Anno_II_numero_36
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Anno_II_numero_36
Anno 2, n. 36 • Quindicinale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 • E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele edizione online: www.lacivettapress.it SALVO CARNEVALE “Invalidità civile in pieno caos Diritti negati” ITALIA NOSTRA ALTA FORMAZIONE PAG.11 PAG. 10 (Totis) “Il Comune sospenda le licenze edilizie” PAG.3 (Festa) Venerdì 24 Dicembre 2010 L’istruzione nautica nelle mani regionali Aumentano a dismisura nel territorio tutte le patologie alla tiroide. Parlano i medici “Non c’è più casa senza tumori” Le neoplasie colpiscono i giovani “Castobello lasci” Rametta Polemica sempre più rovente del dott. Rametta contro il presidente della Lilt. A PAG. 15 (De Michele) PER FRONTEGGIARE I COSTI Da gennaio la Civetta a 0,70€ In un mese l’equivalente di due caffè Teatro per bimbi Sala Randone Sai8, come d’autunno sugli alberi le foglie Da lunedì a giovedì spettacoli teatrali gratuiti per i bambini siracusani. A PAG. 10 I rintocchi a morto per SAI8 provengono da più direzioni: sabato 18 dicembre l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO ha deliberato, con voto unanime di tutti i 15 componenti presenti, la risoluzione del contratto di affidamento “per responsabilità esclusiva del concessionario”. PAGG. 8-9 (Rossitto) Nuova rubrica Dino Cartia Inizia da oggi la collaborazione del decano dei giornalisti, Corrado Cartia. PAG. 13 “Conforama sta licenziando per vendere la struttura” Il punteruolo rosso fa strage di palme pagina pagina 66 (De (De Michele) Michele) “Tantissimi tumori alla mammella in donne di tutte le età. Si suggerisce di effettuare controlli più continuativi a partire dai 45 anni, ma le mie pazienti ne hanno meno di 35 e tre presentano già metastasi e un interessamento dei linfonodi. Si potrebbe dire lo stesso per il tumore al colon: bisognerebbe almeno dai 50 anni in su procedere anche solo all’esame delle feci”. PAGG. 2-3 (De Michele) Gugliotta (Filcams-Cgil): “La nostra preoccupazione, che abbiamo esternato anche a Conforama, è quella che di fatto loro stanno svuotando il centro di tutto il personale per poi magari vendere solo la scatola, la struttura. Ci sono molti segnali che confermano quanto noi temiamo, basti pensare all’apertura dello svincolo autostradale che dalla Siracusa-Catania sbocca direttamente su Conforama. Questo svincolo si sarebbe dovuto aprire entro il 2010, adesso l’azienda ci ha riferito che l’apriranno entro il 2011, ma noi temiamo che ciò avverrà solamente quando partirà l’outlet turistico”. Intanto aumenta il ricorso del terziario agli ammortizzatori in deroga. PAG. 5 (Festa) 2 24 Dicembre 2010 L’angiologo e l’endocrinologo: “Non c’è famiglia senza un tumore”, “Patologie tiroidee a dismisura” Il direttore del Trasfusionale: “Ci fermiamo alla sintomatologia Per la diagnostica citologica e istologica bisogna rivolgersi altrove” di MARINA DE MICHELE Percezioni differenti per uno stesso fenomeno: da una parte chi preferisce, o ritiene opportuno, attenersi ai dati scientifici, provati e registrati, e considera la situazione non da emergenza; dall’altra chi, operando tra la gente, nel contatto quotidiano e diretto con le tante diverse patologie, avverte con preoccupazione, se non con angoscia, la deriva costante e drammatica. Secondo i medici di famiglia intervistati - il dottor Gabriele Pino, specialista in angiologia medica, e il dottor Mariano Storaci, specialista in endocrinologia ed angiologia medica - negli ultimi cinque sei anni le patologie oncologiche sono decisamente aumentate, e ad allungare il passo sono soprattutto le neoplasie del sangue. Mielomi multipli, leucemie, malattie del sistema linfatico prima rare diventano sempre più frequenti e i tumori sono così diffusi da far dire al dottor Pino quello che solo con ritrosia e pudore si afferma a piena voce: “Non c’è famiglia in cui non si registri almeno un caso di tumore”. L’elenco sembra non dover finire mai: “6 assistiti con linfomi, 2 con leucemie, 5 con tumori ai polmoni, di cui 3 più gravi, uno anche con metastasi cerebrali, 1 al pancreas, 3 al colon, 1 con tumore alla parotide e una decina di donne già operate per tumore al seno, alcuni allo stomaco, all’esofago, alla prostata, casi di linfomi di hodgkin. Anche l’asbestosi polmonare è un flagello: ultimamente un caso, complicatosi con metastasi peritoneale, ha portato al decesso della paziente”. “Per non parlare di tutte le patologie alla tiroide, aumentate decisamente in maniera esponenziale: personalmente ho riscontrato 5 casi di carcinoma follicolare. Eppure nelle nostre zone, ricche di iodio, non dovremmo sentirne parlare: forse Cernobyl qualcosa ha lasciato anche qui, difficile dirlo. E per farsi operare d’urgenza, intramoenia, a Pisa, bisogna calcolare 13mila euro. Anche negli anziani si riscontrano malattie che non dovrebbero presentarsi, che un tempo sarebbe stato difficile prevedere”, commenta il dottor Storaci. “Sì, forse è corretto dire che la percezione di un aumento delle malattie oncologiche sarebbe da collegarsi alle diagnosi precoci, agli accertamenti più sistematici cui tutti si sottopongono. Basta anche un semplice emocromo perché scatti il campanello d’allarme, perché si renda necessario un approfondimento, ma difficilmente la lettura del fenomeno può fermarsi a questo”, Il dottor Gabriele Pino, specialista in angiologia osserva il dottor Pino, e sciorina i suoi dati: “3 pazienti con mieloma multiplo, 1 con piastrinosi, tantissimi quelli con noduli alla tiroide - anche se non necessariamente si presenta poi un’evoluzione in senso negativo e oggi si discute se sia opportuno limitarsi all’assunzione di eutirox o intervenire in maniera più radicale, ricorrendo all’asportazione degli stessi. Una patologia certamente sottostimata, comunque. Tantissimi tumori alla mammella in donne di tutte le età. Si suggerisce di effettuare controlli più continuativi a partire dai 45 anni, ma le mie pazienti ne hanno meno di 35 e tre presentano già metastasi e un interessamento dei linfonodi. Si potrebbe dire lo stesso per il tumore al colon: bisognerebbe almeno dai 50 anni in su procedere anche solo all’esame delle feci per riscontrare eventuali tracce di sangue, ma ogni 5 anni una colonscopia è da ritenersi ormai indispensabile. Purtroppo però, se le donne sono in genere più disponibili a sottoporvisi, da parte del sesso maschile c’è un vero e proprio rifiuto. Su 1500 assistiti una trentina di casi di tumore significa già parlare di un 5% e non mi sembra un dato trascurabile, anche perché i colleghi massimalisti riferiscono situazioni non difformi”. Decine e decine di persone, sofferenti, nel corpo e nell’anima, nell’angoscia per quelle diagnosi che fanno tremare solo ad esser lette, nonostante la fiducia nell’eccezionale progresso della ricerca e delle cure, vanno a formare quel- la compagnia di dolenti pellegrini che affronta ancora oggi i viaggi della speranza. Ben poco possono offrire le strutture sanitarie della provincia, soprattutto per quelle neoplasie del sangue che più delle altre patologie sembrano in vertiginoso aumento in tutte le loro diversissime manifestazioni: leucemie, linfomi e mieloma multiplo. Il giudizio dei medici generici sul centro trasfusionale dell’ospedale Umberto I non è lusinghiero, in particolare da quando la precedente direzione del nosocomio del capoluogo, ovviamente per questioni di budget, ha sospeso il servizio prestato da specialisti in ematologia provenienti da Catania. Non sembra sufficiente che sia il centro trasfusionale a fare le veci di un vero reparto di ematologia e si sente la mancanza non solo di competenze specifiche ma anche di quei laboratori che possano eseguire analisi indispensabili e non particolarmente complesse. “A Siracusa non si fa la tipizzazione linfocitaria, non si è in grado di eseguire un puntato midollare e non si fa una lettura al microscopio di sangue periferico”. Tutto questo nonostante l’impegno e la competenza di alcuni. “È vero, la provincia di Siracusa è priva di strutture ematologiche nel senso pieno del significato della disciplina – conferma il dottor Dario Genovese, direttore del servizio di Medicina trasfusionale Immuno-Ematologia -. I centri specialistici siciliani sono a Catania, Taormina, Messina, Palermo ma è una problematica che stiamo affrontando anche noi da qualche anno. Nelle altre province i compiti della diagnostica ematologica di primo livello sono tradizionalmente assolti dai servizi trasfusionali e di immunopatologia che hanno al loro interno professionalità con tali competenze. Si tratta di una sorta di primo front office per i pazienti con qualche screzio ematologico ma manca la dotazione strumentale necessaria e utile per una moderna diagnostica ematologica. Ci fermiamo alla sintomatologia, all’esame diretto del paziente e alle analisi di laboratorio, all’emocitometrico, con in più un’osservazione al microscopio di popolazioni ematiche in circolo periferico e centrale. Per il secondo livello, cioè per la diagnostica citologica e istologica, bisogna rivolgersi ai centri di cui si è detto. La limitatezza delle strutture comporta certo delle difficoltà nel dare assistenza a tutti coloro che la richiedono: sia le risorse umane che i posti letto sono limitati, tuttavia in “C’è arretratezza nel modus operandi, che non ci fa capire la situazione locale” Pino: “Dall’alto non arrivano gli input per la raccolta dati” Franco Tisano: “Rapporto buono con i medici di famiglia” A giudicare dalle informazioni raccolte la sensazione è soprattutto che ancora ci sia molto da fare nel sistema di acquisizione dei dati, sebbene già possa ascriversi come un meritorio successo il percorso fatto dall’azienda sanitaria locale a partire dal 1995, anno del registro territoriale delle patologie nella ex usl di Lentini, fino all’aggiornamento dell’Atlante dell’incidenza dei tumori del 2005. Diventa necessario, non procrastinabile, per avere un quadro reale delle condizioni sanitarie della provincia, rendere effettivo quel report annuale della mortalità e dell’incidenza del cancro che appare, più che un fatto oggettivo, ancora solo un obiettivo dei responsabili del registro territoriale. Un ritardo nell’aggiornamento del registro territoriale rischierebbe di trasformare le percentuali delle patologie oncologiche al 2005 in un mantra rassicurante, lontano dalla realtà, per nulla veritiero, con solo un valore placebo. Ma non si registra soltanto una sorta di scollamento delle valutazioni epidemiologiche tra chi opera nel territorio, nel contatto diretto e continuato con gli assistiti, e chi elabora i dati o riveste all’interno delle strutture ospedaliere ruoli di particolare responsabilità, perché emergono difformità anche nei giudizi espressi sulla qualità del rapporto centro periferia. “Credo che forse sia arrivato il momento di far par- tire dalla base un’iniziativa progettuale per un serio lavoro di raccolta dati perché è certo che dall’alto non arrivano gli input necessari – afferma il dottor Pino. - Sebbene oggi grazie agli strumenti informatici sarebbe più semplice e veloce una compilazione sistemica di schede predisposte allo scopo, non c’è dubbio che anche questo potrebbe essere avvertito da molti colleghi come un aggravio di lavoro, difficoltà comunque superabile con forti motivazioni di ordine ideale, e chissà forse anche economico, non so. Attualmente queste informazioni passano solo tra noi del settore ma non mi sembra che da altre parti provengano le giuste sollecitazioni. Non voglio addossare particolari responsabilità a nessuno ma senza dubbio c’è una certa arretratezza nel nostro modo di operare che non aiuta a fornire un quadro oggettivo del profilo epidemiologico di questa provincia”. In parte di diverso avviso il dottor Francesco Tisano, dirigente medico del Registro territoriale di patologia, responsabile dell’unità operativa ReNCaM: “Abbiamo instaurato un rapporto molto buono con i medici di famiglia. Ci supportano sia nella fase di segnalazione dei casi sia in quella finale, quando dobbiamo definire i casi incerti. Certo non è una collaborazione a tappeto, al cento per cento, ma c’è. Dobbiamo però evidenziare con ramma- rico che anche dagli addetti ai lavori ci sentiamo chiedere se esistiamo ancora, come se si pensasse che il nostro sia un lavoro a termine, a progetto. Un’idea errata perché è proprio questa la nostra attività, quotidiana e continuativa nel tempo, ed è per questo che chiediamo ai medici di famiglia una costante collaborazione”. Il dottor Tisano spiega che le principali fonti di informazione per il registro tumori di Siracusa sono vari archivi, come quello regionale dei ricoveri ospedalieri, ma che spesso, per fare chiarezza e individuare la specifica patologia, occorre accedere alle cartelle cliniche dal momento che lo stesso codice assegnato alle patologie oncologiche è generico e richiede che si approfondisca l’indagine con il dettaglio istologico. E se per un verso alcuni medici di famiglia, per migliorare la prestazione sanitaria, hanno fatto sistema, si sono in alcuni casi associati per dotare gli studi di un’attrezzatura più professionale che sia in grado di effettuare ecografie, colonscopie e altri necessari esami, nonchè per potersi confrontare tra loro – “il futuro della medicina generica è negli studi associati che funzionano davvero bene da un punto di vista diagnostico” sostiene il dottor Pino -, anche il centro ematologico prepara un progetto di supporto per studi epidemiologici. Sicilia si riesce a dare risposte complessivamente adeguate ai pazienti”. Ma anche sull’aumentato flusso di accessi al centro trasfusionale si può dare un’interpretazione diversa rispetto a quella di una reale crescita delle neoplasie ematiche. “Non è facile, dal nostro punto di osservazione, piuttosto limitato, riuscire a dare un’interpretazione certa e univoca dei dati in nostro possesso, così come è esercizio molto complesso fare diagnosi: le patologie più disparate si possono presentare con quadri clinici che fuorviano e per procedere con i necessari accertamenti diagnostici bisognerebbe avere a disposizione laboratori in grado di eseguire analisi più specifiche – spiega il dottor Genovese -. Certo, è un fatto oggettivo che il centro funzioni ormai a pieno ritmo: negli ultimi anni il numero degli assistiti è raddoppiato ma questo potrebbe anche dipendere dall’essere divenuti punto di riferimento per i pazienti che ci vengono trasferiti da altri centri. “Ogni giorno le 4 poltrone di terapia sono occupate con 2 turni di 2 ore ciascuno per terapia trasfusionale e infusionale, quindi all’incirca trattiamo una trentina di pazienti al mese, e sempre ogni giorno effettuiamo almeno 4 visite specialistiche, con tempi di prenotazione all’incirca di un mese e mezzo. Sono 20 visite a settimana, 80 assistiti che vediamo ogni mese, in un anno sono 1000 soggetti e certo l’allungarsi delle liste d’attesa, soprattutto per l’afflusso dalla provincia, spingerebbe a ritenere che ci sia un aumento effettivo di queste patologie. Abbiamo visto aumentare tutte le forme di mielodisplasie, dovute in alcuni casi a un cattivo funzionamento midollare spesso rapportato all’età, quindi all’innalzarsi dell’età media di sopravvivenza, anemie resistenti alle terapie, leucemie mieloidi croniche che grazie a nuove e più efficaci terapie regrediscono ma che devono essere seguite perché recidive o perché si acutizzano. Però occorre anche dire che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di piccoli screzi che si avviano a soluzione e che i dati di incidenza di queste malattie sono simili ovunque. Forse bisognerebbe mettere in conto anche che sempre più spesso si eseguono analisi a prescindere da un’eventuale sintomatologia e grazie a questi controlli periodici si individuano parametri patologici in fase precoce senza poter dire però se ci sarà evoluzione negativa oppure no”. Editrice Associazione Culturale Minerva Via Simeto, 4 - Siracusa Tel. 0931.462633 e-mail: [email protected] Direttore: Franco Oddo Vice direttore: Marina De Michele Redazione, Amministrazione: Viale Teocrito, 71 - Siracusa Pubblicità: cell. 333.1469405 Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) Telefax: 0931.946013 24 Dicembre 2010 3 “Vogliamo dotarci dell’attrezzatura per la diagnostica citologica e avere ematologi specialisti” Genovese: “Abbiamo avviato un progetto per un registro provinciale sulle malattie del sangue in questa provincia migliorando l’assistenza” di MARINA DE MICHELE “Non abbiamo un dato epidemiologico sulle malattie del sangue nella provincia di Siracusa e occorre quindi fare riferimento a quanto riportato nei registri delle patologie oncologiche. “Basandoci allora sulle altre esperienze in Italia, il nostro servizio trasfusionale in collaborazione con l’AIL (associazione italiana leucemie) ha avviato un progetto che prevede la predisposizione di un registro