Santuario della Beata Vergine della Creta

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Santuario della Beata Vergine della Creta
Origine del culto
alla Madonna di Castellazzo
L
a prima origine del culto alla Madonna di Castellazzo risale al secolo XVII.
Risulta da istrumento in data 28 luglio 1631, conservato nella Curia di
Alessandria, che certo Giovanni Viola notabile e pia persona del luogo,
coadiuvato da altre pie persone, terminò l’anno 1631 la costruzione di una chiesetta
campestre sotto il titolo della Vergine della Creta con donazione conveniente, e
coll’obbligo di due Messe alla settimana, il mercoledì e la domenica. La chiesa era di
piccole dimensioni, coperta interamente non da volta, ma da solaio, e sull’altare il
predetto Viola esponeva alla pubblica venerazione un quadro dedicato alla Madonna.
Questo quadro si conserva tutt’ora, sull’altar maggiore, impostato su lastra di marmo
a forma di cornice. La S. Vergine vi è rappresentata vestita di abito rosso, con largo
manto color celeste che dal capo discende e lascia visibili ambo le braccia. Il manto è
guarnito di largo gallone a color giallo: una corona ne cinge la venerata fronte, e fra
le braccia tiene il Bambino Gesù in bianca veste, che in una mano sorregge il mondo
e coll’altra addita la sua SS. Madre, quasi dicendo: Se vuoi grazie ricorri alla Madre
mia.
Oggetto di lunghe disputazioni fu la venerata immagine, per ciò che riguarda la
sua provenienza, sostenendo alcuni che appunto si chiami la Vergine della Creta,
perché provenga il quadro dall’Isola di Creta, o Candia, e negando altri questa quasi
del tutto gratuita affermazione. Non è del caso recare tutte le prove di tale questione:
ma possiamo dire che ulteriori ricerche, condotte con diligente pazienza e coronate da
buon esito permettono di affermare con sicurezza che l’immagine della Creta in
Castellazzo è copia fedele della immagine di M. V. di Crea, presso Casale, detta,
anche talvolta, Madonna della Creta, o Beata Virgo de Creta.
Atterramento della vecchia chiesa
C
osì umili principii ebbe la devozione alla Madonnina in Castellazzo. Ma come
se questo non bastasse a dichiarare la potenza di Maria che dal poco sa trarre
grandi cose, avvenne col decorrere degli anni, che le frequenti inondazioni del
fiume Bormida, scorrente non lontano, ridussero a mal partito i beni stabili del
beneficio e ridussero la chiesetta medesima in condizioni da non poter più
decorosamente essere officiata. Per cui Mons. Derossi, Vescovo di Alessandria ne
ordinò la demolizione con decreto 11 novembre 1763. I materiali si adoperarono per
la costruzione del campanile e della sacrestia della parrocchiale di San Carlo. Il
quadro della Vergine fu collocato nella cappella di San Nicolò da Bari che è nella
suddetta chiesa di San Carlo a sinistra di chi entra presso alla porta maggiore. Così
della prima chiesa alla Vergine, solo rimaneva la memoria e i devoti, passanti
dinnanzi a quel luogo si scoprivano il capo e pregavano: onde l’Arciprete di San
Carlo Don Guglielmo Gasti ordinò che in quel sito si erigesse una croce, l’anno 1776;
e nel 1781 ottenuto l’approvazione di Mons. De Rossi Vescovo di Alessandria, fece
costruire sul posto dell’antica Chiesa, una cappelletta entro la quale fece dipingere
l’effigie di Maria Vergine col Bambino fra le braccia in tutto simile all’immagine
della Madonnina esistente in San Carlo. Intorno a questa cappelletta si accese come
grande incendio quella devozione alla Vergine che da più di un secolo forma il vanto
di Castellazzo e dei paesi circonvicini, tra i quali sono degni di speciale memoria:
Casalcermelli, Portanova, Castelspina, Pozzolo, Novi Ligure, Sezzadio, Gamalero,
Borgoratto, Cantalupo, Oviglio. Grazie per cui cresceva la devozione alla potente
Regina di Castellazzo; grazie temporali e spirituali di cui restano le memorie in
ricordi argentei e quadretti dei quali sono letteralmente ricoperte le pareti interne
dell’ormai vasto Santuario.
