Santuario della Beata Vergine della Creta
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Santuario della Beata Vergine della Creta
Origine del culto alla Madonna di Castellazzo L a prima origine del culto alla Madonna di Castellazzo risale al secolo XVII. Risulta da istrumento in data 28 luglio 1631, conservato nella Curia di Alessandria, che certo Giovanni Viola notabile e pia persona del luogo, coadiuvato da altre pie persone, terminò l’anno 1631 la costruzione di una chiesetta campestre sotto il titolo della Vergine della Creta con donazione conveniente, e coll’obbligo di due Messe alla settimana, il mercoledì e la domenica. La chiesa era di piccole dimensioni, coperta interamente non da volta, ma da solaio, e sull’altare il predetto Viola esponeva alla pubblica venerazione un quadro dedicato alla Madonna. Questo quadro si conserva tutt’ora, sull’altar maggiore, impostato su lastra di marmo a forma di cornice. La S. Vergine vi è rappresentata vestita di abito rosso, con largo manto color celeste che dal capo discende e lascia visibili ambo le braccia. Il manto è guarnito di largo gallone a color giallo: una corona ne cinge la venerata fronte, e fra le braccia tiene il Bambino Gesù in bianca veste, che in una mano sorregge il mondo e coll’altra addita la sua SS. Madre, quasi dicendo: Se vuoi grazie ricorri alla Madre mia. Oggetto di lunghe disputazioni fu la venerata immagine, per ciò che riguarda la sua provenienza, sostenendo alcuni che appunto si chiami la Vergine della Creta, perché provenga il quadro dall’Isola di Creta, o Candia, e negando altri questa quasi del tutto gratuita affermazione. Non è del caso recare tutte le prove di tale questione: ma possiamo dire che ulteriori ricerche, condotte con diligente pazienza e coronate da buon esito permettono di affermare con sicurezza che l’immagine della Creta in Castellazzo è copia fedele della immagine di M. V. di Crea, presso Casale, detta, anche talvolta, Madonna della Creta, o Beata Virgo de Creta. Atterramento della vecchia chiesa C osì umili principii ebbe la devozione alla Madonnina in Castellazzo. Ma come se questo non bastasse a dichiarare la potenza di Maria che dal poco sa trarre grandi cose, avvenne col decorrere degli anni, che le frequenti inondazioni del fiume Bormida, scorrente non lontano, ridussero a mal partito i beni stabili del beneficio e ridussero la chiesetta medesima in condizioni da non poter più decorosamente essere officiata. Per cui Mons. Derossi, Vescovo di Alessandria ne ordinò la demolizione con decreto 11 novembre 1763. I materiali si adoperarono per la costruzione del campanile e della sacrestia della parrocchiale di San Carlo. Il quadro della Vergine fu collocato nella cappella di San Nicolò da Bari che è nella suddetta chiesa di San Carlo a sinistra di chi entra presso alla porta maggiore. Così della prima chiesa alla Vergine, solo rimaneva la memoria e i devoti, passanti dinnanzi a quel luogo si scoprivano il capo e pregavano: onde l’Arciprete di San Carlo Don Guglielmo Gasti ordinò che in quel sito si erigesse una croce, l’anno 1776; e nel 1781 ottenuto l’approvazione di Mons. De Rossi Vescovo di Alessandria, fece costruire sul posto dell’antica Chiesa, una cappelletta entro la quale fece dipingere l’effigie di Maria Vergine col Bambino fra le braccia in tutto simile all’immagine della Madonnina esistente in San Carlo. Intorno a questa cappelletta si accese come grande incendio quella devozione alla Vergine che da più di un secolo forma il vanto di Castellazzo e dei paesi circonvicini, tra i quali sono degni di speciale memoria: Casalcermelli, Portanova, Castelspina, Pozzolo, Novi Ligure, Sezzadio, Gamalero, Borgoratto, Cantalupo, Oviglio. Grazie per cui cresceva la devozione alla potente Regina di Castellazzo; grazie temporali e spirituali di cui restano le memorie in ricordi argentei e quadretti dei quali sono letteralmente ricoperte le pareti interne dell’ormai vasto Santuario. Le prime grazie È pressoché