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n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE Copia privata Sky trasmetterà Obbligo HEVC SIAE incompatibile Europei di calcio la legge fantasma con norme europee 02 gli in Super HD 09 Nel silenzio di tutti gli attori coinvolti, ci avviciniamo alle scadenze di legge che mettono al bando dal primo gennaio prossimo, a torto o a ragione, tutti i TV privi di tuner DVB-T2 e codec HEVC. In un Paese normale, nei mesi precedenti a tale divieto, le istituzioni chiarirebbero cosa accadrà nei prossimi anni alle frequenze televisive e agli standard di trasmissione, così da consentire acquisti consapevoli. In un Paese normale, ci sarebbero chiari ed evidenti segni a differenziare i TV evoluti da quelli destinati a breve a diventare obsoleti. In un Paese normale ci sarebbero sanzioni severe e facilmente applicabili per i negozianti che, una volta scattato l’obbligo di legge, violino questa disposizione continuando a vendere TV obsoleti. Evidentemente l’Italia non è un Paese normale, se succede il perfetto contrario: nessuna informazione su tempi e modi di un eventuale switch off; nessuna possibilità concreta per il consumatore non evoluto di capire quali siano, tra quelli in vendita e in promozione, i TV HEVC; nessuna sanzione prevista per chi, dopo il 1° gennaio 2017, continuerà a vendere i TV banditi. Tanto da arrivare a stupirsi se Esselunga (e non i retailer specializzati), per prima si “azzarda” a mettere in evidenza sul volantino che un TV in offerta è compatibile con il nuovo standard. Un “dettaglio”, la compatibilità con HEVC, che nessun retailer, men che meno specializzato, può ignorare ma che, guarda caso non compare a margine di nessun TV tra quelli promossi sui volantini dedicati ai campionati europei di calcio. Beninteso, non chiediamo che i rivenditori pratichino dell’autolesionismo “bollando” i TV che diventeranno invendibili dal gennaio prossimo. Uno stupido obbligo di questo tipo fu introdotto nel 2008, durante lo switch off della TV analogica, con un triste “necrologio” in bianco e nero che sarebbe stato obbligatorio affiggere agli apparecchi obsoleti: “Questo apparecchio non è compatibile con le trasmissioni in tecnica digitale”. Ovviamente i negozianti che si adeguarono furono pochissimi e l’obbligo finì per essere così largamente disatteso da rendere impossibile qualsiasi forma di sanzione. Ma basterebbe segnalare in maniera chiara quelli compatibili con HEVC: chi sa, capisce; e chi non sa, magari si può porre la domanda. Dove sono i bollini, quando servono? Negli ultimi dieci anni siamo stati invasi da bollini di tutti i colori appesi sui TV. E ora, quando sarebbe bene che venisse fatta chiarezza su quali TV sono effettivamente rispondenti ai nuovi standard, i produttori, le associazioni di categoria e i consorzi di filiera si “dimenticano” che forse un po’ di chiarezza andrebbe fatta, anche con gli abusati bollini. E se produttori e rivenditori – senza obblighi espliciti in tal senso - tutto sommato è comprensibile che non abbiano tutta questa fretta di porsi il problema, le istituzioni non solo sarebbe opportuno che intervenissero ma anzi sono esse stesse obbligate dalla legge a farlo. E non lo fanno. Infatti, proprio la legge 44/2012 che istituisce l’obbligo di vendita di TV DVB-T2 e HEVC dal prossimo gennaio, indica anche chiaramente tra i compiti del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di porre in essere “ogni azione utile alla promozione degli standard televisivi DVB-T2 e MPEG-4 o successive evoluzioni approvate nell’ambito dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU)”. Nulla si è visto in questo senso da parte del MISE e dell’AGCOM, ma proprio nulla. E se sono le istituzioni le prime a smentire la legge, come si pretende che a rispettarle siano i produttori e rivenditori? Insomma, ci dicano se ci siamo sognati tutto. Perché tutto quello che vediamo accadere attorno a noi dice chiaramente che questa legge non la sta prendendo sul serio nessuno, anzi che forse neppure esiste. E in queste condizioni di informazione inesistente, programmazione inesistente e possibilità di far rispettare la legge inesistente, i propositi di fare uno switch off nel 2020 o al più tardi nel 2022, non solo sono discutibili ma addirittura da incoscienti. Gianfranco GIARDINA Tim Cook: iPhone 7 sarà un acquisto irrinunciabile 11 Tutti i segreti del crowdfunding I successi e i più sonori “epic fail” Non basta un’idea, occorrono anche doti di marketing 06 21 Reportage Braun, design e qualità made in Germany Oltre 95 anni di storia Braun svelano il successo del design dei prodotti nati nei laboratori della società tedesca IN PROVA IN QUESTO NUMERO Sony XD93, coniuga qualità e design Con l’innovativo sistema di retroilluminazione e l’HDR promette qualità delle immagini al top 32 Kindle Oasis, eBook reader da sogno Leggerissimo, robusto, con un’autonomia super Costa 349 euro: tanto per un eBook Reader 35 36 HTC 10 scommette tutto sulla qualità 43 HP Spectre x360 È il migliore 2 in 1 n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MERCATO Emesse le conclusioni dell’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea:SIAE e Ministero verso la revisione delle regole Procedure rimborsi ed esenzioni per copia privata Gestione SIAE incompatibile con norme europee Le procedure previste per gli usi professionali non sono sufficientemente trasparenti ed equilibrate, lo dice la Corte di Giustizia L di Gianfranco GIARDINA a gestione delle esenzioni per uso professiona‑ le della copia privata in Italia, gestita da SIAE, non sarebbe compatibile con il diritto europeo. A sostenerlo la Corte di Giustizia Europea nelle con‑ clusioni dell’avvocato generale Nils Wahl (disponibili qui per chi volesse approfondire) pubblicate e riferite a un contenzioso tra una serie di aziende produttrici e distributrici di cellulari e PC (Nokia Italia SpA, Hewlett‑Packard Italiana Srl, Telecom Italia SpA, Samsung Electronics Italia SpA, Dell SpA, Fastweb SpA, Sony Mobile Communications Italy SpA, Wind Te‑ lecomunicazioni SpA) da un lato e Ministero dei Beni Culturali, SIAE e altri aventi diritto dall’altra. Il conten‑ zioso è arrivato alla Corte di Giustizia Europea su invi‑ to della Corte di Stato italiana, inizialmente coinvolta nella causa; la nostra Corte ha chiesto a quella eu‑ ropea un parere sulla compatibilità con le normative europee delle leggi (e delle consuetudini) italiane in tema di esenzioni e rimborsi del compenso per copia privata per gli utilizzi di tipo professionale. Una com‑ patibilità che, secondo le argomentate conclusioni dell’avvocato generale, non ci sarebbe affatto. Innanzitutto sarebbe necessario prevedere un siste‑ ma di esenzione a priori per gli acquisti chiaramente finalizzati all’utilizzo professionale, per il quale ven‑ gono meno i presupposti della fattispecie della copia privata: in Italia eventuali esenzioni sono limitate e concesse dalla SIAE secondo negoziazione diretta con le singole realtà o con associazioni di categoria, una discrezionalità in mano all’ente di raccolta e ridi‑ stribuzione (e, in parte anche percettore, per rappre‑ sentanza dei propri soci) che non sarebbe accettabile, secondo le conclusioni di Wahl. Il secondo tema riguarda i rimborsi per uso professio‑ nale: considerando l’oggettiva impossibilità di preve‑ dere delle esenzioni ex ante per tutto quel flusso di merci soggette al compenso per copia privata che vengono vendute al dettaglio, la Corte di Giustizia chiarisce che è comunque necessario avere un siste‑ ma di rimborso efficace, accessibile e normato, carat‑ teristiche che il sistema italiano, sempre secondo il parere dell’avvocato generale, non avrebbe. Uno dei vulnus principali, sia della questione delle esenzioni che di quello dei rimborsi, sarebbe proprio il fatto che sia la SIAE a dettare regole e modalità, in assenza di provvedimenti di legge in tal senso. Una circostanza alla quale in Italia siamo purtroppo deci‑ samente abituati con SIAE che, a seconda delle cir‑ costanze, continua a cambiare cappello: da paladino a difesa degli interessi degli aventi diritto (e quindi di una parte) a consulente particolare del legislatore a ente tecnico molto ascoltato dal Ministero per studi e analisi di mercato a – come in questo caso – sostituto de facto del legislatore stesso. torna al sommario Va detto che le conclusioni dell’avvocato generale non sono vincolanti per la Corte che dovrà pronun‑ ciarsi a breve sull’argomento, anche se sono davvero rari i casi in cui la Corte decida di smentire tali con‑ clusioni; è lecito quindi attendersi un pronunciamento della Corte assolutamente a favore dell’industria e che vedrebbe SIAE e Governo soccombere e trovarsi nella necessità di rivedere completamente la gestio‑ ne di esenzioni e rimborsi. La notizia arriva nel pieno della tempesta di polemi‑ che sul futuro della SIAE, relative da un lato all’annuncio da parte di Fedez di abbandonare la SIAE a favore di Soundreef e dall’altro alla liberalizzazione dei servizi di collecting dei diritti d’autore disposta dall’Unione europea e non ancora recepita in Italia malgrado siano scaduti i termini. La questione delle esenzioni e dei rimborsi dei com‑ pensi per copia privata è centrale in questo quadro perché è uno degli aspetti della non trasparenza di SIAE denunciata da molte parti. Infatti, come avevamo spiegato in un lungo articolo di analisi dei bilanci di SIAE, da alcuni anni la socie‑ tà accantona grandi cifre proprio per cautelarsi verso eventuali richieste di rimborso; e questo malgrado poi le richieste di rimborso reali risultino minime; la ma‑ novra fa in modo che diversi milioni di euro (25 a fine 2014, ultimo dato disponibile) restino in cassa per un tempo molto lungo, anche due anni, prima di essere reintrodotte nel monte ridistribuibile; nel frattempo SIAE incassa lauti proventi finanziari su questo accan‑ tonamento (come sugli altri oltre 900 milioni di debiti verso aventi diritto) che però fa suoi e non riconosce, né in toto né in parte, agli autori, editori e interpreti. Anzi, come i bilanci dimostrano, di fatto la SIAE riesce a postare un utile solo in considerazione degli inte‑ ressi sugli investimenti finanziari (in larga parte realiz‑ zati con soldi non suoi). Se esistesse un sistema ben congegnato di esenzione ex ante, come chiesto dalla Corte di Giustizia europea, la raccolta SIAE diminui‑ rebbe; ma soprattutto diminuirebbe l’introito da oneri finanziari che SIAE mette a segno proprio perché ac‑ cantona una parte dei soldi per molto tempo prima di ridistribuirli per cautelarsi da un rischio di richieste di rimborso che all’atto pratico non sono certo sostan‑ ziose (anche se non sono precisamente quantificate visto che SIAE, malgrado nostre richieste specifiche, non dà visibilità del dato). Accantonamenti già discu‑ tibili oggi ma che diventerebbero addirittura ingiustifi‑ cabili nel caso in cui la Corte di Giustizia europea con‑ fermasse – come previsto – le conclusioni del proprio avvocato generale. Insomma, un motivo in più per il legislatore per met‑ tere mano – finalmente – a una riforma radicale del sistema della raccolta dei diritti d’autore che dia da un lato possibilità ad eventuali concorrenti di porsi come alternativa a SIAE, come disposto dall’Europa, e dal‑ l’altra la sottragga all’odioso e reiterato equivoco tra interessi particolari e ruolo pubblico, non più accetta‑ bile neppure in nome dell’arte e della cultura. UPDATE - Comunicato stampa SIAE SIAE ha emesso un comunicato stampa con il proprio commento sulle conclusioni dell’avvocato generale della Corte di Giustizia europea. Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale del comunicato. “SIAE prende atto delle conclusioni dell’Avvocato generale Wahl nella causa C-110/15 in discussione davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, in materia di copia privata e usi professionali. Le conclusioni non mettono assolutamente in dubbio segue a pagina 03 n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MERCATO L’ennesima apparizione del premier Matteo Renzi con la Mela luminosa del suo MacBook Air non è piaciuta al Codacons Il Codacons denuncia Renzi: “Fa pubblicità occulta a Apple” Presentato un esposto all’Antitrust contro la scelta di non coprire il marchio. Renzi si giustifica: “Ho questo, che ci posso fare?” C di Roberto PEZZALI odacons contro Matteo Renzi, colpevole di non aver oscurato in alcun modo il logo di Apple durante l’appuntamento #matteori‑ sponde. Nella nota emessa si legge: “Finora Matteo Renzi si era impegna‑ to a pubblicizzare, specie all’estero, le aziende italiane, promuovendo le eccellenze del nostro paese. Ora il Premier sembra aver cambiato rotta, scegliendo di sponsorizzare un noto marchio americano della telefonia e dei computer: la Apple. Ieri infatti – prosegue la nota - nel corso dell’appuntamento settimanale del #matteorisponde e in diretta sui principali social network, Renzi è apparso seduto ad una scrivania davanti ad un pc portatile, mostrando in bella evidenza in video il logo della mela, che individua in modo diretto l’azienda statunitense Apple. Ci chiediamo se la scelta del Presidente del Consiglio possa rappresentare una forma di pubblicità occulta, ancor più grave se si considera la provenienza istitu- zionale del mega spot alla società di Cupertino. Il logo della mela, infatti, poteva essere coperto o nascosto con estrema facilità, una leggerezza che non è sfuggita a tanti consumatori che si sono rivolti al Codacons segnalando l’accaduto. Per tale motivo l’associazione presenterà oggi un esposto all’Antitrust, chiedendo di verificare se la scelta del Premier possa configurare la fattispecie di pubblicità occulta”. L’amore di Matteo Renzi per Apple non è una novità, così come non è una novità neppure il MacBook che ha ac‑ compagnato il Premier in moltissime apparizioni pubbliche, ultima quella in questione. Renzi usa un MacBook, ha un iPhone, conosce e stima Tim Cook e da giovane non si è lasciato sfuggire l’occasione di fare un salto a Cuper‑ tino, facendosi immortalare davanti all’Apple Campus. Stuzzicato proprio sull’argomento, nel corso della puntata di #matteorispon‑ de, il premier getta acqua sul fuoco: “Tranquillizzatevi, ho questo, che ci posso fare? Se usassi un altro compu- ter mi direbbero che faccio pubblicità occulta all’altra marca. Anche se ci metto un adesivo davanti non è che cambi molto, sempre Apple è.” Sicuro Matteo che sia proprio facile per tutti riconoscere un MacBook senza logo? MERCATO Copia privata: gestione SIAE incompatibile con norme europee segue Da pagina 02 la legittimità complessiva del sistema di copia privata in vigore in Italia, così come autorevolmente riconosciuto dal Consiglio di Stato nella sentenza del 18 febbraio 2015 che ha respinto la quasi totalità dei motivi proposti dalle imprese che producono e commercializzano dispositivi e apparecchi idonei alla copia privata. Secondo l’Avvocato generale, sarebbe però necessario un adeguamento della normativa italiana per quel che concerne gli usi professionali. In particolare, dovrebbe essere introdotto un sistema di esenzioni ex ante dall’obbligo di pagamento nel caso in cui produttori e importatori dimostrino di aver venduto direttamente a imprese o enti pubblici. Sotto diverso profilo, l’Avvocato generale ha affermato la compatibilità con la normativa europea di un sistema di rimborsi ex post “nel contesto della vendita al dettaglio, indipendentemente dalla questione se l’uso finale sia professionale o privato. In tale contesto si presume che i produttori e gli importatori siano tenuti a pagare il compenso”. Tuttavia, ad avviso dell’Avvocato generale, il sistema vigente in Italia richiede delle modifiche perché il rimborso ex post sia consentito anche alle persone fisiche che acquistano per uso pro- torna al sommario fessionale e non venga sottoposto a formalità che ne possano pregiudicare l’effettività. In attesa della sentenza della Corte di giustizia e delle possibili iniziative da parte del Governo italiano, SIAE evidenzia che l’impatto sostanziale, nel sistema italiano della copia privata, sarebbe comunque molto limitato. Infatti, l’attuale sistema di copia privata già prevede che produttori e importatori possano astenersi dal pagare l’equo compenso, semplicemente dimostran- do che gli apparecchi sono ceduti direttamente ad utilizzatori finali per usi manifestamente diversi dalla riproduzione per uso personale. Inoltre, SIAE precisa che non ha mai respinto una domanda di rimborso in quanto tardiva e che ha sempre rimborsato anche le persone fisiche munite di partita IVA e che abbiano dimostrato di aver acquistato un apparecchio per usi professionali, manifestamente estranei alla copia privata”. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MERCATO L’Unione Europea starebbe per comminare una multa da 3 miliardi di euro a Google Antitrust UE: Google rischia una maxi multa Abuso di posizione dominante per il motore di confronto prezzi, questa la motivazione C di Emanuele VILLA he Google sia nel mirino dell’Anti‑ trust UE non è una novità, ma se è vero ciò che afferma il Telegraph, l’organo garante per la concorrenza eu‑ ropea starebbe per emettere una maxi multa da 3 miliardi di euro contro il co‑ losso del web. La cifra potrebbe addi‑ rittura essere superiore (e non di poco) arrivando al 10% del fatturato annuale di Google, ovvero circa 6,6 miliardi; in un caso o nell’altro, si tratterebbe della san‑ zione più pesante dell’Antitrust UE. La fattispecie è nota: si tratterebbe di un abuso di posizione dominante relativo al motore di confronto prezzi (shopping) che Google utilizza nelle ricerche gene‑ rali, cosa che di fatto impedisce agli altri fornitori di servizi analoghi di ottenere traffico sulle proprie piattaforme. Ma l’in‑ dagine si sta allargando a macchia d’olio andando a configurare anche un possi‑ bile abuso di posizione dominante rela‑ tivo ai servizi di Android, ai risultati delle mappe e alle informazioni di viaggio. Secondo il Telegraph, la linea morbida del precedente commissario alla con‑ correnza Joaquin Almunia - che tentò di giungere a un accordo con il colosso del Web – si è tramutata in una condotta ben più aggressiva da quanto al timone vi è Margarethe Vestager: la commis‑ sione intende formalizzare l’annuncio entro l’estate, con ottime probabilità già il mese prossimo. Google rischia non solo la maxi multa, il cui ammontare dipende anche dal fatto che avrebbe abusato della propria posi‑ zione per anni, ma anche l’obbligo per l’azienda di rivedere in modo corposo i propri algoritmi di modo tale da mettere sullo stesso piano i propri servizi e quelli dei concorrenti. Nonostante Google ab‑ bia proposto di presentare i risultati del‑ le ricerche in modo graficamente diver‑ so (ma identico nella sostanza), si vede che l’UE si aspetta un intervento di ben altro tenore. Non ci resta che attendere le mosse ufficiali. Centro Sviluppo iOS: Apple lo vuole entro ottobre Apple vuole un grande open space e soprattutto il centro deve essere pronto per ottobre 2016 A di Andrea ZUFFI torna al sommario Sky e Fastweb hanno rinnovato la partnership fino al 2021 Sky Online entrerà definitivamente a far parte dei pacchetti congiunti di Gaetano MERO MERCATO Niente aule per il primo centro europeo di sviluppo per app iOS che sorgerà a Napoli pple vuole chiudere in tempi brevi gli accordi operativi per l’avvio del Centro di Sviluppo di app iOS con sede a Napoli. Sarà il primo in Europa e Apple, che spinge perché si parta en‑ tro ottobre, invierà a breve un team di esperti di Cupertino per un sopralluogo nell’area scelta, cioè gli spazi della fa‑ coltà di ingegneria situata nel quartiere periferico di San Giovanni a Teduccio. L’incontro, che dovrà tenersi entro fino maggio o al più tardi a inizio giugno in occasione di un convegno partenopeo sulle start-up innovative organizzato dalla Fondazione Ricerca e Imprendito‑ rialità, sarà cruciale per definire le siner‑ gie tra il colosso fondato da Steve Jobs e l’Università Federico II. Giorgio Ventre, delegato del rettore dell’ateneo napoletano, definisce mol‑ to sfidanti le tempistiche, viste anche le modifiche infrastrutturali necessarie a soddisfare gli standard voluti da Apple. Sky e Fastweb ancora insieme per altri 5 anni Questa la dichiarazione del portavoce Ventre in merito ai tempi di progetto: “Loro ci chiedono di partire ad ottobre il che non è detto che sia una cosa semplice da fare, però sarà anche il motivo per cui vengono qui. Non è ufficiale ma questa è la richiesta”. I det‑ tagli sulla conformazione del Centro di Sviluppo saranno discussi durante il meeting di fine mese ma secondo quanto già emerso l’area di lavoro sarà un grande open space adeguatamente insonorizzato. Mentre alla Federico II già si pensa a come allargare la colla‑ borazione ad altre università italiane, tra le prime attività in carico alla nuova struttura ci sarà l’avvio della formazione di 600 giovani per fornire le competen‑ ze pratiche per lo sviluppo di app per l’ecosistema iOS. Fastweb e Sky hanno deciso di rinnovare per ulteriori cinque anni la partnership avviata nel 2011 vi‑ sto il successo riscontrato dall’of‑ ferta congiunta di banda larga e Pay TV. Il pacchetto lanciato per la prima volta sul mercato italiano cinque anni fa ha garantito alle due aziende circa 500 mila nuovi abbonati, attirati soprattutto dal ri‑ sparmio complessivo sui rispettivi abbonamenti. Tra le novità che caratterizzeranno la nuova cam‑ pagna promozionale figura Sky Online, l’Internet TV di Sky, che ad oggi permette di vedere in strea‑ ming una selezione di contenuti di cinema, intrattenimento e sport della TV satellitare, fruibile como‑ damente anche dal proprio tele‑ visore da salotto grazie al Tv Box. Tutti i pacchetti di Sky e le offerte per telefonia di Fastweb compren‑ deranno adesso una versione con‑ giunta in modo da fornire ai clienti maggiore libertà nello scegliere tra le diverse combinazioni il profi‑ lo più adatto alle proprie esigenze di connessione ad Internet e Pay TV. Ricordiamo infatti che l’offerta Sky dispone, oltre che di 150 ca‑ nali satellitari, anche di Sky Go e Sky Online che rendono la banda larga necessaria per il loro funzio‑ namento. Dal canto suo Fastweb ha appena varato il nuovo piano per raggiungere con velocità sino a 200 megabit al secondo il 50% della popolazione italiana. “Siamo felici di continuare il cammino insieme, - ha affermato Alberto Calcagno, AD di Fastweb - costruendo sul successo fin qui raggiunto e vogliamo estendere i vantaggi di questa partnership a sempre più italiani nei prossimi anni”. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MERCATO Dal 25 giugno Paypal eliminerà la protezione acquirenti per i progetti di crowdfunding Paypal non “protegge” più il crowdfunding Gli acquirenti che pagheranno utilizzando Paypal lo faranno a proprio rischio e pericolo P di Andrea ZUFFI aypal ha annunciato di voler eli‑ minare dalle condizioni di utilizzo la “protezione acquirenti” per i propri clienti che intendono finanziare progetti innovativi sulle piattaforme di crowdfunding. A partire dal 25 giugno alla sezione 13.3 del regolamento, quel‑ la che elenca le tipologie di pagamen‑ to escluse dalla “Purchase Protection” sarà infatti aggiunta la voce “pagamenti verso piattaforme di crowdfunding”. L’azione di Paypal va senza dubbio vi‑ sta come una contromisura rispetto al fallimento di iniziative e ai tentativi di frode che si registrano nel sistema dei finanziamenti collettivi online. Secondo un sondaggio commissionato a marzo 2015 da Kickstarter e condotto dalla University of Pennsylvania su un cam‑ pione di 500.000 finanziatori privati, il problema dei reclami e delle richieste di rimborso a vario titolo coinvolgerebbe il 9 percento dei progetti presentati. Con la precisazione contrattuale in vi‑ Vodafone anticipa i tempi e propone due abbonamenti con roaming incluso Tariffe convenienti solo se si viaggia molto Si parte da 39 euro ogni 4 settimane gore dal 25 giugno Paypal metterebbe così fine a tutte le future dispute tra creatori e finanziatori, stroncando sul nascere ogni possibile diatriba sull’ap‑ plicabilità della protezione dell’acquisto e quindi del rimborso. E’ quindi chiaro che, anche chi intende finanziare dal proprio conto Paypal un progetto in‑ novativo in crowdfuding, dal 25 giugno 2016 in avanti non potrà più contare in nessun caso sulla tranquillità offerta dal‑ la “protezione acquirenti”, che si tratti di frode, di un prodotto non funzionante o di qualsiasi altra tipologia di rischio. Nell’ambito delle più note piattaforme la modifica impatta principalmente gli utilizzatori di Indiegogo, poiché nei fatti Kickstarter già non permette al‑ cuna possibilità di reclamo o recesso alla piattaforma, sollevandosi preventi‑ vamente da ogni responsabilità circa il raggiungimento degli obiettivi dichiarati nelle presentazioni e l’aderenza alle specifiche dei prodotti finali. MERCATO Windows 10 ha già raggiunto quasi un terzo dell’obiettivo prefissato a Redmond Windows 10 su 300 milioni di dispositivi A fine luglio l’aggiornamento da Windows 7 e 8.1 non sarà più gratuito e costerà 149 euro di Mirko SPASIANO rmai sono passati circa 9 mesi dall’arrivo di Windows 10 e l’ultima versione del sistema operativo di casa Microsoft ha tagliato il prestigioso traguardo delle 300 milioni di installa‑ zioni. Questa cifra sottintende, però, che Windows 10 è installato su una moltitudi‑ ne di dispositivi diversi, che oltre ai lap‑ top ed ai PC tradizionali, include anche 2 in 1, tablet, Xbox One e smartphone. Per festeggiare l’avvenimento, la compa‑ gnia americana ci ha tenuto a snocciola‑ re qualche cifra simbolica che misurasse, in qualche maniera, il coinvolgimento degli utenti con Windows 10 e le sue funzionalità. Tra le più curiose, troviamo 6 miliardi di domande poste a Cortana e 9 miliardi di ore di sessioni di gaming dal momento del lancio di Windows 10 e 63 miliardi di minuti trascorsi complessiva‑ mente ad esplorare il web con Edge nel solo mese di marzo. O torna al sommario Vodafone RED elimina il roaming un anno prima Ma che prezzi! Tuttavia, più che que‑ ste cifre, di maggiore interesse è la situazio‑ ne delle applicazioni, che nell’ultimo perio‑ do ha visto un deciso miglioramento. Ap‑ pena una settimana fa, Facebook ha rilasciato le app progettate per Windows 10 di Facebook, Messenger e Instagram. Inoltre, sono arrivate le universal app di Vine, WinZip e Viber (quest’ultima, però, ancora in beta). Sul Windows Store sono sbarcati anche diversi giochi da tripla A, come Quantum Break e, proprio ieri, Forza Motorsport 6: APEX (anche questa in beta). Insomma, rispetto allo scorso 29 luglio, lo scenario è decisamente più roseo. A proposito di 29 luglio, se non avrete ancora aggiornato a Windows 10 per quella data di quest’anno, l’upgrade da Windows 7 e 8.1 non sarà più gratuito: dal 30 luglio 2016, infatti, aggiornare a Win‑ dows 10 avrà un costo di ben 149 euro. Gli irriducibili saranno lieti di sapere che, sempre dalla stessa data, l’app Ottieni Windows 10 verrà disinstallata in auto‑ matico e non riceveranno più alcuna no‑ tifica per effettuare l’upgrade. In un ver‑ so o nell’altro, il tempo stringe per fare la propria scelta “definitiva”: mark the date, mancano ormai meno di tre mesi. di Roberto PEZZALI Spariscono i piani Relax, arrivano i piani Red: Vodafone ha presen‑ to due soluzioni di abbonamento consumer che un anno prima della scadenza europea eliminano i co‑ sti di roaming per chi va spesso all’estero. Red Start e Red Maxi in‑ fatti integrano 100 minuti, 100 SMS e 100 MB di traffico dati al giorno in Europa e Usa, soglie oltre le quali non si tratterebbe più di “fair use” ma di “abuse”: per questo motivo Vodafone tarifferà 2 euro ogni 100 MB di traffico extra soglia fino ad un massimo di 4.5 GB. Una buona cosa, anche se guardando ai prezzi sembra che il roaming più che gratis sia incluso nel costo del‑ l’abbonamento, 39 euro ogni 4 set‑ timane per il RED Start e 49 euro ogni quattro settimane per il Red Maxi. Il primo piano, oltre al roa‑ ming, offre minuti e SMS illimitati oltre a 4 GB di traffico dati, mentre Red Maxi ha ben 8 GB di dati 4G e 6 mesi di Netflix (ma il traffico per lo streaming è extra). Di fatto siamo davanti a due ottime offerte per chi passa la maggior parte del mese all’estero, ma se l’utilizzo è pretta‑ mente “italiano” forse c’è di meglio: 4 GB di traffico non sono neppure tanti considerando i 39 euro chie‑ sti, e quando viene dato Netflix in HD gratis anche 8 GB rischiano di finire alla svelta. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MERCATO Oltre a un’idea, per toccare il cielo con un dito servono doti di marketing per promuovere un progetto che possa sfondare I segreti del crowdfunding, successi ed “epic fail” Esaminiamo uno dei fenomeni di comunicazione e guadagno di questi anni: rischi, successi e fallimenti dietro a un’idea di Michele LEPORI idea di pre-pagare qualcosa non nasce cer‑ to con le piattaforme di cui parleremo oggi, e basta pensare alle compagnie telefoniche per rendersi conto che da anni paghiamo prima di consu‑ mare qualcosa, ma il finanziamento popolare esalta ancora di più l’idea: un progetto nel cassetto da anni, e al quale nessuna banca darà mai credito per man‑ canza di garanzie, ha la possibilità di divenire realtà se il suo fondatore è in grado di allestire una campagna marketing talmente accattivante da farlo acquistare ai potenziali interessati prima ancora che il prodotto finale arrivi sul mercato. E molto spesso, il prezzo di acquisto della versione così preordinata sarà più vantaggioso di quello retail e con alcune caratteristiche esclusive. Tutto oro quello che luccica? Forse. L’ KickStarter e la filosofia “all or nothing” Finanziamento, roadmap e consegna Nata nel 2009 come seconda piattaforma di crowdfun‑ ding, in pochissimo tempo ha preso il gradino più alto del podio forte di 95.000 progetti andati in porto, 9.7 milioni di sostenitori spesso attivi su più campagne, 132 campagne che hanno sfondato quota 1 milione di dollari, altre 2.355 a quota più di 100.000 dollari per un totale 2 miliardi di dollari raccolti ad oggi. Dovreb‑ be bastare per farsi un’idea di cosa sia oggi questa macchina dei sogni (e di soldi). Un numero un po’ negativo? Solo il 36,7% delle campagne raggiunge la quota prefissata alla vigilia. La filosofia di pensiero che sottostà a KickStarter è quella che si definisce all or nothing: stabilita la quota economica che darà luce verde al progetto, se essa viene raggiunta l’intero ammontare sarà prelevato dal conto corrente dei backer (i sostenitori) e trasferito sul conto corrente del funder (il creatore) previa trat‑ tenuta del 5%, che inizierà a lavorare sulla produzio‑ ne. Produzione che deve necessariamente rientrare in 15 categorie: Alimentazione, Arte, Danza, Design, Film, Video, Fotografia, Fumetti, Giochi, Moda, Musi‑ ca, Opere Manuali, Pubblicazione, Teatro, Tecnologia torna al sommario (a loro volta divise in 36 sotto categorie). È importante sottolineare che la filosofia di KickStarter è quella di far sentire i backer parte di un progetto e non semplici utenti che stanno preordinando un prodotto, in quan‑ to su di loro grava quello che era il vecchio rischio d’impresa: all-or-nothing li tutela se il progetto non ot‑ tiene lo status funded, in quanto i soldi non verranno prelevati. Altrimenti starà al padre del progetto farne buon uso nel lasso di tempo che separa la fine del progetto dall’effettiva consegna nelle case dei suoi sostenitori. Già, il tempo. Probabilmente il tempo e la pazienza possono essere considerati i migliori amici di ogni backer. KickStarter obbliga i responsabili del proget‑ to a creare una roadmap che seguirà la campagna di raccolta fondi, sempre nell’ottica di far sentire la co‑ munità parte attiva di qualcosa di molto più grande di preordini collettivi. In essa, una stima delle tempi‑ stiche legate alle varie fasi della produzione è obbli‑ gatoria ma non vincolante e soprattutto senza alcuna penalità economica o di reputazione: capita spessis‑ simo che la data di consegna slitti di mesi se non anni, e partecipare consapevolmente ad una campagna crowdfunding implica che il backer ne sia consapevo‑ le, specie se gli stretch goal sbloccati sono tanti. Su di essi ci sentiamo in dovere di aprire una piccola parentesi, perché sono l’elemento che ha contribuito alla notorietà sui media ed al tam tam mediatico di un progetto: contribuire ad un progetto KickStarter può costare anche solamente 1 dollaro, ed in quel caso si otterrà un riconoscimento pub‑ blico di ringraziamento o poco più. Fa gruppo, non costa praticamente nessu‑ no sforzo economico e ci guadagnano tutti. I pledge (le quote pagabili) sono però tanti, e vanno dalle quote simbo‑ liche alle più materiali necessarie per portarsi poi a casa il prodotto finito. Chi dovesse davvero credere nel pro‑ getto, facendosi carico implicitamente di diffondere il verbo sui social, può decidere di investire più del necessa‑ rio per portarsi a casa dei premi extra, che verranno realizzati e spediti solo in caso vengano raggiunti traguardi economici (gli stretch goal, appunto) più alti della normale quota di finanziamento. È questa la grandezza di KickStarter: fatto “x” un valore di in‑ vestimento per portarsi a casa l’oggetto dei desideri, pagando X+1 si può avere qualcosa di meglio, con X+2 qualcosa di ancora meglio e magari di esclusivo, e così via. La spirale che si viene a generare se la campagna marketing pre-apertura dei finanziamenti è stata fatta con criterio ed analisi di mercato, può far raggiungere la quota finanziamento in poche ore e per i rimanenti giorni sarà “solo” una corsa all’ultimo stretch goal ed a maggiori guadagni. Attenzione però: la roadmap di produzione che la piattaforma obbliga a rendere disponibile agli utenti è solo sul progetto base. Gli extra potrebbero far salta‑ re le tempistiche stimate o, nel peggiore dei casi, far saltare i conti economici redatti prima della campagna ed affondare un progetto magari anche milionario. E dopo il prelievo dei soldi dal nostro conto, KickStarter non è responsabile più di nulla, o quasi. E neanche PayPal. La storia insegna che fortunatamente nessu‑ na campagna è stata fatta per raccogliere fondi con i quali fuggire alle Cayman e cambiare identità, ma la possibilità esiste. IndieGoGo e il “keep-it-all” L’altra faccia della medaglia Quando c’è un gigante, di solito c’è anche chi prova a fargli le scarpe. Se il gigante è KickStarter, l’alternativa non può che essere IndieGoGo, la piattaforma meno conosciuta (benché più diffusa), meno seguita dai so‑ cial network ma con partner commerciali più rinomati - YouTube e PayPal su tutti, e che vanta meno copertu‑ ra mediatica nonostante più campagne attive rispetto al rivale: il triste destino dei secondi classificati. Ep‑ pure le premesse per essere il migliore c’erano tutte: nato nel 2008, un anno prima del rivale, IndieGoGo si proponeva come risorsa ideale per la produzione di film indipendenti ma ci ha messo solo un anno per segue a pagina 07 n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MERCATO I segreti del crowdfunding segue Da pagina 06 rompere gli indugi e proporsi come piattaforma di crowdfunding completa. Tanto che oggi le categorie sono 24, che si traducono in 10.000 campagne attive (circa 260 al giorno): la percentuale di completamento è però del 9%, ma i numeri non raccontano tutta la storia perché su IndieGoGo ogni dollaro può contare qualcosa. La più grande differenza fra le due piattaforme è l’ap‑ proccio ai nostri soldi: se KickStarter preleva solo e soltanto se viene raggiunta la quota prefissata, Indie‑ GoGo offre questa opzione solo in alternativa al keepit-all, che è la modalità con la quale i soldi del pledge arrivano subito sul conto del fondatore. Sembrerebbe più rischioso, e probabilmente lo è per davvero, ma su IndieGoGo si mantengono le promes‑ se indipendentemente da quello che si riceve con questo metodo di sostegno. Le commissioni sul va‑ lore finale, per entrambe le piattaforme, sono del 5% ed è probabilmente l’unica similitudine economica fra i due rivali dopo che - nel luglio 2015 - IndieGoGo ha rimosso i precedenti 4% in caso di funding e 9% in caso di flop. Appurato che la visibilità è tutto o quasi in un proget‑ to di crowdfunding, perché scegliere una piattaforma che fa 1/3 delle visite dell’altra? Paradossalmente, per avere più visibilità. O meglio, per averne una miglio‑ re. KickStarter è disponibile negli USA, UK, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Irlanda, Norve‑ gia, Svezia, Germania, Francia, Spagna, Italia, Austria, Belgio, Svizzera e Lussemburgo mentre IndieGoGo copre 224 paesi, fra cui Cina, Russia, India e Brasile tanto per citare economie in crescita e dove il terreno fertile per l’imprenditoria alternativa non manca. Non dimentichiamo inoltre la specializzazione dei proget‑ ti: IndieGoGo ha una forte comunità di fashion victim, mentre chi è interessato a produrre videogame, hitech o giochi da tavolo dovrà rivolgersi giocoforza a KickStarter. E attenzione ai dazi doganali, che in entrambe le piat‑ taforme sono sempre da controllare con estrema at‑ tenzione in caso di pledge su progetto con spedizione dai soli USA e non EU-friendly, come si dice in questi casi. Tanti soldi fa però rima con tante responsabilità, e non sempre si riesce a sostenere il peso del succes‑ so: ecco perché casi come lo smartwatch di Pebble ed il Coolest Cooler sono incidenti che possono capi‑ tare a chiunque rischi l’avventura crowdfunding. Come raccogliere 13 milioni di dollari e fallire clamorosamente “Il semplice fatto che una campagna raggiunga o superi il traguardo economico prefissato, non significa che il progetto si realizzerà e il progetto avrà successo”. Queste le parole, inquietanti ma tristemente vere, di Justin Kazmark alla redazione di Mashable dopo l’ennesimo, inutile update del team responsabile di Coolest Cooler: il progetto che ha disintegrato ogni record su KickStarter ma che è fallito miseramente. Questi i fatti: nel 2013, un giovane ed ambizioso im‑ prenditore che risponde al nome di Ryan Grepper presenta su KickStarter il prototipo del picnic con le torna al sommario MAGAZINE ruote sotto, Coolest Cooler: un frigorifero portatile con incorporato frullatore, pia‑ no per affettare le vivande, speaker bluetooth e presa USB per ricaricare i dispo‑ sitivi nel bel mezzo del parco. Progetto presentato, obiettivo di raccolta fon‑ di neanche lontanamente raggiunto: addio al sogno nel cassetto? Assolutamen‑ te no. Il 2014 è l’anno del‑ la rivincita di Grepper, che ritorna su KickStarter con un Coolest Cooler ancora più bello, completo e con un prezzo di finanziamen‑ to più basso: pledge da 165-185 dollari per assicurarsi quello che in poche ore diventa letteralmente l’oggetto del desiderio di teenager e famiglie del mondo, raccogliendo soldi e disintegrando ogni record fino ad allora. Al 60° ed ultimo giorno di campagna, il Coolest Cooler passa alla storia come il KickStarter più desiderato di sempre con i suoi 13.000.000 di dollari raccolti. Po‑ chi mesi ed i quasi 60.000 backer riceveranno a casa l’oggetto dei desideri, giusto in tempo per l’estate. Peccato che i pochi mesi inizino a diventare qualcuno in più, e nonostante i continui aggiornamenti sulla pa‑ gina del progetto i backer inizino a mostrare qualche malumore che nell’agosto del 2015 diventa rabbia. Grepper è costretto a correre ai ripari ammettendo quello che ormai è evidente a tutti: i conti non torna‑ no e i 185 dollari di pledge non bastano per costrui‑ re neanche metà del Coolest Cooler. In un video su YouTube, il capo del progetto spiegava che per con‑ tinuare a “tenere alto il focus sul prodotto”, la startup avrebbe chiesto aiuto ad Amazon per la vendita: nei rosei piani di Grepper, la spinta del colosso di Seattle avrebbe permesso di accontentare metà dei 60.000 backer entro novembre ma la messa in listino a 400 dollari al pezzo, 200 in più della versione KickStarter ha tenuto ben lontano dall’acquisto anche chi si pentì di non aver partecipato al crowdfunding. Con il conto in rosso e 60.000 backer fuori dalla porta (di Twitter e Facebook, ma qualcuno anche con pesanti minacce al cellulare) la situazione era tragica ma non contento, ad aprile 2015 Grepper rovescia una tanica di benzina sull’incendio già fuori controllo: finché Amazon non genererà profitti, il progetto è in standby ed i backer che vogliono il Coolest Cooler dovranno versare altri 97 dollari senza una deadline per la consegna, im‑ possibile da stimare vista l’inesistente liquidità. Oltre al danno, quindi, la proverbiale beffa. Oggi, 20.000 Coolest Cooler sono stati consegnati ai primi suppor‑ ter, per gli altri 36.000 c’è più tempo che speranza. La storia di Grepper e soci è la più famosa perché se‑ gue il noto adagio del “più è grosso, più fa rumore quando cade”, ma non è di certo l’unica dell’intricato mondo del crowdfunding. Potremmo parlare dell’orologio CST-01, o della campagna... a luci ed ombre del drone Zano. Chi scrive ha già avuto modo di dichiara‑ re più volte su queste pagine la propria passione per i giochi da tavolo, e l’impatto che questo nuovo modo di fare impresa ha avuto su questo settore è stato de‑ vastante, nel bene e nel male. Per ogni progetto andato a buon fine c’è un The Doom That Came To Atlantic City!, un gioco da tavo‑ lo ad ambientazione lovecraftiana attesissimo dai fan e che è fallito, come il Coolest Cooler, non tanto per mancanza di soldi quanto per inesperienza nel mon‑ do imprenditoriale. Il crowdfunding non è Amazon, non si ordina con la certezza di ricevere a casa dopo un lasso di tempo: il crowdfunding è fiducia, investi‑ mento, rischio, passione, supporto e - mai dimenticar‑ lo - tanta fortuna. Crowdfunding, ora: ecco cinque progetti davvero interessanti Stabilito che il rischio c’è, non dimentichiamo che una buona percentuale di successo esiste e le piat‑ taforme sanno anche regalare soddisfazioni ai propri utenti. Se dovessimo scommettere qualche dollaro d’investimento, ecco i progetti che ci sembrano de‑ segue a pagina 08 n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MERCATO Compatibilità bluetooth per garantirne il “dialogo” con lo smartphone, Cashew funzionerà con la relativa app che ci permetterà di gestire le funzioni del por‑ tafoglio ed allertare la comunità di utenti in caso di perdita, con geolocalizzazione condivisa. Sarà ovvia‑ mente possibile dare la possibilità a terzi di registrare la propria impronta digitale per l’apertura; manca per ora la possibilità di far aumentare i soldi all’interno degli scompartimenti con un click. Peccato. I segreti del crowdfunding segue Da pagina 07 gni di nota. Su IndieGoGo abbiamo scovato HOVR, un geniale strumento fitness da usare quando meno sembrerebbe opportuno. Consapevoli dei rischi di un lavoro d’ufficio, e forse per questo ancora più amanti della sana attività all’aria aperta, questo rivoluziona‑ rio strumento ci ha sorpreso: quante volte capita, alla scrivania, di muovere involontariamente gambe e piedi mentre lavoriamo al computer o scriviamo una lettera? Questo piccolo strumento ci farà bruciare ca‑ lorie anche da seduti, e precisamente un +17%. Senza nulla togliere ad una sana e regolare attività fisica. Parlando invece di tecnologia in senso stretto, sem‑ pre su IndieGoGo e dalla California arriva ASAP Connect. Sfruttando una combinazione di materiali quali placcatura in oro 18KT e magneti al neodimio, il cavo del progetto è separabile dalla testina Lightning o MicroUSB (che verrà tenuta sempre inserita nello smartphone) e permetterà la ricarica in condizioni di buio totale, ad una mano in macchina senza distrarsi dalla guida e salverà il nostro dispositivo da eventuali cadute qualora dovessimo tirare inavvertitamente il cavo. Per 21 dollari e 6 di spedizione internazionale, ci sembra un rischio che si può correre. Passando a KickStarter ed alla sua vena spiccata‑ mente gamer-friendly, non possiamo non parlare di uno dei successi del 2016 che speriamo davvero si possa trasformare in un successo commerciale: stia‑ mo parlando della versione da tavolo del famosissimo videogioco Dark Souls. Creato da fan per i fan, questa trasposizione tutta carte, miniature e segnalini promette di riportare dal vivo la tremenda difficoltà che caratterizza l’incarna‑ zione originale su console Playstation. Due milioni e mezzo di sterline a fronte di uno stretch goal di 50.000: la passione qui l’ha fatta davvero da padro‑ ne e ha contagiato i fan di due mondi che non si fan‑ no problemi a spendere cifre importanti per edizioni che lo meritano. Menzione d’onore per la presenza torna al sommario Italia Pioniera dell’Equity Crowdfunding per le PMI di opzioni di finanziamento per negozianti, di solito esclusi dal giro del crowdfunding ma che qui hanno potuto contribuire attivamente alla pletora di stretch goal sbloccati. Sempre su KickStarter, invece, troviamo un acces‑ sorio in grado di trasformare radicalmente qualsiasi bicicletta: è GeoOrbital Wheel, un motore elettrico da sostituire alla raggiera della ruota anteriore e che ci permetterà di raggiungere quasi i 30 KM/h e di co‑ prire una distanza fino a praticamente 90 Km. Due le versioni disponibili: 26” o 700CC per adattar‑ si a tutte le ruote, ed entrambe le GeoOrbital Wheel avranno un motore da 36V che richiederà circa 3 ore per la ricarica. Al manubrio, il tasto di accensione e spegnimento. Anche in questo caso, progetto ampia‑ mente sostenuto dal pubblico che andrà in consegna (stimata) a novembre per chi pagherà i 699 dollari richiesti. Chiudiamo con un progetto che deve ancora festeg‑ giare il raggiungimento del proprio obiettivo, ma che ha buone possibilità di farcela nei 20 giorni rimanen‑ ti. Si chiama Cashew, ed è il primo portafoglio smart con apertura tramite impronta digitale, GPS per la lo‑ calizzazione in caso di furto o smarrimento e batteria in grado di resistere per 9 mesi senza ricarica. Si por‑ ta a casa con un pledge a partire da 200 dollari. Abbiamo visto come il crowdfunding si basi sostan‑ zialmente su due filosofie di raccolta, ma c’è di più. Oltre alle donazioni, da un paio d’anni è nata un’al‑ tra forma raccolta fondi: stiamo parlando di Equity Crowdfunding, un sistema pensato soprattutto per aiutare le piccole startup a raccogliere del capitale iniziale da piccoli o grandi investitori, che ne divente‑ ranno di fatto azionisti a tutti gli effetti. Pioniera di questa nuova forma di raccolta è stata pro‑ prio l’Italia. Nel luglio 2013 la Consob approvò quello che passerà alla storia come il primo regolamento europeo di equity crowdfunding, contenente norme e disposizioni pensate per tutelare i risparmiatori e stabilire i soggetti autorizzati a raccogliere fondi per conto delle imprese. Via libera ad un tetto massimo di investimenti che metteva un grosso freno alla “corsa al rialzo” tipico di questo settore: 1.000 euro all’anno per investimenti privati, di cui fino a 500 donabili online (oltre que‑ sta soglia, un modulo di compilazione obbligatoria in partnership con l’istituto di credito che supervisio‑ nerà il trasferimento dei fondi) e fino a 10.000 euro all’anno per qualsiasi persona giuridica. Battuta sul tempo la burocrazia d’oltreoceano, che proprio in quel periodo stava lavorando alle modifiche di un di‑ segno di legge, il Jobs Act (Jumpstart Our Business Startups Act), già messo nero su bianco dal 2012 ma che è stato più volte rimaneggiato su richiesta dell’or‑ gano di controllo della borsa americana (la Sec), che ha stabilito tetti di massima sulle donazioni in relazio‑ ne al reddito annuo dell’investitore. A dicembre 2015, sono arrivate dalla Consob le prime modifiche al re‑ golamento Equity Crowdfunding, ampiamente richie‑ ste dalle parti in causa dopo un periodo di rodaggio. Snellite le procedure per le donazioni, ora effettuabili praticamente solo online, ed abolizione della cosid‑ detta soglia MIFID: chi non è un investitore professio‑ nale, ora compila il questionario per valutare la sua appropriatezza e può investire senza limiti puntuali o annuali. Maggiore enfasi anche agli investitori abi‑ tuali, il vero cuore di questo tipo di crowdfunding: il nuovo regolamento impone che il 5% dell’offerta sia sottoscritta da investitori professionali, ai quali ora si possono anche aggiungere gli investitori “su richie‑ sta”. Il vantaggio è quello per cui, di fatto, anche inve‑ stitori abituali possono contribuire alla raccolta fondi. Questa visione macroeconomica del crowdfunding per le imprese mette ancora più in evidenza l’aspetto di rischio che sta alla base di questo mondo: c’è da guadagnarci, certo, ma dimenticare anche solo per un attimo che nulla di quanto visto o promesso sulle piattaforme in gioco è garantito può portare a perdite di capitali, anche ingenti. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE ENTERTAIMENT Le 51 partite del Campionato di Calcio Europeo saranno trasmesse in Super HD Sky trasmetterà gli Europei in Super HD Non è 4K ma offre una qualità più elevata del Full HD: ne potranno usufruire i clienti “extra” di Gaetano MERO S ky si prepara a una stagione ricca di eventi dedicati allo sport ed è pronta a puntare sul Super HD. La programmazione prenderà il via il prossimo 10 giugno alle ore 21.00 con la partita Francia - Romania che, come molti sapranno, segnerà l’inizio degli Europei di calcio 2016 di cui l’emittente satellitare trasmetterà tutti i 51 incontri (24 in esclusiva). Ma di cosa si tratta? Super HD non è 4K, formato su cui i competitor si stanno soffermando al momento (vedi finale di Champions su Mediaset Premium), bensì un Full HD capace di un livello di definizione - e di qualità percepita - superiore rispetto alle trasmissioni standard. La società è al lavoro sul Super HD dal 2014, ma solo negli ultimi mesi ha deci‑ so di svilupparlo anche per programmi live, debuttando lo scorso 10 dicembre con la finale di X Factor 9. Il Super HD è basato su una codifica in H.264 e, ri‑ spetto alle trasmissioni “standard”, im‑ piega il doppio del bitrate - circa 15/18 Megabit al secondo -: il tutto si traduce, secondo le intenzioni dell’azienda, in una qualità percepita superiore, con immagini più nitide e profonde, sicura‑ mente meno intaccate dagli artefatti di compressione. Potranno godersi lo spettacolo in Su‑ per HD tutti i clienti iscritti a “extra” - il programma che premia gli utenti più fedeli -, abbonati a Sky da almeno tre anni, con HD attivo e pacchetto Sport o Calcio incluso nell’abbonamento, sem‑ plicemente sintonizzandosi sul canale 209. La visione di Euro2016 in Super HD, dichiara l’azienda, è solo la prima tap‑ pa di un’intensa roadmap tecnologica che nei prossimi mesi coinvolgerà tutti i servizi e tutti i clienti Sky e che andrà ad arricchire ulteriormente la customer experience. Roland Garros 2016: 4K e riprese a 360° Entra in campo anche la realtà virtuale, con riprese a 360 gradi sui tre campi principali A di Dario Ronzoni torna al sommario Con una delibera dell’AgCom vengono assegnate le frequenze per la radio digitale in una vasta zona dell’ItalIa centrale e meridionale di Roberto FAGGIANO ENTERTAIMENT France Télévisions continua le prove di trasmissione in 4K del torneo parigino nche quest’anno il Roland Garros, tappa francese del circuito dei tornei del Grande Slam di tennis, sarà banco di prova privilegiato per testare le nuove tecnologie di trasmis‑ sione televisiva. È quanto emerge da un comunicato stampa diffuso da Fran‑ ce Télévisions, il gruppo che gestisce i canali televisivi pubblici francesi, che già lo scorso anno aveva svolto una serie di test di trasmissione in 4K nel corso del prestigioso torneo parigino. L’edizione 2016 del Roland Garros, partita il 16 maggio, vedrà un impegno ancor più massiccio di France Télévi‑ sions, che oltre a trasmettere in Ultra HD le semifinali e le finali del torneo maschile e femminile (trasmissioni al momento disponibili solo per la Francia, via satellite nel buquet Fransat e su digitale terrestre solo nella regio‑ La radio digitale DAB si spinge più a sud ne di Parigi, l’Ile de France), metterà in campo la realtà virtuale grazie alle ri‑ prese a 360 gradi, che riguarderanno gli incontri disputati sui campi Philippe Chatrier (il centrale), Suzanne Lenglen e Court 1. Le riprese a 360 gradi saranno acces‑ sibili tramite l’app mobile RG 360, svi‑ luppata da FireKast. La copertura del segnale radio DAB in Italia si estende alla co‑ stiera tirrenica centrale e meri‑ dionale e alla Sicilia, è stata infatti pubblicata la delibera relativa dell’AgCom come era già stato preannunciato nella nostra guida alla ricezione della Digital Radio. Nella delibera vengono precisate le zone e le relative frequenze as‑ segnate alle diverse emittenti che potranno così iniziare le trasmis‑ sioni appena verrà pubblicato il bando per le assegnazioni, ecco il dettaglio. Bacino 22 (Roma, Frosinone, La‑ tina, Rieti): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti naziona‑ li), 11A, 11B, 11C e 11D (reti locali) Bacino 28 (Avellino e Benevento): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti nazionali), 11A e 11B (reti locali) Bacino 29 (Napoli e Caserta): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti nazionali), 10A, 10B, 10C e 10D (reti locali) Bacino 30 (Salerno): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti nazionali), 11C e 11D (reti locali) Bacino 33 (Potenza e Matera): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti nazionali), 10C e 10D (reti locali) Bacino 34 (Catanzaro, Cosenza e Crotone): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti naziona‑ li), 12D, 11A e 11B (reti locali) Bacino 35 (Reggio Calabria, Vibo Valentia, Catania, Messina e Sira‑ cusa):i blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti nazionali), 10A, 10B, 10C, 10D e 11D (reti locali) Bacino 37 (Palermo e Trapani): blocchi di frequenze 12A, 12B e 12C (Rai e reti nazionali), 12D, 11A, 11B e 11C (reti locali). n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE ENTERTAIMENT 9to5Mac anticipa le novità che forse vedremo al keynote di San Francisco In arrivo un nuovo vestito per Apple Music Grafica black&white e testi a video per Apple Music; probabili novità anche per iTunes di Emanuele VILLA d un anno dall’introduzione di Apple Music in iOS 9, Cupertino è pronta a mettere mani al pro‑ prio gioiellino per renderlo ancora più accattivante e funzionale per gli utenti. Come dimostrato da Cook e Maestri nella recente earning call, Apple Music è una voce importante nel fatturato della major californiana e potenziarne i servizi è una priorità che troverà la sua massima espressione durante la WWDC del pros‑ simo mese. Secondo le informazioni provenienti da 9to5Mac, il noto portale americano, Apple Music versione iOS10 dirà addio al design tutto colori e trasparenze in favore di un decisamente più intrigante black & white a font San Francisco (tema di caratteri proprietario Apple) che enfa‑ tizzerà le cover dell’album - più grandi ed al centro dell’esperienza d’uso - ed i testi sulle tab. Grande attenzione anche al 3D Touch di iPhone 6S: la capacità di ricono‑ scere più livelli di pressione a schermo renderà disponibili altrettante opzioni, integrando l’app con la tecnologia dei A dispositivi Apple. Non si parla di nessuna miglioria per Connect: il social network integrato in Apple Music non dovrebbe vedere grosse evoluzioni, e non sembra aver intenzione di diventare Ping 2.0. Per fortuna. La grossa novità su cui punteranno forte Cook e soci è però l’integrazione dei te‑ sti durante la riproduzione delle canzoni: sincronizzati, subito a video e pronti per un karaoke improvvisato, questa funzio‑ ne è ad oggi disponibile sulla versione desktop di Spotify e - se vedrà la luce - rischia di diventare un vero game chan‑ ger per la mela morsicata. Apple non di‑ mentica iTunes in questo giro di revival: l’aggiornamento che seguirà il restyling di Apple Music adeguerà la grafica e qualche opzione nuova, ma i grossi cam‑ bi arriveranno - sempre secondo le gole profonde californiane - alla WWDC 2017. Qualora almeno la metà di questi report dovessero essere veritieri, toccherà aspettare le beta per metterci mano e capirne le potenzialità prima del canoni‑ co lancio ad inizio autunno. MERCATO Spotify, compiaciuta, ha annunciato il beneficio ricavato dal lancio di Apple Music Chi ci guadagna di più da Apple Music? Spotify La crescita di Spotify è aumentata in modo significativo dopo l’arrivo di Apple Music di Alvise SALICE L a concorrenza è il sale del libero mercato, nonché il solo propel‑ lente efficace per il miglioramen‑ to dell’offerta. Una nuova conferma di questa tesi inconfutabile ci arriva da Spotify, che ha annunciato compiaciuta il beneficio ricavato dal lancio del suo più forte competitor, Apple Music: a fine marzo il popolare servizio musicale ha dichiarato 30 milioni di utenti paganti, (il 50 % in più rispetto all’estate scorra), la base installata totale (inclusi quindi gli utenti paganti), è salita da 75 a 100 mi‑ lioni, distribuiti su 59 mercati. “È grandioso che Apple sia sul mercato. Sta senz’altro elevando il profilo dello streaming. È difficile costruire un industria da soli. Da quando Apple Music è stato lanciato, siamo cresciuti più velocemente e abbiamo conquistato più torna al sommario utenti che mai.” Con queste parole Jonathan Forster, vicepresidente di Spotify intervistato da Reuters, ha sancito l’importanza dell’in‑ gresso sul mercato di un player potente come il colosso di Cupertino, che ha in‑ fatti raggiunto quota 13 milioni di iscritti in meno di un anno. “Sarebbe terribile se ci stessimo portan- do via iscritti a vicenda per scoprire che c’è un tetto di 100 milioni di utenti potenziali… Ma dubito sia questo il caso” ha concluso poi Forster, lasciando tra‑ pelare grande ottimismo per il futuro di Spotify, che continua a coltivare il proprio successo investendo su nuove funzionalità, con particolare interesse sul video HBO contro i pirati per proteggere Game of Thrones HBO sfodera la spada e lancia l’aut-aut ai pirati virtuali Rimuovete i link dai siti e sottoscrivete una membership con HBO altrimenti saranno guai Ce la faranno o stanno lottando contro i mulini a vento? di Michele LEPORI Le battaglie legali di HBO sono or‑ mai notizia da prima pagina: dopo aver parlato del caso Spanish Spoiler, il network americano mette nel mirino i siti di torrent e tira il grilletto senza pensarci due volte. Alla luce della release della terza puntata della sesta stagione, HBO vuole mettere un laccio all’emor‑ ragia di link per scaricare illegal‑ mente le puntate e gli avvertimenti mandati ai tantissimi siti di gestione torrent non lasciano spazio a dub‑ bi: rimuovete i link, invitate a sottoscrivere un’abbonamento regolare altrimenti saranno guai. Se tantis‑ simi si limitano a nascondere la te‑ sta sotto la sabbia, qualche nome grosso come KickAss e Torrentz hanno accolto la “richiesta” rimuo‑ vendo i link ai torrent più scaricati e riducendo drasticamente l’upload di nuovo materiale. È evidente che HBO che stia facendo tutto quan‑ to in suo possesso per limitare la distribuzione illegale degli episodi di Game of Thrones. Scelta assolu‑ tamente e pienamente condivisibi‑ le, ma nel fluido mondo di internet tutto è possibile e se anche i nomi grossi del P2P decidono di aderi‑ re, le comunità di file sharing onli‑ ne difficilmente aderiranno. HBO come Don Chisciotte? n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MOBILE Dallo sconforto per l’ultima trimestrale all’entusiasmo nello spazio di una dichiarazione Cook: iPhone 7 un acquisto irrinunciabile Il CEO di Apple annuncia un futuro inarrivabile per i prossimi attesissimi device della Mela di Alvise SALICE T im Cook nel salotto televisivo di Jim Cramer, anchorman del pro‑ gramma Mad Money (CNBC) non ha dubbi: “Abbiamo fantastiche novità in uscita. Nuovi iPhone che spingeranno chiunque possegga oggi un iPhone a passare ai prossimi modelli. Vi daremo cose che oggi come oggi non pensate vi servano, ma senza le quali domani non