CINEMA DELL`ALTRO MONDO

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CINEMA DELL`ALTRO MONDO
CINEMA DELL’ALTRO MONDO
Circolo cinema di Locarno
novembre-dicembre 2005
LuganoCinema 93
Cinema Iride
gio. 17.11, 20.30
SCHIZA
di Guka Omarova, Kazakistan / Russia / Francia / Germania, 2004
v.o. russa, st. f/t, 86’
gio. 1.12, 20.30
L’ENFANT ENDORMI
Il bambino addormentato
di Yasmine Kassari, Belgio / Marocco, 2004
v.o. araba e berbera, st. f/t, 95’
gio. 8.12, 20.30
EL CORAZÓN DE JESÚS
Il cuore di Gesù
di Marcos Loayza, Bolivia / Germania / Cile, 2003
v.o. spagnola, st. f/t, 88’
gio. 15.12, 20.30
CAFÉ LUMIÈRE – KOHI JIKOU
di Hou Hsiao-Hsien, Giappone, 2004
v.o. giapponese, st. f/t, 104’
Circolo del cinema Locarno
Cinema Morettina
ven. 25.11, 20.30
TOUKI-BOUKI
Il viaggio della iena
di Djibril Diop Mambéty, Senegal, 1973
v.o. wolof e francese, st. f/t, 95’
lun. 28.11, 20.30
L’ENFANT ENDORMI
Il bambino addormentato
di Yasmine Kassari, Belgio / Marocco, 2004
v.o. araba e berbera, st. f/t, 95’
ven. 2.12, 20.30
JAPÓN
Giappone
di Carlos Reygadas, Messico / Spagna / Germania, 2002
v.o. spagnola, st. f/t, 130’
lun. 5.12, 20.30
KILOMETRE ZERO
Chilometro zero
di Hiner Saleem, Iraq / Francia, 2005
v.o. kurda, st f/t, 95’
ven. 16.12, 20.30
KOKTEBEL
di Boris Khlebnikov e Alexei Popogrebsky, Russia, 2003
v.o. russa, st. f/t, 105’
Circolo del cinema Bellinzona
Cinema Forum 1+2
mar. 29.11, 20.30
TOUKI-BOUKI
Il viaggio della iena
di Djibril Diop Mambéty, Senegal, 1973
v.o. wolof e francese, st. f/t, 95’
sab. 3.12, 18.00
LOS MUERTOS
I morti
di Lisandro Alonso, Argentina / Francia / Olanda / Svizzera, 2004
v.o. spagnola, st. f/t, 80’
mar. 6.12, 20.30
NOBODY KNOWS – DARE MO SHIRANAI
Nessuno sa
di Hirokazu Kore-Eda, Giappone, 2004
v.o. giapponese, st. f/t, 135’
sab. 10.12, 18.00
CAFÉ LUMIÈRE – KOHI JIKOU
di Hou Hsiao-Hsien, Giappone, 2004
v.o. giapponese, st. f/t, 104’
mar. 13.12, 20.30
LE GRAND VOYAGE
Il grande viaggio
di Ismaël Ferroukhi, Francia / Marocco, 2004
v.o. francese e araba, st. f/t, 108’
Entrata : Fr. 10.- / 8.- / 6.www.cicibi.ch
www.luganocinema93.ch
Presentazione
di Michele Dell’Ambrogio
Giunta alla dodicesima edizione, la rassegna finora denominata Cinema dal sud del
mondo cambia titolo. Il termine «sud», usato finora in sostituzione dell’ormai logora
espressione «terzo mondo», oggi ci sembra anch’esso svuotato di senso, considerato
come il sud abbia invaso il nord e il nord il sud, senza tener conto dell’est e dell’ovest che
pure si rimescolano a vicenda sull’onda della globalizzazione e degli inarrestabili flussi
migratori. In attesa di suggerimenti migliori, abbiamo quindi optato per la denominazione,
generica sì ma anche carica di positiva ambiguità, Cinema dell’altro mondo. Un altro
mondo che spazia dalla Bolivia al Giappone, dal Marocco alla Russia, includendo quindi
realtà molto diverse non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista politico,
economico, culturale e, last but not least, cinematografico. Quel che conta, e che rimane
immutato rispetto alle passate edizioni, è che questi film provengono da realtà quasi
sempre ignorate dall’industria cinematografica, sempre più radicata ad Hollywood e nelle
sue innumerevoli succursali mondiali, e propongono un modo diverso di rappresentazione
della realtà, che non potrà che arricchire lo spettatore che cerca di sottrarsi
all’omologazione culturale imposta dalle leggi del mercato.
