sfiorare la carne per toccare l`anima l. stella, a. saraceno, m
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sfiorare la carne per toccare l`anima l. stella, a. saraceno, m
SFIORARE LA CARNE PER TOCCARE L’ANIMA L. STELLA, A. SARACENO, M. SCHEMBARI, D. IERNA, C. SERRAVALLE, G. DIGANGI, G. MORUZZI U.O.S. HOSPICE KAIRÒS, ASP SIRACUSA, SIRACUSA, ITALY …il contatto fisico è il primo dei bisogni dell’essere umano quando viene al mondo ed è l’ultimo a scomparire. Premessa: La malattia offende il corpo, lo soggiace ad una ignominiosa condizione di disabilità, lo raggrinza nei confini del dolore e dell’incomunicabilità. Niente come il cancro deturpa l’animo della psiche, umiliandone la carne. La mano di chi, caritatevole ,osa avvicinarsi ai confini della perdita del senso sfida l’irrinunciabile desiderio di esserci. Il fisioterapista, persa la sua funzione di risolutore, amplifica ed esalta la sua condizione del prendersi cura. La mano di chi assiste è in ascolto del bisogno dell’altro; i gesti, i movimenti funzionali o di conforto, generano risposte positive, si fanno carico della fragilità fisica ed emotiva. La frontiera del non verbale è il confine intimo di verità in cui la persona malata e la persona che cura si incontrano. Metodologia: Presso l’Hospice Kairòs di Siracusa si è avviato un programma di intervento di accompagnamento al fine vita, su 25 pazienti, 15F e 13M di età media di 75a, particolarmente segnati dalla malattia oncologica. È stato realizzato un piano individuale di trattamento caratterizzato da un alternativo percorso di fisiochinesiterapia, arricchita dalle procedure del nourthuring touch. Il tocco delle mani trasmette amore, pace, gentilezza, calma ed energia positiva, contribuendo al benessere globale, alleviando il dolore e migliorando l’umore. Conclusioni: Gli atteggiamenti empatici sono anche non verbali; tra questi i gesti, che possono essere funzionali, espressivi o di conforto, rivestono un ruolo fondamentale. Il contatto fisico, reale, con il paziente ha il potere di comunicare sensazioni. I pazienti trattati hanno dimostrato un livellamento della componente ansiogena, hanno superato il senso di vergogna e si sono riappropriati di una relazione con l’ambiente, mediata da un corpo non risanato, ma finalmente riconosciuto nella propria diversità e limitatezza.