Soldi ai partiti, così funziona in tutto il mondo

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Soldi ai partiti, così funziona in tutto il mondo
Soldi
ai
partiti,
così
funziona in tutto il mondo
Senza partiti non c’è democrazia e senza finanziamenti (pubblici e privati) non
ci possono essere i partiti. Questo assioma si evince nero su bianco dalla
ricerca condotta da IDEA (Institute for Democracy and Electoral Assistance)
su 144 Paesi nel mondo, per la maggior parte dei quali il sistema che regola
l’esistenza delle formazioni politiche è quello dei finanziamenti pubblici.
65 Paesi hanno un sistema di finanziamento
diretto dei partiti da parte del settore pubblico, mentre in 79 Stati vige un
sistema di finanziamenti indiretti (sempre da parte dell’amministrazione
pubblica). Le modalità di distribuzione dei fondi ai partiti spesso è mista. In
57 dei 65 Paesi in cui esiste il finanziamento pubblico diretto l’erogazione dei
fondi avviene sulla base dei voti e deiseggi ottenuti durante le ultime
elezioni. In 12 Paesi, invece, un fondo uguale per tutti i partiti è l’unico
criterio per l’erogazione del denaro. Alcuni Paesi, poi, erogano fondi pubblici
sulla base del numero dei candidati che concorrono alle elezioni. Il
finanziamento pubblico ai partiti spesso viene erogato per le campagne
elettorali (in 45 Paesi al mondo), e per le spese generali di amministrazione
del partito (in 29 Paesi al mondo).
E i fondi indiretti sono persino
forme di tassazione speciale per
mondo), spese postali e utilizzo
al mondo) e trasporti gratuiti (in
più comuni e possono essere erogati tramite
i donatori dei vari partiti (in 32 Paesi al
gratuito delle linee telefoniche (in 7 Paesi
4 Paesi).
Anche nei Paesi della cosiddetta “galassia anglosassone” (Australia, Canada,
Gran Bretagna e Stati Uniti), che apparentemente si basano su fondi di donatori
privati ai diversi partiti,
in realtà è attivo il finanziamento pubblico
indiretto, attraverso sgravi fiscali e servizi gratuiti invece che a
pagamento. Ma vediamo adesso Paese per Paese come vengono finanziati i partiti
politici, a cominciare dall’Europa continentale.
Europa centrale
In Spagna, Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svezia vige un sistema di
finanziamento pubblico per i partiti politici. La distribuzione dei fondi viene
fatta generalmente sulla base dei seggi e dei voti ottenuti all’ultima tornata
elettorale. Ma esistono sostanziali differenze tra Paese e Paese. In Svezia e in
Spagna, oltre ai finanziamenti pubblici erogati per legge, vengono dati
ulteriori aiuti a sotto-organizzazioni legate ai partiti politici e più vicine
alla società civile. Oppure, come nel caso di Francia e Italia, vengono erogati
fondi ai singoli candidati. Ci sono poi finanziamenti per i media di partito (in
Italia e in Svezia), o denaro erogato per le fondazioni legate a un singolo
partito (come nel caso della Germania). Nella maggior parte del Paesi i
finanziamenti vengono erogati senza alcun obbligo da parte delle formazioni
politiche. Solo la Germania e l’Italia richiedono un’approvazione “parziale” da
parte dei contribuenti o dei sostenitori del partito per legittimare lo schema
dei finanziamenti pubblici. Vediamo cosa succede Paese per Paese.
Spagna. Dal 1987 a Madrid vengono erogati fondi pubblici annuali a partiti
nazionali e a gruppi parlamentari presenti in entrambi i rami del Parlamento. I
criteri per l’rogazione dei fondi sono tre: una somma fissa per ogni seggio
vinto dal partito all’ultima elezione, un’altra somma fissa per ogni voto preso
per l’elezione dei deputati e, infine, un’altra cifra ancora per ogni voto
ottenuto nell’elezione dei senatori. Solo i partiti che si aggiudicano almeno un
seggio al Parlamento possono avere accesso ai fondi pubblici. Cosa che favorisce
nettamente i grandi partiti.
La Spagna è la più “giovane” democrazia del
Continente europeo e, dopo la caduta del franchismo, i partiti democratici, non
avendo radici abbastanza forti e per sopravvivere, hanno avuto un forte bisogno
di finanziamenti centrali.
