Novità!!! Novità!!! Novità!!! Skipass 2008
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Novità!!! Novità!!! Novità!!! Skipass 2008
Avviso importante ai Soci CAMBIO ORARI APERTURA SEDE E SEGRETERIA A partire da mercoledì 20 agosto, data di riapertura dopo le ferie estive, verranno modificati gli orari di apertura della Sede: mercoledì e al venerdì sarà aperta dalle 17.00 alle 19.30. Resta invariato l'orario del martedì sera: dalle 20.30 alle 23.00. Scompare la mitica serata del venerdì sera che, fino all’inizio degli anni ‘90, era tradizionale appuntamento dei Soci per decidere quale meta raggiungere nel fine settimana. Ormai da anni i Soci prediligono la serata del martedì per venire in sede e gli appuntamenti per la domenica vengono ormai organizzati per posta elettronica, così anche noi ci adeguiamo ai nuovi bisogni. Skipass 2008 Torna il Grande Appuntamento della Montagna Dal 30 ottobre al 2 novembre riapre i battenti Skipass, il salone del turismo e degli sport invernali che da quindici anni inaugura l’ “inverno” a ModenaFiere. 25 mila metri quadrati di esposizione e 20 mila di aree interattive con spazi aperti al pubblico e zone riservate a gare ed esibizioni per vivere l’emozione della montagna. Come tradizione, il salone modenese propone tutte le novità per la vacanza in montagna e per gli sport del ghiaccio e delle neve: sci, snowboard, pattinaggio e sleddog. Ma non solo. Proseguono infatti le attività legate all’outdoor. Arrampicata e mountain bike avevano fatto capolino già nell’edizione 2007 con un’area dedicata aperta al pubblico a cui si aggiunge un intero settore dedicato a chi ama le cime e i traguardi impossibili. Oltre alle aree di intrattenimento in cui provare gratuitamente percorsi aerei, arrampicata e “fuoripista” in mountain bike, si troveranno infatti tutte le novità per il trekking, la scalata e l’outdoor ad alta quota: dall’abbigliamento tecnico all’attrezzatura. Si consolida la presenza delle discipline freestyle e si amplia il settore espositivo legato agli sport estremi e ai boardsport: oltre all’attrezzatura per le discipline della neve – tavole, sci, scarponi, abbigliamento e accessori -, un intero padiglione è dedicato al mondo freestyle con i marchi più importanti del settore e new entries di tendenza. Accanto allo snowboard e al freeski, sovrani incontrastati nel programma dello spettacolo nell’arena esterna, tornano anche quest’anno le spericolate esibizioni di skate, motocross e fmx. Paese ospite dell’edizione 2008 è la Cina, sede delle Olimpiadi di Pechino e nuovo mercato per il “made in Italy” che proprio con Skipass debutta nel panorama neve del gigante asiatico. Destinazioni turistiche, prodotti tipici, circuiti culturali ed enogastronomici della montagna italiana saranno infatti presenti dal 25 al 27 ottobre ad Harbin per il Wiss (Winter International Sport Show) China 2008, insieme a Skipass. Ma per migliaia di appassionati e operatori della neve il salone di ModenaFiere segna l’inizio della stagione invernale turistica e sportiva. A Modena si trova infatti, oltre a una selezione di operatori stranieri dalla Francia all’Austria, agli Stati Uniti, l’intera offerta turistica italiana. Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, insieme alle destinazioni appenniniche dall’Emilia Romagna all’Abruzzo e Calabria, presentano a Skipass le nuove proposte vacanza per il 2008: hotel, residence, attività, aprè ski e gustose chicche per vivere la montagna. E da quest’anno la neve che da oltre cinque anni abbonda sulla grande pista da snowboard riservata ai rider professionisti, “scende” anche sulla pista per i bambini che sotto lo sguardo esperto di maestri qualificati imparano a muovere i primi passi sugli sci e, finalmente, sullo snowboard. La Sezione di Modena dal canto suo allestirà un proprio spazio dove le proposte dei numerosi corsi di escursionismo, alpinismo, sci di fondo e sci escursionismo troveranno naturale continuità nello sviluppo di un programma gite sempre nuovo e accattivante. Info e programma: www.skipass.it Novità!!! Novità!!! Novità!!! Da questo numero il nostro notiziario “Il Cimone” diventa trimestrale: troppo elevati sono i costi di gestione che pesano direttamente sulla quota annuale dei Soci ordinari e giovani - ben 8 € - ed ora destinati ad aumentare. Nel compiere questo importante passo, il notiziario si apre ancor di più alla collaborazione di Soci e non Soci mettendo a disposizione un indirizzo di posta elettronica cui inviare nuove idee o articoli su attività e temi di rilevanza per la conoscenza dell'ambiente montano e/o le finalità dell’Associazione. Le indicazioni per la pubblicazione degli articoli, le tempistiche, a chi rivolgersi, ecc. sono disponibili sul sito nella sezione relativa a La rivista "Il Cimone". Come detto, il nostro Cimone arriverà più tardi nelle nostre residenze e, per non perdere gli appuntamenti con le tante attività sezionali: corsi, escursioni, manifestazioni, ecc. è possibile ricevere in tempo reale le informazioni grazie ad uno strumento indispensabile: il vostro indirizzo di posta elettronica! Questo è possibile se vi iscriverete a "C’è @ x te!". Inoltre da tempo è possibile leggere e/o scaricare direttamente dal sito il notiziario (e le edizioni precedenti) 2 settimane prima che la versione cartacea arrivi nelle case. Sul sito, infine, sono sempre disponibili e aggiornate le schede delle prossime attività e le novità. Nell'era della globalizzazione, cari Soci, occorre mettersi al passo che non è più quello del… vecchio scarpone di cuoio a suola cucita… GC CALENDARIO GITE CAI ES CU R SIONISMO Sabato 13 e domenica 14 settembre Sabato 13 e domenica 14 settembre Valle dei Monzoni: Alta via Federspiel Siamo nel cuore delle Dolomiti a due passi da Moena, nella Valle dei Monzoni (Val di Munciogn in ladino). Al gruppo dei Monzoni – avamposto della dorsale Costabella-Uomo-Valfredda, vasta zona senza insediamenti fissi che si può già ascrivere alla Marmolada- si accede da Someda o da Pozza di Fassa, lungo una valle prima ricca di boschi e poi coronata da affascinanti creste dolomitiche. Questo gruppo originato da rocce intrusive diede luogo a una nuova formazione di rocce dette monzoniti, le cui caratteristiche fisiche e chimiche sono uniche al mondo e che avremo modo di osservare nella nostra escursione. Questa suggestiva gita ci allontanerà dalle mete dolomitiche più frequentate per avventurarci in una traversata che ci regalerà brividi e panorami mozzafiato, tra cui quello che si gode dallo stesso rifugio Le Selle a 2500 metri di altitudine, uno scorcio che abbraccia il lontano Monte Pelmo, il Civetta, le Pale di San Martino e l’Agner e alle spalle il Catinaccio. L’itinerario della nostra escursione è molto remunerativo dal punto di vista panoramico, ma da non sottovalutare sotto l’aspetto della difficoltà; in alcuni punti si trova il cavo d’acciaio che agevola non poco il passaggio, mai più lungo di 3 metri. Il percorso si divide in due fasi, il primo giorno si raggiunge la quota di 2520 del rifugio Le Selle, attraversando un ambiente così vario da farci dimenticare la fatica della salita, dalla pineta iniziale a comodi prati fino a passaggi su sassi e ghiaioni. Attraverso una stretta forcella (si passa uno alla volta) si cambia versante entrando nel circo chiuso della valle e individuando sulla cresta il rifugio che ci ospita per la notte. Il secondo giorno si mantiene la quota attraverso diversi saliscendi di poche decine di metri fino a raggiungere la forcella Ricoletta (2450m), punto da cui si affronta la “cima Coppi” di giornata, ossia Cima Malinverno di 2610m: un bel itinerario di cresta da cui si godono panorami splendidi sui tutti i più noti gruppi delle Dolomiti, dal Catinaccio al Sassolungo, al Sella e alla Marmolada e non ultime le Pale, in un ambiente variegato dal punto di vista geologico e naturalistico. Non ultimo da sottolineare questo itinerario si svolge lungo le tracce di un vecchio sentiero della grande guerra 1518; si possono incontrare ancora alcune postazioni e baracche costruite dagli austriaci durante il conflitto e riflettere sulle condizioni proibitive a cui i soldati erano costretti. Da Cima Malinverno ancora un tratto di cresta in discesa ci porterà all’incontro con il sentiero di discesa verso il rifugio Vallaccia e il rientro a Pozza. La traversata è molto bella e consigliata, la cresta viene raramente percorsa e l’ambiente è particolarmente solitario. Da non perdere! Sabato 20 e domenica 21 settembre Alpi Giulie occidentali (EEA) Sentieri attrezzati del Centenario e Anita Goitan Nel Regno degli stambecchi Cime Piccole di Rio Bianco, Cima di Rio Freddo, Madre dei Camosci, Jof Fuart, Cime Castrein. Splendide cime rocciose collegate tra loro da una barriera di dolomia e calcare lunga alcuni chilometri, un muro sempre 2 superiore ai 2000 metri. Paradiso di cenge esposte nel vuoto, arditi torrioni, aghi e pareti strapiombanti. L’aggettivo più indicato per classificare l’ambiente delle Giulie è: severe. La solitudine è una cosa che si sente, la si vede… Il richiamo ad un ambiente di escursionismo alpinistico di scoperta d’altri tempi non è virtuale anzi, molto forte. Regno incontrastato degli stambecchi e dei camosci dove si litiga con loro su chi deve cedere il passo lungo le strette cenge e creste. Le Giulie furono teatro nella Prima Guerra Mondiale di furiosi combattimenti; nei momenti di tregua i soldati, sovente provetti rocciatori, arrampicavano aprendo vie nuove di altissimo livello alpinistico. I percorsi di allora sono stati riattrezzati sfruttando cenge e vie di salita e nei due giorni che vi proponiamo percorreremo due tra i più famosi il “sentiero del centenario” e ”Anita Goitan”, e raggiungeremo l’imponente cima del Jof di Fuart. Al termine di questa esperienza siamo convinti che il fascino di questo ambiente severo vi farà entrare nell’esclusivo Club degli estimatori delle Alpi Giulie. Se la