provinciale. Abbiamo estrapolato dalle classificazioni internazionali delle malattie tutti i codici delle patologie pertinenti il sangue, ordinate in cartelle che intendiamo informatizzare per avere un quadro complessivo di richiesta per l’assistenza ematologica. In tal modo sarà più agevole proporre interventi e individuare quali strutture attivare per incontrare la domanda interna, soprattutto considerando che la maggioranza dei pazienti viene assistita in centri regionali o extraregionali e necessita in loco di una terapia di supporto anche per non dover sostenere ulteriori costi di trasferimento. “Vogliamo discriminare prestazioni che si possono attivare qui per venire loro incontro limitando l’esodo esterno e anche sollevando gli stessi centri di ricovero da prestazioni ambulatoriali che costituiscono un sovraccarico di lavoro; in tal modo si potranno anche liberare risorse umane strategiche. “Intendiamo anche dotarci dell’attrezzatura necessaria alla diagnostica citologica per eseguire tutte le analisi possibili di cui attualmente non disponiamo ma che non richiederebbero grandi risorse economiche. L’obiettivo è anche intercettare precocemente segni e sintomi dell’emopoiesi della produzione ematologica tenendo conto che, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, statisticamente tra i 65-75 anni si evidenzia un’impennata nelle curve di incidenza. “Tutti i dati raccolti dai vari studi concordano su questo trend e dobbiamo essere pronti con le strutture sanitarie per le nuove emergenze. D’altra parte il miglioramento delle terapie conduce gran parte di queste malattie a guarigione, diversamente da qualche tempo fa. L’80% dei linfomi di hodgkin guarisce e, se e quando questa percentuale si abbassa, è solo perché essi non sono intercettati precocemente. Si può dire quindi che in questi casi si sia di fronte a una defaillance del servizio sanitario, a una prova di scarso rendimento. “Il progetto sarà sottoposto sia all’ordine che alla federazione dei medici di medicina generale perché, per raccogliere i dati, abbiamo bisogno soprattutto di chi ha un contatto diretto e quotidiano con la platea degli assistiti. “La compilazione e la raccolta di queste schede consentirebbe di predisporre rapporti periodici da restituire agli operatori sanitari per uno scambio di informazioni che consentirebbe di comprendere a pieno un fenomeno del quale oggi abbiamo solo una visione parziale. “L’altro obiettivo del progetto è invece di carattere assistenziale: avere cioè degli specialisti in ematologia che possano prestare la propria opera all’interno della nostra struttura per organizzare una dignitosa assistenza ai pazienti, associando alle terapie specifiche di contrasto alle malattie anche le cosiddette terapie di supporto, come trasfusioni e altro. “Una struttura di accoglienza ambulatoriale di questo tipo potrebbe unire i due trattamenti (quello specifico per malattie ematologiche, quali ad esempio la chemio, e quello trasfusionale) per limitare gli accessi alle strutture sanitarie e diminuire così le spese del servizio nazionale e degli stessi pazienti che, in un unico accesso, avrebbero tutto. “Noi non abbiamo alcuna velleità di sostituire i centri altamente specializzati ma la chiave di volta è realizzare un sistema integrato con scambio tra centro e realtà satelliti che garantiscano servizi. Un modo per superare anche la legittima diffidenza del cittadino siracusano: o a torto o a ragione disprezziamo la nostra realtà e apprezziamo quello che è fuori, va tutto bene solo quello che è oltre lo stretto, mentre ovunque è la stessa realtà, con luci e ombre. Sapere che c’è un collegamento tra noi e le strutture che li hanno in cura, che c’è uno scambio di informazioni, che si seguono protocolli standard condivisi, darebbe loro maggiore serenità. “Questa dunque è la nostra linea, pur se nelle difficoltà di un piano di rientro comunque necessario per una nuova fase di riequilibrio che razionalizzi e non crei marcate differenze tra le diverse realtà regionali come nazionali, razionalizzando e ottimizzando le risorse economiche così come quelle professionali. Non c’è dubbio che oggi soffriamo la trasformazione aziendalistica delle strutture sanitarie che se si può spiegare alla luce dell’obiettivo della maggiore efficienza, determina anche un impegno di tipo burocratico per il medico, costretto a dedicare più tempo alle carte che al paziente: occorre un equilibrio e tenere sempre presente che ampliare il numero delle prestazioni in capo alle singole professionalità va a detrimento della qualità. Ci vuole un’equa ripartizione del personale per evitare strutture ipertrofiche con una produttività accettabile mentre nei servizi il numero delle prestazioni diventa così elevato da far perdere di efficienza alle strutture per l’eccessivo carico di lavoro”. “Quando Beppe Grillo parlava di due malati di pancreas su 10mila tumori, io a Melilli ne avevo tre” Il reumatologo dottor Santangelo: “Tumori, credo, in crescita Spesso il certificato di morte indica la causa finale e non la patologia” Stando a contatto con più di un migliaio di persone, ha riscontrato, nell’ultimo decennio, un aumento delle malattie oncologiche e in particolare delle neoplasie del sangue nelle tante forme? “Non ho dati che attestino concretamente un aumento delle malattie oncologiche: di certo si è accentuata, nell’ultimo decennio, la sensazione che il numero delle patologie tumorali sia stato crescente. E un’altra certezza sta nel fatto che, negli ultimi dieci anni, si sono avuti dei picchi di determinate varianti neoplastiche in circoscritti periodi di tempo. Qualche esempio? Si tenga conto che le mie statistiche personali si basano sui miei 1500 pazienti. Nel 2002, due pazienti sono stati colpiti dal tumore ai polmoni; nel 2008, tre hanno avuto un tumore alla testa del pancreas; nel 2010 tre sono state le leucemie. Non sarebbe corretto, però, da parte mia – sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista deontologico – fare deduzioni assolute”. Secondo la lettura ufficiale dei dati, il trend non è allarmante: è davvero così? “Io non ho niente da obiettare ai dati ufficiali, desunti dalle schede Istat (che certificano la morte del paziente) compilate, nella mag- gior parte dei casi, da noi medici di famiglia. Per ogni paziente deceduto abbiamo l’obbligo di specificare la causa iniziale, quella intermedia e quella terminale; per esempio: tumore ai polmoni la prima, metastasi la seconda, aggravamento del tumore la terza. In merito a questa compilazione, però, mi pongo due dubbi. Il primo relativo a quanti colleghi, al momento di specificare nel certificato la causa terminale della morte di un malato tumorale, scrivano che tale causa è stata proprio il tumore. Mi chiedo, poi, se le statistiche vengano effettuate sulle tre cause o solo sull’ultima. Spesso, infatti, capita di leggere come causa terminale il collasso cardiocircolatorio, sebbene quella iniziale sia il tumore. In questo caso, se ad essere tenuta in considerazione fosse solo la causa terminale, si perderebbe allora il dato del tumore (presente nella causa iniziale e in quella intermedia), importante dal punto di vista statistico, e si altererebbe il dato reale. La mia, però, ci tengo a sottolinearlo, è solo un’ipotesi”. Esistono rapporti tra l’inquinamento dell’aria e le neoplasie del sangue? È, cioè, possibile che le seconde dipendano dall’elevato tasso del primo? “È evidente che esistono delle varianti locali rispetto alle incidenze tumorali, quelle che si definiscono “patologie del territorio”: nel 2008 Beppe Grillo definiva rarissimo il tumore alla testa del pancreas che in Italia aveva un’incidenza di due malati su 10 mila pazienti tumorali, mentre – come ho già detto – a Melilli, tra i miei assisiti, contavo ben 3 malati di questo tumore. Io non credo, però, che le neoplasie – di qualsiasi genere – siano causate solo da fattori ambientali: penso, piuttosto, che tra i molteplici fattori a concorrere ci sia anche quello alimentare. Come diceva Feuerbach, l’uomo è ciò che mangia: e questa frase può essere una metafora della nostra epoca. Tra cibi geneticamente modificati, transgenici, surgelati, congelati, liofilizzati, precotti, facciamo fatica a sapere quali sostanze mangiamo: io ritengo che il ritorno a un’alimentazione più genuina, di prodotti locali, potrebbe aiutare ad allontanare il rischio di ammalarsi; purtroppo non a eliminarlo: ho avuto pazienti che, pur conducendo una vita sana e atletica, si sono ammalati di tumore ai polmoni nello stesso periodo. Sarà stato un caso? Non è ancora possibile rilevare cause precise, purtroppo”. Alessandra Privitera L’ex sindaco: “ Ognuno di noi, avendo assorbito negli anni ogni tipo di veleni, è a rischio tumore” Remo Ternullo: “Molti a Melilli i giovani con neoplasie” Stando a contatto con migliaia di persone, ha riscontrato, nell’ultimo decennio, un aumento delle malattie oncologiche e in particolare delle neoplasie del sangue nelle tante forme? “Sì: ho contato anche 12 pazienti neoplastici all’anno anche se non riesco a dare dei numeri precisi”. Secondo la lettura ufficiale dei dati, il trend non è allarmante: è davvero così? “Io non dubito sulla scientificità delle statistiche registrate dal registro dei tumori, però il dato di fatto è questo: vedo i miei e i pazienti dei miei colleghi sempre più frequentemente colpiti da neoplasie e, quel che è più sconcertante, tra questi comincia ad essere notevole il numero dei giovani. Al momento attuale un giovane paziente di età compresa tra i venti e i trenta anni, ad esempio, è affetto dal linfoma di Hodgkin, un linfoma maligno che colpisce i linfonodi: è un tumore relativamente raro, ma la sua incidenza è in aumento e colpisce le fasce di età considerate più a rischio di malattia: i giovani, appunto, e gli anziani con età superiore a 70 anni”. Crede che esistano rapporti tra l’inquinamento dell’aria e le neoplasie del sangue? “I nostri organismi, oggi, sono il risultato dei sessant’anni di industrializzazione vissuti dal nostro territorio: martoriato (nelle acque, nell’aria, nelle discariche) con la complicità delle istituzioni non solo politiche ma – cosa più scandalosa – anche sanitarie. L’organismo umano è, per definizione, portato ad adattarsi alle più disparate situazioni ambientali, a rivalersi su di esse, a sopravvivere ad esse ma il nostro è stato corroso da continue e numerose sostanze nocive: per questo alle malattie della prima ora (polmonari, per lo più) si aggiungono oggi le neoplasie. “Siamo doppiamente condannati, purtroppo. Perché ognuno di noi, avendo assorbito negli anni ogni tipo di veleni, è a rischio di tumore – questo non va nascosto, come non vanno creati falsi allarmismi: la consapevolezza di vivere in una zona ad alto rischio deve piuttosto sensibilizzarci alla prevenzione”. Gli screening, allora, andrebbero garantiti a tutte le fasce d’età, non solo a quelle adulte… “Sono pienamente d’accordo con lei. Gli screening, però, hanno un costo elevato che non può sostenere chiunque: lo Stato dovrebbe garantirlo a tutti, perché è lo Stato che per decenni ha “mangiato” e ha mangiato bene grazie alle accise pagate dagli impianti che qui rilasciavano ogni tipo di rifiuto (solido, liquido, gassoso) senza alcun controllo, né alcuna protesta grazie al ricatto occupazionale”. Qual è la posizione dell’ordine dei medici in merito alla situazione ambientale? “Noi abbiamo preso delle posizioni serie e severe per il rapporto tra malattie tumorali e inquinamento. I sedativi sociali, però, sono più favoriti: chi mette in guardia è additato come sobillatore e invitato dall’ordine – che segue delle ben precise linee politiche – a tacere. Resta vergognoso il fatto che, nonostante i dati confortanti, le neoplasie incalzano e in provincia i malati di tumore non possono avere la garanzia dell’assistenza necessaria: perché non esiste un centro oncologico, ad esempio”. Alessandra Privitera 4 24 Dicembre 2010 “A Siracusa su 8000 domande concretizzate solo 2000, si spostano sul 2011 i conti di cassa 2010” Carnevale (INCA): “Il sistema dell’invalidità civile nel massimo caos” Convocazioni in ritardo, diritti bloccati, costosi certificati medici... di STEFANIA FESTA Che l’anno trascorso non sia stato proprio uno dei migliori viene confermato anche dal direttore provinciale dell’INCA, Salvo Carnevale, che gode di un osservatorio privilegiato essendo il patronato una sorta di ‘termometro sociale’. L’INCA, il patronato della CGIL, è ‘la gamba della tutela individuale della CGIL.’ Se le categorie si occupano della gestione contrattuale e dell’organizzazione politica delle varie diramazioni aziendali, l’INCA opera sostanzialmente sulla tutela individuale per quanto riguarda le richieste, le informazioni o il far rivalere i diritti individuali nei confronti dei vari istituti previdenziali come l’Inps, l’Inail, l’Inpdap e l’Inpsema. Tutto questo – afferma il direttore provinciale INCA – comporta un notevole impiego di risorse sul territorio, anche perché noi garantiamo l’apertura in tutte le camere del lavoro e abbiamo operatori che, oltre all’attività di sportello al pubblico, disbrigano le pratiche con gli istituti previdenziali. Infatti, noi abbiamo mandato da parte delle persone di rappresentare i loro problemi nei confronti degli enti, quindi solleciti, verifiche, controversie, azioni legali e ricorsi in opposizione medico-legale. Siamo i cosiddetti sindacalisti della tutela individuale.” L’INCA è distribuita sul territorio provinciale con 10 operatori, che intervengono con circa 15mila pratiche l’anno a cui si aggiungono altrettante consulenze verbali. Il contatto annuale con 25-30mila persone permette di avere un quadro generale ben delineato del panorama occupazionale, dei tempi di erogazione delle prestazioni previdenziali come le pensioni, o delle prestazioni a sostegno del reddito quali la disoccupazione e la mobilità, che quest’anno, ci conferma Salvo Carnevale, hanno raggiunto un picco altissimo pèrché “[…] stiamo vivendo il momento di massima crisi occupazionale che c’è stata nel territorio siracusano negli ultimi 20 anni. Tutti gli indicatori che danno l’Inps schizzare con le ore di cassa integrazione sono indicatori che passano principalmente dai nostri sportelli.” Osservatorio privilegiato ed erogatore di servizi, ma non solo. Oltre alla funzione tecnica che ha tradizionalmente svolto e che continua a svolgere, Salvo Carnevale vorrebbe associare all’INCA anche iniziative di carattere politico e di informazione, vale a dire mettere in campo, di concerto con gli istituti previdenziali, delle iniziative informative sulle pensioni, sulla sicurezza, sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, sulle malattie professionali, sul pubblico impiego e anche nel settore marittimo a seguito della diramazione della circolare del ministro Sacconi che ha trasferito all’Inail le competenze dei lavoratori marittimi per quanto riguarda i benefici amianto. “La prima iniziativa che metteremo in atto insieme alla FILLEA CGIL – continua il direttore provinciale INCA – sarà una campagna di informazione sugli infortuni sul lavoro. A partire da gennaio, molto probabilmente, gireremo con un furgone mobile per una ventina di giorni e spiegheremo ai lavoratori del settore edile quali sono le tutele contro gli incidenti da lavoro, considerato che proprio nel settore dell’edilizia si verifica un quinto degli infortuni sul lavoro.” Iniziativa informativa e divulgativa che sarà seguita da un’azione molto forte su quello che Carnevale definisce lo scandalo del 2010: la prestazione di invalidità civile. Ricordiamo che dal 1° gennaio di quest’anno, infatti, il sistema di questa prestazione assistenziale, spesso l’unica risorsa economica per chi ha un handicap e non ha reddito, ha subito drastici cambiamenti, come l’assunzione da parte dell’Inps dell’intero incarico, prima ripartito fra Asl, oggi Asp, commissione medica, prefettura e l’istituto previdenziale, e la telematizzazione del sistema. “L’invalidità civile – afferma Salvo carnevale – prima veniva gestita da quattro enti, e la Sicilia era l’unica regione in Italia dove succedeva questo perché non aveva recepito un dettato costituzionale del 2000. Quattro enti, quattro passaggi e un tempo medio di erogazione di due anni. Con lo snellimento dei passaggi e la telematizzazione, su cui si è fatta grande pubblicità, si prospettavano tempi medi di erogazione di 120 giorni. L’Inps mette a disposizione tutto, chiedendo in prestito all’Asp solo la commissione medica. Ma questo passaggio non è stato indolore. Infatti, non solo si è verificato l’aumento del prezzo dei certificati medici, ma situazioni ben più incresciose.” Se prima un certificato medico costava non più di venti euro, adesso il costo è lievitato fino a 60 euro. Nel frattempo, a causa delle inadempienze di un sistema burocratico che, secondo Carnevale, fa acqua da tutte le parti, si sono verificati