTTO RENZO via Alessandria 50: reflessologo; MANTELLI PIERDOMENICO via Boidi: medico condotto; MONCALVI DANIELE via Fiume 2: medico dentista; BELLINGERI MAURIZIO via Massobrio 13: medico condotto; EDILMARK S.R.L. di Camagna Alberto, via Mazzini, 155 - Novi Ligure: serramenti in alluminio; PROLOCO – SOMS via Massobrio 15: bar trattoria; FE.BO. via Alessandria 26: associazione culturale; G.D.P. LA FENICE via Fiume 1: cenacolo di danza. Ci scusiamo anticipatamente per eventuali inesattezze o dimenticanze non volute. I PRIMI CITTADINI DI BORGORATTO DAL 1865 1865 – 1870 1870 – 1875 1875 – 1880 1880 – 1885 1885 – 1890 1890 – 1895 1895 – 1900 1900 – 1905 1905 – 1910 1910 – 1915 1915 – 1920 1920 – 1925 1925 – 1930 1930 – 1935 PELLATI GIOVANNI MATTEO COLOMBO CAV. ANTONIO COLOMBO CAV. ANTONIO PORRATI GIUSEPPE PORRATI GIOVANNI GIUSEPPE GUERRINA GIUSEPPE MASSOBRIO STEFANO GIUSEPPE MASSOBRIO STEFANO GIUSEPPE MASSOBRIO STEFANO GIUSEPPE BALDI DOMENICO MASSOBRIO PIETRO RATTI PIO MASSOBRIO NICOLA (PODESTA’) RASORE PAOLO (PODESTA’) Borgoratto: il mio paese, la sua storia 1935 – 1940 1940 – 1945 1945 – 1950 1950 – 1955 1955 – 1960 BOZZETTI AVV. STEFANO (PODESTA’) BOZZETTI AVV. STEFANO MASSOBRIO DOMENICO MASSOBRIO DOMENICO MASSOBRIO DOMENICO 1960 – 1965 1965 – 1970 1970 – 1975 1975 – 1980 1980 – 1985 1985 – 1990 1990 – 1995 1995 – 2000 2001 VOLANTE SILVESTRO VOLANTE SILVESTRO VOLANTE SILVESTRO GRANDE GIUSEPPE CIBERTI GIANFRANCO CIBERTI GIANFRANCO CIBERTI GIANFRANCO CIBERTI GIANFRANCO LANZA MAURIZIO INFORMAZIONI COMMERCIALI GIOVANNI PARRUCCHIERE UOMO DONNA, di RAITERI GIOVANNI Via del Castello n.10, Borgoratto Tel. 0131 – 278147 Continua con successo la professione iniziata dalla mamma Monica Torriani, che per molti anni è stata operativa a Borgoratto, tramandando al figlio i segreti del mestiere. Giovanni, oltre agli insegnamenti materni, ha acquisito la necessaria professionalità tramite corsi di formazione specifica svolti presso l’Accademia UNASAS di Milano. IVOLI VITO, PARRUCCHIERE PER UOMO Via Acqui 1, Borgoratto Da circa vent’anni è operativo a Borgoratto, riuscendo ad integrarsi totalmente nella vita sociale del paese. Sin da piccolo si è dedicato con passione a questa professione, che a tutt’oggi svolge con perizia e capacità. IMPRESA EDILE di COCCO GIOVANNI Via Fiume 2, Borgoratto Costruzioni in muratura, realizzazione tetti nuovi, revisioni tetti, intonacatura, escavazioni ed ogni altro lavoro edile. Da circa cinquant’anni opera con perizia e competenza, garantendo professionalità e qualità. Borgoratto: il mio paese, la sua storia AGENZIA TEATRALE di CRINITI GIANFRANCO (dal 1964) Via Alessandria 45, Borgoratto L’Agenzia nutre un’esperienza trentennale nel campo dello spettacolo e più specificatamente nell’ambito della musica dal vivo e nell’organizzazione di concerti; attualmente l’attività prevalente è il collocamento di Orchestra da ballo liscio e internazionale, e non ultimi cabarettisti, operette, musica classica, spettacoli e intrattenimento per bimbi. Annovera in passato, collaborazioni con numerosi artisti di fama nazionale ed internazionale, tra i quali: Edoardo Bennato, Roberto Vecchioni, Eros Ramazzotti, Antonello Venditti, Renato Zero, Riccardo