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FESTA DI SAN MARCO 2011 III CONCORSO LETTERARIO “I MELANGOLI” poesie e testi III concorso letterario I MELANGOLI Per partecipare al concorso è sufficiente consultare il bando pubblicato qui e ricordarsi di consegnare opere e quote entro domenica 17 aprile 2011. Art. 1 - Sezioni Sono previste TRE sezioni di opere inedite: a. Poesia singola a tema libero (da 1 a 2 poesie, max 36 versi ognuna) b. Racconto breve a tema “TRAGEDIA E COMMEDIA” (da 1 a 2 racconti max 4 cartelle - ogni cartella 1800 caratteri) c. Premio SMS (120 caratteri) Art. 2 - Giuria La giuria si esprime in modo insindacabile. Art. 3 - Selezione Per ognuna delle 3 sezioni verrà selezionata, a giudizio insindacabile dei giurati, una rosa di 3 finalisti che sarà resa nota agli interessati e pubblicata sul sito dell’ associazione eVenti, www.eventismpx.it. Il vincitore unico sarà designato nel corso della serata di premiazione. Art. 4 - Premiazione La premiazione si svolgerà domenica 15 maggio 2011 alle ore 17 nel Salone della parrocchia dei Santi Marco e Pio X, via Casal Selce 271, 00166 Roma . Art. 5 - Premi Ai vincitori verranno consegnati Trofei. Ai finalisti Attestati e la pubblicazione nell'antologia del premio. Art. 6 - Modalità di partecipazione Gli autori devono consegnare o inviare i dattiloscritti, in unica copia (allegando nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico ed eventuale e-mail) entro il termine improrogabile di domenica 17 aprile 2011, al seguente indirizzo: Concorso letterario I MELANGOLI, via Casal Selce 271, 00166 Roma, oppure inviandoli per e-mail all’indirizzo [email protected]. Gli SMS possono essere inviati al n. 333.4690381 (senza scordarsi i dati anagrafici). Quota di partecipazione: sono richiesti 5 Euro per le spese di organizzazione e di segreteria da versare all’ Associazione eVenti. La quota dà diritto a partecipare a tutte le sezioni. Art. 7 - La partecipazione al premio comporta automaticamente l'accettazione di tutti gli articoli del presente Regolamento. Art. 8 - I manoscritti inviati non verranno restituiti Art. 9 - I partecipanti al premio accettano il trattamento dei propri dati personali ai sensi della legge 675/96 e successive modifiche. CAMPETTO Le cime dei pini accarezzano quell’ovale di cielo, piccolo di notte, ma trapuntato di stelle, lo stesso irreale azzurro che si stende infinito nel calore del giorno. Anche se son passati molti anni il prato è sempre enorme e splendente in pieno sole. Il buio lì è denso e vellutato, mentre la luce è calda e verdeggiante. Profuma di resina e risate, di fumo e di storie di paura, vibra di sfide e urla d’incoraggiamento, di canzoni attorno a un falò stonate in armonia. Le cime dei pini accarezzano quell’ovale di cielo, che in una notte, così strapieno di stelle, mi ha mostrato quell’Amore che si protende infinito per raggiungere ogni cuore. Diana Di Gioia SERENATA ALLA LUNA Con pioli d'accordi son salito alla luna. Candida e splendida spandeva il suo chiarore sulle nubi e sui monti. Candida e splendida spandeva il suo amore a noi, resi muti per ascoltarla. D'un tratto, sordo alle sue note, iniziai a cadere. Mi sostenne lo stormire degli aghi di pino e un grillo lontano. Luca Dibitonto IL TUO VOLTO Ho passato notti di veglia a imprimere nella cera della mia memoria il tuo riflesso. Il nome è preludio immenso alla tua immagine e il volto è specchio trasparente della tua anima. Non mi basta più il tuo ricordo. Ora voglio contemplare il Tuo volto. Luca Dibitonto IL MURO Al mio fianco da sempre, tu chi sei? Madre che ha cambiato i miei pannolini. Padre che ha guadagnato i miei soldi. Marito che affascinò il mio cuore. Donna che conquistò la mia passione. Maestra che mi ha insegnato altre parole. Compagno di banco, primo complice a scuola. Amico che riempì il mio tempo, complice della vita con parole più grandi colme di sogni e desideri, di altro e … di nulla. Perché sul teatro della vita si erge un muro e di là - sempre di là! - c’è qualcosa qualcuno da raggiungere da attendere da sperare che scavalchi? Vana è l’attesa o il muro può essere abbattuto? Duncan NUNC ET IN HORA Era l’ora. Rovente