nostra escursione fosse stata programmata cento anni fa avremmo trovato un ambiente molto diverso: Qualche traccia di passaggio di pastori in basso e in alto forcelle e cime irraggiungibili se non da esperti alpinisti o cacciatori di camosci. Poi dal 1915 al 1917 gli eserciti Italiani e Austriaci si affrontarono su queste cime inizialmente in una vera e propria carneficina combattendo senza l'ausilio di mezzi meccanici, come nelle battaglie medioevali, con assalti alla baionetta da trincea a trincea senza ottenere la supremazia di uno sull'altro. In un secondo tempo i comandi ricorsero alla guerra di posizione cercando di stanare il nemico facendo saltare le cime delle postazioni nemiche con le mine, (solo sul Lagazuoi vennero fatte brillare ben 5 mine austriache e italiane). Anche in questo caso non ci fu vantaggio per nessun contendente, se non l'aumento dei decessi anche a causa del freddo e delle valanghe (nell'inverno del 17 si registrarono ben 9 metri di neve). Ora, i luoghi modificati dalla guerra delle mine (intere montagne come il Castelletto scomparse), sono diventati facili percorsi escursionistici, sfruttando cenge ampliate e gallerie scavate dai soldati dei due eserciti 90 anni fa ed è tuttora possibile trovare i resti di antichi baraccamenti lungo il percorso. Al mattino della domenica ci raggiunge con la prima funivia lo storico Loris Lancedelli (il relatore della conferenza di lunedì 8). Dopo di ché e inizia l'escursione guidata all'interno delle gallerie e su un facile tratto della cengia Martini, fino al museo di Passo Valparola. Sabato 27 e domenica 28 settembre Due giorni per ripercorrere, ascoltando la “Voce del Silenzio”, i sentieri della memoria in uno degli angoli più significativi per le testimonianze della Grande Guerra a ridosso di struggenti storie e della prima linea italiana che, dal Pianoro sud del Monte Piana, scendeva in Val di Rinbianco per risalire a Forcella Col di Mezzo (m. 2315) passando per Forcella dell’Arghena (m. 2087). Ponticelli fatiscenti, appostamenti per cecchini, postazioni per mitragliatrici e cannoni si mescolano alle tracce della vita quotidiana, alle impronte degli scarponi chiodati rimaste nel rozzo cemento mute testimoni del dolore e del pianto...Un ambiente regale in cui alla storia di guerra si legano le vicende degli antichi confini, storie che si dipanano all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo che ci accompagneranno in insolita veste per tutto il percorso, mentre in lontananza il Monte Rudo svela gli arcani di una guerra cominciata sui Monti e continuata, per orgoglio, per dovere e per passione, su quei Monti che resteranno a lungo nel cuore di quegli uomini spesso forzatamente nemici. E poi, il Monte Piana, il Monte del Pianto, con i suoi 14.000 caduti. Ancora oggi, appena sotto la superficie, pare intuire il dolore e la sofferenza proiettati verso l’azzurro del cielo, un azzurro che solo qui riesce ad essere così intenso e particolare quasi a significare che la guerra passa, lascia tracce, ma poi tutto resta come prima: le dita d’argento del fiume intrecciate con le dita nere della terra... la guerra? Non era mai esistita. I grovigli dei reticolati e i muri e i resti delle baracche sono come diademi che incorniciano l’orizzonte. E la storia?... La apprenderemo salendo insieme lassù... In serata presso la sala dell’albergo Antonella Fornari terra una conferenza-proiezione dal titolo BASTA APRIRE LE ALI, quando gli alpinisti erano uomini in divisa: sulle tracce di Sepp Innerkofler e della sua pattuglia volante. CALENDARIO GITE CAI ES CU Sabato 4 e domenica 5 ottobre Sabato 18 ottobre Drei Klettersteig: Nordwand, Elfrkogel und Ilmspitze Ferrata di Cima Capi Stubai Alpen (Austria) (EEA) Dopo l’esperienza dell’anno scorso in terra francese nel Queryas, il nostro interesse per le ferrate d’oltre Alpe si sposta in Austria appena al di là del passo del Brennero, nel bellissimo Gruppo delle Stubai Alpen. Anche questa volta per non perdere il vizio, son ben tre ferrate (klettersteig) da percorrere : la Nordwand, l’Elferkogel und Ilmspitze, ferrate di media difficoltà tutte ottimamente attrezzate. Il pernotto sarà presso l’Innsbrucker Hutte a 2369 m di quota, già visitato dal nostro Alpinismo Giovanile lo scorso anno e a sentire i ragazzi la cucina, la birra e l’accoglienza dei gestori sono ottimi. Il rifugio ritarderà la chiusura di fine stagione per noi, pertanto le iscrizioni si chiuderanno inesorabilmente al raggiungimento del 15 ° posto disponibile. Domenica 5 ottobre Monte Ortigara Sentiero Attrezzato M. Folletti (pre-Alpi Ledresi) notturna (EEA) Ferrata facile ed altamente spettacolare per la vista sul Lago di Garda. Teatro di scontri tra l’esercito italiano e austriaco nel 1915, gli austriaci appostati su Cima Capi respinsero l’attacco dei reparti della Guardia di Finanza che tentò di salire anche lungo l’attuale ferrata approntando scale e corde. Reti piene di sassi vennero liberate sui poveri salitori e dopo dieci giorni di sanguinosi attacchi le truppe italiane si ritirarono lungo il sentiero dei Bech appostandosi a Biacesa e a San Giovanni mantenendo un posto avanzato di vedetta tra i ruderi della omonima chiesetta ora ricostruita. Ogni anno a Biacesa la Guardia di Finanza commemora i propri caduti. Gran parte delle fortificazioni sono tuttora agibili e visitabili, come il sistema di gallerie austriache che porta a cima Rocca (per le quali è i n d i s p e n s a b i l e i l f ro n t a l i n o ) . Partendo da Riva del Garda, si segue Non è una vetta impraticabile, non servono tante ore di cammino per raggiungerla, però l’Ortigara è nel nostro immaginario collettivo di nazione, sinonimo di inutile ed aberrante strage durante il conflitto della 1° Guerra Mondiale. Paolo Monelli, Tenente degli Alpini e nostro conterraneo (Fiorano Modenese 1891-Roma 1984), cosi descrive quei giorni “Solo chi uscì vivo dalla maciulla del combattimento, solo chi strisciò all’attacco e sbiancò d’orrore sotto il bombardamento e pregò di morire nella notte di battaglia premuto dal freddo e dalla fame; solo quello sarebbe giudice competente…” Queste parole, cosi come tante altre migliaia di testimonianze, fedelmente interpretano quei giorni che vanno dal 9 giugno 1917 al 29 giugno 1917. Ordini sbagliati, inettitudine dei comandi, mancanza di collegamenti, sono il corollario al sacrificio di 23.000 soldati di cui 13.000 Alpini. Nella notte tra il 9 e il 10 Giugno, in condizioni meteo impossibili, migliaia di bocche la vecchia strada della Valle del Ponale che conduce al Lago di Ledro, dopo avere passato alcune gallerie la si abbandona e si sale per una mulattiera di guerra, sentiero 405 fino a incrociare il sentiero 470 (sentiero dei Bech) proveniente dal paesino di Biacesa, si continua a salire con ampi squarci panoramici notturni alle luci tremolanti sul lago di Garda, fino all’attacco della via ferrata che segue lo sperone con tratti attrezzati, di cui alcuni verticali ed esposti ma brevi e mai difficili, fino ad arrivare in vetta alla Cima Capi a m. 909. Il ritorno è sul lato opposto della cima per i camminamenti che seguono la cresta verso cima Rocca. Al primo bivio si segue a sinistra per il sentiero attrezzato 460 (Mario Foletti) fino a raggiungere la terrazza del bivacco Arcioni (m. 845). Si prosegue poi in d i s c e s a p e r i l s e n t i e ro 4 6 0 oltrepassando la chiesetta di San Giovanni fino al bivio con il sentiero 417 che ci porterà a Biacesa. Domenica 9 novembre La novembrata Foreste Casentinesi: da Campigna alle vette pi alte Altopiano di Asiago 7 Comuni da fuoco Italiane sparse sull’Altopiani di Asiago aprono il fuoco di preparazione al successivo attacco dei btg. Bassano, Sette Comuni, Baldo, Verona. Ma è una inutile strage che si ripete il giorno 19. La Cima sarà conquistata per pochi giorni per poi essere ripersa definitivamente. Pochi metri di terreno sassoso, completamente privo di vegetazione sono ciò che viene perso e riconquistato diverse volte pagando un prezzo in vite umane inaudito. Solo un numero dà il senso di quelle giornate: 200 tonnellate di munizioni sparate in 4 ore dagli austriaci verso le nostre truppe in un giorno medio di combattimento Cima Vezzena, Cima Portule, Cima Dodici, Cima Undici, Cima Dieci, saranno questi i luoghi che faranno da corollario ai nostri occhi mentre saliremo, in compagnia di Vittorio Corà, scrittore e grande esperto di questi eventi, verso il Monte Ortigara e Cima Caldiera. Vittorio lo abbiamo già conosciuto l’anno scorso quando ci ha guidato tra le trincee del Monte Zebio e sicuramente, come nel 2007, saremo attenti ascoltatori di ciò che come popolo italiano abbiamo dovere di conoscere ma anche dovere di farne memoria... "Per non dimenticare"... come recita la scritta incisa sulla colonna mozza posta su Cima Ortigara. DG Giancarlo Ranuzzini e Claudio Fregni R SIONISMO Eccoci giunti all'annuale appuntamento con la Novembrata, la gita che tradizionalmente conclude le attività estive. Quest'anno ci sposteremo nel territorio delle Foreste Casentinesi. Quale migliore ambiente se non quello delle “Foreste” per ammirare una natura rigogliosa e ricca dei colori accesi ed intensi dell’autunno? Il nostro percorso partirà da Campigna, uno dei centri visita del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, per proseguire verso i Fangacci, attraverso una splendida abetaia, per poi portarci sulle vette più alte del Parco, avvolti da boschi di faggi, il Monte Falco ed il Monte Falterona. Proseguiremo per il rifugio Città di Forlì, il rifugio la Birraia ed il Passo della Calla, confine tra Emilia Romagna e Toscana. Nel nostro percorso di avvicinamento potremo notare alcuni aspetti geomorfologici caratteristici di questa zona: la valle del Bidente è infatti caratterizzata dalla formazione marnoso arenacea, stratificazioni rocciose risalenti al Miocene (27 milioni di anni fa) formatesi da deposizioni sedimentarie marine formate