Cocciante, Joe Cocker, Ray Charles e e tanti altri che hanno contribuito a rendere grande il mondo della musica dai favolosi anni ’60 ai giorni nostri. L’Agenzia svolge, altresì, un’attività di produzione spettacoli, tra i più noti al pubblico ricordiamo le varie edizioni di Balletti Brasiliani e Inglesi, che dal 1988 ad oggi hanno raccolto i più lusinghieri consensi in Italia ed all’estero. AZIENDA APISTICA “CASCINA DEI MOGGIA” di Bersano Albina Via Mombaruzzo 6, Borgoratto L’azienda “Cascina dei moggia” (ex cascina Gonella) situata a Borgoratto Alessandrino all’inizio della zona collinare che prosegue verso Mombaruzzo (AT) è condotta da Bersano Albina ed è sita in Via Mombaruzzo n. 6. Nasce nel 1996 come azienda ortofrutticola a produzione biologica e trasformazione, per avviare, dopo qualche anno anche l’attività apistica, realtà ad oggi prevalente. Aderisce al progetto delle fattorie pedagogiche partecipando al corso proposto dalla Regione Piemonte tramite l’Ass. di categoria Coltivatori Diretti nel 2003. La motivazione prevalente dettata dalla ricerca di un possibile dialogo tra città e campagna, dal bisogno di “rielaborare” le ragioni di fondo del contatto uomo – ambiente e approfondire tutto quanto attiene alla filiera alimentare. Ciò che più risulta stimolante è la possibilità di utilizzare l’azienda agricola come sede educativa vera e propria, all’interno di un contesto progettuale e programmatico nel quale è messo al centro l’apprendimento da parte di ognuno dei visitatori/allievi coinvolti, riproponendo valori, idee tramite il “fare” in un contesto rurale dove il tempo, ieri e oggi, si confondono nonostante i cambiamenti. Nell’ottica dell’agricoltura consapevole, nel 2005 ha aderito come docenza al progetto “Happy” attuato dall’Ass. Aspromiele, Ass. ANMIL e l’INAIL con il proposito di insegnare a persone che hanno subito un’invalidità verificatasi sul posto di lavoro, a diventare apicoltori presso l’azienda stessa. L’attività apistica e di conseguenza i suoi possibili prodotti (miele, pappa reale, polline…) sono certificati biologici dall’ente certificatore C.C.P.B. di Bologna. La produzione ortofrutticola è ugualmente certificata biologica e la Borgoratto: il mio paese, la sua storia trasformazione dei prodotti ottenuti (marmellate, antipasti, dado vegetale, mostarda d’uva,…) con la prossima stagione, sarà interamente certificata biologica . La vendita dei prodotti si rivolge quasi esclusivamente a negozi, mercatini, ecc… Per il miele (acacia, millefiori chiaro, millefiori scuro, tiglio), il maggior quantitativo viene venduto al Consorzio Apistico CONAPI di Bologna ed una piccola parte ai negozi o direttamente ai privati. COSMEC Sede in Via Alessandria, Borgoratto E’ specializzata in progettazione e costruzione di unità ed impianti per trattamento di nastri di metallo di ogni genere, metalli preziosi e in particolare laminatoi a freddo per l’argento. L’attrezzatura principale nel nostro stabilimento consiste in: torni, frese, alesatrici, trapani, spianatrici, rettifiche per cilindri, rettifiche per superfici, laminatoi. DITTA CIZEK GIANCARLO Sede in Via del Coniglio 31, Alessandria tel. 0131-249107 Idraulico, lattoniere, installatore di