Jacoponeeisuoifuatelli
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Jacoponeeisuoifuatelli
ASpddu,NamiGarelk hn adnfrafo e allsfifoutm dal nostro inviato FRANCO OUADRI SPOLETO - Per lontana consuetudine s'accendono unavolta all'anno le città di festival; dopo i mesi s'awicendano nel buiodelle luci dellaribalta, non lasciando aeli stasionali imoegnati nella ràssegriache I'attèsa della successiva edizione. Spoleto, per esernpio, nella sua lirngaattività ne ha sfornati di tecnici, che in non molti casi vengono assorbiti dal circuito invérnale; e non basta.a mobilitarli qualche manifestaiione limi trofa, o quella primaverile che negli ultimi anni la città ha in- ventato per i ugiovanir. Ora, come giàaccadde in passato, s'è cercato per loro I'inquadra- mento sta'bile in una cooperati- va: con loro "$pelsle Tèatro, riunisce operatori venuti da ori come Corrado Gai e Luciano Meldolesi, e forze nù6ve magari deluse dai travagli di altre fu istituzioni, il resista Nanni Garellain tesia. Fuftroppo l'iniziativa non rientra nell'alveo naturale dell'ente regionale già attivo in Umbria, mentre, smaltite le piane circostanti, dopo una tournée in Sardegna, suscita 9u$ch.e apprensione il giro distnbutrvo. Programmaticamente la scelta di riatlenza s'è affidata alla tradizione locale: Ista laus pro natlvltate et passlone Do- mlnl nasce daun collaee di laudi, attorno alla eemmadi Jaco- pone da Todi, À'ei modi di una sacra rappresentazione, singolare come proposta di spettacolo di giro, ma ànche pei l'impostazione, con un'apertura che softa di ruppwmtazioru ffif,ru dn un cdlruge di laildi mcdiw ali. C-on, nfoniúa SarrÍis,Annn Dego realismo seicentesco, prima di tornare dalle parti dei Senesi. L' eclettismo figurativo, evadendo al tempo delle parole pronunciate e anche al realismo di base, puo oftire un'impressione di riassunto, rischiando il cliché agiografico. Né la pane k vocale può vantare la e Ctaetaru, rcníca stessa cura serbata al flusso visivo. Così quando s'arriva all'atte- sissima Donna de Paradlso, col lamento di Jacopone attaccato dalla Madre dofente in pri- Accanto, Anna Dego e Maria Antonietta De Santis in "lsta laus pro nativitate et passione Domini"; sotto; Meg Ryan e Billy Crystal in mo piano e ripreso via via dalle altre Marie nèl polittico che s'è andato formando sullo sfondo attorno alla Croce, il nitore ripetitivo di questo capolavoro di "Harry, ti presento Sally" Jacoponeeisuoifuatelli musicalitàperde il suo ritmo a- scensionale ma anche l'intensità emotiva, trascorrendo con dizione incerta da una bocca all'altra, da uno spazio sonoro all'altro. Peccato, perché c'è forza e- Ecco le Madonne del Trecento umbro non esce fucilme.nte dalla memoria. Affascinante all'inizio è il germinare intimo, assai pudico delle immagini; visloni sfug- gite all'emozióne di una Màdonna in età matura, che vedia- mo impegnata a rassettare i panni. Ma potrebbe anche essere una madonna (con l'iniziale minuscola) del Trecento umbro, colta nella solitudine femminile dei suoi gesti minuti, in una stanza colorata dalle trava- ture in legno, per ricondurci allo studio antonelliano di S. Gerolamo o aun soeno dell'Orsola di Carpaccio. Sialternaalei nelle f;accènde una donna più giovane, una sua proiezione, mentre gli sfondi senza finestre fanno trasparire a tratti le fi gure baluginanii del sogno; "poi, dopo Ia scoDerta d'un draooo inthso di sarieue tra la bianóÉeria da stirare,To spazio del ricor- do si amplifica, lenera presepi di sontuosità barocca, li anima col semplice fluire delle laudi, rad{opdia gli stessi personaggí ln orverse lncarnazlonr nelle formelle di fondo, chiudendo spressiva nella rappresentazione e entusiasmo in chi vi parte- delle prime inquadrature tende ogni sequenza nell'anello ritornante e arraneiato della nPassa- a vecchio intervallo televisivo. Con questa ossessione sonora sempre più incalzante, le vi- sandro Chiti, è sfruttatada NanDi Garella, autore della messin- caglia, di Hendel, già imposta alla memoria collettiva da un sioni scendono a invadere il campo, lo spazio si fa più confuso, quando entra in campo un drammatico e un po' estériore contrasto con le foize infernali. E, quindi, coldilagare dellaPas- sione, la sempliciià pasoliniana inamidarsi nell'agiografia. L-a bella idea scenica di Antonio Fiorentino, con l'essenziale supporto dei costumi di Ales- scena e dell'adattamento, mol- tiolicando le citazioni pitto5r- che di d,iverse epoche; e ie sprc- ca quella insistente del Sosno dt Costantlno di Piero délla Francesca, si composizioni notano anche alla Veronese, luci daTintoretto, tentazioni di cipa: e vanno ricordati la Maria sognante di Antonietta De Santis e quelle sognate di Anna Dego, Monica Conti e Paola Sal- vi, i Gesù di Gaetano Aronica e Riccardo Maranzana, la plasti eita dei toni vocali di R<iberto Trifi rò, la ridondanza scenica di Paolo Bessegato, il gusto popoIaresco di Carlo Di Maio. Ma I' impianto interpretativo è coraIe, ànche se gliàttori alla prima davanti al Vescovo al Teatro Nuovo, son sembrati molto attenti a mantenere una divisione in due categorie nel rispondere ai calorosi applausi.