Alcune date e qualche numero
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Alcune date e qualche numero
L’espansione della Visitazione nei secoli XVII – XVIII con particolare riferimento all’Italia Visitazione di Salò – 2015 SIGLE E ABBREVIAZIONI: OA: ŒUVRES de Saint François de Sales, Evêque et Prince de Genève et Docteur de l’Eglise, édition complète, 27 voll., Annecy 1892-1964. Correspondance: Sainte Jeanne de Chantal, Correspondance, Edition critique… par sœur Marie-Patricia Burns, voll. 6, Éditions du Cerf –CEFI 1986-1996. Visitation: Visitation et Visitandines aux XVIIe et XVIIIe, Publications de l’Université de Saint-Étienne, 2001 – Actes du Colloque d’Annecy, 3-5 juin 1999, C.E.R.C.O.R. Travaux et Recherches XIV. 2 PREMESSA Questa ricerca prende le mosse dalla lettura del volume Visitation et Visitandines aux XVIIe et XVIIIe, (Publications de l’Université de Saint-Étienne, 2001 – raccolta degli Atti dei Colloqui tenuti ad Annecy il 3-5 giugno 1999), da cui attinge abbondantemente, soprattutto dal saggio di Dominique Julia L’expansion de l’ordre de la Visitation (pp. 115-170). Utili per approfondimenti sul tema, per quanto riguarda la situazione in Italia, i contributi di Alessandra Torsello relativo alla Visitazione in Piemonte, quello di Paola Vismara sulla Visitazione e la spiritualità salesiana nell’ambiente milanese del XVIII secolo e quello di Stefania Nanni sulla Visitazione nel contesto della sensibilità religiosa italiana nei sec. XVII e XVIII. I - LINEE GENERALI Alcune date e qualche numero La Visitazione è fondata ad Annecy da Francesco di Sales e da Giovanna de Chantal nel 1610. Inizia la sua vita come congregazione semplice di diritto diocesano. Con la fondazione a Lione, seconda casa della Visitazione, la “piccola congregazione” varca già le frontiere del ducato di Savoia e approda nel regno di Francia. L’incontro–confronto con l’arcivescovo di Lione, Denis de Marquemont, segna un momento forte di presa di coscienza da parte di Francesco di Sales dell’identità specifica e del valore di quella sua opera, messa in atto per ispirazione dello Spirito Santo. Da qui, come già si è visto in La Visitazione nei progetti di san Francesco di Sales, prende il via l’iter canonico che con il breve di Paolo V del 1618 porterà all’erezione della Visitazione in Ordine religioso sotto la Regola di sant’Agostino e le Costituzioni di Francesco di Sales. Definita la forma giuridica e tolti così i motivi che avevano causato riserve intorno alla Visitazione, i fondatori possono prendere in considerazione le numerose richieste di nuove fondazioni che giungono da ogni parte. 3 Una prima fondazione già era avvenuta a Moulins nel 1616 e un’altra a Grenoble pochi mesi prima della pubblicazione del breve papale, ma richieste di fondare a Parigi e in altre città francesi risalgono ancora al 1613: «Ci sono state chieste le costituzioni da Lione dove si progetta di erigere una casa e da Parigi dove si vuol vedere se vi si potrà fare un’altra fondazione»1, così Francesco di Sales a madame de la Fléchère nel novembre 1613. Dopo l’ottobre del 1618 le fondazioni si moltiplicano a ritmo serrato: Bourges (1618), Parigi (1619), Montferrand, Nevers e Orleans (1620), Valence (1621), Dijon, Belley, Saint-Etienne (1622). Alla morte di Francesco le case stabilite sono 13, ma altre fondazioni sono già in corso. Il 1623 vede la fondazione di Marsiglia e di Riom. Nel 1624 le nuove fondazioni sono 4, altre 4 avvengono nel 1625, 3 nel 1626, 4 nel 1627, 4 nel 1628. Se nel 1629 viene aperta solo la casa di Arles, nel 1630 le fondazioni sono ben 6. E i numeri si mantengono alti: 5 nel 1631, 9 nel 1632, 7 nel 1633, 6 nel 1634, 2 nel 1635, 4 nel 1636, 1 nel 1637, 2 nel 1638, 2 nel 1639, 3 nel 1640, 4 nel 1641. Per un totale, alla morte di Giovanna de Chantal, di 86 monasteri canonicamente eretti, la Visitazione già mostra i tratti di una vocazione internazionale: infatti ha già varcato le Alpi ed è presente sia in Italia (Aosta, Pinerolo, Torino) sia in Svizzera (Friburgo). Una espansione dunque notevole, tanto più se si tiene conto del contesto storico-sociale in cui avviene e dei mezzi a disposizione per attuarla. Il quadro storico è infatti particolarmente turbolento: nel 1618 è iniziata la guerra dei trent’anni che sta lacerando l’Europa; questioni di successione, come per il Monferrato, scatenano scontri armati che coinvolgono le maggiori potenze dell’epoca. Le regioni in cui va impiantandosi la Visitazione sono percorse frequentemente dagli eserciti o, cosa ancor più pericolosa, da gruppi di armati allo sbando. Il passaggio delle truppe lascia dietro di sé devastazioni e miseria. La peste che esplode in Savoia nel 1629-1630 ne è la tragica conseguenza, difficile da debellare: spenta da una parte, ricompare in un’altra… Di fronte a questi dati sorgono alcune domande cui cercheremo di rispondere. Quali i motivi di questa rapida espansione? Quale è stata 1 4 OA 16,92. la disposizione di Francesco di Sales e di Giovanna de Chantal di fronte alle numerose pressanti richieste di fondazione? In base a quali criteri esse venivano più o meno accolte? Come furono regolamentate? Le fondazioni avvennero secondo un modello uniforme o presentano tipologie diverse? In un secondo tempo tenteremo una rapida panoramica dell’espansione della Visitazione in Italia. Motivi del rapido sviluppo Innanzitutto va detto che l’espansione della Visitazione è inserita nel quadro più ampio dello sviluppo degli ordini e delle congregazioni femminili nella seconda metà del XVII secolo. Così, per esempio, il carmelo teresiano, introdotto in Francia nel 1604 da Pierre de Bérulle, nel 1638 conta già 52 monasteri. Le comunità delle orsoline di diverse congregazioni, comparse in Francia sul finire del 1500, all’alba della rivoluzione conteranno 360 case. Si sviluppano e fioriscono per un certo tempo anche diverse congregazioni locali. In questo contesto di grande vitalità lo sviluppo della Visitazione ha tuttavia tratti originali e specifici, legati sia alla sua struttura giuridica sia all’impronta tipica lasciata da Francesco di Sales e alla guida di Giovanna de Chantal che tale sviluppo seguì e accompagnò fino alla fine della vita con lungimirante sapienza. Le ragioni del successo della Visitazione sono da cercare innanzitutto nell’ideale che propone, interamente sostanziato dalla spiritualità del suo fondatore, capace di dare una risposta alle nuove esigenze che emergono a diversi livelli, da quello strettamente religioso a quello socio-culturale. «Fondamentalmente la Visitazione si definisce al suo punto di partenza dalla creatività della sua risposta a una domanda sociale, nel contesto dell’umanesimo devoto del primo XVII secolo; può essere così considerata come una manifestazione del rinnovamento della vita religiosa al tempo della riforma cattolica, sia per le modalità pratiche che adotta sia per la spiritualità che propone»2. Inoltre l’essere nata in Savoia pone la Visitazione al crocevia di aree e correnti culturali, sociali, religiose e spirituali diverse. Ciò renderà fin dagli inizi la Visitazione più aperta e duttile, capace di 2 Visitation p. 9-10. 5 accogliere e rispondere a sollecitazioni diverse, adattandosi a nuovi ambienti restando nello stesso tempo fedele alla sua propria identità. Un altro elemento che ne ha favorito l’espansione è l’originalità della sua struttura giuridica. La Visitazione non ha un governo centrale; non è sottoposta all’autorità di un corrispondente ramo maschile; ogni monastero è autonomo e dipende, per gli ambiti e nei limiti stabiliti dalle costituzioni, dal vescovo locale; l’unità e la coesione fra le case è garantita dall’osservanza delle stesse costituzioni, dal legame di carità e dal riferimento comune ad Annecy come “Santa Sorgente”. Tutto ciò consente una certa agilità e scioltezza di movimento, pur esponendo la Visitazione ad alcuni rischi che saranno ben colti da Giovanna de Chantal e motiveranno le messe in guardia, le esortazioni e le marcate sottolineature che si incontrano nella sua corrispondenza con le diverse case. A queste cause se ne aggiunge un’altra, questa volta interna alle comunità stesse, cioè l’affluenza di vocazioni. Giunti alla capacità massima di accoglienza, i monasteri si trovano nell’impossibilità di ricevere quelle che chiedono di essere ammesse e si orientano verso l’apertura di una nuova casa. Le costituzioni infatti indicano un massimo consentito di 33 sorelle, tra coriste, associate e converse, pur ammettendo anche, in situazioni particolari, che si possa superare, di poco, tale numero3. Ben presto però in molti casi l’eccezione diventa abituale, così ad esempio a Lione nel 1632 si contano 45 presenze, a Moulins nel 1635 le sorelle sono 504. La posizione di Francesco di Sales e di Giovanna de Chantal Se le richieste di fondazione si moltiplicano e incalzano, i fondatori danno l’impressione di tirare i freni. La loro parola d’ordine potrebbe essere sintetizzata in queste righe di madre de Chantal: «è meglio […] ben formarsi e rafforzarsi nello spirito dell’istituto piuttosto che espandersi così tutto d’un colpo»5. Questo atteggiamento si coglie già nella corrispondenza di Francesco di Sales ed emerge ancor 3 Cf . Costituzioni del 1622, art. 1 (OA 25,55). Cf. Visitation p. 124. 