impianti idrotermosanitari, impianti di condizionamento e climatizzazione. Concessionario di zona di: “Climatizzatori STELBI”. COMMESTIBILI BOVIO ANTONIETTA Piazza Roma, Borgoratto In questo negozio, attivo da molti anni a Borgoratto, vengono proposti prodotti alimentari di qualità, presentati con competenza e buongusto da Antonietta. Questo negozio non prevede chiusura per ferie, agevolando così i borgorattesi nei loro acquisti. LOMBARDI LORENZO Consulente del lavoro in attività in tutta la provincia. Per la sua competenza e professionalità è stato eletto Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro della Provincia di Alessandria. COSTRUZIONI MECCANICHE GAGGINO di GAGGINO GIANPASQUALE Via P. Baldi 34, Borgoratto tel. 0131 – 278369 L’officina meccanica apre i battenti a Borgoratto nel 1978, gestita con competenza e professionalità dal fondatore Gianpasquale Gaggino. Essendo dotata di una varia quantità di macchine utensili fra le quali: torni, frese, rettifiche tangenziali, trapani, ecc., è in grado di soddisfare ogni richiesta di lavorazione su disegno. Borgoratto: il mio paese, la sua storia Fra le principali ditte clienti si ricordano: FIAT, Alfa Romeo, Mecal, Cavis, Alfacavi, Alma, ecc… COMANDINI & SESTITO s.n.c. Sede in Via Lumelli 39, Alessandria tel. 0131 - 68660 Allestimento di impianti termici tradizionali ed idrici, impianti a pavimento ed a parete thermoval a bassa temperatura. Installazione ed assistenza caldaie SAUNER DUVAL ad alto rendimento energetico. REFLESSOLOGO RENZO VIGUTTO Via Alessandria 50, Borgoratto Friulano di origine, residente dal 1989 a Borgoratto. Applica la reflessologia, che consiste nell’esercitare pressione sul corpo, nei punti stabiliti dalla Medicina Cinese tradizionale, per problemi ortopedici come per esempio: sciatalgie, ernie del disco, ecc.. Per capire le cause di ogni problema, invece, usa la metodica d’indagine ebraica, che consiste nel guardare i piedi i quali hanno tutte le informazioni sul corpo in tempo reale. Questo permette poi di lavorare sulle cause del problema e non sull’effetto. DITTA B.E.M. Via Alessandria, Borgoratto La loro pluriennale esperienza è a garanzia della qualità che sono in grado di fornire nei loro laboratori, dove commerciano carni e trattano trippa e frattaglie. H IMPIANTI di ACCARDO MAURIZIO Via Guasco di Bisio 14, Borgoratto cell. 335 - 6791498 Fax 0131 - 278921 Installazione e manutenzione di impianti elettronici civili ed industriali, automazioni in genere. Specializzazione anche nella installazione impianti di climatizzazione, installazione impianti di irrigazione ed illuminazione giardini. AZIENDA “TRE PINI” di Cantarella Piercarlo Via Mombaruzzo 5, Borgoratto L’azienda alleva suini destinati all’ingrasso. Le operazioni di approvvigionamento cibo, pulizia, smaltimento liquami, disinfezione, climatizzazione, video sorveglianza sono tutte automatizzate secondo un’efficace gestione informatizzata. Il ciclo produttivo inizia dal ricevimento in azienda di maialini di circa 25 – 30 kg, che dopo un normale periodo di crescita, arrivando al peso finale di 165 – 170 kg, Borgoratto: il mio paese, la sua storia vengono inviati al Consorzio Produttore Prosciutto di Parma di cui