Novità!!! Novità!!! Novità!!! Skipass 2008

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Novità!!! Novità!!! Novità!!! Skipass 2008
Avviso importante ai Soci
CAMBIO ORARI APERTURA SEDE E SEGRETERIA
A partire da mercoledì 20 agosto, data di riapertura dopo le ferie estive,
verranno modificati gli orari di apertura della Sede: mercoledì e al
venerdì sarà aperta dalle 17.00 alle 19.30. Resta invariato l'orario del
martedì sera: dalle 20.30 alle 23.00. Scompare la mitica serata del
venerdì sera che, fino all’inizio degli anni ‘90, era tradizionale
appuntamento dei Soci per decidere quale meta raggiungere nel fine
settimana. Ormai da anni i Soci prediligono la serata del martedì per
venire in sede e gli appuntamenti per la domenica vengono ormai
organizzati per posta elettronica, così anche noi ci adeguiamo ai nuovi
bisogni.
Skipass 2008
Torna il Grande Appuntamento della Montagna
Dal 30 ottobre al 2 novembre riapre i
battenti Skipass, il salone del turismo
e degli sport invernali che da quindici
anni inaugura l’ “inverno” a
ModenaFiere. 25 mila metri quadrati
di esposizione e 20 mila di aree
interattive con spazi aperti al pubblico
e zone riservate a gare ed esibizioni
per vivere l’emozione della montagna.
Come tradizione, il salone modenese
propone tutte le novità per la vacanza
in montagna e per gli sport del ghiaccio
e delle neve: sci, snowboard,
pattinaggio e sleddog. Ma non solo.
Proseguono infatti le attività legate
all’outdoor. Arrampicata e mountain
bike avevano fatto capolino già
nell’edizione 2007 con un’area dedicata
aperta al pubblico a cui si aggiunge un
intero settore dedicato a chi ama le
cime e i traguardi impossibili. Oltre alle
aree di intrattenimento in cui provare
gratuitamente percorsi aerei,
arrampicata e “fuoripista” in mountain
bike, si troveranno infatti tutte le novità
per il trekking, la scalata e l’outdoor
ad alta quota: dall’abbigliamento
tecnico all’attrezzatura. Si consolida la
presenza delle discipline freestyle e si
amplia il settore espositivo legato agli
sport estremi e ai boardsport: oltre
all’attrezzatura per le discipline della
neve – tavole, sci, scarponi,
abbigliamento e accessori -, un intero
padiglione è dedicato al mondo
freestyle con i marchi più importanti
del settore e new entries di tendenza.
Accanto allo snowboard e al freeski,
sovrani incontrastati nel programma
dello spettacolo nell’arena esterna,
tornano anche quest’anno le
spericolate esibizioni di skate,
motocross e fmx. Paese ospite
dell’edizione 2008 è la Cina, sede delle
Olimpiadi di Pechino e nuovo mercato
per il “made in Italy” che proprio con
Skipass debutta nel panorama neve
del gigante asiatico. Destinazioni
turistiche, prodotti tipici, circuiti culturali
ed enogastronomici della montagna
italiana saranno infatti presenti dal 25
al 27 ottobre ad Harbin per il Wiss
(Winter International Sport Show) China
2008, insieme a Skipass. Ma per
migliaia di appassionati e operatori
della neve il salone di ModenaFiere
segna l’inizio della stagione invernale
turistica e sportiva. A Modena si trova
infatti, oltre a una selezione di operatori
stranieri dalla Francia all’Austria, agli
Stati Uniti, l’intera offerta turistica
italiana. Piemonte, Valle d’Aosta,
Lombardia, Trentino, Alto Adige,
Veneto e Friuli Venezia Giulia, insieme
alle destinazioni appenniniche
dall’Emilia Romagna all’Abruzzo e
Calabria, presentano a Skipass le
nuove proposte vacanza per il 2008:
hotel, residence, attività, aprè ski e
gustose chicche per vivere la
montagna. E da quest’anno la neve
che da oltre cinque anni abbonda sulla
grande pista da snowboard riservata
ai rider professionisti, “scende” anche
sulla pista per i bambini che sotto lo
sguardo esperto di maestri qualificati
imparano a muovere i primi passi sugli
sci e, finalmente, sullo snowboard.
La Sezione di Modena dal canto suo
allestirà un proprio spazio dove le
proposte dei numerosi corsi di
escursionismo, alpinismo, sci di fondo
e sci escursionismo troveranno naturale
continuità nello sviluppo di un
programma gite sempre nuovo e
accattivante.
Info e programma: www.skipass.it
Novità!!! Novità!!! Novità!!!
Da questo numero il nostro notiziario “Il Cimone” diventa trimestrale:
troppo elevati sono i costi di gestione che pesano direttamente sulla quota
annuale dei Soci ordinari e giovani - ben 8 € - ed ora destinati ad aumentare.
Nel compiere questo importante passo, il notiziario si apre ancor di più alla
collaborazione di Soci e non Soci mettendo a disposizione un indirizzo di
posta elettronica cui inviare nuove idee o articoli su attività e temi di
rilevanza per la conoscenza dell'ambiente montano e/o le finalità
dell’Associazione. Le indicazioni per la pubblicazione degli articoli, le
tempistiche, a chi rivolgersi, ecc. sono disponibili sul sito nella sezione
relativa a La rivista "Il Cimone".
Come detto, il nostro Cimone arriverà più tardi nelle nostre residenze e,
per non perdere gli appuntamenti con le tante attività sezionali: corsi,
escursioni, manifestazioni, ecc. è possibile ricevere in tempo reale le
informazioni grazie ad uno strumento indispensabile: il vostro indirizzo di
posta elettronica! Questo è possibile se vi iscriverete a "C’è @ x te!".
Inoltre da tempo è possibile leggere e/o scaricare direttamente dal sito il
notiziario (e le edizioni precedenti) 2 settimane prima che la versione
cartacea arrivi nelle case. Sul sito, infine, sono sempre disponibili e aggiornate
le schede delle prossime attività e le novità. Nell'era della globalizzazione,
cari Soci, occorre mettersi al passo che non è più quello del… vecchio
scarpone di cuoio a suola cucita…
GC
CALENDARIO GITE
CAI
ES
CU
R SIONISMO
Sabato 13 e domenica 14 settembre
Sabato 13 e domenica 14 settembre
Valle dei Monzoni:
Alta via Federspiel
Siamo nel cuore delle Dolomiti a due
passi da Moena, nella Valle dei Monzoni
(Val di Munciogn in ladino). Al gruppo
dei Monzoni – avamposto della dorsale
Costabella-Uomo-Valfredda, vasta zona
senza insediamenti fissi che si può già
ascrivere alla Marmolada- si accede da
Someda o da Pozza di Fassa, lungo una
valle prima ricca di boschi e poi coronata
da affascinanti creste dolomitiche.
Questo gruppo originato da rocce
intrusive diede luogo a una nuova
formazione di rocce dette monzoniti, le
cui caratteristiche fisiche e chimiche
sono uniche al mondo e che avremo
modo di osservare nella nostra
escursione. Questa suggestiva gita ci
allontanerà dalle mete dolomitiche più
frequentate per avventurarci in una
traversata che ci regalerà brividi e
panorami mozzafiato, tra cui quello che
si gode dallo stesso rifugio Le Selle a
2500 metri di altitudine, uno scorcio che
abbraccia il lontano Monte Pelmo, il
Civetta, le Pale di San Martino e l’Agner
e alle spalle il Catinaccio. L’itinerario della
nostra escursione è molto remunerativo
dal punto di vista panoramico, ma da
non sottovalutare sotto l’aspetto della
difficoltà; in alcuni punti si trova il cavo
d’acciaio che agevola non poco il
passaggio, mai più lungo di 3 metri. Il
percorso si divide in due fasi, il primo
giorno si raggiunge la quota di 2520 del
rifugio Le Selle, attraversando un
ambiente così vario da farci dimenticare
la fatica della salita, dalla pineta iniziale
a comodi prati fino a passaggi su sassi
e ghiaioni. Attraverso una stretta forcella
(si passa uno alla volta) si cambia
versante entrando nel circo chiuso della
valle e individuando sulla cresta il rifugio
che ci ospita per la notte. Il secondo
giorno si mantiene la quota attraverso
diversi saliscendi di poche decine di
metri fino a raggiungere la forcella
Ricoletta (2450m), punto da cui si affronta
la “cima Coppi” di giornata, ossia Cima
Malinverno di 2610m: un bel itinerario di
cresta da cui si godono panorami
splendidi sui tutti i più noti gruppi delle
Dolomiti, dal Catinaccio al Sassolungo,
al Sella e alla Marmolada e non ultime
le Pale, in un ambiente variegato dal
punto di vista geologico e naturalistico.
Non ultimo da sottolineare questo
itinerario si svolge lungo le tracce di un
vecchio sentiero della grande guerra 1518; si possono incontrare ancora alcune
postazioni e baracche costruite dagli
austriaci durante il conflitto e riflettere
sulle condizioni proibitive a cui i soldati
erano costretti. Da Cima Malinverno
ancora un tratto di cresta in discesa ci
porterà all’incontro con il sentiero di
discesa verso il rifugio Vallaccia e il rientro
a Pozza. La traversata è molto bella e
consigliata, la cresta viene raramente
percorsa e l’ambiente è particolarmente
solitario. Da non perdere!
Sabato 20 e domenica 21 settembre
Alpi Giulie occidentali (EEA)
Sentieri attrezzati del Centenario e Anita Goitan
Nel Regno degli stambecchi
Cime Piccole di Rio Bianco, Cima di
Rio Freddo, Madre dei Camosci, Jof
Fuart, Cime Castrein. Splendide cime
rocciose collegate tra loro da una
barriera di dolomia e calcare lunga
alcuni chilometri, un muro sempre
2
superiore ai 2000 metri. Paradiso di
cenge esposte nel vuoto, arditi torrioni,
aghi e pareti strapiombanti. L’aggettivo
più indicato per classificare l’ambiente
delle Giulie è: severe. La solitudine è
una cosa che si sente, la si vede… Il
richiamo ad un ambiente di
escursionismo alpinistico di scoperta
d’altri tempi non è virtuale anzi, molto
forte. Regno incontrastato degli
stambecchi e dei camosci dove si
litiga con loro su chi deve cedere il
passo lungo le strette cenge e creste.