mille imprevisti: molte persone hanno ricevuto la convocazione dopo la data fissata per la convocazione stessa; altri non l’hanno mai ricevuta; c’è chi è stato convocato due volte e chi, a distanza di un anno, non ha ancora ricevuto il verbale della prima visita ed è quindi impossibilitato ad effettuare la seconda; tante altre, che hanno saputo per via informale che la prestazione era stata prescritta, non avendo ricevuto il verbale, non hanno potuto ripresentare la pratica perché ne risultava aperta un’altra. “Questo è uno scandalo – commenta il direttore provinciale INCA – perché, oltre a danneggiare le persone che hanno invalidità civile, questo ritardo della trasmissione dei verbali non permette a chi gode della legge 104 per l’assistenza ai familiari portatori di handicap di poter usufruire dei permessi retribuiti per assistere i propri cari, e parliamo anche di malati terminali, di malati oncologici. Si sono venute a creare situazioni molto particolari che pesano fortemente non solo da un punto di vista economico, ma che hanno ripercussioni anche sull’armonia familiare.” Si tratta di un problema che non può essere imputato alle singole sedi Inps, ma al brusco passaggio da un sistema cartaceo in vigore fino al 31 dicembre 2009 ad uno interamente telematico a partire dal 1° gennaio 2010, senza nessuna fase di transizione morbida che avrebbe permesso di risolvere i problemi man mano che si fossero presentati. Le falle nel sistema – si contano circa 55 aggiornamenti all’inizio dell’anno sulla procedura telematica – e l’assenza di una fase di transizione hanno creato tutta quella serie di disservizi sopra descritti. “Ma la cosa più scandalosa di tutte – aggiunge Salvo Carnevale – è che il direttore nazionale dell’Inps ha dichiarato che grazie a questo sistema sono caduti i privilegi, si sono abbassate le domande di invalidità civile, senza dire che questo è dovuto al fatto che è diventato impossibile farle.” Su questo l’INCA nazionale, e quindi tutti i territori a cascata, stanno predisponendo lettere di diffida e la messa in mora dell’Inps per tutte quelle situazioni che hanno creato disagi alle persone, e si svolgerà lunedì prossimo la riunione operativa degli operatori INCA provinciali per procedere in questa direzione a partire da gennaio. “L’unico interesse che ha l’Inps e il governo – conclude Carnevale – è quello di spendere di meno per le prestazioni previdenziali. Mi sono arrivate notizie, anche se non ufficiali e ovviamente nessuno le dichiarerà mai apertamente, che tutti questi disservizi siano stati creati ad hoc unicamente per spostare i costi di cassa del 2010 sul conto del 2011. Praticamente, a Siracusa, su 8000 domande presentate ne sono state concretizzate solo 2000, e neanche tutte positivamente. Se questi dati vengono riproporzionati sul territorio nazionale, si può capire quale sia stato il risparmio per l’istituto nazionale di previdenza e per lo stato. Hanno fatto un’operazione di cassa visto che non si potevano permettere queste spese previdenziali nel 2010, a discapito di migliaia di persone che ad oggi continuano a richiedere diritti, hanno situazioni familiari che non permettono neanche l’acquisto dei farmaci, e ancora una volta si deve sottolineare che in Italia il vero ammortizzatore sociale è la famiglia, perché lo stato non è in condizione di fornire sostegno, né economico né sociale, alle situazioni di disagio.” ISTITUTO NAZIONALE CONFEDERALE DI ASSISTENZA individuale alla consulenza; un punto di riferimento “ Dallapertutela milioni di italiani nel nostro Paese e all’estero ” La forza della tutela individuale assolutamente gratuita che, sfruttando la velocità dei canali internet, può raggiungere un gran numero di persone che oggi ignorano quelli che, potenzialmente, sono i propri diritti. Per maggiori informazioni sui servizi erogati dal patronato Inca, sul suo ruolo sociale, è possibile consultare il sito internet www.inca.it e la pagina facebook “Patronato INCA-CGIL Siracusa”. 24 Dicembre 2010 5 “Devono solo appellarsi alla crisi. In Sicilia incremento del 500% rispetto al 2009 (dati inps)” Gugliotta (Filcams): “Molte aziende del terziario si disfano dei dipendenti con gli ammortizzatori in deroga e non debbono dimostrare niente” di STEFANIA FESTA Un bilancio 2010 estremamente negativo e un 2011 che si presenta ancora più difficile dell’anno ormai agli sgoccioli. Una situazione non certo felice quella di migliaia di lavoratori che stanno pagando le conseguenze della crisi, presunta o reale che sia, e dello scellerato ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga da parte degli imprenditori che stanno facendo man bassa degli strumenti loro forniti dal governo nazionale su un piatto d’argento, ‘sbarazzandosi’, spesso senza giustificati motivi, dei propri dipendenti. “L’unico rimedio – commenta Stefano Gugliotta, segretario provinciale della FILCAMS CGIL di Siracusa – che il governo ha messo in campo per fronteggiare la crisi è la legge 9 del 2009 che prevede la possibilità, per quelle aziende che non hanno il diritto di accedere alla cassa integrazione, di ricorrere a quella in deroga. Rispetto alla legge 223, che prevede determinati passaggi obbligatori con le organizzazioni sindacali per cui l’azienda deve esplicitare e provare con i bilanci quali siano i motivi che giustificano il ricorso alla cassa integrazione, la legge 9 prevede semplicemente una comunicazione all’ufficio del lavoro, che convoca l’azienda e le parti sociali, che possono essere presenti o no, senza dover giustificare o dimostrare niente.” Tantissime le aziende che hanno chiuso i battenti nella nostra provincia, indipendentemente dal settore produttivo, ma tantissime anche quelle che preferiscono, dopo aver sfruttato fino all’osso il nostro territorio, smontare le tende piuttosto che ricorrere a politiche aziendali per migliorare l’offerta e la competitività salvaguardando così i livelli occupazionali. Un bilancio negativo che vede coinvolto soprattutto il terziario, settore economico che oggi occupa sette lavoratori su dieci e che rappresenta l’unica prospettiva lavorativa nella nostra provincia e, più in generale, in tutta Italia. Abbiamo cercato di tracciare una sintesi e un bilancio con il segretario provinciale FILCAMS, Stefano Gugliotta. Da quando è entrata in vigore la legge 9 del 2009, a Siracusa si è registrato un aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga? Se sì, in che misura? “Dallo scorso febbraio ad oggi siamo praticamente tutti i giorni all’ufficio provinciale del lavoro, che è totalmente invaso da queste richieste di cassa integrazione in deroga. La facilità con cui le aziende possono usufruire di questi ammortizzatori sociali con la scusa della crisi ha portato le imprese, a mio avviso, a disfarsi dei lavoratori in carico”. Si tratta comunque di aziende che poi chiudono, dichiarano fallimento o semplicemente razionalizzano il personale? “Abbiamo decine di casi: ci sono quelle aziende che approfittano di questa situazione per chiudere dei posti di lavoro, come ha fatto un’azienda distributrice di prodotti alimentari che adesso fa servire la provincia di Siracusa da quella limitrofa di Ragusa; abbiamo le agenzie di viaggio che, sempre per i motivi della supposta crisi, hanno aperto procedure di licenziamento dei lavoratori; ci sono alberghi, ristoranti, praticamente tutte le realtà produttive sono state coinvolte in questo ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga. L’aspetto davvero drammatico è che non devono dimostrare niente, devono solo appellarsi alla crisi”. Avete dei dati su quanti lavoratori e quante aziende hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga? “Più che cifre abbiamo le proiezioni dell’Inps, che ci dicono che in Sicilia c’è stato un incremento del 500% rispetto all’anno scorso, anche se poi la stessa Inps fa rilevare che, delle aziende che hanno fatto richiesta di questi ammortizzatori sociali, ne hanno usufruito effettivamente solo il 70%. Questa è una riprova del fatto che ci sia un ricorso sfrenato e spesso ingiustificato agli ammortizzatori sociali in deroga. Se ieri licenziare era più difficile, si veniva a creare una sorta di guerra sociale, oggi le aziende sono molto più agevolate”. Siracusa rappresenta un’eccezione o anche nel resto della nostra regione si sta verificando questo trend? “È un problema che investe tutta la regione e un po’ tutta Italia. Nel sud la situazione sta diventando davvero drammatica perché c’è un impoverimento costante dei posti di lavoro, e le aziende non si rendono conto che licenziando i loro dipendenti fanno diminuire la capacità di spesa della popolazione, e i primi a pagarne le conseguenze sono loro stessi che hanno licenziato”. “Le associazioni datoriali dovrebbero cacciare gli associati che non rispettano i contratti di lavoro” “Conforama sta svuotando il centro di tutto il personale per poi vendere magari solo la scatola, la struttura” Il terziario è un nutrito settore occupazionale, dove insiste il maggior numero di contratti precari e atipici. È questo il comparto più colpito o si tratta di un fenomeno comunque trasversale? “Il terziario vive il precariato due volte. È precario chi ha il contratto a prestazione, a tempo determinato e tutte le tipologie di contratto che la legge Biagi ha inaugurato e che rendono precario il rapporto di lavoro, ma è precario anche chi ha un contratto a tempo indeterminato se si considera la volatilità del posto di lavoro. È questo il caso dei centri commerciali che stanno dilagando senza alcun controllo mentre quelli più vecchi stanno chiudendo, come Conforama, che adduce come motivo dei 40 licenziamenti l’apertura dell’outlet di Melilli, che tra l’altro sembra superata, e quella dell’Ikea a Catania. Si viene a creare una sorta di circuito economico dove il centro commerciale apre, sfrutta il territorio e nel momento in cui viene superato da un altro centro commerciale preferisce alleggerire il costo del personale invece di arricchire la propria offerta commerciale e rilanciare le vendite. Nel caso di Conforama noi temiamo che non ci sia futuro”. Quindi voi temete la chiusura definitiva? “Conforama oggi taglia il 30% del personale licenziando i lavoratori e non prendendo assolutamente in esame le proposte del sindacato di attingere agli ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione o i contratti di solidarietà. Licenzia semplicemente mettendo in mobilità. La notizia di questi giorni che Steinhoff International holdings, il più grande produttore di mobili del mondo con sede in Sudafrica acquisti Conforama poteva sembrare un’ancora di speranza per quest’azienda, che invece è rimasta ferma sulle sue posizioni. Questo è preoccupante, anche perché voci che arrivano da Roma ci dicono che Steinhoff stia comprando Conforama, che è francese, per invadere il mercato nordeuropeo”. Quindi sfrutterebbe il nostro territorio come trampolino di lancio per una scelta commerciale diversa, diciamo un altro tipo di ‘scalata’? “Sì, un trampolino per invadere il mercato francese e anglo-tedesco. Il fatto che Conforama confermi questi licenziamenti, e quindi l’impoverimento del centro commerciale, è un chiaro segnale di questa linea”. L’outlet, almeno per il momento, non si apre, Auchan si è insediato ormai da diversi anni, qual è la concorrenza di cui parla Conforama e come la giustifica? “Non la giustificano, hanno semplicemente aperto una procedura di legge che adesso sta traguardando la fase pubblica al ministero del lavoro. La cosa che più ci preoccupa in questo caso è la notizia che il comune di Melilli ha avallato la costruzione di un grande outlet turistico, su 18 ettari di terreno, con negozi, alberghi e spazi pubblici, proprio sotto Melilli di fronte Conforama, che sarà conglobato in questo outlet attraverso il ponte. La nostra preoccupazione, che abbiamo esternato anche a Conforama, è quella che di fatto loro stanno svuotando il centro di tutto il personale per poi magari vendere solo la scatola, la struttura. Ci sono molti segnali che confermano quanto noi temiamo, basti pensare all’apertura dello svincolo autostradale che dalla Siracusa-Catania sbocca direttamente su Conforama. Questo svincolo si sarebbe dovuto aprire entro il 2010, adesso l’azienda ci ha riferito che l’apriranno entro il 2011, ma noi temiamo che ciò avverrà solamente quando partirà l’outlet turistico”. C’è poi chi chiude senza licenziare i propri dipendenti lasciandoli senza stipendio, e senza ammortizzatori sociali, per mesi… “Sì, stiamo parlando di Old Market, che da marzo non paga i dipendenti, che ad agosto ha abbassato le saracinesche lasciando 13 famiglie senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza nessuna speranza per il futuro”. Ma non è illegale quanto attuato dal signor Runza, titolare di Old Market? “Abbiamo portato la questione all’attenzione del prefetto: se questi non ha ritenuto opportuno trasmettere gli atti alla procura della repubblica, vuol dire che non ha intravisto alcun tipo di reato. Io ho sollecitato tramite lettera pubblica le associazioni datoriali, la Confcommercio e la Confesercenti, a far proprio quanto sostenuto tempo fa dal presi- dente di Confindustria, Ivan Lo Bello, che dichiarò fuori da Confindustria le imprese che pagano il pizzo alla mafia. Allo stesso modo, le associazioni datoriali dovrebbero cacciare fuori i loro associati che non rispettano i contratti di lavoro. Sulla questione di Old Market mi sarebbe piaciuto sentire la voce di Confcommercio e Confesercenti, che purtroppo non si è mai levata”. Con l’introduzione del collegato lavoro, il sindacato rischia di avere un ruolo marginale? “Non sarà marginale il ruolo del sindacato, ma il diritto del lavoratore di potersi difendere dalle angherie e ingiustizie che subisce sul posto di lavoro. Il collegato lavoro introduce una serie di norme così articolate e una serie di scadenze temporali che danneggiano unicamente il lavoratore rafforzando la posizione del datore di lavoro”. In sintesi, il 2011 non si prospetta un anno più facile.. “Si presenta più difficile del 2010 perché l’uso sfrenato degli ammortizzatori in deroga, se da un lato ha attenuato le ripercussioni sui lavoratori, dall’altro sta accentuando ulteriormente il problema”. Ma nel 2011 non finiranno questi ammortizzatori in deroga? “No, perché la legge prevede la deroga anche per il prossimo anno. È questo l’unico intervento salva-crisi che il governo ha messo in campo, e quando sentiamo la banca d’Italia denunciare che i giovani di oggi matureranno come pensione solo il 47% del loro ultimo stipendio, ci rendiamo conto che stiamo creando un futuro di assoluta povertà. Alle politiche del governo si aggiungono poi gli scriteriati contratti territoriali firmati da Fisascat, Uiltucs e Confcommercio, che innalzano l’apprendistato a 72 mesi, che è il tempo che occorre per laurearsi, per non avere neanche la garanzia al 100% di essere successivamente impiegato presso l’azienda a tempo indeterminato. Se un giovane comincia l’apprendistato a 28 anni, età massima per accedervi, magari part-time, si ritrova a 34 anni ancora apprendista, sottopagato, senza garanzie; continuando a lavorare part-time, come dovrebbe costruire la sua pensione? Ci rendiamo conto che stiamo costruendo una società di futuri poveri?” 