Le prime grazie
È
pressoché impossibile dare un cenno dei favori distribuiti ai suoi devoti dalla
Madonnina della Creta del Santuario di Castellazzo.
Il primo ad ottenere la grazia dalla Vergine, fu un abitante di Sezzadio, di professione
calzolaio. Egli stesso depose dinnanzi all’arciprete D. Gasti, che, dominato da molti
vizi ed abiti peccaminosi, andando un giorno ad Alessandria passò dinnanzi alla
immagine della Creta dipinta sul pilone o cappelletta sopra menzionata: si sentì
commuovere nel guardare alla Vergine e una voce gli risuonò nel cuore: “Fermati e
prega”. S’inginocchia, prega e la Madre dei peccatori da lui invocata allora e in
seguito con fiduciosa costanza, gli ottenne la conversione e la perseveranza.
Riconoscente portò un quadretto votivo, e si fece apostolo della devozione a Maria
nel paese natio.
Un uomo di Boscomarengo privo quasi interamente della vista avendo udito
delle grazie prodigiose ricevute dalla Madonnina, si fa condurre a Castellazzo, prega
con fede ed ottiene la guarigione.
Una povera inferma di Oviglio era storpia così da non potersi reggere in piedi,
sente narrare di tante grazie della Vergine; ad essa affida la sua guarigione e condotta
alla Cappelletta di Castellazzo vi trova la sospirata salute.
Un uomo di S. Salvatore tratto in pericolo di morte per fiera emottisi (vomito
di sangue); un altro zoppo di Piovera ed altri molti di cui non si ricordano i nomi,
afflitti da lunghe e dolorose infermità ebbero ai piè dell’Immagine miracolosa della
Cappelletta, conforto e guarigione.
Memoranda è la grazia ottenuta nel 1796 dal popolo castellazzese; in
quell’anno infieriva la pestilenza dei bovini in questo paese e nei circonvicini; ma
Castellazzo, a differenza di altri luoghi, ebbe a lamentare ben poco la imminente
terribile calamità che fu nel luogo in pochi casi mortale: e ne furono rese pubbliche
grazie alla Vergine a cui si era con fede ricorso; e ne fanno fede, tabelle votive che
ancor oggi è dato vedere al Santuario. Furono questi i primi quadri votivi offerti dai
devoti beneficati da Maria.
Continuando in seguito la devozione, s’infervorò essa talmente come lasciò
scritto l’Arciprete Gasti: “che vi concorrevano senza interruzione in gran copia non
solo i terrazzani ma anche i forestieri di varie province e nazioni, di ogni età, sesso e
condizione dal Tortonese, dall’Acquese, dal Monferrato e perfino dal Genovesato e
dalla Lomellina”. Si trovano ancora registrate nei libri delle entrate, le elemosine che
giorno per giorno si facevano.
Sovente vi accadeva di trovare innanzi alla Sacra Immagine della Cappelletta o
Pilone campestre, pacchi di monete e d’oro.
Nei medesimi registri si hanno queste precise parole che: “il numero dei divoti
accorrenti era infinito”. Tutte queste prove indiscutibili della predilezione di Maria
SS. a questo luogo, per disporre così i fedeli a rendersi più confidenti nel di Lei
patrocinio e più animosi ad innalzare un tempio splendido e meno indegno della sua
sublime dignità. Innanzi alla Cappelletta nel breve spazio di mesi due, le elemosine
ascesero alla rilevante somma di lire quattromila; ed è veramente ammirabile, che
queste offerte venivano lasciate spontaneamente senza che mai alcuno ne facesse
domanda a favore della Cappelletta. La voce del popolo in questo fatto fu veramente
la voce di Dio che qui voleva glorificata la sua SS. Madre.