l’azienda “Tre Pini” è fornitrice. “TU DONNA” di OLIVERI KATIUSCIA Parrucchiere Unisex Via E. Massobrio 7, Borgoratto Katiuscia, con passione, si dedica a questa professione dal 1999. Frequenta con successo i corsi ANAM per parrucchiere e corsi ECSTATION per l’allungamento dei capelli. MOND’AZZURRO Via P. Baldi 42 Borgoratto tel. 0131 – 278592 L’impianto ricreativo polifunzionale MOND’AZZURRO è situato a circa cinquecento metri fuori Borgoratto lungo la S.P. 239 che porta verso Carentino, ed è collocato su di un’ampia area di campagna, circondato da boschetti e campi coltivati. Le strutture presenti e le attrezzature sportive e ricreative sono distribuite su diversi piani, collegati da camminamenti, prati e anfiteatri in pietra che danno un’idea di continuità ed omogeneità con l’ambiente naturale circostante. Vi si trovano a disposizione del pubblico attrezzature sportive quali: 3 piscine di varia superficie e profondità, destinate ad uso da parte di bambini ed adulti, 4 campi da beach volley regolamentari, 2 campi da beach soccer modulabili in uno regolamentare, spogliatoi e docce. Sono presenti differenti punti di servizio di bar tavola calda che offrono oltre a bibite ed alcolici hamburger, panini, piatti a base di carne ed insalate. L’impianto è aperto dall’ultimo sabato del mese di maggio, fino ai primi giorni di settembre. Si organizzano cerimonie e serate musicali. NECCHI BLU SYSTEM s.p.a. SECURITY AND PROTECTION Via L. Einaudi 8, zona D4 scalo, Alessandria Azienda leader nella progettazione e realizzazione di prodotti anti-taccheggio utilizzando software di modellazione solida per conferire loro le migliori caratteristiche di sicurezza ed estetica. All’interno dell’azienda, attrezzature all’avanguardia consentono, alla fabbrica di essere autonoma in tutte le fasi di lavorazione. L’esperienza nel mondo delle corse automobilistiche del presidente Piero Necchi, ha permesso di “ereditare” da questo sport la vocazione tecnologica vincente grazie allo spirito di competizione del gruppo. TEKNOCOPERTURE s.r.l. di Esposito Giuseppe Borgoratto: il mio paese, la sua storia Via Baldi 20, Borgoratto La TEKNOCOPERTURE s.r.l. è in grado di realizzare opere di impermeabilizzazione e coibentazione con manti bituminosi e sintetici, di edifici destinati ad uso di civile abitazione, industriale ed opere d’ingegneria civile, quali ad es. ponti, viadotti, fabbriche o vasche antincendio. È buona norma di questa azienda prestare la propria consulenza prima di iniziare ogni nuovo intervento al fine di soddisfare con la soluzione tecnica migliore le esigenze e le necessità del cliente. EUROFIOCCHI Via P. Baldi 19, Borgoratto Numero Verde: 800 – 239142 [email protected] L’azienda è nata dall’iniziativa e dalla capacità imprenditoriale del suo fondatore: Mario Abrate. Attualmente l’EUROFIOCCHI continua la sua attività sotto la competente regia dei figli Luisella e Gianni. L’EUROFIOCCHI è stata la prima azienda italiana che ha studiato e sperimentato l’utilizzo degli alimenti fioccati in zootecnia, contribuendo a diffondere una tecnica di alimentazione nuova, vantaggiosa e naturale. A tutt’oggi, essa è l’unica realtà produttiva specializzata in mangimi interamente