Gerard David - Cultura in Liguria

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Gerard David - Cultura in Liguria
Gerard David - La Crocifissione
Autore: Gerard David, ca. 1460 - 1523
Materia e tecnica: Olio su tavola di rovere
Dimensioni: cm 102 X 88
Collocazione: Genova, Galleria di Palazzo Bianco - N. Inv. P.B. 180
Scheda a cura di Carla Cavelli Traverso
La tavola è stata restaurata nel 1992 da Andrea Fedeli di Firenze. Collobi Ragghianti (1990, pp. 8081), che aveva visto l'opera prima di questo intervento, segnalava il fondo completamente restaurato
e ridipinto nella parte alta, l'intera figura della Madonna, salvo testa e mani, abrasa e ridipinta,
numerosi altri restauri e ripassature di colore. Insieme alle altre tre tavole di Gerard David, faceva
parte dei dipinti che nel 1805 il governo francese richiese in restituzione a Giuseppe Fravega
(A.S.C.G., Prefettura francese, f. 311). Questi, ex presidente delle Finanze (o della Magistratura
dell'Interno) della Repubblica Ligure, alloggiava al piano nobile di palazzo Bianco, che la famiglia
Brignole Sale aveva affittato ad abbienti inquilini (Di Fabio 1997, p. 59); egli aveva avuto queste
opere, provenienti dalla requisizione in chiese e monasteri soppressi, in assegnazione temporanea
dalla Repubblica Democratica Ligure per arredare la sua dimora. Alizeri (1846, p. 82) ricorda la
Crocifissione a Palazzo Ducale nel gabinetto dei Sindaci e poi a Tursi (1875, p. 179); dal 1892 è
esposta nella Galleria di Palazzo Bianco.
Morassi (1951, p. 76), nell'ipotizzare la comune provenienza dall'abbazia della Cervara sia della
tavola in oggetto sia del polittico (cfr. scheda n. ), ricorda che Grosso (1931, p. 125) la diceva
proveniente da un'antica chiesa genovese. Ritenuta un tempo opera di fra Filippo Lippi (Banchero
1846, p. 321; Descrizione 1846, p. 208) Alizeri (1846, p. 82; 1875, p. 179) l'ascrive genericamente a
scuola olandese, mentre Jacobsen (1896, p. 112, datt. p. 28) fa per primo il nome di Gerard David,
seguito dalla critica successiva; solo Suida (1906, p. 86) ritorna ad ignoto maestro neerlandese.
Friedländer (1928, p.189) la ritiene eseguita intorno al 1515 e motiva l'insolita monumentalità con
l'accostamento dell'artista a Metsys durante il soggiorno di David ad Anversa dal 1515 ed oltre; altri
ipotizzano la realizzazione dell'opera dopo un soggiorno in Italia del maestro, tenuto conto anche
della realizzazione del polittico della Cervara. Castelnovi (1952, pp. 22-27) data questo viaggio
intorno al 1506, Hoogewerff (1953, pp. 72-73 ; 1961, pp. 176-194) tra il 1511 ed il 1515, van Miegroet
(1987, pp. 33-44) anticipa questo soggiorno tra il 1503 ed il 1507.
Nella mostra fiorentina del 1947 (p. 17) si riconosce alla Crocifissione uno scarto dalle tradizionali
"formole compositive fiamminghe", che David applicava con rigore come si evince nella Crocifissione
della coll. Frick di New York, che Hoogewerff (1961, p. 171) considera quasi contemporanea di
quella di Palazzo Bianco e "secondo precise assicurazioni di provenienza genovese", notizia di
difficile condivisione (cfr. The Frick Collection. An Illustrated Catalogue, New York, 1968, pp. 163164).
Se Castelnovi (1951, pp. 22-27) aveva messo in rapporto la Crocifissione di Palazzo Bianco con il
polittico della Cervara, Di Fabio (1992, pp. 40-43;1997, pp. 59-81) la considerano parte integrante
del secondo registro del polittico, per analogie tecniche, stilistiche, iconografiche. Nel mettere a
confronto le tavole, facenti parte del polittico, Di Fabio trova che le misure corrispondono
perfettamente nel senso della disposizione verticale: simile il disegno sottostante a carboncino che
denota originalità d'esecuzione e cura estrema di fattura; stessa realizzazione con un centimetro
lungo tutto il perimetro delle tavole preparato e disegnato ma non dipinto perché tutta l'opera fu
dipinta fuori della cornice. Aureole analoghe (forma tondeggiante, a tratti alternati di tre diverse
altezze) hanno san Girolamo, san Mauro, la Vergine nelle due sue raffigurazioni e san Giovanni
Evangelista, mentre il Cristo, bambino e crocifisso, ha un'aureola composta di tre serie di raggi
disposti a triangolo, in eloquente allusione trinitaria.
Per Di Fabio la Crocifissione non è un quadro autonomo, concepito per essere posto ad altezza
d'uomo, ma un frammento in un contesto più ampio che permette una visione di sottinsù; pertanto
la sua "presenza a coronamento di questo polittico è addirittura necessaria, poiché proprio essa
veniva prefigurata dal gesto di Cristo che coglie l'acino d'uva, in grembo alla Madonna che
presagisce quell'esito di dolore". Gli studi di Hide (1997, pp. 248-251), forniscono l'opportuno
supporto storico all'ipotesi di Di Fabio; la studiosa motiva la mancata descrizione della Crocifissione
all'interno del polittico narrato da Spinola con lo scorporo di questa tavola a seguito della
ristrutturazione della cappella dove era conservato il polittico, intorno agli anni 1628-31. La
Crocifissione ricomparirebbe nel 1658 nella camera dell'abate per passare, nel 1707, in sacrestia
dove si trovava ancora nel 1759 quando l'abate, avendo fatto dipingere l'ambiente dal pittore Rossi,
curava la collocazione di alcuni dipinti, tra i quali "N. Signore in Croce, opera di Luca d'Olanda"
(Spinola post 1790, c. 1058); con quest'ultima ipotesi concorda Fontana Amoretti (Fontana Amoretti
Plomp 1998, p. 91).
La tavola di Palazzo Bianco presenta severe e ieratiche figure, che campeggiano quasi impietrite in
un paesaggio semideserto, spettrale, bassissimo orizzonte e vasto cielo plumbeo che non riesce a
vincere completamente la traslucida serenità e luminosità del giorno. I personaggi hanno un volume,
una massa che si manifesta nella natura stessa del colore saturo di luce: in particolare l'appiombo
del bianco mantello di san Giovanni è "spietato ed acuto come la lama di un coltello" (Di Fabio 1992,
p. 40). La Madonna sta pregando, san Giovanni guarda in alto ispirato, Gesù sulla croce emana una
certa tranquillità rigida e muta. David riesce a rendere partecipe gli attori e lo stesso spazio di questo
dolore profondo, contenuto in intima e condivisa concentrazione.