In vista di tale devozione Mons. Vincenzo Maria Mossi, Vescovo di
Alessandria, in data 31 luglio 1797 concesse la voluta autorizzazione a cominciare i
progettati lavori per la erigenda Chiesa. L’architetto fu l’alessandrino Zani. Il disegno
voleva tre altari, l’area occupava 40 piedi di lunghezza su 22 di larghezza. Si
cominciarono i lavori nel novembre: tutti concorsero fin dai lontani paesi della
Fraschetta, l’inverno interruppe l’opera che fu con maggior alacrità ripresa alla
primavera e pervenne ad elevarsi ad un metro da terra.
Interruzione della fabbrica – Ripresa dei lavori – Incoronazione vaticana
V
enne il 1800, infausto alle nostre contrade per le guerre che le desolarono.
Dopo la battaglia di Marengo fu stabilito a Castellazzo un ospedale per i
feriti. Si occupò l’area della sunnominata chiesa ad uso cimitero: ma le
straniere mani rapaci rubarono quanto di buono si poté trovare di proprietà del
Santuario: abbattendo così le già belle speranze di veder presto la nuova chiesa
condotta a termine.
Il sedime poi del futuro Santuario venne adibito ad uso di pubblico cimitero
fino al 1839. Abbandonato per il momento il pensiero della nuova chiesa si tornò al
Pilone o Cappelletta, che per mezzo di vari lavori ed aggiunte divenne prima altare
poi devota Cappella, sempre continuando la devozione e il concorso dei fedeli.
Correva l’anno 1836 quando Mons. Pasio Vescovo di Alessandria ottenne
dall’autorità Civile che si togliesse dall’area dell’erigendo Santuario la servitù di
cimitero, e si pensò nuovamente ai lavori. Fu stabilita una Congregazione o Consiglio
di Fabbrica, che si incaricasse della costruzione, raccogliendo all’uopo le necessarie
elemosine. Ed in breve la Chiesa venne terminata ed aperta al culto l’anno 1846,
dopo che lo stesso Mons. Pasio l’ebbe il giorno 8 novembre solennemente benedetta.
Fu allora che con solenne pompa e devota processione, l’antico quadro della
Madonna della Creta, da S. Carlo venne portato alla nuova Chiesa e collocato sopra il
coro dell’altare maggiore.
Pochi giorni passarono e si intraprese a costruire per comodità dei devoti un
andito a modo di corridoio che dalla Chiesa grande conduceva al Santuarietto del
Pilone, sopra del quale nel 1848 fu innalzata un’ampia rotonda. Il Pilone poi, l’anno
1854 venne rivestito di artistico e grandioso monumento di marmo di Carrara, per
opera dei fratelli Bianchetti di Genova.
L’anno 1869 un nuovo altare maggiore di finissimi marmi venne eseguito dai
sigg. Rosetti di Viggiù, altare che contiene sull’icona che ne fa parte, l’antico quadro.
Crescendo intanto sempre più ed in modo straordinario il concorso dei fedeli al
Santuario e le grazie della Vergine, la prodigiosa Immagine il 12 settembre 1880
venne solennemente incoronata da S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Gallo Patriarca di
Costantinopoli, delegato del Rev.mo Capitolo Vaticano, con intervento di Mons.
Vescovo Diocesano Pietro Giocondo Salvaj e dei Vescovi di Acqui Mons. Sciandra,
di Alba Mons. Pampirio e di Bobbio Mons. Porrati, essendo rettore del Santuario il
cav. Batolomeo Pistarini. Feste indimenticabili.
Oh che giorno soave fu quello per tutti i devoti della cara Madonnina! Attirati
da Maria, a schiere a schiere accorsero a migliaia i fedeli da vicine e lontane borgate
e città. La chiesa, la piazza, le vie, i campi adiacenti si videro gremiti di turbe devote.
