Sem, arriva un nuovo editore E s`affida all`Olimpo di Fellini
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Sem, arriva un nuovo editore E s`affida all`Olimpo di Fellini
Codice cliente: 8727381 31 Corriere della Sera Domenica 16 Ottobre 2016 # Cultura SETTE GIORNI DI TWEET I consigli di Roberto Biorcio, docente di Scienza politica. Da oggi sull’account Twitter de @La_Lettura quelli del cantautore Nek. Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura. Viaggiare dall’Africa con una migrante e con i suoi sogni Colin Crouch, Postdemocrazia. Quali poteri e possibilità di azione restano al popolo sovrano? Irvin D. Yalom, Le lacrime di Nietzsche. Senza lettino, si può uscire dalla disperazione con l’empatia Ernesto Laclau, La ragione populista. Ripensare la politica partendo dalle domande dei cittadini Zygmunt Bauman, Voglia di comunità. Come oggi si combinano i bisogni latenti di sicurezza e di libertà Niccolò Ammaniti, Ti prendo e ti porto via. Superare la rassegnazione lasciandosi trasportare dall’amore Hannah Arendt, La banalità del male. Possono apparire normali azioni disumane, non solo contro gli ebrei Anticipazione Riccardo Cavallero illustra la realtà fondata assieme a tre compagni d’avventura: debutto a gennaio con un inedito del regista e altro Il ricordo Sem, arriva un nuovo editore Inconscooter Dylan verso piazza E s’affida all’Olimpo di Fellini del Popolo di Cristina Taglietti Il marchio I l laghetto di Segrate sembra molto lontano da questo loft milanese, vicino alla Palazzina Liberty, dove Riccardo Cavallero, fino al gennaio 2015 direttore generale di Mondadori Libri Trade, ricomincia da capo. Dal maggiore gruppo italiano, potenza di fuoco che ha inglobato Rcs Libri a una piccola casa editrice che manderà in libreria una ventina di titoli l’anno. Un’avventura che affronta con altre due (ex) colonne del gruppo di Segrate: Antonio Riccardi, poeta, ex direttore letterario di Mondadori, e Valerio Giuntini, che nel gruppo è stato direttore commerciale. La nuova impresa si chiama Società editoriale milanese (Sem) e Cavallero ne è socio al 50% con Mario Rossetti, tra i fondatori di Fastweb e autore del libro Io non avevo l’avvocato sull’errore giudiziario di cui è stato vittima. «La società — spiega Cavallero — è nata a maggio, qualche giorno fa sono stati presentati alla rete di vendita i primi titoli in uscita a gennaio. Con Mario Rossetti abbiamo cominciato a parlare del progetto circa un anno fa, partendo dall’osservazione di una certa staticità del mondo del libro, che non sembra aver recepito il cambiamento del digitale. Crediamo che ci sia spazio per modalità di lavoro e logiche diverse, per attività più snelle. Siamo un’azienda piccola e ambiziosa che inizia da zero, senza un catalogo». «Partiamo dal basement» scherza Riccardi, facendo riferimento alla sede, un seminterrato arredato con grande gusto minimal che contiene anche uno spazio per presentazioni e incontri. Il logo è semplice e ricorda il marchio di una fabbrica di inizi Novecento. «È un nome descrittivo, congruente con l’idea editoriale che sta dietro» spiega Cavallero che la crisi dell’editoria l’ha attraversata tutta, dal suo posto di comando nel grande gruppo: «Le conseguenze delle crisi sono di solito la contrazione dei costi e le posizioni di comando affidate a chi si occupa di fi- di Carmen Llera Moravia D nanza. Scade l’attenzione sul prodotto e questo porta a trattare gli scrittori da fornitori, mentre una casa editrice dovrebbe essere come una grande agenzia teatrale che si occupa di artisti». È questo che Sem vuole fare. Spiega Riccardi: «Abbiamo capito che il massimo della professionalità doveva coincidere con il massimo della sartorialità. L’idea è di non pubblicare libri in batteria. Non facciamo collane, ogni libro è un unicum». Per farlo, spiega Cavallero, bisogna stare un passo indietro. Niente scippi