Le Giulie furono teatro nella Prima
Guerra Mondiale di furiosi
combattimenti; nei momenti di tregua
i soldati, sovente provetti rocciatori,
arrampicavano aprendo vie nuove di
altissimo livello alpinistico. I percorsi
di allora sono stati riattrezzati
sfruttando cenge e vie di salita e nei
due giorni che vi proponiamo
percorreremo due tra i più famosi il
“sentiero del centenario” e ”Anita
Goitan”, e raggiungeremo l’imponente
cima del Jof di Fuart. Al termine di
questa esperienza siamo convinti che
il fascino di questo ambiente severo
vi farà entrare nell’esclusivo Club degli
estimatori delle Alpi Giulie.
Se la nostra escursione fosse stata
programmata cento anni fa avremmo
trovato un ambiente molto diverso:
Qualche traccia di passaggio di pastori
in basso e in alto forcelle e cime
irraggiungibili se non da esperti alpinisti
o cacciatori di camosci. Poi dal 1915
al 1917 gli eserciti Italiani e Austriaci si
affrontarono su queste cime
inizialmente in una vera e propria
carneficina combattendo senza l'ausilio
di mezzi meccanici, come nelle
battaglie medioevali, con assalti alla
baionetta da trincea a trincea senza
ottenere la supremazia di uno sull'altro.
In un secondo tempo i comandi
ricorsero alla guerra di posizione
cercando di stanare il nemico facendo
saltare le cime delle postazioni nemiche
con le mine, (solo sul Lagazuoi vennero
fatte brillare ben 5 mine austriache e
italiane). Anche in questo caso non ci
fu vantaggio per nessun contendente,
se non l'aumento dei decessi anche a
causa del freddo e delle valanghe
(nell'inverno del 17 si registrarono ben
9 metri di neve). Ora, i luoghi modificati
dalla guerra delle mine (intere montagne
come il Castelletto scomparse), sono
diventati facili percorsi escursionistici,
sfruttando cenge ampliate e gallerie
scavate dai soldati dei due eserciti 90
anni fa ed è tuttora possibile trovare i
resti di antichi baraccamenti lungo il
percorso. Al mattino della domenica
ci raggiunge con la prima funivia lo
storico Loris Lancedelli (il relatore della
conferenza di lunedì 8). Dopo di ché e
inizia l'escursione guidata all'interno
delle gallerie e su un facile tratto della
cengia Martini, fino al museo di Passo
Valparola.
Sabato 27 e domenica 28 settembre
Due giorni per ripercorrere, ascoltando
la “Voce del Silenzio”, i sentieri della
memoria in uno degli angoli più
significativi per le testimonianze della
Grande Guerra a ridosso di struggenti
storie e della prima linea italiana che,
dal Pianoro sud del Monte Piana,
scendeva in Val di Rinbianco per risalire
a Forcella Col di Mezzo (m. 2315)
passando per Forcella dell’Arghena (m.
2087). Ponticelli fatiscenti, appostamenti
per cecchini, postazioni per mitragliatrici
e cannoni si mescolano alle tracce della
vita quotidiana, alle impronte degli
scarponi chiodati rimaste nel rozzo
cemento mute testimoni del dolore e
del pianto...Un ambiente regale in cui
alla storia di guerra si legano le vicende
degli antichi confini, storie che si
dipanano all’ombra delle Tre Cime di
Lavaredo che ci accompagneranno in
insolita veste per tutto il percorso, mentre
in lontananza il Monte Rudo svela gli
arcani di una guerra cominciata sui Monti
e continuata, per orgoglio, per dovere
e per passione, su quei Monti che
resteranno a lungo nel cuore di quegli
uomini spesso forzatamente nemici. E
poi, il Monte Piana, il Monte del Pianto,
con i suoi 14.000 caduti. Ancora oggi,
appena sotto la superficie, pare intuire
il dolore e la sofferenza proiettati verso
l’azzurro del cielo, un azzurro che solo
qui riesce ad essere così intenso e
particolare quasi a significare che la
guerra passa, lascia tracce, ma poi tutto
resta come prima: le dita d’argento del
fiume intrecciate con le dita nere della
terra... la guerra? Non era mai esistita.
I grovigli dei reticolati e i muri e i resti
delle baracche sono come diademi che
incorniciano l’orizzonte. E la storia?...
La apprenderemo salendo insieme
lassù... In serata presso la sala
dell’albergo Antonella Fornari terra una
conferenza-proiezione dal titolo BASTA
APRIRE LE ALI, quando gli alpinisti erano
uomini in divisa: sulle tracce di Sepp
Innerkofler e della sua pattuglia volante.
CALENDARIO GITE
CAI
ES
CU
Sabato 4 e domenica 5 ottobre
Sabato 18 ottobre
Drei Klettersteig: Nordwand,
Elfrkogel und Ilmspitze
Ferrata di Cima Capi
Stubai Alpen (Austria) (EEA)
Dopo l’esperienza dell’anno scorso
in terra francese nel Queryas, il nostro
interesse per le ferrate d’oltre Alpe si
sposta in Austria appena al di là del
passo del Brennero, nel bellissimo
Gruppo delle Stubai Alpen. Anche
questa volta per non perdere il vizio,
son ben tre ferrate (klettersteig) da
percorrere : la Nordwand, l’Elferkogel
und Ilmspitze, ferrate di media
difficoltà tutte ottimamente attrezzate.
Il pernotto sarà presso l’Innsbrucker
Hutte a 2369 m di quota, già visitato
dal nostro Alpinismo Giovanile lo
scorso anno e a sentire i ragazzi la
cucina, la birra e l’accoglienza dei
gestori sono ottimi. Il rifugio ritarderà
la chiusura di fine stagione per noi,
pertanto le iscrizioni si chiuderanno
inesorabilmente al raggiungimento
del 15 ° posto disponibile.
Domenica 5 ottobre
Monte Ortigara
Sentiero Attrezzato M. Folletti (pre-Alpi Ledresi)
notturna (EEA)
Ferrata facile ed altamente
spettacolare per la vista sul Lago di
Garda.
Teatro di scontri tra l’esercito italiano
e austriaco nel 1915, gli austriaci
appostati su Cima Capi respinsero
l’attacco dei reparti della Guardia di
Finanza che tentò di salire anche
lungo l’attuale ferrata approntando
scale e corde. Reti piene di sassi
vennero liberate sui poveri salitori e
dopo dieci giorni di sanguinosi
attacchi le truppe italiane si ritirarono
lungo il sentiero dei Bech
appostandosi a Biacesa e a San
Giovanni mantenendo un posto
avanzato di vedetta tra i ruderi della
omonima chiesetta ora ricostruita.
Ogni anno a Biacesa la Guardia di
Finanza commemora i propri caduti.
Gran parte delle fortificazioni sono
tuttora agibili e visitabili, come il
sistema di gallerie austriache che
porta a cima Rocca (per le quali è
i n d i s p e n s a b i l e i l f ro n t a l i n o ) .
Partendo da Riva del Garda, si segue
Non è una vetta impraticabile, non
servono tante ore di cammino per
raggiungerla, però l’Ortigara è nel
nostro immaginario collettivo di
nazione, sinonimo di inutile ed
aberrante strage durante il conflitto
della 1° Guerra Mondiale. Paolo
Monelli, Tenente degli Alpini e nostro
conterraneo (Fiorano Modenese
1891-Roma 1984), cosi descrive quei
giorni “Solo chi uscì vivo dalla
maciulla del combattimento, solo chi
strisciò all’attacco e sbiancò d’orrore
sotto il bombardamento e pregò di
morire nella notte di battaglia premuto
dal freddo e dalla fame; solo quello
sarebbe giudice competente…”
Queste parole, cosi come tante altre
migliaia di testimonianze, fedelmente
interpretano quei giorni che vanno
dal 9 giugno 1917 al 29 giugno 1917.
Ordini sbagliati, inettitudine dei
comandi, mancanza di collegamenti,
sono il corollario al sacrificio di 23.000
soldati di cui 13.000 Alpini. Nella notte
tra il 9 e il 10 Giugno, in condizioni
meteo impossibili, migliaia di bocche
la vecchia strada della Valle del
Ponale che conduce al Lago di Ledro,
dopo avere passato alcune gallerie
la si abbandona e si sale per una
mulattiera di guerra, sentiero 405 fino
a incrociare il sentiero 470 (sentiero
dei Bech) proveniente dal paesino di
Biacesa, si continua a salire con ampi
squarci panoramici notturni alle luci
tremolanti sul lago di Garda, fino
all’attacco della via ferrata che segue
lo sperone con tratti attrezzati, di cui
alcuni verticali ed esposti ma brevi e
mai difficili, fino ad arrivare in vetta
alla Cima Capi a m. 909.
Il ritorno è sul lato opposto della cima
per i camminamenti che seguono la
cresta verso cima Rocca. Al primo
bivio si segue a sinistra per il sentiero
attrezzato 460 (Mario Foletti) fino a
raggiungere la terrazza del bivacco
Arcioni (m. 845). Si prosegue poi in
d i s c e s a p e r i l s e n t i e ro 4 6 0
oltrepassando la chiesetta di San
Giovanni fino al bivio con il sentiero
417 che ci porterà a Biacesa.
Domenica 9 novembre
La novembrata
Foreste Casentinesi: da Campigna alle vette pi alte
Altopiano di Asiago 7 Comuni
da fuoco Italiane sparse sull’Altopiani
di Asiago aprono il fuoco di
preparazione al successivo attacco
dei btg. Bassano, Sette Comuni,
Baldo, Verona. Ma è una inutile strage
che si ripete il giorno 19. La Cima
sarà conquistata per pochi giorni per
poi essere ripersa definitivamente.
Pochi metri di terreno sassoso,
completamente privo di vegetazione
sono ciò che viene perso e
riconquistato diverse volte pagando
un prezzo in vite umane inaudito.