dall’alternanza di strati di arenaria e di marna. L’argilla, che è il costituente fondamentale delle marne ed in parte dell’arenaria, essendo impermeabile, ha determinato un forte scorrimento superficiale dell’acqua, accentuando l’erosione e disegnando l’aspetto aspro di questi monti. Sul versante toscano prevale la formazione geologica del macigno, costituita da banchi di arenaria alternati a scisti argillosi e marne grigie. Imponenti banchi di arenaria affiorano sul crinale (monte Falterona). La fauna locale è composta dal lupo, unico superstite dei grossi predatori che un tempo popolavano la zona (orsi e linci) e da ben 5 specie di ungulati: cinghiali, cervi, caprioli (autoctoni), daino e muflone (alloctono). Si trovano poi la lepre, la volpe, l’aquila reale, la trota ed il gambero di fiume, quest’ultimo a testimonianza della purezza dell’acqua di fiumi e torrenti. Il Parco è'8f coperto il larga parte da abetine secolari, boschi di faggio e acero montano, frassini, olmi, tigli, tassi e agrifogli. Oltre alla vegetazione della fascia montana, sono ben rappresentate tutte le tipologie di bosco della sottostante fascia: carpino nero, cerri e roverelle, castagneti. Le specie erbacee finora censite sono oltre 1000: da citare anemoni, sassifraga, mirtillo rosso, specie legate alle alte montagne e testimoni del periodo glaciale. DG: Stefano Aravecchia 3 GRUPPO SENIORES OVER 50 Gioved 11 e venerd 12 settembre Val Travenanzes Domenica 21 settembre Escursione Intersezionale al Rifugio Mariotti Il Lago Santo è il più ampio lago naturale dell'Appennino Emiliano Romagnolo. Agli inizi del '900 era raggiungibile da Parma con carrozze, muli e cavalli in 4 o 5 ore. Oggi si arriva con sicurezza in seggiovia o a piedi attraverso comodi sentieri. Potrete trovare ospitalità presso il rifugio "Mariotti" gestito dal CAI. Da dicembre La storia la “leggeremo” passo dopo passo in questi due giorni in uno dei luoghi più belli delle Dolomiti. Per invogliarvi solo qualche accenno di Geologia e di Flora e Fauna. Lo scontro tra la zolla africana e quella europea provocò la nascita della catena Alpina, quest’ultima nell’innalzamento trascinò fuori dal mar di Tetide le barriere coralline, formando le attuali Dolomiti. Le Dolomiti devono il loro nome al geologo francese Déodat Gratet de Dolomieu, che nella seconda metà del diciottesimo secolo scoprì che la Dolomia (minerale dominante nella composizione delle medesime) non era un semplice calcare, ma era formata da carbonato di calcio e magnesio. Le dolomiti non si ergono come catene, ma come gruppi montuosi separati da facili passi, ciò ha permesso un notevole sviluppo della viabilità e conseguentemente del turismo. La vegetazione nelle Dolomiti cambia molto in base alla quota: in valle sopra gli ultimi campi coltivati troviamo boschi di conifere, abete bianco e rosso, larice e più in alto il pino mugo (dai caratteristici rami molto flessibili per resistere meglio al carico della neve) e i cespugli di rododendri ci accompagnano nell’ambiente più pittoresco dal punto di vista floreale; le grandi prateria d’alta quota, che dal disgelo con la fioritura dei crocus, fino alla comparsa della prima neve si ricoprono di fiori dalle svariate forme e colori tipo le primule, il giglio martagone e il giglio rosso di S. Giovanni senza tralasciare astro alpino, genziane, campanule. I ghiaioni alle pendici delle pareti che, visti da lontano, sembrano brulli sono invece pieni di fiori. Tra essi, in particolare, vi è il papavero giallo che ha la particolarità di fissare con le sue radici i ghiaioni. Anche la nuda roccia si ricopre di vegetazione. Non solo di muschi e licheni, ma, dove c’è un po’ di terriccio, fioriscono le suggestive stelle alpine, la potentilla dal caratteristico colore rosa, il ranuncolo dei ghiacciai e i soffici cuscini di silene. 4 Tra gli animali è impossibile non notare la presenza dei gracchi che ci vengono a chiedere il cibo nelle nostre pause pranzo e dei fringuelli; potremmo con un po’ silenzio, avere la fortuna di incontrare delle pernici bianche mimetizzate col terreno, di veder veleggiare l’aquila, di incontrare gruppi di stambecchi reintrodotti o timorosi camosci, e perché no pure una spaurita vipera che fugge al nostro arrivo. Note sul percorso 1° giorno: Albergo Ra Nona m. 1985 Rif Lagazuoi m. 2752 In direzione nord-est fino ad arrivare alla forcella Col dei Bos per Alta Via N° 1sotto ai resti del Castelletto, poi per forcella Travenanzes e Lagazuoi incontrando resti di baraccamenti austriaci. Si arriva al rifugio, se il bel tempo ci assiste, ci potremmo godere il panorama a 360° facendo a gara a chi riconosce il maggior numero di cime arrossate verso il tramonto, seguito poi da uno splendido cielo stellato con 2750 metri di atmosfera inquinata in meno sopra di noi. 2° giorno: Rif. Lagazuoi m. 2752 Podestagno m. 1513 Dal rifugio si scende a forcella Lagazuoi e a forcella Travenanzes in direzione est verso il Castelletto, o quello che rimane di questa anticima delle Tofane dopo la tragica esplosione che la distrusse. Siamo alla testata della lunga, selvaggia e poco frequenta val Travenanzes, qui la imbocchiamo verso nord su sentiero 401 e la percorriamo tra splendidi panorami e cascatelle fino al punto dove termina e il rio Travenanzes si congiunge in una forra al rio Fanes. (Alternativa Facoltativa) con breve tratto attrezzato che ci condurrà sotto alla cascata del rio Fanes. Dopo la sosta pranzo e qualche foto riprenderemo il percorso verso nord-est per il sentiero n° 110 ed in breve arriveremo a località Podestagno, S. Uberto dove con mezzi pubblici andremo a recuperare le auto. ad aprile il lago è coperto da una robusta coltre ghiacciata spessa qualche metro. Nel lago vivono le trote, il salmerino e la scardola oltre a varie specie di crostacei e insetti. Il Lago Santo è dominato dal Monte Sterpara che può costituire un itinerario alpinistico di roccia o misto, non molto impegnativo. Per festeggiare i 125 anni il Rifugio “Mariotti” e il Gruppo Regionale Emilia Romagna del CAI, con la collaborazione del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e della Provincia di Parma organizza questa escursione: Ore 9,00: incontro dei partecipanti nella Piana di Lagdei – Comune di Corniglio (PR) Ore 9,30: partenza delle escursioni lungo diversi itinerari tematici diversi con arrivo al Rifugio “Mariotti”. Gioved 9 ottobre Escursione ai Denti della Vecchia Appennino Tosco Emiliano Alpestre e arcigna formazione rocciosa a più punte, i cosiddetti “Denti della Vecchia”, che si ergono sul crinale spartiacque Tirrenico-Adriatico tra le valli del Sestaione e delle Pozze saranno la nostra meta. Il nostro itinerario inizierà nei pressi dell'Orto Botanico della Forestale dell'Abetone, situato nella bella Valle del Sestaione. Dapprima risaliremo l’omonimo torrente fino a raggiungere le morene Wurmiane dell’Alpe delle Tre Potenze e l’adiacente ameno e turchese lago Nero; poi risaliremo ancora un po’ il lago Piatto, situato a cavallo delle Valli del Sestaione e delle Pozze. I Denti della Vecchia si ergono a nord est, sopra di noi. Eviteremo il loro itinerario aereo e alpinistico (passaggio di 2°), aggirandoli alla base e raggiungendo il Passo della Fariola e l'Alpe dal nome identico, poi, il Monte Gomito e, a scendere per la dorsale, il Rifugio Selletta e, infine, di nuovo l'Orto Botanico. Domenica 16 novembre Punta Chiappa rigogliose. Punta Chiappa fa parte dell'area tutelata del Parco Regionale di Portofino. Il bel sentiero che da San Punta Chiappa è una propaggine di roccia, formazione di puddinga protesa verso il mare aperto per una cinquantina di metri che delimita dal lato di ponente la riserva marina di Portofino e che chiude ad est il Golfo Paradiso. E' un luogo meraviglioso, un piccolo paradiso dove è stupendo nuotare, fare snorkeling o immergersi. La conformazione del fondale, ricco di massi e anfratti, crea l'ambiente ideale per cernie e ricciole mentre le correnti che ne lambiscono la parte più esterna favoriscono la crescita delle gorgonie, qui più che mai Rocco scende a Punta Chiappa fa parte dell'area tutelata del Parco Regionale di Portofino. Il parco si trova su un promontorio alto più di 600 metri e proteso sul mare per oltre 3 chilometri. CAI ES CU Andar per ferrate R SIONISMO La Commissione Escursionismo della nostra Sezione organizza il 4° Corso di Sentieri attrezzati - Ferrate . Il Corso è rivolto a tutti i soci, sia esperti di escursionismo, sia neofiti della montagna, e si prefigge di insegnare le tecniche di progressione individuale su sentieri e ferrate di facile o medio livello, mediante l’utilizzo degli strumenti di salvaguardia e dissipazione. Vi saranno inoltre nozioni basilari ma indispensabili di meteorologia, di topografia ed orientamento, pericoli in montagna, ecc., con lo scopo di rendere possibile la frequentazione dei percorsi attrezzati in autonomia e in sicurezza. Il corso avrà come destinazioni ambienti e zone piuttosto differenti tra loro, al fine di educare, far conoscere ed apprezzare le tante diversità che l’ambiente alpino riserva a quanti intendono mettersi un po’ più in gioco per raggiungere mete e soddisfazioni che il tradizionale escursionismo andar per sentieri non contempla. Mercoled 03 Settembre Presentazione del corso Attrezzatura e abbigliamento Venerd 05 Settembre Uso dei materiali; progressione in ferrata Mercoled 10 Settembre Palestra: didattica dell’arrampicata Sabato Domenica 13 - 14 Settembre DOLOMITI: Falesia “delle Pope” Ferrate del CATINACCIO d’ANTERMOIA Mercoled 17 Settembre Meteorologia Sabato Domenica 20 - 21 Settembre ALPI GIULIE: Sentieri attrezzati del “Centenario” e “Anita Goitan” Mercoled 24 Settembre Topografia ed orientamento Mercoled 01 Ottobre Pericoli in montagna Chiamata del Soccorso Alpino Sabato Domenica 04 -05 Ottobre STUBAI ALPEN (Austria): Drei Klettersteig: NORDAWAND, ELFERKOGEL und ILMSPITZE Mercoled 08 Ottobre Le ferrate nella