impossibile dare un cenno dei favori distribuiti ai suoi devoti dalla Madonnina della Creta del Santuario di Castellazzo. Il primo ad ottenere la grazia dalla Vergine, fu un abitante di Sezzadio, di professione calzolaio. Egli stesso depose dinnanzi all’arciprete D. Gasti, che, dominato da molti vizi ed abiti peccaminosi, andando un giorno ad Alessandria passò dinnanzi alla immagine della Creta dipinta sul pilone o cappelletta sopra menzionata: si sentì commuovere nel guardare alla Vergine e una voce gli risuonò nel cuore: “Fermati e prega”. S’inginocchia, prega e la Madre dei peccatori da lui invocata allora e in seguito con fiduciosa costanza, gli ottenne la conversione e la perseveranza. Riconoscente portò un quadretto votivo, e si fece apostolo della devozione a Maria nel paese natio. Un uomo di Boscomarengo privo quasi interamente della vista avendo udito delle grazie prodigiose ricevute dalla Madonnina, si fa condurre a Castellazzo, prega con fede ed ottiene la guarigione. Una povera inferma di Oviglio era storpia così da non potersi reggere in piedi, sente narrare di tante grazie della Vergine; ad essa affida la sua guarigione e condotta alla Cappelletta di Castellazzo vi trova la sospirata salute. Un uomo di S. Salvatore tratto in pericolo di morte per fiera emottisi (vomito di sangue); un altro zoppo di Piovera ed altri molti di cui non si ricordano i nomi, afflitti da lunghe e dolorose infermità ebbero ai piè dell’Immagine miracolosa della Cappelletta, conforto e guarigione. Memoranda è la grazia ottenuta nel 1796 dal popolo castellazzese; in quell’anno infieriva la pestilenza dei bovini in questo paese e nei circonvicini; ma Castellazzo, a differenza di altri luoghi, ebbe a lamentare ben poco la imminente terribile calamità che fu nel luogo in pochi casi mortale: e ne furono rese pubbliche grazie alla Vergine a cui si era con fede ricorso; e ne fanno fede, tabelle votive che ancor oggi è dato vedere al Santuario. Furono questi i primi quadri votivi offerti dai devoti beneficati da Maria. Continuando in seguito la devozione, s’infervorò essa talmente come lasciò scritto l’Arciprete Gasti: “che vi concorrevano senza interruzione in gran copia non solo i terrazzani ma anche i forestieri di varie province e nazioni, di ogni età, sesso e condizione dal Tortonese, dall’Acquese, dal Monferrato e perfino dal Genovesato e dalla Lomellina”. Si trovano ancora registrate nei libri delle entrate, le elemosine che giorno per giorno si facevano. Sovente vi accadeva di trovare innanzi alla Sacra Immagine della Cappelletta o Pilone campestre, pacchi di monete e d’oro. Nei medesimi registri si hanno queste precise parole che: “il numero dei divoti accorrenti era infinito”. Tutte queste prove indiscutibili della predilezione di Maria SS. a questo luogo, per disporre così i fedeli a rendersi più confidenti nel di Lei patrocinio e più animosi ad innalzare un tempio splendido e meno indegno della sua sublime dignità. Innanzi alla Cappelletta nel breve spazio di mesi due, le elemosine ascesero alla rilevante somma di lire quattromila; ed è veramente ammirabile, che queste offerte venivano lasciate spontaneamente senza che mai alcuno ne facesse domanda a favore della Cappelletta. La voce del popolo in questo fatto fu veramente la voce di Dio che qui voleva glorificata la sua SS. Madre. In vista di tale devozione Mons. Vincenzo Maria Mossi, Vescovo di Alessandria, in data 31 luglio 1797 concesse la voluta autorizzazione a cominciare i progettati lavori per la erigenda Chiesa. L’architetto fu l’alessandrino Zani. Il disegno voleva tre altari, l’area occupava 40 piedi di lunghezza su 22 di larghezza. Si cominciarono i lavori nel novembre: tutti concorsero fin dai lontani paesi della Fraschetta, l’inverno interruppe l’opera che fu con maggior alacrità ripresa alla primavera e pervenne ad elevarsi ad un metro da terra. Interruzione della fabbrica – Ripresa dei lavori – Incoronazione vaticana V enne il 1800, infausto alle nostre