Solo un numero dà il senso di quelle
giornate: 200 tonnellate di munizioni
sparate in 4 ore dagli austriaci verso
le nostre truppe in un giorno medio
di combattimento Cima Vezzena,
Cima Portule, Cima Dodici, Cima
Undici, Cima Dieci, saranno questi i
luoghi che faranno da corollario ai
nostri occhi mentre saliremo, in
compagnia di Vittorio Corà, scrittore
e grande esperto di questi eventi,
verso il Monte Ortigara e Cima
Caldiera. Vittorio lo abbiamo già
conosciuto l’anno scorso quando ci
ha guidato tra le trincee del Monte
Zebio e sicuramente, come nel 2007,
saremo attenti ascoltatori di ciò che
come popolo italiano abbiamo dovere
di conoscere ma anche dovere di
farne memoria... "Per non
dimenticare"... come recita la scritta
incisa sulla colonna mozza posta su
Cima Ortigara.
DG Giancarlo Ranuzzini e
Claudio Fregni
R SIONISMO
Eccoci giunti all'annuale
appuntamento con la Novembrata,
la gita che tradizionalmente conclude
le attività estive. Quest'anno ci
sposteremo nel territorio delle Foreste
Casentinesi. Quale migliore ambiente
se non quello delle “Foreste” per
ammirare una natura rigogliosa e ricca
dei colori accesi ed intensi
dell’autunno?
Il nostro percorso partirà da
Campigna, uno dei centri visita del
Parco Nazionale delle Foreste
Casentinesi, per proseguire verso i
Fangacci, attraverso una splendida
abetaia, per poi portarci sulle vette
più alte del Parco, avvolti da boschi
di faggi, il Monte Falco ed il Monte
Falterona. Proseguiremo per il rifugio
Città di Forlì, il rifugio la Birraia ed il
Passo della Calla, confine tra Emilia
Romagna e Toscana.
Nel nostro percorso di avvicinamento
potremo notare alcuni aspetti
geomorfologici caratteristici di questa
zona: la valle del Bidente è infatti
caratterizzata dalla formazione
marnoso arenacea, stratificazioni
rocciose risalenti al Miocene (27
milioni di anni fa) formatesi da
deposizioni sedimentarie marine
formate dall’alternanza di strati di
arenaria e di marna. L’argilla, che è
il costituente fondamentale delle
marne ed in parte dell’arenaria,
essendo impermeabile, ha
determinato un forte scorrimento
superficiale dell’acqua, accentuando
l’erosione e disegnando l’aspetto
aspro di questi monti.
Sul versante toscano prevale la
formazione geologica del macigno,
costituita da banchi di arenaria
alternati a scisti argillosi e marne
grigie. Imponenti banchi di arenaria
affiorano sul crinale (monte Falterona).
La fauna locale è composta dal lupo,
unico superstite dei grossi predatori
che un tempo popolavano la zona
(orsi e linci) e da ben 5 specie di
ungulati: cinghiali, cervi, caprioli
(autoctoni), daino e muflone
(alloctono).
Si trovano poi la lepre, la volpe,
l’aquila reale, la trota ed il gambero
di fiume, quest’ultimo a testimonianza
della purezza dell’acqua di fiumi e
torrenti.
Il Parco è'8f coperto il larga parte da
abetine secolari, boschi di faggio e
acero montano, frassini, olmi, tigli,
tassi e agrifogli. Oltre alla vegetazione
della fascia montana, sono ben
rappresentate tutte le tipologie di
bosco della sottostante fascia:
carpino nero, cerri e roverelle,
castagneti.
Le specie erbacee finora censite sono
oltre 1000: da citare anemoni,
sassifraga, mirtillo rosso, specie
legate alle alte montagne e testimoni
del periodo glaciale.
DG: Stefano Aravecchia
3
GRUPPO SENIORES OVER 50
Gioved 11 e venerd 12 settembre
Val Travenanzes
Domenica 21 settembre
Escursione Intersezionale al Rifugio Mariotti
Il Lago Santo è il più ampio lago
naturale dell'Appennino Emiliano
Romagnolo. Agli inizi del '900 era
raggiungibile da Parma con carrozze,
muli e cavalli in 4 o 5 ore. Oggi si arriva
con sicurezza in seggiovia o a piedi
attraverso comodi sentieri. Potrete
trovare ospitalità presso il rifugio
"Mariotti" gestito dal CAI. Da dicembre
La storia la “leggeremo” passo dopo
passo in questi due giorni in uno dei
luoghi più belli delle Dolomiti. Per invogliarvi solo qualche accenno di Geologia
e di Flora e Fauna. Lo scontro tra la
zolla africana e quella europea provocò
la nascita della catena Alpina,
quest’ultima nell’innalzamento trascinò
fuori dal mar di Tetide le barriere coralline,
formando le attuali Dolomiti. Le Dolomiti
devono il loro nome al geologo francese
Déodat Gratet de Dolomieu, che nella
seconda metà del diciottesimo secolo
scoprì che la Dolomia (minerale dominante nella composizione delle medesime) non era un semplice calcare, ma
era formata da carbonato di calcio e
magnesio. Le dolomiti non si ergono
come catene, ma come gruppi montuosi
separati da facili passi, ciò ha permesso
un notevole sviluppo della viabilità e
conseguentemente del turismo. La vegetazione nelle Dolomiti cambia molto
in base alla quota: in valle sopra gli ultimi
campi coltivati troviamo boschi di conifere, abete bianco e rosso, larice e più
in alto il pino mugo (dai caratteristici
rami molto flessibili per resistere meglio
al carico della neve) e i cespugli di rododendri ci accompagnano
nell’ambiente più pittoresco dal punto
di vista floreale; le grandi prateria d’alta
quota, che dal disgelo con la fioritura
dei crocus, fino alla comparsa della
prima neve si ricoprono di fiori dalle
svariate forme e colori tipo le primule,
il giglio martagone e il giglio rosso di S.
Giovanni senza tralasciare astro alpino,
genziane, campanule. I ghiaioni alle
pendici delle pareti che, visti da lontano,
sembrano brulli sono invece pieni di
fiori. Tra essi, in particolare, vi è il papavero giallo che ha la particolarità di
fissare con le sue radici i ghiaioni. Anche
la nuda roccia si ricopre di vegetazione.
Non solo di muschi e licheni, ma, dove
c’è un po’ di terriccio, fioriscono le
suggestive stelle alpine, la potentilla dal
caratteristico colore rosa, il ranuncolo
dei ghiacciai e i soffici cuscini di silene.
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Tra gli animali è impossibile non notare
la presenza dei gracchi che ci vengono
a chiedere il cibo nelle nostre pause
pranzo e dei fringuelli; potremmo con
un po’ silenzio, avere la fortuna di incontrare delle pernici bianche mimetizzate
col terreno, di veder veleggiare l’aquila,
di incontrare gruppi di stambecchi reintrodotti o timorosi camosci, e perché
no pure una spaurita vipera che fugge
al nostro arrivo.
Note sul percorso
1° giorno: Albergo Ra Nona m. 1985 Rif
Lagazuoi m. 2752
In direzione nord-est fino ad arrivare alla
forcella Col dei Bos per Alta Via N°
1sotto ai resti del Castelletto, poi per
forcella Travenanzes e Lagazuoi incontrando resti di baraccamenti austriaci.
Si arriva al rifugio, se il bel tempo ci
assiste, ci potremmo godere il panorama
a 360° facendo a gara a chi riconosce
il maggior numero di cime arrossate
verso il tramonto, seguito poi da uno
splendido cielo stellato con 2750 metri
di atmosfera inquinata in meno sopra
di noi.
2° giorno: Rif. Lagazuoi m. 2752 Podestagno m. 1513
Dal rifugio si scende a forcella Lagazuoi
e a forcella Travenanzes in direzione est
verso il Castelletto, o quello che rimane
di questa anticima delle Tofane dopo la
tragica esplosione che la distrusse.
Siamo alla testata della lunga, selvaggia
e poco frequenta val Travenanzes, qui
la imbocchiamo verso nord su sentiero
401 e la percorriamo tra splendidi panorami e cascatelle fino al punto dove
termina e il rio Travenanzes si congiunge
in una forra al rio Fanes. (Alternativa
Facoltativa) con breve tratto attrezzato
che ci condurrà sotto alla cascata del
rio Fanes. Dopo la sosta pranzo e qualche foto riprenderemo il percorso verso
nord-est per il sentiero n° 110 ed in
breve arriveremo a località Podestagno,
S. Uberto dove con mezzi pubblici andremo a recuperare le auto.
ad aprile il lago è coperto da una
robusta coltre ghiacciata spessa
qualche metro. Nel lago vivono le trote,
il salmerino e la scardola oltre a varie
specie di crostacei e insetti. Il Lago
Santo è dominato dal Monte Sterpara
che può costituire un itinerario
alpinistico di roccia o misto, non molto
impegnativo.
Per festeggiare i 125 anni il Rifugio
“Mariotti” e il Gruppo Regionale Emilia
Romagna del CAI, con la
collaborazione del Parco Nazionale
dell’Appennino Tosco Emiliano e della
Provincia di Parma organizza questa
escursione:
Ore 9,00: incontro dei partecipanti
nella Piana di Lagdei – Comune di
Corniglio (PR)
Ore 9,30: partenza delle escursioni
lungo diversi itinerari tematici diversi
con arrivo al Rifugio “Mariotti”.
Gioved 9 ottobre
Escursione ai Denti della Vecchia
Appennino Tosco Emiliano
Alpestre e arcigna formazione rocciosa
a più punte, i cosiddetti “Denti della
Vecchia”, che si ergono sul crinale
spartiacque Tirrenico-Adriatico tra le
valli del Sestaione e delle Pozze
saranno la nostra meta.