5 Correspondance II,51 (lettera a madre Jacqueline Favre, 12 febbraio 1622). 4 6 più chiaramente in quella di Giovanna de Chantal che si trova a fronteggiare la fase di più intenso sviluppo. 1. Nella corrispondenza di Francesco di Sales Già in una lettera dell’8 ottobre 1616 scrivendo a madame des Gouffiers, eccessivamente smaniosa di fare fondazioni, Francesco di Sales constata: «vi sono poche madri e molte figlie» e invita la Gouffiers a un incontro in cui potrà spiegarle più ampiamente «le ragioni che abbiamo di non voler moltiplicare le famiglie di questa congregazione fino a che non abbiamo madri di famiglia adeguate»6. Pare di cogliere nel Fondatore quasi un moto di sorpresa: «Grazie a Dio vediamo che la divina provvidenza vuol servirsi per il bene di molte anime in diversi luoghi dove si desidera questa congregazione che, così sembra, è feconda per miracolo nell’istante stesso della sua nascita»7, e a uno sconosciuto confessa: «Veramente la messe è ben grande […] ecco Tolosa che vuole le nostre figlie di Santa Maria, Moulins, Riom, Montbrison, Reims»8. Francesco di Sales è consapevole del bene spirituale che rappresenta una Visitazione, del fatto che «è senza dubbio la più grande gloria di Dio che vi sia una Visitazione al mondo»9 e che ogni nuova casa è «per la gloria del nostro dolce Gesù», come scrive a madre de Chantal nel maggio 1618, invitandola a rientrare ad Annecy da Grenoble, dove si era recata per fondare una casa, affinché possa «prendere e trapiantare altrove le sue care pianticelle»10. Ma proprio questa consapevolezza lo rende cauto. Il 27 marzo 1620 esprime a madre Jacqueline Favre la sua approvazione perché temporeggia nella fondazione di Riom e le confessa: «Questo è il timore maggiore che nutro in occasione della fondazione di nuove case: che avvengano senza religiose ben formate e solide in quelle virtù religiose che il nostro istituto richiede come e più che ogni altro istituto. Quanto minori sono le austerità esteriori, tanto più è necessario vi sia lo spirito interiore»11. E nel 1621 a madre de 6 OA 17,287-289. OA 17,101 (lettera a madre Jacqueline Favre a Lione, dicembre 1615). 8 OA 17,162. 9 OA 16,236 10 OA 18,216. 11 OA 20,239-239. 7 7 Chantal, che si trova a Parigi: «Occorre tenersi fermamente nell’ambito delle nostre regole e del nostro istituto perché non è per nulla che Dio l’ha fatto nascere, né l’ha fatto desiderare in tanti luoghi perché debba essere mutato»12, pericolo che correrebbe facilmente se al movimento di espansione non dovesse corrispondere un equivalente movimento di approfondimento dello spirito proprio. E questo sarebbe tanto più grave perché «l’edificazione che le nostre case danno manifesta l’opera dello Spirito Santo»13. 2. Nella corrispondenza di Giovanna de Chantal Scorrendo la corrispondenza di Giovanna de Chantal si potrebbero moltiplicare le citazioni che documentano le sue preoccupazioni circa il proliferare delle fondazioni. Solo qualche esempio: «Sarei ben felice di vedere in tutte le figlie della Visitazione il vostro stesso sentimento di evitare le fondazioni piuttosto che di cercarle. È vero, noi ci moltiplichiamo troppo; non mi stanco di ripeterlo, ma non mi si crede»14, confida, con una punta di amarezza, a madre Jacqueline Favre, all’epoca superiora a Parigi. E a madre Marie-Hélène de Chastelleux: «Buon Dio! Mia cara figlia, non dobbiamo affrettarci a fare tante case. Non possiamo ancora avere abbastanza figlie preparate per questo»15. Questo è in effetti il timore maggiore di madre de Chantal, come confessa a madre Favre alla fine del 1630: «Io dico tutto quello che posso riguardo a queste fondazioni, mia cara figlia, ma è inutile. Non temo tanto che se ne facciano in cattive condizioni per quanto riguarda l’aspetto temporale, quanto che non vi si diano figlie capaci di stabilire il vero spirito della vocazione in quelle che riceveranno»16. Ancora a madre Marie-Louise de Marigny nel 1634: «Sono sempre nell’ansia che la moltitudine delle fondazioni che ci si è entusiasmati a fare, non apporti un grande scapito allo spirito dell’istituto»17. Ancor più esplicita nel 1636, scrive a madre MarieMarguerite Michel, superiora di Friburgo, di essere molto più propensa a «che noi ci estendiamo dalla parte delle radici piuttosto che 12 OA 20,115. Ibidem. 14 Correspondance IV,489. 15 Correspondance III,220. 16 Correspondance IV,58. 17 Correspondance IV,728. 13 8 da quella dei rami; voglio dire che desidero molto di più vederci ben fondate nell’umiltà piuttosto che vedere tanto moltiplicarsi le nostre case per il cui governo sarà difficile riuscire a trovare altrettante superiore, almeno tali che siano capaci, e d’altra parte tutto il bene delle nostre case, dopo che da Dio, dipende dal buon governo di una superiora»18. In definitiva il timore di entrambi i fondatori è che un eccessivo moltiplicarsi di case sia a danno di una solida formazione dell’identità propria della Visitazione; che non ci sia un numero sufficiente di sorelle formate per svolgere il delicato e arduo compito di aprire e guidare una nuova comunità, trasmettendo alle nuove entrate l’autentico spirito visitandino. L’esperienza stessa inoltre va mostrando a madre de Chantal che non basta essere monache esemplari per fondare e portare avanti una nuova casa, ci vogliono anche doti particolari non comuni. Troviamo dunque nei fondatori un atteggiamento non certo di chiusura di fronte alle fondazioni, ma neppure di facile entusiasmo; non il rifiuto, ma la pazienza del discernimento. Il Costumiere e le Risposte 1. Il Costumiere Abbiamo visto che Francesco di Sales alla sua morte (1622) lascia la Visitazione in piena effervescenza di crescita. A madre de Chantal l’arduo compito di vagliare le proposte di fondazione, seguire le comunità nascenti, coordinare le diverse iniziative, soprattutto consigliare, formare le sorelle e le comunità, trasmettere quanto essa stessa ha ricevuto da Francesco di Sales e ha maturato nella comunione con lui per garantire che, in questo espandersi, l’Ordine mantenga il suo spirito e l’unità fra i diversi monasteri. Da questa preoccupazione già nel 1624 nasce in madre de Chantal l’idea di convocare le prime madri ad Annecy allo scopo di fissare insieme le linee e le direttive ricevute dal fondatore e rimaste in buona parte in forma orale o in brevi appunti sparsi. Lo scopo è di dare ai monasteri uno strumento comune che serva da riferimento nell’organizzare e strutturare la vita 18 Correspondance V,191. 