JAN MICHIELS pianoforte

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JAN MICHIELS pianoforte
Prossimi concerti
Discografia
Programma
Mercoledi 14 dicembre 2011
PAVEL GOMZIAKOV violoncello
LOUIS LORTIE pianoforte
Franz Liszt/Alexander Zemlinsky /Richard Strauss
Kurtág - In memoriam G. Szoltanyi, Spiel mit dem,
Erinnerungsbrocken, Praeludium und Choral, Glocken für Margit
Mándy, Eine blume für Nuria, Aus der Ferne, Virág az ember...
Bach - Ricercar a 3 e 6 voci, Fuga a 3 soggetti
Bartók - Colinda
J. Michiels/Eufoda
Ein musikalisches Opfer
RICERCAR ... CAMINAR
Venerdì 13 gennaio 2012
GIUSEPPE GUARRERA pianoforte
Beethoven/Liszt/Rachmaninov/Prokof’ev
Mercoledì 18 gennaio 2012
in coproduzione con Gli Amici della Musica di Padova
BARTHOLD KUIJKEN flauto traverso
SIGISWALD KUIJKEN violino
WIELAND KUIJKEN viola da gamba
EWALD DEMEYERE clavicembalo
Johann Sebastian Bach
Ligeti - Désordre
J. Michiels/Megadisc
D. Vassilakis/Neos
Bach, Bartók - BWV 530
J. Michiels/Etcetera & Eufoda
Bartók - Mikrokosmos
J. Michiels/Eufoda
J. Nando/Naxos
con il contributo di
Ministero per i Beni e le Attività CulturaliDirezione Generale per lo Spettacolo dal Vivo
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
in collaborazione con
Fazioli Pianoforti
Bogaro&Clemente
Assessore alla Cultura
Paola Benes
Direttore artistico
Filippo Juvarra
György LIGETI (1923-2006)
Désordre (1985)
György KURTÁG
Spiel mit dem Unendlichen
(1979)
Béla BARTÓK (1881- 1945)
Colinda (2ème série, nr 6) (1915)
Johann Sebastian BACH
Fuga a 3 soggetti
(da Kunst der Fuge)
Musica 2011-2012
Programma
György KURTÁG
Eine Blume für Nuria (1990)
Luigi NONO (1924-1990)
... sofferte onde serene... (1976)
per pianoforte e nastro
magnetico - Maurizio Pollini
(Ricordi)
György KURTÁG
Aus der Ferne II (1986)
Leóš JANÁČEK
Sonate (Tod) (1905)
György KURTÁG
Virág az ember...
(Menschen wie Blumen,
nur Blumen...) (2000)
Béla BARTÓK
Colinda (2ème série, nr 2) (1915)
Johann Sebastian BACH
Ricercar a sei voci (1747)
Ligeti - Automne a Varsovie
J. Michiel/Megadisc
P.L. Aimard/Teldec
Johann Sebastian BACH/
Béla BARTÓK
Sonata BWV 530 - Vivace/
Lento (trascrizione 1929)
György LIGETI
L’escalier du diable (1993)
Nono - ... sofferte onde serene...
J. Michiels/Eufoda
M. Pollini/Deutsche Grammophon
Béla BARTÓK
Hommage à J.S.B.
(Mikrokosmos - 1926/37)
Ligeti - Escalier du diable
J. Michiels/Megadisc
György KURTÁG
Praeludium und Choral
(1962/79/81)
Aus der Ferne I (1981)
Kurtág - Les adieux
J. Michiels/Eufoda
L. Andsnes/Emi
Dirigente del Servizio
Giovanna D’Agostini
Informazioni
[email protected]
www.teatromonfalcone.it
www.facebook.com/teatromonfalcone
Johann Sebastian BACH
(1685-1750)
Ricercar a tre voci (1747)
Teatro Comunale
di Monfalcone
György KURTÁG
Erinnerungsbrocken aus einer
Kolindenmelodie (1979)
Janácek - Sonate
J. Michiels/Eufoda
R. Firkusny/Deutsche Grammophon
L. Andsnes/Virgin
A. Planes/Harmonia Mundi
F. Say/Naïve
Comune di Monfalcone
Servizio 1 - Attività Culturali e di Promozione Territoriale
György KURTÁG (1926)
In memoriam György Szoltsányi
(1988)
György KURTÁG
Glocken für Margit Mándy (1982)
Discografia a cura di
Leóš JANÁČEK (1854-1928)
Sonate (Vorahnung) (1905)
György LIGETI
Automne à Varsovie (1985)
*****
In collaborazione con
Stampa a cura di
Stylus Phantasticus - Via dei Calzolai, 2 - Udine
György KURTÁG
Marina Zwetaewa:
‘Es ist an der Zeit...’ (1991)
Les Adieux (in Janáceks Manier)
(1992)
JAN MICHIELS pianoforte
Venerdì 2 dicembre 2011 ore 20.45/‘900&oltre
JAN MICHIELS pianoforte
Ein musikalisches Opfer
RICERCAR... CAMINAR
L’interprete
Jan Michiels (1966) ha studiato con Abel Matthys al
Conservatorio Regio di Bruxelles. Dal 1998 al 1993 ha studiato
alla Hochschule der Künste di Berlino con Hans Leygraf - è stato
premiato con menzione speciale per la sua interpretazione del
Secondo concerto per pianoforte di Bartók e degli Studi di Ligeti.