Nell’ora di mezzodì dopo la Messa Pontificale, la prodigiosa effigie del tempio santo
venne recata in trionfo sotto apposito padiglione sul piazzale. In mezzo alle
sommesse preci dei fedeli, si udì la voce del Patriarca, esclamare nel mentre poneva
la corona in capo alla Vergine: “Sicuti per manus nostras coronaris in terris ita et a
Cristo, gloria et honore coronari mereamur in coelis”. Amen, esclamò
l’innumerevole popolo accorso, e lacrime di dolcissima consolazione si videro
scorrere dagli occhi di molti. Il Patriarca ed i Vescovi si recarono quindi alla Rotonda
del Pilone e quivi si ripeté la medesima sacra cerimonia in mezzo al giubilo
universale. Tre giorni durarono le feste e per chiusura di esse, il giorno 14 settembre
ebbe luogo la processione generale col trasporto dell’Immagine Incoronata.
Colla Incoronazione vaticana, il Santuario di Castellazzo veniva ad essere
annoverato tra i Santuari più celebri della cristianità, mentre la prodigiosa immagine
era adornata di nuova fulgentissima gloria ad onore di Maria SS. già costituita del suo
Divin Figlio, Regina universale dei cielo e della terra.
In questi anni nell’occasione della sua permanenza a Castellazzo presso i
parenti Marchesi Centurione-Spinola, si prostrava sovente in preghiera appié della
Madonna di Castellazzo un giovane di nobile famiglia, l’avv. Giacomo Marchese
Della Chiesa, prescelto da Dio a sedere sulla Cattedra di S. Pietro, successore a Pio
X, col nome di Benedetto XV. Egli stesso amava ricordare questo devoto Santuario
nelle udienze agli alessandrini; ed il 25 settembre 1915, per mezzo del Card.
Gasparri, Segretario di Stato ebbe a scrivere al Rettore D. Buscaglia: “Di aver gradito
assai le copie del Bollettino del santuario, perché avevano risvegliata nel paterno suo
cuore la memoria dei giorni in cui veniva a pregare innanzi alla Vergine SS. di
Castellazzo”.
Nuovi ampliamenti della Chiesa
Compimento definitivo del Santuario
L
a Chiesa edificata nel 1846 essendo ancora specialmente nei giorni di maggior
concorso affatto insufficiente a contenere le moltitudini devote, Mons. Salvaj
di venerata memoria, nella visita pastorale a Castellazzo il 6 settembre 1881,
nell’adunanza dell’Amministrazione vivamente raccomandò l’ampliamento del
Santuario. E nel 1886 si poté finalmente porre mano all’opera.
La Chiesa edificata nell’anno 1846 aveva di lunghezza metri 10 sotto la cupola
e metri 8 nel presbiterio e coro; in tutto metri 18; e la larghezza era di metri 9. Venne
deciso di continuare dalla parte d’entrata il disegno del presbiterio e del coro,
aggiungendo così quasi 8 metri di costruzione per cui la Chiesa venne ad avere metri
28 circa di lunghezza.
Secondo il progetto poi, dell’architetto comm. G. Boidi Trotti di onorata
memoria, questa doveva essere la larghezza della futura Chiesa definitiva. Nel 1890
si proseguì l’opera e si aggiunsero da fianco alla cupola verso nord metri 15 di
costruzione da servire per Sancta Sanctorum e pel coro. Nel 1902, si continuò il
disegno dalla parte di mezzodì ed in poco tempo si ebbe la consolazione di vedere
innalzata da terra la nuova fabbrica aggiunta, lunga metri 21 e larga metri 19, con 18
nuove colonne, 2 cappelle laterali, più 4 tribune e sottostanti coretti.
Questo disegno vene condotto a termine (non però del tutto, mancando l’atrio
in facciata e altre opere esterne) nel 1904.