storia Tutela AmbienteMontano Mercoled 15 Ottobre Programmazione di una escursione. Domenica 19 Ottobre PRE ALPI TRENTINE: Ferrata CIMA CAPI e Sent. attrezzato “Marco Folletti” Mercoled 12 Novembre Proiezione immagini del corso Cosa faremo dopo? Il CAI e le sue attività. Settembre - ottobre ¥ Posti disponibili: n¡ 20 Le antiche vie trans appeniniche Il territorio appenninico tosco emiliano ebbe notevole importanza durante il medioevo poiché in quell'epoca era percorso da numerose e importanti "vie" che collegavano il territorio padano con la Toscana e il resto d'Italia. Il periodo nel quale questa circostanza si manifestò con maggiore evidenza fu quello compreso fra il IX - X secolo ed il XII; a partire dal tardo medioevo, a causa delle mutate condizioni politiche ed economiche del panorama italiano, conseguenti anche all'affermarsi dei Comuni, queste vie "trans - montane" assunsero un ruolo più marginale. In terra emiliana la via trans-appenninica più nota è quella di monte Bardone che, probabilmente, ha rappresentato la "direttrice" più efficace e rapida per i collegamenti tra Europa e Roma; la via di "monte Bardone" risaliva in parte la valle del Taro e sfociava nella Lunigiana, valicando l'Appennino a monte di Berceto, in prossimità dell'attuale passo della Cisa. Questa direttrice viaria medievale parmense, non costituì tuttavia l'unico percorso "di valico" utilizzato in quei secoli: anche la montagna modenese, infatti, era attraversata da importanti vie di valico che costituirono probabilmente delle significative alternative rispetto alla più nota "direttrice" di monte Bardone. La più nota ed importante di queste percor- renze medievali è'8f quella che risaliva la valle del Panaro conducendo a Fanano e di qui, attraverso Ospitale raggiungeva il passo di Croce Arcana; la "via di Croce Arcana" è certamente antichissima: i documenti storici ne attestano l'esistenza sin dall'alto medioevo e la sua origine è forse riconducibile ad una antica linea di confine tra potentati longobardi e bizantini; sono peraltro ben note le origini "longobarde" di alcuni dei più importanti monumenti di Fanano. La via di "Croce arcana" ha dato origine, al pari delle altre importanti vie di valico medievali, ad una precisa serie di strutture manufatti eretti per consentire il presidio e dare supporto alla percorrenza stessa; è significativo, a monte di Fanano, la località di Ospitaletto, direttamente riconducibile all'antico ospitale che vi sorgeva per dare assistenza ai "viandanti" che si accingevano a valicare le giogaie più elevate dell'Appennino. Altra caratteristica di questa “via del Panaro” è'8f quella di possedere un corredo storico monumentale di grande importanza: numerose sono le pievi, i nuclei storici, le rocche, le torri e le case a torre che accompagnano l'asse della percorrenza, testimoniando ancora oggi dell'importanza che essa ebbe nel passato. Un’altra importante via di valico “modenese” costeggiava invece la direttrice del Secchia e del Dolo sfociando alla sella delle Forbici, risalendo in parte il territorio reggiano, con tappa al sito dell' “ospitale” di san Leonardo del Dolo. Notevole importanza, nel panorama delle antiche vie modenesi, ebbe anche la Badia di Frassinoro, essendo collocata sulla sommità di una lunga dorsale che conduceva direttamente nelle adiacenze dell'attuale passo di San Pellegrino e delle Radici, in una posizione quindi particolarmente significativa nei confronti delle antiche direttrici medievali. Nel "panorama viario tran-appenninico medievale" i percorsi di transito situati nel territorio occidentale dell'Appennino modenese ebbero probabilmente maggiore importanza degli altri valichi situati nel settore orientale; queste circostanza e’ probabilmente riconducibile al collegamento diretto con Lucca, importante centro di amministrazione politica e territoriale già'88 in epoca longobarda. Per contro, il territorio modenese occidentale, ed in particolare l'area del valico dell'Abetone - Monte Cimone pare avere avuto maggiore importanza in età'88 romana, come attestano ritrovamenti di materiale archeologico avvenuti in zona e, in particolare sulla stessa sommità'88 del monte Cimone. Sempre nella zona del monte Cimone sono segnalate da tempo "stazioni" archeologiche riconducibili al mesolitico, che testimoniano l'esistenza di accampamenti stagionali di cacciatori provenienti dal piano. La presenza dei reperti mesolitici, tuttavia, ha riscontro in altri parti dell'Appennino modenese, come ad esempio nella zona di S. Anna Pelago-San Pellegrino. L'appennino modenese, quindi, ebbe notevole importanza nel panorama delle direttrici viarie medievali che collegavano il territorio padano con quello toscano durante il medioevo; benchè'8f talvolta "sussidiarie" rispetto alla direttrice fondamentale di monte Bardone, anche le vie modenesi costituirono comunque un importante ambito di riferimento per le comunicazioni e per la "diffusione" delle idee e della civiltà'88, in quei secoli lontani; il ripercorrere queste “antiche vie” ci permette di capire le complesse fasi che attraverso i secoli hanno condotto alla attuale distribuzione dei più antichi insediamenti, dimostrando come la presenza delle vie trans-appenniniche avesse grande importanza per la fondazione di rocche, pievi e borghi, dando origine a quell'assetto territoriale che ancora oggi contraddistingue il patrimonio storico culturale della montagna modenese. Giuliano Cervi 5 ALPINISMO GIOVANILE - - SCUOLA C.A.I. A G L I P O I V N A I N S I M L O E MO DEN A Corso Aquilotti Cronache di un per...corso Ciao a tutti, mi chiamo Elisa, ho 9 anni, e ho voglia di scrivere alcune semplici righe che esprimono le mie emozioni, non sar facile tradurle in lettere e trasmetter vi questa straordinaria esperienza del CAI. Sono molto contenta perch alla fine si impara ad affrontare tutto senza timore ( per me nota dolente ), inoltre si vedono cose nuove, belle, magiche come il mondo della montagna. Tra tutte le gite a cui ho partecipato, quella che mi piaciuta di pi stata Brisighella: siamo andati, noi aquilotti, in una miniera dove per terra c era del gesso e in mezzo a questo dei cristalli e poi la camminata mi ha molto esaltata perch mi sono identificata in un leone forte e potente ed infatti quando mi chiamavano io rispondevo con un ruggito!!! Le maestre pi pazzerelle sono Claudia e Tina, ma i pregi e difetti Anche quest anno ho partecipato al corso degli aquilotti del CAI di Modena. Siamo andati a Brisighella a visitare un parco 6 li tengo per me, come loro si tengono i miei nel loro scrigno. Sono contenta di avere fatto questa esperienza e mi raccomando: non cambiate nulla!! Mi sono sempre sentita a mio agio anche durante le mie piccole grandi difficolt . Ciao a tutti e a Settembre. Elisa Ciao a tutti, sono Giovanni , un aquilotto al secondo anno di esperienza con il CAI. Quest’anno al corso "Che animale sei" andata molto bene e mi sono divertito molto. Dopo attenta osservazione, secondo me, l’animale a cui assomiglio di pi il daino perch grande, possente ed elegante, sapete io sono un po’ gigante! La gita pi divertente stata sicuramente quella di due giorni, quando siamo andati al museo del miele e al Butterloch ed ho dormito in compagnia di tanti amici.! La pi istruttiva, dove ho imparato tante cose, stata invece quella dove c’era il sig. Bruno. Quanti animali ci ha fatto vedere e conoscere! Ø difficile trovarne tanti cos diversi, tutti insieme e soprattutto liberi. Buone Vacanze e alla prossima gita! Ciao! Giovanni specializzato nella cura degli animali ammalati o feriti. Qui abbiamo visto il falco pellegrino, il gufo reale (ma non era quello di Henry Potter!) ed anche i cuccioli di lupo. Un altra gita molto interessante stata quella sul Lago Superiore, vicino a Mantova. L siamo andati prima a vedere la cova della cicogne con un battello, poi, al pomeriggio, siamo andati a fare un bellissimo giro in bicicletta. Siamo arrivati a casa stanchissimi, abbiamo fatto pi di 30 chilometri sempre pedalando! La mia gita preferita, per stata quella di due giorni in val Renon. Siamo partiti il Sabato mattina in pullman e dopo alcune ore siamo arrivati in una malga che era specializzata nella produzione del miele. Qui un esperto ci ha spiegato un mucchio di cose riguardo alle api. Usciti dalla casetta delle api abbiamo fatto un altra magnifica esperienza prendendo il pi bel treno che abbia mai visto: un trenino in legno che risale la Val Renon e sul quale abbiamo fatto i matti tutto il tempo. Alla sera alcuni hanno fatto un escursione al buio con le torce mentre io ed altri ci siamo riposati in rifugio. Dopo siamo andati a letto e noi femmine abbiamo passato il tempo a raccontarci le storie di paura. Il secondo giorno la gita stata ancora pi bella. Assieme ad una guida ci siamo addentrati in un canyon stupendo, il famoso Butterlock. Qui abbiamo camminato tantissimo, cercando di trovare dei minerali e abbiamo dovuto guadare il fiume tante volte. Per fortuna che c erano gli istruttori a controllare che non cadessimo in acqua mentre attraversavamo il fiume! Lanno prossimo, purtroppo, non far pi parte degli aquilotti perch passo negli Junior, ma spero di trovare degli istruttori altrettanto bravi, tanti nuovi amici e di fare delle uscite sempre pi belle. Un grazie grandissimo a tutti quanti. Ciao Valentina Cari lettori, il 4-7-2008 sono partita con l’Alpinismo Giovanile del C.A.I. di Modena, per L’Alpe Devero, che è'8f una valle al confine con la Svizzera. Gli istruttori erano: Giuliano (il capo) e Mauro. Poi cerano 2 accompagnatrici: Tiziana e Melania. Infine c’erano 2 ragazzi senior aiutoaiuto-aiuto-accompagnatori che erano: Gabriele e Giacomo. All’andata un gruppo è andato con Giuliano e Gabriele in treno e un’altra piccola parte con le altre istruttrici e istruttori in furgone. Per una serie di motivi quelli in treno sono arrivati circa 4 ore dopo degli altri. Subito ho avuto l’impressione