Il saluto di Andrea Innocenzi

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Il saluto di Andrea Innocenzi
mondo è lì bello e non ambiguo. Forse
è un libro molto più complicato, forse
non è solo un libro, ma un insieme infinito di libri, forse è come quello di Borges, l’universo che alcuni altri chiamano la biblioteca o viceversa la biblioteca
che qualcuno di noi chiama universo.
PAOLO A. PAGANINI
Grazie di cuore al professor Giulio Giorello che ha fatto sì che, anche con il suo originale contributo, il nostro convegno assumesse toni sempre più alti, variegati, compositi e sempre pertinenti, tanto più che oggi la
matematica, come scrittura e come scienza,
sta ottenendo sempre maggiori consensi divulgativi, dal teatro (con «Infinities» del fisico John Barrow) al cinema (con «A Beatiful
Mind» di Ron Howard), alla letteratura (con
«Il teorema del Pappagallo» di Denis Guedj),
diventando quasi una passione di massa.
Prima di concludere con la dottoressa
Cinzia Altieri, pedagogista ed esperta
grafologa, vorrei dare la parola al professor
Andrea Innocenzi, studioso, saggista, ricercatore nell’ambito delle scritture e consigliere della Fondazione Giulietti, per un saluto
ch’egli intende rivolgere ai presenti.
ANDREA INNOCENZI
Vorrei dire tanto, ma mi sono impegnato a fare un intervento di non più di cinque minuti.
Desidero per prima cosa ringraziare
l’amico Paganini, il quale ha voluto, organizzato e condotto il convegno. Il ringraziamento è anche da parte del vicepresidente Sergio Giunti e del segretario Bruno Piazzesi. Sono riconoscente
anche all’amico Quitadamo che ha fatto cenno al professor Giulietti, cui dobbiamo questa Fondazione.
In una delle note testamentarie, il
professor Giulietti indicava alla moglie,
signora Zaira, il desiderio che fosse costituita una Fondazione, a nome suo e
di Zaira. In un primo tempo, questo de-
siderio del professor Giulietti era sfuggito. Lo individuai leggendo le venti pagine di note abbinate al testamento, che
anche alla signora Zaira, che aveva letto
con interesse, erano sfuggite.
Ma c’è un altro punto sul quale mi interessa soffermarmi con un doveroso accenno. Oltre alla signora Zaira, il merito
della Fondazione va anche a suo nipote,
Renato Giunti, che era stato l’editore di
tutte le opere del Giulietti e che, dopo la
sua morte, condivise con la zia Zaira tutti gli sforzi per dare vita alla Fondazione
«Francesco e Zaira Giulietti» dal 1978.
Renato Giunti, prima di morire, è stato presidente della Fondazione per tanti
anni. Mi piace ricordarlo perché ha grandi meriti, sia per quanto riguarda la Fondazione sia soprattutto per la pubblicazione di tutte le opere di Leonardo da Vinci,
un merito, questo, riconosciuto da tutto il
mondo, perché è stato grazie a lui se noi
oggi possiamo disporre di tutte le opere,
così come sono state scritte da questo
grande, grandissimo scienziato.
Concludo, per dire che Leonardo da
Vinci, che tutti ancora oggi ammiriamo, scriveva le sue opere con una scrittura sinistrorsa, che cioè andava da destra a sinistra (essendo mancino). Ebbene, quello che io stesso ho fatto, scritto
e studiato sull’argomento del mancinismo, lo devo proprio al grande Leonardo da Vinci, al quale mi sono ispirato e
dagli scritti del quale ho desunto molte
idee relative sia alla scrittura per i mancini, alla quale mi sono appunto applicato a lungo, sia alla scrittura comune,
centro dei miei interessi, sia alla scrittura stenografica, alla quale mi sono dedicato per tanti anni.
PAOLO A. PAGANINI
Ringrazio il caro amico, professor Andrea
Innocenzi, per aver giustamente richiamato
i debiti di riconoscenza che tutti noi abbiamo nei confronti della nostra Fondazione
nel ricordo del professor Giulietti.
La dottoressa Cinzia Altieri affronterà
ora un tema misterioso ed affascinante, relativo, per parlar sotto metafora, alla faccia
nascosta della luna, cioè a quello che la
scrittura nasconde sotto la propria apparenza formale. Ci riferiamo, ovviamente, alla
grafologia.