9 concreta così da assicurare una unità di fondo nell’impostazione, anche esteriore, delle comunità. Tale unità risulta particolarmente importante nella fase che la Visitazione sta vivendo, una fase, tipica di ogni inizio, di magma incandescente che deve ancora assumere una forma definita. Nasce così il Costumiere, dapprima copiato a mano e inviato ai diversi monasteri dell’Ordine, fatto poi stampare nel 1628. Non può sfuggire all’attenzione il fatto che, dopo un primo articolo che riprende testualmente i tre desideri scritti dal santo fondatore all’inizio del libro delle professioni, il secondo articolo sia dedicato alle fondazioni, argomento che continua nel terzo. «Le sorelle saranno molto caute (retenues) nel fare nuove fondazioni. Infatti le religioni che si moltiplicano troppo nel loro inizio restano sempre deboli, diminuendo grandemente, per questo difetto, il vigore del loro spirito. Esse non si mostreranno mai desiderose di procurarle e non ne intraprenderanno senza avere religiose capaci per esservi impiegate»19. Il testo è estremamente chiaro e non lascia adito a dubbi: per Giovanna de Chantal come per le prime sorelle è vista in gioco l’identità stessa della Visitazione. Cosa tanto più delicata per un istituto che non si caratterizza tanto per pratiche esteriori quanto per lo “spirito interiore”. È chiaro infatti che, per poter essere comunicato e trasmesso, tale spirito deve essere ben solidamente posseduto e assimilato; è chiaro anche che è molto più facile trasmettere un codice di norme e di pratiche esteriori che non un’impronta spirituale che dovrà poi determinare la vita concreta fin nel suo più piccolo dettaglio. Il Costumiere non si limita tuttavia a esortare a non farsi prendere dalla smania di fondare, precisa anche le condizioni in base alle quali una fondazione può essere presa in considerazione. Tali condizioni si pongono sia sul piano spirituale sia su quello materiale. Per quanto riguarda l’ambito spirituale la condizione previa è che il luogo di fondazione sia in grado di fornire assistenza alla comunità: «che nella città destinata alla fondazione si possano avere persone adatte e capaci per essere padri spirituali20, confessori […] e predica19 Costumiere (1628,1637), articolo II. In questo contesto l’espressione rimanda a quell’ecclesiastico incaricato di vigilare sull’osservanza delle regola impedendo l’insorgere di abusi e cui si richiede che 20 10 tori»21. In concreto, per Giovanna de Chantal, ciò significa essenzialmente che nei luoghi di fondazione vi sia la presenza della Compagnia di Gesù. Tale preferenza si fonda su quanto Francesco di Sales stesso aveva praticato e consigliato. Madre de Chantal ne fa menzione già in una lettera dell’8 dicembre 1622 a madre Jacqueline Favre: «Monsignore [Francesco di Sales] desidera fortemente che siamo sempre assistite da essi [i padri gesuiti], dice infatti che non vi è nulla di simile»22. Nelle sue Risposte sarà ancora più diffusa ed esplicita al riguardo: «Debbo ancora riferirvi ciò che il nostro beato padre mi disse nei suoi ultimi giorni parlando dei reverendi padri gesuiti: “È stata una speciale provvidenza di Dio sopra il vostro Ordine che questi padri abbiano una carità così affettuosa e distinta per voi. La dovete conservare corrispondendo loro con rispetto e confidenza, e conviene scrivere questo in qualche parte perché i monasteri ne conservino memoria”. Queste le sue parole. Ed essendo in Parigi mi raccomandò che a loro ricorressimo nei nostri bisogni, senza però attaccarci né assoggettarci ad essi, non più che ad alcun altro Ordine per non perdere la nostra libertà»23. In campo materiale: «Bisogna che la città sia ben fornita, in grado di garantire sicurezza a una casa religiosa, e che vi siano persone capaci di dare consigli e di aiutare negli affari temporali»24. Inoltre coloro che richiedono una fondazione, impegnandosi per renderla possibile, devono «fornire una casa sufficiente per gli inizi, convenientemente ammobiliata, che abbia intorno spazi a ortogiardino e per la clausura necessaria, che sia provvista di una rendita sufficiente per mantenere le sorelle che vi saranno inviate»25. Il Costumiere non manca poi di avvertire i monasteri fondatori della cura particolare che dovranno avere per la casa fondata, sia sul piano spirituale sia su quello materiale. Una attenzione speciale va posta nella scelta delle sorelle destinate alla fondazione, che devono sia «uomo di grande virtù, ben noto per dottrina, esperienza e carità» (Costituzioni del 1622, art. XXVIII). 21 Costumiere (1628,1637), articolo II. 22 Correspondance II,26. Questo motivo torna spesso nelle lettere della Madre cf. per es. Ibidem I,498; II,150-151. 23 Risposte (1632), Conclusione. 24 Costumiere (1628,1637), articolo II. 25 Ibidem. 11 essere «ben formate, […] solidamente stabilite nella virtù e nello spirito dell’istituto così che lo possano donare a quelle che Dio chiamerà a condividere la loro vita»26. Per questo dovranno essere scelte, dalla superiora e dal consiglio della casa fondatrice, «davanti a Dio», senza tenere conto di vedute e di interessi umani. Questa attenzione è richiesta in particolare per la scelta di quella che sarà la superiora della fondazione, che dovrà essere dotata di solide capacità di governo, spiritualmente molto matura ed equilibrata, di grande esperienza27. Una volta scelte le sorelle, la superiora della casa fondatrice farà in modo che cresca fra loro la comunione e la stima reciproca. Il Costumiere quindi riporta minuziosamente le istruzioni per il viaggio delle sorelle fondatrici e per il loro insediamento nel luogo di destinazione. L’articolo III del Costumiere, dedicato ai fondatori e fondatrici laici, benefattori e benefattrici, oltre a ribadire le condizioni materiali richieste per procedere a una fondazione, si premura di salvaguardare la libertà dell’Ordine a riguardo di tali donatori. Essi godranno sì di privilegi spirituali («si farà per loro ogni anno, nell’anniversario della fondazione, una comunione generale, e alla loro morte si reciterà per loro lo stesso Ufficio come per una religiosa defunta»28), potranno anche entrare in monastero, gli uomini in occasioni particolari, le donne ogni volta che lo desidereranno, purché ciò non crei scompiglio o vada a turbare la vita del monastero. Ma si vigilerà bene a non creare situazioni di dipendenza da loro, a non lasciarsi condizionare in alcun modo, per esempio nell’ammissione di nuovi membri, e a non legarsi a loro con qualche obbligazione. 2. Le Risposte Ritroviamo gli stessi motivi, espressi in modo più diretto e confidenziale, nelle Risposte redatte da Giovanna de Chantal su sollecitazione delle comunità per chiarire o esplicitare alcuni punti sia delle Costituzioni sia del Costumiere stesso. Dopo aver esortato a ponderare bene le indicazioni date dal Costumiere, madre de Chantal insiste: «Non bisogna dunque affrettarsi 26 Ibidem. Cf. Visitation pp. 127-128. 28 Costumiere (1628,1637), articolo III. 27 12 a farle [le fondazioni], né farle inconsideratamente e senza consigliarsi bene […], non intraprendiamole se non abbiamo sorelle adatte»29. Sottolinea ancora una volta la necessità che sia scelta bene la futura superiora e mette in guardia la superiora della comunità fondatrice dal considerare una eventuale nuova fondazione come una occasione per liberarsi di soggetti difficili da gestire. Ancora, invita a non fondare «in città piccole, povere e distanti» da grandi centri in cui sia già presente una Visitazione che possa essere di aiuto e sostegno alla nuova casa. Non che Giovanna de Chantal rifiuti per principio le fondazioni in città piccole. Anzi, purché garantiscano una certa sicurezza materiale e spirituale, sono quasi da preferirsi in quanto «non è da credere come vi si goda di una perfetta quiete, poiché non essendo distratte dalle visite dei secolari, ci occupiamo interamente di Dio e delle cose della nostra vocazione»30. Con parole molto chiare e forti madre de Chantal evidenzia i rischi che si corrono: se non ci si attiene alle indicazioni del Costumiere, «ci dobbiamo preparare a vedere le nostre case piene di povertà spirituale e temporale», con la facile, ma rovinosa, conseguenza di accettare «figlie […] alla cieca per provvedere alle necessità della casa appena fondata», di ammettere cioè in monastero persone senza un previo serio discernimento vocazionale. E avverte con preoccupazione che, agendo in tal modo, «faremo perdere tutta la santità […] che fino al presente la congregazione ha dato con l’aiuto di Dio a Sua gloria e diverremo fantasmi di religiose, senza virtù, senza spirito, senza vita»31. Parole inequivocabili che ben riflettono l’ansia della Santa Madre. Osservando la geografia dell’espansione della Visitazione nella seconda metà del 1600 si può vedere come le direttive date dal Costumiere e dalle Risposte siano state seguite nella maggior parte dei casi. Prevalgono le fondazioni in centri urbani grandi, “città murate”, in grado cioè di resistere a un assedio, soprattutto in città sedi episcopali e dove già siano presenti i gesuiti, molto spesso in città sedi 29 Risposte (1632), Risposte sopra il Costumiere,1. Ibidem. 