di essere in un piccolo paradiso, pieno di casette che sembrano quelle dei cartoni animati, pieno di bellissimi prati fioriti e, come in molti posti di montagna, pieno di fontane di acqua fresca e limpida come non avete mai visto. Io mi sono subito messa l’anima in pace e ora capisco perché Giuliano e gli altri istruttori insistano tanto nello sforzarci ad andare in montagna. Io devo dire che, riguardo a i compagni di camere, sono stata molto fortunata, a differenza di altri a cui magari è andata meno bene ma che in 2 giorni si sono adattati. Ero in camera con tutte le mie amiche e sono andata d’accordo con tutte e 4 (a parte quando Chiara mi ha menata con il suo frontalino per la stanchezza). Mi sono molto divertita e ho avuto la possibilità di conoscere persone molto simpatiche e con un grande cuore. Riguardo a noi abbiamo scarpinato come dei matti e riguardo alle varie età eravamo: 1996- 1997- 1998 e una piccolina che era del 2000 che aveva 7 anni e mezzo (+2 senior 1994). In un giorno abbiamo percorso 16 Km e un altro giorno un tot di Km e 900 m di dislivello. Insomma siamo stati eroici tutti. Un giorno è stato brutto e infatti al mattino abbiamo fatto lezione teorica in rifugio e al pomeriggio siamo andati in piscina. Alla sera, dopo mangiato, ci si divertiva perché si poteva fare quello che si voleva: c’era chi andava subito a dormire (quasi nessuno), c’era chi andava a fare un giro fuori, c’era chi restava dentro a giocare a tutti i giochi di società che c’erano, ecc., ecc. Insomma era tutto così. Poi si andava a dormire massimo alle 23.00 e al mattino ci si svegliava alle 7.00 e alle 9.00 si partiva. Poi si tornava a casa al massimo alle 17.30, 17.45 e alle 19.30 si cenava. Che smemorata, mi sono dimenticata i turni di lavori che ogni giorno dovevamo fare suddivisi in gruppi di 2, 3 o 4 e ruotando in 8 compiti: pulizie bagni, rifugio; apparecchiare e viceversa mattino e sera; preparazione pranzi al sacco; servizio in cucina come sguatteri o aiuto cuochi… Sapete, questa settimana mi sono resa conto di una cosa: la mattina, come tutti, pensavo: “oggi un’altra faticata, non ce la farò, mi sfinirò fino all’ultimo!”. Poi, invece, pensavo che alla fine tutte le altre volte ce l’avevo fatta e anche quella volta ce l’avrei fatta. Perché il segreto è non pensarci, cioè, se uno pensa alla fatica che sta facendo si sfinisce, se uno invece si mette a chiacchierare con il compagno, si mette a canticchiare o altro, dopo un po’ le gambe vanno da sole e tu arrivi così alla meta. Io questo esperimento l’ho provato molte volte e sempre sono arrivata alla meta non troppo sfinita e con una grandissima soddisfazione. Come quando siamo andati a Punta della Rossa, una montagna al confine con la Svizzera. Li si che ci siamo sfiniti! Era un sentiero molto ripido e molto faticoso ma ci siamo arrivati tutti sani e salvi e, chissà perché, quel pomeriggio il panino era più buono che mai. Come amicizie, sono andata bene con tutti e non ho avuto particolari antipatie, anzi ho fatto nuove conoscenze. Come gruppo eravamo abbastanza unito e lo siamo stati molto soprattutto in arrampicata, dove bisognava far sicura all’altro, tenergli il posto, e aiutarlo se era in difficoltà. Li tutti erano carini e simpatici con - Soggiorno estivo Gruppo Junior Rifugio SestoCalende-Alpe Devero - ALPINISMO GIOVANILE SCUOLA C.A.I. A G L I P O I V N A I N S I M L O E MO DEN A tutti sia perché era bello fare sicura ecc., sia perché ci si voleva aiutare. Sono proprio stata bene questa settimana, e pensare io che non ci volevo andare, me ne sarei pentita amaramente. Cari lettori, io non posso spiegarvi bene e tutto attraverso un pezzo di carta ma vorrei proprio che voi possiate comprendere i miei sentimenti e vi suggerisco, quando avete 4 giorni liberi, al posto di andare a Pinarella o posti simili, di prendere gli scarponi, la borraccia, una tuta e andare a farvi una bella passeggiata all’Alpe Devero o anche in tanti altri bellissimi posti di montagna. Vi auguro buone vacanze e tanto divertimento! Saluti: Catia Gallotta 97 17. 7. 2008 Arrivederci Sardegna Nelle settimane fra l'11 ed il 28 Giugno noi ragazzi senior dell'AG siamo stati in Sardegna. Siamo sbarcati ad Olbia e ci siamo diretti nei dintorni di Punta Teulada (sudovest della Sardegna), a Porto Pino. Montato le tende e usando il campeggio come base abbiamo fatto alcune escursioni giornaliere in bici girando le isole di Sant'Antioco e di San Pietro o restando più all'interno; su e giù per le strade dell’Iglesiente cercando ristoro in mare durante le ore più calde. Complessivamente una gran faticata di 300 chilometri in compagnia. Dopo circa una settimana ci siamo spostati al rifugio del Gruppo Grotte di Nuoro, nella valle del Lanaitto che gentilmente ci hanno dato in affidamento. Durante il trasferimento abbiamo raggiunto la Costa Verde che ha le dune naturali più alte d'Europa, sulla spiaggia non c'era nessuno, altro che l'affollamento di Rimini!!!! Nel Lanaitto abbiamo fatto escursioni con prove di orientamento raggiungendo il monte Tiscali, l'Oddeu, la Gola del Gorropu ed altre zone e abbiamo potuto constatare che abbiamo ancora molto da lavorare in materia cartografia e orientamento. Il paesaggio, contrariamente a come ci si può immaginare, è molto montuoso e selvaggio caratterizzato dalla presenza dei cuili, vecchie abitazioni utilizzate ancora oggi dai pastori di capre. La sera, con un gelato in mano, siamo anche stati a visitare i famosi murales di Orgosolo. Passata un'altra settimana siamo andati upaio di girni al campeggio Golgo vicino a Baunei arrampicando a Punta Giradili o facendo escursioni fino a Cala Goloritze e a Pedra Longa. Vorrei sottolineare la bellezza di Cala Goloritze, piccola ma incantevole, con un mare turchese ma, purtroppo, punteggiato di motoscafi. Negli ultimi giorni infine abbiamo fatto un trekking leggero spostandoci da Cala Sisine (prima tappa) a Cala di Luna e Cala Fuili. Qui, arrivati il mattino dell'ultimo può fare, ma abbiamo anche imparato a dividerci i compiti: chi muoveva i primi passi tra i fornelli, chi badava ai conti, chi all'attrezzatura, chi ha fatto nuove scoperte culinarie, tutti abbiamo partecipato e cooperato. In quest'occasione oltre che visitare posti e paesaggi mozzafiato siamo potuti entrare di più nella cultura del luogo, molto tipica, non frequentando zone troppo turistiche e quindi false, adatte al cliente. Proprio per questo risulta molto differente da un normale tragitto turistico. Monica giorno, abbiamo arrampicato con "gran slancio" e ci siamo abbuffati (specie alcuni) di pesce fresco. Durante questo soggiorno abbiamo molto socializzato fra noi come solo in queste occasioni tra coetanei si 7 CAI Gruppo sentieri entieri Escursionismo CAI entieri Escursionismo Autunno & sentieri: ricercatori cercasi Come diceva una canzone di "qualche" anno fa: "l'estate sta finendo... e un anno se ne va...". Le attività estive si sono quasi concluse e ci attende un interessante autunno da vivere sui nostri sentieri, ma non solo! Nella seconda parte dell'anno le gite mensili ci renderanno "artisti del bianco e rosso" e si terranno - sempre di domenica - il 7 settembre, il 12 e il 26 ottobre. Le mete, tutte nell'Alto Appennino Modenese, verranno decise la settimana prima della gita in relazione alle reali necessità di manutenzione. Accanto a questi appuntamenti sono in programma i "Martedì del Segnatore", serate di discussione e incontro tra i componenti del Gruppo, di programmazione dell'attività e organizzazione delle gite. Queste serate sono aperte anche a coloro che vogliono conoscerci e partecipare all'attività sentieristica. Il primo appuntamento - martedì 2 settembre, alle ore 21.00 in sede - sarà molto importante perchè aprirà questa seconda parte della stagione e sarà l'occasione per parlare dei risultati del Soggiorno del Segnatore che si è tenuto ad agosto, delle attività degli Adottatori, ovvero coloro che hanno adottato un sentiero e si occupano in esclusiva della sua manutenzione, ma anche per preparare il programma delle attività 2009! Martedì 7 ottobre organizzeremo ben 2 escursioni visto che si anticipa a fine mese la gita di novembre. Il 4 novembre, infine, sarà l'occasione di tirare le somme di quanto nel 2008 abbiamo fatto, di come i nostri sentieri accoglieranno l'inverno e di quali sono i nostri progetti per la stagione fredda...Chi non considera le escursioni soltanto fatica ma cerca qualcosa di più, chi ama chiedersi il perchè delle cose, chi è curioso e di ogni cosa cerca il lato nascosto e affascinante, scoprirà che il mese di settembre ha in serbo per lui qualcosa di molto interessante. Percorrendo i nostri sentieri con occhi attenti a quanto ci sta intorno, si capisce subito che quella che viene chiamata "viabilità minore", minore non è davvero. Storia, tradizioni, natura sono parte integrante del sentiero e non possono essere certo trascurate. Ecco perchè stiamo cercando Soci (e non) interessati ad arricchire culturalmente i sentieri aiutandoci ad effettuare ricerche storiche e naturalistiche necessarie a integrare le nostre conoscenze. E' possibile anche soltanto fornire dati, esperienze, racconti della loro storia e del territorio che li ospita. Invitiamo gli interessati a questo progetto e alle altre attività del Gruppo a contattarci all'indirizzo di posta elettronica [email protected] o venire in Sede il martedì sera, in particolar modo, il primo martedì del mese. Andrea Gasparini. Invitiamo i Soci Segnatori che non lo hanno già fatto a comunicare entro il mese di settembre le informazioni relative alle manutenzioni effettuate quest'anno mandandoci una mail o venendo in sede il martedì sera. Corso di Alpinismo 2008: lo rifaremo? Ci chiamiamo Gian Luca e Raffaella, siamo due allievi del corso di alpinismo 2008 e quanto segue è come abbiamo vissuto questa esperienza. R: E’ iniziato per caso leggendo un libro che hanno regalato a Gian Luca: “Il richiamo