Undici film per quattordici proiezioni, a Bellinzona, Locarno e anche a Lugano, che rientra
nel giro dopo la battuta d’arresto fatta segnare lo scorso anno. Undici film che sono quasi
tutti in prima visione ticinese. Se si eccettuano Touki-Bouki (che è un classico del nuovo
cinema africano, realizzato dal grande e compianto Djibril Diop Mambéty nel lontano 1973,
e che aveva fatto qualche timida apparizione solo nel circuito culturale nel decennio
successivo), Nobody Knows del giapponese Hirekazu Kore-Eda (già uscito nelle sale
ticinesi, ma non nel Bellinzonese), il marocchino L’enfant endormi e il kazako Schiza
(presentati rispettivamente al Festival di Locarno di quest’anno e a Castellinaria l’anno
scorso), gli altri sette film vengono proiettati per la prima volta sugli schermi ticinesi. E per
la maggior parte di loro c’è da supporre che la prima proiezione coincida con l’ultima, visto
lo scarso interesse con cui i proprietari delle sale guardano a questo tipo di cinema, che
pure esiste massicciamente e miete successi nei festival internazionali.
A parte Touki-Bouki, si tratta come al solito di film molto recenti, realizzati tra il 2002 e il
2005, che permettono quindi di gettare uno sguardo sullo stato delle cose del cinema
mondiale. Da tempo ormai la nostra rassegna non si limita più a far circolare quei pochi
titoli scelti dalla trigon-film e dal Festival di Friburgo per il «Circuito del sud» (come avviene
in altre località svizzere), ma si sforza di allargare l’offerta attingendo ad altre fonti. Se in
passato potevamo contare soprattutto sulla generosa offerta della Fondazione
Montecinemaverità, oggi, dopo la sua estinzione, siamo costretti a cercare altrove.
Quest’anno abbiamo accettato tre film su quattro proposti ufficialmente per il «circuito»
dalla trigon (Touki-Bouki, L’enfant endormi e El corazón de Jesús); due sono altri film
trigon (Nobody Knows e Le grand voyage, entrambi programmati solo a Bellinzona: il
primo per il motivo già detto sopra, il secondo perché è prevista l’uscita in sala a Locarno e
a Lugano in primavera); tre sono film della Xenix (Schiza, Kilometre zero e Koktebel); due
della Look Now! (Japón e Los muertos); e uno della Frenetic (Café Lumière). Sono tutte
case di distribuzione di Zurigo interessate anche al «cinema dell’altro mondo» (e che
guarda caso riescono a piazzare abbastanza bene i loro prodotti nella Svizzera interna,
ma molto meno nel Ticino).
Il livello qualitativo degli undici film in programma è assai alto: si va da opere di maestri del
cinema ormai consacrati (Hou Hsiao-Hsien, Hirokazu Kore-Eda, Djibril Diop Mambéty) ad
opere prime o seconde di giovani registi che sono delle autentiche speranze per il futuro.
Quindi non ci limiteremo ad invitare il pubblico a un buon viaggio, attraverso i film, nei
paesi dell’altro mondo; ma ci auguriamo anche che ognuno possa fare, in questo
percorso, delle autentiche scoperte cinematografiche.
Kazakistan
SCHIZA
di Guka Omarova
Sceneggiatura: Sergej Bodrov jr. e Guka Omarova; montaggio: Ivan Lebedev; musica: SIG; interpreti:
Olzhas Nasupbaev, Guinara Jeralieava, Eduard Tabyshev, Olga Landina, Kanagat Nurtay, Bakhytbek
Balmuhanbetov; produzione: Les Petites Lumières / CTB Film Company / Kinofabrica GMBH / Kazakh
Studio Film, Kazakistan / Russia / Francia / Germania, 2004.
35mm, colore, v.o. russa, st. f/t, 86’
Premio ambiente e salute, qualità di vita, Castellinaria, Bellinzona 2004
Schiza è il soprannome di un quindicenne. È solitario e senza amici. Viene espulso dalla scuola in
seguito a uno scherzo giocatogli dai compagni e viene assunto dal compagno della madre per
procurare pugili per incontri illegali di lotta. La sua vita cambia radicalmente quando un uomo di
giovane età muore durante un combattimento. Schiza consegna i soldi dell’ucciso alla sua
compagna e a suo figlio e poi si innamora della giovane donna. Adesso sa di chi prendersi cura,
per chi procurarsi il denaro, non importa a che prezzo.