31 Ibidem. 30 13 di istituzioni giurisdizionali. È infatti soprattutto nelle classi della nobiltà di spada e di toga e dell’alta borghesia, in ascesa in campo economico-finanziario, che si trovano le famiglie più penetrate dalla riforma cattolica, molto spesso già impregnate di spirito salesiano (grazie alla prodigiosa diffusione della Filotea), quindi più sensibili e in un certo senso più predisposte e in grado di fornire vocazioni alle nuove case32. Tipologie di fondazione A seconda di come sono avvenute, si possono distinguere alcune tipologie più ricorrenti di fondazione. In un primo gruppo si possono raccogliere le fondazioni volute e appoggiate da vescovi locali. Talvolta con un loro impegno diretto anche nel sostenere economicamente la nuova casa, altre volte sostenendo e favorendo i fondatori laici. All’iniziativa dei vescovi in molti casi è associata la collaborazione della Compagnia di Gesù: in più di un caso troviamo un gesuita che orienta desideri e aspirazioni di benefattori verso la fondazione di una nuova Visitazione (es. a Bordeaux, a Milano…). Ci sono, e nel 1600 sono le più numerose, fondazioni volute e rese possibili da fondatori laici che mettono a disposizione le loro sostanze, terreni, case ecc. e garantiscono il sostentamento della nuova comunità, almeno finché non sia in grado di automantenersi. Tra queste fondazioni un posto a parte spetta a quelle in cui ha avuto un ruolo decisivo la volontà di principi o re e la loro protezione, spesso suggerita più da ragioni politiche o di prestigio che da motivi religiosi. Infine una tipologia particolare si presenta nel caso in cui viene affidata alla Visitazione la direzione di comunità di altri istituti (così, per esempio, dal 1629 al 1671 la Visitazione ha assicurato la direzione del monastero della Madeleine a Parigi33); molto più frequenti sono le fondazioni vere e proprie nate dalla riforma di comunità in declino appartenenti ad altri istituti, o dall’evolversi di gruppi più o meno spontanei che già conducono una forma di vita religiosa e de32 33 Cf. Visitation p. 112. Cf. Visitation p. 155. 14 siderano entrare a far parte dell’Ordine, tipologia questa che si affermerà sempre più nel corso del XVIII secolo, come si vedrà più dettagliatamente riguardo all’Italia. Qualche osservazione conclusiva In generale si nota, man mano ci si inoltra nel 1700, che ogni nuova fondazione, diversamente da quanto avveniva agli inizi, viene fatta più per corrispondere a qualche vicenda locale specifica che a un disegno di insieme. L’atteggiamento delle amministrazioni locali non è uniforme. Se in alcuni casi hanno accolto e perfino appoggiato le fondazioni, in altri hanno opposto una aperta resistenza. Tale opposizione è dettata soprattutto dalla preoccupazione che un nuovo insediamento di religiose venga ad impoverire la città e che il suo mantenimento gravi sul bilancio pubblico (soprattutto quando vi sono già numerose presenze di altri conventi). Inoltre il moltiplicarsi di spazi, in genere sempre molto vasti, abitati da religiosi all’interno delle città rischia di allontanarne i cittadini o comunque di impedire lo sviluppo urbano, il che si tradurrebbe in una riduzione delle entrate fiscali. Da qui le condizioni talvolta molto esigenti poste dalle amministrazioni ai nuovi insediamenti, quasi a scoraggiarne i fondatori. Alla metà del XVII secolo la Visitazione conta 124 case, di cui 4 in Italia e 1 in Svizzera. Gli anni 1630-1640 hanno visto la punta massima dell’espansione. In seguito in Francia il movimento decresce. Indubbiamente una delle cause più decisive di questa contrazione è l’editto del 1666 che interdice ogni nuova fondazione nel regno senza un’autorizzazione espressa del re. In generale si nota sempre più una «opposizione risoluta dell’amministrazione reale francese a una espansione continua degli ordini religiosi»34. Contemporaneamente si incrementa però l’espansione in Italia, dove i monasteri sono più numerosi lungo l’arco alpino, da Pinerolo a San Vito, ma si sviluppano anche verso il sud fino alla Sicilia. 34 Visitation p. 136. 15 II - L’ESPANSIONE DELLA VISITAZIONE IN ITALIA «Se Dio ci donasse una pace sicura, il nostro istituto si espanderebbe in tutta Italia»35, quando madre de Chantal scrive queste righe a madre Marie-Angélique Lhuillier, nel maggio 1641, la guerra dei 30 anni (1618-1648) non è ancora finita. Questo auspicio si realizzerà pienamente dalla seconda metà del ‘600 fino all’alba della rivoluzione francese, quando i monasteri nella penisola saranno già 26. Mentre si rallenta in Francia, il movimento di espansione prende slancio in Italia. Le prime sollecitazioni a fondare una casa in Italia sono di lunga data. Già dal 1617 dalla stessa casa Savoia viene l’invito a fondare in Torino, invito che del resto si incontrava con il desiderio di Francesco di Sales e di Giovanna Francesca de Chantal che vedevano in questa fondazione come una testa di ponte per una diffusione nella penisola. Il progetto della fondazione torinese fu ripetutamente preso in considerazione, ma ogni volta vicende diverse, interne alla stessa casa Savoia, o esterne, legate alla politica ambigua del duca e alle vicissitudini del ducato, ne rimandarono l’esecuzione. Solo nel 1638 Giovanna de Chantal può intraprendere personalmente la fondazione a lungo desiderata. A quell’epoca però il suo desiderio che la Visitazione varcasse le Alpi era già stato esaudito e sul territorio italiano erano presenti due case: una ad Aosta, fondata da Chambéry nel 1631, e una a Pinerolo, fondata da sorelle provenienti da Embrun e da Annecy, nel 1634. Alla fondazione di Torino seguirà di poco quella di Vercelli, per opera della Visitazione di Aosta, nel 1642. La seconda metà del ‘600 vede ancora altre fondazioni: Arona, fondata da Vercelli nel 1657; San Remo, fondazione congiunta di Nizza e Annecy, nel 1666. Nello stesso anno sorelle provenienti da Aix-en-Provence aprono una casa a Modena. Nel 1671 la Visitazione approda finalmente a Roma e proprio sul finire del secolo, nel 1691, Roma a sua volta fonda una casa a Napoli. Il XVIII secolo vede moltiplicarsi le fondazioni, soprattutto da parte di monasteri già presenti nella penisola, mentre San Vito (1708) 35 Correspondance VI,293. 16 e Palermo (1731) sono fondate direttamente da Annecy. Da Arona escono le fondatrici di Salò (1712), di Milano (1713), di Alzano (1737). Torino nel 1714 fonda la casa di Massa Cozzile che fonderà a sua volta Pescia (1720) e Pistoia (1737). Roma fonda Squillace (1722) e San Giorgio al Sannio (1737). Salò fonda a Darfo (1729) che, con Salò, sarà poi casa fondatrice di Miasino (1749). Monaco di Baviera invia le fondatrici di Rovereto (1746). Nizza e San Remo nel 1768 realizzano insieme la fondazione a Genova. Pescia invia le fondatrici a Offagna (1772). Tipologie delle fondazioni in Italia36 Va detto innanzitutto che, benché le fondazioni si possano catalogare secondo uno o l’altro dei ‘tipi’ sopra ricordati, nello svolgersi concreto dei fatti quasi sempre poi le diverse caratteristiche sono compresenti e intrecciate. 1. Fondazioni principesche A questa tipologia si possono ricondurre le fondazioni di Torino e di Vercelli che vedremo meglio in seguito. Poi, in ordine di tempo, quella di Modena dove la duchessa, Laura Martinozzi, nipote del card. Mazarino, era da tempo in contatto con la Visitazione di Aixen-Provence. Divenuta reggente del ducato, ottenuto un breve pontificio e il consenso del vescovo per fondare una Visitazione nella capitale del ducato, si rivolge alla Visitazione di Aix per averne le fondatrici. La fondazione, che ha luogo il 30 aprile 1666 in una abitazione provvisoria, sarà sostenuta dalla duchessa stessa che provvederà anche alle spese per la costruzione del monastero e della chiesa. A Pescia la Visitazione, fondata nel 1720, è voluta dal duca di Toscana Cosimo III, che si interessa personalmente presso le congregazioni romane per ottenere le necessarie licenze e sostiene con i suoi beni la fondazione stessa. Il principe feudatario Carlo III Spinelli fin dal 1720 inizia a far costruire a San Giorgio al Sannio un monastero per monacarvi le figlie. Quando si orienta verso la Visitazione per averne le fondatrici, la sua richiesta resta per anni senza esaudimento a causa delle condi36 Cf. Visitation pp. 149-159. 