incagli insabbiamenti
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incagli insabbiamenti
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Cazza e lasca Per chiudere una falla provocata da uno scoglio si può usare una vela o un robusto tendalino come in figura. Passata la vela a braghettone da una parte all’altra dello scafo, si fa retrocedere la barca e quindi si cazzerà la vela che verrà spinta contro la falla dalla pressione dell’acqua che fluisce nello scafo ne degli antimurali dei porti, l’imboccatura dei fiumi, i capi. L’unico modo veramente efficace di stare alla larga da questi brutti incontri è quello di leggere attentamente carte e portolani. In molte rade, specialmente in Sardegna e Corsica, si trovano scogli semisommersi che ogni anno fanno molti danni alle barche dei più distratti SCOGLI Sabbia e scogli Pericoli costanti La distrazione, l’inesperienza, o questi due fattori sommati insieme, sono la causa più frequente di insabbiamenti e incagli. Vediamo cosa fare nello sfortunato caso in cui la nostra corsa sia fermata da una secca o una roccia 58 Novembre 2003 di Maurizio Anzillotti ortunatamente le nostre coste non sono particolarmente ricche di scogli affioranti o secche, ma questi pericoli non sono assenti e in alcuni punti sono particolarmente frequenti. Sardegna, Corsica, alcune zone della Toscana, tratti della Calabria e del Gargano possono riservare brutte sorprese ai più disattenti. Al di là delle zone dove scogli e secche si concentrano, ci sono alcuni punti pericolosi per antonomasia: la fi- F L’incontro ravvicinato con uno scoglio a velocità media può provocare danni anche seri sia alla barca che all’equipaggio. L’arresto contro una barriera solida scaraventerà avanti tutti i mebri dell’equipaggio che in quel momento non si saranno assicurati a qualche appiglio; l’albero, se il paterazzo non è cazzato, rischierà di rompersi a causa del colpo di frusta; lo scafo, e qui entra in gioco la qualità della costruzione dello stesso, potrà perdere parte del geal-coat e qualche pezzo dei primi strati di laminato, cosa riparabile in poche ore in qualsiasi cantiere, ma si potrà anche arrivare allo sfondamento di questo. L’entità dei danni dipende principalmente da tre fattori: la qualità della barca; lo stato del mare; la posizione e conformazione dello scoglio. Uno scoglio che sorge dritto dal mare sino a pelo d’acqua sarà colpito dallo scafo, uno sommerso a un metro sotto la superficie, verrà colpito dal bulbo. Nel primo caso è più facile arrivare alla falla passante, nel secondo si avranno danni seri, ma difficilmente si giungerà alla falla vera e propria a meno che la velocità d’impatto sia elevata. Nel primo caso il moto ondoso peggiorerà molto le cose, perché l’imbarcazione incastrata negli scogli verrà sbattuta contro di questi a ogni onda. Nel secondo, a condizione che non si sia saliti sullo scoglio stesso, basterà fare retromarcia per allontanarsi dal pericolo. FALLA Subito dopo l’urto la prima cosa da fare è una ricognizione dei danni sia sopra che sotto coperta. Nel caso lo scoglio abbia forato lo scafo e questo si sia agganciato alla roccia, prima di tentare una qualsiasi manovra per liberare la barca, bisognerà approntare un sistema per limitare l’afflusso d’acqua una volta che lo scafo sarà libero dallo scoglio e la falla verrà a trovarsi in mare. Novembre 2003 59 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Cazza e lasca A questo punto, lasciando la vela un po’ lasca si faccia indietreggiare la barca. Questa si libererà dallo scoglio e scorrendo sulla vela, la porterà all’altezza della falla. Si tirino le estremità della vela che, spinta dalla pressione dell’acqua che entra nella falla, l’andrà a tamponare. Con una riparazione provvisoria di questo tipo, la si potrà rinforzare cercando di incastrare lenzuoli e coperte nella falla stessa sempre che non sia particolarmente grande. Quando l’onda incontra un basso fondale si alza denunciando la presenza della secca CREPE E DANNI DIVERSI Nel caso in cui sia il bulbo a colpire lo scoglio, si controlli subito la struttura portante dei madieri, specialmente quelli posteriori che sono i primi a soffrire. Come abbiamo già detto, a meno che la velocità d’impatto non sia veramente alta (dai 5 nodi in su), o la qualità della barca veramente scadente, non si dovrebbero aprire falle sullo scafo e i danni che si possono riscontrare saranno lo scollaIn alto: un mento dei madieri e delle crepe sullo imbarcazione in legno affondata scafo: danni apparentemente meno gravi, di seguito all’urto ma spesso più complicati da riparare e con uno scoglio. che comunque riguardano le strutture. Di fianco: gli Nelle barche a controstampo integrale scogli affioranti distanti dalla non è possibile andare a constatare i costa prendono il danni in carena perché questa si trova nome di formiche sotto il controstampo. In queste barche una piccola falla è visibile solo da sotto lo scafo. Internamente bisognerà controllare tutta la barca perché l’acqua che entra da una falla a poppa, potrebbe viaggiare sino a prua prima di trovare la possibilità di uscire all’aperto. Se si tratta di una barca di legno, il sistema è semplice, si preparano delle tavolette di legno - pezzi di pagliolo, fondi di cassetti, fodere d’armadio - che si inchioderanno sullo scafo a coprire la falla non appena la barca verrà indietro. Se si tratta di uno scafo di vetroresina, l’operazione è più complessa. Non c’è modo di riparare velocemente la falla a meno che non si abbia a bordo l’attrezzatura necessaria, quale stuoie, stucco e resine. Quello che si può fare, è arginare l’afflusso d’acqua in modo che rientri nella portata delle pompe di sentina. Si prenda una vela o un tendalino da sole robusto; si faccia passare il tessuto sotto lo scafo creando così un braghettone. 