Il nostro itinerario inizierà nei pressi
dell'Orto Botanico della Forestale
dell'Abetone, situato nella bella Valle
del Sestaione. Dapprima risaliremo
l’omonimo torrente fino a raggiungere
le morene Wurmiane dell’Alpe delle
Tre Potenze e l’adiacente ameno e
turchese lago Nero; poi risaliremo
ancora un po’ il lago Piatto, situato a
cavallo delle Valli del Sestaione e delle
Pozze. I Denti della Vecchia si ergono
a nord est, sopra di noi. Eviteremo il
loro itinerario aereo e alpinistico
(passaggio di 2°), aggirandoli alla base
e raggiungendo il Passo della Fariola
e l'Alpe dal nome identico, poi, il
Monte Gomito e, a scendere per la
dorsale, il Rifugio Selletta e, infine, di
nuovo l'Orto Botanico.
Domenica 16 novembre
Punta Chiappa
rigogliose. Punta Chiappa fa parte
dell'area tutelata del Parco Regionale
di Portofino. Il bel sentiero che da San
Punta Chiappa è una propaggine di
roccia, formazione di puddinga
protesa verso il mare aperto per una
cinquantina di metri che delimita dal
lato di ponente la riserva marina di
Portofino e che chiude ad est il Golfo
Paradiso. E' un luogo meraviglioso,
un piccolo paradiso dove è stupendo
nuotare, fare snorkeling o immergersi.
La conformazione del fondale, ricco
di massi e anfratti, crea l'ambiente
ideale per cernie e ricciole mentre le
correnti che ne lambiscono la parte
più esterna favoriscono la crescita
delle gorgonie, qui più che mai
Rocco scende a Punta Chiappa fa
parte dell'area tutelata del Parco
Regionale di Portofino. Il parco si trova
su un promontorio alto più di 600 metri
e proteso sul mare per oltre 3
chilometri.
CAI
ES
CU
Andar per ferrate
R SIONISMO
La Commissione Escursionismo della nostra Sezione organizza il 4° Corso di Sentieri attrezzati - Ferrate .
Il Corso è rivolto a tutti i soci, sia esperti di escursionismo, sia neofiti della montagna, e si prefigge di insegnare le tecniche di progressione individuale
su sentieri e ferrate di facile o medio livello, mediante l’utilizzo degli strumenti di salvaguardia e dissipazione. Vi saranno inoltre nozioni basilari ma
indispensabili di meteorologia, di topografia ed orientamento, pericoli in montagna, ecc., con lo scopo di rendere possibile la frequentazione dei percorsi
attrezzati in autonomia e in sicurezza. Il corso avrà come destinazioni ambienti e zone piuttosto differenti tra loro, al fine di educare, far conoscere ed
apprezzare le tante diversità che l’ambiente alpino riserva a quanti intendono mettersi un po’ più in gioco per raggiungere mete e soddisfazioni che il
tradizionale escursionismo andar per sentieri non contempla.
Mercoled 03 Settembre
Presentazione del corso Attrezzatura e abbigliamento
Venerd 05 Settembre
Uso dei materiali; progressione in ferrata
Mercoled 10 Settembre
Palestra: didattica dell’arrampicata
Sabato Domenica
13 - 14 Settembre
DOLOMITI: Falesia “delle Pope” Ferrate del CATINACCIO d’ANTERMOIA
Mercoled 17 Settembre
Meteorologia
Sabato Domenica
20 - 21 Settembre
ALPI GIULIE: Sentieri attrezzati del “Centenario” e “Anita Goitan”
Mercoled 24 Settembre
Topografia ed orientamento
Mercoled 01 Ottobre
Pericoli in montagna Chiamata del Soccorso Alpino
Sabato Domenica
04 -05 Ottobre
STUBAI ALPEN (Austria): Drei Klettersteig: NORDAWAND, ELFERKOGEL und ILMSPITZE
Mercoled 08 Ottobre
Le ferrate nella storia Tutela AmbienteMontano
Mercoled 15 Ottobre
Programmazione di una escursione.
Domenica 19 Ottobre
PRE ALPI TRENTINE: Ferrata CIMA CAPI e Sent. attrezzato “Marco Folletti”
Mercoled 12 Novembre
Proiezione immagini del corso Cosa faremo dopo? Il CAI e le sue attività.
Settembre - ottobre ¥ Posti disponibili: n¡ 20
Le antiche vie trans appeniniche
Il territorio appenninico tosco emiliano
ebbe notevole importanza durante il
medioevo poiché in quell'epoca era
percorso da numerose e importanti
"vie" che collegavano il territorio padano con la Toscana e il resto d'Italia. Il
periodo nel quale questa circostanza
si manifestò con maggiore evidenza fu
quello compreso fra il IX - X secolo ed
il XII; a partire dal tardo medioevo, a
causa delle mutate condizioni politiche
ed economiche del panorama italiano,
conseguenti anche all'affermarsi dei
Comuni, queste vie "trans - montane"
assunsero un ruolo più marginale. In
terra emiliana la via trans-appenninica
più nota è quella di monte Bardone
che, probabilmente, ha rappresentato
la "direttrice" più efficace e rapida per
i collegamenti tra Europa e Roma; la
via di "monte Bardone" risaliva in parte
la valle del Taro e sfociava nella Lunigiana, valicando l'Appennino a monte
di Berceto, in prossimità dell'attuale
passo della Cisa. Questa direttrice
viaria medievale parmense, non costituì
tuttavia l'unico percorso "di valico"
utilizzato in quei secoli: anche la montagna modenese, infatti, era attraversata da importanti vie di valico che
costituirono probabilmente delle significative alternative rispetto alla più nota
"direttrice" di monte Bardone. La più
nota ed importante di queste percor-
renze medievali è'8f quella che risaliva
la valle del Panaro conducendo a Fanano e di qui, attraverso Ospitale raggiungeva il passo di Croce Arcana; la
"via di Croce Arcana" è certamente
antichissima: i documenti storici ne
attestano l'esistenza sin dall'alto medioevo e la sua origine è forse riconducibile ad una antica linea di confine tra
potentati longobardi e bizantini; sono
peraltro ben note le origini "longobarde"
di alcuni dei più importanti monumenti
di Fanano. La via di "Croce arcana" ha
dato origine, al pari delle altre importanti
vie di valico medievali, ad una precisa
serie di strutture manufatti eretti per
consentire il presidio e dare supporto
alla percorrenza stessa; è significativo,
a monte di Fanano, la località di Ospitaletto, direttamente riconducibile
all'antico ospitale che vi sorgeva per
dare assistenza ai "viandanti" che si
accingevano a valicare le giogaie più
elevate dell'Appennino. Altra caratteristica di questa “via del Panaro” è'8f
quella di possedere un corredo storico
monumentale di grande importanza:
numerose sono le pievi, i nuclei storici,
le rocche, le torri e le case a torre che
accompagnano l'asse della percorrenza, testimoniando ancora oggi
dell'importanza che essa ebbe nel passato. Un’altra importante via di valico
“modenese” costeggiava invece la
direttrice del Secchia e del Dolo sfociando alla sella delle Forbici, risalendo
in parte il territorio reggiano, con tappa
al sito dell' “ospitale” di san Leonardo
del Dolo. Notevole importanza, nel
panorama delle antiche vie modenesi,
ebbe anche la Badia di Frassinoro,
essendo collocata sulla sommità di
una lunga dorsale che conduceva direttamente nelle adiacenze dell'attuale
passo di San Pellegrino e delle Radici,
in una posizione quindi particolarmente
significativa nei confronti delle antiche
direttrici medievali. Nel "panorama
viario tran-appenninico medievale" i
percorsi di transito situati nel territorio
occidentale dell'Appennino modenese
ebbero probabilmente maggiore importanza degli altri valichi situati nel settore
orientale; queste circostanza e’ probabilmente riconducibile al collegamento
diretto con Lucca, importante centro
di amministrazione politica e territoriale
già'88 in epoca longobarda. Per contro,
il territorio modenese occidentale, ed
in particolare l'area del valico
dell'Abetone - Monte Cimone pare
avere avuto maggiore importanza in
età'88 romana, come attestano ritrovamenti di materiale archeologico avvenuti in zona e, in particolare sulla
stessa sommità'88 del monte Cimone.
Sempre nella zona del monte Cimone
sono segnalate da tempo "stazioni"
archeologiche riconducibili al mesolitico, che testimoniano l'esistenza di
accampamenti stagionali di cacciatori
provenienti dal piano. La presenza dei
reperti mesolitici, tuttavia, ha riscontro
in altri parti dell'Appennino modenese,
come ad esempio nella zona di S. Anna
Pelago-San Pellegrino.
L'appennino modenese, quindi, ebbe
notevole importanza nel panorama
delle direttrici viarie medievali che collegavano il territorio padano con quello
toscano durante il medioevo; benchè'8f
talvolta "sussidiarie" rispetto alla direttrice fondamentale di monte Bardone,
anche le vie modenesi costituirono
comunque un importante ambito di
riferimento per le comunicazioni e per
la "diffusione" delle idee e della civiltà'88, in quei secoli lontani; il ripercorrere queste “antiche vie” ci permette
di capire le complesse fasi che attraverso i secoli hanno condotto alla attuale distribuzione dei più antichi insediamenti, dimostrando come la
presenza delle vie trans-appenniniche
avesse grande importanza per la fondazione di rocche, pievi e borghi, dando
origine a quell'assetto territoriale che
ancora oggi contraddistingue il patrimonio storico culturale della montagna
modenese.
Giuliano Cervi
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ALPINISMO GIOVANILE
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Corso Aquilotti
Cronache di un per...corso
Ciao a tutti, mi chiamo Elisa, ho 9 anni,
e ho voglia di scrivere alcune
semplici righe che esprimono le mie
emozioni, non sar facile tradurle in
lettere e trasmetter vi questa
straordinaria esperienza del CAI.
Sono molto contenta perch alla fine
si impara ad affrontare tutto senza
timore ( per me nota dolente ), inoltre
si vedono cose nuove, belle, magiche
come il mondo della montagna.
Tra tutte le gite a cui ho partecipato,
quella che mi piaciuta di pi stata
Brisighella: siamo andati, noi aquilotti,
in una miniera dove per terra c era del
gesso e in mezzo a questo dei cristalli
e poi la camminata mi ha molto esaltata
perch mi sono identificata in un leone
forte e potente ed infatti quando mi
chiamavano io rispondevo con un
ruggito!!! Le maestre pi pazzerelle
sono Claudia e Tina, ma i pregi e difetti
Anche quest anno ho partecipato al corso
degli aquilotti del CAI di Modena. Siamo
andati a Brisighella a visitare un parco
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li tengo per me, come loro si tengono
i miei nel loro scrigno. Sono contenta
di avere fatto questa esperienza e mi
raccomando: non cambiate nulla!! Mi
sono sempre sentita a mio agio anche
durante le mie piccole grandi difficolt .