6 24 Dicembre 2010 Tardive le nuove disposizioni e intanto l’insetto sta divorando le piante di Ortigia e si espande Punteruolo rosso, in provincia le palme morte già centinaia Il vampiro dilaga a Siracusa e il Comune non sa come fermarlo di MARINA DE MICHELE Eccezion fatta per l’Ennese, ancora immune, la provincia di Siracusa è l’ultima in Sicilia ad essere attaccata dal flagello del punteruolo rosso. È iniziato dal territorio di Augusta, probabilmente perché limitrofo al territorio etneo dove la distruzione delle palme è già oltremodo estesa, ma, accerchiata quasi da un assedio, data la presenza del terribile coleottero anche nel ragusano - anche qui danni già ingenti -, non c’era veramente nessuna speranza che la nostra provincia riuscisse a rimanere estranea a una delle più grandi emergenze botaniche della storia. Segnalazioni di palme del tipo Phoenix canariensis, le più caratterizzanti nel nostro paesaggio, cibo tra i più privilegiati dalle grasse larve del Rhynchophorus ferrugineus, attaccate e ormai con il tipico aspetto ad ombrello aperto, giungono da tutti i Comuni: in provincia le palme morte sono già centinaia. Nel capoluogo il punteruolo non si è fermato neanche di fronte a un luogo sacro quale potrebbe ritenersi il giardino dell’Arcivescovado: le due palme, che si stagliano sullo sfondo del cielo, a un passo dalla chiesa di Santa Lucia alla Badia, nell’indifferenza generale, forse già segnalate da santa madre chiesa - certamente ligia agli obblighi imposti dalla legge -, mostrano, nell’aspetto dimesso, evidenti segni di sofferenza. E d’altra parte le larve del punteruolo hanno già, con sapiente voracità, succhiato la linfa vitale di una delle palme di Palazzo Bellomo, pronte, una volta divenute adulte, non oltre 4 mesi, a sfarfallare verso l’altro splendido esemplare, a un passo, anzi a un battito di alucce, per depositare quelle 300 uova che renderanno la progenie sempre più feconda. In 4 mesi fanno fuori tutto: 2-5 giorni perché dalle uova nascano le larve e inizia il festino. Le neonate scavano gallerie e divorano i tessuti vegetali: un tumore a tutti gli effetti. All’esterno, date le abitudini rigorosamente endofite, si nota la loro presenza solo quando il danno è fatto e le metastasi sono dappertutto, al punto da lasciare quasi solo un debolissimo involucro che rischia di crollare improvvisamente con danni imprevedibili. Solo uno l’aspetto positivo: sembra che il parassita non abbandoni il suo renitente ospite fino a quando non ne abbia succhiato ogni goccia vitale. In Ortigia sono già preda dell’insaziabile vampiro le palme che si elevano su a sfiorare il Belvedere davanti al Des Etrangérs e anche nel cortile di un privato, nella zona del mercato, un cascante cespo di foglie secche rimprovera tacitamente la stoltezza umana. Povero essere a due zampe che, pur se in posizione eretta, ha già ceduto di fronte a un insignificante insetto all’apparenza del tutto innocuo. In attesa che le nidiate sparse un po’ ovunque in città si dirigano su quella splendida mensa che potrebbe essere viale Santa Panagia o su qualche altro succulento sito, a ottobre si è proceduto alla decapitazione di tre delle sei palme della corte degli Avolio, in via del Consiglio Reginale: un intervento decisamente discutibile, del tutto inosservante dei criteri formalizzati dallo stesso ministero delle Politiche Agricole e Forestali per casi di questo genere, come ha riferito un nostro articolo redatto da Carlo Gradenigo. I tecnici del servizio verde pubblico del Comune dell’Igm sono intervenuti infatti in mattinata e non nelle primissime ore del giorno come si suggerisce essendo stato appurato che le temperature superiori ai 20°C, così come le giornate di vento, favoriscono la dispersione degli insetti adulti che invece quasi non riescono a muoversi se le temperature sono inferiori ai 10°C, tant’è vero che sono le stagioni più fredde quelle idonee ai vari interventi di bonifica o di prevenzione. Non si sono neanche visti, nell’area sottostante la proiezione della chioma della pianta, i teli plastici dello spessore di almeno 40 millimetri che sono prescritti per raccogliere più agevolmente le parti vegetali tagliate insieme a insetti o larve. Né il taglio è stato effettuato a sezioni, asportando prima le foglie e l’apice vegetativo, evitandone la caduta libera a terra e di conseguenza l’immediata dispersione dell’indesiderato ospite. Tutto si è svolto secondo i tempi e le modalità di una normale potatura, non preoccupandosi per nulla di effettuare la raccolta “tempestiva” del materiale di risulta, e neanche a parlarne di imbustare, e quasi sigillare, il tutto che, proprio al contrario rispetto a come si dovrebbe fare, è stato caricato così come ammassato su un camioncino aperto dell’IGM. Altro che adottare quanto disposto: trasporto con camion chiuso, telonato o con opportuni accorgimenti (es. imbustamento) per non consentire ai curculonidi di distribuirsi sapientemente lungo la strada verso chissà dove. Perché anche questo dello smaltimento è un passaggio fondamentale che deve, dovrebbe, rispondere a regole e comportamenti precisi. La distruzione delle palme infestate deve avvenire infatti entro 24 ore dall’abbattimento attraverso incenerimento, interramento, triturazione, o con una combinazione di tali metodi, per ciascuno dei quali il Ministero impone regole chiare e tassative, così come indicate anche dall’Unione Europea. Vero è che forse proprio a causa delle tante critiche nei confronti di questo modo superficiale e dannoso di procedere, il novembre successivo il sindaco ha, finalmente, emanato una ordinanza che riporta quanto contenuto nel decreto ministeriale, detta i corretti comportamenti cui attenersi, ma non dà alcuna seria indicazione per un’efficace opera di prevenzione, ripiegata com’è in una forma di inerme e fatalistica rassegnazione. Nulla testimonia la volontà di affrontare un’emergenza che evidentemente non è vissuta come tale e di almeno cercare di arginare il fenomeno salvando il salvabile. L’intera ordinanza, al di là delle parole di circostanza - quelle tipiche e dovute al capezzale di un morto o di un moribondo, quelle di attestazione del valore del morente “le palme rappresentano un bene di elevato valore ambientale, culturale e paesaggistico… un patrimonio cittadino…” – è la mesta presa d’atto che “ad oggi, contro il parassita, non esiste alcun rimedio scientificamente efficace e provato, nessuna misura fitosanitaria”. Una certo non voluta falsità da parte del primo cittadino che dovrebbe sollecitare i propri esperti del verde - semmai non quelli che hanno contribuito con le loro proposte allo sperpero di risorse ingenti, 800mila euro, per una “barriera arborea” del tutto inutile a limitare l’inquinamento industriale – a documentarsi per vedere in che modo intervenire efficacemente. Che sia una strada percorribile lo dice ad esempio l’esperienza del marchese di Sangiuliano di Villasmunda. Il marchese, proprietario di una tenuta che si fregia di ben 500 palme proprio della specie più attaccata dal punteruolo, la Phoenix canariensis, quando nel 2008 ha dovuto assistere impotente alla morte di 32 esemplari centenari, è subito corso ai ripari dotando ogni palma di tubicini da cui periodicamente si fanno scendere a livello apicale alcune gocce di un prodotto registrato per la coltivazione biologica, quindi non dannoso per l’uomo. Bene: l’anno successivo le perdite si sono fermate a 9. Un atteggiamento ben più propositivo rispetto a quello di chi vede l’unica soluzione nel tagliare le palme e nel lasciare che le altre siano infestate. In Spagna, il primo paese del continente europeo ad essere attaccato dal punteruolo, si interviene, se si è in tempo, anche sulle palme già malate, eliminando “chirurgicamente” le parti infette per salvare il centro vitale della pianta, quello capace di rigenerare nuova vegetazione, e i successi ottenuti non sono rari. Ma proprio come quando si affronta una malattia, anche quella più tremenda e angosciante, il cancro, la parola magica è prevenzione. Mentre si stanno studiando metodi che consentano di rilevare la presenza dell’insetto all’interno delle piante, ciò che i saggi, gli intelligenti, suggeriscono è l’attuazione di un sistematico monitoraggio del territorio mediante esame visivo delle piante e/o utilizzo di trappole feromoniche (quelle che sfruttano gli appetiti sessuali del maschio), la cui collocazione andrebbe programmata con il servizio fitosanitario. Un trattamento scelto dal comune di Roma. Dire che il controllo del territorio sarebbe impresa titanica è semplicemente un alibi se si pensa quale rete di “sentinelle dell’ambiente” si potrebbe creare attraverso un’opera di sensibilizzazione tra gli studenti di ogni età e i cittadini. Basterebbe un centro di raccolta delle segnalazioni che, se anche già è stato istituito, rimane comunque niente più che un’astratta indicazione. Così come già si sono sperimentate sostanze non tossiche che non desterebbero nessuna preoccupazione per la salute pubblica. L’orto botanico di Catania in endoterapia tratta le palme con una sostanza estratta dall’albero del Nim che ancora non è registrata ma che sta dando ottimi risultati. Insomma, soprattutto per le palme storiche, per quelle monumentali, e poi con un’azione a cerchi concentrici via via ad abbracciare tutto il territorio, è possibile pensare a protocolli sperimentali. Tutto si può fare, tranne lasciare che Siracusa, la Sicilia tutta, perdano irrimediabilmente uno dei beni monumentali più caratterizzanti del proprio territorio. E se il clamore mediatico su questa epidemia non ha la stessa violenta intensità espressa per lo scempio di Pompei, è unicamente per la grossolanità di una certa stampa che sa solo inseguire le battaglie iniziate dall’antesignano di turno e non vede parallelismi e analogie egualmente gravi, danni incalcolabili come per il nostro patrimonio archeologico così per quello paesaggistico. Le ditte di smaltimento: “I Comuni non vogliono addossarsi una spesa così alta” L’ass.Accolla (Augusta): “Abbattute 120 palme Si teme che l’infezione passi agli alberi da frutta” Insistono sul territorio provinciale almeno un paio di cave/discariche gestite da società autorizzate allo smaltimento delle palme abbattute perché infestate dal punteruolo rosso. Tale smaltimento consiste nel triturare la palma per farne cippato: questa operazione garantirebbe – sembra che negli anni passati siano stati effettuati degli esami in tal senso – anche la morte delle larve del punteruolo rosso che si trovano nel tronco della palma. Il costo di questa operazione per ogni fusto, però, è alquanto oneroso perché, oltre alla frantumazione, essa richiede una serie di analisi specifiche che – a rigor di logica – dovrebbero essere a carico di chi vuole smaltire la pianta. Le società che abbiamo contattato, però, ci confidano che nessuno degli enti pubblici che ha chiesto di smaltire presso di loro le palme infestate vuole farsi carico di una così onerosa spesa: da molti, piuttosto, hanno ricevuto la proposta di accantonare (sinonimo, cioè, di abbandonare) nelle loro discariche numerosissime piante senza operare alcun trattamento. È questo il motivo per cui, sebbene autorizzate, queste società non hanno mai visto arrivare una palma. Michele Accolla, assessore all’Ambiente di Augusta. Quante palme sono state abbattute, finora, a causa del punteruolo rosso? “Dovremmo avere abbattuto circa 120 esemplari Phoenix. Purtroppo, però, lo spettro paventato dagli esperti è che il coleottero attacchi anche altre specie per passare, poi, agli alberi da frutta. Que- sto sarebbe uno scenario ancora più inquietante”. Quante sono in pericolo? “Sono un centinaio: perché siamo il territorio più esposto della provincia di Siracusa dal momento che il focolaio è stato individuato a Catania”. Come procede il Comune di Augusta per lo smaltimento delle piante abbattute? “Le piante vengono triturate in un capannone di proprietà del Comune di Augusta (nella zona del cimitero): l’Ispettorato Regionale Agricoltura e Foreste ci ha fornito il trituratore che riduce in polvere foglie e tronchi”. È certo che la triturazione uccida anche le larve? “Gli esperti assicurano che questa procedura di trituramento è, tra tutte, quella che garantisce maggiore sicurezza di contenimento dell’infe- stazione: io, però, non sono un agronomo né un fitopatologo”. Dopo la triturazione, quali analisi sono effettuate per verificare l’effettiva morte delle larve? “Un presidio dell’Ispettorato sovrintende a tutte le operazioni (dall’abbattimento alla triturazione): presumo, perciò, che il protocollo – raccomandato dagli esperti – preveda anche le analisi finali”. Quanto costa al Comune questa operazione? “L’intera campagna, che si sta concludendo in questi giorni, sta costando tra i 25 e i 28 mila euro: si tratta di abbattere palme (quasi tutte di alto fusto) che costano, l’una, tra i 600 e gli 800 euro per abbattimento e triturazione”. Alessandra Privitera 24 Dicembre 2010 Quali sono a Siracusa le discariche aurorizzate, dove viene effettuata la triturazione? I costi 7 Lo smaltimento illegale delle palme un capitolo tutto da scrivere Le pesanti sanzioni ai privati non aiutano la collaborazione di MARINA DE MICHELE Anche l’approccio nei confronti dei privati, sebbene si tratti di disposizioni ministeriali, ci sembra alquanto ottuso e rischia di trasformarsi nel più sicuro alleato del vorace coleottero. Aver previsto che l’unico responsabile dell’abbattimento e della distruzione della palma infestata sia il proprietario, che tutto debba essere a sue spese, un costo che si aggira tra i 700 e i 1000 euro, che nel caso di inadempienza, sia per omessa segnalazione al servizio verde pubblico del comune e al servizio fitosanitario regionale che per mancato abbattimento, possa essere comminata una contravvenzione da 103 a oltre 2000 euro, significa contribuire a creare sacche di illegalità. Le case con giardino dei siracusani non sempre infatti sono espressione di benessere economico: spesso si tratta di case gravate da mutuo o che hanno svuotato portafogli e, soprattutto in tempi di ristrettezze economiche, non è facile accettare di buon grado simili costi, semmai sottraendo esigue risorse a spese ritenute prioritarie. Non solo: il fai da te, o il rivolgersi al giardiniere di fiducia significa non poter esercitare alcun controllo sui luoghi dove verrà scaricato il materiale di risulta che rischia di rimanere un serbatoio per larve e insetti. Quali sono, nel territorio siracusano, le discariche autorizzate a ricevere il materiale di risulta? Dove viene effettuata la triturazione? E a margine: si è veramente certi che triturare le parti infestate sia sufficiente per eliminare larve e insetti? Lo smaltimento illegale delle palme è infatti un capitolo tutto da scrivere e non riguarda solo l’illecito profitto di alcuni ma anche l’ulteriore infestazione che ne deriva. In questo senso diventa necessaria una riflessione sui costi e sugli sprechi che già si stanno facendo solo per ignavia. Sostituire una palma canariensis può costare anche 10mila euro mentre per intervenire con la profilassi si può orientativamente calcolare il costo di una trentina di euro per trattamento, e in un anno ne potrebbero servire dai sei agli otto. Ma maggiori costi sono quelli per smaltire la palma nel ‘bio trituratore’, oltre a quelli per tagliare e trasportare l’albero: intorno agli 800-1000 euro. Sembra insomma di poter dire che sia già arrivato il tempo di cambiare rotta e di avviare dal basso un’opera di sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali affinché avviino una diversa e più proficua collaborazione con chi sia in grado di affrontare il fenomeno con competenza e professionalità. 8 24 Dicembre 2010 LA NULLITÀ SANCITA AB INITIO DAL CGA PR L’assemblea ATO “scopre” che la società esibiva come propri i capitali avuti in prestito dalle banche Deliberata la risoluzione del contratto con Sai 8 per “responsabilità esclusiva del concessionario” Chiunque entri o esca da Siracusa per la statale 124 non può fare a meno di notare lo stazionamento di un gruppo di lavoratori davanti all’ingresso dei locali di SAI8 (accanto al cimitero dei militi inglesi). Il motivo dell’assedioprotesta è spiegato da un eloquente striscione. La società di gestione del servizio idrico integrato non paga le ditte che hanno eseguito opere per suo conto. Da qui la manifestazione dei lavoratori dipendenti, che non percepiscono quanto spetta loro di diritto e che le imprese non sono più in grado di anticipare. Il consigliere provinciale Giuseppe Bastante ha dichiarato al riguardo che “non si può chiedere alle imprese di anticipare sia i lavori sia le somme, soprattutto in un momento di forte crisi economica”, aggiungendo che è per lui inspiegabile il motivo per cui “la Sai 8 non corrisponda le somme dovute alle ditte esterne, benché l’Ato Idrico abbia saldato tutte le somme dovute per stato avanzamento lavori”. Il presidio dei lavoratori, che giustamente rivendicano le loro spettanze, è il segno più evidente della difficoltà in cui versa l’azienda. E dire che ci avevano quasi convinto che il privato sarebbe sinonimo di efficienza, di funzionalità, di perfezione. Se i lavoratori che dipendono direttamente da SAI8 fossero dipendenti pubblici forse oggi non sarebbero col cuore in gola, trepidando per le sorti di un’azienda… troppo vicina al cimitero. E i lavoratori delle altre ditte creditrici potrebbero essere sicuri di una cosa: la committenza pubblica spesso paga in ritardo (e questo va certamente evitato), ma paga sicuramente. SAI8 speriamo che lo faccia senza portare ancora le cose per le lunghe. Quanto al servizio, solo in quel di Pachino si sono levate voci di apprezzamento per i miglioramenti che ci sono stati. Altrove i cittadini non hanno notato alcun progresso in termini di elevazione della qualità del servizio idrico. SAI8 con annuncio di sfratto Ma i rintocchi a morto per SAI8 provengono da più direzioni: sabato 18 dicembre l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO ha deliberato, con voto unanime di tutti i 15 componenti presenti, la risoluzione del contratto di affidamento del servizio idrico a SAI8 “per responsabilità esclusiva del concessionario”. Per completezza di informazione aggiungiamo che alla riunione di sabato non erano presenti i sindaci di Augusta (Carrubba), di Lentini (Mangiameli), di Carlentini (Basso), di Pachino (Bonaiuto), di Floridia (Spadaro) e i due commissari di Ferla e di Sortino. Motivo della deliberata risoluzione? Indovini il lettore! Ma