contrade per le guerre che le desolarono. Dopo la battaglia di Marengo fu stabilito a Castellazzo un ospedale per i feriti. Si occupò l’area della sunnominata chiesa ad uso cimitero: ma le straniere mani rapaci rubarono quanto di buono si poté trovare di proprietà del Santuario: abbattendo così le già belle speranze di veder presto la nuova chiesa condotta a termine. Il sedime poi del futuro Santuario venne adibito ad uso di pubblico cimitero fino al 1839. Abbandonato per il momento il pensiero della nuova chiesa si tornò al Pilone o Cappelletta, che per mezzo di vari lavori ed aggiunte divenne prima altare poi devota Cappella, sempre continuando la devozione e il concorso dei fedeli. Correva l’anno 1836 quando Mons. Pasio Vescovo di Alessandria ottenne dall’autorità Civile che si togliesse dall’area dell’erigendo Santuario la servitù di cimitero, e si pensò nuovamente ai lavori. Fu stabilita una Congregazione o Consiglio di Fabbrica, che si incaricasse della costruzione, raccogliendo all’uopo le necessarie elemosine. Ed in breve la Chiesa venne terminata ed aperta al culto l’anno 1846, dopo che lo stesso Mons. Pasio l’ebbe il giorno 8 novembre solennemente benedetta. Fu allora che con solenne pompa e devota processione, l’antico quadro della Madonna della Creta, da S. Carlo venne portato alla nuova Chiesa e collocato sopra il coro dell’altare maggiore. Pochi giorni passarono e si intraprese a costruire per comodità dei devoti un andito a modo di corridoio che dalla Chiesa grande conduceva al Santuarietto del Pilone, sopra del quale nel 1848 fu innalzata un’ampia rotonda. Il Pilone poi, l’anno 1854 venne rivestito di artistico e grandioso monumento di marmo di Carrara, per opera dei fratelli Bianchetti di Genova. L’anno 1869 un nuovo altare maggiore di finissimi marmi venne eseguito dai sigg. Rosetti di Viggiù, altare che contiene sull’icona che ne fa parte, l’antico quadro. Crescendo intanto sempre più ed in modo straordinario il concorso dei fedeli al Santuario e le grazie della Vergine, la prodigiosa Immagine il 12 settembre 1880 venne solennemente incoronata da S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Gallo Patriarca di Costantinopoli, delegato del Rev.mo Capitolo Vaticano, con intervento di Mons. Vescovo Diocesano Pietro Giocondo Salvaj e dei Vescovi di Acqui Mons. Sciandra, di Alba Mons. Pampirio e di Bobbio Mons. Porrati, essendo rettore del Santuario il cav. Batolomeo Pistarini. Feste indimenticabili. Oh che giorno soave fu quello per tutti i devoti della cara Madonnina! Attirati da Maria, a schiere a schiere accorsero a migliaia i fedeli da vicine e lontane borgate e città. La chiesa, la piazza, le vie, i campi adiacenti si videro gremiti di turbe devote. Nell’ora di mezzodì dopo la Messa Pontificale, la prodigiosa effigie del tempio santo venne recata in trionfo sotto apposito padiglione sul piazzale. In mezzo alle sommesse preci dei fedeli, si udì la voce del Patriarca, esclamare nel mentre poneva la corona in capo alla Vergine: “Sicuti per manus nostras coronaris in terris ita et a Cristo, gloria et honore coronari mereamur in coelis”. Amen, esclamò l’innumerevole popolo accorso, e lacrime di dolcissima consolazione si videro scorrere dagli occhi di molti. Il Patriarca ed i Vescovi si recarono quindi alla Rotonda del Pilone e quivi si ripeté la medesima sacra cerimonia in mezzo al giubilo universale. Tre giorni durarono le feste e per chiusura di esse, il giorno 14 settembre ebbe luogo la processione generale col trasporto dell’Immagine Incoronata. Colla Incoronazione vaticana, il Santuario di Castellazzo veniva ad essere annoverato tra i Santuari più celebri della cristianità, mentre la prodigiosa immagine era adornata di nuova fulgentissima gloria ad onore di Maria SS. già costituita del suo Divin Figlio, Regina universale dei cielo e della terra. In questi anni nell’occasione della sua permanenza a Castellazzo presso i parenti Marchesi Centurione-Spinola, si prostrava sovente in preghiera