arrabbiata rinfacciava la pretesa grandezza: Chi sei? Scendano dalle croci gli ammalati gli innocenti che tradiamo i piccoli che schiacciamo il cuore che non è attratto … Era l’ora. Ora Il cuore sanguina anche sotto anestesia. Ammalati rifiutano la vita di scienziati accaniti. L’orgia dei sentimenti assordati e rimpinzati delude il desiderio ampio e profondo che affiora sempre e grida irrefrenabile, inestirpabile, Libero. Vieni, ora! Ora accada la tua misericordia. Duncan LA RINASCITA 26 gennaio 2011 Maria, bentornata dal Padre. All’albeggiar del gelido ventisei gennaio precorrendo il primo crepuscolo dell’alba, mentre la città è ancora assonnata, con profonde parole d’amore ci hai lasciato, bramosa, attendevi già decisa la chiamata. L’aria è dolce e serena, gli angeli del cielo sono in festa, il messaggero del divino ti ha teso la mano e tu, senza voltarti, con lui sei uscita e hai intrapreso la via per il paradiso. È giunta ormai l’aurora che ci inonda di luce, il sole è già alto, il calore si sente. Il clima è mesto, gli occhi sono lucenti, l’atmosfera è di pace, c’è un cuore di mamma che se ne va. La gente si accalca e ti cinge d’assedio, silenziosa rimembra e commenta osannando ma senza alterare le tue tante penetranti parole elargite, poi soddisfatta ti porge un saluto d’affetto. Smarrito, quasi incantato, sulle labbra un artificioso sorriso, nel cuore la tristezza che m’opprime, provo a sottrarmi alla vista comune, vedo in te il Signore! Ti sussurro addio! Mi torna alla mente il tuo dolce parlare, quando dicevi: “… nulla è per caso, è Dio che lo vuole: in ogni difficoltà invica Maria, la Madre celeste! Tienilo sempre in mente, Lei ti aiuterà, a Lei Dio non dirà mai di no!” Maria, i tuoi messaggeri benevoli hanno inciso il mio cuore. La tua nobiltà sta nell’autentica semplicità. Sei pura! Hai svolto un eccellente apostolato di preghiera. Da te ho ereditato un immenso bagaglio d’amore infinito, il ricordo di te resterà indelebile per sempre nei miei pensieri. Rocco Freda ITALIA NOSTRA, BELLA E CARA PATRIA Per colpa della classe dirigente, l’Italia è diventata sofferente e lancinante, è caduta sempre più nell’indigenza e ora si comporta pure con indecenza. Il vero mascalzone è il potente! Ipocrita e tracotante quanto prepotente, col suo comportamento impietoso e avvilente fa leva solo sul popolo ignorante ingannando deboli, ingenui e impotenti, lui pensa solamente al suo guadagno! Ingiustizie al primo posto e non mi sbaglio! Ma verrà un giorno che questi maledetti Saranno giudicati - e me lo aspetto – Anche se non chiediamo mai vendetta. Commettono reati a più non posso Poi recitano la parte del commosso. Manca ormai la dignità: non esiste più la vergogna né la moralità; latenti corruzioni e soprusi senza alcuna pietà. Tu, umile popolino indifeso, non fare il pecorone indefesso, vota con coscienza ti sarà manna perché se no tu firmi la condanna! Non dare preferenze a chi promette; non ti fidar di loro se non sei un fesso, il furbo prima o poi sarà sconfitto. E, se l’Italia un giorno sarà giusta e pura Lo dovrà soltanto agli onesti e a chi la cura. Per fortuna, poi, viene madre risanatrice Che per natura applicherà le mani pulitrici. Sii giusto fratello, stai nel giusto benigno, non ti nascondere dietro al falso perbenismo, ricordati che c’è sempre un equilibrio: un giorno sarà Dio a fare giustizia. Volemose bene! Viva l’Italia. Rocco Freda CREDO E … NON CREDO Credo nell’Altissimo, per quello che ha creato e per la vita che ci ha donato. Credo nel sole che sorge al mattino, una delle meraviglie volute dal Divino. Non credo ai politici dei vari colori: ormai sono tutti una massa di traditori. Credo tanto nel volontariato, colonna portante dello Stato. Non credo più a giudici e togati, deboli con i forti e forti con i disgraziati. Credo molto nei vari corpi militari per i loro aiuti umanitari, in cielo, in terra e sui mari. Voglio credere alla patria e al nostro Tricolore, che dovremmo difendere con tanto onore. Non credo più da tempo a deputati e senatori che nel nostro Paese sono solo malfattori. Credo nelle energie alternative e senza monopolio, in modo da non essere più schiavi