Nel 1988 si è laureato (“tenuto degree”) e nell’anno successivo
ha vinto il concorso internazionale “E. Durlet”. Nel 1991 ha vinto
l’International Queen Elizabeth Competition. Nel 1992 è stato
insignito del Premio JeM/Cera per musicisti e nel 1996 è stato
segnalato come un talento eccezionale nell’ambito del Flanders
Festival. Si è aggiudicato la vittoria anche nel Gouden Vleugels/
KBC Muziekprijs 2006. Jan Michiels attualmente è docente di
pianoforte al Koninklijk Conservatorium di Bruxelles, dove ha
anche insegnato nella classe di composizione per otto anni.
Ha tenuto masterclass a Londra, Murcia, Amburgo, Oslo,
Montepulciano e Szombathely (Bartókfestival). Ha vinto una
borsa di studio nel “Platform” VUB-KCB/The Brussels Model
e sta preparando un dottorato di ricerca basato sul “nuovo”
Prometeo di Nono. Si esibisce regolarmente come solista e
con i più rinomati ensemble da camera (con il quartetto con
pianoforte Tetra Lyre e in duo con la pianista Inge Spinette)
in prestigiose piazze in Europa e Asia, con direttori come Angus,
Asbury, Baudo, Boreycko, Edwards, Eötvös, Meylemans, NézetSéguin, Ono, Pfaff, Rahbari, Rundel, Soustrot, Stern, Tabachnik,
Tamayo, Zagrosek, Zender - e anche con le produzioni di danza
di Anna Teresa De Keersmaeker, Vincent Dunoyer e Sen Hea Ha.
Il suo repertorio si estende da Bach a oggi. Al di là delle tante
registrazioni radiofoniche, ha al suo attivo l’incisione di cd con
repertorio di Bach, Bartók, Beethoven, Brahms, Busoni, Debussy,
Dvorák, Janácek, Liszt, Rachmaninov, Ligeti, Kurtág e Goeyvaerts
(questi tre ultimi compositori hanno molto apprezzato le sue
interpretazioni). Il cd Via crucis - a Liszt’s portrait, incso per
Eufoda ha ricevuto nel 2002 il Caeciliaprize. Ha realizzato molti
cicli completi, tra cui l’integrale delle sonate di Beethoven, tutta
l’opera pianistica di Schoenberg, Webern e Berg e tutta la musica
cameristica con pianoforte di Brahms.
Note al programma
di Jan Michiels
Claude Debussy disse una volta che la musica di Johann
Sebastian Bach dice tutto quanto sia possibile essere espresso
dalla musica... L’Arte della Fuga, l’Offerta Musicale e la Messa
in si minore formano insieme una sorta di testamento musicale:
la musica nella sua forma più pura e scevra da ogni compromesso.
Nell’imponente Fuga a quattro soggetti la musica viene interrotta
nel punto dove i primi tre soggetti (il terzo dei quali porta la firma
in musica di Bach) sono intrecciati - è stato dimostrato che il
soggetto principale de L’Arte della Fuga sarebbe dovuto essere
il quarto soggetto...
Per comprendere il contesto nel quale è nata l’Offerta Musicale,
potrebbe essere interessante leggere quest’articolo pubblicato
su un quotidiano nel 1747: “L’Imperatore [Federico Secondo
di Prussia] prese il suo posto allo strumento chiamato pianoforte
[!] e (...) fu così intelligente da suonare un tema sul quale il
Kappelmeister Bach avrebbe dovuto improvvisare una fuga.
Bach fu talmente impressionato dalla bellezza e dalla complessità
del tema che ha dichiarato la sua intenzione di far nascere da quel
singolo tema un’intera fuga (...)”. Queste righe potrebbero suggerire
che il Ricercar a tre voci sia una rivisitazione di quelle
improvvisazioni, mentre il Ricercar a sei voci sia la fuga completa.