appié della Madonna di Castellazzo un giovane di nobile famiglia, l’avv. Giacomo Marchese Della Chiesa, prescelto da Dio a sedere sulla Cattedra di S. Pietro, successore a Pio X, col nome di Benedetto XV. Egli stesso amava ricordare questo devoto Santuario nelle udienze agli alessandrini; ed il 25 settembre 1915, per mezzo del Card. Gasparri, Segretario di Stato ebbe a scrivere al Rettore D. Buscaglia: “Di aver gradito assai le copie del Bollettino del santuario, perché avevano risvegliata nel paterno suo cuore la memoria dei giorni in cui veniva a pregare innanzi alla Vergine SS. di Castellazzo”. Nuovi ampliamenti della Chiesa Compimento definitivo del Santuario L a Chiesa edificata nel 1846 essendo ancora specialmente nei giorni di maggior concorso affatto insufficiente a contenere le moltitudini devote, Mons. Salvaj di venerata memoria, nella visita pastorale a Castellazzo il 6 settembre 1881, nell’adunanza dell’Amministrazione vivamente raccomandò l’ampliamento del Santuario. E nel 1886 si poté finalmente porre mano all’opera. La Chiesa edificata nell’anno 1846 aveva di lunghezza metri 10 sotto la cupola e metri 8 nel presbiterio e coro; in tutto metri 18; e la larghezza era di metri 9. Venne deciso di continuare dalla parte d’entrata il disegno del presbiterio e del coro, aggiungendo così quasi 8 metri di costruzione per cui la Chiesa venne ad avere metri 28 circa di lunghezza. Secondo il progetto poi, dell’architetto comm. G. Boidi Trotti di onorata memoria, questa doveva essere la larghezza della futura Chiesa definitiva. Nel 1890 si proseguì l’opera e si aggiunsero da fianco alla cupola verso nord metri 15 di costruzione da servire per Sancta Sanctorum e pel coro. Nel 1902, si continuò il disegno dalla parte di mezzodì ed in poco tempo si ebbe la consolazione di vedere innalzata da terra la nuova fabbrica aggiunta, lunga metri 21 e larga metri 19, con 18 nuove colonne, 2 cappelle laterali, più 4 tribune e sottostanti coretti. Questo disegno vene condotto a termine (non però del tutto, mancando l’atrio in facciata e altre opere esterne) nel 1904. Finalmente nel 1905 si eseguì il trasporto dell’altare maggiore di marmo, nel nuovo presbiterio, si abbatté il muro che ancora divideva la vecchia Chiesa dal nuovo ampliamento e con approvazione generale apparve nella propria maestosa imponenza tutta la nuova Chiesa del santuario della lunghezza totale di metri 48, interno, e larghezza massima metri 28, ornata da 40 colonne isolate d’ordine corinzio delle quali 36 interne e 4 che dovevano innalzarsi nella facciata esterna tuttora da costruire unitamente ad un magnifico frontone ad atrio fra due svelti campanili di metri 42 che maestosi dovevano erigersi da un lato e dall’altro della facciata, in fondo alla quale emergerà la gran cupola di metri 40 circa (presentemente vi è solo la vecchia cupola di metri 25). La Chiesa venne solennemente benedetta per delegazione di Mons. Vescovo, dal Vicario Generale Mons. Giuseppe Villa il 31 agosto 1905; e nei giorni 8, 9, 10 settembre, con intervento di Mons. Vescovo diocesano Giuseppe Capecci, di Mons. Pulciano Arcivescovo di Genova e di Mons. Disma Marchese Vescovo di Acqui, si celebrarono feste solennissime pel 25° anniversario dell’Incoronazione Vaticana e per inaugurazione dei lavori eseguiti. Quando l’opera di ampliamento del Santuario, sarà anche nella cupola perfettamente finita secondo il disegno dell’architetto prof. Comm. Giusepe Boidi Trotti, senza dubbio il Santuario della Madonna di Castellazzo risulterà uno dei più belli e più devoti del Piemonte. Si potrà allora con tutta ragione incidere a caratteri d’oro sul frontone della Chiesa queste parole: “Aedificavit sibi domum Maria!”