Opera prima di una trentacinquenne regista kazaka, Schiza rappresenta un ottimo argomento
contro le cassandre che paventano, come conseguenza della diffusione capillare e massiccia dei
prodotti hollywoodiani, un appiattimento del linguaggio cinematografico. Il film ha, sul piano
iconografico, i tratti tipici del cinema proveniente da quell’area geografica… ma, soprattutto
nell’epilogo, la regista evidenzia in modo palese il proprio debito con il cinema occidentale…senza
perdere, nel tragitto, di funzionalità ed efficacia, ma riuscendo anche a risultare sorprendente.
(Leonardo Gandini, in «Cineforum», 436, luglio 2004)
Senegal
TOUKI-BOUKI
Il viaggio della iena
di Djibril Diop Mambéty
Sceneggiatura: Djibril Diop Mambéty; fotografia: Pap Samba Sow, Georges Bracher; montaggio: Siro Asteni;
musica: Joséphine Baker, Mado Robin, Aminata Fall; interpreti: Magaye Niang, Marème Niang, Ndou Labia,
Ousseynou Diop...; produzione: Cinegrit, Senegal, 1973.
35mm, colore, v.o. wolof e francese, st. f/t, 95’
Premio della critica internazionale, Cannes 1973. Premio speciale della Giuria, Mosca 1973
A Dakar, dove è venuto per vendere il suo gregge, un pastore incontra una studentessa. I due
sognano di partire per Parigi e tutti i mezzi sono buoni per procurarsi il denaro del viaggio. Dopo
numerose peripezie si ritrovano sul ponte di una nave in partenza…
Anche quattordici anni dopo la sua apparizione il film riesce a stupire: un Bonnie and Clyde
africano, un Pierrot le fou senegalese; Touki-Bouki in effetti non assomiglia a niente di conosciuto.
La sua storia, piuttosto dolorosa che triste, si snoda come una canzone pop e finisce in lacrime. Il
primo film nero a colori? Se la parola non fosse così logorata, Touki-Bouki potrebbe essere
definito, semplicemente, un capolavoro.
(Louis Skorecki, in «Libération», Parigi, marzo 1986)
Marocco
L’ENFANT ENDORMI
Il bambino addormentato
di Yasmine Kassari
Sceneggiatura: Yasmine Kassari; fotografia: Yorgos Arvanitis; montaggio: Susana Rossberg; interpreti:
Mounia Osfour, Rachida Brakni, Nermine Elhaggar, Fatna Abdessamie, Khamsa Abdessamie, Issa
Abdessamie; produzione: Yasmine Kassari per Les Films de la Drève / Les Coquelicots de l’Oriental, Belgio
/ Marocco, 2004.
35mm, colore, v.o. araba e berbera, st. f/t, 95’
Premio speciale della Giuria, Premio Fipresci, Menzione FICC, Festival de Fribourg 2004
In un villaggio isolato nel sud marocchino si celebra il matrimonio di Zeinab. Il giorno dopo le nozze
tutti gli uomini lasciano il villaggio alla ricerca di un miglior futuro in Europa. Quando scopre di
essere incinta, la giovane sposa decide di addormentare il suo bambino, affinché questi non nasca
che al momento del ritorno del marito. Ma il tempo passa e l’uomo non ritorna…
Opera poetica e vigorosa, L’enfant endormi offre un nuovo sguardo sulla realtà dell’emigrazione,
affrontata questa volta dal punto di vista di chi resta: le donne di ogni età, sposate con uomini
partiti all’estero. Abbandonate a se stesse subito dopo il matrimonio, le giovani mogli sono
condannate a vivere nell’attesa di un marito che non tornerà più.
(dal catalogo del 58. Festival internazionale del film di Locarno, 2005)
Messico
JAPÓN
Giappone
di Carlos Reygadas
Sceneggiatura: Carlos Reygadas; fotografia: Diego Martinez Vignatti; montaggio: Carlos Serrano Azcona,
Daniel Melguizo; musica: Arvo Pärt, Dimitri Schostakowitch, Johann Sebastian Bach; interpreti: Alejandro
Ferretis, Magdalena Flores, Yolanda Villa, Rolando Hernandez; produzione: No Dream Cinema / Mantarraya
Producciones / Hubert Bals Fund / Instituto Mexicano de Cinematografia, Messico / Spagna / Germania,
2002.