Ciao a tutti e a Settembre.
Elisa
Ciao a tutti, sono Giovanni , un
aquilotto al secondo anno di
esperienza con il CAI. Quest’anno al
corso "Che animale sei" andata
molto bene e mi sono divertito molto.
Dopo attenta osservazione, secondo
me, l’animale a cui assomiglio di pi
il daino perch grande, possente
ed elegante, sapete io sono un po’
gigante! La gita pi divertente stata
sicuramente quella di due giorni,
quando siamo andati al museo del
miele e al Butterloch ed ho dormito in
compagnia di tanti amici.! La pi
istruttiva, dove ho imparato tante cose,
stata invece quella dove c’era il sig.
Bruno. Quanti animali ci ha fatto
vedere e conoscere! Ø difficile trovarne
tanti cos diversi, tutti insieme e
soprattutto liberi. Buone Vacanze e
alla prossima gita!
Ciao! Giovanni
specializzato nella cura degli animali ammalati o feriti. Qui abbiamo visto il falco
pellegrino, il gufo reale (ma non era quello
di Henry Potter!) ed anche i cuccioli di
lupo. Un altra gita molto interessante
stata quella sul Lago Superiore, vicino a
Mantova. L siamo andati prima a vedere
la cova della cicogne con un battello, poi,
al pomeriggio, siamo andati a fare un
bellissimo giro in bicicletta. Siamo arrivati
a casa stanchissimi, abbiamo fatto pi di
30 chilometri sempre pedalando!
La mia gita preferita, per stata quella
di due giorni in val Renon. Siamo partiti
il Sabato mattina in pullman e dopo alcune
ore siamo arrivati in una malga che era
specializzata nella produzione del miele.
Qui un esperto ci ha spiegato un mucchio
di cose riguardo alle api. Usciti dalla
casetta delle api abbiamo fatto un altra
magnifica esperienza prendendo il pi bel
treno che abbia mai visto: un trenino in
legno che risale la Val Renon e sul quale
abbiamo fatto i matti tutto il tempo. Alla
sera alcuni hanno fatto un escursione al
buio con le torce mentre io ed altri ci
siamo riposati in rifugio. Dopo siamo andati
a letto e noi femmine abbiamo passato il
tempo a raccontarci le storie di paura. Il
secondo giorno la gita stata ancora pi
bella. Assieme ad una guida ci siamo
addentrati in un canyon stupendo, il famoso Butterlock. Qui abbiamo camminato
tantissimo, cercando di trovare dei minerali
e abbiamo dovuto guadare il fiume tante
volte. Per fortuna che c erano gli istruttori
a controllare che non cadessimo in acqua
mentre attraversavamo il fiume! Lanno
prossimo, purtroppo, non far pi parte
degli aquilotti perch passo negli Junior,
ma spero di trovare degli istruttori altrettanto bravi, tanti nuovi amici e di fare delle
uscite sempre pi belle. Un grazie grandissimo a tutti quanti. Ciao
Valentina
Cari lettori, il 4-7-2008 sono partita
con l’Alpinismo Giovanile del C.A.I. di
Modena, per L’Alpe Devero, che è'8f
una valle al confine con la Svizzera.
Gli istruttori erano: Giuliano (il capo)
e Mauro. Poi cerano 2
accompagnatrici: Tiziana e Melania.
Infine c’erano 2 ragazzi senior aiutoaiuto-aiuto-accompagnatori che
erano: Gabriele e Giacomo.
All’andata un gruppo è andato con
Giuliano e Gabriele in treno e un’altra
piccola parte con le altre istruttrici e
istruttori in furgone. Per una serie di
motivi quelli in treno sono arrivati circa
4 ore dopo degli altri.
Subito ho avuto l’impressione di
essere in un piccolo paradiso, pieno
di casette che sembrano quelle dei
cartoni animati, pieno di bellissimi prati
fioriti e, come in molti posti di
montagna, pieno di fontane di acqua
fresca e limpida come non avete mai
visto. Io mi sono subito messa l’anima
in pace e ora capisco perché Giuliano
e gli altri istruttori insistano tanto nello
sforzarci ad andare in montagna. Io
devo dire che, riguardo a i compagni
di camere, sono stata molto fortunata,
a differenza di altri a cui magari è
andata meno bene ma che in 2 giorni
si sono adattati. Ero in camera con
tutte le mie amiche e sono andata
d’accordo con tutte e 4 (a parte
quando Chiara mi ha menata con il
suo frontalino per la stanchezza).
Mi sono molto divertita e ho avuto la
possibilità di conoscere persone molto
simpatiche e con un grande cuore.
Riguardo a noi abbiamo scarpinato
come dei matti e riguardo alle varie
età eravamo: 1996- 1997- 1998 e una
piccolina che era del 2000 che aveva
7 anni e mezzo (+2 senior 1994).
In un giorno abbiamo percorso 16 Km
e un altro giorno un tot di Km e 900
m di dislivello. Insomma siamo stati
eroici tutti. Un giorno è stato brutto e
infatti al mattino abbiamo fatto lezione
teorica in rifugio e al pomeriggio siamo
andati in piscina. Alla sera, dopo
mangiato, ci si divertiva perché si
poteva fare quello che si voleva: c’era
chi andava subito a dormire (quasi
nessuno), c’era chi andava a fare un
giro fuori, c’era chi restava dentro a
giocare a tutti i giochi di società che
c’erano, ecc., ecc. Insomma era tutto
così. Poi si andava a dormire massimo
alle 23.00 e al mattino ci si svegliava
alle 7.00 e alle 9.00 si partiva. Poi si
tornava a casa al massimo alle 17.30,
17.45 e alle 19.30 si cenava. Che
smemorata, mi sono dimenticata i
turni di lavori che ogni giorno
dovevamo fare suddivisi in gruppi di
2, 3 o 4 e ruotando in 8 compiti: pulizie
bagni, rifugio; apparecchiare e
viceversa mattino e sera; preparazione
pranzi al sacco; servizio in cucina
come sguatteri o aiuto cuochi…
Sapete, questa settimana mi sono
resa conto di una cosa: la mattina,
come tutti, pensavo: “oggi un’altra
faticata, non ce la farò, mi sfinirò fino
all’ultimo!”. Poi, invece, pensavo che
alla fine tutte le altre volte ce l’avevo
fatta e anche quella volta ce l’avrei
fatta. Perché il segreto è non pensarci,
cioè, se uno pensa alla fatica che sta
facendo si sfinisce, se uno invece si
mette a chiacchierare con il
compagno, si mette a canticchiare o
altro, dopo un po’ le gambe vanno da
sole e tu arrivi così alla meta. Io questo
esperimento l’ho provato molte volte
e sempre sono arrivata alla meta non
troppo sfinita e con una grandissima
soddisfazione. Come quando siamo
andati a Punta della Rossa, una
montagna al confine con la Svizzera.
Li si che ci siamo sfiniti! Era un sentiero
molto ripido e molto faticoso ma ci
siamo arrivati tutti sani e salvi e, chissà
perché, quel pomeriggio il panino era
più buono che mai.
Come amicizie, sono andata bene con
tutti e non ho avuto particolari
antipatie, anzi ho fatto nuove
conoscenze. Come gruppo eravamo
abbastanza unito e lo siamo stati molto
soprattutto in arrampicata, dove
bisognava far sicura all’altro, tenergli
il posto, e aiutarlo se era in difficoltà.
Li tutti erano carini e simpatici con
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Soggiorno estivo Gruppo Junior
Rifugio SestoCalende-Alpe Devero
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ALPINISMO GIOVANILE
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tutti sia perché era bello fare sicura
ecc., sia perché ci si voleva aiutare.
Sono proprio stata bene questa
settimana, e pensare io che non ci
volevo andare, me ne sarei pentita
amaramente.
Cari lettori, io non posso spiegarvi
bene e tutto attraverso un pezzo di
carta ma vorrei proprio che voi
possiate comprendere i miei
sentimenti e vi suggerisco, quando
avete 4 giorni liberi, al posto di andare
a Pinarella o posti simili, di prendere
gli scarponi, la borraccia, una tuta e
andare a farvi una bella passeggiata
all’Alpe Devero o anche in tanti altri
bellissimi posti di montagna.
Vi auguro buone vacanze e tanto
divertimento!
Saluti: Catia Gallotta 97
17. 7. 2008
Arrivederci Sardegna
Nelle settimane fra l'11 ed il 28
Giugno noi ragazzi senior dell'AG
siamo stati in Sardegna. Siamo
sbarcati ad Olbia e ci siamo diretti
nei dintorni di Punta Teulada (sudovest della Sardegna), a Porto Pino.
Montato le tende e usando il
campeggio come base abbiamo fatto
alcune escursioni giornaliere in bici
girando le isole di Sant'Antioco e di
San Pietro o restando più all'interno;
su e giù per le strade dell’Iglesiente
cercando ristoro in mare durante le
ore più calde. Complessivamente una
gran faticata di 300 chilometri in
compagnia.