Italia. La prima legge sul finanziamento ai partiti è stata votata nel 1974 e
sin da allora il governo centrale è stato sollecitato dalla “piazza” a
effettuare sostanziali modifiche della legge. Secondo gli osservatori
internazionali, il sistema italiano di finanziamento dei partiti manca di
trasparenza e ne possono beneficiare solo i partiti rappresentati in Parlamento,
mentre per tutte le forze politiche extra-parlamentari non è previsto alcun
genere di sussidio. Per calcolare (e distribuire) il sostegno finanziario ai
partiti, il numero dei cittadini italiani viene moltiplicato per circa 70
centesimi e la somma viene distribuita ai partiti sulla base del numero dei voti
ottenuti alle elezioni politiche. La legislazione italiana include anche fondi
per radio e giornali di “proprietà” di un partito o legati a una specifica
formazione politica. Una norma del 1997 regola invece i fondi “semi-pubblici”
attraverso sgravi fiscali. Ogni contribuente italiano può scegliere se dare fino
al 22 per cento dei suoi introiti al sistema politico. Questi fondi sono
distribuiti tra tutti i partiti politici che hanno ottenuto almeno un seggio
alle elezioni generali.
Francia. A Parigi i sussidi statali per candidati e partiti politici sono
regolamentati da una ferrea normativa del 1988. I singoli candidati possono
ricevere denaro per coprire le spese della campagna elettorale. Durante le
elezioni legislative i candidati che si aggiudicano almeno il 5 per cento dei
voti al primo turno possono ricevere un sussidio per massimo il 50 per cento del
tetto di spesa fissato per l’elezione, attraverso un sistema di rimborsi. Un
sistema simile viene applicato per le elezioni amministrative e locali. I
candidati alla presidenza sono rimborsati solo per un terzo del tetto massimo di
spese consentite, ma ricevono comunque un pagamento in anticipo per le spese
elettorali (che si aggira attorno ai 120 mila euro). Per i partiti e i gruppi
politici le norme sono abbastanza diverse. I sussidi pubblici vengono erogati
dallo Stato in due modi: per i partiti che hanno presentato candidate in almeno
50 circoscrizioni del Paese viene calcolato in proporzione al numero di voti
ottenuto al primo turno. Una seconda parte di finanziamenti viene invece
distribuita a gruppi e partiti sulla base del numero dei membri del Parlamento.
In Francia il finanziamento pubblico ai partiti rappresenta più della metà degli
introiti dei partiti nazionali. Altri fondi vengono raccolti attraverso le
tessere dei membri e sostenitori e, come nel caso del partito Socialista,
attraverso l’auto-tassazione dei membri eletti in Parlamento, sulla base delle
decisioni prese dal congresso nazionale. Molto controverso (e poco trasparente)
è il sistema di finanziamento privato. La Francia ha meccanismi difficilmente
controllabili, il che fa temere un alto tasso di corruzione legato alla
politica. Ne sa qualcosa l’ex presidente Nicolas Sarkozy, chiamato a giudizio
proprio per una serie di fondi erogati dalla ricca ereditiera della L’Oreal in
suo favore durante la campagna presidenziale del 2007.
Germania. La Germania è stata la prima democrazia europea a stabilire sin dal
1959 un fondo pubblico per sostenere i partiti politici, ma ci sono voluti 35
anni per ottenere l’attuale regime di finanziamento, adottato con legge del
1994. Berlino attualmente gode di una combinazione di sgravi fiscali e di
raccolta fondi sul modello statunitense, oltre a un livello fisso di sussidi
diretti erogati dallo Stato centrale. Per poter accedere ai finanziamenti
pubblici un partito necessita di raggiungere almeno lo 0.5 per cento di consensi
su base nazionale (in un’elezione federale o europea), oppure l’1 per cento di
voti in almeno una delle 16 elezioni locali. Il totale dei sussidi è limitato da
due diversi tetti massimi. In primo luogo nessun partito non può ricevere il
sostegno pubblico se non dimostra di aver raccolto la medesima somma attraverso
fonti private. In secondo luogo, i finanziamenti pubblici a tutti i partiti non
possono superare una certa cifra, chiamata “il super tetto” e che subisce
aggiustamenti a seconda delle variazioni dell’inflazione.
Svezia. Nel 1965 il Parlamento svedese ha votato una legge specifica per
garantire e regolamentare il finanziamento pubblico ai partiti politici. Di anno
in anno e di governo in governo sono cambiati certi aspetti tecnici della legge,
ma il succo è rimasto immutato. Oggi esistono tre diverse categorie di sussidi
centrali a partiti e gruppi politici: un finanziamento generale ai partiti
(partistöd), un sussidio per le segreterie dei partiti rappresentati in
parlamento (kanslistöd), e un fondo per i gruppi politici presenti
nell’Assemblea nazionale (partigruppsstöd). Il totale di partistöd è legato al
numero di seggi vinti da un partito durante le elezioni nazionali. Le formazioni
politiche che non hanno ottenuto seggi ma hanno ricevuto almeno il 2.5 per cento
dei consensi su tutto il territorio nazionale ricevono comunque un sussidio
statale. In più, lo Stato svedese prevede sovvenzionamenti a media e stampa di
partito sulla falsariga del meccanismo italiano.