del silenzio” di Joe Simpson. Pagina dopo pagina venivo catturata dal racconto di questo alpinista, delle sue scalate e delle emozioni da lui provate, tanto da volerle vivere sulla mia pelle. Ho deciso di iscrivermi al corso in modo da poter affrontare questa nuova avventura in sicurezza, ma soprattutto, come dicono i nostri istruttori, nel modo migliore possibile: divertendosi. G: Quando mia moglie mi propose di fare qualche cosa per conoscere meglio la montagna cominciammo a fare 8 ricerche sul web per trovare un corso. Quello proposto dal CAI di Modena ci sembrò interessante per vari motivi: bel programma, gemellaggio CAI-Guide Alpine del Cimone, orario di svolgimento compatibile con il lavoro e sede del corso relativamente vicino a casa (abitiamo a Serramazzoni). Il giorno della presentazione, mi nacquero alcune perplessità riguardo la fattibilità del corso per una persona come me che, anche se amante della montagna, non ha alle spalle esperienze rilevanti se non trekking con gli amici e qualche “tiro” in falesia. Alla fine vinse la passione per la montagna e la voglia di provare. G-R: Non possiamo dire che il corso sia stato una passeggiata: le lezioni alle nove di sera e 90 km di viaggio (andataritorno) si fanno sentire la mattina dopo; le alzate alle 4:30 della domenica per le uscite sono una vera botta e c’è ovviamente un investimento economico per chi non ha attrezzatura. G: E’ ovvio che in un corso così siano importanti gli istruttori e i compagni ma, nonostante questi aspetti siano risultati positivi, c’è qualcosa in più, qualcosa che non mi aspettavo. Prima andavo in montagna per staccare dal quotidiano, per ridimensionarmi: tutti i pensieri riacquistavano il loro giusto peso; mi ritaravo. L’alpinismo ha aggiunto il fattore evoluzione: imparare tecniche base di arrampicata o di progressione su ghiaccio e applicarle in splendidi posti mi ha naturalmente spinto a cercare il giusto equilibrio tra piacere e concentrazione, tra istinto e razionalità. R: La montagna può essere vissuta in mille modi, ognuno si sceglie la propria “vetta” in base alle proprie capacità e ai propri limiti. Cima Solda, per chi pratica alpinismo, può sembrare una passeggiata, ma io non ero sicura di farcela. Dopo alcune ore di cammino in cui i ramponi sprofondano nella neve, le gambe si fanno più pesanti e il respiro più frequente (altitudine o fisico scarso?), ma in quei momenti non ho mai pensato di voler essere da un’altra parte. Quando poi le forze sono ormai finite, e pensi di non poter fare un altro passo in più, ti accorgi che la meta è vicina e allora via… Poi finalmente sei in cima, alzi lo sguardo e la vista spazia su di un panorama spettacolare, la soddisfazione di esserci riuscita è unica. La mia prima vetta è fatta. G-R: Perciò, alla domanda “Lo rifareste?” risponderemmo “Sì!”. CAI ES CU R SIONISMO Uomini e montagne della Grande Guerra 15- 18 La mostra fotografica sulla Grande Guerra: un occasione per riflettere Dal 15 Maggio esposta, presso la nostra sede, una mostra fotografica che presenta foto storiche del periodo della Grande Guerra. Le foto sono state scattate da un ufficiale medico in forza sull Adamello e rappresentano momenti di vita quotidiana dei soldati. Sono andata a visitare la mostra una sera con mia mamma e siamo rimaste entrambe colpite dalle immagini che abbiamo visto: tende di tela in mezzo alla neve, un altare fatto di blocchi di ghiaccio, baracche di legno abbarbicate sulle pareti di roccia come edera attaccata ad un albero, soldati in mezzo alla neve vestiti di semplici divise di panno e senza guanti, cannoni issati a forza di braccia lungo ripide pareti, e tante altre immagini. La nostra conclusione stata immagini toccanti che danno un idea della stupidit della guerra . Ho deciso poi di portare anche i miei due figli di 14 e 16 anni a vedere la mostra, convinta che avrebbero visto le stesse cose. E invece, alla fine del giro (10 minuti in tutto), quando ho chiesto loro cosa ne pensassero, la risposta di Silvia stata: Belle immagini, ma controproducenti . Come controproducenti?! . S , perch non sono immagini tragiche, sono immagini di vita quotidiana quasi serena. Si vedono persone che vivono in una situazione difficile, ma riescono anche a sorridere. Non sembra poi male! E allora ho guardato le foto con occhi nuovi . E vero: si vedono persone e non soldati. Persone che sono riuscite a ricavare uno scorcio di umanit ’88 anche in un ambiente ostile e in un momento tragico della propria esistenza. E allora ho pensato che l essere umano veramente capace di adattarsi a tutto e a trovare del buono, anche quando sembra che di buono non ci sia nulla. E ho anche capito che sbagliato non confrontarsi con gli altri, perch le stesse cose possono essere viste e interpretate in modo completamente diversi e quasi opposti. E ho pensato che sempre in agguato il rischio di dare per scontato il parere degli altri e questo pu portare a incomprensioni anche gravi. E ho concluso che mentre mi sentivo buona perch condannavo la guerra, in realt avevo lo stesso atteggiamento di chiusura mentale che alla base di ogni guerra, perch mi sentivo di avere l unico punto di vista possibile. Non basta quindi vedere una mostra di foto, bisogna guardarla ed essere disposti a confrontarsi con gli altri sulle proprie impressioni. La mostra rimarr aperta fino alla fine di luglio ed visitabile gratuitamente nei giorni di apertura. Sul tavolo in fondo alla sala a disposizione un foglio in cui indicare la data della visita ed eventuali commenti. Consiglio a tutti un giro in sede: le foto sono veramente belle e poi mi piacerebbe leggere i commenti e vedere quali altre impressioni sono emerse. Concludo con una massima che a me piace molto e che mi sono ripetuta anche la termine del colloquio con i miei figli: Apri la tua mente, qualcosa ci entrer ! E speriamo che entrino in tutti idee di pace. Antonella luned 8 settembre, ore 21 gioved 9 ottobre, ore 21 Conferenza di Loris Lancedelli sede CAI Modena Conferenza di Gian Luigi Rinaldi sede CAI Modena Presentazione del relatore Loris Lancedelli, nato a Cortina nel 1953, ha iniziato assieme ai genitori e il fratello l’attività di recuperante e ricercatore di fossili nelle Dolomiti. Con i fossili ha realizzato ben 5 mostre. Recuperante e collezionista di reperti bellici, dal 1968 ha portato avanti il progetto per la realizzazione di un museo della grande guerra in Cortina d’Ampezzo. L’idea è diventata realtà e il 12 agosto 2003 è stato inaugurato il museo in un fortino austro-ungarico dismesso detto “Tre Sassi” in località Valparola – Falzarego. Dal 1977 al 2008 Loris ha realizzato 20 mostre sulla prima guerra mondiale, visitate da migliaia di appassionati. Ha collaborato alla realizzazione dei musei all’aperto, del Lagazuoi, 5 Torri, Sas de Stria, mettendo a disposizione le proprie conoscenze ed un prezioso archivio di fotografie e documenti acquisiti attraverso i racconti dei reduci, nonché archivi e materiali vari raccolti sul territorio locale e in tutta Europa. Ha acquisito una notevole esperienza come storico, ed a questa ha affiancato la formazione nel campo della psicoanalisi e delle scienze umanistiche divenendo terapista sui conflitti e le problematiche sociali e di coppia. Conduce seminari e dirige dal 2003 il museo “Tre Sassi”. “LA GUERRA DEGLI ALPINISTI” LAGAZUOI-SASS-DE STRIA… CENGIE E GALLERIE DI MINA….. lunedi 8 settembre 2008 ore 21 presso sede cai della Grande Guerra, è un profondo conoscitore del fronte della 4^ Armata. Bibliofilo, collezionista di equipaggiamenti e cimeli è componente della Società Storica per la Guerra Bianca, scrive libri e articoli su riviste specializzate. Da alcuni anni collabora con l’Accademia Militare nella gestione del Museo Storico dell’Istituto. Contenuti della conferenza L’incontro conclusivo dell’8° Corso Presentazione del relatore Gian Luigi RINALDI è nato a Pievepelago il 22.06.'44, ha frequentato il 20° Corso dell’Accademia Militare (1963), la Scuola di Applicazione e, con il grado di Tenente degli Alpini, ha prestato servizio presso il Battaglione CONFERENZA DI LORIS LANCEDELLI LA CONFERENZA E’ APERTA A TUTTI I SOCI CAI per i non iscritti al corso di escursionismo storico, occorre versare la quota di 5 euro (la sera della conferenza) IL SITO DEL CAI è www.cai-mo-it Pieve di Cadore (7° Reggimento) fino al 1971. Istruttore di sci e alpinismo ha diretto corsi e partecipato a manifestazioni sportive militari nazionali e internazionali. Lasciato il servizio attivo, si è laureato in ingegneria civile (Padova) e architettura (Venezia) svolgendo poi la libera professione e l’insegnamento. Più volte richiamato alle armi riveste ora il grado di tenente colonnello. Da sempre appassionato delle vicende Ambientalistico consente di presentare una sintesi critica delle vicende belliche che si svolsero sul fronte della 4^ Armata (Fronte Dolomitico). Gli incontri e le uscite estive hanno permesso ai partecipanti di “toccare con mano” la realtà dei luoghi in cui si sono svolti i combattimenti e anche le imprese alpinistiche che sono poi passate alla storia nelle forme epiche che tuttora celebriamo. La conferenza affronterà uno dei miti più consacrati alle vicende della “guerra bianca”: la conquista del Passo della Sentinella (aprile 1916). L’occasione della serata conclusiva lascerà ampio spazio a domande e quesiti dei partecipanti. Foto di: Antonella Fornari 9 UN UNIVERSO VERDE RICCO DI MISTERI E... Come difendersi dagli erbivori Che le piante siano in grado di spostarsi, in alcune fasi della loro vita, lo abbiamo già visto, ma ci sono poi dei lunghi momenti, durante i quali devono cercare di difendersi dagli erbivori, senza potersela “dare a gambe”. La minaccia, spesso meno visibile, ma potenzialmente più pericolosa, è rappresentata dagli insetti, che in certi periodi possono masticare non-stop, per giorni e giorni e con le loro possenti mandibole, possono arrivare a defogliare