potrete più vivere: questo è sempre stato questo l’obiettivo di Apple.” Indubbiamente si tratta di una dichia‑ razione programmata ad hoc per resti‑ tuire ossigeno al titolo Apple, crollato di oltre 10 punti in meno di due set‑ timane (peggior serie mai registrata in borsa dal 1998, anno del grande ri‑ lancio di Cupertino) dopo la pubblica‑ zione, il 20 Aprile, dei deludenti dati dell’ultima trimestrale. Detto questo, è lecito lasciarsi prendere da una cer‑ ta esaltazione, considerando anche le voci di corridoio che circolano su iPhone 7: dal debutto della scocca impermeabile alla nuova probabile fotocamera posteriore Dual-Lens, si capisce perché Tim Cook si definisca “estremamente entusiasta delle novi- tà in corso di sviluppo”. L’amministratore delegato di Apple ha poi usato parole di profondo otti‑ mismo per Apple Watch, paragonan‑ done la curva evolutiva addirittura ad iPod: “Nel giro di pochi anni, le persone diranno:come ho potuto vivere fino ad oggi senza questo orologio?” MOBILE Nuove indiscrezioni sull’atteso iPhone 7, questa volta riguardano la versione Plus iPhone 7 Plus, dual-camera e 3 GB di RAM? I 3 GB di RAM necessari per velocizzare l’elaborazione delle immagini doppia fotocamera N di Mirko SPASIANO elle scorse settimane sono circola‑ ti in rete diversi rumor in merito al nuovo melafonino in arrivo questo autunno, alcuni dei quali alimentati da Ming-Chi Kuo, dimostratosi abbastanza credibile in passato. I report iniziali vo‑ levano che la versione Plus di iPhone 7 fosse lanciata sul mercato addirittura in due varianti, inclusa una versione pro. Sarebbe stata proprio quest’ultima ad avere un setup caratterizzato da una doppia fotocamera e ben 3 GB di RAM per gestire l’elaborazione delle immagi‑ ni; al contrario, la versione “standard” di iPhone 7 Plus sarebbe stata commercia‑ lizzata con un unico obiettivo. Ora, lo stesso Kuo ha rettificato le sue previsioni, dichiarando in una nota che Apple avrebbe deciso di commercializ‑ zare l’iPhone 7 Plus nell’unica variante pro, per non danneggiarne le vendite con un modello più economico. Le due caratteristiche principe sarebbero state confermate, unitamente al consueto up‑ grade dei componenti interni. Tuttavia, torna al sommario non è ancora chiaro del tutto chiaro cosa accadrà per quanto riguarda due degli aspetti più discussi e controversi del nuovo smartphone Designed in Califor‑ nia, ovvero la presenza o meno del jack per le cuffie e dello Smart Connector. A quanto pare, invece, il design dovrebbe ricordare molto da vicino quello del suo predecessore, ma con degli inserti in pla‑ stica rinnovati per le antenne. Appena pochi giorni fa, Tim Cook ha di‑ chiarato che il nuovo iPhone avrà delle feature irrinunciabili che spingeranno tutti i possessori di iPhone a passare al modello nuovo. Che una di queste sia proprio la doppia fotocamera? Quel che è certo è che sempre più produttori stanno adottando una configurazione dual-camera per i propri smartphone. In quel di Cupertino ci hanno abituato a stupirci per la stretta collaborazione tra hardware e software e pertanto, al netto degli innumerevoli leak che seguiranno nelle prossime settimane, per saperne davvero di più non resta che attendere l’autunno. Sky operatore telefonico con streaming illimitato? Per ora è solo un’idea... Sky sta sondando il terreno per capire il gradimento di fronte alla nascita di un nuovo operatore telefonico virtuale Il vantaggio sarebbe enorme: traffico dati incluso per Sky Go e Sky Online di Roberto PEZZALI Sky potrebbe lanciare anche in Italia un operatore telefonico virtuale chiamato Sky Mobile: il progetto infatti è già certezza in UK, dove l’arrivo è previsto per il 2016. La filiale italiana della pay TV sta infatti recapitando un son‑ daggio ad alcuni suoi abbonati per carpire l’interesse riguardo una soluzione simile, Un’idea che in ogni caso non è affatto male: Sky Mobile infatti sarebbe l’unico modo per poter fruire in mobilità dei programmi Sky senza pagare, infatti il traf‑ fico utilizzato per la visione di Sky Go, di Sky Online e delle al‑ tre app che usciranno nel corso dell’anno (Sky Kids e Sky Sport) sarebbe gratuito. Nel sondaggio che Sky ha com‑ missionato a Nielsen vengono fatte anche alcune ipotesi di prezzo, dalla tariffa con 500 mi‑ nuti, 500 SMS e 2 GB di traffico a 15 euro al mese a quella da 8 euro con 50 minuti, 50 SMS e 1 GB. Anche le tariffe sono ovvia‑ mente indicative: Sky è interes‑ sata solo a capire se Sky Mobile potrebbe raccogliere un numero tale di clienti da giustificare l’in‑ vestimento per lanciarlo. Inutile dire che 8 euro al mese per po‑ ter vedere su un tablet film, sport e serie TV in in mobilità e senza altri costi li spenderebbero in molti senza pensarci troppo. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MOBILE Dopo il fratello maggiore, arriva nel nostro Paese anche la versione Lite del P9 Huawei P9 Lite: specifiche giù, prezzo OK In termini di specifiche sembra un modello top di gamma 2014, ma costa solo 299 euro P di Mirko SPASIANO iù di un mese fa, Huawei aveva annunciato il suo nuovo top di gamma con un evento in pompa magna a Londra. Appena pochi gior‑ ni dopo, erano cominciati a circolare in rete numerosi rumor in merito ad una versione più economica, ovvero il P9 Lite. Ora questo terminale è arriva‑ to in Italia e offre specifiche tecniche di tutto rispetto ad un prezzo abbastanza contenuto: 299 euro, esattamente la metà del suo fratello maggiore P9. Si tratta di uno smartphone equipaggia‑ to con Android 6.0 e personalizzato con la EMUI 4.1. Ha una cornice in metallo ed uno spessore di 7,5 mm, nel quale trova posto un display da 5,2 pollici, con riso‑ luzione Full HD. Il suo cuore pulsante è un Kirin 650 octa-core, accompagnato da 3 GB di RAM e 16 GB di memoria in‑ terna, espandibile con microSD fino a 128 GB. La differenza più significativa, però, è sul comparto fotografico: man‑ Disney ha cancellato lo sviluppo di tutti i prodotti dedicati al mercato console Chiuso anche Avalanche Software, sviluppatore di Disney Infinity di Francesco FIORILLO cano i sensori a marchio Leica presenti sul P9. In particolare, manca la caratte‑ ristica distintiva del P9, ossia il sensore in bianco e nero, ma, almeno sulla carta, la fotocamera principale ha comunque il suo perché: sensore da 13 Megapixel, dotato di lente grandangolare da 28 millimetri e apertura f/2.0. Le differenze con il fratello maggiore non sono poche, ma, nel complesso, sembra un terminale dal buon rapporto qualità prezzo. Tra i principali motivi alle spalle del recente successo di Huawei c’è, senz’altro, la sua strategia che mira a coprire efficacemente tutte le fasce di mercato e pare proprio che, anche quest’anno, la compagnia cinese si sia inserita di prepotenza nella fascia me‑ dia con uno smartphone davvero inte‑ ressante. MOBILE Dal team di sviluppo di Siri arriva Viv, una nuova piattaforma di intelligenza artificiale Ecco Viv, l’assistente virtuale più evoluto di Siri In grado di effettuare rapidamente operazioni complesse, può rivoluzionare l’utilizzo del Web C di Gaeteno MERO onsultando l’assistente virtuale dello smartphone, a molti sarà capitato di imbattersi in risposte poco inerenti. Tutto ciò potrebbe a bre‑ ve diventare un ricordo grazie a Viv, una nuova forma di intelligenza artificiale che si preannuncia molto più evoluta di Siri e Cortana. La piattaforma è sta‑ ta presentata al TechCrunch Disrupt di New York dagli sviluppatori Dag Kittlaus e Adam Cheyer, a cui si deve la paterni‑ tà dell’assistente Apple. Viv è in grado di sfruttare molto meglio dei suoi riva‑ li i servizi di terze parti e di assimilare abitudini e preferenze degli utenti così da evolversi nel breve tempo grazie ad una sorta di machine engine continuo. La piattaforma è in grado di effettuare ricerche complesse, svolgendo anche più di dieci operazioni contemporanea‑ mente e di filtrare in autonomia le singo‑ le opzioni per ogni richiesta, collegando tra loro diverse fonti di dati. torna al sommario Disney cancella la serie Infinity e abbandona le console Viv ha dimostrato duran‑ te i primi test di saper, ad esempio, ordinare quattro pizze farcite nella pizzeria più vicina ai Viv Labs sen‑ za intoppi, proponendo al team di lavoro anche l’aggiunta di ingredienti opzionali e il tipo di cot‑ tura preferita, inserendo automaticamente nell’ordine l’indirizzo dell’ufficio. L’assistente è stato in grado di giungere alla soluzione più rapida in completa autonomia utilizzando esclusi‑ vamente i comandi vocali, senza alcuna digitazione e senza ulteriori programmi di terze parti. Durante la presentazione, Viv è stato inoltre capace di effettuare bonifici, in‑ viare un mazzo di fiori ad un contatto della rubrica e di prenotare un viag‑ gio tramite Uber per sei persone che è stato poi disdetto in diretta. Viv, che al momento risulta ancora privo di una voce, si preannuncia come una delle più grandi rivoluzioni del mondo infor‑ matico per i prossimi cinque anni, la società si dice difatti pronta a cambiare radicalmente le abitudini degli utenti sul web semplificando ad esempio il modo in cui si effettuano acquisti. Il sistema ha tra i suoi punti di forza la trasversa‑ lità non essendo legato al momento ad alcun sistema operativo specifico e la possibilità di approdare dunque su dispositivi diversi che potranno essere interconnessi tra loro. Qui il video della presentazione di Viv. Un enorme terremoto videoludico si è abbattuto in casa Disney. Nel corso dell’immancabile presenta‑ zione dei risultati finanziari, relativi al secondo trimestre dell’anno, il colosso americano ha annunciato infatti di aver cancellato lo svilup‑ po di tutti i prodotti futuri dedicati al mercato console. Una volta conclusa la pubblicazione dei tre nuovi personaggi tratti da Alice Attraverso lo Specchio, in arrivo questo mese, e quella del set di Alla ricerca di Dory, atteso per giugno, anche Disney Infinity ver‑ rà abbandonato. Jimmy Pitaro, a capo della divisione che si occupa dei prodotti interattivi, ha dichiara‑ to che Disney perderà 147 milioni di dollari in seguito alla chiusura di Avalanche Software, la software house che si occupa di Disney Infi‑ nity, e che purtroppo circa trecento dipendenti si troveranno presto senza lavoro. La difficile decisione è giunta in seguito alla realizzazio‑ ne di non poter più competere in un mercato, quello dei cosiddetti toys-to-life, ormai saturo a causa dell’agguerrita concorrenza di Ac‑ tivision e Nintendo. Disney, inoltre, non si occuperà più della pubbli‑ cazione in prima persona di video‑ giochi per PC e console, l’etichetta Disney Interactive verrà chiusa, mentre le licenze di utilizzo delle proprie IP verranno di volta in volta concesse a publisher esterni. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE MOBILE Sono trapelate alcune immagini del nuovo Gear Fit che verrà lanciato prima dell’estate Samsung Gear Fit 2, colorato e con GPS Oltre a un’interfaccia rinnovata, il fitness tracker sarà subito disponibile in tre colorazioni di Gaetano MERO ono state pubblicate in rete dal so‑ lito @evleaks alcune immagini che ritraggono il Samsung GearFit 2, la seconda generazione del famoso fitness tracker che la Casa coreana dovrebbe lanciare entro l’estate. Dagli scatti è possibile notare alcune piccole diffe‑ renze nel form factor rispetto ai prece‑ denti modelli. Ad esempio, alla cornice cromata, Samsung sembra aver preferi‑ to una rifinitura che riprende lo stesso colore del cinturino. Si evince, inoltre, la presenza di due tasti fisici sul lato de‑ stro del dispositivo e un’interfaccia del tutto rinnovata. Ciò che salta all’occhio sono sicuramente le tre colorazioni in cui il Gear Fit 2 sarà presentato al pub‑ blico, oltre alla classica colorazione to‑ tal black dovrebbero essere disponibili fin da subito anche le varianti in rosa e blu. In merito alla scheda tecnica sono S Moto X 2016 scopre una funzionalità importante Si tratterebbe di uno smartphone modulare come il recente LG G5 Qualcuno parla anche di due modelli uguali esteticamente ma diversi sotto la scocca ancora poche le informazioni trapelate online, il display dovrebbe essere un AMOLED curvo da 1,84 pollici mante‑ nendo dunque le stesse dimensioni dell’attuale modello, saranno 4 i GB dedicati allo storage interno, presente anche la certificazione di impermeabili‑ tà IP68. Il dispositivo, sempre secondo le voci, sarà implementato con un rice‑ vitore GPS, assente nella prima genera‑ zione, e un sistema operativo tutto nuo‑ vo che aumenterà la compatibilità con smartphone Android di altri produttori e sarà compatibile con iPhone. MOBILE L’idea dell’azienda svizzera è unire il design classico con lo stato dell’arte della tecnologia Lo smartwatch più bello di tutti è targato Garmin? Vivomove garantisce le funzioni base di un wearable ed esteticamente sembra un orologio N di Francesco FIORILLO ovità in arrivo per il segmento smartwatch del produttore svizze‑ ro. Vivomove è l’ultimo wearable pensato per chi vuole monitorare il pro‑ prio stato di salute, mantenendo però uno stile classico. Pensato per adattarsi a qualsiasi polso e vestito, l’orologio è caratterizzato da un quadrante tradizio‑ nale (dotato proprio di lancette fisiche) e due semplici indicatori, utili per mo‑ strare i passi in relazione all’obiettivo prefissato. L’immancabile app Garmin Connect Mobile si occuperà poi di of‑ frire le solite indicazioni sulla forma fi‑ sica e sulla qualità del proprio sonno. Stando a quanto riportato dall’azienda, la batteria ha una durata di un anno, mentre la resistenza all’acqua è di circa torna al sommario Moto X 2016 sarà modulare come LG G5 Già previsti sei moduli extra 50 metri. L’idea è dunque quella di ga‑ rantire le funzioni base di un wearable, mantenendo però una linea classica e una durata da orologio tradizionale. Il Vivomove è già disponibile sul mercato statunitense e offre di‑ verse finiture, cinghie e colori. I prezzi partono da $ 149,99 per il mo‑ dello sport, in nero o bianco, fino ad arrivare a $ 299,99 per le edi‑ zioni Premium, contraddistinte da una cassa in acciaio inossidabile e da un cinturino in pelle. Garmin Vivomove di Franco AQUINI Con l’uscita delle prime immagini definitive del MotoX 2016, arrivano indiscrezioni secondo cui avrebbe la stessa caratteristica modulare già vista su LG G5. I moduli, diver‑ samente da quanto succede sul G5, non andrebbero inseriti in uno slot, ma si aggancerebbero sulla parte posteriore. Già in occasione dell’uscita delle immagini pubblica‑ te da HelloMotoHK, in parecchi si erano domandati a cosa servissero i 16 fori posti nella parte posteriore. L’aspetto è simile a un connetto‑ re magnetico, proprio quello che dovrebbe permettere l’aggancio dei vari moduli aggiuntivi. Questi ultimi, chiamati Amps, potrebbero essere sei (al lancio): una coppia di speaker stereo, un battery pack, lo zoom ottico per la fotocamera, un proiettore oppure una cover con una lente grandangolo. L’altra notizia è che le immagini dei due dispositivi, segnalati dalla stampa internazionale come appartenenti a un unico dispositivo, riguarde‑ rebbero invece due modelli di‑ stinti. I due, pur condividendo il connettore per i moduli aggiuntivi, potrebbero avere differenze im‑ portanti a livello hardware. Entram‑ bi condividerebbero il display da 5,5”, mentre la risoluzione sarebbe Quad HD per il modello top e Full HD per il fratello minore. Differen‑ ze anche per il processore e la bat‑ teria, rispettivamente Snapdragon 820 e 3500mAh per il modello top e Snapdragon 625 e 2600mAh per il modello minore. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE PC Il popolare servizio di messaggistica effettua un altro passo verso la conquista del desktop WhatsApp, ecco il client per Windows e Mac Dal sito Web è possibile scaricare il client per Windows e Mac, è simile alla versione mobile W di Giulio MINOTTI hatsApp ha finalmente lanciato la propria applicazione per Mac e Windows, scaricabile diretta‑ mente dal sito ufficiale. Dopo i rumor circolati in rete, con un post sul suo Blog il celebre servizio di messaggistica ha presentato un sof‑ tware che non ha niente da invidiare all’app per dispositivi mobili. La nuova applicazione, una versione stand-alo‑ ne di WhatsApp Web, è disponibile per computer con almeno il sistema opera‑ tivo Windows 8 e Mac OS 10.9 . Il suo funzionamento non riserva sorprese, nella chat si possono usare gli shortcut della tastiera ed è anche possibile invia‑ re foto, documenti e video e i messaggi vocali. Inoltre si possono silenziare le chat, archiviarle o eliminarle e modifi‑ care lo stato del profilo. Infine è anche possibile scaricare una versione beta per testare in anticipo eventuali novità. Per quanto riguarda le notifiche, ad ogni messaggio in arrivo l’app visualizzerà sulla destra dello schermo un piccolo pop-up con l’anteprima della chat che potrà essere anche cliccato per una ri‑ sposta immediata. Come nella versione web, per sincro‑ nizzare i dati con lo smartphone sarà necessario aprire l’app sul cellulare ed effettuare la scansione del codice QR visualizzato sullo schermo del com‑ puter. Purtroppo, come nella versione per browser, la nuova applicazione per computer non funziona se si disattiva la connessione dati sul cellulare. PC Hp presenta i nuovi notebook Pavilion e un monitor 32” QuadHD. Arriveranno a giugno Belli i nuovi HP, 9 ore di autonomia e fast charge Offrono hardware aggiornato e la ricarica veloce della batteria, come sugli smartphone H Microsoft ha annunciato un aggiornamento di Windows 10 che porterà con sè diverse opzioni ncentrate sul gaming. La tecnologia FreeSync di AMD e il G-Sync di NVIDIA, utile per migliorare la fluidità delle immagini grazie alla sincronizzazione del refresh rate fra display e GPU, verranno implementate nell’ecosistema Universal Windows Platform, così come la possibilità di sbloccare il framerate nei giochi editati dal colosso americano. I primi titoli a beneficare di tali opzioni saranno Gears of War: Ultimate Edition e Forza Motorsport 6: Apex. Entrambi potranno superare il limite imposto dei 60fps e, avvalendosi di schede grafiche di fascia alta come la GTX 980, raggiungere una fluidità nettamente superiore. L’aggiornamento non sarà disponibile per tutte le piattaforme in un’unica volta, ma sarà esteso gradualmente agli utenti dotati di PC equipaggiati con il sistema operativo Microsoft. L’opzione per lo sblocco del framerate, inoltre, non sarà disponibile per la quasi totalità dei portatili e neppure per i device della famiglia Surface. di Franco AQUINI P rinnova la celebre linea Pavilion per il 2016 e introduce diverse ca‑ ratteristiche importanti. Si parte dal Pavilion x360, un notebook da 13,3” la cui caratteristica principale è quella di poter assumere quattro diverse modalità d’uso. La cerniera infatti, già vista sullo Spectre x360, permette allo scher‑ mo di ruotare in modo da trasformare il notebook in un tablet o in altre configura‑ zioni. Pavilion x360 è un notebook votato alla mobilità con dimensioni, spessore e peso estremamente contenuti (33,7cm di diagonale, 19,8mm di spessore e 1,58 kg di peso). Nonostante questo, ospita una tastiera con tasti distanti 1,5mm che non sacrifica la comodità di scrittura. E per chi ama lavorare di notte, c’è anche la retroil‑ luminazione (opzionale). È finita l’epoca dei notebook color grigio “triste”, ora è possibile scegliere tra un’am‑ pia gamma di colori, proprio come suc‑ cede per gli smartphone. I Pavilion x360 sono disponibili in Natural Silver, Modern Gold, Dragonfly Blue, Cardinal Red e Sport Purple. Le caratteristiche tecniche, a se‑ Windows 10 ora supporta Freesync e G-SYNC torna al sommario MAGAZINE Estratto dal quotidiano online www.DDAY.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 conda della configurazione, spaziano dai dischi meccanici, agli ibridi per arrivare in fine allo stato solido. E per l’audio c’è la soluzione studiata da B&O PLAY. Parliamo di un PC portatile, quindi è par‑ ticolarmente importante citare le nuove batterie con celle prismatiche agli ioni di litio, che garantiscono una durata maggio‑ re (fino a 9 ore e 15 minuti su alcuni model‑ li) e una ricarica rapida, in grado di arrivare al 90% in 90 minuti. La nuova gamma dei nuovi notebook Pa‑ vilion, oltre all’x360, comprende moltissi‑ mi modelli con dimensioni che vanno dai 13,3” ai 17.3” dei modelli più potenti e con un peso che può arrivare, nel caso del modello da 14”, ad appena 1,49 kg. Tutti i modelli della gamma saranno disponbili entro giugno. HP, oltre a rinnovare l’intera gamma di notebook Pavilion, ha presentato anche Pavilion Display, un monitor da 32” con risoluzione QuadHD (2560 x 1440 pixel) che copre il 100% dello spazio colore sRGB, dotato di doppia porta HDMI, Di‑ splayPort e hub USB. Per i gamer, il moni‑ tor è equipaggiato con la tecnologia AMD FreeSync, che aumenta la fluidità del ga‑ meplay. Anche il monitor Pavilion Display da 32” sarà disponibile entro giugno. direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago, Alessandra Lojacono, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE GAMING Microsoft ha testato due prototipi di visori per la realtà virtuale per un maggior comfort Niente più “nausea da VR” con SparseLightVR La simulazione della realtà è migliorata grazie a un più ampio campo visivo percepito dall’utente L’ di Andrea ZUFFI arrivo sul mercato di prodotti come Samsung Gear VR, HTC Vive e Oculus Rift indicano l’ini‑ zio di una nuova era dell’entertain‑ ment caratterizzata dalla possibilità di fruire di contenuti in realtà virtuale. Nel frattempo la ricerca tecnologica con‑ tinua e, secondo quanto diffuso nei giorni scorsi da un team di esperti del‑ la Microsoft Research, questa nuova esperienza sensoriale può essere an‑ cora notevolmente migliorata. La solu‑ zione ipotizzata da Microsoft, semplice ed economica da realizzare, si basa sul concetto che portando il campo visivo simulato dai visori VR dagli attuali 100° a un valore prossimo ai 180°, molto più simile alla normalità per l’uomo, si ga‑ rantirebbe un maggior realismo e una migliore naturalezza d’utilizzo. Microsoft ha studiato un particolare tipo di schermo, che ha chiamato Spar‑ se Peripheral Display, e ha realizzato due visori sia per simulare la realtà vir‑ tuale che la realtà aumentata. Il primo prototipo, battezzato SparseLightVR porta il campo visivo a un’ampiezza di 170° tramite il posizionamento di 70 LED intorno ai due display di un Oculus Rift DK2, mentre il secondo prototipo, collaudato per la realtà aumentata, si chiama SparseLightAR ed è una ver‑ sione modificata del Samsung Gear VR cui sono stati aggiunti 112 LED periferici che portano la percezione del campo visivo fino a 190 gradi. Il risultato finale, reso noto da Microsoft Research e presentato all’AMC CHI 2016, conferenza sull’interazione tra uomo e computer che si è tenuta a San Jose in California, è una sensazio‑ ne di maggior comfort visivo nonché di efficacia della simulazione. Da sottoli‑ neare, inoltre, la riduzione dei sintomi di destabilizzazione che portano molti soggetti alla nausea. Al termine di un interessante esperimento apposita‑ mente creato per produrre vari effetti torna al sommario Battlefield torna alle origini Lo scenario è la Prima Guerra Mondiale Sarà possibile attaccare un carro nemico mentre si è a cavallo e sbaragliare le truppe avversarie in battaglie online da 64 giocatori di Francesco FIORILLO con delle luci in movimento nelle aree periferiche del campo visivo, 11 perso‑ ne su 14 hanno dichiarato una minore sensazione di nausea rispetto a quella sperimentata da molti utilizzatori dei normali visori per la realtà virtuale. GAMING GTX 1070 e 1080 sono due nuove schede grafiche Tanta potenza e consumi ridotti Svelate le GPU Pascal di Nvidia C di Francesco FIORILLO ome da promessa, Nvidia ha presentato due nuove schede grafiche basate sulla tecnologia Pascal. Si tratta della GTX 1070 e della GTX 1080, che rap‑ presentano entrambe il nuovo step evolutivo rispetto alla generazione attua‑ le di GPU per PC della medesima compagnia. La GTX 1070, che andrà a sostituire la vecchia 970, è caratterizzata da ben 8 GB di memoria GDDR5 e da 6,5 TeraFlops di potenza computazionale. Il lancio in Nord America è previsto per il 10 giugno, al prezzo di 379 dollari. La GTX 1080, successore dell’ottima 980, si presenta invece con un frame buffer da 8 GB GDDR5X a 10 Gbps (evoluzione della GDDR5 stan‑ dard), per una potenza complessiva di 9 TeraFlops. Entrambe sono caratterizzate da bus a 256 bit, mentre il lancio di quest’ultimo modello è previsto per il 27 mag‑ gio al prezzo di 599 dollari. Stando alle dichiarazioni del CEO di Nvidia Jen-Hsun Huang, la GTX 1080 dovrebbe essere più veloce di uno SLI di GTX 980 (parliamo di due schede montate in parallelo), mantenendo al contempo un consumo ener‑ getico di poco superiore a una singola GTX 980. GeForce GTX 1080 e GTX 1070 saranno ovviamen‑ te compatibili con le librerie DirectX 12 e permetteranno di vivere le nuove esperienze in real‑ tà virtuale, sia con Oculus che con HTC Vive, senza scendere a partico‑ lari compromessi. Dopo la presentazione di Call of Duty Infinite Warfare, (qui l’annuncio), è giunto il turno di Battlefield. Lo sparatutto sviluppato da DICE, atteso su PC, PlayStation 4 e Xbox One il prossimo 21 ottobre, muo‑ verà i suoi passi in una direzione piuttosto diversa da quella intra‑ presa dalla concorrenza. Chiamato semplicemente Battlefield 1, il nuo‑ vo capitolo della serie proverà a riaccendere gli animi dei videogio‑ catori inscenando una Prima Guer‑ ra Mondiale “alternativa”. Velivoli futuristici, tute tecnologicamente avanzate e sparatorie nello spa‑ zio profondo cederanno il passo a piccole città francesi sotto attacco, grandi spazi alpini, fino ad arrivare a combattimenti frenetici nei deser‑ ti arabi. Sarà possibile attaccare un carro armato mentre si è a cavallo e collaborare con il proprio team per sbaragliare le truppe avversarie in epiche battaglie multiplayer onli‑ ne da 64 giocatori. “Il gioco offrirà un’esperienza nuova, mantenendo però tutto ciò che ha reso grande Battlefield: un fantastico multiplayer, immersione, epicità, autenticità, gioco di squadra e un mondo in continuo cambiamento pieno di momenti Battlefield”. Queste le pa‑ role di un soddisfatto Aleksander Grøndal, Senior Producer di DICE. Oltre al trailer, Electronic Arts ha pubblicato anche un’immagine del‑ l’edizione da collezione. In vendita a 219,99 $, la Collector’s Edition di Battlefield 1 includerà una statua di 35 cm, uno steelbook, un poster di tessuto, un mazzo di carte, una toppa e un contenitore di messaggi per piccioni viaggiatori, con codice per scaricare oggetti in-game. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE GADGET Compaiono su Kickstarter nuovi auricolari completamente senza fili, gli Erato Apollo 7 In arrivo gli auricolari totalmente wireless Le caratteristiche sono al top: lettore audio, controlli touch, microfono per le chiamate di Franco AQUINI I l nuovo trend degli auricolari mu‑ sicali è probabilmente quello del total wireless, ovvero cuffie senza filo anche tra una capsula e l’altra. Le prime sono state quelle di Bragi, poi è arrivata la notizia di Samsung e ora compaiono su Kickstarter queste Erato Apollo 7. La vera novità di questi dispo‑ sitivi, per cui qualcuno parla di un seg‑ mento di mercato totalmente nuovo, è la multimedialità. Apollo 7 infatti, come le Bragi, hanno i controlli touch posti all’esterno delle capsule, tramite i quali gestire il volume, avviare o interrompe‑ re la musica, rispondere alle chiamate col microfono integrato e avviare Siri o Google Now. Le funzionalità fanno gridare al miraco‑ lo, le prove che si possono trovare in rete un po’ meno. Anche queste Apol‑ lo 7 soffrono infatti, secondo Engad‑ get, del solito problema: il Bluetooth. In arrivo per le mirrorless EOS M un obiettivo macro con una luce integrata per la rimozione di ombre. Leggero e stabilizzato, in vendita da giugno Spesso la connessione tra una capsula e l’altra viene persa, col risultato che uno dei due auricolari rimane muto per qualche secondo. Fastidioso si, ma mai quanto la perdita di connessione con la fonte audio: lo smartphone. Chi l’ha testato riferisce che tenendo in mano lo smartphone, la connessione è stabi‑ le, mentre facendo una normale attività sportiva o mettendo lo smartphone in tasca, la situazione peggiora notevol‑ mente. L’esperienza può diventare molto frustrante. Le Erato Apollo 7 han‑ MOBILE Da Samsung la MicroSD da 256GB Samsung lancia la microSD EVO+ da 256GB, ovvero fino a 12 ore di video in 4K su una sola card. Grazie alla nuova tecnologia V-NAND di Samsung la velocità in lettura raggiunge i 95MB/s, 90MB/s quella in scrittura. Samsung offre ben 10 anni di garanziaper la sua nuova card, ma forse non serviranno mai, visto che probabilmente tra 5 anni le cose cambieranno totalmente. EVO Plus arriverà a partire da Giugno in 50 paesi al prezzo di 250 dollari, praticamente un dollaro per Gigabyte. Come sempre, anche in questo caso parte il toto-prezzi per l’Italia: varrà la conversione dollaro/euro? torna al sommario Da Canon l’obiettivo Macro con luce integrata no comunque un’altra funzionalità inte‑ ressante: sono completamente inter‑ cambiabili. Usandole come auricolare per il telefono, si può impiegare indif‑ ferentemente uno e l’altro. Il tutto però ha un prezzo che, anche se allineato agli altri produttori, fa comunque stor‑ cere il naso: 300 dollari, ma se correte a prenotarle su Kickstarter è possibile portarle a casa per 249$. Sarà davvero il nuovo corso per le cuffie auricolari? Può essere, ma certo la connessione deve diventare più affidabile. GADGET Una nuova cover per iPad con un secondo display Apple brevetta una Smart Cover I di Emanuele VILLA l noto portale di anteprime sul mondo della Mela morsicata, 9to5Mac, colpisce an‑ cora: stando a quanto riportato, Apple avrebbe ottenuto il brevetto per la creazione di una Smart Cover molto “più smart” dell’attuale. Oltre a proteggere il display del‑ l’iPad, la “Smart Cover 2” integrerebbe qualcosa di variabile fra un secondo display per l’iPad, una base di scrittura o disegno stile Wacom presumibilmente compatibile con la Pencil o una struttura ibrida display/pannelli solari per la possibile ricarica. Della cover stessa piuttosto che dell’iPad a cui è agganciata, non è dato sapere. A veicolare il flusso di dati e di alimentazione, a sorpresa, uno Smart Connector a 4 punti invece dei 3 che sono ora prerogativa della famiglia Pro di iPad. La major di Cupertino non è nuova alla presentazione ed acquisizione di brevetti per prodotti che si discosteranno nella versione retail o che - addirittura - non vedranno nemmeno mai la luce: a quale categoria apparterrà questa nuova cover? di Dario RONZONI Canon ha presentato l’obiettivo EF-M 28mm f/3.5, un’ottica macro dedicata alle fotocamere della serie EOS M. Leggerezza e com‑ pattezza a parte, ciò che stupisce immediatamente è la presenza di una luce Macro Lite integrata, per la rimozione di ombre e oscurità. L’illuminatore può essere control‑ lato tramite un interruttore che ne modifica l’intensità e comanda l’accensione di uno o entrambi i lati del Macro Lite. La distanza mi‑ nima di messa a fuoco è di soli 13 millimetri, mentre l’ingrandimento è sia naturale (1x), sia 1,2x in mo‑ dalità Super Macro. A garantire nitidezza e precisione dello scat‑ to ci pensa poi lo stabilizzatore di immagine, in grado di prevenire anche le vibrazioni angolari della fotocamera, spesso presenti nel‑ le riprese macro. EF-M 28mm f/3.5 Macro IS STM sarà disponibile a partire da fine giugno al prezzo indicativo sug‑ gerito al pubblico di 379,99€ Iva inclusa. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE FOTOGRAFIA Presentata a Milano la prima macchina fotografica realizzata da Impossible I-1, la Polaroid secondo Impossible Project Abbiamo potuto toccare con mano la nuova I-1, un gioiellino di design non proprio cheap di Dario RONZONI er gli appassionati di fotografia istantanea, Impossibile Project è ormai da anni un marchio di riferi‑ mento, un gruppo di “salvatori” che ha sottratto all’oblio una serie di formati fo‑ tografici destinati all’estinzione. Quando nel 2008 Polaroid decise di chiudere per sempre le proprie linee di produzione di pellicole tipo SX-70, 600 e Spectra, alcu‑ ni ex dipendenti della sede di Enschede, in Olanda, rilevarono i macchinari del co‑ losso statunitense. Cominciò così un dif‑ ficile lavoro di ingegneria inversa, che nel giro di un paio d’anni portò Impossibile, questo l’eloquente nome del progetto, a ricostruire il processo chimico di Polaroid, con reagenti diversi a causa della messa al bando di alcune sostanze utilizzate in origine, ora considerate inquinanti. In questi anni le pellicole Impossibile sono gradualmente migliorate nella resa e nei tempi di sviluppo, mediamente molto più lunghi rispetto alle Polaroid originali. Il passo successivo, assai ambizioso, era quello di costruirsi internamente la pro‑ pria macchina fotografica. Ecco quindi nascere I-1, la Polaroid secondo Impossi‑ ble, una rilettura moderna ma non troppo delle vecchie fotocamere che furoreg‑ giavano negli anni Settanta e Ottanta. Design minimalista, corpo satinato, un curioso quanto utile ring flash, un mirino pop-up: sono queste le caratteristiche che balzano subito all’occhio. La novità maggiore, rispetto alle vecchie Polaroid, è senza dubbio la possibilità di control‑ lare la macchina da remoto via app, grazie a un collegamento Bluetooth con P uno smartphone. In tal modo è possibile impostare uno scatto da remoto, regolare tempi di posa e apertura (novità assolu‑ ta per una “Polaroid”), persino selezionare una modalità Light Painting per creare giochi di luce con la torcia del proprio device mobile. Tra le mani, I-1 si rivela assai leggera e tutto sommato maneggevole, con un grip che ricorda quello del‑ Il mirino pop-up ha un irresistibile retrogusto le vecchie SX-70. Il mirino, per vintage. chi è cresciuto a pane e reflex, non appare subito intuitivo, ma l’allineamento delle due lenti di cui è ricarica (basta un semplice caricabatterie composto aiuta non poco nella composi‑ per smartphone). Il flash è assetato di zione dell’immagine. Il ring flash, oltre a energia, e a conti fatti l’autonomia appa‑ illuminare la scena, fa anche da curiosa re forse l’unico aspetto poco convincen‑ quanto originale interfaccia utente: a se‑ te del prodotto. In vendita da fine maggio conda dello status della macchina, i led al prezzo di 299 euro, Impossible I-1 uti‑ indicano la carica della batteria o il nume‑ lizzerà la nuova generazione di pellicole ro di scatti rimasti. A proposito di batte‑ tipo 600 oppure, in alternativa, una linea ria, la I-1 dispone di una microUSB per la sviluppata proprio per questo modello. Design minimalista e corpo satinato: ecco come si presenta la Polaroid I-1. torna al sommario I comandi, come da tradizione Polaroid, sono ridotti davvero all’osso. LG Friend è la Action Cam col 4G integrato LG aggiunge all’ecosistema di dispositivi Friend una telecamera con modulo LTE, GPS e giroscopio Può fare streaming video su qualunque piattaforma e si può controllare con lo smartphone di Franco AQUINI Di Action Cam ce ne sono tante, ma questa LG Active Cam LTE ha diverse peculiarità che la differen‑ ziano dalla media: ha un modulo LTE, che le permette di connet‑ tersi in autonomia alla rete 4G per fare streaming di quello che riprende. È pensata per essere usata dove non si ha a disposizio‑ ne una rete Wi-Fi o un dispositivo con cui collegarsi. La connessione Internet la rende ideale come te‑ lecamera da usare per riprendere la casa, il giardino o come Action Cam da utilizzare in auto o mentre si fa sport. La camera è comunque sempre connessa, via Wi-Fi, 4G o Bluetooth, allo smartphone col‑ legato, in modo che le immagini riprese siano immediatamente disponibili ovunque ci si trovi. Non a caso ha la certificazione IP67, è quindi resistente a polvere, sab‑ bia e può essere immersa nell’ac‑ qua fino a un metro di profondità per 30 minuti. Non mancheranno custodie totalmente waterproof per attività che richiedono un’im‑ permeabilità totale. La batteria da 1400mAh garantisce, secon‑ do LG, fino a 4 ore di riprese Full HD. LG estende quindi la gamma di “Friends”, gli accessori pensati per ampliare le funzionalità del G5 come moduli intercambiabili, op‑ pure funzionanti come dispositivi indipendenti. Talmente tanto che questa camera ha praticamente l’hardware di uno smartphone. LG Action Cam uscirà il prossi‑ mo mese in Corea, poi in Nord America e Europa. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE GADGET easyjJet presenta a Barcellona un prototipo di scarpa connessa. Noi le abbiamo provate La scarpa di easyJet ti guida vibrando Facilita la navigazione pedonale senza distrarsi per guardare lo schermo dello smartphone di Roberto PEZZALI l momento siamo di fronte ad un prototipo, ma l’idea di easyJet non è affatto male. Con “Barcelo‑ na Street Project”, questo il nome del programma, la compagnia aerea low cost ha creato il primo paio di scarpe smart, Sneakair, studiate per guidare il turista verso punti di interesse di una città e destinazioni specifiche. L’idea è semplice: lo smartphone è ormai parte integrante dei nostri viaggi e spesso, per raggiungere un museo, un monu‑ mento o un ristorante passeggiamo distratti con un occhio fisso su Google Maps per assicurarci di aver preso ad ogni incrocio la direzione giusta. Le scarpe smart di easyJet provano a cambiare questa tendenza: vibrando le scarpe indicano al turista quando girare, quando fermarsi e quando si sta imboccando una strada sbagliata. Dobbiamo imboccare la strada a de‑ stra? Vibra la scarpa destra, mentre se abbiamo sbagliato strada una doppia vibrazione ci avvisa di fare marcia in‑ dietro. Tre vibrazioni avvisano invece che siamo arrivati a destinazione, e possiamo finalmente goderci il pranzo o la visita al museo. Le scarpe sono ovviamente connesse allo smartphone tramite bluetooth 4.0, e l’applicazione easyJet utilizza il GPS del telefono e le A torna al sommario Tesla accelera la produzione 500.000 auto all’anno entro il 2018 Elon Musk ha comunicato di voler accelerare i piani di sviluppo della sua compagnia puntando a produrre mezzo milione di vetture entro il 2018, 10 volte i veicoli costruiti nel 2015 di Giulio MINOTTI api di Google Maps per gestire la na‑ vigazione pedonale e indicare la stra‑ da migliore. l prototipo che abbiamo avuto modo di provare a Barcellona è dotato di due piccoli dispositivi vibran‑ ti realizzati utilizzando Arduino affogati nella suola e spessi circa 3 mm, capaci di generare una vibrazione percepibi‑ le ma non fastidiosa. Pazzia? In realtà l’idea non è affatto male, ci siamo fatti una breve camminata per le vie di Bar‑ cellona senza mai tirar fuori lo smar‑ tphone di tasca e senza mai sbagliare strada, con la possibilità di goderci scorci della città e rubare “scatti” che probabilmente ci saremmo persi. Le scarpe “arancioni” di easyJet non sa‑ ranno ricordate per essere gli sneaker più fashion del momento, ma l’obiet‑ tivo di “Barcelona Street Project” è la raccolta di feedback da parte di chi avrà modo di provarli. Se sarà un successo la “scarpa smart” diventerà un accessorio compatibile con tutte le scarpe in commercio (pro‑ babilmente una soletta) da vendere a bordo degli aerei easyJet, anche se dal prototipo alla produzione andran‑ no risolti un po’ di problemi. La bat‑ teria al momento ha un’autonomia di circa 3 ore, poco per una giornata di turismo frenetico, e non sarebbe male una soluzione di ricarica basata sul movimento. L’elevato numero di ordini della Model 3 (circa 400.000) ha costretto Tesla a rivedere i suoi piani di svilup‑ po; nella lettera agli azionisti, oltre ai risultati del primo trimestre, il CEO di Tesla ha annunciato che il 2018 sarà l’anno in cui l’azienda costrui‑ rà mezzo milione di vetture, target anticipato di due anni. Un traguardo impressionante, ricordiamo infatti che nel 2015 la compagnia ameri‑ cana ha prodotto solo 50.000 auto, mentre quest’anno l’azienda punta a produrre tra gli 80 e i 90 mila vei‑ coli. Tesla Motors ha, inoltre, comu‑ nicato i risultati economici relativi al primo trimestre segnati da perdite in aumento da 154,2 a 282,3 milioni di dollari. Dati positivi arrivano, invece, dal fatturato salito a 1,60 miliardi di dollari, il 45% in più rispetto a un anno fa, nonostante il costruttore americano abbia consegnato nel trimestre 14.820 vetture contro un target di 16.000. Inoltre, Musk ha confermato che le consegne negli USA della Model 3 partiranno alla fine del 2017. Nella seconda metà dell’anno la fabbrica di Fremont do‑ vrà produrre tra le 100 e le 200 mila unità. Buone notizie arrivano dalla Model S che continua a riscuotere un ottimo successo con gli ordini aumentati del 45% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Finalmente una soluzione centralizzata per tutti i dispositivi smart domestici Su iOS10 debutta l’hub di Apple per la casa Una fonte interna ad Apple parla di un’app dedicata alla gestione dei dispositivi casalinghi L’applicazione dovrebbe far parte di iOS10, con tutta probabilità presentato al prossimo WDC C di Franco AQUINI hi usa dispositivi domestici intelli‑ genti sa che deve affidarsi a molte applicazioni diverse. Apple deve averci pensato, sviluppando l’applicazio‑ ne Home, che potrebbe vedere la luce all’interno di iOS10, che con tutta proba‑ bilità scopriremo al prossimo WDC (Wor‑ ld Developer Conference, la conferenza di Apple dedicata agli sviluppatori). A dir‑ lo sarebbe un dipendente della stessa Apple, che si sarebbe lasciato sfuggire la notizia scrivendo una recensione di un prodotto su Amazon. Che Apple possa pensare a un’applicazione che faccia da Hub per tutti i dispositivi smart dome‑ stici, è talmente probabile da sembrare quasi ovvio. Dopo aver creato HealthKit, il framework per far dialogare i propri di‑ spositivi con le periferiche dedicate alla salute, ha creato anche l’app Health (Sa‑ lute), che registra tutti i dati provenienti dalle applicazioni di terze parti. Pare APP WORLD Non dormiamo abbastanza Lo dice un’app Un terzo della popolazione statunitense dorme meno di sette ore per notte. È quanto emerge dall’analisi dei dati raccolti da Entrain, un’app anti-jetlag sviluppata da un team di ricercatori dell’Università del Michigan e pubblicata nel 2014. I dati variano se scorporati su base nazionale: la media di sonno degli olandesi è la più alta (8 ore e 12 minuti), mentre i giapponesi si accontentano di 7 ore e 24 minuti. La fascia meno sonnacchiosa è quella degli uomini di mezza età, che dormono meno rispetto alle altre categorie prese in considerazione (le donne tra i 30 e i 60 anni dormono in media 30 minuti in più). La ricerca è significativa perché, lo sappiamo bene, le ore di sonno possono influire pesantemente sulle nostre attività e sulla nostra salute. Il debito di sonno accumulato nel corso delle settimane e dei mesi, affermano i ricercatori, può, a lungo andare, trasformarci in ubriachi funzionali, compromettendo pesantemente le nostre performance. torna al sommario perfettamente naturale quindi che, dopo aver creato HomeKit, il corrispettivo di HealthKit per il mondo degli apparec‑ chi domestici intelligenti, possa creare un’applicazione per la casa speculare a quella sulla salute. Ad aggiungere credi‑ bilità alla notizia, c’è anche un’icona che Apple avrebbe fatto registrare sul finire del 2015, che raffigura una casetta stiliz‑ zata con la lettera “h”. L’app dedicata agli apparati domestici non è quindi probabi‑ le, ma anche necessaria, se si considera che i concorrenti, Google in primis, non stanno ad aspettare. Per avere certezze, comunque, bisognerà attendere ancora un mese, quando avrà luogo l’annuale conferenza dedicata agli sviluppatori e ai sistemi operativi. Zowi, il robot programmabile Zowi di BQ è un robottino programmabile con cui il bambino può compiere, attraverso il gioco, un percorso didattico. All’apparenza è un comune robot dall’aspetto simpatico, ha due sensori ultrasuoni al posto degli occhi e un microfono per sentire quello che gli accade attorno. L’interazione più semplice è quella tramite l’app ZowiApp, che via Bluetooth permette di controllare il robottino facendogli fare diversi giochi e attività. Ogni prova superata sblocca una serie di azioni sempre più complesse. In più, Zowi più essere smontato e gli si possono aggiungere altri sensori per creare nuove funzionalità programmabili tramite un sistema a blocchi fatto apposta per i più piccoli. Questo linguaggio di programmazione si chiama BitBloq e permette di creare melodie, azioni o reazioni a quello che il robot capta nell’ambiente. Un giorno Zowi potrebbe diventare vecchio; con una stampante 3D si potrà creare una nuova scocca. Il tutto è disponibile sul sito di BQ al prezzo di 129,90€. GADGET Cinque italiani hanno progettato un fornello che funziona con ogni tipo di biomassa Il fornello per l’energia pulita conquista Kickstarter Rami secchi, una batteria USB o un pannello solare bastano per avere una fiamma per grigliare È di Franco AQUINI tutto italiano uno dei progetti più ambiziosi di Kickstarter. L’obiettivo è quello di produrre energia pulita, gratuitamente e rispettando l’ambiente. Più semplice a dirsi che a farsi, ma non per i cinque ragazzi del team di Enki Stove che hanno già abbondantemente superato i 30.000 euro di finanziamento necessari per portare avanti il progetto. Enki Stove Wild, questo il nome del fornel‑ lo miracoloso, si basa su un processo di decomposizione termochimica chiamato pirolisi, il cui segreto sta nel recupero di tutta l’energia possibile, compresa quel‑ la del fumo. Per farlo è necessario che la combustione avvenga in assenza di os‑ sigeno, poiché in questo modo si sfrutta tutta l’energia disponibile per scaldare la parte superiore del fornello. Wild utilizza, oltre alla biomassa secca (rametti, foglia‑ me, ecc), un powerbank USB e un picco‑ lo pannello solare. In questo modo è in grado di produrre, con energia pulita al 100%, una fiamma sufficiente a grigliare la carne o a far bollire l’acqua per la pa‑ sta. E come se non bastasse, il risultato della combustione è il Biochar, un carbo‑ ne attivo dalle proprietà fertilizzanti. EnKi Stove Wild è doppiamente ecologico: non utilizza combustibili inquinanti, non genera residui una volta scarico come accade per le bombole vuote, e genera dell’ottimo fertilizzante. Enki Stove Wild verrà prodotto in due formati: uno più piccolo (da campeggio), e uno più gran‑ de per scaldare pentole o superfici più ampie. Il prezzo, variabile in funzione del lotto di produzione o del bundle scelto, parte da 160 € per la versione più pic‑ cola e comprende, oltre al fornello, una batteria, un cavo e una borsa. Per chi è interessato, la campagna Kickstarter è disponibile qui. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Il museo della Braun Collection si trova a Kronberg, non lontano da Francoforte, a fianco della sede Braun Reportage dal museo della Braun Collection Qui è nato il design che ha ispirato anche Apple La maggior parte dei fattori di successo del design dei prodotti di elettronica di consumo è nato nei laboratori Braun E molti produttori, come Apple, hanno tratto a piene mani dal lavoro dei designer Braun, tra cui il mitico Dieter Rams P di Gianfranco GIARDINA er molti i prodotti Apple sono l’incarnazione del design, hanno un tocco inimitabile. Ma in pochi sanno che lo stesso design Apple è in larga parte frutto di imitazione: la maggior parte dei prodotti della Mela degli ultimi 15 anni sono (neppure troppo vela‑ tamente) ispirati a prodotti Braun e al lavoro di Dieter Rams, per trent’anni a capo della progettazione della Casa tedesca; e – verrebbe da dire – per la proprie‑ tà transitiva, sempre ai prodotti Braun e ai principi del design minimalista e funzionalista enunciato da Rams si rifanno anche tutti i prodotti che da anni copiano Apple. Per questo mettere piede a Kronberg (a mezz’ora da Francoforte), nel centro innovazione, design e ricerca e sviluppo di Braun, per un cronista dell’hi-tech è come per un prete di campagna entrare in Vaticano. La no‑ stra visita è un evento raro: “I tesori, il modo di lavorare e le esperienze che sono custodite qui, sono purtroppo poco note – ci dice un rappresentante della società –. Non siamo stati bravi in questi ultimi anni a promuovere davvero l’attività che per anni si è fatta qui e che si fa ancora”. È vero: nei laboratori Braun sono nati prodotti iconici, disegnati e creati decine di anni fa e ancora incredibilmente attuali; alcuni addirittura ancora in produzione, con le stesse linee e la stessa forma di allora; altri apparecchi, visti a 40 anni di distanza, fanno capire a chiunque come abbiano chiaramente indiriz‑ zato tutto il resto dell’industria, cambiando per sempre il mondo dell’alta fedeltà, dell’elettronica di consumo, dei piccoli elettrodomestici. Molto per un’azienda, oggi di proprietà del gruppo americano Procter&Gamble, che viene spesso (ed erroneamente) identificata solo con i rasoi. “A Kronberg si respira un’aria particolare – ci racconta il nostro accompagnatore -, ci si innamora del marchio”. La Braun Collection, il miracolo della meticolosità tedesca A fianco della sede Braun a Kronberg c’è una picco‑ la palazzina al cui interno sorge un museo, la Braun Collection. Un museo che già di per sé stesso è una perla unica, in un mondo che tende a “bruciare” tutto: qui c’è praticamente un esemplare per ogni pezzo rea‑ lizzato da Braun in 95 anni di operatività, mentre nella stragrande maggioranza delle aziende non si conserva nulla. Il “miracolo” è dovuto alla meticolosità tutta tede‑ sca di Horst Kaupp. Kaupp è un arzillo ottantaquattrenne che entrò come falegname in Braun nel 1950, quand’era diciassetten‑ ne con l’incarico di occuparsi della realizzazione degli stand per le fiere. Operazione che Kaupp svolse e coor‑ dinò per diversi decenni, continuando a conservare nei magazzini tutti i campioni esposti, anno dopo anno. Nei primi anni 2000 il management di Procter&Gamble che rilevò l’azienda si accorse di questo enorme pa‑ trimonio chiuso in un magazzino in perfetto stato di conservazione e decise immediatamente di realizzare il museo. Dove ancora oggi, tutti i giorni, si reca Horst Kaupp che oggi svolge il ruolo di archivista e vera memoria storica, impersonando allo stesso tempo sia il custode di questo tempio del design e della tecno‑ logia che quello di parte integrante dell’esposizione. Ovviamente, sempre con la spilletta Braun impuntata al bavero. Il tesoretto accumulato da Kaupp in 65 anni con Braun è di 10mila prodotti, di cui più di 1600 esposti, oltre a migliaia di fotografie, documenti, libri. Per estendere l’esposizione, tanti sono i prodotti che la meritano, sono stati aperti al pubblico anche una parte dei ma‑ gazzini, opportunamente riattrezzati. Tutto iniziò con una graffettatrice Horst Kaupp sulla soglia del suo ufficio, all’interno del museo della Braun Collection torna al sommario Un patrimonio che parte proprio da là dove era inizia‑ to tutto: nel 1921 Max Braun si inventò un sistema per riparare al volo le cinghie dei trattori, che all’epoca erano di pelle e non troppo diverse da grosse cintu‑ re. Nulla di elettronico, nulla neppure di elettrico: una specie di graffettatrice in grado di infilare una spirale di metallo tra i due lembi recisi. Dalla meccanica pura, in pochi mesi Max Braun cerca nuovi sviluppi per la sua piccola azienda in altri settori. Di lì a due anni, Braun intuì che c’era un grande spazio di crescita nella componentistica per le radio, settore in grandissima crescita. Ma dopo pochi anni – e siamo nel ’29 – Braun passa alla produzione di apparecchi radio interi, diventando velocemente uno dei marchi di punta. La produzione viene poi allargata anche alla proto-alta fedeltà, con dei combinati ante litteram grammofono segue a pagina 22 n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Reportage Braun Collection segue Da pagina 21 e radio tutto in uno, tra i primissimi nel loro genere. Siamo ancora nell’epoca del non-design: gli chassis sono di legno a linee squadrate o di bachelite con ri‑ chiami art decò, ancora nulla di veramente originale. È lo stesso Max Braun che si occupa della concezione del prodotto in tutti i suoi aspetti. Con il cassetto pieno di progetti nuovi, a fermare, almeno temporaneamen‑ te Max Braun, ci pensò la Seconda Guerra Mondiale: prima il regime pretese che tutti gli sforzi industriali fos‑ sero indirizzati verso i prodotti bellici; e poi, nel 1944, i bombardamenti rasero al suolo completamente gli stabilimenti. Braun diventa famoso in tutta la Germania per la torcia elettrica a dinamo, lanciata nel 1938, a ri‑ dosso della guerra, che permette a milioni di tedeschi di farsi luce anche in assenza di energia elettrica. Il rasoio arrivò solo dopo la guerra Appena finito il conflitto, Max Braun non si perse d’ani‑ mo e ripartì da zero con 150 operai: era finalmente giunto il momento di risfoderare il progetto del rasoio elettrico, rimasto bloccato per quasi dieci anni a causa della guerra. Alla base l’intuizione che una lama fissa e una, sottostante, in movimento oscillatorio veloce po‑ tessero fare a secco quello che fino ad allora si faceva con lametta e schiuma. E funzionò: arrivò così l’S50. Ancora oggi i rasoi Braun funzionano con il medesimo principio, ovviamente decisamente perfezionato. Ma ci fu solo un modello con un design datato: quasi da subito venne studiato il design e il rasoio Braun as‑ sunse un forma leggermente bombata che per decen‑ ni ha retto ai segni del tempo. Gli anni ’50 e ’60 furono per Braun il periodo più proli‑ fico e variegato, grazie alla capacità dei figli del fonda‑ tore di allargare la produzione a molti altre categorie, come i proiettori per diapositive, le fotocamere reflex, i flash, le cineprese, gli elettrodomestici per la cucina e soprattutto gli acclamatissimi sistemi audio e hi-fi. No‑ tevolissima, per esempio, la mitica radio SK1, lanciata nel 1955 e drammaticamente moderna: impossibile non scorgere le linee della Tivoli, un seme piantato da un gruppo di visionari 50 anni prima. La radio Braun SK1 (1955) un esempio di design totalmente innovativo. Per la sua realizzazione non vennero coinvolti designer. La celebre radio T3, disegnata da Rams nel 1958 e chiaramente prima fonte di ispirazione per il design del primo iPod del 2001. Anche i diffusori Braun, nati in quegli anni, potevano forse sembrare all’epoca fin troppo moderni. Rivisti oggi è evidente quanto abbiano influenzato tutto quel‑ lo che c’è stato dopo, a partire dalle linee essenziali e le finiture che rivediamo oggi, per esempio, sugli speaker Sonos. certo non la sola, è la celebre radio T3, disegnata da Rams nel 1958 e chiaramente prima fonte di ispirazio‑ ne per il design (che a tutti parve molto originale) del primo iPod del 2001. Le teorie di Rams erano semplici, almeno in apparen‑ za: ridurre, levare il superfluo, garantire la funzionalità facilitata e definire un design “onesto”, non “truccato”. Rimaneva il richiamo alla mitica SK1 con il frontale fora‑ to e la ruota delle frequenze, che però diventava essa stessa comando, eliminando così la necessità delle due manopole. Linee raccordate e colore bianco, una specie di dogma per il primo Rams. Il bianco infatti si ritrova anche nel rivoluzionario gira‑ dischi/radio SK4 del 1956, un vero elemento di rottura rispetto agli apparecchi di quel tempo, sempre realiz‑ zati in legno. Anche qui linee pure, di una modernità incredibile, probabilmente più avanti del loro tempo di almeno 20-30 anni. Dieter Rams si distingue con le sue teorie per aver voluto su questo apparecchio un coperchio traspa‑ rente in plexiglass sopra il giradischi (con opportune finestre per far fuoriuscire la porzione del 33 giri che esce dalla sagoma dell’apparecchio). Il coperchio trasparente è in quegli anni una novità assoluta per La svolta: arriva Dieter Rams A metà degli anni ’50 c’è però la vera svolta, almeno sul fronte del design: i fratelli Braun, figli del fondatore, insieme al manager Fritz Eichler, capiscono che non si può più procedere solo grazie a intuizioni e decidono di allestire un vero dipartimento di design e progetta‑ zione. Un giovane architetto lauerato a pieni voti e qua‑ si al primo impiego stupisce per brillantezza e viene assunto: si tratta di Dieter Rams, colui che si rivelerà un monumento del design e che solo qualche anno dopo verrà nominato a capo dell’intero ufficio. Dieter Rams, tutt’ora in vita, è il principale riferimento del funzionalismo e del minimalismo che hanno reso celebre il design dei prodotti Braun di quell’epoca e, non a caso, è il riferimento assoluto di Jony Ive, il de‑ signer di Apple dall’iPod in poi. Infatti il lavoro di Rams alla Braun di quegli anni si ritrova nitido, non solo nelle forme ma anche nei concetti, nei prodotti iconici di Ap‑ ple degli anni 2000: dall’iPod ai Mac Book, dall’iMac all’iPhone. La dimostrazione più evidente di questo legame, ma di A sinistra l’S50, il primo rasoio Braun, seguito da tutti i modelli prodotti dalla Casa tedesca fino a oggi: 20 metri di storia del design torna al sommario segue a pagina 23 Dieter Rams in una fotografia dei nostri giorni n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Reportage Braun Collection segue Da pagina 22 Il sistema audio SK4 (1956), noto anche come Snow White Coffin l’epoca diventata poi un must di ogni piatto. In realtà un modo per mettere in contatto in maniera immedia‑ ta e – appunto – trasparente - l’utente con il disco in rotazione dal quale trae la musica. Nel 1959 (e siamo praticamente agli esordi dei 33 giri), Rams disegna e realizza un sistema hi-fi a componenti separati con una linea che anticipa di molto quello che poi accadrà vent’anni dopo: si tratta dello Studio 2, con frontale in metallo e manopole nere formalmente perfette. Una pulizia del design impressionante per longevità e capacità di anticipare i tempi. Non a caso Rams stesso sostiene da decenni che il buon design non passa di moda. Ma qual è il “buon design”? Rams non solo ne ha un’idea chiara già negli anni ’50 ma definisce addirit‑ tura le 10 regole del buon design, che diventano un grande classico. Secondo Rams il design deve rendere il prodotto: in‑ novativo; in grado di mostrare la propria utilità; bello; comprensibile; non invadente; onesto; senza tempo e mai antiquato; curato nei minimi dettagli; rispetto‑ so dell’ambiente; e infine – il principio più importante – deve essere meno disegnato possibile. Infatti per Rams il punto chiave è proprio il “meno, ma miglio‑ re”, sottrarre elementi per lasciare quelli necessari e questi studiarli nei minimi dettagli. Molto nota e deci‑ samente bella è la radio da tavolo RT 20 disegnata da Rams nel 1961: si tratta di un monolite di rara bellezza e ordine. E – come tutti gli altri apparecchi – di un de‑ sign incredibilmente moderno per quegli anni. Nati con in mente lo stesso principio, ma con dimen‑ sioni più generose, vanno segnalati anche altri appa‑ recchi audio, come questo sistema di un materiale che, al tatto, non riusciamo a definire ma che alla vista sembrerebbe addirittura cemento. Dal bianco al nero Nasce il settore del “bruno” Fino a un certo periodo per Rams (e quindi per i pro‑ dotti Braun) il colore chiave era il bianco o al massimo il grigio; il nero compare solo sui comandi e le uniche torna al sommario Il sistema hi-fi a componenti separati disegnato da Rams nel 1959 concessioni al colore riguardano i tasti fondamentali, come quello di accensione, che possono avere colori sgargianti così da guidare il gesto dell’utente. Poi, di colpo, Rams cambia idea, e introduce pesantemente anche il nero, soprattutto nei prodotti audio, che poi si espanderà anche ai TV Braun, non certo la categoria di maggior successo del brand. Ma Rams lascia comunque un grande segno nel mon‑ do TV: con la sua scelta del nero, seguita poi da tutti i produttori, nasce praticamente l’era del “bruno”, come normalmente vengono indicati i prodotti di elettronica di consumo, in contrapposizione con il “bianco”, ovve‑ rosia piccoli e grandi elettrodomestici. Da allora, per decenni, il nero è diventato l’unico co‑ lore utilizzato nei TV, decoder e videoregistratori e quello prevalente utilizzato nei componenti hi-fi. Il nero sbarca anche sui rasoi, fino ad allora bianchi: è un amore che durerà per molti anni, prima dell’im‑ piego di finiture silver, colorate o “gommose”, mag‑ giormente ergonomiche, che da qualche anno vanno per la maggiore. Gli elettrodomestici dalle linee più longeve Il bianco resta il protagonista assoluto negli elettrodo‑ mestici, che già nei primi anni ’50 sono un capisaldo dell’offerta Braun, seppur con linee ancora un po’ retrò. Anche in questo settore, dalla fine degli anni ’50 ven‑ gono applicate le teorie di Dieter Rams e ne escono prodotti iconici e moderni. Come la kitchen machine KM3, che risale al lontano 1957 e che non sfigurerebbe affatto oggi, a quasi 60 anni di distanza, sullo scaffale segue a pagina 24 Il registratore a bobine Braun TG 1000 (1970). La disposizione, la forma e il colore dei tasti dimostrano una modernità rara nei prodotti, qualsiasi essi siano, dell’epoca. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Reportage Braun Collection Le quattro finiture del macina caffé Braun KSM 1/11 (1967) segue Da pagina 23 di un negozio. Lo stesso dicasi per il frullatore MX32, che nasce nel 1962: questo incredibile prodotto (quello bianco al centro nella foto qui sopra) sarà poi prodotto immutato per moltissimi anni salvo il selettore della ve‑ locità che assumerà il classico verde chiaro che diven‑ terà poi un marchio di fabbrica terribilmente connotato della produzione Braun in questo settore. Sul finire degli anni ’60 anche Dieter Rams diventa più “morbido” e accetta di colorare alcuni prodotti, uscen‑ do dagli stilemi bianco e nero, seppur in tinta piatta. Si tratta dei colori che avevamo già visto su altri apparec‑ chi utilizzati come chiave di usabilità sui pulsanti più im‑ portanti: rosso-arancio, giallo uovo, verde intenso. Un esempio è il classico macinacaffé KSM 1/11, largamente disponibile anche in Italia per molti anni, lanciato nel 1967 e rivisitato due anni più tardi da Rams con forme ancora più moderne nel KMM 2. Nel massimo del suo splendore, con un portfolio di prodotti vastissimo, nel 1967 Braun viene acquistata dal gruppo americano Gillette, un’autorità nella rasa‑ tura, evidentemente interessata dall’esperienza della società nei rasoi. Almeno nel breve termine, però, non cambia l’approccio nel design dell’azienda e vengono ancora partoriti pezzi di incredibile modernità: è il caso per esempio del celebre spremiagrumi Braun, dise‑ gnato e realizzato nel 1972 e oggi, a più di 40 anni di distanza, ancora attualissimo, insuperato per purezza delle linee e assolutamente in vendita. È in quel periodo che Braun inizia anche a concentrarsi sugli orologi e più tipicamente sulle sveglie, fisse e por‑ tatili, che diventano in pochi anni, proprio in considera‑ zione del loro design, un vero e proprio must. Anche in Italia, negli anni ’70 e soprattutto ’80 e ‘90, le sveglie Braun si diffondono a macchia d’olio diventando così diffuse da rappresentare praticamente uno standard. Gli utenti si trovano a loro agio con le linee essenzia‑ li ma eleganti dei quadranti neri Braun e imparano a riconoscere il ruolo del classico giallo intenso della lancetta dei secondi, la lineetta verde su quella del‑ torna al sommario l’impostazione della sveglia e il tasto, anche lui verde, dello “snooze”. I tantissimi modelli di orologi e sveglie Braun che escono in questi anni condividono questi tratti comuni e sposano a pieno le teorie di Rams. Ne escono dei pezzi – ironia della sorte - senza tempo (malgrado si tratti di orologi). In anni più recenti, vengono introdotti gli spazzolini elettrici; la rasatura viene affiancata dalla depilazione (mitico il primo SilkEpil, un vero capostipite che ha rele‑ gato la dolorosa ceretta in un angolo); nasce il segmen‑ to dei frullatori a immersione, letteralmente inventato da Braun con il primo Minipimer, che diventa addirittura il nome comune per tutta la categoria; parte un’intensa produzione di asciugacapelli portatili e da casa, alcuni di questi resi veramente celebri dalle line moderne e dal successo commerciale; si aggiungono anche i ter‑ mometri digitali, sia tradizionali che a misurazione nel‑ l’orecchio e sulla fronte. Negli anni ’80 la società perde parte del suo smalto, non riuscendo più a innovare come una volta, ma la forza dei propri prodotti storici la sostiene; il decen‑ nio successivo è più difficile e iniziano ad affiorare alcuni problemi di redditività ai quali, come tradizione dei grandi gruppi americani, la proprietà reagisce con tagli, riaccorpamenti e dismissioni di rami d’azienda. Viene cessata o ceduta la produzione dei prodotti hi-fi, quella dei proiettori per diapositive, quella degli accendini; e soprattutto parte l’aggressione dei com‑ petitor che si ispirano direttamente ai prodotti Braun di successo, realizzando però i propri prodotti in Estremo Oriente a costi più contenuti. Anche Dieter Rams la‑ scia, andando in pensione, e la crisi del gruppo Gillette finisce per riflettersi anche su Braun, che passa una fase difficile. Nel 2005 Gillette viene acquistata dal super-gruppo americano Procter&Gamble, e con essa anche Braun. Nel 2012 viene ceduto l’utilizzo del marchio e la licen‑ za dei progetti per quello che riguarda gli elettrodo‑ mestici da cucina all’italiana De’ Longhi; altri prodotti in licenza sono attualmente gli orologi e i medicali, come termometri e misuratori di pressione. Braun Collection, guai a perdersela Francoforte purtroppo non è una meta turistica tra le più battute; ma chi si trovasse da quelle parti non deve perdere l’occasione di visitare il museo della Braun Collection di Kronberg, un viaggio nel design inteso come strumento per avvicinare il prodotto al proprio utente, per farli convivere felici per molti molti anni. Una lezione apparentemente facile, quella di Braun e di Dieter Rams, che molti marchi non hanno capito ancora adesso, e basta guardarsi in giro in un negozio per accorgersene. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME A Kronberg si trovano il centro Design, Ricerca e sviluppo, le strutture di test e la fabbrica di alcuni prodotti Centro R&D Braun, ecco come nasce un rasoio Abbiamo fatto un viaggio nel quartier generale di Braun in Germania, seguendo le fasi della progettazione di un rasoio di Gianfranco GIARDINA ul cartello all’ingresso non compare più il logo Braun. Effetti della globalizzazione: a salutare i visitatori alla sede di Kronberg c’è un logo “P&G”, che sta per Procter&Gamble, la multinazionale ameri‑ cana che dal 2005 controlla Braun. Ma è a Kronberg che c’è il quartier generale di Braun, il centro design, il centro ricerca e sviluppo, le strutture di test oltre che la fabbrica dei prodotti di gamma alta. Abbiamo avuto la (rara) possibilità di visitare la struttura e capire come nascono i prodotti tra i più stimati del mercato. S Nel rispetto del DNA Braun Il nostro viaggio nella sede Braun di Kronberg inizia dal dipartimento design: uffici sobri e non eclettici come si potrebbe pensare di un luogo dove si “crea”, dove si disegna. “Scordatevi l’immagine dei designer artistoidi con i capelli lunghi che passano la giornata a fare schizzi in cerca dell’ispirazione – ci anticipa Ben Wilson, il designer di origine australiana che ci accompagna nel nostro tour –. Il nostro lavoro si basa su un approccio pragmatico con un metodo ben preciso”. Il processo di concezione di un nuovo prodotto par‑ te dagli elementi comuni a tutti i prodotti Braun, una sorta di DNA che deve legare l’uno con l’altro tutti i prodotti in modo che facciano davvero parte di una famiglia. Gli elementi comuni sono un mix di stilemi e forme primitive e di principi che devono essere rispet‑ tati e nel rispetto dei quali impostare il lavoro. Elemen‑ ti che hanno fatto la storia dei prodotti Braun e che prendono le mosse proprio dalle intuizioni di Dieter Rams, il designer storico del brand e teorizzatore del design funzionalista e minimalista che è diventato poi il riferimento per moltissimi altri marchi, Apple prima fra tutti. Gli elementi comuni del design Braun sono gli stessi da anni: “Il nostro scopo non è solo di avere prodotti belli, ergonomici e facili da usare – ci spie‑ ga Ben Wilson – ma prodotti che appartengano alla stessa famiglia”. Per fare questo, l’inizio di ogni pro‑ cesso di ideazione e progettazione prende sempre le mosse da una serie di elementi che devono essere ri‑ scontrabili e che sono radunati in uno schema appeso in diversi punti nel centro design: “Strength of Pure”, la forza della purezza. Una purezza che si ottiene con la semplificazione; la purezza geometrica, le linee raccordate e il l’attacca‑ mento alla simmetria; l’ordine e il bilanciamento degli elementi; pulsanti riconducibili alla forma circolare e ovaloide; dettagli che richiamano le icone a cui si rife‑ riscono in termini di funzioni; attenta scelta di colori e materiali; grafiche chiare. Un progetto, dal concept fino alla messa in produzio‑ ne, dura, se tutto va bene, almeno due anni, ma in al‑ cuni casi, se la tecnologia non viene giudicata ancora pronta o ci sono dei dubbi, l’iter si può allungare fino a cinque. Il team di design lavora a stretto contatto con il dipartimento di ricerca e sviluppo, che non a caso è qui nello stesso stabile: “Anzi, direi che lavoriamo assieme – ci spiega Wilson –, facciamo costantemente riunioni insieme”. In questo centro si progettano i prodotti rimasti sotto il controllo diretto di Braun, dopo le cessioni in licenza degli ultimi anni: i rasoi, innanzitutto e gli epilatori; gli spazzolini da denti e gli apparecchi per l’igiene ora‑ le; altri prodotti per la bellezza, come per esempio gli strumenti per la pulizia del viso. Gli elettrodomestici per la cucina sono invece stati ceduti a De’Longhi, che continua a produrre sotto licenza e comunque coordinandosi con il quartier generale di Braun per la coerenza dei prodotti con il DNA aziendale in ter‑ mini di design e con i requisiti di qualità e affidabilità richiesti. Dall’idea al prototipo Il percorso per arrivare alla definizione di un prodot‑ to finito parte da lontano, dalle ispirazioni, dalle esi‑ genze del consumatore e dalle diverse concezioni di bello degli abitanti delle varie aree del globo. Un la‑ voro apparentemente astratto che molto presto, però, diventa decisamente concreto. Infatti basta superare una porta e si passa dagli uffici a una vera e propria officina. Qui si realizzano tutti i “mockup”, ovverosia i prototipi non funzionanti che sono indispensabili per definire le forme prima e le finiture e i materiali poi. Sbaglia chi crede che basti una stampate 3D per fare tutto: “Certo, ne abbiamo una molto bella – ci spie‑ ga Wilson – che ci permette di arrivare in pochissimo tempo a fare alcune verifiche su forme, ingombri e impugnatura di massima. Ma è solo un primo step: per tutte le valutazioni del caso abbiamo bisogno di tutte le parti in movimento funzionanti”. Di fatto la stampante 3D viene utilizzata per definire se quanto disegnato a computer sia effettivamente centrato in termini di forme; ma le finiture e soprattutto il peso e la sua distribuzione sono molto diversi da quelli finali, tanto che solo i primissimi prototipi vengono realizzati in questa maniera. “Dopodiché entra in gioco l’officina – ci dice Wilson – e lui”. Il nostro ospite indica un signore di mezza segue a pagina 26 Nella foto a lato a sinistra, l’ingresso della sede di Kronberg della Braun, dove campeggia il logo P&G, Procter&Gamble, la multinazionale americana che dal 2005 controlla Braun. Nella foto a lato a destra, Ben Wilson, industrial designer di riferimento del centro Braun di Kronberg che ci ha accompagnato nella nostra visita. torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Viaggio nel centro R&D di Braun segue Da pagina 25 età, barbuto, con il ventre segnato da qualche birra di troppo e in abiti chiaramente di lavoro, pur con una maglietta marchiata Braun: è il “capo officina”, un vero e proprio “mockup artist”, che dalla mattina alla sera, matita alla mano, trova soluzioni per simulare alla per‑ fezione nuovi materiali e forme avveneristiche. Così la prototipazione, più che in una stampante 3D, avviene direttamente sulla macchina utensile. Davanti a noi una coppia di sofisticati macchinari che possono lavorare un blocco di materiale dal pieno, ricavando‑ ne ogni forma possibile. Infatti possono contare su un vero e proprio jukebox di utensili capaci di forare, scavare, sagomare, rifinire e se necessario anche lucidare. Con questa macchi‑ na, scavano pezzi di plastica e di metallo, vengono ricreati tutti i pezzi che, nella produzione finale, saran‑ no realizzati con stampi e processi industriali. Il risultato deve essere un mockup finale del tutto identico a come sarà poi il prodotto finito, e non solo in termini di finiture ma anche per quello che riguarda il peso e la distribuzione dello stesso, cosa che sicura‑ mente influenza l’ergonomia. Ovviamente un mockup così curato ha un costo di produzione enorme: un prototipo finale di un rasoio costa circa 10mila euro, contro i 2-300 euro di un esemplare di produzione funzionante. Ci hanno messo in mano due esemplari di rasoio, uno “vero” e l’altro un prototipo finale: ebbene, l’unico modo per capire quale fosse quello di produzione è stato accenderlo. Il mockup “tace”, quello finale vi‑ bra… Una cura dei dettagli incredibile e la totale im‑ possibilità per noi di trovare delle differenze tra i due esemplari Ovviamente prima di arrivare al mockup finale ci sono diversi step intermedi sempre più fedeli e che via via integrano le modifiche che i designer chiedono per le messe a punto. Parallelamente allo studio delle forme viene fatto Da sinistra verso destra i vari passaggi della prototipazione, con i primi due esemplari realizzati con stampanti 3D; quindi, proseguendo, un primo mockup realistico sul quale però i progettisti hanno deciso di apportare una serie di modifiche; si approda così al quarto rasoio, di fatto un nuovo mockup secondo le ultime messe a punto e quindi -ultimo a destra - si arriva al prodotto finito e industrializzato. anche uno studio sui colori e sulle finiture, dapprima isolando le tinte giudicate adatte e quindi mettendo a confronto su una palette fisica tutte le finiture ritenute adeguate. E su di queste palette viene poi impostata tutta la discussione tra designer, team di marketing e team di ricerca e sviluppo. Nulla viene lasciato al caso. Approccio scientifico e verifica sul campo Parallelamente al lavoro dei designer – e non potreb‑ be essere altrimenti – parte il grande lavoro di ricer‑ ca e sviluppo, che nasce dal confronto costante tra le necessità degli utenti e cosa la tecnologia rende possibile: “Entrambe le cose sono in costante cambiamento – ci spiega Stefania Angelino, a capo del team di R&D relativa alla rasatura maschile – e quindi ci tocca monitorarle costantemente. Basta che cambi qualcosa nel quadro generale delle tecnologie di base e quello che avevamo scartato ieri può diventare possibile oggi”. In tutto ciò – come dicevamo – nulla viene lasciato al caso e si esplorano le esigenze degli utenti analizzan‑ done tutte le dimensioni, se possibile in maniera nu‑ merica. “Un uomo nella sua vita – ci spiega Stefania Angelino – si rade per 66 giorni della sua vita. Intendo dire per una durata di 66 giorni, 24 ore al giorno. Capite quanto possa essere rilevante rendere questo compito più veloce, soddisfacente, poco stancante”. Per ottenere questo obiettivo in Braun misurano mol‑ ti parametri nella maniera più oggettiva possibile: la vicinanza alla pelle del taglio, la completezza della rasatura, l’efficienza (ovverosia quanto tempo serve per ottenere una determinata efficacia di rasatura), la precisione delle linee (per esempio per sagomare basette e baffi). Queste misure vengono fatte stru‑ mentalmente: con una micro-videocamera vengono fatti circa 15 campionamenti per lato del volto prima e dopo la rasatura e quindi vengono misurati, grazie a un sistema computerizzato, i parametri in questione. In questo modo si possono confrontare diversi rasoi, anche della concorrenza, per giudicarne l’efficacia e l’efficienza di rasatura. Inoltre viene misurato, anche qui scientificamente, il livello di irritazione della pelle e i relativi arrossa‑ menti, soprattutto nelle zone più delicate. Per fare questo viene usata una videocamera termica ad alta risoluzione: in questo modo vengono immediatamen‑ te evidenziate eventuali zone iperemiche a causa di anche una leggera irritazione. “È una costante ricerca – ci spiega Stefania Angelino –: è facilissimo fare un rasoio che taglia benissimo ma irrita molto, come è altrettanto facile fare un rasoio che non irrita affatto ma neppure taglia. Lo scopo è aumentare sempre più la qualità del taglio contenendo al massimo il fastidio, anche per le pelli più delicate”. Il compito di non irritare la pelle appare decisamente difficile, soprattutto quando si vedono i singoli peli di barba ingranditi: “Tagliare la barba è un lavoro che potrebbe sembrare impossibile – prosegue Angelino -: il pelo ha la stessa resistenza di un filo di rame e la pelle ha la stessa resistenza di una gelatina. In queste condizioni è difficile fare bene”. Per questo – ci spiegano – nel mondo ci sono alla fine solo pochissimi grandi produttori di rasoi: è un lavoro che richiede una quantità di ricerca e sviluppo e di esperienza che in pochi si possono permettere. segue a pagina 27 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SMARTHOME Viaggio nel centro R&D di Braun segue Da pagina 26 Studiare a fondo la soddisfazione dell’utente All’ingresso di un nuovo dipartimento, ci chiedono di tenere un livello di voce più basso possibile: sono in corso dei test che non dobbiamo disturbare. Sul cor‑ ridoio che stiamo percorrendo ci sono molte stanze numerate, alcune con una luce rossa accesa a fianco della porta di ingresso. Si tratta del centro di valuta‑ zione dell’esperienza di utilizzo dei prodotti Braun: una serie di stanze dotate di “specchi segreti” e vi‑ deocamere per l’osservazione degli utenti alle prese con i prodotti. “Conduciamo molti test - ci spiegano – per valutare l’esperienza di utilizzo, la comodità dei prodotti, la loro ergonomia, la facilità di pulizia e così via. E ovviamente per misurare anche i risultati”. Sono luoghi che ci si aspetta che esistano da qualche parte nel mondo, ma vederli dal vivo fa un certo effetto: qui, in queste sequenze di finte sale da bagno (nella stan‑ za da noi visitata ce ne sono sei in sequenza), uomini e donne (vengono valutati anche epilatori e spazzolini da denti) vengono invitati a provare apparecchi in un ambiente controllato e a condividere le loro impres‑ sioni; ma vengono anche “misurati” nei tempi, nei ge‑ sti, nelle incertezze nell’utilizzo dei prodotti. E le mi‑ sure proseguono anche sull’efficacia degli strumenti. Il tutto per definire cosa bisogna aggiungere in un prototipo o da dove ripartire per cercare di migliora‑ re un prodotto corrente. Tutti i testi vengono fatti con persone con barbe anche molto diverse tra loro: folte e rade, lisce e ricce, sottili o spesse; per questo moti‑ vo vengono coinvolti molti tester, di tutte le etnie del mondo, per garantire la realizzazione di un prodotto che possa garantire ottimi risultati ovunque: “Dobbiamo capire le esigenze di ogni ceppo etnico – ci spie‑ gano -: per esempio i giapponesi con la barba sono i più complicati, hanno la pelle delicata, la barba fine e soprattutto devono essere impeccabili ogni mattina. Soddisfatti i giapponesi, abbiamo buone probabilità di soddisfare tutto il mondo”. Nei laboratori Braun, così, hanno catalogato più di 100 tipi di pelo di barba, anche in considerazione della lunghezza, che prevede trattamenti diversi e strumenti di gestione e taglio differenti. Dati e infor‑ mazioni che diventano manna per i progettisti, oltre che banco di prova inestimabile per ogni innovazione che viene introdotta. I test di qualità: tedeschi fino al midollo Attraversando il cortile della sede Braun di Kronberg si arriva una sorta di zona cuscinetto tra gli uffici e la parte produttiva della fabbrica: lì c’è il centro di testing dei prodotti finiti. Ci riceve l’ingegnere responsabile della struttura, un omone alto e decisamente serio. Lo provochiamo: “Lei praticamente è il peggior nemico dei progettisti?”. Ride e annuisce: nella sua struttura si cerca di capire se i prodotti Braun hanno qualche punto debole e si capisce dalla faccia che non è di‑ sposto a fare sconti a nessuno. Qui ci sono vere batterie di “massacro” dei rasoi: su torna al sommario una prima rastrelliera, un gruppo di rasoi simula la ra‑ satura, scorrendo da acceso su una ruota gommata che fa basculare la testina. Cinque minuti acceso e cinque minuti spento, così giorno e notte per tre set‑ timane: se qualcosa va storto e un rasoio “muore” strada facendo, ne viene fatta “l’autopsia” per deter‑ minare precisamente le cause del cedimento e quindi si manda l’informazione ai progettisti perché possano porvi rimedio con qualche correttivo sui materiali o sulle meccaniche coinvolte dal guasto. A fianco un’al‑ tra batteria ronzante: si tratta dei test di durata e resi‑ stenza della batteria. Anche qui i rasoi vengono acce‑ si e spenti ripetutamente fino a simulare 500 rasature complete: alla fine la batteria deve essere ancora in piena efficienza. Un’altra macchina valuta la capacità di rasatura facendo calare una fila di rasoi su una serie di barbe finte: si tratta di qualcosa di simile a una fitta erba sintetica. Il rasoio cala dall’alto e “rasa l’erba” di qualche micron; e poi fa un altro passaggio ancora un po’ più giù, e così via. Il processo prosegue per due settimane e il nostro ingegnere si aspetta che tutto venga rasato sempre bene e in maniera uniforme, una prova decisamente dura per i rasoi sotto test. Rasoi che non ridono neppure quelli che vengono testati per le loro capacità di essere stagni: vengono infatti calati in una vasca pressurizzata (a destra) che viene prima sigillata e poi mandata in pressione per simulare la profondità: “Qui noi ci assicuriamo che i nostri prodotti possano resistere ad un’immersione fino a 5 metri di profondità – ci dice l’ingegnere – aumentando la pressione interna della vasca di mezza atmosfera”. Ma non basta: i prodotti vengono mandati in diverse camere climatiche in cui vengono simulati ambienti secchi e umidi con temperature tra da -5° in su. Come anche vengono fatte prove di caduta stan‑ dardizzate da due metri di altezza: i tester cercano di dimostrare che una caduta libera di questo tipo non possa rompere l’apparecchio. Se invece questo suc‑ cede, va corretto il progetto. Una sorte simile tocca anche agli spazzolini: in que‑ sto caso, però, la simulazione di utilizzo ripetuto viene fatto invece che sulla barba finta, su una dentiera. Si tratta, in realtà, di una ingegnosa dentiera “infinita” grazie alla forma circolare: il rullo gira e lo spazzolino in funzione è soggetto alle classiche sollecitazioni di un lavaggio energico di denti. Il tutto “a umido”, con un getto d’acqua sul punto di contatto. Dopo moltis‑ sime ore di funzionamento, viene rivalutato l’apparec‑ chio, le sue funzionalità, ma anche il livello di usura della spazzola. Insomma, un lavoro complesso e di squadra, una pro‑ gettazione meticolosa e un testing altrettanto attento. Il tutto per fare un rasoio, un apparecchio che molti potrebbero ritenere tutto sommato semplice, nella sua natura prevalentemente elettromeccanica. E che invece comporta una tensione all’eccellenza e un’at‑ tenzione al dettaglio incredibile. Ed è proprio la cura dei dettagli che può fare la differenza tra un prodotto di successo e un flop. Dalla visita al quartier generale Braun di Kronberg portiamo a casa la netta sensazione di aver conosciu‑ to un gruppo di lavoro entusiasta, con un profondo attaccamento al marchio e con una forte tensione all’eccellenza. Qui gli americani di Procter&Gamble vengono a insegnare le strategie di marketing e com‑ merciali, in cui sono i primi al mondo; ma vengono anche a imparare, per esempio, come si fa a misce‑ lare passione e approccio scientifico per ripensare e migliorare costantemente un prodotto che continua a rinnovarsi malgrado i suoi 60 anni di vita. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Oltre a un aggiornamento estetico, la Model S vedrà aumentare la sua autonomia Tesla Model S, spunta la batteria da 75 kWh Il costruttore americano introdurrà nella sua berlina una nuova batteria agli ioni di litio D di Giulio MINOTTI opo quattro anni dal suo de‑ butto, la prima vettura costruita interamente da Tesla Motors ha, di recente, ricevuto il primo aggior‑ namento estetico. Un facelift che ha interessato, in particolare, il frontale dell’auto, con nuovi gruppi ottici a LED e caratterizzato adesso dall’assenza della griglia come sulla nuova Model 3 e sulla Model X. Dopo il leggero fa‑ celift, la Model S vedrà anche l’arrivo di una nuova variante di ingresso do‑ tata di un pacco batterie da 75 kWh, già disponibile sul SUV dell’azienda americana. Questo accumulatore ver‑ rà proposto come optional al costo di 3.000 dollari, sia sulla versione a due ruote motrici, sia su quella AWD (Allwheel-drive). La nuova batteria porterà un legge‑ ro incremento dell’autonomia, 25-30 Le aziende devono decidere chi manterrà la proprietà dei dati raccolti durante i test della monovolume Pacifica realizzata da Chrysler ed equipaggiata con la piattaforma di guida autonoma Google di Giulio MINOTTI chilometri circa, e affiancherà, per il momento, la versione 70D. Si tratta del modello base della berlina americana che è in grado di vantare un’autono‑ mia di circa 380 km, con un’accelera‑ zione da 0 a 96 km/h in poco più di cinque secondi e una velocità massi‑ ma di 225 km/h. AUTOMOTIVE Un progetto su Kickstarter mira a rendere le biciclette elettriche più accessibili Basta cambiare ruota e la bici diventa elettrica GeoOrbital Wheel è una ruota che sostituisce quella anteriori delle biciclette tradizionali L di Mirko SPASIANO e biciclette elettriche non sono cer‑ to una novità: sono in giro ormai da decenni, ma restano, tutt’oggi, un prodotto tutto sommato di nicchia. I mo‑ tivi sono molteplici, ma tra questi possia‑ mo sicuramente annoverare due ragioni principali: un costo elevato e, magari, la disponibilità di una bicicletta tradizionale. Sono probabilmente questi i principi che hanno ispirato la GeoOrbital Wheel, un progetto su Kickstarter che si sostanzia in una ruota universale da montare su una bici comune. Nello specifico, sostituendo la ruota anteriore di una bici tradizionale, si potrà raggiungere una velocità mas‑ sima di poco superiore ai 30 chilometri orari, praticamente senza sforzo. La ruo‑ ta dispone di una batteria agli ioni di litio che si ricarica pedalando, frenando e procedendo in discesa e, nel complesso, conferisce un’autonomia massima di 80 chilometri. La GeoOrbital Wheel non si fa mancare niente, neanche una porta USB per ricaricare lo smartphone e uno pneu‑ matico antiforatura. Ovviamente, però, torna al sommario Google - FCA bisogna decidere la proprietà dei dati tutto ciò ha un prezzo, da intendere in senso ampio. Innanzitutto, le biciclette che monteranno GeoOrbital vedranno un incremento significativo del peso, soprattutto quelle di ultima generazio‑ ne: dai 3 ai circa 5 chilogrammi in più, a seconda del modello (che dipende chia‑ ramente dal raggio della ruota). Infine, il prezzo “classico”, quello in denaro: 650 dollari per un salto nel futuro. Nonostan‑ te manchino 43 giorni alla conclusione della campagna su Kickstarter, l’obiettivo dei 75.000 dollari è stato già ampiamen‑ te doppiato e le spedizioni dovrebbero partire il prossimo novembre. La GeoOr‑ bital Wheel rappresenta sicuramente un cambio di paradigma rispetto all’approc‑ cio comunemente utilizzato per la pro‑ gettazione delle bici elettriche. Ma, del resto, se i creatori di GeoOrbital hanno lavorato presso SpaceX e Ford, c’era da aspettarselo. FCA e Google hanno annuncia‑ to un accordo per realizzare una versione a guida autonoma dei minivan Pacifica, dando vita a una partnership che sembra presenta‑ re alcuni punti oscuri. Infatti, secon‑ do quanto riportato da Reuters, le due aziende non hanno deciso chi terrà e userà i dati raccolti durante i test della monovolume. “Questo è esattamente quello che deve essere deciso”, ha dichiarato l’AD di FCA Sergio Marchionne. “Dobbiamo arrivare a un livello in cui la vettura funziona e possiamo discutere dei risultati del lavoro. Ora non siamo in questa posizione”. Le compagnie devono ancora decidere se rendere Open Source il software che fa muovere i veicoli a guida autonoma di Google. L’AD di FCA ritiene, inoltre, che le auto a guida autonoma saranno pronte in 5 anni, non in 20 come sostenuto da altri. La stampa americana ha riportato altre dichiarazioni del top manager italiano; le Chrysler Pa‑ cifica avranno un aspetto diverso dopo che Google avrà installato la sua tecnologia: ‘’Abbiamo offerto la Pacifica perché è quella che più si presta. L’architettura elettrica di questa monovolume è abbastanza forte per la tecnologia di Google. Sarebbe molto naif da parte mia ritenere che sono l’unico sulla Terra a parlare con loro. Se Google chiama, tu di solito rispondi. L’obiettivo di questa prima fase della nostra collaborazione è molto mirato e prevede il portare la tecnologia Google nel minivan Pacifica. Cosa si svilupperà da qui? Vedremo’’. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE AUTOMOTIVE Nissan lancia xStorage, sistema di accumulo energetico che arriverà a settembre La fine delle batterie delle auto elettriche? A casa tua, come accumulatori di energia xStorage è realizzato con batterie di seconda mano riciclate dai pacchi sostituiti ai mezzi Nissan Q di Massimiliano ZOCCHI uando le batterie dei mezzi elet‑ trici Nissan, Leaf e E-NV200, rag‑ giungono un certo degrado, e vengono sostituite, dove vanno a finire? Questa è la preoccupazione di molti pro‑ prietari di vetture elettriche, ma soprat‑ tutto un cavallo di battaglia dei detrattori della mobilità elettrica. Nissan prova a bloccare le critiche presentando un po’ a sorpresa xStorage, il suo sistema di ac‑ cumulo di energia elettrica. Inizialmente esclusiva per l’Europa, i preordini inizie‑ ranno a settembre al costo di 4.000 euro. Il punto focale di questo progetto è pro‑ prio quello di cui sopra. Le 12 celle agli ioni di Litio al suo interno derivano dalle batterie sostituite agli EV Nissan secon‑ do i termini di garanzia o su richiesta dei proprietari, azzerando così il problema dello smaltimento, e donando nuova vita a un componente vitale. Normalmente 12 unità di questo tipo potreb‑ bero accumulare 6 kWh, mentre xStorage è certificato per 4.2 kWh. Ciò significa che per il suo assemblag‑ gio vengono utilizzate celle che ancora posseggono il 70% del loro potere di accumulo, che infatti risul‑ ta essere proprio la percentuale prevista per la sostituzione sulla Nissan Leaf e sul van E-NV200. Il prezzo è comprensivo di installazione, e l’azienda giapponese di avvale della collaborazione di Eaton, azienda leader nella gestione energeti‑ ca. Secondo i comunicati ufficiali, Nissan prevede che xStorage possa essere col‑ legato a impianti fotovoltaici o eolici, per accumulare l’energia elettrica prodotta in eccesso, ma può essere anche un va‑ lido alleato di chi non possiede impianti di questo tipo, per accumulare energia quando costa meno (di notte) e utilizzar‑ la in un secondo momento, abbassando così i costi in bolletta. Le previsioni di Nis‑ san e Eaton sono di distribuire 100.000 xStorage nei prossimi 5 anni. AUTOMOTIVE Hyperloop One ha avviato i primi test open-air del sistema di propulsione Primo prototipo di Hyperloop in arrivo già a fine anno Il primo prototipo a fine 2016 e tra gli investitori compaiono anche alcune società europee di Gaetano MERO l progetto Hyperloop continua il suo percorso di concretizzazione. L’inno‑ vativo sistema di trasporto si basa so‑ stanzialmente su cabine dette pod che si muovono ad altissima velocità (fino a 1.200 Km/h) all’interno di un tunnel sfrut‑ tando l’aria compressa e la repulsione magnetica. A far parlare di sé questa volta è Hyperloop One, ex Hyperloop Techno‑ logies Inc., una delle start-up che ha preso vita a Los Angeles in seguito ai progetti di Elon Musk e del suo treno supersonico. Proprio HO ha in programma in queste ore una prova su strada, si fa per dire, open-air del suo sistema a propulsione in un’area top secret del Nevada. L’espe‑ rimento costituisce la prima vera e propria dimostrazione su larga scala di questo tipo di tecnologia in un ambiente aperto, che potrebbe davvero modificare il modo di viaggiare nel prossimo futuro. La società - che non va confusa con l’Hyperloop Transportation Technologies, compagnia concorrente attualmente al lavoro su un tipo di tecnologia diversa I torna al sommario che sfrutta la levi‑ tazione magnetica passiva - ha dichia‑ rato di aver ricevuto finanziamenti per 80 milioni di dollari principalmente da compagnie del setto‑ re trasporti, una cifra che lascia intendere il forte interesse riscontrato dall’opera‑ zione. Nel progetto sono attualmente im‑ piegati oltre 160 dipendenti tra ingegneri specializzati e ricercatori, “stiamo avvian‑ do una sfida globale al fine di sfruttare le menti più creative del pianeta e far diven‑ tare Hyperloop una realtà” ha affermato il CEO Rob Lloyd aprendo le porte a quanti vorranno contribuire al progetto. I vantag‑ gi qualora Hyperloop dovesse diventare realtà sono palesi: diminuirebbe l’inquina‑ mento, renderebbe i trasporti molto più veloci, riducendo i tempi morti, e sarebbe più sicuro, tuttavia bisognerà considerare tutta una serie di problematiche legate ai permessi per la costruzione delle infra‑ strutture nei vari territori ed i problemi relativi alla conformazione degli stessi. l momento Hyperloop One concentrerà le forze sul trasporto merci, considerando quest’ultimo il modo migliore di sfruttare la tecnologia. Il primo vero e proprio pro‑ totipo di treno Hyperloop è già in fase di costruzione e potrebbe vedere la luce a fine anno afferma la società. Tra i partner del progetto figurano anche alcuni grossi nomi europei tra cui l’azienda ferroviaria tedesca Deutsche Bahn, la svizzera Amberg Group e le francesci Systra ed SNCF che confermano il reale interesse in merito al progetto anche da parte del Vecchio Continente. Compra online il pacco lo trovi nel bagagliaio dell’auto Volvo è pronta a testare un nuovo servizio con la start up Urb-it Ordini online quello che ti serve e ti viene consegnato entro due ore nel bagagliaio dell’auto. Si parte a Stoccolma, ma presto saranno coinvolte 200 città di Massimiliano ZOCCHI Volvo è pronta ad andare oltre il normale shopping online e supe‑ rare (almeno per alcuni tipi di mer‑ ce) le attese del corriere al proprio domicilio. Grazie alla partnership con la start-up Urb-it, basterà or‑ dinare un prodotto tramite un’app, ed entro due ore un addetto con‑ segnerà l’acquisto direttamente nel bagagliaio della vostro Volvo. Ovviamente non è necessario la‑ sciare l’auto aperta e incustodita, ma saranno compatibili solo le Volvo connesse online, dato che il vostro personal shopper potrà aprire il bagagliaio sempre usan‑ do l’app.Gli Urber (così vengono chiamati gli addetti) sono persone estremamente affidabili (lo assicu‑ ra Urb-it) e sono spesso studenti in cerca di lavori part-time per ar‑ rotondare. L’applicazione segnala al proprietario dell’auto il nome di chi effettuerà la consegna, ed offre anche la possibilità di sce‑ gliere la persona che ritenete più adatta, purché disponibile nel raggio d’azione. Nel caso il tempo massimo di due ore non sia rispet‑ tato, la consegna sarà gratuita. La sperimentazione partirà da Stoc‑ colma, per poi allargarsi ad altre città europee, per arrivare fino a 200 entro il 2025. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE SCIENZA Messo a punto alla Cardiff University, ancora qualche anno per la commercializzazione Il glucometro che non ha bisogno di sangue Una grande svolta per chi soffre di diabete In fase di sviluppo il glucometro che non richiede sangue per misurare il tasso di glucosio A di Franco AQUINI lla Cardiff University, l’equipe del Prof. Adrian Porch ha messo a pun‑ to un nuovo tipo di glucometro che non necessita di sangue per misurare il tasso di glucosio. Per essere più precisi: di sangue ce n’è ancora bisogno, ma sol‑ tanto nella fase di taratura. Per le misura‑ zione il glucometro utilizza le microonde. Un concetto nuovo in questo campo, che potrebbe cambiare radicalmente la giornata di chi soffre di diabete di tipo 1, solitamente costretto a pungersi le dita anche sei volte al giorno. I glucometri a ri‑ levamento continuo (CGM) non sono una novità, ne esistono sul mercato di diverse marche e modelli. Quasi tutti prevedono un sensore costantemente inserito sotto la cute, collegato a un piccolo dispositivo che trasmette i dati al glucometro vero e proprio. Il glucometro creato dal team dell’università inglese è un dispositivo raccolti dal glumetro possono essere letti tramite un computer o un’app mobile. Il glucometro a microonde è stato testato per ora su un campione limitato, circa 50 pazienti. La commercializzazione è an‑ cora lontana, ma secondo il team potrà essere in commercio entro 5 anni. Molto dipenderà dai fondi che il team riuscirà a recuperare. Non è escluso che il proget‑ to possa diventare appetibile anche per qualche colosso della tecnologia. L’aereo elettrico Lilium Jet decolla e atterra ovunque In vendita a gennaio 2018 il jet biposto a propulsione elettrica con 500 km di autonomia U n team di ingeneri aerospaziali e designer dell’Università di Monaco di Baviera, in Germania a febbraio 2015 ha fondato la start-up innovati‑ va Lilium Aviation e sta lavorando a un “oggetto volante” biposto a propulsio‑ ne elettrica che, combinando il meglio delle caratteristiche di un aereo e di un elicottero, si propone come soluzione ecologia per il trasporto personale. Sarà in grado di portare passeggeri ovunque, senza che sia necessaria una specifica avio-superficie. Lilium Jet, questo il nome del prototipo ad ala fissa in via di realiz‑ zazione e che sarà omologato in classe LSA (Light Sport Aircraft) potrà decollare e atterrare in verticale grazie una serie di motori elettrici “ducted fan” in configura‑ zione ridondata della potenza comples‑ siva di 320 kW. I propulsori permetteran‑ no una velocità di crociera di 300 km/h e una velocità di picco pari a 400 km/h. I progettisti dichiarano un’autonomia di torna al sommario Un’equipe di ricerca statunitense, durante un esperimento, si è ritrovata quasi casualmente fra le mani una pila ricaricabile che può sopportare centinaia di migliaia di cicli senza accusare sintomi d’usura di Alvise SALICE da fissare al braccio tramite un adesivo, capace di rilevare il glucosio nel sangue tramite microonde. Il livello di intensità di queste microonde, ci tiene a specifi‑ carlo il prof. Porch, è infinitamente più basso di quelle utilizzate per cucinare e persino più basso di quelle emesse da uno smartphone. L’adesivo, non avendo sostanze chimiche aggiunte, non neces‑ sita di essere sostituito con frequenza (non viene indicata la durata media). I dati SCIENZA Basta una superficie di 15x15 m per atterrare in verticale con il proprio aereo personale di Andrea ZUFFI Nasce la batteria 400 volte più longeva volo teorica prossima ai 500 km e la possibilità di ricarica nelle normali prese di corrente. Lilium Jet, che nella versione definitiva avrà un peso massimo al decollo di 600 kg, con un payload di 200 kg, inizierà la fase di test con “umani” a bordo nel 2017 per essere disponibile sul mercato, se tutto andrà bene, a gennaio 2018. La start-up sostenuta da fondi venture capital è in‑ serita nel programma di incubazione del‑ l’ESA (Agenzia Spaziale Europea). “Il nostro obiettivo è sviluppare un aereo per uso quotidiano” spiega Daniel Wiegand, CEO e co-fondatore di Lilium Aviation. E in effetti un mezzo che non inquina, non fa rumore e può atterrare in piccoli spazi (15x15 metri) potrebbe essere realmente utile per gli spostamenti privati a corto raggio. Anche se al momento è prema‑ turo chiederselo - Lilium Jet deve ancora essere realizzato e certificato - non è chiaro come l’uso di un veicolo di questo tipo si possa conciliare con i regolamen‑ ti e con la sicurezza in prossimità delle aree abitate. È più probabile che quan‑ do vedrà la luce il veicolo sarà utilizzato secondo le regole attuali che prevedono decollo e atterraggio presso strutture idonee. Il prezzo al pubblico del jet non è ancora stato annunciato ma sarà con tut‑ ta probabilità equiparabile a quello di un aeromobile tradizionale di pari dimensio‑ ni, mentre i costi di esercizio dovrebbero essere molto minori. In base a uno studio pubblicato sull’American Chemical Society’s Energy Letters, alcuni ricercatori dell’Università californiana di Irvi‑ ne hanno condotto un esperimen‑ to sulle batterie ricaricabili, trovan‑ do in modo pressoché casuale un sistema per aggirare le problema‑ tiche connesse al litio. Il materiale con cui vengono assemblate le odierne pile ricaricabili, infatti, sof‑ fre l’effetto collaterale di “corro‑ dere”, a lungo andare, la batteria all’interno. Al posto del litio, l’equi‑ pe ha provato a usare sottilissimi nano-fili in oro per immagazzina‑ re l’elettricità: un sistema che, in fase di test, ha consentito oltre 200.000 cicli di carica senza che fosse osservabile la minima corro‑ sione. Obiettivo iniziale della ricer‑ ca era la creazione di una batteria a stato solido, che per conservare la carica usasse un gel elettroliti‑ co, in sostituzione di quel liquido (contenuto nel litio), che rende le batterie ricaricabili standard così sensibili alla temperatura e a ri‑ schio di surriscaldamento. Una volta rivestiti i nano-fili d’oro con il gel elettrolitico e un apposito guscio protettivo, ecco l’incredi‑ bile risultato: dove una canonica pila al litio sopporterebbe in me‑ dia fino a 7000 cicli di ricarica, la nuova soluzione ha raggiunto un risultato 400 volte superiore. Disegnata per ascoltare I nuovi diffusori CM10 S2 sono indubbiamente belli, grazie alle loro linee pulite ed alle finiture di qualità superiore. Ma come per tutte le realizzazioni Bowers & Wilkins la forma deve seguire la funzione, grazie alla doppia cupola dell’unità alti ed alla tecnologia tweeter-on-top non crederete quanto bene la musica può suonare. www.audiogamma.it n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST Abbiamo provato il TV 65” Sony XD93, è il primo modello di nuova generazione dotato di HDR a passare in redazione Sony XD93 in prova: coniuga qualità e design Con una retroilluminazione innovativa promette un’ottima qualità d’immagine unita ad un design super slim mozzafiato di Roberto PEZZALI opo gli anni del 3D, quelli delle Smart TV e quelli del 4K, ormai presente anche su modelli di fascia medio bassa, si apre ufficialmente l’era dell’HDR. Non è più questione di numero di pixel, ma di qualità dei pixel: l’HDR si candida ad essere la più grande in‑ novazione nel campo della qualità dei TV degli ultimi anni, musica per le orecchie degli appassionati che con l’arrivo dell’OLED prima e dell’HDR poi possono finalmente mettere una pietra sopra l’ormai defunto plasma. Dopo qualche settimana di prova, e ci siamo presi un po’ di tempo in più rispetto al solito proprio perché l’HDR è una novità per tutti, possiamo aprire ufficialmente il ballo delle recensioni dei TV 2016 con il nuovo modello top di gamma Sony, l’XD93, nella ver‑ sione da 65” (KD65XD9305BAEP la sigla esatta, 3499 il prezzo). Un TV particolare, perché per la prima volta Sony ha cercato di abbattere il sottile confine tra qualità e de‑ sign. Lo scorso anno, con il super sottile X90C, ave‑ va costruito un TV incredibile sotto il profilo estetico, soprattutto se visto di profilo, ma incapace di offrire la qualità di visione che ci si aspetta dal marchio Sony. Allo stesso tempo in gamma si potevano trovare ottimi TV, ma anche qui l’esasperata ricerca della massima qualità audio e video aveva portato ad un prodotto spesso, massiccio e con larghi diffusori ai lati che ren‑ devano anche difficile il posizionamento. L’XD93 è un po’ un mix, nel bene e nel male, perché qualche sacrificio si è dovuto fare ed il più lampante è la sparizione di quegli speaker ai lati che avevano reso negli ultimi anni Sony unica paladina dell’audio di qualità sui TV, in un mondo dove tutti i TV sono sempre più sottili e l’audio vero è solo un ricordo. Inutile dire che questo passo indietro si sente: l’audio del nuovo XD93 torna ad assomigliare a quello di tutti gli altri TV, qualità modesta ma quasi totale assenza di bassi e pressione sonora inadeguata in un ambiente di ampie dimensioni. Se Sony ha fatto un passo indietro sul fron‑ te audio, sotto il profilo video ci sono stati miglioramen‑ ti notevoli, dall’HDR appunto ad un nuovo sistema di retroilluminazione local dimming con doppio diffusore che dovrebbe migliorare uniformità e gestione delle zone, condizione questa indispensabile per un buon HDR. Nel nuovo XD93 ci sono anche aspetti che non sono cambiati affatto, e ci riferiamo ad esempio alla piattaforma smart basata su Android: a distanza di un anno ci aspettavamo di più, e se Sony ha fatto di tutti per migliorare la user experience, Google non ha fatto praticamente nulla. D Elegante e raffinato, le connessioni finalmente sono ben organizzate La sparizione degli altoparlanti ha sicuramente contri‑ buito alla linea del nuovo XD93, ora molto più snella e leggera. La nuova base, un monoblocco posizionato in zona centrale, può piacere e non piacere, ma sostiene stabilmente il TV nella versione da 65” da noi provata, torna al sommario video lab Sony 65 XD93 3.499,00 UN BUON TV CHE CONIUGA QUALITÀ E DESIGN Il Sony XD93 è sicuramente un ottimo TV, ma non è un vero “top di gamma”: è al top per design, dotazione e funzionalità, ma è impossibile dimenticare gli ottimi Full LED local dimming che Sony vendeva negli anni scorsi e che ormai sono stati sostituiti dalla tecnolgoia edge LED, più economica da produrre. Il nuovo Slim Backlight Drive funziona bene ma non riesce a coprire del tutto il clouding e gli altri piccoli problemini comuni a tutti i TV LCD, e se le 32 zone sono molto efficaci con un Blu-ray o con una serie TV in 4K da Netflix non si può dire altrettanto per l’HDR, dove di zone ne servivano molte di più. Stiamo comunque parlando di dettagli: chi da tempo sceglie un televisore con occhio critico se ne accorgerà subito, ma un normale consumatore resterà senza dubbio soddisfattissimo del suo acquisto, almeno per quanto riguarda la qualità video. Più probabile che un utente standard si lamenti di Android: è migliorato, ma non è ancora perfetto e alcune operazioni sono piuttosto macchinose. A questo si aggiunge anche la carenza di app, aspetto questo che potrebbe sorprendere chi è abituato ad uno store per smartphone pieno di giochi e applicazioni. 7.8 Qualità 8 Longevità 8 Ottima linea e spessore record COSA CI PIACE Qualità video con ogni materiale Supporto Chromecast integrato Design 9 Semplicità 7 D-Factor 8 Prezzo 7 Android TV ancora troppo macchinoso COSA NON CI PIACE Edge LED poco adatto per l’HDR L’audio nel 2015 era “wow”, ora è normale anche se non offre la possibilità di rotazione. La cornice è sottilissima, un piccolo profilo che va a coprire il solo pannello aggiungendo un centimetro per bordo: se vista di fronte sembra un po’ anonima, vista di profilo una righino dorata impreziosisce il tutto. Il nuovo XD93 è spesso un centimetro, e onestamente poco importa se non sono i 4 mm del modello dello scorso anno, un TV va guardato di fronte e non di fianco. Inoltre Sony è stata davvero furba: grazie ad una particolare staffa (in dotazione) per l’aggancio a muro il TV a parete spor‑ ge praticamente quanto sporgeva quello dello scorso anno, forse qualcosina meno, con un effetto molto si‑ mile a quello di un quadro. Per ottenere questo risultato è stata rivista interamente la disposizione delle connessioni, e finalmente i con‑ nettori sono stati organizzati sul retro in modo tale da avere anche connessioni poste di fianco, senza quindi le prese che ingombrano e impediscono di tenere il TV troppo vicino al muro. segue a pagina 33 n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST TV Sony XD93 segue Da pagina 32 Le prese possono essere nascoste sotto una serie di sportelli plastici, e volendo con pochi cavi opportuna‑ mente organizzati si riesce ad avere un lato B pulito e praticamente privo di cavi a vista. C’è però un ele‑ mento di disturbo nemmeno troppo piccolo, ovvero l’alimentatore esterno: Sony ha separato lo stadio di alimentazione e il risultato è un blocco da nasconde‑ re da qualche parte, cosa a nostro avviso non troppo semplice nel caso di installazioni particolari. Riguardo al design c’è una nota da segnalare, davvero curiosa: quando il pannello si surriscalda, e stiamo parlando di circa 3 ore di uso con una luminosità elevata, tende leggermente a curvarsi: una cosa appena percettibile (3/4 mm nella parte centrale), che si può notare solo se si guarda attentamente il TV di profilo. Non abbiamo capito il motivo, probabilmente è legato alla leggera dilatazione del diffusore luminoso interno. Nuovo anche il telecomando, dove oltre al tasto Netflix ora compare per democrazia anche un tasto Google Play per l’accesso ai servizi di Android. Non manca il microfono, con la ricerca che funziona bene anche al‑ l’interno delle varie app: curiosa la scelta di utilizzare il bluetooth esclusivamente per trasmettere l’audio del microfono e non i comandi del telecomando, che ven‑ gono invece inviati tramite un tradizionale sensore IR. Il telecomando è privo di retroilluminazione, con i tasti che hanno una escursione minima e sono realizzati sopra un’unica pellicola gommata. Il vantaggio di que‑ sta scelta è la possibilità di “salvare” il telecomando se ci finisce sopra un po’ d’acqua, ma allo stesso tempo l’utilizzo al buio non è troppo semplice. Il nuovo teleco‑ mando è più bello estaticamente di quello dello scorso anno, ma non è così pratico. Android TV non è cresciuta Sony ha meno colpe di Google Mentre si parla di già di Android N, dopo aver vi‑ sto Android 6.0 Marshmallow far capolino sui vari smartphone top di gamma, Il TV Sony esce di fabbrica con a bordo Android 5.1.1, una release del tutto simile a quella dei TV dello scorso anno dopo qualche ag‑ giornamento necessario per migliorare l’usabilità di una piattaforma che nei primi mesi di vita non è stata stabilissima. La parte “smart” è sicuramente quella che è stata rivoluzionata di meno, stesso processore Me‑ diatek dual core all’interno e sempre 8 GB di memo‑ ria per le app scaricate, da espandere mediante disco esterno se necessario. Sony ha inserito qualche pic‑ cola modifica all’interfaccia, ha reso il TV più veloce e la navigazione della home Android più fluida, ma oltre a questo mancano le migliorie che ci si aspettavano da parte di Google e soprattutto permangono alcuni problemi di lentezza e di velocità in alcuni frangenti, so‑ prattutto dopo aver aperto un po’ di app. Con un anno abbondante di vita alle spalle, Android TV sembra una piattaforma che non interessa né agli sviluppatori né a Google, probabilmente per lo stesso motivo, ovve‑ ro l’impossibilità di monetizzare. Le app presenti sullo store sono poche, pochissime se si guarda a cosa è stato fatto in un anno per Apple TV, e ancora mancano moltissime applicazioni di carattere “locale”: di italiano troviamo solo l’app della Rai, Infinity, Chili e Wuaki TV, con l’aggiunta di Netflix che è internazionale. Ci sono molti giochi, i più interessanti a pagamento, ci sono app di streaming come la classica YouTube e l’utile VLC come video player, ma se si cerca qualcosa in più non rimane che affidarsi alla utile funzione “Cast”, che per‑ mette di usare il TV come schermo per app compatibili Chromecast gestite da smartphone o tablet. Doppio tuner e 3D, ma senza occhiali Completissimo l’impianto tuner del TV: a bordo trovia‑ mo tuner DVB-T2 e DVB-S2, entrambi accompagnati da un decoder multistandard che permette anche di ricevere le trasmissioni 4K con HEVC. Non manca ov‑ viamente il supporto CAM, sia Premium che Tivu Sat. L’applicazione TV in certi frangenti è leggermente lenta nel cambio canale e nello zapping, anche se rispetto a quanto visto lo scorso anno siamo davanti ad una situazione decisamente migliore. Il cuore del sistema di processamento dell’immagine è il processore X1 4K con X-Reality Pro, un processore che lavora davvero bene sull’upscaling dei contenuti SD e HD, sulla ridu‑ zione del rumore e degli artefatti di compressione e sulla compensazione del moto, con il Motion Flow con‑ figurabile su diversi livelli. L’unica impostazione che riesce a gestire un buon livel‑ lo di definizione in movimento senza snaturare la tipica cadenza cinematografica è “nitido”, ma il purista po‑ trebbe anche scegliere di spegnere del tutto il Motion Flow insieme agli altri filtri presenti. Buono il player USB e DLNA interno, e se il secondo difficilmente tradisce il primo ci ha dato qualche problema con alcuni hard disk esterni carichi di file, con una lentezza eccessiva nel browsing tra le cartelle e i contenuti. In ogni caso il TV riproduce quasi ogni tipo di file, HEVC inclusi. Sony mantiene la compatibilità con il 3D, ma gli oc‑ chiali non sono inclusi, e riesce ad offrire un input lag decisamente basso (35 ms) in game mode. Una nota infine relativa ai consumi: il TV è un classe B perché con il profilo di default consuma circa 180 watt, tutta‑ via calibrato consuma molto meno, 77 watt. Nel caso di riproduzione HDR la luminosità del pannello porta il consumo a livelli che toccano anche i 200 watt, ,a siamo davanti a situazioni sporadiche. Da segnalare che Android resta in uno stato di stand by “hibernate” per circa 4 ore dallo spegnimento, e in quelle 4 ore consuma 24 watt. Lo stand-by totale arriva dopo, ma il “resume” poi richiede il booting di Android che non è particolarmente rapido: l’immagine TV arriva subito, per le app si devono aspettare un po’ di secondi. Edge LED spremuto al massimo Il nuovo XD93 vuole essere la maggiore espressione della tecnologia Edge LED, e proprio per questo Sony ha messo in pista una nuova tecnologia chiamata Slim Backlight Drive che sfrutta due guide luminose separa‑ te per gestire meglio le zone cercando di raggiungere con l’Edge LED i benefici di una retroilluminazione Full LED. Out of the box il TV viene proposto con un pro‑ segue a pagina 34 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TV E VIDEO Abbiamo misurato il consumo di un TV in modalità standard e in modalità HDR L’HDR si vede meglio, ma consuma di più Dai circa 75 watt della visione standard si arriva anche a picchi di 220 watt nel caso di HDR L’ di Roberto PEZZALI HDR promette immagine realisti‑ che nei colori e nella dinamica, con luci capaci di “abbagliare” e dettagli fino ad oggi impensabili. Per ottenere i risultati che la nuova tecnolo‑ gia promette, oltre che di un pannello a 10 bit, serve anche un televisore dotato di una retroilluminazione capace di spin‑ gere la luminosità di picco del pannello fino a 1000 nits, e come tutti sanno è proprio la luminosità dello schermo a impattare sui consumi di un televisore. Ci siamo così chiesti: quanto consuma in più la visione di un film o di una serie TV in HDR rispetto alla stessa serie in HD? Abbiamo fattouna prova con Netflix e il TV Sony XD93: wattmetro alla mano ab‑ biamo misurato il consumo con la visio‑ ne di un episodio di Marco Polo in HD e dello stesso episodio in 4K HDR. Il risultato non sconvolge ma colpisce: il TV consuma il 50% in più moda‑ lità HDR rispetto alla visione HD con profilo calibrato, dai 70 Watt di base a momenti dove si toccano anche i 220 watt di picco. Se il consumo in modalità standard è costante, in mo‑ dalità HDR varia a seconda della quantità di bianco presente nelle scene, come è giusto che sia. Ecco il grafico che mostra l’andamento dei consumi nelle modalità standard e HDR. Nel complesso il consumo medio è di 110 Watt nel caso dell’HDR e di 72,62 watt con la clip SDR, che equivalgono a 99,43 Wh e 65,6 Wh. Una nota: non abbiamo TEST Sony XD93 segue Da pagina 33 filo d’immagine standard che è come sempre la cosa più lontana possibile da una immagine ben calibrata e cromaticamente corretta. Sony, come tutti gli altri produttori, sfoggia colori vivaci e saturi, una luminosi‑ tà decisamente elevata e una buona dose di filtri per creare un’immagine che sicuramente attira il cliente di un negozio ma che vista a casa, seduta sul divano, non è minimamente vicina alla realtà. Per fortuna basta poco per cambiare impostazione, e i due profili Cinema Pro e Cinema Home sono già un buon punto di partenza per una visione di qualità al buio o in ambiente illuminato. Il pannello è simile a quello usato sui TV del scorso anno, si tratta di un pannello LCD a 10-bit AMVA pro‑ dotto da AUO con un filtro frontale glossy che contri‑ buisce in modo deciso ad abbassare il livello del nero quando siamo seduti perfettamente frontali rispetto al TV, ma che non riesce ad abbattere del tutto i riflessi. Spostandoci leggermente il filtro abbatte luminosità e contrasto, penalizzando leggermente la qualità di visio‑ ne. Il nuovo sistema di dimming, regolabile su tre livelli, funziona abbastanza bene e riesce effettivamente a gestire le zone in modo simile ad un Full LED: utilizzan‑ do un piccolo “quadratino bianco” che si muove sullo schermo abbiamo identificato 32 zone, con una griglia di 4 x 8. Lo Slim Backlight Drive in ogni caso non riesce a definire la zona bene come un vero Full LED, e un leggero blooming attorno alle zone ad alto contrasto (titoli di testa su fondo nero ad esempio) lo si avver‑ te. La retroilluminazione del TV è laterale, come si può torna al sommario potuto fare il confronto diretto tra 4K HDR e 4K non HDR perché il TV Sony con Netflix non permette di disattivare il profilo HDR, quindi non escludiamo a priori la possibilità che il processamento del 4K possa influire in qualche modo sul maggior consumo, seppur in forma minima. vedere dallo scatto con camera termica, e parte del calore è con‑ centrato ovviamente anche nella parte centrale per la presenza dell’elettronica di controllo. Non migliora moltissimo rispet‑ to ai prodotti dello scorso anno l’uniformità del pannello: qui la questione varia da esemplare a esemplare, ma nel prodotto da noi provato in determinate situazioni si può avvertire una uniformità non impeccabile. Il profilo Cinema Pro con qualche piccolo aggiustamento sui colori si dimostra una base di partenza perfetta per una visione di qualità. Dai modelli dello scorso anno come abbiamo già detto questo TV ere‑ dita lo stesso processore d’immagine migliorato nel software, e se c’è una cosa dove Sony si mantiene su livelli altissimi è il processamento dei segnali e l’upsca‑ ling che difficilmente tradiscono. Nel complesso il TV mette in mostra una buonissima resa con ogni tipo di segnale, dal blu-ray al 4K per arrivare allo streaming, ma è evidente che siamo davanti ormai ad una sorta di muro che nessun produttore riesce a scavalcare. Co‑ lori, luminosità e definizione ci sono, ma il contrasto e i dettagli sulle basse luci non sono paragonabili a quelli che si ottengono con un OLED e restano evidenti i pic‑ coli problemi dei pannelli LCD, dal clouding alla scarsa uniformità, qui probabilmente resa ancora più evidente da un pannello tirato al limite. Una nota a parte merita l’HDR, che è un po’ la novità TV E VIDEO Samsung Niente OLED nel 2017 Niente TV OLED: il presidente della divisione TV di Samsung assicura che la gamma TV del prossimo anno sarà ancora basata su tecnologia LCD Quantum Dots. Kim Hyun-seok ha parlato di piccoli progressi nella produzione di TV OLED, ma la tecnologia è ancora difficile da produrre e soprattutto incapace di raggiungere prezzi popolari in breve tempo. Caratteristiche che invece sembrano avere i pannelli LCD con filtro Quantum Dot. Samsung è fiduciosa che, con qualche accorgimento produttivo, si riuscirà a breve a raggiungere con un LCD la stessa qualità di un OLED, e questo senza problemi e con costi più competitivi. Samsung lascierà davvero terreno libero a LG, che con gli OLED sta facendo un ottimo lavoro? Difficile da credere. È più facile che voglia proteggere la nuova gamma Quantum Dot LED in arrivo. del momento: è senza dubbio un passo avanti rispetto alla visione normale, ma crediamo che nonostante gli sforzi fatti da Sony per riuscire a gestire il local dim‑ ming con una tecnologia comunque innovativa sia im‑ possibile ad oggi ottenere un risultato eccellente con una luminosità di picco di 1000 nits e soprattutto con la tecnologia edge led. Il livello del nero di un TV Edge LED nelle scene luminose è comunque troppo alto per poter esprimere un livello di dinamica tale da lasciar‑ ci a bocca aperta e 32 zone sono davvero poche se si vogliono esaltare dettagli anche piccoli, come una lampadina o una scintilla. Un TV Full LED, come il 75” della stessa serie, è sicuramente più efficace e proprio per questo che è davvero interessato all’HDR farebbe bene ad attendere l’arrivo di un modello Full LED più piccolo. Sony ha già mostrato un prototipo, e potrebbe uscire nella seconda parte dell’anno. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST Abbiamo provato il nuovo eBook reader di Amazon con la consapevolezza che, pur con diversi pregi, 349 euro sono tanti Kindle Oasis, l’eBook da sogno anche nel prezzo Il reader di Amazon è quanto di meglio si possa desiderare per leggere i libri in formato digitale: leggerissimo e un’autonomia super di Roberto PEZZALI i possono spendere 350 euro per un eBook rea‑ der? Amazon è convinta di sì, e non ha badato a spese quando si è trattato di progettare Kindle Oasis, l’ultimo membro della più nota e numerosa fami‑ glia di lettori al mondo. Si potrebbe pensare che è follia pura proporre un lettore a questo prezzo, nel momento in cui scriviamo Amazon non è in grado di consegnare il prodotto per le “grandi richieste ricevute.” Solo per la versione con custodia nera la consegna è ini‑ ziata il 7 maggio, per le altre due versioni (bordeaux e noce) servono dai due ai quattro mesi. Oscilla, invece, tra giugno e luglio la disponibilità della versione solo Wi-Fi, che costa un po’ meno, 289 euro. Kindle Oasis è costruito attorno alle stesso schermo e-ink da 6” del Kindle Voyage, ma rispetto agli eBook classici cambia totalmente il design, con un corpo asimmetrico legge‑ rissimo e sottile che si incastra in una cover batteria per garantire un’autonomia di lettura enorme, mesi invece che settimane. S Una forma particolare per usarlo con una mano Solo 133 grammi di peso e 3,4 mm di spessore mini‑ mo sono un ottimo biglietto da visita, ma la prima cosa che si nota quando si guarda al nuovo Oasis è la forma strana, tendente al quadrato, che fa apparire lo scher‑ mo ancora più piccolo di quello che in realtà è. Se gli eBook reader tradizionali hanno la forma di un libro e sono fatti per essere impugnati con due mani, l’Oasis nasce per poter essere impugnato con una mano sola, sinistra o destra non importa. Il peso della batteria, spostato sul lato, concentra, infatti, il baricentro verso il polso, e trattandosi di soli 130 grammi di peso si riesce a tenere in mano l’Oasis senza sentire la minima fati‑ ca neppure dopo un’ora di lettura. Sempre nell’ottica di migliorare l’ergonomia, ci sono piaciuti molto i due bottoni fisici per il salto di pagina inseriti nella cornice a portata di pollice, molto più pratici del touch nell’uso a una mano. L’altra novità di Oasis, oltre alla forma, è la custodia, che si accoppia saldamente al reader tramite dodici magneti e all’interno integra anche una batteria supplementare, capace di caricarsi insieme al reader stesso e in grado di fornire un’autonomia di lettura di svariati mesi. Il battery pack integrato ricarica la bat‑ torna al sommario video lab teria principale quando custodia ed eReader sono uniti, un’idea semplice che fa comunque sorridere: in un mondo dove l’autonomia media dei dispositivi è di un giorno, Amazon si preoccupa di aumentare di mesi l’autonomia dell’unico prodotto che non ha mai ricevu‑ to critiche sotto questo punto di vista. Forse, ma questo è soggettivo, sarebbe stato meglio aumentare un po’ la dimensione dello schermo, perché Oasis usa lo stesso schermo e-ink Carta da 6” usato anche sul Voyage, e con l’ultimo arrivato Amazon si ritrova in casa esclusi‑ vamente modelli da 6”, partendo dall’entry level Kindle da 69 euro per arrivare al costoso Oasis. Sicuri che un 7.5” non interessi a nessuno? Purtroppo il mondo de‑ gli schermi e-ink è in mano a un’azienda sola e questo monopolio non aiuta: i prezzi dei pannelli restano co‑ stosissimi rispetto a un normale LCD e uno schermo di grandi dimensioni farebbe schizzare alle stelle il prez‑ zo del prodotto finale. Dimensioni a parte lo schermo ‘Carta’ dell’Oasis è quanto di meglio si possa trovare oggi sul mercato come definizione, qualità di lettura, angolo di visione e uniformità di illuminazione, tuttavia sarebbe assurdo dire che ci sono enormi differenze tra questo schermo e quello, sempre da 300 ppi, del Kin‑ dle Paperwhite. Per completare il discorso legato alla parte hardware siamo rimasti colpiti dalla robustezza del prodotto, con la parte sottile abbastanza difficile da flettere e il rivestimento frontale robusto, antigraffio e anti caduta. All’interno ci sono 4 GB di memoria per i libri, per qualcuno potrebbero essere pochi ma la ver‑ sione 3G che stiamo provando ha connessione inclusa illimitata da ogni parte del mondo, quindi basta lasciare i PDF o i libri sul cloud per poi scaricarli quando serve. In ogni caso, trattandosi di libri, per riempire 4 GB di memoria servono parecchi libri. Due a nostro avviso le mancanze del nuovo Oasis: la prima è l’assenza del caricatore, ed è vero che tutti ormai ne hanno uno ma è anche vero che su un prodotto così costoso vederselo proporre da Amazon come “optional” a 19,99 euro non è bellissimo, la seconda è un piccolo gap tra il vetro e lo chassis, una frazione di millimetro che potrebbe riempirsi di sporco. Una nota anche sulla cover in pelle di qualità: la cover ha la funzione di proteggere il di‑ spositivo, ed effettivamente la cover batteria dell’Oasis svolge egregiamente il suo compito, tuttavia la finitura in pelle è decisamente delicata, e dopo qualche mese il suo aspetto potrebbe essere molto “vissuto”. Possibi‑ le che questa sia una scelta, per dare un tocco “analo‑ gico” a un prodotto con anima digitale. La miglior Kindle Experience che si possa sperimentare Probabilmente non ha senso comprare questo model‑ lo quando c’è un ottimo Paperwhite che a 109 euro (169 la versione 3G) offre praticamente le stesse cose. Pensandoci bene i 200 euro risparmiati sono almeno 20 libri da leggere o 20 mesi di abbonamento a Kindle Unlimited, ma è anche vero che l’Oasis è un prodotto unico per praticità, leggerezza ed esperienza. Nessuno dice di comprare Oasis, Amazon ha in gamma lettori per tutte le tasche e ognuno può scegliere il suo anche in base alla disponibilità economica, quel che è certo è che con Oasis si prende il meglio che oggi c’è in giro. Lato software non cambia nulla, l’interfaccia Kindle è sempre quella (con i suoi pregi e i suoi difetti), e anche sulla lettura pura tra un Voyage e un Oasis non cambia molto, ma la praticità e la cover integrata con batteria sono un plus non da poco per chi legge tanto. Certo, se solo lo schermo fosse stato un po’ più grande… n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST HTC si prepara a lanciare il suo nuovo smartphone top di gamma, promette importanti miglioramenti in ogni direzione HTC 10 migliora in tutto, ma manca “la scintilla” Lo smartphone HTC da un taglio alla personalizzazione per assomigliare ad Android stock. Si può ordinare sul sito di HTC H di Roberto PEZZALI TC ha sempre puntato sulla massima qualità, spesso proposta a prezzi poco popolari, e tante volte ha anche fatto scelte discutibili alla ricer‑ ca dell’elemento o della particolarità che potesse, in qualche modo, far decollare le vendite. L’HTC 10 che ci troviamo tra le mani, invece, rinnega praticamente ogni cosa che HTC ha fatto fino ad ora e allo stesso tempo va totalmente controcorrente rispetto al mercato, rinun‑ ciando all’elemento distintivo per andare a riscoprire la qualità in ogni singolo aspetto del prodotto. Galaxy S7 Edge verrà ricordato per lo schermo curvo, il G5 per la modularità e la fotocamera grandangolare, il Huawei P9 per la camera B&W ingegnerizzata con Leica, ma se dovessimo dire quale elemento rende unico questo HTC 10 proprio non lo ne viene in mente uno. Segni particolari nessuno quindi, ma ogni singolo aspetto è stato curato per realizzare quello che non solo è il miglior smartphone realizzato da HTC, ma è anche lo smartphone che più di ogni altro interpreta al meglio l’esperienza Android, eccezione fatta per i Nexus. Si parte con la scocca Come sempre è robustissima Il nuovo HTC 10 è un mix di influenze per quanto ri‑ guarda la linea: davanti sembra un HTC A9, mentre il retro assomiglia a quello di un HTC One con alcuni tratti particolari come la stondatura dei bordi. Una cosa è certa: l’HTC 10 non è particolarmente fotogenico, perché visto dal vivo non solo è più bello, ma offre an‑ che una sensazione di solidità che la foto non riesce a trasmettere. Il contatto con il freddo corpo unibody non tradisce la provenienza dei materiali, puro estruso di alluminio, e lo stesso peso superiore alla media offre una sensazione di solidità e robustezza che altri smar‑ tphone non riescono a dare. Il trattamento posteriore rende la superficie molto scivolosa, ma la stondatura a due livelli aiuta a mantenere una presa salda. Sembra ormai una costante la protuberanza posteriore della fotocamera: se in un Galaxy S7 spesso pochi millimetri proprio non si poteva evitare, nell’HTC 10 probabilmen‑ te una lente a filo si riusciva anche a mettere. Restano video lab alcuni elementi già visti anche su altri modelli HTC: jack per le cuffie nella zona superiore, sensore biometrico a portata di pollice sotto lo schermo, slot per card mi‑ croSD e nella parte bassa speaker audio e connettore USB Type C. La presenza dell’USB Type C è un bene e un male allo stesso tempo, perché ancora non è fa‑ cile reperire con facilità un cavo di questo tipo e siamo costretti a tenerne uno sempre con noi. Che diventerà lo standard del futuro non ci sono dubbi, ma forse era meglio spingere la sua diffusione su dispositivi che non necessitavano di carica costante lasciando gli smar‑ tphone alla fine. Lati negativi il posizionamento dei due tasti touch di fianco al tasto home, piccoli e posti un po’ troppo verso il basso per poter essere raggiunti facilmente con il pollice: andavano messi qualche mil‑ limetro più il alto. La qualità audio fa un passo in avanti Lo speaker monofonico potrebbe sembrare un passo indietro rispetto ai diffusori stereo BoomSound che HTC ha usato sui modelli precedenti, ma la pressione sonora è adeguata e la qualità (due le modalità sele‑ zionabili) non è affatto male. HTC si inventa addirittura una cosa unica: il diffusore è uno speaker a due via con amplificazione separata per woofer e tweeter, dove il tweeter è lo speaker auricolare sopra il display e il woofer quello ricavato nella parte inferiore. C’è un miglioramento, ma un diffusore per suonare bene ha bisogno di una cassa di risonanza adeguata e di tra‑ sduttori di dimensioni adeguate, cose che in uno smar‑ tphone non possono esistere. In ogni caso anche il mi‑ glior altoparlante interno di uno smartphone non può competere con il peggior speaker esterno Bluetooth, quindi se si vuole ascoltare la musica è indispensabile dotarsi di un diffusore esterno. Resta l’alternativa cuffie e qui HTC ha fatto un lavoro egregio: inserendo le cuffie in dotazione viene attiva‑ ta una modalità d’ascolto particolare, con una curva di calibrazione che l’utente costruisce in base alle sue capacità acustiche. Questo, abbinato all’ottimo DAC audio a 24 bit e agli auricolari in dotazione di buonis‑ sima qualità, permette di usare l’HTC 10 come ottimo player audio musicale, mantenendo intatta una tradi‑ zione HTC che dura ormai da anni. Di default non è però installato alcun player audio, dev’essere l’utente a scegliere un buon prodotto da Google Play. Noi con‑ sigliamo la versione Pro di PowerAmp, ma ci molte altre ottime soluzioni. Paradossalmente l’app Musica di HTC è una delle poche che non è ancora stata messa sul Play Store da scaricare, peccato. Lo schermo migliora La dimensione è giusta HTC ha dotato il suo nuovo top di gamma di uno schermo da 5.2” definito Super LCD 5: tralasciando il marketing dietro a queste sigle ci troviamo di fronte ad un buon schermo LCD con risoluzione QuadHD da 1440 x 2560 pixel di risoluzione. La denominazio‑ segue a pagina 37 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST HTC 10 segue Da pagina 36 ne “Super 5” dovrebbe far riferimento ad un tipo di schermo dove è stata eliminato il gap tra vetro, tou‑ ch e pannello, ma ormai quasi tutti gli schermi degli smartphone sono gapless. Ottima la reattività del touch, buono l’angolo di visio‑ ne e abbastanza accurati i colori. Nel menu di control‑ lo è possibile scegliere tra un più vivace profilo “Vivid” e un più corretto sRGB, con possibilità di andare a re‑ golare la temperatura colore del bianco. La luminosità misurata in laboratorio è di 364 cd/m2, con il livello del nero di 0,23 cd/m2. Da segnalare la temperatura del bianco che varia leggermente al variare dell’an‑ golo di visione e uno schermo che proprio non è im‑ mune alle impronte. Non è il miglior schermo visto su uno smartphone, ma in modalità sRGB ha una buona fedeltà con un Delta E medio relativamente basso, e onestamente su uno smartphone non serve altro. Potenza da vendere, altro non serve Il cuore del nuovo HTC 10 è lo Snapdragon 820 con 4 GB di memoria e 32 GB di storage, 23 GB dei quali liberi per l’utente. Inutile dire che ormai siamo arrivati ad un punto dove le prestazioni offerte dai vari pro‑ cessori sono più che sufficienti per gestire al meglio ogni tipo di applicazione mobile, se proprio ci sono problemi la colpa andrebbe cercata in chi ha scritto certe app. Uno smartphone, sebbene qualcuno voglia farci credere che è potente quanto una console, non è fatto per giocare tutto il giorno e non deve neppure fare calcoli di fisica quantistica, deve essere fluido, veloce nel far girare app e interfaccia e rispondere in modo reattivo ad ogni comando. HTC 10 è veloce, davvero veloce, e i 4 GB di memoria sono più che sufficienti per gestire una interfaccia HTC Sense che ha subito una dieta dimagrante da assomigliare più a Android stock che ad una interfaccia custom. HTC migliora anche nella velocità di accesso allo storage: i 32 GB di memoria SanDisk di nuova gene‑ razione garantiscono circa 260 MB/s in lettura, e ci troviamo davanti ai livelli più alti mai riscontrati utiliz‑ zando una interfaccia e.MMC 5.1. Va detto comunque che iPhone e Galaxy S7 sotto questo punto di vista sono decisamente più veloci, quasi il doppio nel caso del Galaxy S7. L’autonomia non delude (se usato bene) HTC 10 ha all’interno una batteria da 3000 mAh che ci ha permesso di arrivare alla fine della giornata senza badare troppo all’utilizzo, e questo forse è l’elemento più importante, ma è chiaro che questa non è una indi‑ cazione che va bene per tutti. Come sempre ci tenia‑ mo a ribadire che sono troppi i fattori che influenzano la durata della batteria: oltre all’uso che ognuno fa del telefono vanno considerati tantissimi fattori. Possia‑ mo comunque dire che l’HTC 10 liscio (quindi niente Whatsapp, Facebook e Twitter) di autonomia ne ha da vendere; è chiaro che poi sta all’utente trovare il mix migliore per arrivare a fine giornata senza affanno. Da segnalare la possibilità di fruire del QuickChar‑ ge 3: utilizzando un caricatore predisposto tramite USB Type C lo smartphone è in grado di ricaricarsi un pochissimo tempo, da zero al 50% circa in meno di 30 minuti (27), Teoricamente una soluzione simile sarebbe in contrasto con la guidelines dell’USB Type C, ma la questione è puramente politica e non tecni‑ ca: il QuickCharge 3 è fuori standard, ma funziona. Da segnalare comunque che con QuickCharge 3 e USB Type C dobbiamo portare con noi non solo il cavo ma pure il caricabatterie. HTC Sense sembra Android Non tutti apprezzerano questa scelta HTC da anni ci ha abituato alla sua ottima interfac‑ cia Sense, ma questa volta su HTC 10 ha voluto stra‑ volgere le carte in tavola. L’aspetto più curioso della nuova interfaccia è la presenza di una singola appli‑ cazione per ogni cosa e (non per scelta di HTC) in molti casi siamo davanti ad app Google. Difficile dire se è un bene o un male, quel che è certo è che è fastidioso trovarsi applicazioni doppie, come nel caso del Galaxy S7, e non potendo HTC eliminare quelle di Google ha preferito mettere le sue sul Play Store lasciando a ciascuno la possibilità di scelta. A bordo troviamo solo alcuni strumenti come una nuova uti‑ lity di ottimizzazione dello smartphone, il gestore di temi e l’editor video Zoe, oltre ovviamente all’app ca‑ mera personalizzata, e aprendo una di queste app si apprezza non solo la scelta di HTC di mantenere lo smartphone “pulito” ma anche di unificare il look & feel seguendo i dettami imposti dal Material Design. Nessuno lo avrebbe mai immaginato qualche anno fa, ma ci troviamo davanti ad una sorta di Android stock leggermente migliorato e ottimizzato, ma con una interfaccia e una esperienza utente coerente nella grafica e nelle funzionalità. Gli orfani di HTC Sense piangeranno questa scelta, chi invece adora Android senza orpelli sarà felice di scoprire che il sistema ope‑ rativo di Android non era ancora perfetto come crede‑ va e che HTC è riuscita a fare qualche piccola modi‑ fica che da ancora più “senso” ad Android stesso. Da segnalare come nota positiva l’aggiunta di AirPlay ai protocolli gestiti da HTC Connect: HTC 10 può nativa‑ mente inviare audio e video a dispositivi compatibili con il protocollo Apple. La fotocamera è ancora work in progress Prima di affrontare la parte software è giusto ricordare HTC 10 per la doppia fotocamera stabilizzata, con la camera frontale che viene anche stabilizzata per gua‑ dagnare 3 stop in condizioni di luminosità critica. La camera frontale è un modulo da 5 Megapixel abbi‑ segue a pagina 38 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST HTC 10 segue Da pagina 37 L’interfaccia della fotocamera di HTC 10 nato ad una lente stabilizzata F1.8 da 23 mm, mentre quella posteriore è un modulo da 12 Megapixel con lente stabilizzata sempre F.18 ma 26 mm di focale. HTC definisce questo sensore UltraPixel 2, ma mol‑ to probabilmente siamo davanti ad un Sony IMX 377 con fotodiodi da 1.55 μm: i produttori di smartpho‑ ne hanno trovato nei 12 megapixel il bilanciamento perfetto tra risoluzione, gamma dinamica e resa sulle basse luci, e per questa generazione di sensori Sony ha dato loro un prodotto davvero eccezionale su cui lavorare. Il software di gestione e di scatto è abbastanza sem‑ plice, tuttavia sotto la tendina a scomparsa sono di‑ sponibili una serie di modalità di scatto avanzate tra le quali troviamo anche la modalità “pro” che permet‑ te di scattare in RAW (insieme al jpeg) e di regolare alcuni parametri di scatto come i tempi (curiosamente indicati con l’icona del diaframma). Riteniamo la mo‑ dalità “pro” superflua su uno smartphone, così come è superfluo il flash truetone sul retro: una sorgente di luce puntiforme crea più danni che altro. Inoltre la ge‑ stione dei tempi di scatto è utile solo la sera se si vuo‑ le scattare a bassi ISO su un treppiedi o su un appog‑ gio, perché di giorno è impossibile scattare con un tempo di posa elevato per foto a “effetto”: l’apertura della lente fissa non lo consente e pensare di usare un filtro ND su uno smartphone è pura follia. Buono l’apporto del sensore laser per la messa a fuoco di soggetti ravvicinati, non immediata però la messa a fuoco generale: Galaxy S7 è molto più rapido con il suo sensore DualPixel. La fotocamera è sicuramente migliore di quella uti‑ La foto più contrastata è il Jpeg, quella “chiara” sovrapposta è il RAW. Oltre a essere poco bilanciato (richiede molta postproduzione) mancano dei pixel. Inspiegabile lizzata sui modelli precedenti ma a nostro avviso c’è ancora tanto lavoro da fare: lo smartphone con il vec‑ chio software tendeva a sottoesporre leggermente, ora tende a sovraesporre. Quello che vediamo poi nel display non corrisponde poi allo scatto effetti‑ vamente salvato dalla fotocamera, perché in fase di post processing cambiano radicalmente luci e om‑ bre. Un po’ la stessa cosa che succede con il RAW: il file salvato dall’HTC 10 in modalità Pro dev’essere pesantemente lavorato per poter raggiungere un li‑ vello di bilanciamento accettabile, agendo su curve, contrasto, luci, ombre e esposizione. Abbiamo riscontrato una chiara difficoltà nella ge‑ stione di alcune tonalità di rosso, e la foto qui sotto scattata anche con un iPhone mette in luce la cosa: la prima foto è quella dell’HTC 10. Inoltre è evidente come HTC carichi molto la saturazione. Dulcis in fundo il “giallo”: pensavamo di averle viste tutte ma HTC ci mette di fronte ad un dilemma: il Jpeg A sinistra una foto scattata con HTC 10, a destra quella scattata con iPhone 6S torna al sommario creato dall’HTC 10 è più grande del RAW. Il file RAW è il dato grezzo che esce dal sensore, e il file salvato dall’HTC 10 è da 3883 x 2939. Il Jpeg, paradossal‑ mente, è da 4000 x 3000, ha dei pixel in più. Questo va contro ogni logica è onestamente non sappiamo cosa pensare se non che il RAW non è il vero RAW. HTC ha senza dubbio migliorato il comparto hard‑ ware della fotocamera, ma serve ancora qualche ag‑ giornamento per poter raggiungere il livello di altri smartphone: come abbiamo detto Sony ha messo a disposizione di tutti ottimo materiale, ma il software riveste ormai un ruolo troppo importante nel work‑ flow di gestione dell’immagine su uno smartphone. HTC 10 telefona pure. Ma dove si compra? L’HTC 10 può anche telefonare. Fa sorridere ma spes‑ so si tralascia il fatto che lo smartphone nasce come telefono, e HTC mette in pista una buona ricezione nonostante il corpo in metallo e una chiamata audio di qualità, con una buona riduzione di rumore grazie ad un piccolo microfono sul retro e un audio in cap‑ sula abbastanza chiaro. Resta a questo punto un ulti‑ mo punto da chiarire, anzi due: il primo è il prezzo, il secondo è capire dove si può acquistare questo HTC 10. Il listino sarebbe di 799 euro, ma al momento si può solo effettuare il pre-ordine sul sito e il prezzo di listino esposto in questo caso, per ognuna delle tre finiture, è di 749 euro. L’acquisto online sembra essere al momento l’unica via, perché la filiale italia‑ na di HTC ha chiuso e non siamo a conoscenza di distributori o di partnership con catene per portare il prodotto nei negozi. L’uscita è prevista comunque per metà maggio, e siamo certi che nel frattempo HTC ri‑ lascerà ancora qualche aggiornamento per migliorare e ottimizzare ulteriormente il software. n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST Aquaris X5 è uno smartphone di fascia media che ha le carte in regola per sfidare i colossi asiatici. L’abbiamo provato BQ Aquaris X5: tutta la libertà di Cyanogen OS Sottile design, dual sim 4G e autonomia superiore alla media sono gli aspetti con cui la spagnola BQ si presenta ai consumatori di Andrea ZUFFI l produttore spagnolo BQ ha lanciato una versione del proprio smartphone di punta, Aquaris X5, che si differenzia per la presenza del sistema operativo Cyanogen, come alternativa ad Android. Abbiamo pro‑ vato Aquaris X5 Cyanogen Edition, un dispositivo di fa‑ scia media da 249 euro nella versione da 16 GB caratte‑ rizzato da un display da 5 pollici a risoluzione HD 1280 x 720 pixel e densita di 294 ppi. Il processore è uno Snapdragon 412 quad core a 1,4 GHz con 2 GB di RAM. La fotocamera principale è da 13 Mpx mentre quella se‑ condaria arriva a 5 Mpx, entrambe dotate di flash LED. Aquaris X5 dispone di connettività LTE, Wi-Fi b/g/n e Bluetooth 4.0; antenna GPS + Glonass e radio FM sono integrate ma manca il chip NFC. Si tratta di specifiche non proprio “premium” ma che hanno permesso agli ingegneri di BQ di realizzare un terminale dall’ottimo bilanciamento tra qualità, prestazioni, autonomia della batteria e prezzo. Da non sottovalutare poi la garanzia di 5 anni offerta dal produttore BQ, giovane azienda spagnola fondata a Madrid nel 2010 da sei compagni di università e che oggi ha in organico oltre 1.300 per‑ sone. BQ ha varcato i confini della penisola iberica e si sta facendo apprezzare per la capacità di accentrare in Europa il know-how per la progettazione e lo sviluppo di tablet, smartphone, stampanti 3D e kit di elettronica e robotica a scopo didattico. I User Experience al massimo Aquaris X5 Cyanogen Edition è il primo degli smart‑ phone di BQ con scocca in alluminio anodizzato e policarbonato, le cui parti sono unite tramite un pro‑ cesso di stampaggio particolare (DIE Casting e Nano Molding) che non prevede l’utilizzo di viti o collanti. Il risultato è un dispositivo robusto ed elegante, con un bel design frontale, spessore di 7,5 mm, bordi ai lati del video 249,90l€ ab BQ Aquaris X5 UN BUON DISPOSITIVO, MA NON UN CAMERA-PHONE Tirando le somme, Aquaris X5 Cyanogen Edition è la dimostrazione che anche in Europa si possono progettare e realizzare smartphone di elevata qualità a costi non eccessivi. Probabilmente le economia di scala degli stabilimenti asiatici sono per il momento una chimera per BQ, ma questo terminale è un ottimo esempio di prodotto con una specifica identità in termini di design, qualità costruttiva e performance. La scelta di puntare su un OS che si discosti dal solito Android stock è un vantaggio per l’utente finale, che può così contare su aggiornamenti più frequenti e un livello di personalizzazione molto elevato. Per un buon rapporto qualità/prezzo è possibile acquistare uno smartphone ben assemblato, con un OS accattivante e con una batteria da 2900 mAh dall’ottima autonomia. Certo qualche rinuncia la si deve fare, accettando di non avere per le mani un camera-phone e soprattutto accontentandosi di un display con risoluzione a 720p. 7.5 Qualità 7 Longevità 7 Autonomia COSA CI PIACE Qualità costruttiva Cyanogen OS Design 8 Semplicità 8 COSA NON CI PIACE display estremamente sottili e tasti fisici dalla forma distintiva. Il peso complessivo è di 148 grammi. Sopra al pannello touch trovano posto, invece, la fotocame‑ ra frontale con un proprio flash LED, il sensore di luce e di prossimità e un altro LED per le notifiche. La scoc‑ ca posteriore non removibile in plastica non trattiene le ditate e fornisce un buon grip, mentre il display non sembra essere stato sottoposto ad alcun trattamento oleofobico. Da segnalare che la cornice posteriore dello smartphone, nel punto di raccordo tra plastica e alluminio, è sormontata dal profilo di quest’ultimo con una giustapposizione non perfetta che genera una sorta di piccolo “scalino”. Ovviamente si tratta di un profilo non casuale che risulta visivamente molto accattivante ma a nostro avviso poco confortevole da impugnare, almeno finché non ci si fa l’abitudine. Particolarmente apprezzabile per i possessori di due linee telefoniche il doppio slot per l’inserimento delle nano SIM (entrambe 4G) separato da quello che ospi‑ ta la schedina di memoria microSD. Caratteristica non scontata, dato che sono molti i dispositivi dual sim a condividere lo slot della seconda SIM come alloggia‑ mento alternativo per l’espandere della capacità di storage. Fin dai primi minuti di utilizzo, dell’Aquaris X5 si riescono ad apprezzare la fluidità e la reattività. La sensazione principale è quella di armonia tipica di un sistema leggero e senza “zavorre”, segno che D-Factor 8 Prezzo 8 Fotocamera non eccelsa Display solo HD l’ottimizzazione software fa emergere il meglio dalle caratteristiche hardware, di certo non esagerate, del processore e della RAM con un buon bilanciamento tra performance e durata della batteria. Apprestando‑ ci a scrivere le impressioni d’uso di questo dispositivo l’interesse e la curiosità sono ricadute principalmen‑ te sul sistema operativo che lo anima, per cui non resta che introdurre Cyanogen OS. Sicuramente il nome ricorda ai più CyanogenMod, una serie di ROM open-source molto note agli “smanettoni” che serve a estendere le funzionalità di tutti quei dispositivi per così dire imprigionati, per volere dei produttori, in ver‑ sioni Android personalizzate una-tantum in fabbrica e poi abbandonate al loro destino, senza più aggior‑ namenti periodici. Cyanogen OS offre una maggiore personalizzazione della UI con funzionalità aggiuntive di ogni tipo, anche per quanto riguarda la sicurezza e la privacy. BQ sposa la filosofia Cyanogen OS che permette ai produttori di concentrarsi su hardware e funzionalità delegando ai creatori del sistema opera‑ tivo lo sviluppo dell’interfaccia grafica, degli upgrade del firmware e di tutte quelle funzioni di contorno dell’ecosistema, come temi e icone personalizzate, app dedicate, funzioni di blocco del telefono e can‑ cellazione dati anche da remoto in seguito a furto o smarrimento. Sull’esemplare di Acquaris X5 in prova segue a pagina 40 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST Smartphone BQ Aquaris X5 segue Da pagina 39 è implementata la versione 12.1 di Cyanogen OS, ba‑ sata su Lollipop 5.1.1. La versione 12.1 è già di per sé interessante ma si spera possa ricevere presto l’up‑ grade alla 13.0 per la quale saranno disponibili funzio‑ ni