. Frase che compendia tutta la storia del Santuario dall’anno 1781 fino ai nostri giorni, e questo Tempio monumentale resterà a perenne ricordo nei secoli futuri, fino ai più tardi nipoti, della grande devozione di queste popolazioni verso la Vergine SS. di Castellazzo. Furto sacrilego Avvenne la notte del 9 al 10 dicembre 1919 quando da ignoti ladri furono asportate le quattro corone della Madonna e del S. Bambino e altri oggetti preziosi. A riparazione dell’esecrando sacrilegio oltre a molte altre solenni funzioni, furono fatte feste grandissime per la nuova incoronazione dal 25 agosto al 5 settembre del 1920 coll’intervento di Sua Em.za Rev.ma il Card. Oreste Giorni, Penitenziere Maggiore di Roma per delegazione speciale di Sua Santità Benedetto XV, di Mons. Gamberoni Arcivescovo di Vercelli, Mons. Guerra Arcivescovo di Santiago di Cuba, Mons. Ressia Vescovo di Mondovì, Mons. Travaini Vescovo di Fossano, oltre il Vescovo di Alessandria Mons. Giosuè Signori. Costruzione della facciata monumentale Fu dato inizio ai lavori il 17 febbraio 1923 e furono terminati nel 1924. La facciata fu solennemente benedetta il 28 settembre 1924 da Sua Ecc.za Mons. Nicolao Milone, Vescovo di Alessandria con grande concorso di popolo ed intervento delle autorità locali. Lo stesso anno (2 settembre) fu celebrata al Santuario una solenne Giornata eucaristica coll’intervento di S. E. Nicolao Milone, con adunanze di studio e con grandiosa trionfale processione per le vie del paese. Feste trecentenarie Nel 1931 fu solennizzato il XV centenario del Concilio di Efeso, e il III centenario del nostro Santuario, coll’intervento di Mons. Giacomo Montanelli, Arcivescovo di Vercelli, Mons. Nicolao Milone, Vescovo di Alessandria, Mons. Mazzini Vescovo di Filadelfia, Mons. Capettini, Vescovi di Avaria, Mons. Pella, Vescovo di Casale. Al pomeriggio della domenica 13 settembre processione d’indescrivibile imponenza per le vie del paese festosamente addobbate. Ala sera grandiosa illuminazione della Chiesa, della facciata del Santuario e di tutte le case del paese. Visite auguste Il giorno 25 ottobre 1931 S. A. R. Principe ereditario Umberto di Piemonte e S. A. R. la Principessa Maria visitarono in forma ufficiale questo Santuario assistendo a religiosa funzione. Il giorno 2 settembre 1937, S. Em.za il Card. Tommaso Pio Baggiani, O. P., Vescovo suburbicario di Porto e S. Rufina, Cancelliere di S. Romana Chiesa, celebrò la S. Messa al Santuario, aggiungendo l’offerta di dono preziosissimi. Altro furto sacrilego Avvenne la notte dal 14 al 15 aprile 1939 in cui di nuovo ignoti ladri asportarono le 4 corone della Vergine del S. Bambino e altri oggetti preziosi. Di nuovo furono celebrate solenni funzioni riparatrici per preparare una nuova grandiosa incoronazione per il 1° settembre 1939. Serie Cronologica 1631 – Costruzione della primitiva Chiesa della Beata Vergine della Creta per opera di Giovanni Viola, castellazzese. 1640 – Erezione di un Beneficio ecclesiastico fondato da Giovanni Viola ed attribuzione del medesimo al chierico Berio Francesco Antonio. 1691 – Diacono Pietro Giovanni Colombo. 1713 – Chierico Giovanni Giacomo Colombo. 1762 – Prati de Pelati D. Cristoforo, Arciprete di San Carlo. 1763 – Demolizione della Chiesa. Trasporto nella parrocchiale di S. Carlo del quadro della Madonnina. Annessione provvisoria del Beneficio all’Arcipretura. 1781 – Fondazione della Cappelletta o Pilone campestre. Amministratori della Cappelletta 1781 – Arciprete D. Guglielmo Gasti. 1796 – Canonici Giovanni Maria Panizza e Filippo Moccagatta. 1798 – Canonici Giuseppe Maria Sardi e Antonio Francesco Boidi. 1807 – Canonico D. Filippo Bruno. 1825 – D. Giovanni Battista Bruno. 1830 – Arciprete Giuseppe Maria Panizza. 1835 – Padre Carlo Maria Panizza, Domenicano. 1837 – Sig. Giovanni Nicola Panizza. Rettori del Santuario 1846 – Sac. Cav. D. Bartolomeo Pistarini. 1882 – Sac. Merlo D. Stefano, ex parroco di Spinetta M.go. 1885 – Sac. D. Giuseppe Panizza, ex Prevosto di Precetto. 1901 – Sac. Giovanni Buscaglia. 