di grandi nomi da Segrate, ma un lavoro fatto di recuperi (anche di autori pubblicati in precedenza da Mondadori, ritenuti validi ma che si sono persi nella quantità dei titoli) e poi esordi, scoperte. «Una produzione di varia, italiana e straniera — dice Cavallero — che va dall’intrattenimento puro con una grande attenzione al giallo a testi più sofisticati». I primi due titoli sono una fantasmagoria inedita di Federico Fellini, che racconta in modo pirotecnico la vita degli dei olimpici, e un thriller molto energico, forte, di Piernicola Silvis, questore di Foggia». In arrivo nel 2017 anche due giallisti scozzesi: Malcolm Mackay e Thomas Hardy. Poi un romanzo di Tommaso Avati (figlio di Pupi), sceneggiatore che esordisce con la storia «delicata e sentimentale» di un ragazzino. E, continua Cavallero, «un romanzo sulla “donna di Neanderthal”, della canadese Claire Cameron, scrittrice mai pubblicata in Europa; un giallo ambientato nella buona società milanese di un’esordiente, Sara Kim Fattori, e La stoffa delle donne della piemontese Laura Calosso. Avremo anche il nuovo libro di Ottavio Cappellani, Sicilian Comedy, seguito di Sicilian Tragedy, mentre Emilio Manfredi, di cui in Mondadori avevamo pubblicato un giallo ambientato in Africa, sta lavorando a un progetto straordinario». Tutti i libri di Sem usciranno in tre formati: cartaceo, ebook, audiolibro. «Chi acquista il cartaceo — spiega Cavallero — ha già accesso a ebook e audiolibro che faremo con Audible di Amazon. È un territorio da aprire e esplorare, su cui fare esperimenti, nella consapevolezza che non ci sono ricavi per nessuno nei prossimi tre anni». L’officina di Sem prevede tempi lenti e la scelta dei collaboratori (redattori, traduttori, eccetera) ad hoc per ogni libro: «Il mercato — dice Cavallero — sta cambiando molto. Adesso trovi professionalità eccelse sul mercato, una volta erano tutte chiuse dentro le case editrici. Le concentrazioni hanno generato una grande voglia di fare e quindi, paradossalmente, anche la nascita di molte piccole imprese. Abbiamo ritenuto importante affidarci a una macchina distributiva e promozionale solida: Messaggerie e Pde per essere in tutte le librerie». Come tutte le case editrici anche Sem si troverà di fronte alla scelta tra il Salone di Torino e la nuova fiera milanese Tempo di libri: «Con gli stand non andiamo da nessuna parte, non avrebbe senso. Per il resto stiamo alla finestra, vediamo che programmi ci sono. Ci interessano di più i festival letterari, sono più adatti al nostro progetto». © RIPRODUZIONE RISERVATA Riccardo Cavallero, 54 anni (qui sopra) è amministratore delegato della Società editrice milanese, Sem (in alto il logo). Antonio Riccardi è direttore editoriale, Mario Rossetti presidente, Valerio Giuntini direttore commerciale. Nel gruppo di lavoro anche Giacomo Callo (art director) e Teresa Martini (comunicazione). A fine gennaio i primi due titoli, di Federico Fellini e Piernicola Silvis. In programma l’apertura al mercato di lingua spagnola Foto grande: Federico Fellini da Il libro dei sogni (Rizzoli) a ragazza ascoltavo ossessivamente Bob Dylan, sotto la doccia cantavo a squarciagola Blowin’ in the Wind, mia madre non ne poteva più di quella voce nasale e mi nascondeva i dischi, lei amava Joan Baez. I divieti, si sa, aumentano le passioni. Negli anni Ottanta vivevo a Roma con Alberto Moravia, andavo sovente nella piscina di un grande albergo, è stato lì che un pomeriggio uggioso ho incrociato il mio idolo. La piscina era vuota, nuotavo lentamente, ho sentito una presenza vicina. Uscendo ho visto un uomo minuto, era Bob. Hi, ha detto senza sorridermi, abbiamo scambiato poche frasi. L’emozione mi rendeva totalmente distaccata, indifferente. Mi ha chiesto alcune informazioni sulla città, voleva andare a piazza del Popolo. Avevo il motorino, allora il casco non era obbligatorio, è venuto