35mm, cinemascope, colore, v.o. spagnola, st. f/t, 130’
Menzione speciale Caméra d’or, Cannes 2002
Un uomo lascia la città per recarsi nel profondo del Messico, dove è sua intenzione prepararsi alla
morte. Trova alloggio presso una vecchia meticcia che abita da sola in un canyon desolato.
Immerso nell’immensità di una natura vertiginosa e selvaggia, si trova confrontato con l’umanità
infinita della donna. L’uomo oscilla tra crudeltà e lirismo e vede risvegliarsi in lui l’ebbrezza dei
sensi e un desiderio di vita e di cruda sessualità.
Questo film di una bellezza e di un’audacia da mozzare il fiato trasfigura di fatto la materia in
elementi per una metafisica: il cielo, la terra, la pietra, i paesaggi e i volti diventano qui gli strumenti
di una lotta tra la vita e la morte, tra la pulsione sessuale e la distruzione della carne, tra
l’elevazione e il degrado della condizione umana. Tutto si gioca, in un certo modo, tra orizzontalità
e verticalità, fatalità carnale e aspirazione spirituale… Questo western parabolico, simile a un sole
nascente nel crepuscolo del cinema, è perciò il più bel film del secolo nascente.
(da «Le Monde», riportato in una scheda della casa di distribuzione Look Now!)
Argentina
LOS MUERTOS
I morti
di Lisandro Alonso
Sceneggiatura: Lisandro Alonso; fotografia: Cobi Migliora; montaggio: Lisandro Alonso; musica: Flor Maleva;
interprete: Argentino Vargas; produzione: 4L / Fortuna Films / Slot Machine / Arte France Cinéma / Ventura
Film, Argentina / Francia / Olanda / Svizzera, 2004.
35mm, col., v.o. spagnola, st. f/t, 80’
Miglior film Torino Film Festival 2004
Un uomo di 54 anni esce dalla prigione di Corrientes, in Argentina. Vuole ritrovare la figlia,
diventata adulta, che vive in una regione isolata e paludosa. Per arrivarci, dovrà percorrere grandi
distanze su una piccola barca, seguendo corsi d’acqua che attraversano una giungla
impenetrabile. L’uomo è silenzioso e introverso, come coloro che sanno affrontare la natura da
vicino. Da lui, dai luoghi che attraversa e dalle persone che incontra emana il mistero di quel
mondo immobile e rimasto pressoché intatto anche dopo il lumgo periodo passato in carcere.
Los muertos riprende la formula già applicata da Alonso nel suo precedente film La libertad:
praticamente senza dialoghi, immerso in un clima incerto di incubo soleggiato, dove la natura
sovrana domina ovunque e suggerisce la potenza di gesti elementari… Il senso del film rimane
sigillato nel profondo del mutismo del personaggio, che ci lascia soli con il nostro stupore e le
nostre domande.
(da «Le Monde», riportato in una scheda della casa di distribuzione Look Now!)
Iraq
KILOMETRE ZERO
Chilometro zero
di Hiner Saleem
Sceneggiatura: Hiner Saleem; fotografia: Robert Alaxraki; montaggio: Anna Ruiz; musica: Yan Axin, Nikos
Kypourgos; interpreti: Nazmi Kirik, Beleim Bilgim, Eyam Ekrem, Ehmed Qeladizeni, Nezar Selami;
produzione: Memento Film Production / Dulciné Film / Hiner Saleem Production, Francia / Iraq, 2005.
35mm, colore, v.o. kurda, st. f/t, 95’
Febbraio 1988, nel Kurdistan iracheno, in piena guerra Iran-Iraq. Il trentenne Ako vive recluso in un
villaggio di montagna con sua moglie Salma, il loro figlio cieco e il suocero morente. Ako sogna
una vita migliore, ma sua moglie si rifiuta di abbandonare suo padre. Durante un controllo
d’identità, Ako viene arruolato con la forza e spedito al fronte, dove scopre la guerra e la tortura.