Il titolo Ricercare richiama, comunque, lo spirito della ricerca
[appunto] dal quale scaturì l’Offerta Musicale: il risultato è un
capolavoro dell’invenzione umana che esplora, proprio come
L’Arte della Fuga, una delle idee centrali del pensiero
contrappuntistico occidentale, fino ai suoi limiti estremi.
Quando si ascolta la strabiliante trascrizione che Bartók ci ha
lasciato della Trio Sonata per organo BWV 530 e la sua commovente
miniatura in Hommage à J.S.B. (da Mikrokosmos) definita con le
parole di László Somfai “una guida eccezionalmente dettagliata
a tutto il mondo musicale bartókiano e una potenziale chiave di
lettura delle intenzioni narrative che conducono le sue composizioni
principali”, nessuno può restare sorpreso dalla definizione che lo
stesso Bartók ci lascia delle sue radici musicali: secondo le sue stesse
parole la musica si basa sulle tradizioni e si potrebbe definire una
sintesi tra la polifonia di Bach, il trattamento tematico di Beethoven
e l’uso coloristico di Debussy, tutto espresso nella lingua madre,
l’ungherese, l’essenza della quale egli stesso ha scoperto grazie alla
musica contadina...
György Kurtág oggi dice: “La mia madrelingua è Bartók...”.
E a proposito del suo Erinnerungsbrocken aus einer Kolindenmelodie
da Játékok (Giochi) egli stesso scrisse: “È un brano con una logica
che non è puramente musicale ma anche molto visionaria”.
Kurtág ricorda il Colinda (un canto da cerimonia o una carola
natalizia cantata nei villaggi rumeni) “dalla sua infanzia” - e in
questi intimi soliloqui notturni i ricordi si fanno suono. Bartók
riscoprì questi antichi tesori e aggiunse alle melodie degli
accompagnamenti narrativi (alla maniera di un diario) molto
semplici ma ingegnosi. In un certo senso l’aspetto in parte didattico
di Játékok (Kurtág si concentra, nei primi volumi, sulle relazioni di
identità tra le figure musicali e i gesti fisici - come dimostra il lento
glissando in Spiel mit dem Unendlichen) fa apparire quest’opera
come una conseguenza del Mikrokosmos bartókiano. Ma Kurtág
ha anche la caratteristica di unire l’idioma ungherese con il concetto
di sintesi di Anton Webern: quest’ultimo volle rappresentare
pensieri ed emozioni nel minor numero possibile di note e nelle
forme musicali più concise. Da qui una musica di grande austerità
nella quale ogni nota, nello stesso istante, assume un’importanza
espressiva unica e fortissima. Una delle principali asserzioni
dell’introduzione di Kurtág al suo Játékok è la seguente: “Usiamo
tutto quello che sappiamo e ricordiamo della libera declamazione,
del parlando-rubato della musica popolare, della musica gregoriana
e facciamo uso di tutto quello che l’improvvisazione [e la tradizione
orale] hanno portato avanti”. D’altra parte queste miniature [che
compongono Játékok] potrebbero essere paragonate ai poemi
Haiku; in questo senso si può dire che Kurtág decise di attribuire il
titolo di Ars Poetica agli ultimi sette Lieder op. 22 [sempre contenuti
in Játékok] per soprano e cimbalon basandosi sul seguente testo di
Issa Kobayashi: “È lentamente, con grazia e attenzione che tu potrai
scalare, lumaca,/il monte Fuji”. Questa poesia descrive molto
fedelmente anche il metodo di insegnamento di Kurtág, che è
continuamente invitato a tenere dei corsi di approfondimento (ma
non corsi di composizione, che egli sostiene di non poter insegnare).
I fortunati che hanno avuto occasione di studiare con lui possono
testimoniare come egli riesca a seguire il filo narrativo di un brano
(che sia di Schubert, Schumann, Brahms o chiunque altro) nei più
infinitesimi dettagli, sempre prendendosi immensamente a cuore
le più piccole parti delle sezioni. Un processo di sincera e soggettiva
purificazione, alla continua ricerca della perfezione musicale.
Insegnare per lui è di importanza fondamentale: tanto che egli
stesso ha confessato di usare l’insegnamento anche per i propri
personali scopi... La musica di Kurtág è profondamente radicata
nelle tradizioni europee. È un fatto davvero sorprendente che un
compositore che dimostra un così grande rispetto per la soggettività
di ogni forma espressiva artistica possa accorpare tante diversità nel
corpus delle sue opere.