via con me. Durante il tragitto non ha parlato. Arrivati a Piazzale Flaminio ci siamo salutati, si è perso fra i passanti. Non l’avrei più rivisto. Tornata a Lungotevere ho trovato Alberto preoccupato, ansioso: «Che fine hai fatto?». «Scusami, ho dato un passaggio a Bob Dylan». «Ah, gli hai chiesto un autografo?». «Non ci ho pensato». «E un biglietto per il concerto?». «Nemmeno». Idiot wind !!! Robert Allen Zimmerman ha avuto il Nobel per la Letteratura, non so cosa penserebbero mia madre e Alberto Moravia, per me la letteratura è altro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Memoria Gli scritti «Contro l’antisemitismo» curati da Daniele Lorenzini per Morcelliana rivelano lo sdegno del filosofo convertito per la persecuzione e lo sterminio Il cattolico Maritain e la Shoah «insulto a Dio»: noi e gli ebrei fratelli di Paolo Salom P oche personalità cattoliche, pochi pensatori hanno raggiunto la complessità del pensiero di Jacques Maritain (1882-1973) sul tema dell’antisemitismo e del «mistero di Israele». Il filosofo francese, nato protestante, divenuto laico e anticlericale, sposato con un’ebrea russa — Raissa Oumançoff — infine convertitosi, con la consorte, al cattolicesimo, rappresentò la coscienza sana dell’Europa di fronte alla catastrofe che dagli anni Venti alla Seconda guerra mondiale si abbatté sulla popolazione ebraica per mano soprattutto (ma non soltanto) dei nazisti tedeschi. La sua opera, in forma di saggi, articoli, rapporti confidenziali (a Pio XII, per esempio), lettere (a Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI) che denunciavano una persecuzione cui la maggior parte della popolazione cristiana assisteva inerte, è ora raccolta, in un volume curato da Daniele Lorenzini (Jacques Maritain, Contro l’antisemitismo, pubblicato dalla casa editrice Morcelliana, pagine 276, e 22) che ha il pregio di presentare gli scritti del filosofo redatti dal 1921 al 1972 in una prospettiva storica capace di registrarne l’evoluzione del pensiero. Perché Maritain, per quanto fosse un «dreyfusardo» della prima ora, da sempre contrario alla violenza perpetrata contro gli ebrei — fosse ideolo- L’addio Kengiro Azuma artista zen a Milano F u kamikaze, poi lasciò il Giappone sull’onda della passione per la scultura di Marino Marini. Ma Kengiro Azuma (1926-2016: accanto), scomparso a Milano, ha rinnovato la sua passione classica con opere (sculture in particolare) in cui si alternano vuoti e pieni di chiara derivazione zen. gica, fisica o «legale» — in realtà era lui stesso imbevuto di quella cultura teologica che faceva di Israele, in quanto «altro» dalla cristianità, un popolo dal quale non era ragionevole attendersi — come nota Daniele Lorenzini nell’ampia ed esaustiva introduzione — «un attaccamento al bene comune della civiltà occidentale e cristiana». Eppure, la realtà dei fatti, la propaganda virulenta contro gli ebrei nell’Europa del primo Dopoguerra non lasciarono indifferente l’uomo che la tarda conversione al cattolicesimo aveva trasformato nel più brillante pensatore vicino alla Chiesa. Costretto all’esilio per le sue posizioni antinaziste, Maritain fu a tal punto colpito dalla ferocia della Sho- ah da sollecitare, a guerra finita, una presa di posizione di Papa Pio XII in favore degli ebrei, cosa che però non avvenne. Per questo, riprese carta e penna e scrisse a un altro prelato, suo caro amico, Giovanni Battista Montini, per chiedergli di intervenire presso il Santo Padre (di nuovo inutilmente). Nel frattempo, Maritain aveva compiuto un percorso che aveva via via emendato l’antigiudaismo religioso dei suoi primi scritti, arrivando a sostenere come, con l’Olocausto, «è il nostro Dio che è in causa, è Lui che è schiaffeggiato, ferito, insultato, coperto di sputi dalla persecuzione antisemita. Ormai il Cristo non separa più, ma unisce ebrei e cristiani». © RIPRODUZIONE RISERVATA