17 zioni che pone (che il monastero sia destinato solo alle donne della sua famiglia, un numero ristretto di coriste, altre accettate come donne di servizio, l’educandato solo per le fanciulle nobili, ecc.), condizioni inaccettabili e in evidente contrasto con lo spirito dell’Ordine. Il principe finalmente si adegua e la fondazione può aver luogo nel 1737, resterà tuttavia per diverso tempo segnata da questo ingombrante patronato che la renderà persino invisa alla popolazione. 2. Fondazioni volute da vescovi Un caso tutto particolare è rappresentato dalla fondazione di Roma (1671). Infatti la Visitazione era stata voluta dal card. Francesco Maria Brancaccio, vescovo di Viterbo, per la sua diocesi. Vi aveva destinato la città di Vetralla e si era messo in contatto con la Visitazione di Torino cui aveva chiesto le fondatrici. Queste nell’agosto 1668 partivano da Torino e dopo un viaggio-pellegrinaggio durato più di un mese facevano tappa a Roma. Qui interviene il papa stesso, Clemente IX, che chiede loro di rimanere nella città eterna. Per la fondazione della Visitazione a Napoli si impegna in prima persona l’arcivescovo della città, il cardinale Antonio Pignatelli, che ne chiede le fondatrici a Roma e ne firma il decreto di erezione canonica il giorno stesso in cui è elevato al soglio pontificio col nome di Innocenzo XII. A Squillace (1722) il vescovo ottiene dalla congregazione dei regolari, l’invio di visitandine per trasformare in Visitazione un monastero di clarisse ormai in decadenza. Anche a Darfo (1729) la Visitazione è voluta dal vescovo di Brescia, card. Querini, che chiede le fondatrici a Salò. L’intenzione del cardinale è non solo provvedere così di un valido educandato la zona occidentale della sua diocesi e in particolare la Valle Camonica, ma anche porre un baluardo al dilagare del giansenismo nella regione. Nel 1737 per iniziativa del vescovo di Pistoia, Federigo Alemanni, entusiasta della spiritualità di Francesco di Sales, l’antico monastero cittadino delle Vergini risalente al 1380 e dove ormai sono rimaste solo una decina di monache agostiniane, è trasformato in Visitazione grazie all’arrivo di tre monache da Massa. A Offagna (trasferita poi a Treia), la fondazione è voluta fin dal 1752 dal vescovo locale, mons. Pompeo Compagnoni, che ne diviene 18 anche il fondatore impegnandosi personalmente con la donazione di terreni e offrendo la garanzia del mantenimento delle fondatrici. Egli saprà anche coinvolgere altri benefattori per la costruzione del nuovo monastero. 3. Fondazioni nate dall’evoluzione di gruppi preesistenti o dalla riforma di comunità di altri istituti Ad Arona37 intorno al 1640, per iniziativa dell’arciprete Graziano Ponzone, si era costituito un gruppo di giovani poste dapprima sotto la regola delle cappuccine. Dopo varie vicende e grazie all’incontro con la contessa Isabella Borromeo che, rimasta vedova, già desiderava consacrarsi a Dio nella Visitazione, la comunità si rivolge alla Visitazione di Vercelli per averne le fondatrici. Anche a San Remo38 un preesistente gruppo di donne devote, radunato in quella che era stata la dimora delle monache turchine, chiede di passare sotto la regola della Visitazione. La fondazione, resa possibile dal lascito di Carlo Antonio Borrelli, si realizza nel 1666 e l’educandato aperto poco dopo sarà il primo educandato femminile della Liguria. La fondazione della Visitazione a Milano ad opera di Arona39 (1713) si deve alla tenacia dell’oblato Gian Battista Tonetta deciso a impiantare la Visitazione a S. Sofia, nel luogo dell’antico conservatorio istituito già da S. Carlo, divenuto poi un convento di Stabilite, ma ridotto, agli inizi del 1700 in estrema miseria. Il Tonetta trova un valido sostegno nel gesuita Gian Ambrogio Gallarati che orienta alla nuova casa la figlia spirituale Margherita Vantona Galla: questa sarà grande benefattrice e la prima novizia della Visitazione milanese. A Massa in Valdinievole un conservatorio di giovani devote, fondato nel 1683, già dal 1699 ha adottato la regola della Visitazione. La comunità però sarà eretta canonicamente come Visitazione solo nel 1714, grazie all’appoggio del granduca di Toscana, Cosimo III, con l’arrivo delle fondatrici da Torino e da Modena. Molto simile alla fondazione di Massa, quanto a procedura, è la fondazione di Palermo dove un prete dell’Oratorio, Giuseppe di Mi37 Cf. Enrico Bellini, Arona e il suo monastero della Visitazione, 1921. Cf. Monastero della Visitazione di San Remo, San Remo 2009. 39 Cf. La Visitazione. Spiritualità e storia, Milano 1963. 38 19 chele, nel 1697 ha costituito un conservatorio di giovani dedicato a san Francesco di Sales e ben presto ne adotta le osservanze e le costituzioni. Circostanze diverse, non ultime le vicende politiche che interessano la Sicilia, rimanderanno la fondazione canonica al 1731 quando, grazie all’appoggio del vicario generale, Filippo Sidoti, la comunità palermitana otterrà da Annecy l’invio delle sorelle fondatrici. A Rovereto40 già dal 1736, ideato da don Gio.Batta de Betta e da don Angelantonio Rosmini, era sorto un ‘Ritiro salesiano’ che radunava giovani «seguaci degli insegnamenti annunciati da san Francesco di Sales e fatti propri da Giovanna de Chantal»41 che si dedicavano soprattutto all’istruzione delle giovani. Attraverso varie vicissitudini la piccola comunità iniziale cresce e matura l’idea di erigere un vero e proprio monastero. Nell’aprile 1746, don Angelantonio Rosmini e la nobildonna Giovanna Teodora Pizzini partono per Monaco incaricati di prelevarvi le monache fondatrici e accompagnarle a Rovereto. L’11 maggio 1746 il Ritiro Salesiano veniva così eretto canonicamente in monastero dell’Ordine. Ad Alzano la Visitazione (1737) si innesta su una preesistente comunità del Terz’ordine francescano della stretta osservanza, della quale prende il posto. Rientra in questa tipologia anche la fondazione di Miasino dove è presente già dal 1671 una comunità religiosa, protetta dalla principessa Maria Cristina d’Este. Nel 1743 viene adottata la clausura e nel 1749, grazie a due sorelle di Darfo e una di Salò, la comunità entra a far parte della Visitazione a tutti gli effetti. Analogo ai precedenti il caso di Genova dove già dal 1756 il senato ha autorizzato la trasformazione di un conservatorio in monastero della Visitazione. La fondazione regolare tuttavia avrà luogo solo nel 1768, quando verranno ritirate le condizioni che erano state poste alla Visitazione, condizioni che Annecy e il vescovo stesso di Genova avevano ritenuto in contraddizione con lo spirito proprio dell’Ordine. 40 Cf. ITALO PROSSER, Le salesiane della Visitazione a Rovereto, Edizioni Osiride, Rovereto 2011. 41 Ibidem p. 15. 20 4. Casi particolari A San Vito al Tagliamento42 la Visitazione nasce per volontà e impegno del vicario parrocchiale conte Ottavio Altan di Salvarolo che, conquistato dalla lettura di una biografia della Chantal vuole una fondazione visitandina per «la santificazione del paese e l’educazione delle giovani»43. Ottenuta l’approvazione del consiglio della comunità sanvitese e i permessi del patriarca di Aquileia e del vescovo di Concordia, da cui San Vito dipendeva, l’Altan prende contatti con Annecy e acquista il terreno per il futuro monastero. Le trattative si concludono nel luglio 1708, quando Annecy invia le sorelle per la fondazione. La fondazione di Salò44 (1712) rappresenta un caso unico, almeno per quanto riguarda l’Italia nei secoli XVII-XVIII. È infatti voluta e tenacemente perseguita dalla comunità civile di cui si fa espressione il consiglio della Magnifica Patria con i suoi deputati. Troverà poi il sostegno del vescovo di Brescia e incontrerà provvidenzialmente una benefattrice straordinaria nella persona di Luce Angelica Bertarelli. Resterà tuttavia sempre connotata da questo suo carattere di ‘voluta dalla popolazione’ che ne garantirà anche in seguito la sopravvivenza a fronte di minacce di soppressioni e di espropri. Un altro caso originale è rappresentato dalla Visitazione di Reggio Calabria45. Qui fin dal 1752 alcune giovani sotto la guida del canonico Morabito, poi vescovo, avevano iniziato a condurre vita religiosa. Dietro consiglio del gesuita p. Jannoccari si indirizzarono verso le regole della Visitazione finché, dopo varie vicende, grazie alla mediazione del vescovo di Reggio e su consiglio della superiora di Annecy, nel 1755 ottennero dalla Visitazione di Palermo l’invio come superiora di suor Giovanna Teresa de la Perouse, già professa di Annecy. Già da allora dunque la comunità si configurò pienamente come comunità visitandina. Tuttavia, essendo mancato, dal punto di vista canonico, l’elemento formale di almeno tre sorelle professe Cf. Sentinelle dell’Invisibile, radici nascoste nella terra di Concordia-Pordenone, San Vito al Tagliamento 2008. 