fioccati, bilanciati ed integrati. Le tecniche di produzione sono oggetto continuo di revisione, garantendo un’evoluzione quotidiana che recepisce ogni innovazione tecnologica disponibile, sempre nell’ottica di migliorare sotto ogni profilo la produzione al fine di apportare beneficio ai consumatori. EDILMARK S.R.L. di Camagna Alberto Via Mazzini 155, Novi Ligure cell. 338-9197517—tel/fax 0143-741740 Produzione serramenti in alluminio (finestre, porte, zanzariere, tende da sole, veneziane ecc..) e commercializzazione di serramenti in legno e pvc L’attività ha avuto inizio nel 2000. La sede della ditta è a Novi Ligure, il laboratorio per la produzione dei serramenti si trova a Tortona sulla S.S. per Alessandria. ALOGES s.r.l. Borgoratto Tel. 0131 - 278831 Aloges progetta e realizza in perfetta integrazione con l’ambiente qualsiasi tipo di copertura curandone inoltre su richiesta la gestione e la manutenzione nel tempo. Borgoratto: il mio paese, la sua storia I nostri ingegneri e architetti sono in grado di elaborare, con l’aiuto del computer, qualsiasi richiesta progettuale, sia partendo da una semplice idea, che coordinando un progetto già definito. Grazie alla loro organizzazione sono in grado di fornire qualsiasi dotazione accessoria, dall’allestimento interno all’arredamento, dall’impiantistica alla componentistica. La Aloges S.r.l. progetta e realizza prefabbricati in legno totalmente coibentati (tetti, pareti, pavimento) anche su misura. Grazie all’impiego di tali materiali, alla qualità dei componenti e al sistema di costruzione utilizzato, l’azienda è in grado di garantire la struttura dei propri prefabbricati con una garanzia di 10 anni. Un doveroso ringraziamento alle ditte, ai professionisti, ai commercianti e agli artigiani che con il loro apporto hanno contribuito alla realizzazione del testo PROVERBI E DETTI LOCALI Borgoratto: il mio paese, la sua storia VERSIONE DIALETTALE MESSAGGIO DEL PROVERBIO A la Madona Candelora da l’invern a soma fora.Da piovi a fe bel temp per 40 dì a soma ancora andrent. Il 2 febbraio gran parte dell’inverno è passato, però per 40 giorni fa ancora freddo. Peila giuvna che vegia la ven da sula. Sposa una donna giovane, che ha più tempo da vivere con te. Iomi i son c’me i can, se i mordu nenta ancoi i mordu adman. Gli uomini sono traditori Tai cagà l’armela. Dimostrazione di colpevolezza. Ten dachent l’archet che la sunada a l’è longa. Non sprecare energie perché la vita è lunga. Quandi i parlu i cit alè perché i gros ian sa parlà La povera gente parla dopo aver sentito l’opinione dei più altolocati. I tuten i van an tel meliasi. Si è rotto il meccanismo. Doni e ochi t’nini pochi. Poche femmine e poche oche. A l’è mei l’ov ancoi che la galeina adman. Meglio l’uovo oggi sicuro che forse la gallina domani. Doni e boi di pais toi. Donne e buoi dei paesi tuoi. La galeina vegia la fa bon bro. Anche una essere utile. A Sant’Andrea l’invern el monta an careia. A Sant’Andrea inizia l’inverno. El patis u sutpansa. Colui che toccato nel vivo ne risente. VERSIONE DIALETTALE MESSAGGIO DEL PROVERBIO A so nent chi bitè an tu surc e chi an sla mureta. Quando non sai chi scegliere tra due persone poco valide. Tei carià d’ligna