Dopo circa una settimana ci siamo
spostati al rifugio del Gruppo Grotte
di Nuoro, nella valle del Lanaitto che
gentilmente ci hanno dato in
affidamento. Durante il trasferimento
abbiamo raggiunto la Costa Verde
che ha le dune naturali più alte
d'Europa, sulla spiaggia non c'era
nessuno, altro che l'affollamento di
Rimini!!!! Nel Lanaitto abbiamo fatto
escursioni con prove di orientamento
raggiungendo il monte Tiscali,
l'Oddeu, la Gola del Gorropu ed altre
zone e abbiamo potuto constatare
che abbiamo ancora molto da
lavorare in materia cartografia e
orientamento. Il paesaggio,
contrariamente a come ci si può
immaginare, è molto montuoso e
selvaggio caratterizzato dalla
presenza dei cuili, vecchie abitazioni
utilizzate ancora oggi dai pastori di
capre. La sera, con un gelato in mano,
siamo anche stati a visitare i famosi
murales di Orgosolo. Passata un'altra
settimana siamo andati upaio di girni
al campeggio Golgo vicino a Baunei
arrampicando a Punta Giradili o
facendo escursioni fino a Cala
Goloritze e a Pedra Longa. Vorrei
sottolineare la bellezza di Cala
Goloritze, piccola ma incantevole,
con un mare turchese ma, purtroppo,
punteggiato di motoscafi. Negli ultimi
giorni infine abbiamo fatto un trekking
leggero spostandoci da Cala Sisine
(prima tappa) a Cala di Luna e Cala
Fuili. Qui, arrivati il mattino dell'ultimo
può fare, ma abbiamo anche
imparato a dividerci i compiti: chi
muoveva i primi passi tra i fornelli,
chi badava ai conti, chi
all'attrezzatura, chi ha fatto nuove
scoperte culinarie, tutti abbiamo
partecipato e cooperato. In
quest'occasione oltre che visitare
posti e paesaggi mozzafiato siamo
potuti entrare di più nella cultura del
luogo, molto tipica, non frequentando
zone troppo turistiche e quindi false,
adatte al cliente. Proprio per questo
risulta molto differente da un normale
tragitto turistico.
Monica
giorno, abbiamo arrampicato con
"gran slancio" e ci siamo abbuffati
(specie alcuni) di pesce fresco.
Durante questo soggiorno abbiamo
molto socializzato fra noi come solo
in queste occasioni tra coetanei si
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CAI
Gruppo
sentieri
entieri
Escursionismo
CAI
entieri
Escursionismo
Autunno & sentieri: ricercatori cercasi
Come diceva una canzone di "qualche"
anno fa: "l'estate sta finendo... e un
anno se ne va...". Le attività estive si
sono quasi concluse e ci attende un
interessante autunno da vivere sui
nostri sentieri, ma non solo! Nella
seconda parte dell'anno le gite mensili
ci renderanno "artisti del bianco e
rosso" e si terranno - sempre di
domenica - il 7 settembre, il 12 e il 26
ottobre. Le mete, tutte nell'Alto
Appennino Modenese, verranno decise
la settimana prima della gita in relazione
alle reali necessità di manutenzione.
Accanto a questi appuntamenti sono
in programma i "Martedì del
Segnatore", serate di discussione e
incontro tra i componenti del Gruppo,
di programmazione dell'attività e
organizzazione delle gite. Queste serate
sono aperte anche a coloro che
vogliono conoscerci e partecipare
all'attività sentieristica. Il primo
appuntamento - martedì 2 settembre,
alle ore 21.00 in sede - sarà molto
importante perchè aprirà questa
seconda parte della stagione e sarà
l'occasione per parlare dei risultati del
Soggiorno del Segnatore che si è
tenuto ad agosto, delle attività degli
Adottatori, ovvero coloro che hanno
adottato un sentiero e si occupano in
esclusiva della sua manutenzione, ma
anche per preparare il programma delle
attività 2009! Martedì 7 ottobre
organizzeremo ben 2 escursioni visto
che si anticipa a fine mese la gita di
novembre. Il 4 novembre, infine, sarà
l'occasione di tirare le somme di quanto
nel 2008 abbiamo fatto, di come i nostri
sentieri accoglieranno l'inverno e di
quali sono i nostri progetti per la
stagione fredda...Chi non considera le
escursioni soltanto fatica ma cerca
qualcosa di più, chi ama chiedersi il
perchè delle cose, chi è curioso e di
ogni cosa cerca il lato nascosto e
affascinante, scoprirà che il mese di
settembre ha in serbo per lui qualcosa
di molto interessante. Percorrendo i
nostri sentieri con occhi attenti a quanto
ci sta intorno, si capisce subito che
quella che viene chiamata "viabilità
minore", minore non è davvero. Storia,
tradizioni, natura sono parte integrante
del sentiero e non possono essere
certo trascurate. Ecco perchè stiamo
cercando Soci (e non) interessati ad
arricchire culturalmente i sentieri
aiutandoci ad effettuare ricerche
storiche e naturalistiche necessarie a
integrare le nostre conoscenze. E'
possibile anche soltanto fornire dati,
esperienze, racconti della loro storia e
del territorio che li ospita. Invitiamo gli
interessati a questo progetto e alle altre
attività del Gruppo a contattarci
all'indirizzo di posta elettronica
[email protected] o venire in Sede
il martedì sera, in particolar modo, il
primo martedì del mese.
Andrea Gasparini.
Invitiamo i Soci Segnatori che non
lo hanno già fatto a comunicare
entro il mese di settembre le
informazioni relative alle
manutenzioni effettuate quest'anno
mandandoci una mail o venendo in
sede il martedì sera.
Corso di Alpinismo 2008: lo rifaremo?
Ci chiamiamo Gian Luca e Raffaella,
siamo due allievi del corso di alpinismo
2008 e quanto segue è come abbiamo
vissuto questa esperienza.
R: E’ iniziato per caso leggendo un libro
che hanno regalato a Gian Luca: “Il
richiamo del silenzio” di Joe Simpson.
Pagina dopo pagina venivo catturata
dal racconto di questo alpinista, delle
sue scalate e delle emozioni da lui
provate, tanto da volerle vivere sulla mia
pelle. Ho deciso di iscrivermi al corso
in modo da poter affrontare questa
nuova avventura in sicurezza, ma
soprattutto, come dicono i nostri
istruttori, nel modo migliore possibile:
divertendosi.
G: Quando mia moglie mi propose di
fare qualche cosa per conoscere meglio
la montagna cominciammo a fare
8
ricerche sul web per trovare un corso.
Quello proposto dal CAI di Modena ci
sembrò interessante per vari motivi: bel
programma, gemellaggio CAI-Guide
Alpine del Cimone, orario di svolgimento
compatibile con il lavoro e sede del
corso relativamente vicino a casa
(abitiamo a Serramazzoni). Il giorno della
presentazione, mi nacquero alcune
perplessità riguardo la fattibilità del corso
per una persona come me che, anche
se amante della montagna, non ha alle
spalle esperienze rilevanti se non
trekking con gli amici e qualche “tiro”
in falesia. Alla fine vinse la passione per
la montagna e la voglia di provare.
G-R: Non possiamo dire che il corso
sia stato una passeggiata: le lezioni alle
nove di sera e 90 km di viaggio (andataritorno) si fanno sentire la mattina dopo;
le alzate alle 4:30 della domenica per
le uscite sono una vera botta e c’è
ovviamente un investimento economico
per chi non ha attrezzatura.
G: E’ ovvio che in un corso così siano
importanti gli istruttori e i compagni ma,
nonostante questi aspetti siano risultati
positivi, c’è qualcosa in più, qualcosa
che non mi aspettavo.
Prima andavo in montagna per staccare
dal quotidiano, per ridimensionarmi:
tutti i pensieri riacquistavano il loro giusto
peso; mi ritaravo. L’alpinismo ha
aggiunto il fattore evoluzione: imparare
tecniche base di arrampicata o di
progressione su ghiaccio e applicarle
in splendidi posti mi
ha naturalmente
spinto a cercare il
giusto equilibrio tra
piacere e concentrazione, tra istinto e
razionalità.
R: La montagna può essere vissuta in
mille modi, ognuno si sceglie la propria
“vetta” in base alle proprie capacità e
ai propri limiti. Cima Solda, per chi
pratica alpinismo, può sembrare una
passeggiata, ma io non ero sicura di
farcela. Dopo alcune ore di cammino in
cui i ramponi sprofondano nella neve,
le gambe si fanno più pesanti e il respiro
più frequente (altitudine o fisico scarso?),
ma in quei momenti non ho mai pensato
di voler essere da un’altra parte. Quando
poi le forze sono ormai finite, e pensi di
non poter fare un altro passo in più, ti
accorgi che la meta è vicina e allora
via… Poi finalmente sei in cima, alzi lo
sguardo e la vista spazia su di un
panorama spettacolare, la soddisfazione
di esserci riuscita è unica. La mia prima
vetta è fatta.
G-R: Perciò, alla domanda “Lo
rifareste?” risponderemmo “Sì!”.
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R SIONISMO
Uomini e montagne della Grande Guerra 15- 18
La mostra fotografica sulla Grande Guerra: un occasione per riflettere
Dal 15 Maggio esposta, presso la
nostra sede, una mostra fotografica
che presenta foto storiche del periodo
della Grande Guerra. Le foto sono
state scattate da un ufficiale medico
in forza sull Adamello e rappresentano
momenti di vita quotidiana dei soldati.
Sono andata a visitare la mostra una
sera con mia mamma e siamo rimaste
entrambe colpite dalle immagini che
abbiamo visto: tende di tela in mezzo
alla neve, un altare fatto di blocchi di
ghiaccio, baracche di legno
abbarbicate sulle pareti di roccia come
edera attaccata ad un albero, soldati
in mezzo alla neve vestiti di semplici
divise di panno e senza guanti, cannoni
issati a forza di braccia lungo ripide
pareti, e tante altre immagini.
La nostra conclusione
stata
immagini toccanti che danno un idea
della stupidit della guerra .
Ho deciso poi di portare anche i miei
due figli di 14 e 16 anni a vedere la
mostra, convinta che avrebbero visto
le stesse cose. E invece, alla fine del
giro (10 minuti in tutto), quando ho
chiesto loro cosa ne pensassero, la
risposta di Silvia stata: Belle
immagini, ma controproducenti .
Come controproducenti?! . S ,
perch non sono immagini tragiche,
sono immagini di vita quotidiana quasi
serena. Si vedono persone che vivono
in una situazione difficile, ma riescono
anche a sorridere. Non sembra poi
male!
E allora ho guardato le foto con occhi
nuovi . E vero: si vedono persone e
non soldati. Persone che sono riuscite
a ricavare uno scorcio di umanit ’88
anche in un ambiente ostile e in un
momento tragico della propria
esistenza. E allora ho pensato che
l essere umano veramente capace
di adattarsi a tutto e a trovare del
buono, anche quando sembra che di
buono non ci sia nulla.