un’intera foresta. Bisogna dire però che ci sono anche gli insetti timidi, o meglio quelli che per mangiare in tranquillità senza rischiare di essere catturati al volo dagli uccelli, mangiucchiano le foglie solo dall’interno, come dei minatori, e la prova della loro presenza nella foglia si rivela solo attraverso la presenza di disegni e arabeschi gialli e marroni sul verde della foglia. Gli insetti sigarai invece, prima di cominciare il loro pasto, tagliano, arrotolano e cuciono la foglia, a forma di sigaro, creando cosi un luogo protetto dagli occhi indiscreti dei predatori e dalle intemperie. Spine e aculei sono tra le strategie più dirette, che moltissime specie vegetali hanno sviluppato per rispondere agli attacchi degli erbivori di grandi dimensioni, ma alcuni animali, come le giraffe, capre e cammelli hanno a loro volta trovato il modo di raggiungere e mangiare ugualmente i teneri germogli. La risposta è una lingua prensile lunga e dura che si insinui agilmente tra le spine, ma anche labbra e bocca coriacee per non ferirsi. Più sottile, ma anche più aggressivo, è lo stile adottato dall’ortica per non farsi consumare: sul margine delle foglie sono presenti dei peli, trasformati in un organo d’attacco, che si rompono non appena vengano sfiorati; i margini sono taglienti permettendo al liquido urticante di arrivare a segno, così bene che anche chi non bruca l’erba impara presto a riconoscere questa pianta. Ma la nostra ortica non è niente, a confronto con le specie di piante urticanti diffuse nell’Australia tropicale: si tratta di due tipi di arbusti e una specie arborea. Lo sprovveduto viaggiatore, che non sa- pendo riconoscere le tipiche foglie a cuore di queste specie, dovesse imbattersi in una di queste piante e, inavvertitamente, le sfiorasse, verrebbe colpito da un veleno così potente da provocarne il ricovero in ospedale, dove comunque il malcapitato potrà essere aiutato solo cercando di calmare un dolore che dura per settimane, perché per il veleno non esiste antidoto. Come spesso succede in natura c’è poi chi si mette “l’abito” anche se non è monaco, come per esempio il Lamium, che ha lo stesso aspetto dell’ortica e così pur non essendo urticante pochi animali tentano di mangiarlo, perché lo scambiano per l’originale. Anche le piante possono tentare di mimetizzarsi per ridurre la possibilità di essere individuate e mangiate, esattamente come nel mondo animale, un esempio sono i Lithops, ovvero i sassi vivi, una pianta carnosa nel deserto del Kalahari, facilmente raggiungibile perché vive a terra, senza nessuna strategia protettiva avrebbe poche possibilità di essere risparmiata, dagli animali affamati e assetati, ma il mimetismo è così ben riuscito che nessun animale la mangia. La Passiflora, una pianta rampicante che da noi è molto conosciuta come rampicante decorativo e per le sue proprietà erboristiche, ha delle parenti che vivono in Centro e Sud America e che sono in grado di sfruttare a loro favore il comportamento di quelle farfalle, i cui bruchi si nutrono proprio delle loro foglie. Le farfalle infatti, per dare maggiori possibilità di sopravvivenza alla propria prole, deposita le uova solo sui tralci di Passiflora dove nessun’altra farfalla abbia già depositato delle uova; imitando le uova di farfalla, con dei piccoli rigonfiamenti gialli, la pianta scongiura il pericolo di attacco da parte dei bruchi, convincendo la farfalla ad andare altrove a depositare le sue uova. Ma allora perché queste specie di passiflore non riempiono tutte le loro foglie di finte uova mettendo così a repentaglio la sopravvivenza del suo nemico alato? Perché messa così alle strette probabilmente la farfalla scoprirebbe la frode e comincerebbe ad impegnarsi a distinguere le uova finte da quelle vere e la strategia della pianta diverrebbe energia sprecata. Come sempre il processo evolutivo è continuo, non siamo ancora alla mossa definitiva, una delle specie coinvolte potrebbe “inventare “ una nuova strada per aumentare le sue capacità di regnare sul mondo!!! (Da David Attenborough “The private life of plants.”, 1995) Emanuela Vanda L'attività fisica in montagna (anatomia e fisiologia del movimento) tive (oltre alla mobilità e la resistenza) sono quelle che più interessano l'escursionismo e l'alpinismo. Esse sono l'equilibrio, la valutazione dello spazio e del tempo, il senso del ritmo, l'attenzione. Per poter mettere in pratica queste cinque capacità dobbiamo tenere conto degli elementi più importanti del nostro apparato locomotore, ossia: le ossa che sostengono il corpo, i muscoli che contraendosi lo fanno muovere, le articolazioni che sono il punto d'incontro delle diverse ossa, i legamenti che collegano un capo osseo all'altro, i tendini che sono la parte terminale dei muscoli e si collegano alle ossa, le cartilagini che rivestono la parte terminale delle ossa e servono ad ammortizzare i movimenti e ad evitare che lo sfregamento tra esse le deteriori velocemente. Indispensabile ad una corretta sinergia tra questi elementi è l'apparato cardio-circolatorio mediante il quale il nutrimento e l'ossigeno, attraverso il sangue, vengono portati in tutto il corpo e a liberare lo stesso dai prodotti di rifiuto (anidride carbonica e prodotti tossici). Teniamo sempre conto della nostra frequenza cardiaca durante gli sforzi in montagna poiché essa aumenta mano a mano che aumenta la fatica e l'altitudine fino a stabilizzarsi. A questo proposito è importantissimo l'allenamento poiché esso è un adattamento ad uno sforzo ed avviene attraverso il processo di super-compensazione, ossia la risposta che il nostro organismo da allo stimolo ed è sempre maggiore dello stesso. I principi basilari di un buon allenamento sono tre: continuità, gradualità e recupero. La continuità è fare allenamento almeno tre volte alla settimana, la gradualità fare sforzi sempre maggiori, il recupero è la distanza di tempo tra un allenamento e l'altro. Interagiscono con i fattori fisiologici, i fattori mentali che sono cinque: motivazione, concentrazione, controllo emotivo, visualizzazione, fiducia in sé stessi. La motivazione è il perché faccio un determinato sport. La concentrazione è la capacità di porre attenzione. Il controllo emotivo è la capacità di tenere in scacco l'ansia. La visualizzazione è la capacità di proiettare immagini e modalità dei comportamenti che terremo di lì a poco. La fiducia in sé stessi è la capacità di non demoralizzarsi. A corollario di tutto ciò ma non meno importante, due rig h e Cari amici ed amiche, dopo la lezione proposta in "palestra CAI" (come qualcuno l'ha definita) durante il corso di escursionismo, sono a proporvi qualcosa di meno pratico ed un po' più' concettuale, ma che ci permette di inserire nella praticità di una escursione in montagna alcune nozioni che possono servire per conoscerci un po' di più. Che cos'è l'attività fisica e la sua educazione? E' la modalità con cui impariamo a coinvolgere tutta la nostra persona (corpo e mente) avendo come obiettivo la conoscenza e il controllo del nostro corpo. Le nostre capacità motorie sono la forza, la resistenza, la velocità, la mobilità articolare, la coordinazione. La capacità di spostare o sollevare pesi è la forza. La capacità di mantenere uno sforzo per molto tempo è la resistenza. Eseguire uno sforzo eccessivo nel più breve tempo possibile è la velocità. La capacità di fare movimenti ampi con le articolazioni è la mobilità. La capacità di comandare il corpo è la coordinazione. Le capacità coordina- sull'alimentazione. I principi alimentari sono i glucidi, i lipidi, i protidi, i sali minerali/vitamine. I lipidi e i glucidi hanno funzione energetica. I protidi hanno funzione di ricostruzione dei tessuti. I sali minerali, le vitamine e l'acqua regolano le reazioni chimiche. In una corretta alimentazione devono essere presenti in modo equilibrato tutti questi principi, ma, per la nostra attività, soprattutto importante che siano ben presenti i glucidi. Ciao a tutti e buon autunno ricco di escursioni (ricordatevi che inizia il corso di ferrate!!!). Tiziana Pinelli UNA MONTAGNA DI RISORSE Del maiale non si butta via niente... Quante volte abbiamo sentito questa frase e magari ci abbiamo scherzato sopra... ma un tempo, specie in montagna, dove le risorse e i mezzi (non ultimi quelli economici) erano molto limitati, questa frase non valeva solo per il maiale, ma praticamente per ogni cosa. Molti degli attrezzi ed utensili, ad esempio, erano in legno: dopo aver diligentemente assolto alla loro funzione, e solo dopo che non era più possibile ripararli, diventavano 10 ottimo combustibile per la cucina e/o per il riscaldamento invernale. Certamente in montagna come in pianura un tempo era più facile riciclare: primo per le motivazioni di cui sopra, secondo perchè c'era molto più rispetto, non tanto per l'ambiente, ma per le cose: buttare via dava fastidio, anche solo una bottiglia di plastica... non si sa mai, si pensava, potrebbe tornarmi utile...Questa mentalità è radicalmente cambiata: ci sono talmente tante cose... come si fa a tenere tutto... e poi ormai si porta a riparare solo oggetti a cui si è particolarmente affezionati... ormai costa meno comprarli nuovi!?!?! Inoltre, rispetto al passato, l'immagine ha assunto un ruolo fondamentale, tanto che non è più pensabile vendere un oggetto senza un corredo di materiali eterogenei e ben mischiati tra loro, la cui funzione è rettamente commerciale e non ha nulla a che vedere con la funzionalità dell'oggetto stesso. Insomma, anche il più convinto ecologista/ambientalista deve impegnarsi moltissimo per la buona riuscita della raccolta differenziata. E pensare che le direttive della Comunità Europea impongono di ridurre il ricorso alle discariche (l'obiettivo finale è quello di non farne più uso), mettendo al primo posto il riciclo e quindi il riutilizzo di materiale e al secondo posto (inteso come ultima spiaggia) l'incenerimento nei