Finalmente nel 1905 si eseguì il trasporto dell’altare maggiore di marmo, nel
nuovo presbiterio, si abbatté il muro che ancora divideva la vecchia Chiesa dal nuovo
ampliamento e con approvazione generale apparve nella propria maestosa imponenza
tutta la nuova Chiesa del santuario della lunghezza totale di metri 48, interno, e
larghezza massima metri 28, ornata da 40 colonne isolate d’ordine corinzio delle
quali 36 interne e 4 che dovevano innalzarsi nella facciata esterna tuttora da costruire
unitamente ad un magnifico frontone ad atrio fra due svelti campanili di metri 42 che
maestosi dovevano erigersi da un lato e dall’altro della facciata, in fondo alla quale
emergerà la gran cupola di metri 40 circa (presentemente vi è solo la vecchia cupola
di metri 25).
La Chiesa venne solennemente benedetta per delegazione di Mons. Vescovo,
dal Vicario Generale Mons. Giuseppe Villa il 31 agosto 1905; e nei giorni 8, 9, 10
settembre, con intervento di Mons. Vescovo diocesano Giuseppe Capecci, di Mons.
Pulciano Arcivescovo di Genova e di Mons. Disma Marchese Vescovo di Acqui, si
celebrarono feste solennissime pel 25° anniversario dell’Incoronazione Vaticana e per
inaugurazione dei lavori eseguiti.
Quando l’opera di ampliamento del Santuario, sarà anche nella cupola
perfettamente finita secondo il disegno dell’architetto prof. Comm. Giusepe Boidi
Trotti, senza dubbio il Santuario della Madonna di Castellazzo risulterà uno dei più
belli e più devoti del Piemonte. Si potrà allora con tutta ragione incidere a caratteri
d’oro sul frontone della Chiesa queste parole: “Aedificavit sibi domum Maria!”. Frase
che compendia tutta la storia del Santuario dall’anno 1781 fino ai nostri giorni, e
questo Tempio monumentale resterà a perenne ricordo nei secoli futuri, fino ai più
tardi nipoti, della grande devozione di queste popolazioni verso la Vergine SS. di
Castellazzo.
Furto sacrilego
Avvenne la notte del 9 al 10 dicembre 1919 quando da ignoti ladri furono
asportate le quattro corone della Madonna e del S. Bambino e altri oggetti preziosi.
A riparazione dell’esecrando sacrilegio oltre a molte altre solenni funzioni,
furono fatte feste grandissime per la nuova incoronazione dal 25 agosto al 5
settembre del 1920 coll’intervento di Sua Em.za Rev.ma il Card. Oreste Giorni,
Penitenziere Maggiore di Roma per delegazione speciale di Sua Santità Benedetto
XV, di Mons. Gamberoni Arcivescovo di Vercelli, Mons. Guerra Arcivescovo di
Santiago di Cuba, Mons. Ressia Vescovo di Mondovì, Mons. Travaini Vescovo di
Fossano, oltre il Vescovo di Alessandria Mons. Giosuè Signori.
Costruzione della facciata monumentale
Fu dato inizio ai lavori il 17 febbraio 1923 e furono terminati nel 1924. La
facciata fu solennemente benedetta il 28 settembre 1924 da Sua Ecc.za Mons.
Nicolao Milone, Vescovo di Alessandria con grande concorso di popolo ed intervento
delle autorità locali. Lo stesso anno (2 settembre) fu celebrata al Santuario una
solenne Giornata eucaristica coll’intervento di S. E. Nicolao Milone, con adunanze di
studio e con grandiosa trionfale processione per le vie del paese.
Feste trecentenarie
Nel 1931 fu solennizzato il XV centenario del Concilio di Efeso, e il III
centenario del nostro Santuario, coll’intervento di Mons. Giacomo Montanelli,
Arcivescovo di Vercelli, Mons. Nicolao Milone, Vescovo di Alessandria, Mons.