E ho anche capito che sbagliato non
confrontarsi con gli altri, perch le
stesse cose possono essere viste e
interpretate in modo completamente
diversi e quasi opposti. E ho pensato
che sempre in agguato il rischio di
dare per scontato il parere degli altri
e questo pu portare a incomprensioni
anche gravi. E ho concluso che mentre
mi sentivo buona perch
condannavo la guerra, in realt avevo
lo stesso atteggiamento di chiusura
mentale che alla base di ogni guerra,
perch mi sentivo di avere l unico
punto di vista possibile.
Non basta quindi vedere una mostra
di foto, bisogna guardarla ed essere
disposti a confrontarsi con gli altri sulle
proprie impressioni. La mostra rimarr
aperta fino alla fine di luglio ed
visitabile gratuitamente nei giorni di
apertura. Sul tavolo in fondo alla sala
a disposizione un foglio in cui
indicare la data della visita ed eventuali
commenti. Consiglio a tutti un giro in
sede: le foto sono veramente belle e
poi mi piacerebbe leggere i commenti
e vedere quali altre impressioni sono
emerse. Concludo con una massima
che a me piace molto e che mi sono
ripetuta anche la termine del colloquio
con i miei figli: Apri la tua mente,
qualcosa ci entrer !
E speriamo che entrino in tutti idee di
pace.
Antonella
luned 8 settembre, ore 21
gioved 9 ottobre, ore 21
Conferenza di Loris Lancedelli
sede CAI Modena
Conferenza di Gian Luigi Rinaldi
sede CAI Modena
Presentazione del relatore
Loris Lancedelli, nato a Cortina nel
1953, ha iniziato assieme ai genitori
e il fratello l’attività di recuperante e
ricercatore di fossili nelle Dolomiti.
Con i fossili ha realizzato ben 5 mostre.
Recuperante e collezionista di reperti
bellici, dal 1968 ha portato avanti il
progetto per la realizzazione di un
museo della grande guerra in Cortina
d’Ampezzo. L’idea è diventata realtà
e il 12 agosto 2003 è stato inaugurato
il museo in un fortino austro-ungarico
dismesso detto “Tre Sassi” in località
Valparola – Falzarego.
Dal 1977 al 2008 Loris ha realizzato
20 mostre sulla prima guerra mondiale,
visitate da migliaia di appassionati.
Ha collaborato alla realizzazione dei
musei all’aperto, del Lagazuoi, 5 Torri,
Sas de Stria, mettendo a disposizione
le proprie conoscenze ed un prezioso
archivio di fotografie e documenti
acquisiti attraverso i racconti dei
reduci, nonché archivi e materiali vari
raccolti sul territorio locale e in tutta
Europa. Ha acquisito una notevole
esperienza come storico, ed a questa
ha affiancato la formazione nel campo
della psicoanalisi e delle scienze
umanistiche divenendo terapista sui
conflitti e le problematiche sociali e di
coppia. Conduce seminari e dirige dal
2003 il museo “Tre Sassi”.
“LA GUERRA DEGLI ALPINISTI”
LAGAZUOI-SASS-DE STRIA…
CENGIE E GALLERIE DI MINA…..
lunedi 8 settembre 2008 ore 21 presso sede cai
della Grande Guerra, è un profondo
conoscitore del fronte della 4^ Armata.
Bibliofilo, collezionista di
equipaggiamenti e cimeli è
componente della Società Storica per
la Guerra Bianca, scrive libri e articoli
su riviste specializzate. Da alcuni anni
collabora con l’Accademia Militare nella
gestione del Museo Storico dell’Istituto.
Contenuti della conferenza
L’incontro conclusivo dell’8° Corso
Presentazione del relatore
Gian Luigi RINALDI è nato a
Pievepelago il 22.06.'44, ha frequentato
il 20° Corso dell’Accademia Militare
(1963), la Scuola di Applicazione e, con
il grado di Tenente degli Alpini, ha
prestato servizio presso il Battaglione
CONFERENZA DI LORIS LANCEDELLI
LA CONFERENZA E’ APERTA A TUTTI I SOCI CAI
per i non iscritti al corso di escursionismo storico,
occorre versare la quota di 5 euro (la sera della conferenza)
IL SITO DEL CAI è
www.cai-mo-it
Pieve di Cadore (7° Reggimento) fino
al 1971. Istruttore di sci e alpinismo ha
diretto corsi e partecipato a
manifestazioni sportive militari nazionali
e internazionali. Lasciato il servizio
attivo, si è laureato in ingegneria civile
(Padova) e architettura (Venezia)
svolgendo poi la libera professione e
l’insegnamento.
Più volte richiamato alle armi riveste
ora il grado di tenente colonnello.
Da sempre appassionato delle vicende
Ambientalistico consente di presentare
una sintesi critica delle vicende belliche
che si svolsero sul fronte della 4^
Armata (Fronte Dolomitico). Gli incontri
e le uscite estive hanno permesso ai
partecipanti di “toccare con mano” la
realtà dei luoghi in cui si sono svolti i
combattimenti e anche le imprese
alpinistiche che sono poi passate alla
storia nelle forme epiche che tuttora
celebriamo. La conferenza affronterà
uno dei miti più consacrati alle vicende
della “guerra bianca”: la conquista del
Passo della Sentinella (aprile 1916).
L’occasione della serata conclusiva
lascerà ampio spazio a domande e
quesiti dei partecipanti.
Foto di: Antonella Fornari
9
UN UNIVERSO VERDE RICCO DI MISTERI E...
Come difendersi dagli erbivori
Che le piante siano in grado di spostarsi,
in alcune fasi della loro vita, lo abbiamo
già visto, ma ci sono poi dei lunghi momenti, durante i quali devono cercare di
difendersi dagli erbivori, senza potersela
“dare a gambe”. La minaccia, spesso
meno visibile, ma potenzialmente più
pericolosa, è rappresentata dagli insetti,
che in certi periodi possono masticare
non-stop, per giorni e giorni e con le loro
possenti mandibole, possono arrivare a
defogliare un’intera foresta. Bisogna dire
però che ci sono anche gli insetti timidi,
o meglio quelli che per mangiare in tranquillità senza rischiare di essere catturati
al volo dagli uccelli, mangiucchiano le
foglie solo dall’interno, come dei minatori,
e la prova della loro presenza nella foglia
si rivela solo attraverso la presenza di
disegni e arabeschi gialli e marroni sul
verde della foglia. Gli insetti sigarai invece,
prima di cominciare il loro pasto, tagliano,
arrotolano e cuciono la foglia, a forma di
sigaro, creando cosi un luogo protetto
dagli occhi indiscreti dei predatori e dalle
intemperie. Spine e aculei sono tra le
strategie più dirette, che moltissime specie
vegetali hanno sviluppato per rispondere
agli attacchi degli erbivori di grandi dimensioni, ma alcuni animali, come le giraffe,
capre e cammelli hanno a loro volta trovato
il modo di raggiungere e mangiare ugualmente i teneri germogli. La risposta è una
lingua prensile lunga e dura che si insinui
agilmente tra le spine, ma anche labbra
e bocca coriacee per non ferirsi. Più sottile,
ma anche più aggressivo, è lo stile adottato dall’ortica per non farsi consumare:
sul margine delle foglie sono presenti dei
peli, trasformati in un organo d’attacco,
che si rompono non appena vengano
sfiorati; i margini sono taglienti permettendo al liquido urticante di arrivare a segno,
così bene che anche chi non bruca l’erba
impara presto a riconoscere questa pianta.
Ma la nostra ortica non è niente, a confronto con le specie di piante urticanti
diffuse nell’Australia tropicale: si tratta di
due tipi di arbusti e una specie arborea.
Lo sprovveduto viaggiatore, che non sa-
pendo riconoscere le tipiche foglie a cuore
di queste specie, dovesse imbattersi in
una di queste piante e, inavvertitamente,
le sfiorasse, verrebbe colpito da un veleno
così potente da provocarne il ricovero in
ospedale, dove comunque il malcapitato
potrà essere aiutato solo cercando di
calmare un dolore che dura per settimane,
perché per il veleno non esiste antidoto.
Come spesso succede in natura c’è poi
chi si mette “l’abito” anche se non è
monaco, come per esempio il Lamium,
che ha lo stesso aspetto dell’ortica e così
pur non essendo urticante pochi animali
tentano di mangiarlo, perché lo scambiano
per l’originale. Anche le piante possono
tentare di mimetizzarsi per ridurre la possibilità di essere individuate e mangiate,
esattamente come nel mondo animale,
un esempio sono i Lithops, ovvero i sassi
vivi, una pianta carnosa nel deserto del
Kalahari, facilmente raggiungibile perché
vive a terra, senza nessuna strategia
protettiva avrebbe poche possibilità di
essere risparmiata, dagli animali affamati
e assetati, ma il mimetismo è così ben
riuscito che nessun animale la mangia.
La Passiflora, una pianta rampicante che
da noi è molto conosciuta come rampicante decorativo e per le sue proprietà
erboristiche, ha delle parenti che vivono
in Centro e Sud America e che sono in
grado di sfruttare a loro favore il comportamento di quelle farfalle, i cui bruchi si
nutrono proprio delle loro foglie. Le farfalle
infatti, per dare maggiori possibilità di
sopravvivenza alla propria prole, deposita
le uova solo sui tralci di Passiflora dove
nessun’altra farfalla abbia già depositato
delle uova; imitando le uova di farfalla,
con dei piccoli rigonfiamenti gialli, la pianta
scongiura il pericolo di attacco da parte
dei bruchi, convincendo la farfalla ad
andare altrove a depositare le sue uova.
Ma allora perché queste specie di passiflore non riempiono tutte le loro foglie di
finte uova mettendo così a repentaglio la
sopravvivenza del suo nemico alato?
Perché messa così alle strette probabilmente la farfalla scoprirebbe la frode e
comincerebbe ad impegnarsi a distinguere
le uova finte da quelle vere e la strategia
della pianta diverrebbe energia sprecata.