Játékok, cominiciato negli anni Settanta, consiste di “scene in
miniatura, nelle quali il mondo è riflesso per mezzo di raggi che
brillano come gemme preziose” [Jürg Stenzl]. E al catalogo di Kurtág
appartengono anche la complessa aria su e attorno il do centrale
(In memoriam György Szoltsányi), e il Praeludium che sgorga
dall’inquietudine dei nostri tempi, seguito dal vibrante Chorale.
In Es ist an der Zeit possiamo sentire la fascinazione per il linguaggio
russo. Il testo che scorre sulla musica dice: “Il tempo esiste per
togliere l’ambra, il tempo esiste per cambiare le parole, il tempo
esiste per mettere le luci fuori dalle porte”. Il tormentato rapporto
con il tempo è uno dei temi principali del repertorio Kurtágiano.
Un motto che egli spesso usa - Virág az ember (Uomini come fiori,
soltanto fiori...) si riferisce al discorso dello scrittore luterano Péter
Bornemisza, apparso per la prima volta nella terza sezione (Morte)
del suo Discorsi di Péter Bornemisza, opus 7 (per soprano e
pianoforte). Entrambi i pezzi, titolati secondo lo schumanniano Aus
der Ferne sono scritti in onore dell’editore Alfred Schlee e adottano
un dialogo tipico del linguaggio bartókiano tra la voce del paesaggio
e la voce umana.
Come si legge in quasi tutti i titoli di Kurtág, la sua musica pone
in un’insolita e attiva relazione la vita e la morte... Alfred Schlee,
György Szoltsányi, Margit Mándy e Nuria Schönberg-Nono: a
tutti loro viene qui reso omaggio. La dedica non è mai esplicita
ma piuttosto parte integrante del lavoro musicale - per ciascuno
viene pensata e costruita una particolare forma musicale.
È esattamente questo che Kurtág intese fare nel suo Omaggio
a Luigi Nono (1979) per coro a cappella (e Nono rispose con
un Omaggio a György Kurtág, usando come materia prima
per la scrittura vocale solo i fonemi derivati dal nome di Kurtág).
Poche settimane dopo l’improvvisa scomparsa di Luigi Nono
nel 1990, Kurtág scrisse Eine Blume für Nuria...
... Sofferte onde serene... di Luigi Nono nasce anch’esso dalle
atmosfere della morte: “Mentre la mia amicizia con Maurizio
Pollini, così come il mio incondizionato rispetto del suo pianismo,
continuava a rinsaldarsi sempre più profonda, un severo vento di
morte si abbattè sull’“infinito sorriso delle onde” della mia famiglia
e di quella di Pollini. Queste comuni esperienze ci tennero ancor
più vicini nel nome della tristezza dell’infinito sorriso delle
... sofferte onde serene...
In questo lavoro per pianoforte e nastro magnetico, Nono ha fatto
nascere una varierà enorme di nuances dalle diverse modalità di
attacco e di uso del pedale (soffermarsi sul pedale per far
riverberare ogni parte dello strumento, ricercate modifiche con
l’uso dell’elettronica...). Il contesto del lavoro è Venezia (l’intreccio
dei canali di questa città può essere visto come una metafora della
polifonia ricercata): “Nella mia casa alla Giudecca sentivamo
continuamente il rintocco di molte campane, che risuonavano in
modi diversi, con diverse intenzioni, notte e giorno, attraversando
la nebbia o il sole. Davano il senso della vita alla laguna, al mare.
Un’esortazione al lavoro, alla riflessione; delle ottime consigliere.
E la vita continua, “sofferte e serene necessità dell’equilibrio della
profondità interiore”, come sostiene Kafka. (...) Nessun contrasto
nè contrappunto. (...) Non episodi in successione, ma memorie
e presenze che possono essere sovrapposte, portate assieme alle
onde serene. Nel 1959 Nono diede una lettura a Darmstadt con
il titolo: La presenza della storia nella musica di oggi.
Qui difendeva i compositori che si appropriano della storia
arrivandoci attraverso il presente - e questa può essere letta anche
come una precisa interpretazione dello stile di Kurtág. E insieme
[Nono e Kurtág] potrebbero aver letto l’affermazione (che ispirò
Nono alcune potentissime composizioni negli anni Ottanta),
scritta sul muro di un chiostro francescano del tredicesimo secolo
a Toledo: “Caminantes, no hay caminos, hay que caminar”
(“Pellegrini, non esistono sentieri , bisogna solo andare avanti”).
Il nostro umano ricercare rimane incompiuto... per sempre.
Godiamoci la musica suonata “con infinità”.
Traduzione: Clara Giangaspero