Mazzini Vescovo di Filadelfia, Mons. Capettini, Vescovi di Avaria, Mons. Pella,
Vescovo di Casale. Al pomeriggio della domenica 13 settembre processione
d’indescrivibile imponenza per le vie del paese festosamente addobbate. Ala sera
grandiosa illuminazione della Chiesa, della facciata del Santuario e di tutte le case del
paese.
Visite auguste
Il giorno 25 ottobre 1931 S. A. R. Principe ereditario Umberto di Piemonte e S.
A. R. la Principessa Maria visitarono in forma ufficiale questo Santuario assistendo a
religiosa funzione.
Il giorno 2 settembre 1937, S. Em.za il Card. Tommaso Pio Baggiani, O. P.,
Vescovo suburbicario di Porto e S. Rufina, Cancelliere di S. Romana Chiesa, celebrò
la S. Messa al Santuario, aggiungendo l’offerta di dono preziosissimi.
Altro furto sacrilego
Avvenne la notte dal 14 al 15 aprile 1939 in cui di nuovo ignoti ladri
asportarono le 4 corone della Vergine del S. Bambino e altri oggetti preziosi. Di
nuovo furono celebrate solenni funzioni riparatrici per preparare una nuova grandiosa
incoronazione per il 1° settembre 1939.
Serie Cronologica
1631 – Costruzione della primitiva Chiesa della Beata Vergine della Creta per
opera di Giovanni Viola, castellazzese.
1640 – Erezione di un Beneficio ecclesiastico fondato da Giovanni Viola ed
attribuzione del medesimo al chierico Berio Francesco Antonio.
1691 – Diacono Pietro Giovanni Colombo.
1713 – Chierico Giovanni Giacomo Colombo.
1762 – Prati de Pelati D. Cristoforo, Arciprete di San Carlo.
1763 – Demolizione della Chiesa. Trasporto nella parrocchiale di S. Carlo del
quadro della Madonnina. Annessione provvisoria del Beneficio all’Arcipretura.
1781 – Fondazione della Cappelletta o Pilone campestre.
Amministratori della Cappelletta
1781 – Arciprete D. Guglielmo Gasti.
1796 – Canonici Giovanni Maria Panizza e Filippo Moccagatta.
1798 – Canonici Giuseppe Maria Sardi e Antonio Francesco Boidi.
1807 – Canonico D. Filippo Bruno.
1825 – D. Giovanni Battista Bruno.
1830 – Arciprete Giuseppe Maria Panizza.
1835 – Padre Carlo Maria Panizza, Domenicano.
1837 – Sig. Giovanni Nicola Panizza.
Rettori del Santuario
1846 – Sac. Cav. D. Bartolomeo Pistarini.
1882 – Sac. Merlo D. Stefano, ex parroco di Spinetta M.go.
1885 – Sac. D. Giuseppe Panizza, ex Prevosto di Precetto.
1901 – Sac. Giovanni Buscaglia.
1935 – Sa. Teol. Giovanni Mussa.
Alla Vergine SS. di Castellazzo – Ode
Di Gamondio o gran Regina
Ai tuoi piedi supplicante
Mira un popolo esultante
Che si vuole a te sacrar.
Quant’è caro al nostro cuore
Il trovarsi a te d’accanto
Ai tuoi piedi il duolo, il pianto
Si converte in gaudio ognor.
Quei sì cari e lieti sguardi
Volgi a noi, Madre amorosa.
E per noi prega pietosa
Il tuo caro amato Ben.
Della Creta o gran Signora,
Mira il debol nostro frale,
Tu lo scampa da ogni male
Finché giunga teco in ciel.
Di Gamondio i padri antichi
Accorrendo a squadre a squadre
Te gloriosa e pia Madre
Coi lor inni salutar.
O potente calamita,
Delle grazie dispensiera,
Che traesti a schiera a schiera
D’ogni popolo il fedel.
O amabile Maria.
Noi da te vogliamo un dono,
Delle colpe un pien perdono
Colla grazia del Signor.
Te gloriosa predichiamo
Nostra speme e nostra vita,
Nostro gaudio e nostra aita
Sii in morte nostra ancor.