sì, esatto! Proprio quello che si ventilava da tempo e che il Presidente Bono si è finalmente preso la briga di verificare, rilevando nella sua recente inevitabile diffida che il documento di finanziamento “è un contratto di anticipazione dei contributi pubblici e non un autonomo contratto di finanziamento della quota privata dell’investimento”. Navigando tra l’archivio del nostro giornale on line (lacivettapress.it) il lettore paziente potrà rendersi conto della perseveranza con cui La Civetta ha richiamato l’attenzione su quel problema, su quella circostanza da verificare e sulle conseguenze da trarre da un eventuale riscontro positivo di quanto motivatamente si sospettava. Lo avevamo intuito da tempo. Non bisogna avere il fiuto proverbiale di un segugio come Gioacchino Genchi per capire che ci doveva essere stato qualche sospetto nella mente di chi aveva, per ben tre volte, ribadito a pag. 22 del contratto di affidamento che “il concessionario dovrà produrre entro 4 mesi dalla firma del contratto i finanziamenti di start up sopra indicati immediatamente operativi ed incondizionati (…) Decorso infruttuosamente tale termine il contratto sarà immediatamente risolto per responsabilità esclusiva del concessionario. La predetta garanzia (… ) è condizione di efficacia del contratto”. Repetita iuvant! Sotto si leggeva ancora, per la terza volta, che “ove una delle garanzie sopra citate venisse a mancare (…) senza sostituzione immediata con altra identica di altro soggetto finanziatore (…) il contratto sarà immediatamente risolto per responsabilità esclusiva del concessionario”. Poi in quelle scartoffie si leggeva il riferimento ad una fidejussione di importo minore, finalizzata ad altri scopi. Poi ci si imbatteva negli allegati. Che pazienza leggerli, meditarli, intuirne il significato recondito! Poi ancora si trovavano delle lettere di intenti da parte delle banche, piuttosto che la fidejussione vera e propria. Caspita! E perché mancavano altri atti bancari conseguenti a quelle lettere di intenti, vaghe, generiche, fatte apposta per raggirare qualche amministratore distratto? E poi quel parere di un autorevole amministrativista, che diceva e non diceva, che lasciava alla buona volontà degli amministratori la possibilità di accettare come valida “non una diversa fidejussione” ma un modo diverso di onorare l’impegno fidejussorio. Come? Rapportando al triennio, cioè riducendo, l’entità di una garanzia che si sarebbe dovuta riferire all’intero periodo di affidamento. Di quale garanzia? Di quella relativa ai finanziamenti di start up o di un’altra? I quattordici milioni di euro relativi alla garanzia dei finanziamenti di start up (a completamento della quota privata) ci dovevano essere tutti a distanza di quattro mesi dall’otto febbraio del 2008, data in cui fu stipulato il contratto. C’erano “immediatamente disponibili ed incondizionati” o no? E se non c’erano, il contratto non era da considerare privo della “condizione di efficacia”? E l’ATO, in quanto autorità d’ambito, aveva mai rappresentato al Presidente tale circostanza? L’aveva prospettata ai Sindaci? Perché dovevamo essere i cittadini ad aprire gli occhi per scrutare nel buio, rivaleggiando con la civetta, animale notoriamente nittalopo? L’ATO svolgeva bene i suoi compiti istituzionali o era troppo condiscendente nei confronti del contraente inadempiente? Abbiamo sempre avuto l’impressione di una contiguità tra l’ATO e il concessionario. Essa traspariva anche dalle dichiarazioni che qualche responsabile dell’ATO rilasciava alla stampa, all’altra stampa, quella che accetta le dichiarazioni e le pubblica senza verificare, senza sfruculiare, senza porsi troppe domande, senza voler vedere le cose in controluce, in filigrana, in pieno sole e… anche al buio, alla luce della coscienza civica interrogata pazientemente nei notturni silenzi. Avevamo ragione noi a sospettare, a domandare, a chiedere che si verificasse. Lo ha dimostrato la diffida di Bono, sorretta dal parere di autorevoli studiosi di diritto che hanno letto nei documenti di SAI8 non una garanzia del finanziamento privato ma una anticipazione (un prestito bancario) del finanziamento pubblico. Proprio così: la banca era pronta a versare un anticipo, garantito dalla somma che SAI8 avrebbe intascato come finanziamento pubblico. Stentavamo a crederlo, ma era così. Ci sembrava una situazione clamorosamente irreale, impossibile. Ci chiedevamo se ci fossero gli estremi di qualche reato, forse di una tentata truffa o di una vera e propria truffa, ma certi soloni soffiavano, a gote gonfie, per spegnere l’incendio che stava per divampare e per garantire pace e serenità agli affaristi. E allora noi, pronti a martellare come su un’incudine, continuavamo a ribadire, a rilanciare gli argomenti già noti e arcinoti ma non sufficientemente presi in considerazione. Poi sabato scorso il grande evento, in qualche modo presagito. Avevamo intuito che i Sindaci in maggioranza avrebbero assunto la posizione giusta. Il voto è stato unanime. Ne siamo compiaciuti e ci congratuliamo anche col Presidente Bono, verso il quale siamo stati corretti ma fermi nella pretesa di orientarlo verso la soluzione che ci sembrava giusta. Giornalismo militante, informazione critica, interesse verso la realtà provinciale esaminata per problemi e non contemplata superficialmente con gli occhi di chi vede solo l’effimero o gli eventi spiccioli di cronaca. Quelli non ci interessano. Le monachine sprizzate dai falò e i fuochi d’artificio che durano un attimo li lasciamo ad altri organi di stampa, che descrivono l’effimero piuttosto che informare. La Civetta aspira ad essere fucina di impegno civico. La lotta non è conclusa, bisognerà rallentare le procedure per un nuovo affidamento Il Comitato di iniziativa civica di Floridia per l’acqua pubblica “Ora il sindaco Spadaro faccia un c/c per le bollette dei cittadini” Il Comitato di iniziativa civica di Floridia per la difesa dell’acqua pubblica esprime profonda soddisfazione per gli ultimi sviluppi della vicenda: - Delibera dell’Assemblea dei Sindaci dell’ATO, che sabato 18 dicembre ha approvato all’unanimità la risoluzione del contratto di affidamento del servizio idrico a SAI8. Il nostro sindaco non ha partecipato a tale riunione. Sentenza del CGA (Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo), che ha accolto il ricorso del Comune di Melilli contro l’affidamento della gestione del servizio idrico alla Sai 8. Tale sentenza rende nulli gli affidamenti dei servizi idrici già compiuti da molti Comuni della Provincia (tra cui il nostro, che consegnò gli impianti alla SAI8 già nella primavera del 2009, con un anno di anticipo rispetto alla tempistica prevista) e pone al sicuro gli altri Comuni che, accortamente, non hanno voluto consegnare gli impianti. Risulta a questo punto immotivata ogni pressione da parte di organismi regionali, che hanno tentato invano di imporre forzatamente ulteriori affidamenti. - Assedio continuo alla sede di SAI8 (accanto al cimitero dei caduti inglesi) da parte di maestranze di ditte che non sono state pagate per i lavori effettuati. Sono a rischio 250 posti di lavoro. Evviva l’efficienza del privato ! Il Comitato chiede ora al Sindaco di Floridia di mettere a disposizione dei cittadini un conto corrente sul quale possano versare gli importi delle ultime bollette ricevute, in attesa che si chiarisca se tali somme siano dovute a SAI8 o siano da incamerare da parte del Comune, dal momento che la sentenza del CGA dichiara nullo dal suo primo istante il contratto di affidamento del servizio idrico a SAI8. Dobbiamo ancora versare soldi ad una società che ha illegittimamente gestito il servizio e riscosso il canone? Non sarebbe me- glio che fosse il Comune ad incassate tali importi, che gli consentiranno di riavviare la gestione pubblica, come vogliono i cittadini? Saremo grati al nostro sindaco se vorrà accogliere almeno questa istanza. Il Comitato ringrazia quanti, di qualsiasi tendenza politica, hanno sostenuto la battaglia per la ripubblicizzazione e rivendica per tutta la cittadinanza il merito dei risultati sin qui conseguiti. Fa presente che la guerra non è però conclusa e che bisognerà rallentare, con tutte le strategie lecite a disposizione, le procedure per un nuovo affidamento in attesa che il referendum cancelli la criminale e criminogena disposizione dell’art. 23 bis della legge 133/08 unitamente alle norme ad essa collegate e che la Regione approvi la proposta di legge di iniziativa popolare. Grazie, cittadini di Floridia. Vi chiediamo di continuare ancora, tutti uniti, in questa comune iniziativa civica. 24 Dicembre 2010 di CONCETTO ROSSITTO 9 RECLUDE PER SAI8 OGNI RIVALSA SULL’ATO L’accettazione della ridotta liquidità per SAI 8 ha di fatto falsato il procedimento di gara Il CGA dà ragione al sindaco di Melilli: contratto non valido Adesso i comuni hanno piena legittimazione a riavere le reti E veniamo all’altro grande fatto relativo alla vicenda in questione. Il CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa) di Palermo ha accolto il ricorso del Sindaco di Melilli, Giuseppe Sorbello, che ha da sempre contestato la correttezza della gara. La questione da lui posta è questa: se il favore di accettare una garanzia di ridotta consistenza è stato concesso, a gara espletata, all’ATI aggiudicataria (poi definitasi SAI8), non risulta così falsato il procedimento di gara? Gli altri concorrenti potrebbero essere stati dissuasi dalla competizione a causa dell’ammontare cospicuo della garanzia richiesta, che poi è stata invece ridotta al concorrente aggiudicatario. I lettori della Civetta ricorderanno che il Sindaco Sorbello aveva già opposto ricorso al TAR di Catania contro l’affidamento del servizio idrico, mettendo in dubbio appunto la correttezza della procedura di gara. Tale primo ricorso aveva avuto esito negativo, ma le motivazioni della sentenza hanno fornito spunti più precisi per l’ulteriore ricorso al CGA, che ha avuto esito favorevole. E qui viene il bello. Infatti, se la risoluzione del contratto deliberata da 14 sindaci e dal Presidente Bono lascia qualche spazio alla controparte, la nullità riconosciuta ab initio dal CGA all’affidamento preclude, a nostro avviso, ogni possibilità di rivalsa a SAI8. Se già l’annullamento “per responsabilità esclusiva del concessionario” dovrebbe togliere a SAI8 la possibilità di rivendicare il danno emergente e, quindi, di chiedere dei risarcimenti (ma non tutti i protagonisti della vicenda sono di quest’avviso), la nullità riconosciuta al contratto dal CGA sin da prima che venissero affidati gli impianti al gestore (che non avrebbe dovuto gestire!) pone le cose sotto una luce diversa: il contratto, non valido ab initio, non può essere applicato in quelle clausole che prevedono per SAI8 la possibilità di gestire gli impianti sino al subentrare della nuova gestione, quale che essa possa essere, pubblica o privata. In altri termini, i Comuni che hanno incautamente affidato gli impianti sulla base di un contratto non valido, dovrebbero immediatamente riassumere la gestione degli stessi, anche per evitare il rischio di incorrere, a nostro avviso, nel reato di peculato per distrazione di bene pubblico. In realtà questo rischio si è già materializzato con l’affidamento incauto o irregolare o supportato da un atto non valido. Ma se fino alla sentenza del CGA i Sindaci che hanno consegnato gli impianti idrici possono giustamente invocare la buona fede, dal momento successivo alla notizia di tale sentenza non hanno più questa attenuante o questa giustificazione. I signori degli Uffici dell’ATO a cui è stato conferito il mandato di predisporre ogni provvedimento necessario alla presa d’atto della risoluzione contrattuale e di individuare tutte le possibili modalità per il proseguimento della gestione, faranno bene a tenerne conto. Il contratto prevede che SAI8 continui a svolgere il servizio sino a quando un altro gestore o i Comuni stessi rilevino gli impianti, ma si tratta di un contratto già riconosciuto non valido dal CGA. Tale gestione transitoria da parte di SAI8 sarebbe possibile solo se l’annullamento fosse esclusivamente frutto della motivata delibera dell’Assemblea dei Sindaci, ma se il contratto stesso è riconosciuto non valido dal primo istante non ha senso continuare ad applicarne una clausola. Pertanto, a nostro avviso, avranno ragione da vendere e dimostreranno prudenza ed accortezza i Sindaci che rivendicheranno immediatamente la restituzione degli impianti. Sorbello ha vinto una causa anche per loro! Il contratto non riguardava solo Melilli e SAI8, ma quest’ultima e tutti i 21 Comuni della Provincia rappresentati in seno all’ATO idrico. E quel contratto è già nullo, a prescindere dalla risoluzione opportunamente e motivatamente decisa in Assemblea. In verità solo la lettura della sentenza potrà precisare tutto ciò. Se I sindaci che hanno disertato: Carrubba (Augusta), Mangiameli (Lentini), Bonaiuto (Pachino), Basso (Carlentini), Spadaro (Floridia) invece la sentenza dà ragione al Sindaco Sorbello ma non dichiara essa stessa la nullità del contratto, sarà necessaria un’appendice civilistica del procedimento, il cui esito è comunque già scontato, come assicura l’avv. Stefano Rametta, a cui va il nostro ringraziamento per la chiarezza con cui ha saputo illustrare in modo perfettamente esauriente la questione. Paradossalmente in questo momento i Sindaci che si trovano in una botte di ferro sono quelli che non hanno consegnato gli impianti e che sino ad ieri venivano posti sotto pressione con la minaccia dell’invio di commissari ad acta che operassero il trasferimento degli impianti e del servizio idrico con poteri di sostituzione dei primi cittadini. Adesso qualche preoccupazione dovrebbero averla i Sindaci che hanno affidato il servizio troppo superficialmente e troppo precipitosamente. Siamo ingenerosi nell’esprimere questi giudizi? Non potevano sapere? Non avevano poteri paranormali? Neanche il sindaco di Melilli ne ha, però ha saputo fiutare la scelta giusta. Neanche i Sindaci di Palazzolo, di Canicattini e di altri Comuni avevano poteri paranormali; eppure hanno saputo resistere, opporsi, farsi valere con determinazione nella difesa della gestione pubblica di un bene pubblico e di un pubblico servizio che, a nostro avviso, neanche una legge può imporre di trasferire obbligatoriamente a privati. Sciaguratissima legge! Mostruoso obbrobrio, frutto di una demenziale incultura coesa a pulsioni rapaci e predatorie! Quella legge sarà cancellata dal referendum o l’Italia non sarà più un paese civile. A chi si devono pagare le bollette? Ci sembra già di dover trattare prossimamente di probabili conflitti tra SAI8 e i Sindaci che ordineranno l’immediata restituzione degli impianti. Sospettiamo che potrà sorgere (forse non del tutto casualmente) qualche disservizio, poiché qualcuno vorrà ancora attardarsi a dimostrare l’indimostrabile maggiore efficienza della gestione privata. Qualche teorico della privatizzazione magari cercherà di incolpare di eventuali disservizi i cittadini dei movimenti, dei comitati e delle associazioni che si battono per la ripubblicizzazione dei servizi idrici. Se lo faranno, troveranno pane per i loro denti e i cittadini sapranno giudicare. Naturalmente ci auguriamo che si tratti solo di sospetti infondati. A proposito di cittadini… Che dovranno fare gli utenti del servi- zio gestito da SAI8? Dovranno continuare a pagare le bollette al gestore che non dovrebbero avere sul groppone, stante la sentenza che afferma la nullità dell’affidamento? O potranno versare gli importi dovuti al Comune in cui risiedono, in attesa che si chiarisca se SAI8 possa continuare a pretendere legalmente la riscossione di un servizio indebitamente svolto? La questione non è di semplice soluzione, perché SAI8 ha comunque svolto un servizio e i cittadini ne hanno usufruito. Ma il servizio idrico non doveva essere svolto da SAI8. E quest’ultima potrebbe ora accampare pretese di risarcimenti, danni emergenti, recupero di investimenti, ecc. Se tutto ciò sia dovuto o meno lo stabiliranno altri. Certo pare difficile che possa ottenere, insieme, gli introiti tariffari, il recupero delle somme investite, i finanziamenti ottenuti, ecc. senza per altro pagare i lavori effettuati da ditte varie del territorio. Recentemente un finanziamento pubblico di quasi due milioni di euro è stato sbloccato, grazie all’intervento di Bono, affinché SAI8 pagasse le ditte creditrici. Che però aspettano ancora. Che succederà? Si profila uno scenario di tensioni. Chissà che i Sindaci non possano chiedere ai cittadini di versare nelle casse comunali gli importi delle bollette in attesa che la complessa questione sia risolta nel modo più equo. Sarebbe una lodevole iniziativa! E per i comuni le tariffe d’ambito sarebbero una manna dal cielo. Il simpaticissimo Sindaco Carlo Scibetta di Palazzolo, in un recente colloquio con un signore