Con due amici kurdi tenta l’evasione, ma i tre sono subito ripresi. Finalmente un ufficiale gli affida
una missione: scortare la salma di un martire di guerra fino a Mossul. Per Ako è l’occasione di
ritrovare il suo paese e le montagne del Kurdistan.
Il film è una nuova «tragicommedia» di Hiner Saleem, che aveva esordito con Vodka Lemon
(2003)
(da una scheda della casa di distribuzione Xenix)
Giappone
NOBODY KNOWS – DARE MO SHIRANAI
Nessuno sa
di Hirokazu Kore-Eda
Sceneggiatura: Hirokazu Kore-Eda; fotografia: Yutaka Yamazaki; montaggio: Hirokazu Kore-Eda; musica:
Gontiti; interpreti: Yuya Yagira, Ayu Kitaura, Hiei Kimura, Momoko Shimizu, You, Hanae Kan; produzione:
Hirokazu Kore-Eda, Giappone, 2004.
35mm, colore, v.o. giapponese, st. f/t, 135’
Premio per l’interpretazione maschile a Yuya Yagira, Cannes 2004; nominato per gli Oscar 2005.
A Tokyo quattro ragazzi, ognuno concepito con un padre diverso, vivono in un appartamento,
dapprima con la madre, che però è spesso assente, poi abbandonati a se stessi. Nessuno si
inquieta, perché nessuno sa della loro esistenza. Nessuno dei quattro va a scuola e solo il
maggiore ha il permesso di uscire, per acquistare ciò di cui la famiglia ha bisogno. Abbandonati
definitivamente dalla madre, a poco a poco scivolano in uno stato di disfacimento fisico e morale…
Ispirato da un fatto reale, che sconvolse il Giappone nel 1988, Nobody Knows non è un
melodramma. Lo sguardo tenero del regista su questa famiglia di orfani, che ha osservato vivere e
evolvere per un anno intero, impedisce al film di cadere nel pathos o nel compassionevole, anche
se la nefandezza della storia non viene nascosta. Ha detto il regista, l’autore di La luce
dell’illusione (1995) e di After Life (1998): «Non volevo mostrare l’inferno visto dall’esterno, ma la
ricchezza della vita di questi ragazzi, vista dall’interno».
(da una scheda della casa di distribuzione trigon-film)
Bolivia
EL CORAZÓN DE JESÚS
Il cuore di Gesù
di Marcos Loayza
Sceneggiatura: Marcos Loayza; fotografia: Hugo Kovensky; montaggio: Niko Remus; musica: Oscar García;
interpreti: Cacho Mendieta, Melita del Carpio, Ismael Serrano, Julio Kempff Suaréz, Nicolás Bauer, Maritza
Wilde, Elías Serrano; produzione: Iconoscopio / Ena Films / Xena Films / Sahara Films, Bolivia / Germania /
Cile, 2003 .
35mm, colore, v.o. spagnola, st. f/t, 88’
Il funzionario Jesús Martinez è riuscito a sopravvivere nella giungla della burocrazia statale, ma un
giorno in ufficio è colpito da una crisi cardiaca. Per poter pagare le spese dell’ospedale, è costretto
a raggirare la compagnia dell’assicurazione malattia e si ritroverà in una camera per malati in fase
terminale.
L’humour nero di questa commedia esplora il senso della vita e della morte in una società fra le più
povere… L’avventura umana del protagonista, fragile e terrestre, è la metafora della crisi sociale
ed economica che colpisce la Bolivia. Sotto la pressione della mafia degli organi, assediato dai
suoi creditori, il protagonista deve affrontare la precarietà della propria vita professionale e
famigliare: si salverà solo attraverso la negazione virtuale di sé.
(dal Catalogo del 19. Festival international de films de Fribourg, 2005)
Giappone
CAFÉ LUMIÈRE – KOHI JIKOU
di Hou Hsiao-Hsien
Sceneggiatura: Chu T’ien-Wen, Hou Hsiao-Hsien; fotografia: Lee Ping-Bing; montaggio: Liao Ching-Sung;
interpreti: Yo Hitoto, Tadanobu Asano, Masato Hagiwara, Yo Kimiko, Nenji Kobayashi; produzione: Shochiku
Co. Ltd. / The Asahi Shimbun Company / Sumitomo Corporation / Eisei Gekijo Ltd. / Imagica Corp.,
Giappone, 2004.