43 Ibidem, p. 27. 44 Cf. Maria Grazia Franceschini, Alle porte della città. Il monastero della Visitazione di Santa Maria di Salò, Roma-Brescia 2012. 45 Cf. Franco Mosino (a cura), Annali del monastero della Visitazione di Reggio Calabria, Torino 1995. 42 21 come fondatrici, potrà essere riconosciuta giuridicamente come monastero dell’Ordine solo nel 1840 con l’arrivo delle sorelle fondatrici da Napoli. Va infine ricordato che dal 1793 è presente, provvisoriamente, a Mantova la comunità del I monastero di Lione, sfuggita alle misure della Francia rivoluzionaria e postasi sotto la protezione degli Asburgo. Le prime quattro fondazioni46 1. Aosta Quella di Aosta si può ricondurre al modello della fondazione ad opera di una fondatrice laica: «Le vicissitudini della fondazione sono legate alle strategie d’alleanza della famiglia Roncasio […] che, dopo essersi opposta per ragioni economiche e parentali all’arrivo delle monache, una volta che ritiene non più minacciato il suo patrimonio, ne diviene il più solido sostegno; essa giunge fino a mandare un suo membro fra le sorelle che vengono a stabilirsi in città il 12 ottobre 1631»47. Il primo accenno a una eventuale fondazione ad Aosta si trova nella lettera che madre de Chantal scrive nel 1628 a madame de Vaudan48. La madre, di ritorno da Chambéry dove ha appreso dalle sorelle il costante desiderio della signora di realizzare una fondazione in Aosta, si dice pronta a mantenere la parola data già un anno e mezzo prima e informa la Vaudan di avere scritto al vescovo di Aosta per conoscere la sua decisione finale: «noi non vogliamo forzare nulla, ma desideriamo che tutti gli affari che ci riguardano si facciano con tutta dolcezza e per il solo onore di nostro Signore»49. Vicende militari che interessano la Savoia ritardano l’esecuzione del progetto. Infatti se la pace di Ales del 1629 ha messo fine alle guerre di religione, non si può ancora parlare di pace: nel 1630 la Francia di Luigi 46 Sono le fondazioni di cui si interessò, a diversi livelli, madre de Chantal e che trovano posto nella sua corrispondenza. 47 Visitation p. 147. 48 Vedova di un ambasciatore del duca di Savoia alla corte di Spagna, era entrata alla Visitazione di Chambéry con l’intenzione di farsi monaca, ma era poi dovuta uscire per questioni legate alla famiglia. 49 Correspondance III,442. 22 XIII e di Richelieu invade e conquista la Savoia che sarà restituita a Vittorio Amedeo I solo col trattato di Cherasco avviato in marzo e concluso il 30 maggio 1631. La via per la fondazione sembra ormai aperta, viene perfino fissata la data, il martedì di pasqua, per la partenza delle sorelle da Chambéry50. Incaricato di accompagnarle è l’avvocato Pioton51, ed è a lui che la madre scrive ancora il 24 aprile 1631: «Vi lascio tutta la cura di scrivere e fare tutto ciò che serve per disporre la fondazione di Aosta»52. Ma affari legati ad altre fondazioni in corso ritardano ancora la spedizione di qua delle Alpi. Madre de Châtel, superiora di Chambéry, partita a maggio per fondazioni in Provenza, tarda a tornare. Nella corrispondenza di questi mesi si avverte la preoccupazione di Giovanna de Chantal al riguardo: la peste infatti è ancora nella regione. Il 13 settembre 1631 scrive a madre Anne Catherine de Beaumont: «esse [le monache di Chambéry destinate alla fondazione] non attendono che il suo ritorno [della Châtel] per partire per Aosta»53. Infine la madre si decide a dare il via alla fondazione, anche se la Châtel non è ancora tornata54 e alla fine di settembre può scrivere a madame de Vaudan: «Infine, ecco le care anime che voi avete desiderato per la fondazione di una casa della Visitazione […] esse partono sotto la protezione della divina provvidenza, sotto quella di mons. Vescovo di Aosta e la vostra»55. Le fondatrici furono in effetti nominate in capitolo il 22 settembre 1631 e dovettero partire poco dopo. L’atto ufficiale di fondazione è il 12 ottobre 1631. Stando alle cronache la fondazione fu segnata da una grande povertà, tanto che le monache arrivavano a non avere il pane quotidiano e la casa era talmente in cattivo stato che il vescovo nei primi tempi non aveva consentito alle monache di conservare il Santissimo Sa- 50 Cf. Correspondance IV,121. Francesco Pioton, originario di Abondance (Alta Savoia), avvocato al senato di Savoia, era amico devoto e uno degli uomini di fiducia della Visitazione come dimostrano le numerose lettere di madre de Chantal a lui indirizzate. Ordinato sacerdote il 25 maggio 1641, fu confessore del 1° monastero di Annecy e morì nel 1648. 52 Correspondance IV,134. 53 Correspondance IV,201. 54 Cf. Correspondance IV,222. 55 Correspondance IV,203. 51 23 cramento56. Il Bougaud, che attinge alle antiche cronache, traccia di questa fondazione un quadro bucolico, racconta di agnellini che girano per casa, di clausura assicurata da tende, il tutto in un clima di grande serenità e dolcezza57. Da alcuni cenni che si colgono nelle lettere di madre de Chantal il quadro non è così idilliaco. Madre Françoise Gasparde Favier, nominata superiora della nuova casa, probabilmente non si era mostrata all’altezza del compito se anni dopo, nel 1640, madre de Chantal scrivendo a madre Jeanne Françoise de Cholles, superiora di Chambéry, nell’imminenza della nuova elezione dichiara: «la mia sorella Françoise Gasparde [Favier] non deve essere messa in catalogo […]. Benché questa cara sorella sia molto buona e virtuosa, l’esperienza ha fatto vedere che Dio non le ha dato i talenti per il governo. La casa di Aosta è in uno stato tale che non si riesce a portarla alla condizione in cui dovrebbe essere»58. Anche per l’aspetto spirituale gli inizi sono stati particolarmente ardui, mancando un confessore e un cappellano stabili. Solo quando Gabriel de Besançon59, canonico teologo di Aosta, accetterà l’incarico di confessore della Visitazione, madre de Chantal potrà tirare al riguardo un respiro di sollievo60. 2. Pinerolo61 Fortezza di confine tra il regno di Francia e il ducato di Savoia, Pinerolo politicamente è appartenuta, a seconda delle fortune militari, ora all’uno ora all’altro dei due stati. Nel 1630 è occupata dai francesi che ne affidano il governatorato ad Antoine de Toulonjon, genero di Giovanna de Chantal. Il trattato di Cherasco (1631) ne sancisce l’appartenenza alla Francia. Dal punto di vista ecclesiastico è «S’avea fatta la cappella nella stalla e per quanto la si fosse ornata, avea pur sempre sì miserabile aspetto che monsignor vescovo di Aosta non volle permettere vi si tenesse il SS.mo Sacramento» (E. Bougaud, Storia di S. Giovanna Francesca Frémyot…, II, Marietti 1926, p. 271). 57 Cf. Bougaud, op. cit., pp. 271-273. 58 Correspondance V,890. 59 Nativo di Maçon, muore nel 1699. 60 Cf. Correspondance IV,430. 61 Le notizie circa questa fondazione, salvo diversa indicazione, sono prese da “Qui un giorno saranno le mie figlie”. Cenni storici del monastero della Visitazione Santa Maria di Pinerolo (1634-1970), Pinerolo 1971. 