dell’ATO, ha affermato che, se il suo Comune applicasse gli stessi importi tariffari fatturati da SAI8, il servizio sarebbe abbondantemente in attivo e rimarrebbero soldi per finanziare altri servizi comunali. Bravo, Sindaco Carlo Scibetta! Concordiamo. Siamo dello stesso avviso. I cittadini pagheremmo più volentieri le tariffe d’Ambito ai nostri Comuni e sapremmo di poterci rivolgere al Sindaco da noi eletto per chiedere conto degli impieghi delle entrate. Ci sarebbe forse più senso civico, più trasparenza e un accresciuto rapporto di fiducia tra eletti ed elettori. Ne abbiamo bisogno. Grazie, Carlo. E un ringraziamento è doveroso rivolgere anche a Giuseppe Sorbello, a Paolo Amenta, a Giuseppe Giansiracusa, a Nello Pisasale e a tutti gli altri sindaci schierati al fianco dei loro cittadini. Grazie per quanto avete fatto e per quanto farete per far vincere le ragioni dei cittadini tutti in occasione del Referendum. E’ immotivata e da respingere ogni ulteriore pressione sui Comuni per consegnare gli impianti Il Forum provinciale per l’acqua pubblica: “La decisione dell’assemblea ATO conferma l’ipotesi da noi sempre sostenuta” L’ assemblea dei sindaci dell’ATO Idrico di Siracusa ha deliberato all’unanimità di rescindere il contratto di gestione con la SAI 8 (società di gestione del servizio idrico integrato). Il Presidente della Provincia, più volte sollecitato dal Forum Provinciale Acqua Bene Comune, aveva diffidato la SAI 8 a presentare le garanzie bancarie previste dal contratto per gli investimenti di start up (14 milioni di euro) a garanzia della quota di cofinanziamento a carico del gestore. Quest’ultimo non ha depositato, entro il mese concesso dalla diffida, la documentazione richiesta. Di conseguenza l’Assemblea di sabato 19 dicembre ha deliberato la risoluzione del contratto di affidamento “per responsabilità esclusiva del concessionario”. L’assemblea dei sindaci sarà riconvocata a breve per la formale deliberazione degli atti conseguenti. Inoltre il CGA (Consiglio di giustizia amministrativa), ha accolto il ricorso del Comune di Melilli contro l’affidamento della gestione del servizio idrico alla Sai 8. Tale sentenza rende nulli gli affidamenti dei servizi idrici già compiuti da molti Comuni della Provincia e pone in una botte di ferro gli altri Comuni che, accortamente, non hanno consegnato gli impianti a SAI8. Risulta a questo punto immotivata ogni pressione da parte di organismi regionali che hanno tentato di imporre forzatamente ulteriori affidamenti. Il Forum provinciale esprime soddisfazione per la decisione dell’Assemblea dei Sindaci, poiché rappresenta una conferma dell’ipotesi sempre sostenuta dal FORUM; ritiene assolutamente immotivato e fermamente da respingere ogni ulteriore atto di pressione sui Comuni che non hanno consegnato gli impianti a SAI8, società che non ha mai rispettato gli obblighi contrattuali relativi ad una clausola che era “condizione di validità e di efficacia” del contratto stesso; sollecita, infine, il Presidente Bono ed i Sindaci ad avviare le procedure per l’affidamento del servizio idrico ad un consorzio pubblico o ad associazioni di Comuni vicini. Il coordinamento del Forum Provinciale: Alessandro Acquaviva, Paolo Pantano, Concetto Rossitto, Luigi Solarino, Jose Sudano. 10 24 Dicembre 2010 Ottenuta la qualifica, i diplomati potranno imbarcarsi come allievi ufficiali di coperta o di macchina Il futuro dell’istruzione nautica nelle mani della Regione Proposta di un corso di alta formazione da inserire nel Prof di GIOVANNI TOTIS Il recente riordino degli istituti tecnici ha, di fatto, abolito gli Isti¬tuti Nautici così come li conoscevamo, si è avuto un ridimensionamento delle ore di insegnamento anche nelle materie professionalizzanti, il che determinerà, conseguentemente. una riduzione nella capacità della scuola di rispondere alle esigenze formative richieste dal mercato del lavoro per i futuri ufficiali della Marina Mercantile. La situazione precedente già non era sufficiente, poichè le prescrizioni internazionali stabilite da S.T.C.W ‘95 e le censure operate dall’E.M.S.A. (European Maritime Safety Agency) al governo italiano sulla formazione dei giovani che desiderano intraprendere la carriera del mare evidenziavano un deficit formativo che poneva seri problemi tanto da richiedere la necessità di una revisione del percorso attuato nell’istitutto tecnico nautico. Con il riordino, la situazione è peggiorata poiche la riforma, di fatto, rimanda alla esclusiva competenza regionale tutto ciò che è afferente alla formazione professionale. Ci troviamo, così, in un situazione in cui la scuola non garantirà, sotto l’aspetto della formazione professionalizzante, una adeguata preparazione e un adeguato possesso dei titoli richiesti, in particolare, dal settore della Gente di Mare al fine di garantire l’immediata occupabilità dei diplomati. Ciò pone l’urgente necessità che la Regione eserciti per intero e con coerenza i suoi poteri nel settore professionale uscendo dagli sprechi e dal finanziamento di centinaia di corsi utili solo per chi li fa, impegnandosi a sostenere quelli funzionali alle necessità del territorio e della politica economica che essa stessa si è data. In questa nuova prospettiva, si tratta di creare percorsi di formazione, anche di livello superiore, che supportino la formazione continua e che integrino le competenze garantite dall’istruzione tecnica. I corsi professionali ipotizzabili per l’indirizzo nautico, ma il discorso è estensibile anche ad altri settori, dovrebbero esaltare le dimensioni applicative e contestualizzate delle tecnologie, integrando la preparazione acquisita negli istituti tecnici, poiché, ormai, essi sono chiamati esclusivamente a far acquisire agli alunni una padronanza dei quadri scientifici di riferimento e la conoscenza dello sviluppo delle tecnologie al fine di presidiare alcuni processi produttivi di carattere generale. Le attività caratterizzanti questi percorsi ipotizzati dovrebbero essere: lo sviluppo di attività in stage e, in alternanza, la didattica laboratoriale con approcci di tipo induttivo e con simulazioni, la realizzazione degli opportuni collegamenti con il mondo del lavoro, la conoscenza degli elementi fondanti delle tecnologie di settore (materiali, procedure, normative, manuali tecnici e diagnostici), ciò al fine di garantire competenze applicative in contesti tecnico-professionali variabili, di interiorizzare le procedure produttive, tecniche e gestionali, nonché di saper assumere comportamenti responsabili e proattivi nei confronti dell’ambiente in termini di sicurezza ed orientare il proprio autosviluppo professionale. Da un’attenta analisi dei bisogni delle filiere professionali del mare, si evidenzia la necessità di sostenere una formazione che, per corrispondere meglio ai fabbisogni formativi del mondo del lavoro marittimo, operi una saggia distribuzione tra ore di teoria, di laboratorio e di stage, con articolazioni didattiche capaci di sviluppare processi di apprendimento attivi, centrati sull’esperienza in ambienti di lavoro. I giovani che usciranno dopo 5 anni da un Istituto Tecnico devono possedere conoscenze teoriche e applicative spendibili in ampi contesti di studio, professionali e dì lavoro, nonché una gamma di abilità cognitive necessarie a risolvere problemi, l’attitudine a sapersi gestire autonomamente in ambiti caratterizzati da innovazioni continue, assumendo progressivamente anche responsabilità per la valutazione e il miglioramento dei risultati ottenuti. Da qui, essi devono poter accedere a percorsi di livello terziario per progetti, in un orientamento alla gestione di processi in contesti organizzati, attraverso modelli e linguaggi specifici, collegati con il mondo del lavoro e delle professioni; questo è compito esclusivo della regione a cui la Costituzione at- tribuisce ruoli esclusivi e determinati. In questo quadro è stata formalizzata una proposta all’Assessore alla istruzione e alla formazione professionale della Regione Sicilia per valutare l’opportunità di istituzionalizzare un corso di alta formazione da inserire nel piano regionale dell’offerta formativa di durata 18-24 mesi da gestire all’interno degli istituti nautici (molti dei quali sono centri di formazione regionale autorizzati e riconosciuti) che implementi il corso di ordinamento con segmenti formativi professionalizzanti offrendo agli alunni, orientati a scegliere il lavoro marittimo, l’acquisizione di tutte le certificazioni previste dal codice della navigazione anche con stage formativi a bordo caratterizzati come esperienze di alternanza scuola-lavoro, esperienze che consentano il loro immediato impiego nel settore nel corso del quale sia completato l’insegnamento delle materie professionali come previsto dalla S.T.C.W. ’95, Codice, tabelle A, B e seguenti e dotare gli allie¬vi dei 4 corsi obbligatori come previsto dalla S.T.C.W ed in particolare di corsi radar per la coperta. Questo processo, d’altra parte, è quello sostanzialmente seguito nel resto d’Europa, dove nessun Paese prepara gli ufficiali nel segmento dell’istruzione secondaria, ma in istituti di alta formazione, con percorsi biennali/triennali. Come è noto, condizione per sostenere l’esame di abilitazione pro¬fessionale di accesso alla car¬riera di ufficiale è aver compiuto 18 anni, aver seguito un program¬ma di formazione teorica sulla base dei Model Corses dell’IMO e aver com¬pletato un periodo di imbarco di 12 mesi (di cui almeno 6 certificati in guardia). Per quanto riguarda gli Istituti per la Logistica e i Tra¬sporti, dall’indirizzo marittimo potranno continuare a uscire giovani che possono imbarcarsi come allievi ufficiali che, però, dovranno completare la formazione teorica con almeno 1080 ore di lezione (secondo i Model Courses dell’IMO) in istituzioni formative stabili e verifcabili dall’autorità governativa e in¬ternazionale e quindi sostenere l’esame presso l’Autorità Marittima. La regione, quindi, nell’ambito della sua autonomia dovrebbe concordare con l’Autorità Marittima e con lo Stato che gli attuali istituti tecnici ad indi¬rizzo trasporti e logistica (in Sicilia ce ne sono 7) siano resi idonei e abilitati a fornire ai discenti almeno il 30% delle nozioni teoriche previste dalle tabelle A e B, S.T.C.W. ’95, nell’ambito dei programmi di queste scuo¬le e completare la preparazione in corsi paralleli/aggiuntivi finanziati e sostenuti dalla Regione nell’ambito del PROF regionale. Alla fine del percorso scola¬stico gli studenti otterranno, quindi, la maturità secondo i decreti oggi in vigore e con i corsi regionali potranno imbarcarsi in qualità di allievi ufficiali di coperta o di macchina. I corsi professionalizzanti proposti, una volta definiti dalla Regione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, saranno mirati al completamento del restante 70% della formazione teorica in moduli parte a scuola e parte in navigazione in qualità di allievo coperta o macchina (riconosciuti e certificati) per essere pronti a sostenere l’esa¬me di certificazione di abilita¬zione a ufficiale di navigazione oppure di macchina. E’ essenziale, in questo senso, che la Regione stipuli con gli armatori, e per essi con la Confitarma, protocolli di intesa con cui essi si impegnino a imbarcare appena concluso il modulo teorico, come allievi, coloro che frequentano questi istituti. Durante il periodo di navigazione, gli allievi saranno muniti del previ¬sto libretto dove il comandante della nave certificherà la loro formazione pratica. Questo può essere un percorso virtuoso, replicabile in tutti i settori tecnici, per riconvertire senza aggiunta di nuovi fondi quella che finora è stata una politica miope e disastrosa nel settore della formazione professionale La nostra Regione, che spende risorse economiche ingenti nella formazione professionale, saprà orientare una parte di queste risorse verso una politica di sostegno all’iserimento mirato verso le professioni dei propri giovani cittadini uscendo dall’improvvisazione e dallo spreco? “Il teatro che non c’è” per i bambini nel cartellone della V edizione di “Luci a Siracusa” Da lunedì a giovedì quattro spettacoli gratuiti alla Sala Randone Pippi Calzelunghe, Hansel e Gretel, Peter Pan e il Principe Ranocchio Dalla collaborazione tra Ycama Srl e il Piccolo Teatro di Catania nasce “Il teatro che non c’è”. Lo scopo della rassegna è spiegato ampiamente dal nome che porta, infatti vuole essere un’occasione per proporre uno spazio dedicato ai bambini con la messa in scena di quattro “classici” del mondo fiabesco. Si parte lunedì 27 dicembre con le storie della trasgressiva Pippi Calzelunghe di A. Lindgren. Il libro uscito nel 1944 inizialmente fu considerato sovversivo rispetto alla società organizzata; trattandosi infatti di una bambina si pensava che la sua storia fosse portatrice di ideali femministe. Ma la sua è una trasgressione “gentile” nei confronti delle regole del mondo degli adulti. Si prosegue martedì 28 con una delle fiabe più famose dei fratelli Grimm ovvero “Hansel e Gretel”. I temi af- frontati sono la fame e la disperazione di essere digiuni, ragion per quale i due bambini vengono abbandonati e il distacco dalla famiglia, che ogni bambino giorno dopo giorno compie facendo i primi passi verso il sentiero della vita. Mercoledì 29 sarà la volta del satiretto Peter Pan di J. M. Barrie, dalla drammaturgia di L. M. Ugolini. La fiaba mostra al mondo degli adulti com’è fatto il cervello di un bambino. A chiudere la rassegna giovedì 30 sarà Il principe Ranocchio, che torna ad essere principe grazie all’amore per una principessa. Le regie degli allestimenti sono firmate da Gianni Salvo. Il regista celebre per le rappresentazioni del genere fiabesco crea un teatro che stupisce, diverte, coinvolge ed emoziona il pubblico. Salvo dirige un eccellente cast che interpreta in ogni fiaba più di un personaggio, mostrando le proprie capacità interpretative. Le musiche originali sono di Pietro Cavalieri e le scene ed i costumi sono di Oriana Sessa. La rassegna, che rientra nel cartellone della V edizione di “Luci A Siracusa”, manifestazione dell’assessorato al turismo della Regione Sicilia e fortemente voluto anche quest’anno dal suo ideatore Fabio Granata, vuole avvicinare al mondo meraviglioso delle fiabe ma soprattutto del teatro i bambini lasciando loro in eredità l’amore per la cultura e lo spettacolo, con l’augurio che presto ci siano altri spazi dedicati non solo ai più piccoli ma anche agli adulti. I quattro spettacoli verranno allestiti presso la Sala Randone di Siracusa. L’ingresso sarà gratuito fino ad esaurimento posti. 