1935 – Sa. Teol. Giovanni Mussa. Alla Vergine SS. di Castellazzo – Ode Di Gamondio o gran Regina Ai tuoi piedi supplicante Mira un popolo esultante Che si vuole a te sacrar. Quant’è caro al nostro cuore Il trovarsi a te d’accanto Ai tuoi piedi il duolo, il pianto Si converte in gaudio ognor. Quei sì cari e lieti sguardi Volgi a noi, Madre amorosa. E per noi prega pietosa Il tuo caro amato Ben. Della Creta o gran Signora, Mira il debol nostro frale, Tu lo scampa da ogni male Finché giunga teco in ciel. Di Gamondio i padri antichi Accorrendo a squadre a squadre Te gloriosa e pia Madre Coi lor inni salutar. O potente calamita, Delle grazie dispensiera, Che traesti a schiera a schiera D’ogni popolo il fedel. O amabile Maria. Noi da te vogliamo un dono, Delle colpe un pien perdono Colla grazia del Signor. Te gloriosa predichiamo Nostra speme e nostra vita, Nostro gaudio e nostra aita Sii in morte nostra ancor. Noi saremo o cara Madre I tuoi figli prediletti, I più caldi nostri affetti Saran sempre sacri a Te. O Maria della Creta, Quel Gesù che in grembo tieni Deh! lo prega e lo previeni Pel meschino peccator. Ecco il nostro cuor, Maria. Lo poniamo sotto il tuo manto, Tu lo serba puro e santo Dalle insidie dell’error. O pietosa Madonnina Di Gamondio gloria e onor, Fa che un dì con Te veniamo A lodare il Salvator. Preghiera alla Madonna di Castellazzo 1. O Vergine Santissima, che colle innumerevoli grazie compartite ai vostri divoti in questo luogo, voleste che qui edificata vi fosse una chiesa; noi ci prostriamo innanzi alla Vostra Sacra Immagine per supplicarvi di essere con noi pure larga delle vostre grazie più elette, come lo foste coi padri nostri. Ave Maria. 2. O Maria SS., Speranza nostra, quell’amabile Bambino, che Voi tanto teneramente tenete stretto al vostro cuore, ci addita colla sua mano Voi, che siete anche la Madre nostra e sembra dirci: “Se volete grazie ricorrete fiduciosi alla Madre mia”; dunque, o gran Vergine, per l’amore che portate al vostro Divin Figliuolo concedeteci la grazia di essere costantemente fedeli alla divina sua legge. Ave Maria. 3. O Beatissima Vergine Maria, che voleste in questo santuario essere chiamata Regina e Madre della Creta, rivolgete i vostri occhi pietosi verso di noi miseri vasi di fragile creta; che portiamo in questi un grande tesoro, il tesoro cioè dell’anima nostra, e salvate colla vostra onnipotente intercessione le nostre anime, ch sono state redente col prezioso Sangue del Vostro Divin Figlio. Ave Maria. 4. O Pietosissima Madre nostra Maria, vedete quanti nemici da ogni parte ci stringono per muoverci guerra; in tale frangente a Voi ricorriamo colla più grande confidenza e vi preghiamo di fortificare talmente cola grazia del vostro Divin Figliuolo la nostra corrotta natura, onde trionfando sempre della nostra debolezza vinciamo i nostri nemici. Ave Maria. 5. O Vergine SS. di Castellazzo, che per decreto del Capitolo Vaticano, siete la nostra incoronata Regina, questo favore soprattutto vi chiediamo e fate che ve lo domandiamo sempre, che la grazia di Dio abiti in noi in tutti i giorni della nostra vita. Il demonio, la carne, il mondo che ci tribolano, esulterebbero se noi fossimo smossi dalla retta via e cadessimo a terra, ma noi nella misericordia vostra, o Maria, abbiamo sperato e non saremo confusi in eterno. Ave Maria. 6. Vi preghiamo ancora o gran Vergine, Nostra Signora, per tutte le grazie temporali che, presentemente ci abbisognano per noi e pei nostri cari, se sono utili alla salute dell’anima nostra. (Si chieda la grazia speciale) Speriamo nella vostra bontà e potenza; dite, o Maria, una parola soltanto in nostro favore al vostra benedetto Figliuolo e noi saremo esauditi. Ave Maria. 7. O gran Madre di Dio che tanto foste umile da esser fatta degna di essere la madre del Verbo Eterno, ricordatevi di noi. Mater Dei. Memento mei. Donateci la santa umiltà, della quale ornati, otteniamo da Dio quell’aiuto efficace che Egli ha promesso agli umili di cuore e la perseveranza finale, onde un giorno giungiamo innanzi al vostro trono di misericordia a baciare quella mano che sparse su di noi tante beneficenze ed a ringraziarvi per tutta l’eternità. Ave Maria. Salve Regina. + Fra Giuseppe, Vescovo