verda. Porti tanto peso e poca sostanza. cosa vecchia può Borgoratto: il mio paese, la sua storia At bitoma el basten. Colui che viene caricato di lavoro. Chi cu la fa u la specia. Chi fa uno scherzo si aspetti la reazione. U gira c’me in wendu. Gira bene, gira tanto. U gira c’me na mongia. Gira veloce. Adasi barbè che l’eua a sa scauda. Non aver fretta. La vaca d’Valensa cul c’la fa la pensa. Persona che immagina e attribuisce ad altri le proprie illecite pensate. Tei c’me cui San Damian, chi tiru la preia e i scondu la man. Persona che compie senza farsi riconoscere. T’hai mangià el bucen an t’la pansa d’la vaca. Persona che ha dilapidato un bene ancor prima di esserne in possesso. La gata c’lava presia a la fac i gaten orb. Non bisogna aver fretta per far bene le cose. I guadagn d’lavucat truncon che u tra si la ca per vendi i mon. Lavori antieconomici, sconvenienti. Grand e gros ciula e balos. Le persone fisicamente grandi e grosse sono bonaccione. Tic i dì ui nas in cucu, furtinà chi qul chica. Tutti i giorni nasce uno sprovveduto, fortunato chi ne approfitta. A iuma catà na damigian-na d’even brisc. Quando nasce una bambina la famiglia non si rafforza. A iuma puntalà la cà. Quando nasce un famiglia si rafforza. un’azione maschio la BIBLIOGRAFIA GIROLAMO BUZZI, “Storia di Gamondio antico or Castellazzo Bormida”,Volume II del 1864; GOFFREDO CANALIS, “Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale , volume II del 1834: PARROCCHIA DI BORGORATTO, ARCHIVIO; COMUNE DI BORGORATTO, ARCHIVIO; COMUNE DI BORGORATTO, “Libro figurato vecchio” del 1744; COMUNE DI BORGORATTO, Planimetrie del 1761 e 1773 ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE, F° N. 70 della Carta d’Italia; Borgoratto: il mio paese, la sua storia NICOLA BASILE; “La città mia”; ARCHIVIO FAMIGLIA BOZZETTI; COLLEZIONE PRIVATA DR. ANGELO PARODI Un particolare ringraziamento a: Nicoletta Parodi, Daniela Oddone, Dino Bozzetti, Angelo Parodi, Giovanni Marchisio, Beppe Passaggio, Max Anselmi, Roberto Maestri. INDICE PAG PREFAZIONE 1 PREMESSA 4 INTRODUZIONE 5 IL PAESE E’ 6 UN PAESE CI VUOLE 7 IL GONFALONE 8 NOTIZIE A CARATTERE GENERALE 9 I QUATTRO RIONI 12 TOPONIMI DELLE STRADE 13 CENNI STORICI 20 ECCIDIO DELLE FAMIGLIE BUZZI, CELLERINO E BRUZZONE 59 ROMEO BOZZETTI (IL GENERALE) 61 CINO BOZZETTI 63 GIUSEPPE BOZZETTI 67 ROMEO BOZZETTI 68 ERNESTO FERRARI 69 LA CHIESA 73 TERRITORIO E SPIRITUALITA’ 80 IL PIANO REGOLATORE 83 UNIONE COMUNITA’ COLLINARE “IL GIRASOLE” 86 LA PROTEZIONE CIVILE 88 LA PROLOCO 91 LA FE.BO. 93 Borgoratto: il mio paese, la sua storia LA FENICE 94 LA S.O.M.S 96 L’ASILO INFANTILE GIUSEPPE COLOMBO 97 CESARE BRUNO 101 RICCARDO CASSOLA 103 MARIO CONZANO 104 REMO LANZONI 106 ANGELO PARODI 108 STEFANO PASSAGGIO 110 LELLA VERNETTI 111 MANIFESTAZIONI FOLKLORISTICHE, SPORTIVE, CULTURALI 112 LA CERCA DELLE UOVA 113 LA BUSINA’ 115 PROCESSIONI E RITI RELIGIOSI 115 IL LINGUAGGIO DELLE CAMPANE 120 IL CANALE CARLO ALBERTO 123 PRODOTTI AGRICOLI 124 LE CASCINE 126 LA GHIACCIAIA 130 LA CAVA 131 ATTIVITA’ ARTIGIANALI, COMMERCIALI, INDUSTRIALI 133 I PRIMI CITTADINI DI BORGORATTO 135 INFORMAZIONI COMMERCIALI 137 PROVERBI 148 BIBLIOGRAFIA 150 Borgoratto: il mio paese, la sua storia