termo-valorizzatori. Se solo i produttori e le agenzie di pubblicità fossero stimolati ad agire pensando al riutilizzo come ad una priorità, quanto sarebbe più acile fare una vera e corretta raccolta differenziata.... Paolo PO Domenica 16 Novembre Dal 18 settembre al 30 ottobre Bus de la Spia 30° Corso Il Bus de la Spia si trova a Sporminore (Trento) ed è'8f una grotta molto frequentata per la facilità'88 della progressione al suo interno, per la bellezza dei laghetti nella galleria superiore e per il particolare fenomeno (ansimante) dovuto ai movimenti del lago sul fondo della grotta (la “spia” che le ha dato il nome). Tale fenomeno nasce nell’imponente sifone che chiude la galleria a 300 metri dall’ingresso e si manifesta piuttosto regolarmente in determinati momenti della giornata, non solo nei periodi piovosi. Il sifone è'8f alimentato da ignote gallerie sotterranee che nemmeno speleo-sub esperti sono mai stati in grado di esplorare. E’ molto spettacolare assistere al momento in cui il sifone, riempito dall’acqua che giunge da queste gallerie, si innesca, iniziando a scaricarsi verso l’esterno tra suoni di risucchio, e spingendo l’acqua a risalire anche di parecchi metri lungo il ripido salone di frana che porta al lago. Gli speleo sub che hanno tentato l’esplorazione hanno dovuto fermarsi dopo poche decine di metri a causa delle notevoli correnti sotterranee e dei conseguenti sbalzi di pressione dell’acqua, pericolosissimi per i subacquei. Alcuni abitanti della zona ritengono che queste gallerie allagate portino fino al lago di Molveno... Per tutto questo il Bus de la Spia è'8f una grotta piuttosto emozionante, adatta a chiunque voglia avere un’idea degli strani fenomeni che si creano all’interno delle profondità abissali. EM UP CAI S P E LE O LO G I C O IL IA GR GRUPPO SPELEOLOGICO EMILIANO NO MODENA di introduzione alla Speleologia Nel mese di settembre avrà inizio il 30° Corso di introduzione alla Speleologia, organizzato dal Gruppo Speleologico Emiliano e coordinato dall’Istruttore Nazionale di Speleologia Gian Luigi Mesini. Lo scopo del corso è portare gli allievi a un approccio col mondo sotterraneo e a una prima conoscenza delle sue cavità, delle rocce in cui queste si sono formate, del carsismo e delle altre cause che le hanno generate; portare insomma a una prima esperienza delle varie forme che la natura può assumere al di sotto del mondo che siamo abituati a vedere. La speleologia è infatti essenzialmente l’esplorazione e lo studio delle cavità, sia naturali che artificiali, che si trovano nel sottosuolo, d e l l a l o ro g e n e s i , d e l l e l o ro trasformazioni. La chiara luce dell’acetilene guiderà il nostro cammino negli ambienti ipogei e, passo dopo passo, quei luoghi, un attimo prima oscuri, ci riveleranno scenari di stalattiti e stalagmiti, laghi e corsi d’acqua, cunicoli e scintillanti concrezioni, in un mondo che, al pari di quello esterno, presenta infinite varietà di forme e di colori. A volte ci accompagnerà il leggero svolazzare di qualche pipistrello, disturbato dalla nostra inopportuna presenza. Ma si tratterà solo di un timido mammifero, tipicamente associato al mondo sotterraneo e spesso considerato, a torto, una presenza tenebrosa. Tra l’altro, non è l’unico abitatore delle grotte, dove la nostra attenzione può essere attratta da altri piccoli animali, ugualmente interessanti e innocui. Il corso avrà una durata di circa 5 settimane e ci porterà alla conoscenza di questo mondo affascinante; si articolerà in una serie di lezioni teoriche su geologia, speleogenesi, carsismo, idrologia, nonché sulla presentazione dei materiali utilizzati in speleologia e sulle tecniche da seguire per muoversi nelle grotte. Alcune uscite pratiche ci condurranno in cavità ad andamento prevalentemente orizzontale e in altre ad andamento verticale, in modo da offrirci una panoramica generale sui vari ambienti ipogei. Il programma del corso è il seguente: Gioved 18 Settembre Domenica 21 Settembre Gioved 25 Settembre Domenica 28 Settembre Gioved 2 Ottobre Gioved 9 Ottobre Domenica 12 Ottobre Gioved 16 Ottobre Domenica 19 ottobre Gioved 23 Ottobre Sabato 25 Ottobre Domenica 26 Ottobre Gioved 30 Ottobre Iscrizioni e presentazione del corso. Attrezzatura di base, vestizione e alimentazione in grotta Uscita in grotta orizzontale (facile) - Grotta della Spipola (BO) Geologia e carsismo Uscita in grotta orizzontale (facile) - Grotta del Dordoio (LU) Idrologia e meteorologia Materiali e tecniche di progressione in grotte verticali Palestra di roccia - Varana (MO) Topografia ipogea Uscita in grotta verticale - Buca dei Tunnel (LU) Biospeleologia Palestra di roccia - Pianello (PG) Uscita in grotta verticale - Pozzo del Nibbio, Monte Cucco (PG) Chiusura del corso, consegna degli attestati e proiezione di diapositive Comitato Scientifico “F erdinando Malavolti” Nell’ambito delle visite agli ambienti sotterranei di origine artificiale, cioè'8f non dovuti all’opera della natura ma scavati dall’uomo, il Comitato Scientifico “Ferdinando Malavolti” organizza una gita a Narni e Amelia, piccoli centri del sud dell’Umbria, in provincia di Terni. Qui, percorrendo le strette e contorte viuzze, si ha l’impressione che il tempo si sia fermato in un'epoca imprecisata. Narni sorge su un colle affacciato sulla valle del fiume Nera. Oltre ad insigni monumenti, quali il Palazzo del Podestà, il Duomo e il ponte Narni e Amelia sotteranee sabato 27 e domenica 28 settembre d’Augusto, a Narni ha sede il catasto nazionale delle cavità artificiali e vi si trovano numerosi sotterranei etruschi e medievali di grande interesse, soprattutto acquedotti e cisterne s c a v a t i p e r p e r m e t t e re a l l a popolazione l’approvvigionamento idrico anche in periodi di scarsità d’acqua. Noi visiteremo l’acquedotto romano della Formina, lunga e affascinante opera di scavo (a mano) e di ingegneria idraulica; ma visiteremo anche i sotterranei della chiesa di Santa Maria, dell’VIII secolo, con due cisterne di età romana, e quelli del complesso conventuale di San Domenico, con resti di un impianto idrico e numerosi graffiti risalenti al tempo in cui il luogo fu trasformato in sede del tribunale dell’Inquisizione. Ad Amelia, nota per le Mura poligonali risalenti probabilmente al VI-VII secolo a.C., visiteremo la Grotta delle Cinque fonti, spettacolare esempio di architettura idraulica romana, la Grotta dei Farrattini, galleria costruita per l’approvvigionamento idrico, e la G ro t t a d e i S u c c h i a re l l i , c h e probabilmente aveva la funzione di collegamento tra acquedotti. Chi è f interessato all'escursione o al Corso si può rivolgere al Gruppo Speleologico Emiliano nella serata del giovedì, in sede, o scrivere una mail al nostro indirizzo [email protected] 11 Viaggi e trekking 3 marted 7 ottobre Andera Gabrieli "Karakorum: in viaggio tra i ghiacciai ed i villaggi del Pakistan del nord" marted 14 ottobre Elena Bellini Apri gli Occhi Reportage Etiopia 2007/2008 Dawro Konta marted 21ottobre Alessandro Biagini "Sculture di pietra" Viaggio attraverso i parchi americani marted 28 ottobre Andrea Mazzucchi "Myanmar (Birmania)" marted 4 novembre Barbara Stefanelli Canada "Terre dell’Ovest: nei territori degli Atabaska" marted 11 novembre Stefano Elegibili "Trekking attorno all’Annapurna" marted 18 novembre Stefano Vanzini "Oberland, il gigante di ghiaccio" Tour scialpinistico del ghiacciaio più esteso d'Europa marted 25 novembre Andrea Baschieri "Argentera trekking" Attraverso vecchie strade militari e selvagge valli di questo meraviglioso Parco Comitato Programma del di Redazione 3°Appennino Cinema Film Festival 5-6-7 settembre 2008 Manifestazione culturale a Pievepelago, Riolunato e presso il rifugio Marchetti al Lago Santo, col patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Modena, del Parco del Frignano, della Comunità Montana e della nostra sezione del Club Alpino Italiano. Dal 30 agosto al 6 settembre esposizione della mostra fotografica “Il volto quotidiano della Grande Guerra” presso la sala della cultura a Pievepelago. Venerd 5 settembre ore 20,30 presso il teatro di Riolunato proiezione dei filmati sul mondo contadino “due luoghi diversi - le stesse fatiche". 1. “Lassù il tempo si è fermato” di Carlo Grenzi 2. “Slow Food” della provincia di Modena Sabato ore 15 presso il rifugio Marchetti proiezione del filmato della scuola di sci di fondo di S. Anna Pelago Sabato 6 settembre ore 17 presso il teatro comunale di Pievepelago proiezione del filmato Acque sorgenti di vita di Carlo Grenzi Sabato 6 settembre ore 20,30 presso il teatro comunale di Pievepelago concerto del coro Rosalpina della sezione CAI di Bolzano Venerd sabato e domenica presso il rifugio Marchetti si terra un’esposizione di libri di Montagna e quadri a tema Maremma dello scrittore Romano Battaglia. L’autore sarà presente nella giornata di domenica. Ospiti d’onore della manifestazione saranno il regista Carlo Grenzi e lo scrittore Romano Battaglia. Saranno inoltre presenti vari autori di libri di Montagna. il cimone Date di consegna Numero Termine consegna articoli Periodo copertura articoli 1 1 novembre dal 10 dicembre al 10 marzo 2 1 febbraio dal 10 marzo al 10 giugno 3 1 maggio dal 10 giugno al 10 settembre 4 1 luglio dal 10 settembre al 10 dicembre Notiziario della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano Via 4 Novembre, 40 - 41100 Modena - Tel. 059/826914 - Fax 059/826978 Internet Home Page: http://www.cai.mo.it - E-mail: [email protected] Direttore Responsabile: Maria Teresa Rubbiani Fotocomposizione e stampa: Borghi - Via Grandi, 63/65 - 41100 Modena Autorizz. del Tribunale di Modena n. 605 del 29 settembre 1977 Il notiziario aperto alla collaborazione dei soci e simpatizzanti, ma gli articoli dei singoli autori non impegnano la redazione n il Consiglio Direttivo del sodalizio. La pubblicazione pu essere parzialziale. 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