35mm, colore, v.o. giapponese, st. f/t, 104’
Yoko è una giornalista solitaria e riservata. Sta conducendo un’inchiesta sul compositore
taiwanese Jiang Wenye. Aiutata da un amico libraio, a cui confida i risultati della sua ricerca,
passeggia per le strade di Tokyo da un quartiere all’altro e approfitta d’uno scalo a Takasaki per
render visita ai suoi genitori. Durante la conversazione, li informa che è incinta e che il padre è di
Taiwan.
Molti critici hanno messo in rilievo il legame tra il maestro del cinema taiwanese Hou Hsiao-Hsien e
il grande regista giapponese Yasujiro Ozu. Ebbene, Hou li ha presi alla lettera e realizza, in
Giappone, questo film, che vuole essere un omaggio a Ozu. Lo fa a suo modo, senza esserne
plagiato e senza servilismo, conservando il suo inimitabile sguardo sui personaggi e l’ambiente in
cui vivono… Straniero nella città di Tokyo, Hou ha però saputo coglierne le atmosfere, in una
delicata poesia di ombre e di luci, lontano dai clichés. Paradossalmente, si potrebbe inquietarsi
sulla salute del cinema d’autore taiwanese, che spinge il suo più grande maestro a espatriare per
lavorare.
(dal Catalogo del 19. Festival international de films de Fribourg, 2005)
Marocco
LE GRAND VOYAGE
Il grande viaggio
di Ismaël Ferroukhi
Sceneggiatura: Ismaël Ferroukhi; fotografia: Katell Djian; montaggio: Tina Baz; musica: Fowzi Guerdjou;
interpreti: Nicolas Cazale, Mohamed Majd, Malika Mesrar El Hadaoui, Jacky Nercessian, Ghina Ognianova;
produzione: Ognon Pictures / Arte France Cinéma / Soread 2M / Casablanca Film Production / Les Films du
Passage, Francia / Marocco, 2004.
35mm, colore, v.o. francese e araba, st. f/t, 108’
Premio Luigi de Laurentiis, Venezia 2004
A qualche settimana dalla maturità, Reda, un liceale ventenne che vive in Provenza, si vede
costretto a condurre in macchina suo padre alla Mecca, per il pellegrinaggio rituale. Dal sud della
Francia all’Italia, dalla Serbia alla Turchia, dalla Siria alla Giordania e all’Arabia saudita, padre e
figlio passeranno da un rapporto segnato dall’indifferenza e dall’ostilità al riconoscimento dell’altro
e alla riconciliazione.
«Reda e suo padre appartengono a una cultura in cui il dialogo padre-figlio è difficile. Il fossato che
li separa (generazione, cultura, lingua…) si allarga sempre più a causa del loro stato di ‘esiliati’ in
Francia» (Ismaël Ferroukhi). Come ogni pellegrinaggio, Le grand voyage lascia un segno profondo
nell’anima dei partecipanti. Superando insieme innumerevoli frontiere, geografiche e metaforiche,
Reda e suo padre riescono a scoprire la profondità e l’umanità dell’altro.
(dal Catalogo del 19. Festival international de films de Fribourg, 2005)
Russia
KOKTEBEL
di Boris Khlebnikov e Alexei Popogrebsky
Sceneggiatura: Boris Khlebnikov, Alexei Popogrebsky; fotografia: Shandor Berkeshi; montaggio: Ivan
Lebedev; interpreti: Gleb Puskepalis, Igor Csernyevics, Evgenii Sytyi, Vera Sandrykina, Vladimir
Kucherenko, Agrippina Sreklova; produzione: PBOUL Borisevich R.U., Russia, 2003.
35mm, colore, v.o. russa, st. f/t, 105
Un padre e un figlio viaggiano nell’immensità dei paesaggi russi. Vogliono andare a trovare la zia
del ragazzo, che abita a Koktebel, in Crimea. I racconti del padre sugli albatros che planano per
ore sopra il Mar Nero affascinano il ragazzo e gli danno stimoli esaltanti per proseguire verso la
meta. Ma il viaggio a Koktebel, fatto di avventure e di ostacoli, rischia di finire anzi tempo quando il
padre si innamora…
Un Road Movie squisito e elegante, che conferma il successo della Nouvelle Vague russa.
Un viaggio di un padre e un figlio dalla Russia alla Crimea, una delle migliori opere prime degli
ultimi anni.
(dal «Journal FCMM», riportato su una scheda della casa di distribuzione Xenix)