24 Dicembre 2010 11 No a ulteriori porti turistici, riqualificazione della Borgata e ridimensionanto degli alberghi Italia Nostra: “Il Comune sospenda le licenze edilizie rilasciate e istituisca un vincolo sull’area costiera del Plemmirio” Fermo documento della prof.ssa Lucia Acerra, presidente della sezione siracusana di Italia Nostra, rivolto all’amministrazione comunale di Siracusa, per salvaguardare alcune aree di grande interesse storico e paesaggistico dalle conseguenze nefaste del Prg Bufardeci. Leggiamolo insieme. “Fin dalla sua costituzione (luglio 1969) la sezione di Italia Nostra ha sempre difeso, secondo i suoi fini statutari, il territorio di Siracusa in tutte le sue connotazioni. Si ricorda a tal proposito l’intervento contro il prelievo delle acque del Ciane con conseguente danno al Papiro e la ferma opposizione al paventato sventramento di alcune aree di Ortigia negli anni ’60 con la conseguente proposta, poi realizzata, della Legge Speciale per Ortigia i cui benefici sono oggi apprezzati da tutti. Ciò dimostra che nella progettazione dello sviluppo del territorio la lungimiranza degli obiettivi e l’apporto di quanti conoscono, attraverso approfonditi studi, la sua storia sono la combinazione vincente. “Da diversi anni, tuttavia, le amministrazioni siracusane hanno ignorato quel modello di sviluppo sostenibile sempre più condiviso anche a livello internazionale in quanto ritenuto l’unico in grado di garantire in modo armonico sia lo sviluppo, sia la salvaguardia dell’ambiente inteso come sistema complesso di storia e di natura. Una dimostrazione evidente di scelte urbanistiche che incidono pesantemente e negativamente sul territorio è il massiccio edificato lungo viale Epipoli: una miriade di corpi edilizi in totale contrasto con l’originaria politica di tutela archeologico-paesaggistica di un’area su cui insistono tracce significative delle Mura Dionigiane e dell’Acquedotto Galermi. “Tutto questo e molto altro accade in virtù dell’errata previsione di incremento demografico, ampiamente smentita dai fatti, su cui è stato impostato il PRG. Inoltre lo sviluppo turistico di cui tanto si parla in un territorio ricchissimo di siti archeologici, di aree monumentali e di zone di pregio naturalistico non si può basare solo ed esclusivamente su villaggi e porti turistici. “Italia Nostra non condivide tale impostazione ritenuta lesiva del paesaggio, valore la cui importanza trova il suo riconoscimento giuridico nell’art.9 della Carta Costituzionale. “In particolare l’Associazione evidenzia l’incongruità della pianificazione della portualità turistica con alcuni vincoli, mai abrogati, quale il D.A. del 30/09/1988 a tutela dello specchio acqueo del Porto Grande emanato dall’Assesore Regionale pro-tempore ai Beni Culturali su proposta dell’arch. Antonio Pavone, all’epoca dirigente della Soprintendenza Archeologica della Sicilia Orientale, e contesta pertanto l’eventuale realizzazione di ulteriori porti turistici. Altri luoghi di pregio archeologico e naturalistico a rischio sono le aree costiere a Sud di Siracusa (Plemmirio, Ognina). “Per quanto sopra detto Italia Nostra auspica che l’Amministrazione Comunale, anche tenendo conto del Piano paesaggistico che l’Associazione condivide, al di là delle appartenenze politiche, voglia scrivere una importante pagina di storia urbanistica saggia e lungimirante, tenendo presente i seguenti punti: 1) la sospensione delle licenze edilizie già rilasciate, viziate dall’errata previsione di crescita demografica; 2) l’istituzione di un vincolo sull’area costiera del Plemmirio e sui pochi tratti di costa ancora liberi dal cemento; 3) la rinuncia alla realizzazione di ulteriore portualità turistica all’interno dei due porti della città; 4) il ridimensionamento dei previsti insediamenti turistico-alberghieri, peraltro già superati come modelli di sviluppo per il turismo, ormai sempre più indirizzato verso la fruizione culturale dei luoghi; 5) l’avvio del recupero edilizio della Borgata con la finalità di tutelare il centro storico e di evitare ulteriore consumo del territorio. “In ordine a tali situazioni, dopo una lunga e sofferta meditazione, Italia Nostra nella persona della sua Presidente Nazionale, dott.ssa Ales- sandra Mottola Molfino, il 7 ottobre u.s. inoltrava una nota all’Unesco sul “caso Siracusa”, uno degli ultimi tentativi per arginare l’assalto al territorio ed alle sue mitiche coste, auspicando che l’Amministrazione tutta voglia tenere in considerazione la volontà di crescita partecipata espressa dall’aggregazione di tante associazioni scaturita dall’appello di Enzo Maiorca per la salvaguardia della città, del territorio e della sua memoria storica”. “Siracusa è un prodigio dell’ingegno umano, uno scrigno di meraviglie uniche e irripetibili” Valerio Massimo Manfredi: “La vostra città ha già sofferto abbastanza Colate di cemento ne deturpano aree paesaggisticamente pregiate” Bellissima lettera e accorato appello di Valerio Massimo Manfredi, l’autore de “Il tiranno”, a sostegno della lotta che ha coinvolto tantissime associazioni ambientaliste per una revisione del PRG Bufardeci. Il celebrato romanziere manifesta autentico amore per la nostra città, che definisce “un tesoro di memorie senza pari la cui vicenda riempie i libri di storia in tutto il mondo”. La lettera è stata letta nel consiglio comunale di martedì scorso dal sacerdote don Rosario Lo Bello, uno dei leader del movimento popolare per le modifiche al Piano. La riproponiamo pari pari poiché essa costituisce un prezioso monito a quanti, in nome di utili immediati, rischiano di sconvolgere con scelte scellerate i nostri “gioielli di inestimabile valore: Plemmirio, Epipoli, Castello Eurialo, ma consentiteci di aggiungere anche la Balza Acradina. “Cari amici e concittadini – scrive il romanziere -, io sono soltanto un cittadino onorario di Siracusa ma ne sono fiero e ringrazio la vostra amministrazione e l’allora sindaco Bufardeci che mi fece questo onore. Avrei voluto essere fra voi in questo momento ma non mi è stato possibile perché già da tempo ero impegnato con un’altra situazione pregressa che non potevo rimandare. “Quello che desidero dirvi non parte da preconcetti politici di alcun tipo ma semplicemente dalla enorme ammirazione e dal grande amore che ho per la vostra e lasciatemelo dire, la mia città adottiva. “Siracusa è un prodigio dell’ingegno umano e un miracolo della natura, uno scrigno di meraviglie uniche e irripetibili, un tesoro di memorie senza pari la cui vicenda riempie i libri di storia in tutto il mondo. “Il progetto di espansione edilizia che ho avuto modo di vedere in copia e di discutere in privato con architetti, archeologi ed economisti costituirebbe uno sfregio insanabile ad un complesso urbano e naturalistico che non ha pari al mondo. Questo, credetemi, non è uno sviluppo sostenibile. Guardate i palazzoni di Agrigento che ora cominciano a screpolare e ad andare in rovina. Di quale giovamento sono stati per la città cantata da Pindaro? L’hanno solo sfregiata e resa oggetto di aspre polemiche. Forse quando furono fatti arricchirono qualcuno. Certamente non il popolo, certamente non la città, certamente non giovarono al turismo, risorsa fondamentale. “Il Plemmirion, l’Epipoli, il castello Eurialo sono gioielli di inestimabile valore e un tesoro che dà i suoi frutti nel tempo se adeguatamente valorizzato. La città ha già sofferto abbastanza, colate di cemento e grumi di brutti condomini ne deturpano l’aspetto in tanti luoghi e in tante aree di grande interesse paesaggistico. Dilapidare in questo modo un territorio che è il risultato della potenza della di una natura generosissima e del genio dei vostri antenati è un tragico errore di cui dovremo rendere conto ai nostri figli e nipoti. Qualcuno potrebbe dire che con la storia e la cultura non si mangia, non ci si copre e non ci si alloggia. Non è vero. E’ questo il vero patrimonio. Perchè milioni di persone vanno in Egitto, in Grecia, a Parigi e a Londra, a Firenze, Roma e Venezia portandovi ricchezza, sviluppo e ammirazione? Perché sono storia, perché sono bellezza, perché sono cultura,cioè la parte più alta e nobile dell’essere umano. Dilapidare questi tesori guardando al guadagno di un tempo breve e miope è agire come chi svende gli argenti, i quadri, i tappeti, le sculture di una imponente dimora ereditata dagli avi. Finirà presto i soldi e non gli resterà più nulla. La bellezza è un investimento per l’eternità, finchè durerà la nostra civiltà. Non vogliate essere ricordati per un insulto e uno sfregio ma per aver conservato, custodito, valorizzato ciò che è vostro. “La città vive da oltre venticinque secoli, la città è grande, la città ha una cattedrale che è un tempio di una dea dimenticata. La città si chiama Siracusa, ogni suo angolo, ogni riva, ogni fonte, ogni bosco respira con i millenni. Quando tutto sarà sommerso dal cemento e dall’asfalto qualcuno verrà a cercarla e non la troverà più. E’ un incubo che possiamo ancora evitare, senza rinunciare alla modernità, senza rinunciare al giusto guadagno. A Siracusa si possono ancora costruire solo pochissime cose degne di essere ricordate. Il resto è inutile o dannoso o le due cose assieme”. 12 24 Dicembre 2010 DOVE ANDIAMO OGGI dal 24 al 31 dicembre 2010 a cura di Giuseppe Baldini Tutti i giorni Dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00 Siracusa - Galleria d’arte contemporanea “Quadrifoglio”, via SS. Coronati n. 13 Mostra personale: “I luoghi della memoria” di Gaetano Tranchino, a cura di Mario Cucé Fino al 31 dicembre 2010 Dalle 18,00 alle 22,00 Lentini - Ex pescheria, Via Settembrini Mostra fotografica: “Giocolieri di strada di Klizia Marchese ed Ezio Pattavina” Fino al 01 gennaio 2011 Dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00 (chiuso il lunedì) Siracusa - Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Mostra personale fotografica: “La linea inesistente” di Davide Monteleone Fino al 05 gennaio 2011 Dalle 17,00 alle 20,00 • Noto Ex Convento dei Cappuccini, corso Vittorio Emanuele Mostra collettiva: “NO.NA. Notartisti a Natale” Fino al 08 gennaio 2011 18,30 Siracusa Teatro dei Pupi, via della Giudecca n. 17 Opera dei Pupi Dal 23 al 31 dicembre (escluso 25 dicembre 2010) Siracusa - Piazza XXV Luglio Arte: “Ka’ba reloaded” Dal 23 al 30 dicembre 2010 24/12/2010 Dalle 10,00 alle 13,00 Augusta Sala Magnani presso Casa Comunale, piazzale Peppino Impastato Mostra d’arte: “Dreams & Puppets” 21,00 – Palazzolo Acreide Blob Pub, via Maestranza n. 28 DJ Set: “Lorenzo Urciullo + Paolo Mei” 22,00 – Siracusa Mivida Lounge Bar, Riva Porto Lachio (Sbarcadero) DJ Set: “Christmas Night Party” 24,00 – Siracusa Circolo Arci “La Factory”, c/da S. Teresa Longarini km 101 DJ Set: “Nightmare before Christmas” 25/12/2010 Mattina – Rosolini Centro Storico (Corso Savoia) Manifestazione: “Mercatini di Natale” Dalle 8,00 alle 13,00 Lentini - Piazza Oberdan (Santa Mara Vecchia) Manifestazione: “Mercato contadino” Dalle 18,00 alle 20,30 Palazzolo Acreide Castello Medievale + Via Tasso n. 15 + C/da S. Lucia di Mendola Manifestazioni culturali: “Presepi Viventi” Sera – Melilli Chiesa S. Sebastiano, piazza S. Sebastiano Musica Live: “Concerto Gospel” 21,00 – Palazzolo Acreide Blob Pub, via Maestranza n. 28 Musica Live: “Jah Sazzah + Peppe Azzaro” 22,00 – Siracusa Circolo Arci “La Factory”, c/da S. Teresa Longarini km 101 DJ Set: “All DJ’s Factory Christmas Night” 26/12/2010 Mattina – Rosolini Centro Storico (Corso Savoia) Manifestazione: “Mercatini di Natale” Dalle 18,00 – Melilli Convento dei Cappuccini Manifestazione: “Presepe Vivente” Sera – Melilli Chiesa di San Sebastiano, piazza S. Sebastiano Concerto di musica natalizia siciliana: “Ninnareddi e ciarameddi” Dalle 18,00 alle 20,30 Palazzolo Acreide Castello Medievale + Via Tasso n. 15 + C/da S. Lucia di Mendola Manifestazioni culturali: “Presepi Viventi” 19,30 – Augusta La Tela Bianca, Piazza Duomo Musica Live: “Instable lounge jazz trio” 20,00 – Palazzolo Acreide Chiesa di San Sebastiano Musica Live: “Gran concerto di Natale” I festeggiamenti per il nuovo anno saranno piarticolarmente sentiti, l’augurio di tutti è quello di scongiurare la crisi. 27/12/2010 30/12/2010 21,00 – Siracusa Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Incontro: “Enemy – percorsi di emersione” 19,30 – Augusta Chiesa di S. Domenico Concerto corale polifonico: “Puer natus est nobis” del coro “Anthea Odes” 21,00 – Augusta Sala Magnani presso Casa Comunale, piazzale Peppino Impastato Musica Live: “Favola Industriale Blues” Prezzo: € 7,00 21,00 – Siracusa Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Incontro: “Badate che questa rabbia cresce” 21,30 – Canicattini Bagni Palazzo Messina Carpinteri, via XX Settembre Musica Live: “Javier Girotto Quartet” Prezzo: € 10,00 22,00 – Siracusa Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Teatro: “Anamorfosis” 28/12/2010 21,30 – Siracusa Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Proiezione: “La casa verde. Una storia politica + The eyes men fix the world” 29/12/2010 Sera – Melilli Convento dei Cappuccini Musica Live: “Concerti di musica da camera” 20,00 – Palazzolo Acreide Basilica di San Paolo Manifestazione culturale: “Cuntu e canti ri Natali” 21,00 – Melilli Cine-teatro “Città della Notte”, bivio Villasmundo-Augusta Musica Live: “Concerto Lirico Sinfonico per il Natale” 21,30 – Canicattini Bagni Palazzo Messina Carpinteri Musica Live: “Birth of the cool”, via XX Settembre Prezzo: € 10,00 22,00 – Siracusa Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Musica Live: “Metropolis + Supershock” 22,00 – Siracusa Sherlock Holmes Pub, Cassibile Musica Live: “Vince Licciardo” 22,00 – Buccheri Caffè Ciurcina, piazza principale Musica Live: “Davide Di Rosolini” 31/12/2010 Siracusa - Marea, Ortigia Musica Live: “Panorm Band” Sera – Melilli Auditorium E. Carta Concerto di musica classica: “Gran concerto di fine anno” Sera – Melilli Discoteca “Iride” (Città della Notte), bivio Augusta-Villasmundo DJ Set: “Euforia, Capodanno 2011” Info: 0931 982411 21,00 – Carlentini Oneida, via Scavonetti Musica Live: “Arte Sonora” Prezzo: € 48,00 22,00 – Siracusa Circolo Arci “La Factory”, c/da S. Teresa Longarini km 101 DJ Set: “Goodbye fuking 2010 all Dj’s Factory” 22,00 – Siracusa Circolo Arci “La Factory”, c/da S. Teresa Longarini km 101 DJ Set: “Ohmkiller crew” 22,00 – Siracusa Circolo Arci “La Factory”, c/da S. Teresa Longarini km 101 DJ Set: “Almamegretta” 22,00 – Siracusa Mivida Lounge Bar, Riva Porto Lachio (Sbarcadero) DJ Set: “Last Night Party” Prezzo: € 25,00 (con prevendita) oppure € 30,00 22,00 – Noto Voodoo Doll Rock Club, c/da Fiumara km 2,5 Musica Live: “Davide Di Rosolini” 22,30 – Siracusa Galleria Montevergini, via S. Lucia alla Badia n. 1 Proiezione: ”Walls and borders” Dalle 23,00 – Noto Piazza XVI Maggio Musica Live: “Capodanno a Noto 2011 House Music Party” 24 Dicembre 2010 13 CRONACHE del TEMPO PERDUTO di CORRADO CARTIA Siracusa di oggi, persa è e persa resta. La città che fu di Archimede , di Eschilo, di Dioniso, dei Gargallo, di Salvatore Monteforte, zio Titta Bufardeci e Salvatore Chindemi , dei martiri Adorno, di Elio Vittorini e di Salvatore Quasimodo (nacque a Modica quando questa era un comune della provincia di Siracusa), dI Vitaliano Brancati, pachinese di nascita ma affezionato frequentatore dei cenacoli , La Fontanina e Piazza Duomo 1, come il filosofo netino Corrado Curcio, con Paolo Rio, Franco Zammit, l’amico di Vittorini, una città che annovera nel suo ricco archivio storico politici come Eduardo Di Giovanni, Emanuele Rizzo, Intrigliolo ,Terranova , Nigro, Cultrera, Turi Corallo, Antonino Piscitello, Sebastiano Di Lorenzo, Dionisio e Marisa Moltisanti, Concetto Lo Bello, questa Siracusa che ha nel suo patrimonio , purtroppo spesso dimenticato, le indimenticabili lotte per la sua democrazia popolare che videro , attivi e vincitori, oltre ai martiri di Piazza Duomo, anche gli animatori di un giornale locale come “Il Tamburo” , trasformatosi in lista civica, che contribuì - beata stampa del tempo - alla loro elezione come consiglieri comunali partecipando attivamente e con successo alla vita politica del tempo: ma c’erano uomini attivi e portatori d’intelligenza e virtù, i Beneventano, i Nella foto di Concetto Gilè, Cartia e la colomba di PIazza Archimede,all’Antico Caffè CENTRALE Giaracà, i Bufardeci, i Moscuzza, i Pancali, i Raeli, i Lo Curzio, gli Impellizzeri, i Greco Cassia, Leone Quella, e perchennò , la Siracusa dei Futuristi scapigliati - non quelli del Fini odierno - come il giornali- Almeno tra i ragazzi, il sesso non è una discriminante per l’elezione E’ Irene Radinieri il nuovo baby sindaco di Priolo Simpatica e affollata cerimonia al Comune Si è svolta oggi 21/12 la riunione del Baby Consiglio che ha proceduto alla elezione del Sindaco dei ragazzi, nella persona di Irene Radinieri, dell’Istituto comprensivo “Danilo Dolci”, che, con 13 voti ha superato Luca Salamone dell’Istuto “A.Manzoni” che comunque è stato poi nominato Vice Sindaco. Erano presenti il Sindaco Antonello Rizza, Orazio Valenti Presidente del Consiglio comunale, Felice Pepe assessore alla P.I. e i dirigenti degli Istituti comprensivi di Priolo G, oltre alle famiglie dei ragazzi e tanti consiglieri e assessori comunali. Ai giovani sono stati consegnati volumi editi dal Comune, con oggetto la storia e la letteratura priolese. Di seguito in ordine alfaberico i nomi dei baby consiglieri, con l’indicazione dell’Istituto a cui appartengono: Sara Maria Benvenuto, II Istituto Manzoni; Naomi Consiglio, I Istituto Dolci; Michele D’Aquila, I Istituto; Adriano De Raffele, II Istituto; Ludovica Fanella, II Istituto; Shirley Mallo, I Istituto; Alessia Maglioli, II Istituto; Susanna Margagliotti, II Istituto; Maria Chiara Orlando, I Istituto: Enrico Antonio Pescatore, I Istituto; Irene Radinieri, I Istituto; Leonardo Rizza, I Istituto; Giovanni Roccasalva, II Istituto; Luca Salamone, II Istituto; Flavia Salvia, I Istituto; Vera Sinagra, II Istituto; Francesco Scaglione, I Istituto; Giovanni Tomaselli, I Istituto; Alberto Vinci, I Istituto; Francesco Vitale, II Istituto. sta Giuseppe Incastrone, fondatore de “La Vampa” e de “La Voce di Siracusa” e il poeta-pittore, Carlo Capodieci, direttore di Giovinezza che, da generoso botanico, ripopolò negli anni trenta gli attuali Villi- ni di Foro Siracusano. Insomma, che dire della Siracusa di oggi? Io non trrovo altre parole che quelle già usate, persa è e persa resta, ma sempre pronto a cambiarla. Nell’attesa, Auguri. 