56 24 sotto la giurisdizione dell’abate commendatario dell’abbazia dei foglianti, dipendente direttamente dalla Santa Sede (all’epoca che ci interessa l’abate è dom GianFrancesco Martino d’Aglié, rappresentato in loco dal vicario abbaziale Girolamo Salvay). Questa differenza tra giurisdizione territoriale e circoscrizione ecclesiastica sarà la fonte dei maggiori problemi relativi alla fondazione della Visitazione nella città. A Embrun, nel Delfinato, la Visitazione era stata fondata da Grénoble nel 1625 e aveva conosciuto fin dagli inizi un notevole sviluppo, tanto da aver già contribuito in pochi anni alla fondazione di altre case. Intorno al 1630 la Visitazione di Embrun si trova nella necessità di dare uno sbocco alle vocazioni che continuano ad affluire. Questa necessità si incontra con il desiderio della signora Savine Blanc. Rimasta vedova, la signora nel 1632 era entrata come postulante a Embrun, ma ben presto il desiderio di riprendere le consuetudini della vita precedente l’aveva indotta a lasciare il monastero. Il ritorno alla vita mondana lungi dall’appagarla l’aveva delusa tanto da indurla a chiedere di essere riammessa alla Visitazione. Considerando l’instabilità delle decisioni della signora, la richiesta aveva ottenuto un rifiuto, mitigato dalla promessa che avrebbe potuto ritentare nel primo monastero che si fosse fondato. Da quel momento la Blanc si era impegnata per rendere possibile al più presto una nuova fondazione. Ora, Embrun era da tempo in stretti rapporti commerciali, facilitati dal passo del Monginevro, con Pinerolo, ed è in questa direzione che la Visitazione si volge. La signora Blanc si impegnò per ottenere sia le lettere patenti del re di Francia, sia i permessi del governatore della città di Pinerolo, sia infine i visti ecclesiastici, soprattutto il consenso di mons. Salvay, per poter procedere alla fondazione. Con la garanzia di questi permessi e forti del sostegno della signora, il 23 settembre 1634 cinque monache e due postulanti, una delle quali è la stessa Blanc, partono da Embrun per Pinerolo. Superiora della fondazione è Marie-Françoise Humbert, professa di Annecy e già superiora di Embrun. Volubile nelle sue scelte, la Blanc abbandonerà dopo pochi anni l’impresa ormai avviata. Per poco più di un mese le visitandine trovano alloggio in una piccola abitazione a mezza costa del colle di S. Maurizio. Con l’aiuto della marchesa di Villeroy riescono poi a prendere in affitto una casa 25 con giardino nella parte alta della città dove si trasferiscono nel novembre 1634. Anche questa dimora tuttavia presenta diversi inconvenienti e non è adatta per potervi stabilire la clausura canonica. Se ne rende ben conto madre de Chantal quando nel 1639 visita la comunità nel suo viaggio di ritorno ad Annecy dopo aver fatto la fondazione a Torino. Essa procurerà di alleviare la povertà delle monache e le incoraggerà ad avviare le pratiche per l’acquisto della grand maison, il luogo intravisto già da Francesco di Sales nel 1622 come futura dimora delle sue figlie. 3. Torino La fondazione di Torino rimanda chiaramente alla tipologia delle fondazioni regali o principesche e praticamente vede coinvolti diversi personaggi della corte, tuttavia si possono identificare come ‘fondatori laici’ la principessa Matilde di Savoia e suo figlio, il marchese di Pianezza. Anche Madame royale, Cristina di Francia, vedova del duca di Savoia, Vittorio Amedeo, e all’epoca reggente del ducato, favorì grandemente la fondazione non solo con il suo appoggio, ma anche con un dono segreto di 1500 ducati62. Come già si è accennato i primi tentativi di una fondazione a Torino risalgono ancora al 1617; erano stati intrapresi in nome delle due infanti di Savoia, Maria e Caterina, per la stima che i Savoia nutrivano per Francesco di Sales e grazie anche alla grande influenza di cui godeva a corte il barnabita dom Juste Guérin63, entusiastico fautore della devozione salesiana. Diverse ragioni rimandarono a più riprese il progetto, fra le ultime in ordine di tempo, l’epidemia di peste che tra il 1628 e il 1632 dilagò nella Savoia. Infine le trattative furono riprese e il 3 ottobre 1637 il teologo d’Aosta Gabriel de Besançon, quale procuratore dell’affare, 62 Cf. Correspondance V,513. Baldassare Guérin, nato a Tramoy (Bugey) nel 1578, iniziò gli studi di diritto a Torino e a Pavia, poi entrò nel noviziato dei barnabiti di Monza l’11 dicembre 1599; vi fece professione il 24 febbraio 1601 con il nome di dom Giusto. Sacerdote il 24 settembre 1605, scelto per collaborare alla fondazione del convento barnabita di Torino, divenne confessore delle infanti Maria e Caterina, figlie del duca Carlo Emmanuele I. Nel 1614 prese possesso del collegio di Annecy in nome del suo Ordine. Consacrato vescovo di Ginevra a Torino il 25 giugno 1639, entrò ad Annecy il 17 luglio seguente. Avendo ottenuto come coadiutore nel 1645 Carlo Augusto de Sales, si ritirò a Rumilly dove morì il 3 novembre 63 26 poteva recapitare ad Annecy un contratto per l’erezione del monastero, una lettera di Matilde di Savoia e l’autorizzazione del principe Vittorio Amedeo. In quest’ultimo documento era anche designata la zona di Torino in cui si sarebbe potuto costruire il monastero. Quando tutto sembrava ormai pronto per la fondazione, altre due circostanze rimandavano ulteriormente la spedizione di qua delle Alpi: la morte di madre de Châtel64, all’epoca superiora di Annecy, e quella del principe Vittorio Amedeo di Savoia. Inoltre Matilde di Savoia e madre de Chantal non erano ancora riuscite a ottenere la bolla papale da Roma, ritardo che si sbloccherà solo all’inizio del 1638. Finalmente a luglio arriva la bolla papale che autorizza la fondazione, nello stesso tempo è accordato a madre de Chantal il permesso di rientrare in Francia dopo aver compiuto la fondazione, dietro garanzia personale della duchessa di Savoia e dell’arcivescovo di Torino, mons. Provana65. Il 14 settembre 1638 le sei sorelle fondatrici partono da Annecy guidate da madre de Chantal, fra di loro suor Madeleine Elisabeth de Lucinge destinata a essere la futura superiora e Jeanne Benigne Gojoz, ancora novizia, che nella sua esperienza spirituale anticiperà le rivelazioni del Sacro Cuore a santa Margherita Maria Alacoque. Data l’età della Madre, le condizioni delle strade, la grande distanza da percorrere, il viaggio risulta particolarmente faticoso e gli Annali si diffondono nel descrivere e i rischi corsi dalla spedizione e l’assoluto abbandono in Dio manifestato da madre de Chantal, che nonostante i grandi disagi affronta tutto con inalterabile serenità. Finalmente, dopo aver passato il Piccolo San Bernardo e aver incontrato in Val d’Aosta la contessa Matilde che era andata loro incontro, fatta una tappa a Ivrea, giungono a Torino dove sono accolte con tutti gli onori dalla principessa Cristina di Francia. «L’afflizione che ci ha colto per la morte della nostra buona madre, avendoci arrecato un soprappiù di affari, rende ancora incerto il tempo della nostra partenza», così madre de Chantal a mons. Benoît de Chevron-Villette il 27 ottobre 1637 (Correspondance V,424). 65 «Ecco ormai prossimo il tempo della nostra partenza – scrive madre de Chantal alla superiora di Friburgo ai primi di settembre 1638 – dopo che è stata fatta resistenza per impedire che io vi andassi, alla fine non si è potuto impedirlo [...] abbiamo speranza di tornare fra due o tre mesi» (Correspondance V,623). 