del petrolio. Non credo in tutte queste guerre sanguinarie che si stanno combattendo con tante barbarie. Credo alla forza delle donne con i loro bambini che si ribellano ai soprusi e alle violenze di uomini aguzzini. Credo che le frane, gli incendi e gli uragani siano causati dall’uomo con le sue stesse mani. Credo che siano santi tutti quei Cristiani trucidati da fanatici con le loro sporche mani. Credo nei valori della Famiglia, unita e vera: io ce l’ho da quarant’anni e sembra un’era! E infine non credo che la Legge è uguale per tutti come è scritto nei tribunali, ma credo a quella dell’Aldilà: lì sì, che saremo tutti uguali! Iannone Antonio (Tonino) VESTITI D’AUTUNNO Rami sfiniti dal vento lanciano foglie accartocciate dal tempo, su scie d’aerei volano uccelli in cerca di mari silenti e l’ultimo sole d’estate trattiene fili di paglia nei campi, la brina fa breccia su trame di lana e così vestiti d’autunno… stringiamo tra le mani castagne abbrustolite. Paola Schiaroli FRANCESCANO Lasciò la sua casa il suo mare la sua campagna collinosa, portò con sé lo sguardo fiero l’invincibile tenacia, un grande segno: la Preghiera, una grande fonte: la Missione. L’energia del suo Cammino lo affiancò per le strade del Paese fino all’Oriente, in quel lontano Continente del trascorso Novecento. Grande Arca giunse lì un tesoro regalò: il suo operato d’instancabile francescano a quei piccoli orfanelli, il sacrificio della vita ai tanti meno fortunati. Una frase gli bastò e non tornò: “Il buon soldato muore al fronte della battaglia …”. A noi lasciò questo indelebile firmato Grazie, per quello che a tutti hai donato! Paola Schiaroli ZIA MINESTRA Una foto in bianco e nero incorniciata, al centro della parete. L’ho guardata tante volte, durante tutto il tempo in cui è stata lì, come fosse lì da sempre: parte del muro, della casa, della famiglia che vi abita. Persone conosciute, ma mai con quei visi lisci e giovani, posti raccontati, compresi per sentito dire, mai osservati dal vero. Una vita spesa nell’amorevole cura della propria famiglia. La memoria ottima, perfetta per raccontare e ridefinire, oggi, tutti i frammenti di ieri, testimoniati nella sua esistenza. Piena di dolore, di fatica e sudore, di scherzi e di organetti e poesie mandate a mente; impossibile, per lei, riportarle su un pezzo di carta. Raccontare le piaceva, mentre piegava i panni o puliva la verdura, le mani e le gambe sempre in movimento, per far tornare vite passate. Una saggezza di proverbi e d’esperienza, imperfetta e a volte ristretta, ma piena di umiltà e sempre offerta per confortare e consigliare, per riempire col calore di una presenza partecipe i silenzi e le tristezze, le sue o quelle dei suoi cari allo stesso modo. Rammendava e attaccava bottoni, unica a saper creare, con tre ferri e un po’ di lana, un calzino per tutte le stagioni. Molto tranquilla e spaventata dalle urla, triste, se si litigava; sempre all’opera per mettere pace. Complicato non risponderle male, nella furia dell’arrabbiatura. E quando scappava una frase contro di lei le si spegneva il viso, all’improvviso come una nuvola sul sole, e ti sentivi il più piccolo vermiciattolo sulla faccia della terra. Le piaceva ridere, anche fino alle lacrime; ma emozionata o felice, le veniva da piangere. Adesso, quando torno a casa c’è il silenzio. Le finestre chiuse, è tutto buio. Nella sua stanza non c’è più niente di quello che c’era con lei. E’ rimasta solo una foto in bianco e nero, incorniciata e appesa al centro della parete. Nella foto ci sono tredici persone, una famiglia d’altri tempi. C’è suo padre, le sue sorelle e i suoi fratelli, una delle sue cognate. E poi c’è lei, mia zia, ma il suo volto nei miei occhi non è mai in bianco e in nero. Diana Di Gioia LAMPO ROMANO Oggi, ragazzi, mi è capitata una cosa bellissima!!! Ho deciso qualche tempo fa che avrei fatto una sorpresa a casa...mi spiego: vivo da poco a Trieste e i miei sono a Roma, in spazio circa 800 Km ed in tempo 9 ore con l'intercity notte Trieste-Napoli. Capite che se uno, cioè me, deve fare questo viaggetto dovrà avvisare chi lo aspetta a casa. Ecco oggi alle 8 di mattina diciamo che ho dato a mia madre un preavviso di circa...5 secondi. Ieri sera a Trieste tirava bora, ma si stava bene fuori, ho chiamato a Roma dicendo che sarei andato ad una festa con gli amici dell'università. Ora quando ho raccontato questo fatto ho cercato di non dire le cose troppo esplicitamente se no poi la gente a casa mi avrebbe preso troppo sul serio...in realtà cioè la festa c'era, ma io non ci sono realmente andato...cioè la mia informazione era plausibile, ma parziale. Insomma sotto la bora ho preso il treno alle 21.56, quando tutto a Trieste è fermo...