Paesi Bassi. I partiti olandesi ricevono sussidi statali indiretti attraverso
fondazioni che sono loro affiliate. L’unico denaro erogato direttamente ai
partiti copre i costi di produzione di spot televisivi e radiofonici. Dal 1999
una nuova legge permette fondi diretti ai partiti nazionali, ma il finanziamento
avviene comunque attraverso il conseguimento di determinati obiettivi, come il
contatto con partiti-gemelli in altri Paesi del mondo e via dicendo. Le spese
per le campagne elettorali sono formalmente escluse dalle sovvenzioni pubbliche
per due ragioni: le campagna sono molto difficili da monitorare e poi esiste una
percezione generale che lo Stato dovrebbe tenersi lontano dalla competizione
elettorale e invece concentrarsi sul rafforzamento delle attività dei partiti
tra un’elezione e l’altra. Un altro elemento introdotto dalla legge del 1999
recita che i partiti politici che vengono condannati in tribunale per
pubblicazioni e attività di matrice razzista, perdono ogni diritto a ricevere i
sussidi statali, inclusi i finanziamenti per radio e tv.
La galassia anglosassone
Persino nella cosiddetta “galassia anglosassone”, composta da Australia, Canada,
Gran Bretagna e Stati Uniti, i finanziamenti pubblici sono diventati necessari,
a causa dell’aumento esponenziale delle spese legate alla campagna elettorale,
che – di fatto – escludono candidate meno ricchi dal contesto politico. A questo
si aggiunge la necessità di una maggiore trasparenza nel monitoraggio delle
donazioni private, dato l’aumento negli ultimi anni di casi di corruzione che
hanno assestato duri colpi alla fiducia dell’opinione pubblica nei confronti del
mondo della politica.
Gran Bretagna. Risale al 1883 il British Corrupt and Illegal Practices Act che
rappresenta la base di regolamentazione del finanziamento ai partiti politici
sia in Inghilterra che in Australia e in Canada. Recentemente la legge è stata
radicalmente modificata, adeguandola ai tempi. Al Canada va la palma di Paese
che più si è speso per un controllo trasparente sui conti dei partiti. A Stati
Uniti e Australiava invece la maglia nera. Per quanto riguarda i finanziamenti
pubblici, a parte una quota diretta, la maggior parte dei sussidi vengono
erogati in forma indiretta, durante lo svolgimento delle campagne elettorali.
La BBC (radio e televisione nazionale) destina spazi gratuiti per i politici di
ogni schieramento che corrono per un seggio alla House of Commons. Stesso metodo
anche per Australia e Canada. La maggior parte dei fondi, però, arriva dalle
donazioni private, esattamente come accade negli Stati uniti. Per questa ragione
i finanziamenti dei donatori vengono sottoposti a un monitoraggio molto attento,
per prevenire (o stigmatizzare) evidenti casi di corruzione.
L’Europa dell’Est
In quasi tutte le ex Repubbliche sovietiche esiste un sistema che regolamenta
l’erogazione di fondi pubblici ai partiti. In Russia e in Polonia lo Stato fissa
un tetto massimo di spese per le campagne presidenziali. Le donazioni private
sono approvate e costantemente monitorate, nell’ottica della trasparenza e non
possono comunque eccedere limiti ben definiti. Le "nuove democrazie" dell’Europa
orientale si sono immediatamente date un sistema normativo che favorisca la
crescita democratica dei partiti, nati sulle rovine del Muro.
America Latina
Mentre in Europa il sistema di finanziamento si basa su meccanismi di sussidi
erogati per via diretta o indiretta, in America Latina regna il "contante". Lo
Stato eroga somme consistenti di denaro ai partiti, affinché evitino di ricevere
donazioni private che possono configurare reati di corruzione. Dalle buone
intenzioni alla realtà dei fatti, però, ce ne passa e il livello di corruzione
nei sistemi politici dei Paesi Sudamericani è tra i più alti del mondo, sussidi
o non sussidi.
Asia del Sud
Nella maggior parte dei Paesi del Sud-est asiatico mancano completamente i
finanziamenti pubblici ai partiti, eccezion fatta per il caso dello Sri Lanka. I
fondi per le campagna elettorali dei singoli candidati vengono raccolti
attraverso donazioni private. Il che aumenta notevolmente il tasso di corruzione
del sistema. In Giappone, Taiwan e Corea del Sud per ovviare alle proteste
montanti dell’opinione pubblica contraria a fondi incontrollati verso i partiti
sono state messe in campo riforme che prevedono sussidi statali per la
sopravvivenza delle formazioni politiche, attraverso una combinazione che è
molto simile a quella scelta dalla galassia dei paesi anglosassoni.
di Anna Mazzone