Una traversata in barca a vela sempre un`unica e irripetibile

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Una traversata in barca a vela sempre un`unica e irripetibile
Viaggio attraverso un pensiero.
Una traversata in barca a vela è sempre un'unica e irripetibile emozione,
fatta di colori e sfumature che cercherò di dipingere con i pennelli della
fantasia dove ricordo e realtà sono un unico imprescindibile collage.
L’acqua elemento naturale madre di tutti gli organismi, senza di lei la vita
non sarebbe mai stata viva. Chi può rinnegare di non aver tratto benefica
protezione nel mare”amniotico”del grembo materno, emozione presto
dimenticata dalla mente, ma non dalla nostra anima, dove forse
inconsapevolmente è codificata ancor oggi la gratitudine verso quel bene,
che senza nulla fare ha fatto di noi ciò che siamo: esseri viventi. Come la
terra contiene l’acqua in grandiosi invasi e in piccoli rii in perpetuo
movimento e dove l’acqua del fiume di oggi sarà acqua marina domani,
così è la nostra pelle, un contenitore di preziosi fluidi, che da grandi arterie
scorrono e arrivano in piccoli vasi, rendendo vitale il nostro corpo fluendo
armoniosamente dentro di esso. Galleggiare con una barca, sfruttando le
correnti del mare e del cielo, è il modo di entrare in contatto con un
universo così grande dentro di me, ma così piccolo se visto dai fondali
dell’acqua che la chiglia della mia barca solca. L’andatura fiera, il sibilo
del vento che sfiora l’albero maestro e gonfia impetuoso le vele, la
continua carezza delle correnti ora più forti, adesso più blande, ricordano
senza indugio le carezze di due teneri amanti, bramati dal loro amore dove
i lignei scricchiolii dello scafo si confondono con i loro dolci gemiti
testimoni di un’unica passione. La lenta andatura, sincrona con le lievi
increspature, si fa ora più forte e più forte ancora, i muscoli iniziano a
irrigidirsi , una piacevole fatica da inizio al gioco. Le vele come baci
schioccano alte sotto la forza del vento, lo scafo ringrazia miglio dopo
miglio, per la tacita intrusione in quel territorio che per legge fisica lo
sostiene, i muscoli sono ormai rigidi , il gioco è coinvolgente e l’unico
scopo è protrarre il più a lungo possibile questa emozione sfiorando il
paradiso, momento questo che l’amante appassionato ben conosce e
protrarrà il più a lungo possibile. La quiete tornerà, verrà di nuovo la
brezza ad accarezzare i nostro corpi che magicamente verranno rilassati,
pronti per un nuovo, stimolante, sconosciuto viaggio. Il colore rosso
tramonto che il mogano naturalmente riflette, infonde un senso di
tranquillità, l’albero maestro segna nell’azzurro del cielo una porzione
dell’ellisse sospinto dal tranquillo andar dell’onde, un moto armonico
ritmicamente segnato dal tintinnio di un alamaro slegato sfuggito
all’attenzione del marinaio. Tutto è tranquillo, il lento baciar dell’onde lo
scafo, intona una dolce melodia, quasi un canto di sirena dal quale è
impossibile distogliervi l’orecchio. Tanta è la voglia di esser cullati da quel
mare. Man mano che ci si avvicina a quell’universo galleggiante si fa
sempre più forte e penetrante l’aroma del legno intriso di salmastro,
arrivano i sogni. Quel legno antico, cosi caldo nei suoi sfumati riflessi e
così profumato, infonde un senso di protezione, come un vecchio padre
che rassicura e protegge forte delle mille e mille battaglie vissute. Asse
dopo asse il ponte a poppa sembra voler catapultare verso l’infinito
l’animo sensibile del poeta come l’incrudito ma saggio spirito del vecchio
lupo di mare. Una ringhiera ondulata, retta da piccoli capitelli, apposta ai
margini del ponte, sembra voler delimitare lo spazio terreno, da quello
sterminato dell’azzurro infinito. Un semplice parapetto, una linea
immaginaria facile da varcare con il nostro pensiero , oltre la quale la
bianca schiuma delle onde fa da morbido cuscino alle nostre fantasie. Il
pensiero scivola via, leggero, fuori dal corpo, è alto sopra di me, libero
senza peso né costrizione, il mio corpo abbandonato quasi invidioso di
quella privilegiata emozione , riposa. Mi lascio cadere dolcemente nel
lucido sonno del fantastico, rifletto: se mai la musica del mare si fermi
sulla riva o nel cuore di chi l’ascolta, perché il mio cuore è come una
conchiglia portata dalla mareggiata, che se l’accosti all’orecchio anche
sulla vetta della montagna più alta, t’immerge nel mare di sogni che è
nascosto dentro di me.
Fabrizio Tarchi