è affascinante come in questa città a quell'ora tutto sia fermo...i negozi chiusi ormai da 3 ore, la gente in casa, i ragazzi nei pub o affini...insomma se passi per i fatti tuoi la città è solo palazzi, moli e banchine animati, ma deliberatamente rilassati e fermi che si godono l’ampiezza del golfo...In questa atmosfera sono salito sul treno carrozza 3 posto 46: sapevo cosa mi aspettava (il viaggio), ma è sempre una sorpresa la gente con cui viaggi. Mi sono capitate 4 persone. Queste per metà viaggio (sono ben 4 ore) hanno parlato senza sosta in dialetto stretto campano: ho capito solo Vesuvio e qualche altra cosa verso la fine della chiacchierata, ma non di più. Il restante viaggio hanno dormito e chiaramente russato...tipo che il rumore del treno non lo sentivo più. Io non amo dormire quando viaggio, ma mi piace vedere fuori dal finestrino, sì proprio come fanno i bambini quando magari è la prima volta che prendono il treno, ieri mi ricordo in particolare quando siamo entrati nella stazione di Padova. La nebbia ci aveva avvolto e ci avrebbe avvolto poi a Bologna, ma lì il cielo era chiaro e ho visto nel freddo quattro operai che non so cosa avessero da riparare, ho pensato come un lampo alle loro vite, alle loro mogli che all’una di notte saranno state a dormire senza accanto i loro mariti, lì a lavorare, ho pensato che questo fatto di un uomo che lavora per i suoi Cari è qualcosa di universale nel senso che in tutto il mondo è così: in Giappone è così, in Cina, in Medio Oriente, in Terra Santa, in Est Europa, nei Balcani, in Italia, in Africa, nell’ Europa intera ed in America, e credo che dove esiste vita nell’Universo sia così, cioè non può non essere così...se no la vita non sarebbe cresciuta, c’è sempre alla base un sacrificio di uno per gli altri. Pensando così per un attimo mi sono addormentato un poco cullato nella nebbia e già c’era Firenze, poi Arezzo e desiderata come l’acqua nel deserto Roma. Sono arrivato alla stazione Tiburtina, che è diametralmente opposta alla zona dove abito. Sono sceso in orario preciso (sembrava di stare ancora a Trieste) e ho tagliato la città come si fa per la torta alla panna con un coltello, senza intoppi. Ho preso la metro B, poi A, poi il bus e sono sceso alla fermata sotto casa. Non riuscivo a resistere alla gioia di essere arrivato e sono corso per la breve salita davanti al mio cancello senza quasi respirare. Non ho pensato a cosa avrei detto: ho solo citofonato. Mi ha risposto mia madre e ho detto solo: “Buongiorno mamma!”, così ho detto e basta, credo non lo scorderò mai più. Poi ho sentito che mia madre ha corso dal citofono alla porta di casa in una frazione di tempo irrisoria, non credo di averla mai immaginata correre così velocemente come oggi, mi ha aperto, mi ha abbracciato e si è messa a piangere. Ho visto in quel secondo l’Amore che muove il Sole e l’altre Stelle, l’Infinito, il Tutto, e non so più quali espressioni usare tra quelle che i poeti hanno inventato nei secoli per esprimere il concetto di Stupore e di Bellezza. Ho visto, per dirlo stavolta con parole mie, qualcosa di cui già conoscevo l’esistenza, perché era prima di me, ma che l’esperienza ha reso talmente vivida da far traboccare il vaso degli occhi: è stata una sensazione bellissima che non capita sempre, anzi che non capita quasi mai, ma che se ti accorgi che capita non la scordi più e se ti accorgi che, in realtà, capita tutti i giorni, sei veramente Libero. Marco Di Stefano Ricordati – nella Dichiarazione dei redditi – di indicare la scelta dell’ 8xmille alla Chiesa Cattolica e del 5xmille a eVenti, indicando il codice fiscale 97137510588