come Skype nativo nell’app delle chiamata, aggior‑ namenti social sulla schermata di blocco, il cui refresh sarà possibile semplicemente agitando il terminale. I principali risvolti pratici nell’adozione di Cyanogen OS sono per BQ Aquaris X5 la compatibilità certificata con il Play Store e i servizi Google senza che vi sia per l’utente una reale necessità di dipenderne, come ge‑ neralmente avviene per Android. Un altro vantaggio è la possibilità di rimuovere tutte le applicazioni pre-in‑ stallate, compresi i bloatware, giochini e servizi vari scel‑ ti dal produttore e poi inamovibili dagli utenti che li ritengono di scar‑ so interesse. Tra le molte funzio‑ nalità aggiuntive che arricchiscono l’esperienza utente citiamo il servizio Truecaller integra‑ to nella tastiera te‑ lefonica che identifica le chiamate non desiderate e i numeri sconosciuti, consentendone il blocco. Il piatto forte della personalizzazione offerta da Cyanogen OS è la possibilità di cambiare il tema del dispositivo, intervenendo su ogni aspetto dell’interazione uomomacchina, comprese le icone e i font, la barra di sta‑ to, i suoni e le immagini del tema. Ci sono veramente tanti temi sia gratuiti che a pagamento, per tutte le esigenze. La barra di stato, inoltre, è totalmente rior‑ ganizzabile ed è addirittura possibile intervenire sul tipo di icona che visualizza il livello della batteria ren‑ dendola grafica, numerica o combinandole insieme. La personalizzazione non risparmia nemmeno i tasti fisici che possono essere disabilitati in favore dei loro corrispondenti su display, con la possibilità di spostarli a destra o a sinistra quando lo smartphone si trova in modalità landscape, per favorire l’uso anche agli utenti mancini. Impossibile poi non notare la partico‑ lare disposizione delle app, visualizzate sotto forma di lista in ordine alfabetico secondo uno stile che ricorda Windows Phone, ma molto più spazioso e piacevole alla vista. Nulla di eclatante sul fronte delle gesture dove BQ offre sì qualche funzione rapida ma nulla che non si sia già visto sui dispositivi che montano Android “classico”. Ci stiamo riferendo, ad esempio, al doppio tap per sbloccare lo schermo quando in stand-by e allo stesso doppio tap nell’area delle notifiche per compiere l’operazione inversa, cioè mettere il siste‑ ma in stato di sospensione. Quando il display è attivo basta far scivolare il un dito sulla barra di stato per aumentare o diminuire la luminosità del display. Uno dei punti di forza di questo smartphone è senza om‑ bra di dubbio la riproduzione audio. Grazie all’applica‑ zione AudioFX integrata in Cyanogen OS, il telefono offre audio ottimizzato per l’ascolto in alta qualità di musica 24-bit Lossless, con aggiunta di bassi potenti, riverbero ed effetto surround. Il telefono è addirittura compatibile con Dolby Atmos e il risultato finale - te‑ nuto conto di tutti i limiti di un dispositivo del genere - è notevole. Rimanendo sullo speaker va purtroppo segnalato che impugnando il dispositivo in modalità landscape per guardare un video o per una sessione di gaming si copre inevitabilmente con le dita l’area della cover posteriore in cui lo speaker è posizionato, attenuando quasi completamente la pressione sonora. Probabilmente i progettisti hanno lavorato parecchio per riuscire a integrare l’altoparlante in una scocca di soli 7,5 mm e il risultato è senz’altro lodevole anche se purtroppo la posizione, specie per il gaming, vincola la resa audio e quindi l’esperienza complessiva. Sul fronte delle app Aquaris X5 si avvale di alcune solu‑ zioni sviluppate da Cyanogen che facilitano la gestio‑ ne delle attività quotidiane. È il caso della suite Boxer per la gestione di e-mail multi-account e calendario entro il perimetro di un’unica applicazione. Anche il software che gestisce la fotocamera, come vedremo in seguito, è frutto di personalizzazioni interessanti. Tra le opzioni di sicurezza figura Privacy Guard che, se attivato, permette di costruire una lista di app che, seppur installate sullo smartphone, non possono ac‑ cedere ai dati personali quali contatti, messaggi ed elenco chiamate. Risoluzione soltanto 720p Ma c’è LiveDisplay Il display Quantum Color Plus di Aquaris X5 ha una diagonale di 5 pollici, risoluzione di 720 x 1280 pixel e densità 294 ppi e un ampio angolo di visione. La risoluzione “solo” HD potrebbe risultare un po’ scarsa rispetto allo standard del mercato ma la visualizzazio‑ ne è piacevole e non penalizza nell’uso quotidiano perché è, nei fatti, un buon compromesso tra leggibili‑ tà e definizione. Complice una buona resa dei colori con im‑ magini sempre ben contrastate. E dove non arri‑ vano le caratte‑ ristiche hardwa‑ re subentrano funzionalità specifiche come LiveDisplay, una soluzione che adatta il contra‑ sto e la satura‑ zione alle condi‑ zioni ambientali. Con LiveDisplay è possibile in‑ tervenire anche manualmente, regolando la temperatura di colore tra 1000 e i 10000 gradi Kelvin e memorizzando separatamente il valo‑ re per la modalità diurna e per quella notturna. Dopo aver provato un po’ di impostazioni la possibilità di configurare la luce si è rivelata molto comoda, soprat‑ tutto per rendere meno affaticante la lettura nelle ore serali. Un’altra opzione degna di menzione è quella che riguarda la personalizzazione della luce del led di notifica per la quale è possibile scegliere la tonalità e segue a pagina 41 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST Smartphone BQ Aquaris X5 segue Da pagina 40 la frequenza di lampeggiamento. A differenza di altri terminali, il led di Aquaris X5 è molto potente e ben visibile anche di giorno. Per registrare tutorial o sem‑ plicemente commentare quello che viene riprodotto a video ci si può avvalere della modalità Screencast che permette appunto di realizzare una sequenza video di tutto quel che succede sullo schermo, supportata dall’audio ambientale registrato dai due microfoni (uno dei quali posizionato sullo spigolo superiore de‑ dicato alla soppressione dei rumori) di cui il disposi‑ tivo è dotato. La scheda grafica Adreno 306 svolge egregiamente i propri compiti favorendo un rendering delle pagine web e dei filmati Full HD sempre fluido. Abbiamo, invece, riscontrato qualche piccola esita‑ zione giocando a Real Racing, classico titolo 3D tra i più utilizzati come termine di paragone tra dispositivi. Le perfomance e la giocabilità non sono comunque compromesse. Segnaliamo, infine, che la resistenza a graffi e urti è garantita dallo strato esterno protettivo Dragontrail, prodotto dalla giapponese Asahi Glass. BQ non rinuncia a questa “feature” ma opera una scelta in controtendenza rispetto alla maggior parte dei produttori che invece si affidano al più diffuso Go‑ rilla Glass della Corning. Snapdragon 412 un collaudato quad-core Snapdragon 412, processore quad-core di Qualcomm a 1,4 GHz, scheda grafica Adreno 306 e 2 GB di RAM sono un abbinamento che potremmo definire nella media per uno smartphone di questa fascia di prez‑ zo. Il funzionamen‑ to resta fluido e senza esitazioni grazie a un ocula‑ to bilanciamento delle prestazioni. Aquaris X5 è un dispositivo che non eccelle per potenza ma che è comunque in gra‑ do di gestire con spensieratezza sia la routine di tutti i giorni, sia opera‑ zioni più onerose come la visione di video di qualità o la riproduzione di videogame. Il test con Antutu Ben‑ chmark 6 dà un quadro della situazione: le varie componenti del si‑ stema messe sotto stress rivelano un comportamento in linea con le aspettative. Il punteggio complessivo è 29.084, cui contribuiscono test specifici sulla RAM, CPU, GPU e UX. Da notare in particolare il punteg‑ gio UX, con il quale Antutu misura la user experience complessiva che per Aquaris X5 vale 12.756, mentre la performance dell’acceleratore grafico con opera‑ torna al sommario zioni 3D hanno dato nel test un valore di 340. Tan‑ to per farsi un’idea questo test eseguito su un top di gamma di Samsung o di Apple dà valori superiori alle 17.000 unità, il che risulta sostanzialmente bilanciato all’hardware del telefono. La connettività è pressoché completa e, fatta eccezione per NFC, comprende il supporto alle reti 4G LTE per entrambe le SIM, il Wi-Fi b/g/n, Bluetooth 4.0. Ottima la reattività nell’aggancio dei satelliti GPS, analoga a quella dei dispositivi di fa‑ scia alta. Due app per la fotocamera La prima caratteristica che salta all’occhio quando ci si appresta a utilizzare il comparto fotografico di Aquaris X5 è la presenza di due distinte app Fotoca‑ mera preinstallate. Accanto a quella predefinita e un po’ scarna di Cyanogen OS si trova, infatti, quella per la gestione dei parametri foto/video sviluppata da BQ. Soffermandoci maggiormente sulla questa secon‑ da app, l’abbiamo trovata molto comoda e, seppur non proprio completa, ben studiata per gestire tutte le funzionalità usando soltanto il pollice della mano che impugna lo smartphone. Volen‑ dosi discostare dall’ottima modalità “punta e scatta”, si possono rego‑ lare manualmente parametri come l’esposizione, il tipo di messa a fuo‑ co, gli ISO, il bilanciamento del bian‑ co e molto altro; il tutto in aggiunta alle varie modalità di scatto, tra cui anche HDR e Panorama. Interessan‑ te inoltre la possibilità di impostare la frequenza di “anti-banding” video e di scegliere tra differenti codec sia video che audio utilizzati dal dispo‑ sitivo in fase di registrazione video. L’app Fotocamera gestisce anche la modalità video con la cattura dei normali filmati con risoluzione Full HD ma può registrare filmati in mo‑ dalità slow motion con un numero di immagini al secondo impostabile a 60, 90 o 120 fps, video in bianco e nero e catture in time-lapse con intervallo tra 0,5 secondi e 5 minuti. Durante la registrazione video il flash può essere impostato per rimanere sempre attivo. Il sensore principale IMX214 Sony con dimensione 1/3.06” ha una risoluzione di 13 Mpx (7160 x 3120 pixel) e il gruppo ottico, stabiliz‑ zato, composto da 5 lenti, dispone di un efficiente sistema per la messa a fuoco automatica che permette scatti close up dai risultati apprezzabili. Non male per uno smartphone l’apertura f/2.0 con scatti accettabili anche in condizione di scarsa illuminazione; non bisogna però aspettarsi miracoli. A fianco della fotocamera trova co‑ munque posto un flash LED dual-tone per un’illuminazione meno “fredda” degli scatti al buio. La fotocamera frontale, con un sensore Samsung 5E2, ha un sistema ottico a 4 lenti anch’esso con apertura f/2.0 capace di catturare foto a 5 Mpx e registrare video Full HD. Anche la camera frontale dispone di un proprio Flash LED per illumina‑ re i selfie notturni. Alla prova dei fatti Aquaris X5 non è un camera-phone ma permette di catturare ottime foto-ricordo e qualche scatto con tocco creativo. Ottima autonomia che va oltre la giornata Aquaris X5 integra una batteria ai polimeri di litio da 2900 mAh che non ci ha mai piantato in asso durante la giornata. Anzi, anche con un uso piuttosto intenso la durata ha sempre superato abbondantemente la giornata. Mantenendo la connessione dati attiva ma limitando alcune attività più avide di energia come il gaming e lo streaming video prolungati, è stato pos‑ sibile arrivare comodamente a una giornata e mezza, lasciando il terminale acceso e in stand-by anche di notte. Da segnalare che nella confezione di vendita è incluso un cavo micro USB ma non il caricatore. Dammi il cinque! MODELLO 730-1 redditi 2007 ALLEGATO B Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF Da consegnare unitamente alla dichiarazione Mod. 730/2008 al sostituto d’imposta, al C.A.F. o al professionista abilitato, utilizzando l’apposita busta chiusa contrassegnata sui lembi di chiusura. genzia ntrate CONTRIBUENTE CODICE FISCALE (obbligatorio) COGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile) DATI ANAGRAFICI DATA DI NASCITA GIORNO MESE ANNO NOME SESSO (M o F) COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA PROVINCIA (sigla) LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti) Il tuo 5 per mille può cambiare la vita di molti bambini prematuri. E non ti costa nulla. Ogni anno in Italia nascono 30.000Assemblee bambini di Dio in Italiaprematuri, di cui circa 5000 hanno un peso inferiore a 1500 gr. Stato Chiesa cattolica Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi Chiesa Evangelica Luterana in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Questi bambini hanno bisogno di Unione Comunità Ebraiche Italiane e assistenza per molti anni. cure, controlli genitori hanno bisogno del tuo aiuto. AISTMAR Onlus interamente impiegate per: E anche i loro In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, si precisa che Le contenuta donazioninel ad paragrafo 3 delle istruzioni, vengono i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta. AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, il - l’assistenza delle gravidanze a rischio o patologiche contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Lacura scelta deve esserealfatta esclusivamente per una delle la e il supporto neonato prematuro istituzioni beneficiarie. e alla famiglia nel percorso di sviluppo crescita La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non sua espressa da parte del contribuente. In talecaso, la ripartizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alle Assemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale. Oppure puoi sostenere AISTMAR Onlus con versamenti su: • C/C Postale: SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso29328200 di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti) • C/C BancoPosta: IBAN: IT 05 Z 07601 01600 000029328200 presso Posta di via Sambuco, 15agli- Milano Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, Finanziamento enti delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute della ricerca scientifica e della università che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), • C/C Bancario: IBAN: IT 30 R 05216 01619 000 000 003641 del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale presso Credito Valtellinese, Agenzia n°14 - Milano FIRMA FIRMA SOSTIENI AISTMAR Onlus con il tuo 5 per mille Sui moduli CUD, 730 o Unico scrivi Mario Rossi ........................................................................ Codice fiscale del beneficiario (eventuale) 9 7 0 2 8 2 1 0 1 5 7 ........................................................................ Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene Codice fiscale del impiegato cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie. beneficiario in (eventuale) Finanziamento agli enti della ricerca sanitaria AISTMAR Onlus - via della Commenda, 12 - 20122 Milano - www.aistmar.it FIRMA ........................................................................ Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge FIRMA AISTMAR Onlus ........................................................................ FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA - OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO Codice fiscale del Codice fiscale del beneficiario (eventuale) beneficiario (eventuale) Associazione Italiana per lo Studio e la Tutela della Maternità ad alto Rischio Dipartimento per la Salute delle Donna, del Bambino e del Neonato U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale In aggiunta a quanto indicato nell’informativa trattamento via Francesco Sforza, 28sul - 20122 Milano dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa che i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta. AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscale n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE TEST Il top di gamma di casa HP alla prova dei fatti si è dimostrato un ultrabook fenomenale che offre tutta la duttilità dei 2-in-1 HP Spectre x360 reclama la corona di re dei 2 in 1 Lo schermo che ruota di 360 gradi, contrariamente alle aspettative, si è dimostrato molto utilie in diverse circostanze di Mirko SPASIANO ata l’esplosione dei PC 2 in 1 degli ultimi mesi, non potevamo esimerci dal provare uno dei prin‑ cipali candidati al titolo di best of 2016: lo Spectre x360 di HP. Se dovessimo riassumere questa prova in pochissime parole, potremmo dire che lo Spectre x360 di HP è stato una sorpresa continua: dalla qualità co‑ struttiva, alle prestazioni, passando per l’essenza del suo form factor. Nonostante un potenziale scetticismo circa le molteplici “modalità di utilizzo” (laptop, presen‑ tazione, tenda e tablet) di questo genere di dispositivi, il mix ben assortito tra hardware e software di questo Spectre sono in grado di far cambiare idea a chiunque. Se a questo uniamo il fatto che è una macchina che passa tutt’altro che inosservata, che urla “premium” da qualsiasi angolazione la si guardi, la frittata è fatta: HP ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Piccola curiosità: in ambienti affollati, lo Spectre ha stuz‑ zicato la curiosità dei più, conoscenti e non. Sì, perché questo Spectre non riporta il solito logo HP ma un’ele‑ gante iscrizione zigrinata Hewlett Packard in rilievo e non tutti hanno riconosciuto il brand. Tralasciando que‑ sto simpatico aneddoto, entriamo nel merito e andiamo a sviscerare pregi e difetti (pochissimi) di questo 2 in 1. Con una premessa: a livello di dotazione hardware, il modello in prova è quello precedente all’ultimo upgrade hardware (prezzo di listino di circa 1.500 euro), ma resta il fatto è che è pressoché identico alla versione 2016. In ogni caso, abbiamo preferito soffermarci sugli aspetti che accomunano tutte le edizioni di x360, indipenden‑ temente dalla dotazione interna. D Qualità costruttiva e design al top Più che un guanto di sfida ai MacBook Iniziamo col dire che il primo impatto con questo device è davvero esaltante. Lo chassis è interamente in allumi‑ nio e toccando per la prima volta la superficie fredda del metallo si ha immediatamente la sensazione di star maneggiando un PC di valore. Il profilo, di soli 15,9 milli‑ metri, è evidenziato da una finitura lucida che fa un bel contrasto con quella opaca del resto dello chassis. Ai due lati trovano posto ben 3 porte USB 3.0 Type-A tradi‑ zionali (che possono ricaricare i dispositivi connessi an‑ che da spento), una porta HDMI, una Display Port, il jack per cuffie e microfono e uno slot per una scheda SD, per una connettività davvero completa. Sul lato sinistro è collocato il tasto di accensione, mentre dal lato opposto si trova il bilanciere del volume ed un tasto Windows. Se queste scelte possono apparire insensate per un lap‑ top o un ultrabook tradizionale, aprendo lo Spectre si trova la risposta: le due cerniere permettono di ruotare il display di 360 gradi (da cui deriva il nome del prodot‑ to), in modo da utilizzare lo Spectre in modalità tablet. E, in effetti, il tasto accensione ed il bilanciere del volume tornano particolarmente comodi, a differenza del tasto Windows, di cui si può fare tranquillamente a meno. La tastiera a isola è ampia e spaziosa ed i tasti offrono un bel feedback, oltre che un’ottima corsa, soprattutto se si considera lo spessore di questo 2 in 1: siamo tra 1,5 e 2 millimetri. Non manca la retroilluminazione, ma qui dob‑ biamo fare un appunto ad HP. I tasti sono chiari e dello stesso colore dello chassis e, se si tiene la retroillumina‑ zione attiva in ambienti illuminati, si fa fatica a riconosce‑ re i caratteri sui tasti. Nulla di grave, però, perché il tasto F5 consente di attivare o disattivare rapidamente la re‑ troilluminazione. Piccola curiosità: la retroilluminazione del tasto F5 è indipendente da quella del resto della tastiera e rimane sempre attiva quando il PC è acceso. Il touchpad HP Control Zone è ampio e ricoperto da un pannello in vetro, che garantisce una delle migliori esperienze in assoluto tra i portatili Windows: le ge‑ sture multitouch sono fedeli ed immediate. Il contorno lucido, intagliato al laser, è un dettaglio che aggiunge un tocco di stile, richiamando la cornice dello Spectre e la finitura delle cerniere. Se è vero che una buona parte delle app desktop non sono ancora pienamente ottimizzate per il touch, è altrettanto vero che, nell’ul‑ timo periodo, sul Windows Store sono arrivate diverse applicazioni ufficiali in formato Universal App, tra cui l’ottima AutoCAD 360. questo è “optically bonded” al pannello touch. Cosa vuol dire? Che le immagini sembrano stampate e non si riesce a scorgere alcun gap tra il display e la cornice: in buona sostanza, sembra di toccare effettivamente i pixel e non il vetro posto a loro protezione. I colori sono ben tarati e gli angoli di visuale sono ottimi, come ci si aspetta da un IPS su un prodotto di questo livello. Il display è anche particolarmente luminoso, al punto che la retroilluminazione al 25% risulta soddi‑ sfacente nella maggior parte delle condizioni di luce. L’unico difetto, se così si può definire, è che lo schermo, essendo lucido è particolarmente riflettente, ma, si sa, è il prezzo da pagare per avere un pannello touch. Ad ogni modo, aumentando la retroilluminazione intor‑ no al 45-50%, i riflessi non sono più un problema. Se proprio dovessimo fare un altro appunto ad HP, questo è una cornice un po’ troppo spessa, soprattutto se la si paragone con l’Infinity Display della linea XPS di Dell. Il touchscreen? Molto più arrosto che fumo Ma veniamo ora ad uno degli aspetti più interessanti di questo Spectre, ovvero il touch e le molteplici mo‑ dalità di interazione che questo consente. E dobbiamo ammettere che questo Spectre, dà una marcia in più al touch sui PC portatili: la navigazione tra le pagine web ed i documenti è un piacere e si impiega davvero poco ad abituarcisi. Le cerniere del top di gamma di HP sono Windows 10 e 2 in 1: matrimonio perfetto Lo Spectre x360 che abbiamo provato è il modello da 13 pollici, con risoluzione Quad HD (2560 x 1440 pixel) e, diversamente da uno smartphone, la differenza si nota tutta rispetto ad un pannello Full HD. Ci sono davvero poche parole per descrivere la bontà di questo display IPS: non è solo una questione di risoluzione, perché segue a pagina 44 torna al sommario n.133 / 16 16 MAGGIO 2016 MAGAZINE PC Microsoft rilascia, tramite l’Insider Program, la preview della nuova versione di Windows 10, che porta con sé novità interessanti Nuova Build Windows 10: estensioni per Edge e molto altro Le estensioni si caricheranno direttamente dal Windows Store. Inoltre, notifiche in tempo reale del browser e temi “dark” M di Franco AQUINI icrosoft ha rilasciato la nuova versione di Windows 10 a tutti gli iscritti all’Insider Program, il programma dedicato agli sviluppatori. Questa volta tocca alla Build 14342, che porta con sè alcune novità interessan‑ ti. La prima riguarda Microsoft Edge, il browser che ha preso il posto di Internet Explorer. Edge guadagnerà una gestione tutta nuova delle estensioni, che non si caricheranno più da una cartella in locale, ma direttamente dal Windows Store. Con questo aggiornamento, le estensioni at‑ tualmente installate verranno rimosse in automatico. Una volta reinstallate dallo store, verranno poi aggiornate in automa‑ tico dal browser stesso. Sempre in tema di browser, sono benvenute le notifiche web in tempo reale. In questo modo, qual‑ siasi sito web potrà notificare messaggi anche se il browser si trova in secondo piano. Gabe Aul, vicepresidente del Mi‑ crosoft’s Engineering Systems Team, fa l’esempio delle notifiche di Skype Web quando l’utente è impegnato con l’app Xbox. Sempre in tema di browser, nei set‑ tings della nuova versione di Windows 10, ci sarà la possibilità di abilitare alcuni siti TEST HP Spectre x360 in prova segue Da pagina 43 web ad aprire la corrispet‑ tiva applicazione desktop. La nuova finestra di dialo‑ go per il controllo account utente. Veniamo quindi ai temi Dark, con cui Micro‑ soft ha pensato anche alla vista degli utenti che lavo‑ rano al computer di notte. Sia l’app di GitHub per Windows (non a caso è una preview per gli sviluppato‑ ri) che Skype acquistano questa nuova modalità. Ma non solo, Skype guadagna anche la possibilità di switchare tra un account e l’altro direttamente nell’app. Insieme a queste novità, ci sarà il solito corredo di bug-fixes che correggeranno una buona quantità di problemi noti. L’ag‑ giornamento a Windows 10 sarà gratuito fino al 29 luglio, dopodiché la versione Home costerà 149€. il suo Active Stylus ed è un vero peccato, soprattutto se si considera la direzione che sta prendendo il siste‑ ma operativo di casa Microsoft. Prestazioni da notebook e autonomia record sufficientemente rigide da garantire che il display riman‑ ga sempre in posizione, senza ripiegarsi all’indietro, no‑ nostante una piccola oscillazione. E le famose modalità presentazione, tenda e tablet? La prima è davvero comodissima ed è, senz’altro, quella utilizzata di più. Ruotando il display all’indietro di circa 270 gradi e poggiando la tastiera a faccia in giù su una superficie si ottiene un tablet in posizione simil-verti‑ cale direttamente davanti ai nostri occhi ed a portata di mano. Da apprezzare un altro piccolo dettaglio di questo Spectre: quattro piccoli piedini disposti fronte tastiera, per evitare che scivoli o si graffi quando si‑ stemato in modalità presentazione. In questa modalità, posizionato magari su una scrivania, è perfetto per mo‑ strare documenti, CAD, rendering o filmati ad un colle‑ ga. Ma questo Spectre non ha solo un’anima business: infatti, non essendo un peso piuma (1,45 chilogrammi) e grazie all’angolazione completamente regolabile del display, rimane perfettamente in posizione guardando un film o giocando a Candy Crush distesi sul divano. Se a questo si unisce il fatto che Windows 10 rende immediata la transizione tra le diverse modalità di uti‑ lizzo, si è ulteriormente invogliati a sfruttarle. Avendo utilizzato questo Spectre prevalentemente in ambito lavorativo/studio, la modalità tablet, a parte qualche raro episodio, non ha riscosso particolare successo. Del resto, essendo un 13 pollici e, peraltro non parti‑ colarmente leggero, l’utilizzo come tablet puro è piut‑ tosto scomodo. Quello che avrebbe potuto far brillare lo Spectre sotto questo profilo, magari poggiato sulla scrivania, sarebbe stata la presenza di un pennino analogo alla Surface Pen. Nonostante HP non lo pub‑ blicizzi, questo Spectre integra nel display un digita‑ lizzatore attivo della Synaptics. Tuttavia, la compagnia americana ha deciso di non commercializzare in Italia torna al sommario Qualche parola sulle prestazioni, nonostante la pre‑ messa di cui sopra: il modello provato è equipaggiato con un processore Intel Core i7-5500U dual core, da 2,4 GHz (con Turbo Boost fino ai 3,0 GHz) con proces‑ so produttivo a 14 nm. Completano il quadro la sche‑ da grafica integrata (Intel HD Graphics 5500), 8 GB di RAM DDR3L e un SSD M.2 da 256 GB, una dotazio‑ ne più che sufficiente per la stragrande maggioranza degli utilizzi. Si avvia da spento in appena 6 secondi grazie al velocissimo SSD, ma anche per l’assenza di quello che gli americani chiamano “crapware”, ovvero programmi non richiesti installati di defualt. Il software caricato da HP su questo Spectre è davvero ridotto all’osso e si concretizza nell’immancabile antivirus McAfee e poco altro, oltre ad alcune applicazioni dello Store, che, volendo, si possono disinstallare agevol‑ mente (non lasciano alcuna traccia nei file di registro, a tutto vantaggio della longevità del PC). Ma come si comporta questo Spectre? Benissimo, gestisce in contemporanea e senza alcuna fatica, oltre al display QHD, anche un monitor Full HD da 22 pollici per un multitasking davvero spinto. L’apertura delle applica‑ zioni tradizionali Win32 e quelle dello Store è fulmi‑ nea. Gestisce senza patemi pesanti file CAD, anche in 3D, al solo prezzo dell’occasionale attivazione della ventola. La cosa migliore è che nonostante le ottime prestazioni l’autonomia è davvero buona. Nei nostri test, questo Spectre x360 ha impiegato la bellezza di 9 ore per scaricarsi del tutto, che si sono articolate in tanto word processing, gestione di una casella mail (con il client Outlook integrato), navigazione web con Edge (abbastanza intensa per un paio d’ore, con un massimo di 4 schede aperte contemporaneamente), musica in background con Groove Music e utilizzo di diverse app dello Store (principalmente di news e di messaggistica), con la retroilluminazione impostata al 30%, wifi e bluetooth sempre attivi. La carica completa richiede circa 2,5 ore, raggiungendo il 50% dopo poco meno di un’ora. Questo risultato è davvero impressio‑ nante, soprattutto se si considera il processore i7 e la risoluzione Quad HD dello schermo. Il merito è da at‑ tribuire in parti uguali alla batteria davvero capiente da 56 WHr, che è anche tra i principali colpevoli del peso leggermente superiore alla media di categoria, ed alla scocca di alluminio, che distribuisce e dissipa molto bene il calore. Difficilmente lo Spectre x360 risulta più che tiepido sulla parte superiore e non raggiunge mai temperature particolarmente elevate sul retro. Questo fa sì che la ventola, silenziossima, si attivi solo rara‑ mente e sia percettibile soltanto durante le operazioni più onerose, come le scansioni antivirus o gli aggior‑ namenti di sistema. Il riferimento in casa Windows Non c’è che dire, si tratta di un prodotto di qualità assolu‑ ta: non ci sono difetti evidenti, ma solo piccole cose che possono essere affinate nelle generazioni successive. HP ha posto grande attenzione ai dettagli: di esempio sono gli intagli a laser del touchpad, che richiamano la finitura lucida delle cerniere e i bordi, o perfino i piedini anti-scivolo ed anti-graffio da utilizzare in modalità pre‑ sentazione. A questo Spectre non manca nulla, a parte, forse, un pennino con digitalizzatore attivo a marchio HP. La sua natura di 2-in-1 lo rende profondamente versatile e adatto sia ad un contesto business, che ad uno ricrea‑ tivo. HP ha davvero fatto centro con questo convertibile e il prezzo rispecchia in pieno la qualità del prodotto.