60 Novembre 2003 LA POMPA DI SENTINA Le pompe di sentina elettriche comunemente montate sulle barche sono del tutto insufficienti a tenere fronte all’acqua che entra da una falla. Quelle manuali sono più efficaci, ma molto faticose da azionare. Nel caso in cui il flusso d’acqua sia cospicuo bisognerà aiutarsi con la pompa dell’acqua di mare del motore. Si stacchi il tubo della presa a mare del motore da quest’ultima e lo si immerga nella sentina allagata, quindi si metta in moto. La capacità di questa pompa è proporzionale al numero di giri del motore. SABBIA far uscire il bulbo dalla sabbia e quindi andare in retromarcia. Facile a dirsi, un po’ più complicato a farsi. Arenarsi è meno drammatico che andare a scogli, ma comunque non è un’esperienza piacevole. Anche in questo caso l’albero non ben serrato può cadere sotto il colpo di frusta e i membri dell’equipaggio possono essere gettati a terra o fuori bordo. Difficilmente prendere una secca porta al verificarsi di una falla, ma quasi sempre imprigiona il bulbo nella sabbia. Per liberare la barca, nel caso in cui, con la forza del motore in retromarcia non ci si dovesse riuscire, l’unico sistema è sbandare lo scafo sino a LIBERARSI Le tecniche per sbandare una barca sono molteplici. La più sicura e veloce è quella di passare una drizza a un’imbarcazione venuta in soccorso e far tirare la barca di lato. Purtroppo però questo sistema ha successo solo se l’imbarcazione trainante ha un buon peso e un altrettanto buon pescaggio, in caso POMPA DI SENTINA CON IL MOTORE Il motore dispone di una potente pompa di acqua di mare mossa da una cinghia che a sua volta viene fatta girare da una puleggia posta al termine dell’albero motore. Questa pompa ha una portata che dipende dal numero di giri del motore stesso ed è molto più potente delle pompe di sentina in dotazione alle barche. Molti skipper previdenti attrezzano le loro imbarcazioni in modo che questa pompa possa servire la sentina in ogni momento. Attuare un sistema che permetta alla pompa di mare del motore di aspirare acqua dalla sentina non è difficile. a) si applichi alla presa a mare dell’acqua del motore un by pass di ottone o di plastica. Una valvola a T o Y che per mezzo di un rubinetto può deviare l’acqua in un ca- nale o nell’altro. b) si fissi il tubo proveniente dalla pompa dell’acqua del motore a una delle uscite del by-pass. c) Si prenda un tubo lungo a sufficienza per raggiungere i pozzi più profondi della sentina della barca, gli si applichi una pigna (filtro di plastica o di ottone che ferma le impurità più grossolane) e lo si fissi all’altra uscita del By pass. Il gioco è fatto, in caso di necessità basterà srotolare il tubo, immergerlo nella sentina allagata e quindi operare sul rubinetto del by-pass per far si che il motore aspiri acqua dalla sentina invece che dal mare. Novembre 2003 61 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Bisogna porre la massima attenzione alle testate dei moli di sopraflutto, dove può accumularsi sabbia di riporto. Meglio passare larghi In alto: il porto del Circeo rappresenta il classico caso di secca sull’imboccatura. Di fianco: nel primo disegno si vede come una persona all’estremità del boma di un’imbarcazione di piccole dimensioni sia in grado di far sbandare la barca e liberarla dalla sabbia. Nel secondo disegno, lo stesso problema è risolto grazie all’utilizzo del tender sul quale si è fatta salire parte dell’equipaggio o, in alternativa, lo si è riempito parzialmente d’acqua. Nella lente è illustrato come la drizza viene fatta scorrere all’estremità del boma per mezzo del maniglione del tesabugna contrario questa sarà spostata di lato alla nostra imbarcazione dalla sua stessa spinta. Un sistema alternativo è quello di portare il boma perpendicolare alla murata e usarlo come gru. Nelle barche molto piccole, un membro dell’equipaggio all’estremità del boma dovrebbe essere sufficiente a sbandare la barca quel tanto che gli servirà a liberarsi. Per le barche più grandi si può usare il tender. 62 Novembre 2003 IL TENDER Si porti il tender di fianco alla barca e lo si imbrachi, quindi lo si agganci a una drizza che dovrà passare attraverso il maniglione del tesabugna ben cazzato. Sul tender si facciano salire quattro, cinque membri dell’equipaggio o, in mancanza di questi, si riempi per metà il tender d’acqua. Cazzando la drizza, la barca sbanderà di lato e si potrà liberarla venendo indietro a motore.