14 24 Dicembre 2010 salute e benessere a cura del dott. Michele Collura In famiglia sono “terremoti”, a scuola fanno i buffoni, gli insegnanti li considerano “difficili”... Se il vostro bambino è iperattivo, svogliato, disattento il problema non sta in lui ma in un disturbo che si chiama ADHD Dott.ssa Marilena Ferrigno* Spesso noi mamme ci sentiamo dire: è un bambino che non sta mai fermo, ha un bisogno irrefrenabile di muoversi, è sempre inquieto, non si ferma mai sullo stesso gioco, ecc... e noi impotenti, confuse, non facciamo altro che ascoltare queste insegnanti che riprendono, sgridano e perdono la pazienza, dando punizioni ai “nostri figli”. Allora ci facciamo continue domande: ma dove ho sbagliato? è un bimbo diverso? ha dei problemi?, tutte domande che non fanno vivere un genitore, perché spesso non hanno risposte. E lui? Lui si sente di non riuscire a fare diversamente: è come se il suo motorino interno non si fermasse mai a riflettere su quello che deve fare. Anche con i compagni non va meglio, non accetta le regole dettate dagli altri e vuole fare sempre a modo suo. Gli oggetti circostanti gli sembrano molto interessanti ed eccitanti, lui vorrebbe prenderli tutti insieme per esplorarli, ma dopo aver giocato un po’ si accorge che quell’eccitazione iniziale è svanita e cerca qualcos’altro per ritrovare di nuovo quella sensazione. Con l’ingresso a scuola materna scopriamo un bambino diverso. Mentre prima lo vedevamo come un bimbo vivace, un biricchino, il nostro piccolino, giustificandogli tutto, ora non è più così. Più avanti si andrà negli anni scolastici più la situazione si complicherà... aumentano i compiti e le regole diventano più ferree. i professori non sopportano i comportamenti infantili e i compiti incompleti; ti dicono: “eppure non si evidenziano problemi sul piano intellettivo”, per cui danno interpretazioni in termini di bassa motivazione: “è solo svogliato”, “non è interessato alle cose che fa”. O diversamente cercano di trovare altre spiegazioni al comportamento di questo alunno che non riescono a gestire: “E’ colpa dei genitori che non sanno controllarlo”, “ha bisogno di maggior disciplina”, “ lo fa per attirare l’attenzione”, “si diverte a disturbare e a prendere tutti in giro”, ecc... Mamme, quante volte vi siete sentite dire queste cose? Quante volte avreste voluto far capire a quelle persone che giudicavano tutto e tutti che il problema spesso non sta nel bambino né nei genitori, ma in un disturbo che si chiama “ADHD”, (AttentionDeficit/hiperactivity Disorder). Proviamo a conoscere meglio questo “orco” che invade la vita dei nostri bambini e non solo. Il Disturbo da Deficit d’Attenzione ed Iperattività (ADHD) è un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in taluni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini. Si tratta di un disturbo etereogeneo e complesso, multifattoriale, che nel 70%-80% dei casi coesiste con un altro disturbo o altri disturbi (fenomeno definito comorbilità). La coesistenza di più disturbi aggrava la sintomatologia rendendo complessa sia la diagnosi sia la terapia. Quelli più frequentemente associati sono il disturbo oppositivo - provocatorio (DOP), disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), dislessia, disgrafia, discalculia eccetera). Una specifica causa dell’ADHD non è ancora nota. Ci sono tuttavia una serie di fattori che possono contribuire a far conoscere l’ADHD. Tra questi ci sono fattori genetici e le condizioni sociali e fisiche del soggetto. Secondo alcuni studi, negli ultimi quarant’anni il disturbo si ritiene abbia causa genetica, alcuni studi sui gemelli hanno evidenziato che l’ADHD ha un alto fattore ereditario (circa il 75% dei casi). Altri fattori sono legati alla morfologia cerebrale, o anche possono essere legati a fattori prenatali e perinatali o a fattori traumatici. ADHD è una delle diagnosi più controverse perché sintomi sono sovrapposti con le normali caratteristiche dei bambini e i comportamenti concettualmente correlati alla personalità di ogni bambino. Il DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce il Disturbo da deficit d’attenzione/iperattività (ADHD) come una condizione in cui è presente una persistente disattenzione e/o iperattività/impulsività. Quale diagnosi? Nonostante la diagnosi venga spesso fatta in età scolare, alle volte è possibile identificare il disturbo anche prima. Durante l’infanzia, i bambini iperattivi sono sempre in movimento, saltellano avanti e indietro, si arrampicano sui mobili, corrono per la casa ed hanno difficoltà a concentrarsi in attività di gruppo sedentarie; in famiglia il bambino viene percepito come un “terremoto”, ma non solo, hanno una modalità disorganizzata di rapportarsi a bisogni quali l’alimentazione e il sonno. Mamme, questi potrebbero essere i primi campanelli d’allarme da non sottovalutare. A scuola le insegnanti li considerano alunni difficili da gestire, alle volte sembra che la loro mente sia altrove e che non siano in grado di ascoltare quello che si dice, i loro quaderni sono disordinati e sgualciti. Dal gruppo dei coetanei, spesso viene visto come il buffone di classe o come un bambino litigioso, viene deriso, altre evitato nonostante egli continui a relazionarsi agli altri attraverso il suo comportamento clownesco. Quando invece il disturbo si protrae nell’adolescenza e nell’età adulta, essi avvertono sensazioni di insofferenza e difficoltà a cimentarsi in occupazioni tranquille e statiche. Disattenzione, Iperattività, Impulsività sono gli elementi chiave nel comportamento di soggetti colpiti da ADHD. Per quanto riguarda il versante disattenzione, gli elementi da evidenziare sono: il bambino non riesce a prestare attenzione ai particolari; ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco; non sembra ascoltare quando gli si parla; non segue le istruzioni e non porta a termine il lavoro assegnato; spesso perde gli strumenti necessari per l’attività che deve svolgere; si distrae facilmente ed è sbadato. Per quanto riguarda il versante iperattività: si alza spesso, scorrazza e salta dovunque; parla troppo e sembra sotto pressione; ha un costante bisogno di muoversi. Per quanto riguarda il versante impulsività: egli dà le risposte prima delle domande; non attende il proprio turno; interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti. Se un bambino di oltre 7 anni presenta, per almeno 6 mesi prima dell’ingresso nella scuola elementare, sei dei nove sintomi di una delle tre aree si potrebbe porre diagnosi di Disturbo di Attenzione/ Iperattività. Quali interventi? I metodi per trattare l’ADHD spesso coinvolgono una combinazione di fattori: terapie comportamentali, cambiamenti dello stile di vita, interventi clinico-psicologici e farmaci, questi ultimi uniti al focus sui comportamenti sono il metodo più efficace per la cura nell’ADHD. Terapie psicologiche includono interventi psico-educativi, terapie comportamentali, terapie cognitive, psicoterapia familiare e altre. La terapia familiare è quella che ha dimostrato avere più benefici in tempi più brevi. Allora mamme, genitori, oggi siamo in grado di poter affrontare questo “orco”, provando ad immedesimarci nella personalità di ognuno di loro immaginando il loro mondo fatto da milioni di stimoli ugualmente interessanti che ci bombardano tutti nello stesso momento e a cui vogliamo essere contemporaneamente recettivi. Provate a guardare il loro mondo cosi... tutto sarà più facile. *Neuropsicomotricista Fondazione S. Angela Merici Onlus di Siracusa “Il prezzo da pagare per il Comune un altro mutuo di un milione di euro” Riccardo De Benedictis: “Nelle scuole siracusane crollano i soffitti e Vinciullo riesuma via Calatabiano” La pratica di accensione di mutui, che magari risolvono adesso un problema ma appesantiscono il già precario stato delle finanze comunali, utilizzato negli scorsi anni dall’amministrazione Bufardeci a piene mani, torna di moda al Comune di Siracusa dove il neo assessore on. Vinciullo riporta a galla un progetto del 2007. E il consigliere del PD Riccardo De Benedictis protesta vivamente. “Il Sindaco Visentin – dichiara - comincia a cedere sotto i primi colpi del commissario Vinciullo. “Non credo che la scuola di via Calatabiano sia una priorità, ma così non la pensa l’assessore al ramo il quale, con buona pace della politica del fare a cui fedelmente ritiene di ispirarsi il Sindaco Visentin, risuscita un progetto fermo dal 2007. Il rischio è che dopo tanti anni, questo intervento possa rivelarsi anacronistico. “Poco importa se nel frattempo sono passati gli anni, e con essi sono peggiorate le pietose condizioni di manutenzione dei plessi scolastici, il fabbisogno delle scuole in ambito urbano e di quartiere, le esigenze delle famiglie, dei dirigenti scolastici, ecc. Poco importa se il prezzo da pagare è un altro mutuo di un milione di euro che appesantirà ulteriormente il dissestato bilancio del Comune di Siracusa. “E poco importa se nel frattempo il Verga, che pare sia il beneficiario del nuovo complesso edilizio, non può aspettare altri 3 anni affinché la scuola venga ultimata, se ci sono scuole dimenticate, se nelle aule crollano i soffitti, se non si hanno i soldi per riparare un rubinetto che perde, o peggio, se nessuna scuola è dotata del certificato di agibilità e di prevenzione incendi. “Ma di certo, ad una scuola in più non si dice mai di no, quindi onore e gloria al suo padre biologico”. 24 Dicembre 2010 15 Venne fondata nel 1960, un anno dopo la firma del contratto nazionale di lavoro dell’Edilizia Vero e proprio convegno nazionale per il Cinquantesimo dalla nascita dell’Ente Scuola Edile Siracusana di SALVATORE RICCIARDINI E’ stato il presidente nazionale del FORMEDIL, Massimo Calzoni, a concludere con il suo intervento i lavori del convegno organizzato dall’Ente Scuola Edile Siracusana nel Cinquantenario della sua costituzione. Ha dato atto della capacità della Scuola nel campo della formazione di professionalità qualificate nel settore delle costruzioni ed ha sottolineato positivamente il fatto che l’Ente siracusano sia riuscito a portare avanti le sue iniziative formative in partenariato con strutture culturali del valore della Facoltà di Architettura di Siracusa, facente parte dell’Ateneo di Catania. Il FORMEDIL è l’organismo che coordina le attività di tutte le oltre cento scuole edili d’Italia, che cominciarono a nascere dal secondo dopoguerra. Quella di Siracusa fu la prima ad essere fondata, nel 1960, all’indomani della firma del contratto nazionale di lavoro dell’Edilizia del 1959. Questa storia affascinante viene raccontata nel volume che l’Ente Scuola ha pubblicato in occasione della ricorrenza e nel quale, oltre all’attività della scuola, si ricorda che Siracusa fu la prima in Sicilia a creare questa istituzione e che Siracusa conobbe i primi tentativi di questo tipo ad iniziativa delle amministrazioni comunali del primo decennio del 1900. I lavori della giornata sono stati aperti dall’indirizzo di saluto rivolto alle centinaia di presenti dal presidente dell’Ente, Paolo Pizzo, che nell’organismo rappresenta le imprese edili, seguito da Paolo Gallo, vicepresidente, che invece rappresenta le organizzazioni sindacali, nella logica della bilateralità che caratterizza la costituzione, la vita ed il futuro dell’ESES. E’ seguito l’intervento del direttore Salvatore Strazzulla sui contenuti, sulla finalizzazione e sulle difficoltà che i corsi stessi hanno conosciuto nel corso degli anni. Altri interventi di rilievo, nel dibattito coordinato dal giornalista Salvatore Ricciardini che ha anche contribuito alla redazione del volume, sono stati svolti dal presidente regionale del Formedil Carmelo Turco, dal responsabile nazionale del progetto delle 16 ORE Claudio Tombari, dal professor Alini della Facoltà di Architettura, dal presidente provinciale dell’ANCE Domenico Cutrale, da Saveria Corallo per la Feneal UIL, da Domenico Bellinvia per la Fillea CGIL, da Enzo Scatà, Direttore della Cassa Edile. Il momento conclusivo della giornata ha visto la consegna di targhe di riconoscimento ai presidenti e vicepresidenti dell’ESES passati e attuali, ai direttori e ai dipendenti che si sono succeduti, ai partners come Sogeas, Comune di Siracusa, Università di Catania, Istituto per Geometri Filippo Iuvara, CASA e CNA. Targhe anche ad alcuni docenti che da lungo tempo operano nella scuola edile e ad alcuni allievi dei vari corsi. Particolarmente commosso il ringraziamento del geometra Seba- stiano Fichera, antico presidente dell’ESES, e sentito anche quello dell’ex presidente ing. Massimo Riili alla guida dell’Ente per quasi 10 anni; un altro ex presidente presente il geometra Gioacchino Bartolotta. Tra gli ex vicepresidenti presenti Salvatore Zappulla, Carmelo Irmino, Domenico Bellinvia, Saveria Corallo, Natale Motta, Paolo Gallo e Roberto Gionfriddo. Quest’ultimo è intervenuto, al momento della consegna della targa a lui consegnata, affrontando alcuni problemi relativi al miglior funzionamento della Scuola e respingendo l’idea di un accorpamento di tutte le strutture bilaterali in un unico ente. Conti in tasca all’esponente della Lega Tumori, si sfiorano i due milioni di euro Rametta alza il livello dello scontro: “Castobello si dimetta da presidente della LILT, non gli si addice e non gli compete” Ha alzato il livello della polemica e ha formalizzato la richiesta di dimissioni da presidente della sezione provinciale della Lilt di Siracusa coinvolgendo il presidente della lilt nazionale, il presidente del comitato scientifico e quello del comitato etico, il direttore generale come quello sanitario dell’Asp 8 e ancora il presidente del registro territoriale tumori. Il dottor Salvatore Rametta sembra proprio uno che non le manda a dire e “nel rispetto di questa professione cui tengo molto” elenca le mancanze e le pecche da lui riscontrate nei comportamenti del dottor Claudio Castobello e nelle stesse attività della Lilt. “L’onnipresenza del dottor Castobello e il suo delirio di onniscienza occupano ormai quasi tutti i campi della medicina e della biologia spaziando dalla ginecologia e l’oncologia alla radiologia, alle analisi cliniche e all’ecografia”. Solleva dubbi sulla regolarità di esami di laboratorio su prelievi eseguiti presso gli ambulatori Lilt, dopo aver fatto pagare il dovuto, effettuati “dal proprio studio privato che non si sa come faccia a svolgere questo tipo di attività per cui occorre specifica autorizzazione per effettuare analisi cliniche rilasciata dal servizio sanitario regionale” e si chiede se sia corretto consegnare il relativo risultato “con una firma generica: il patologo oppure il responsabile” cui segue la nota “esame eseguito in convenzione gratuita da Majorlab via Tevere 29 che corrisponde all’indirizzo dello studio privato del dottor Castobello”. Chiede ai destinatari delle sue lettere se non sarebbe opportuno che il presidente della Lilt di Siracusa si dedicasse più seriamente al proprio lavoro “rilasciando i referti di anatomia patologica in tempi ragionevoli e non dopo mesi come attualmente avviene, come è contestato da alcuni che poi vengono bombardati mediaticamente dagli addetti stampa di cui Castobello dispone. Potrebbe piuttosto dedicare le ore di attività privata, che si fa regolarmente retribuire in regime libero professionale, a smaltire l’enorme lavoro del servizio ospedaliero di anatomia patologica di cui è il responsabile”. E poi fa i conti: l’indennità mensile di 1300 euro in più rispetto al regolare stipendio che secondo quanto risulterebbe dal sito internet dell’Asp, supera i 100mila euro; le tariffe professionali fatte pagare agli assistiti dalla Lilt in contrasto con il tariffario minimo professionale dell’ordine dei medici “ma dovrebbero essere prestazioni gratuite”; le numerosissime convenzioni stipulate con cospicue elargizioni erogate da provincia comuni enti istituzioni e associazioni varie, tutte elencate minuziosamente; riepiloga il tesseramento dell’anno 2009: 16mila tesseramenti a 20 euro ciascuno pari a 320mila euro, i 25mila accessi a una media forfettaria di 40-45 euro a persona per un totale di un milione, un milione centoventicinquemila euro; le tante donazioni: ecografo mammografo pulmini. Una lista interminabile per cui non si può dubitare che abbia prove provate tanta è la determinazione per porre fine a quello che ritiene un comportamento deontologicamente non corretto. Alla Lilt nazionale esprime il suo non aver per nulla condiviso i criteri procedurali e attuativi “a mezzo ecografia nello screening dei tumori della mammella nel mese di ottobre, metodo difforme alle direttive delle linee guida del ministero della salute e della corretta pratica medica che rischia di creare disorientamento e false sicurezze nella popolazione dati i termini trionfalistici con cui si è parlato della giornata della campagna “nastro rosa”. “Ma qual è l’utilità di ricorrere alla lilt quan- do, pagando il regolare ticket sanitario o spesso nemmeno quello se si è esenti per patologia o reddito, si può ugualmente effettuare una seria prevenzione? Lo sanno gli utenti che hanno la possibilità di eseguire accertamenti diagnostici di prevenzione su rilascio di regolare richiesta da parte del medico di medicina generale per una serie di prestazioni diagnostiche per la diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero, della mammella, del colon retto, così come per partecipare alle campagne di screening organizzate dalla regione?” chiede. “Credo che il collega farebbe bene a dimettersi da questo incarico prestigioso che non gli si addice e che non gli compete nell’interesse della popolazione di questa martoriata città”.