64 27 La città che accoglie festosamente madre de Chantal e le sue sorelle sta attraversando, con tutto il ducato, un’ora difficile. I principi Tommaso e Maurizio di Savoia si oppongono alla reggenza di Cristina di Francia (l’erede, Francesco Giacinto, muore nell’ottobre 1638 a 5 anni, il titolo passa al fratello Carlo Emanuele II di 4 anni) col pretesto che avrebbe fatto del ducato una dipendenza del regno di Francia. In realtà dietro questo fronteggiarsi all’interno della corte stanno gli interessi di Francia e Spagna, ed è alla Spagna che i due principi si appoggiano fino ad invocarne l’intervento armato. Dapprima le fondatrici abitano in una casa presa in affitto. Il principe defunto aveva in effetti destinato il terreno per la costruzione del nuovo monastero, ma le trattative vanno a rilento, anche a motivo di dissapori sorti all’interno della corte. Ci vuole tutta l’abilità diplomatica di madre de Chantal per tenere la Visitazione fuori da questi giochi di corte; d’altra parte i venti di guerra che spirano sempre più minacciosi inducono la Madre ad affrettare i tempi, prende così direttamente l’iniziativa acquistando alcuni stabili (situati tra le attuali via XX settembre e via dell’Arcivescovado) che sarebbero poi stati adattati e collegati a formare il monastero torinese. Il 21 novembre 1638 l’arcivescovo di Torino può stabilire la clausura66. Madre de Chantal, è costretta dal precipitare degli eventi a ritornare in Francia. Lascia Torino nel febbraio 1639. Il viaggio di ritorno segue un itinerario diverso da quello di andata e questa volta passa per Fenestrelle e Sestriere attraverso il Monginevro, così la Madre può visitare la comunità di Pinerolo e quella di Embrun. Non passano due mesi che scoppia la guerra e Torino è invasa dalle truppe spagnole di Tommaso di Savoia principe di Carignano. La città si trova coinvolta in piena guerra civile. La Visitazione, situata in prossimità della cittadella e delle mura della città, è particolarmente esposta alle operazioni militari. Si può immaginare l’ansia della Madre: «Non sono senza pena per le nostre povere sorelle di Torino, nel caso che non si giungesse alla pace, poiché la loro casa è sotto il tiro delle artiglierie. Vostra «Il giorno della Presentazione l’arcivescovo ci ha concesso di tenere il Santissimo Sacramento e di cantare gli uffici in pubblico [...] il numero delle nostre pretendenti cresce» (Correspondance V,644, lettera del 3 dicembre 1638 a mons. Benoît de Chevron-Villette). 66 28 eccellenza […] vorrà dar loro i consigli che valuterà necessari, ve ne supplico umilmente»67. 4. Vercelli Il monastero agostiniano delle Grazie in Vercelli nella prima metà del XVII secolo aveva conosciuto una progressiva decadenza riguardo sia alla primitiva osservanza sia alla situazione economica. Per risollevarlo lo stesso duca Vittorio Amedeo aveva voluto che fosse affidato alla Visitazione68. Il primo accenno a una possibile fondazione nella città si trova in una lettera indirizzata, ancora nell’aprile 1627, da madre de Chantal a madre Jacqueline Favre 69 dove tra l’altro risulta che l’affare è affidato a dom Juste Guérin. Varie vicende, sia quelle politiche che interessano il Piemonte, sia quelle legate alle relazioni con Roma, tardano la realizzazione della fondazione. Nel 1635 la situazione a Roma si è sbloccata: «Le licenze da Roma per il monastero di Vercelli sono arrivate», scrive madre de Chantal a madre Favre nel marzo 1635, ma aggiunge: «Non so che ne sarà, infatti già da molto tempo si dice che bisogna andarci, ed eccoci ancora qui»70. Intorno al 1640 le agostiniane erano ormai ridotte a cinque sorelle, avanzate in età e in grandi ristrettezze finanziarie. Decisivo risulta, nel 1641, l’intervento della principessa Maria di Savoia, sorella del defunto duca Vittorio Amedeo, che chiede alla Visitazione di Aosta l’invio di sei sorelle quali fondatrici, domandando espressamente come fondatrice e superiora Maria Ludovica Roncasio. Seguendo la corrispondenza di Madre de Chantal in questi mesi si coglie la sua preoccupazione per la scelta delle sorelle destinate alla fondazione. Data infatti la situazione delicata della comunità agostiniana è convinta che sia necessario destinarvi delle «figlie ben solide nella virtù e nello spirito dell’Istituto»71. Finalmente il 24 giugno 1642, accompagnate da una piccola scorta di nobili e di ecclesiastici, sei monache lasciano Aosta dirette a Vercelli dove la fondazione si compie il 1° luglio, fondazione che avviene in un momento particolarmente tribolato per il Piemonte oc67 Correspondance V,764, lettera del 23 settembre 1639 al marchese di Pianezza. Cf. Correspondance VI,237. 69 Cf. Correspondance III,216. 70 Correspondance V,75. 71 Correspondance VI,235. 68 29 cupato dalle truppe spagnole. E questo rende gli inizi estremamente ardui. Altre difficoltà, oltre quelle di una vita in grande povertà, sono rappresentate dalla fatica delle agostiniane, che pur avevano accettato volentieri di passare alla Visitazione, di adeguarsi alla regola visitandina, soprattutto per quanto riguarda la vita comune72. La fondazione di Vercelli presenta dunque elementi della tipologia di una comunità religiosa preesistente che, trovandosi in difficoltà, desidera passare sotto l’osservanza delle costituzioni della Visitazione, ma mostra anche aspetti delle fondazioni principesche dato il ruolo determinante giocato dalla protezione di Maria di Savoia e ancor più da quella dei suoi due fratelli, il cardinale Maurizio e il principe Francesco Tommaso, entrambi filospagnoli. La scelta di Maria Luisa Roncasio come superiora e di Caterina Francesca Solar come assistente sono significative in questo senso: la prima è sorella di un segretario dei duchi, favorevole agli spagnoli, la seconda appartiene a una delle più importanti famiglie piemontesi e ha servito l’infanta come prima dama d’onore. Il vescovo stesso di Vercelli, Giacomo Goria, gode della protezione degli spagnoli73. Abbozzo di conclusione Come si è visto, dalla prima metà del ‘600 le fondazioni in Italia sono continuate fino all’alba della rivoluzione francese giungendo a costellare quasi tutte le regioni italiane. Fatto tanto più significativo se si considera il frazionamento politico che caratterizza ancora l’Italia nel 1700. Ogni fondazione ha avuto una sua storia e si è sviluppata in autonomia; e si può dire che i singoli monasteri hanno saputo mantenere non solo la fisionomia contemplativa, ma anche la specificità della Visitazione. Pur inserite in contesti politici e sociali molto differenziati, separate dalle frontiere, le diverse case sono rimaste in costante comunione e concreta comunicazione, nonostante le difficoltà e i costi che ciò comportava all’epoca. Considerando poi il fatto che generalmente ad ogni monastero era annesso un educandato, le Visitazioni hanno costituito, sul territorio 72 73 Cf. Arona e il suo monastero, op. cit., p. 21. Cf. Visitation p. 149. 30 in cui erano presenti, anche un forte elemento di promozione sociale e culturale in campo femminile. Inoltre con la loro stessa presenza hanno contribuito a diffondere quella spiritualità salesiana che maturerà laici impegnati e convinti, capaci anche di affrontare le sfide dei nuovi assetti politici e sociali. 31 Indice PREMESSA ................................................................................... 3 I - LINEE GENERALI ...................................................................... 3 Alcune date e qualche numero ................................................... 3 Motivi del rapido sviluppo .................................................... .... 5 La posizione di Francesco di Sales e di Giovanna de Chantal ... 6 1. Nella corrispondenza di Francesco di Sales.............. .... 7 2. Nella corrispondenza di Giovanna de Chantal.......... .... 8 Il Costumiere e le Risposte .................................................... .... 9 1. Il Costumiere............................................................. .... 9 2. Le Risposte ................................................................ .... 12 Tipologie di fondazione......................................................... .... 14 Qualche osservazione conclusiva ......................................... .... 15 II - L’ESPANSIONE DELLA VISITAZIONE IN ITALIA .................. .... 16 Tipologie delle fondazioni in Italia ....................................... .... 17 1. Fondazioni principesche ............................................ .... 17 2. Fondazioni volute da vescovi .................................... .... 18 3. Fondazioni nate dall’evoluzione di gruppi preesistenti o dalla riforma di comunità di altri istituti .... 19 4. Casi particolari ......................................................... .... 21 Le prime quattro fondazioni ................................................. .... 22 1. Aosta ...................................................................... .... 22 2. Pinerolo .................................................................. .... 24 3. Torino ...................................................................... .... 26 4. Vercelli .................................................................... .... 29 Abbozzo di conclusione ....................................................... .... 30 Indice ............. ........................................................................... 32 32