Noi saremo o cara Madre
I tuoi figli prediletti,
I più caldi nostri affetti
Saran sempre sacri a Te.
O Maria della Creta,
Quel Gesù che in grembo tieni
Deh! lo prega e lo previeni
Pel meschino peccator.
Ecco il nostro cuor, Maria.
Lo poniamo sotto il tuo manto,
Tu lo serba puro e santo
Dalle insidie dell’error.
O pietosa Madonnina
Di Gamondio gloria e onor,
Fa che un dì con Te veniamo
A lodare il Salvator.
Preghiera alla Madonna di Castellazzo
1.
O Vergine Santissima, che colle innumerevoli grazie compartite ai vostri
divoti in questo luogo, voleste che qui edificata vi fosse una chiesa; noi ci prostriamo
innanzi alla Vostra Sacra Immagine per supplicarvi di essere con noi pure larga delle
vostre grazie più elette, come lo foste coi padri nostri. Ave Maria.
2.
O Maria SS., Speranza nostra, quell’amabile Bambino, che Voi tanto
teneramente tenete stretto al vostro cuore, ci addita colla sua mano Voi, che siete
anche la Madre nostra e sembra dirci: “Se volete grazie ricorrete fiduciosi alla Madre
mia”; dunque, o gran Vergine, per l’amore che portate al vostro Divin Figliuolo
concedeteci la grazia di essere costantemente fedeli alla divina sua legge. Ave Maria.
3.
O Beatissima Vergine Maria, che voleste in questo santuario essere
chiamata Regina e Madre della Creta, rivolgete i vostri occhi pietosi verso di noi
miseri vasi di fragile creta; che portiamo in questi un grande tesoro, il tesoro cioè
dell’anima nostra, e salvate colla vostra onnipotente intercessione le nostre anime, ch
sono state redente col prezioso Sangue del Vostro Divin Figlio. Ave Maria.
4.
O Pietosissima Madre nostra Maria, vedete quanti nemici da ogni parte
ci stringono per muoverci guerra; in tale frangente a Voi ricorriamo colla più grande
confidenza e vi preghiamo di fortificare talmente cola grazia del vostro Divin
Figliuolo la nostra corrotta natura, onde trionfando sempre della nostra debolezza
vinciamo i nostri nemici. Ave Maria.
5.
O Vergine SS. di Castellazzo, che per decreto del Capitolo Vaticano,
siete la nostra incoronata Regina, questo favore soprattutto vi chiediamo e fate che
ve lo domandiamo sempre, che la grazia di Dio abiti in noi in tutti i giorni della
nostra vita. Il demonio, la carne, il mondo che ci tribolano, esulterebbero se noi
fossimo smossi dalla retta via e cadessimo a terra, ma noi nella misericordia vostra, o
Maria, abbiamo sperato e non saremo confusi in eterno. Ave Maria.
6.
Vi preghiamo ancora o gran Vergine, Nostra Signora, per tutte le grazie
temporali che, presentemente ci abbisognano per noi e pei nostri cari, se sono utili
alla salute dell’anima nostra. (Si chieda la grazia speciale) Speriamo nella vostra
bontà e potenza; dite, o Maria, una parola soltanto in nostro favore al vostra
benedetto Figliuolo e noi saremo esauditi. Ave Maria.
7.
O gran Madre di Dio che tanto foste umile da esser fatta degna di essere
la madre del Verbo Eterno, ricordatevi di noi. Mater Dei. Memento mei. Donateci la
santa umiltà, della quale ornati, otteniamo da Dio quell’aiuto efficace che Egli ha
promesso agli umili di cuore e la perseveranza finale, onde un giorno giungiamo
innanzi al vostro trono di misericordia a baciare quella mano che sparse su di noi
tante beneficenze ed a ringraziarvi per tutta l’eternità. Ave Maria. Salve Regina.
+ Fra Giuseppe, Vescovo