Come sempre il processo evolutivo è
continuo, non siamo ancora alla mossa
definitiva, una delle specie coinvolte potrebbe “inventare “ una nuova strada per
aumentare le sue capacità di regnare sul
mondo!!! (Da David Attenborough “The
private life of plants.”, 1995)
Emanuela Vanda
L'attività fisica in montagna
(anatomia e fisiologia del movimento)
tive (oltre alla mobilità e la resistenza) sono
quelle che più interessano l'escursionismo
e l'alpinismo. Esse sono l'equilibrio, la
valutazione dello spazio e del tempo, il
senso del ritmo, l'attenzione. Per poter
mettere in pratica queste cinque capacità
dobbiamo tenere conto degli elementi più
importanti del nostro apparato locomotore,
ossia: le ossa che sostengono il corpo, i
muscoli che contraendosi lo fanno muovere, le articolazioni che sono il punto
d'incontro delle diverse ossa, i legamenti
che collegano un capo osseo all'altro, i
tendini che sono la parte terminale dei
muscoli e si collegano alle ossa, le cartilagini che rivestono la parte terminale delle
ossa e servono ad ammortizzare i movimenti e ad evitare che lo sfregamento tra
esse le deteriori velocemente. Indispensabile ad una corretta sinergia tra questi
elementi è l'apparato cardio-circolatorio
mediante il quale il nutrimento e l'ossigeno,
attraverso il sangue, vengono portati in
tutto il corpo e a liberare lo stesso dai
prodotti di rifiuto (anidride carbonica e
prodotti tossici). Teniamo sempre conto
della nostra frequenza cardiaca durante
gli sforzi in montagna poiché essa aumenta mano a mano che aumenta la
fatica e l'altitudine fino a stabilizzarsi. A
questo proposito è importantissimo
l'allenamento poiché esso è un adattamento ad uno sforzo ed avviene attraverso
il processo di super-compensazione, ossia
la risposta che il nostro organismo da allo
stimolo ed è sempre maggiore dello stesso. I principi basilari di un buon allenamento sono tre: continuità, gradualità e recupero. La continuità è fare allenamento
almeno tre volte alla settimana, la gradualità fare sforzi sempre maggiori, il recupero
è la distanza di tempo tra un allenamento
e l'altro. Interagiscono con i fattori fisiologici, i fattori mentali che sono cinque:
motivazione, concentrazione, controllo
emotivo, visualizzazione, fiducia in sé
stessi. La motivazione è il perché faccio
un determinato sport. La concentrazione
è la capacità di porre attenzione. Il controllo
emotivo è la capacità di tenere in scacco
l'ansia. La visualizzazione è la capacità
di proiettare immagini e modalità dei
comportamenti che terremo di lì a poco.
La fiducia in sé stessi è la capacità di
non demoralizzarsi. A
corollario di
tutto ciò ma
non meno
importante,
due rig h e
Cari amici ed amiche, dopo la lezione
proposta in "palestra CAI" (come qualcuno
l'ha definita) durante il corso di escursionismo, sono a proporvi qualcosa di meno
pratico ed un po' più' concettuale, ma
che ci permette di inserire nella praticità
di una escursione in montagna alcune
nozioni che possono servire per conoscerci un po' di più. Che cos'è l'attività fisica
e la sua educazione? E' la modalità con
cui impariamo a coinvolgere tutta la nostra
persona (corpo e mente) avendo come
obiettivo la conoscenza e il controllo del
nostro corpo. Le nostre capacità motorie
sono la forza, la resistenza, la velocità, la
mobilità articolare, la coordinazione. La
capacità di spostare o sollevare pesi è la
forza. La capacità di mantenere uno sforzo
per molto tempo è la resistenza. Eseguire
uno sforzo eccessivo nel più breve tempo
possibile è la velocità. La capacità di fare
movimenti ampi con le articolazioni è la
mobilità. La capacità di comandare il corpo
è la coordinazione. Le capacità coordina-
sull'alimentazione.
I principi alimentari
sono i
glucidi, i lipidi, i
protidi, i sali
minerali/vitamine. I lipidi e i glucidi hanno
funzione energetica. I protidi hanno funzione di ricostruzione dei tessuti. I sali
minerali, le vitamine e l'acqua regolano le
reazioni chimiche. In una corretta alimentazione devono essere presenti in modo
equilibrato tutti questi principi, ma, per la
nostra attività, soprattutto importante che
siano ben presenti i glucidi. Ciao a tutti e
buon autunno ricco di escursioni (ricordatevi che inizia il corso di ferrate!!!).
Tiziana Pinelli
UNA MONTAGNA DI RISORSE
Del maiale non si
butta via niente...
Quante volte abbiamo
sentito questa frase e
magari ci abbiamo
scherzato sopra... ma
un tempo, specie in
montagna, dove le risorse e i mezzi (non ultimi quelli economici) erano molto limitati, questa frase
non valeva solo per il maiale, ma praticamente per ogni cosa. Molti degli attrezzi ed utensili, ad esempio, erano in
legno: dopo aver diligentemente assolto
alla loro funzione, e solo dopo che non
era più possibile ripararli, diventavano
10
ottimo combustibile per la cucina e/o
per il riscaldamento invernale. Certamente in montagna come in pianura un
tempo era più facile riciclare: primo per
le motivazioni di cui sopra, secondo
perchè c'era molto più rispetto, non
tanto per l'ambiente, ma per le cose:
buttare via dava fastidio, anche solo
una bottiglia di plastica... non si sa mai,
si pensava, potrebbe tornarmi utile...Questa mentalità è radicalmente
cambiata: ci sono talmente tante cose...
come si fa a tenere tutto... e poi ormai
si porta a riparare solo oggetti a cui si
è particolarmente affezionati... ormai
costa meno comprarli nuovi!?!?!
Inoltre, rispetto al passato, l'immagine
ha assunto un ruolo fondamentale, tanto
che non è più pensabile vendere un
oggetto senza un corredo di materiali
eterogenei e ben mischiati tra loro, la
cui funzione è rettamente commerciale
e non ha nulla a che vedere con la
funzionalità dell'oggetto stesso. Insomma, anche il più convinto ecologista/ambientalista deve impegnarsi moltissimo per la buona riuscita della
raccolta differenziata.
E pensare che le direttive della Comunità
Europea impongono di ridurre il ricorso
alle discariche (l'obiettivo finale è quello
di non farne più uso), mettendo al primo
posto il riciclo e quindi il riutilizzo di
materiale e al secondo posto (inteso
come ultima spiaggia) l'incenerimento
nei termo-valorizzatori. Se solo i produttori e le agenzie di pubblicità fossero
stimolati ad agire pensando al riutilizzo
come ad una priorità, quanto sarebbe
più acile fare una vera e corretta raccolta
differenziata....
Paolo
PO
Domenica 16 Novembre
Dal 18 settembre al 30 ottobre
Bus de la Spia
30° Corso
Il Bus de la Spia si trova a Sporminore
(Trento) ed è'8f una grotta molto
frequentata per la facilità'88 della
progressione al suo interno, per la
bellezza dei laghetti nella galleria
superiore e per il particolare fenomeno
(ansimante) dovuto ai movimenti del
lago sul fondo della grotta (la “spia”
che le ha dato il nome). Tale fenomeno
nasce nell’imponente sifone che
chiude la galleria a 300 metri
dall’ingresso e si manifesta piuttosto
regolarmente in determinati momenti
della giornata, non solo nei periodi
piovosi. Il sifone è'8f alimentato da
ignote gallerie sotterranee che
nemmeno speleo-sub esperti sono
mai stati in grado di esplorare. E’ molto
spettacolare assistere al momento in
cui il sifone, riempito dall’acqua che
giunge da queste gallerie, si innesca,
iniziando a scaricarsi verso l’esterno
tra suoni di risucchio, e spingendo
l’acqua a risalire anche di parecchi
metri lungo il ripido salone di frana
che porta al lago. Gli speleo sub che
hanno tentato l’esplorazione hanno
dovuto fermarsi dopo poche decine
di metri a causa delle notevoli correnti
sotterranee e dei conseguenti sbalzi
di pressione dell’acqua,
pericolosissimi per i subacquei. Alcuni
abitanti della zona ritengono che
queste gallerie allagate portino fino al
lago di Molveno...
Per tutto questo il Bus de la Spia è'8f
una grotta piuttosto emozionante,
adatta a chiunque voglia avere un’idea
degli strani fenomeni che si creano
all’interno delle profondità abissali.
EM
UP
CAI
S P E LE O LO G I C O
IL IA
GR
GRUPPO SPELEOLOGICO EMILIANO
NO
MODENA
di introduzione alla Speleologia
Nel mese di settembre avrà inizio il
30° Corso di introduzione alla
Speleologia, organizzato dal Gruppo
Speleologico Emiliano e coordinato
dall’Istruttore Nazionale di Speleologia
Gian Luigi Mesini. Lo scopo del corso
è portare gli allievi a un approccio col
mondo sotterraneo e a una prima
conoscenza delle sue cavità, delle
rocce in cui queste si sono formate,
del carsismo e delle altre cause che
le hanno generate; portare insomma
a una prima esperienza delle varie
forme che la natura può assumere al
di sotto del mondo che siamo abituati
a vedere. La speleologia è infatti
essenzialmente l’esplorazione e lo
studio delle cavità, sia naturali che
artificiali, che si trovano nel sottosuolo,
d e l l a l o ro g e n e s i , d e l l e l o ro
trasformazioni.
La chiara luce dell’acetilene guiderà
il nostro cammino negli ambienti ipogei
e, passo dopo passo, quei luoghi, un
attimo prima oscuri, ci riveleranno
scenari di stalattiti e stalagmiti, laghi
e corsi d’acqua, cunicoli e scintillanti
concrezioni, in un mondo che, al pari
di quello esterno, presenta infinite
varietà di forme e di colori. A volte ci
accompagnerà il leggero svolazzare
di qualche pipistrello, disturbato dalla
nostra inopportuna presenza. Ma si
tratterà solo di un timido mammifero,
tipicamente associato al mondo
sotterraneo e spesso considerato, a
torto, una presenza tenebrosa. Tra
l’altro, non è l’unico abitatore delle
grotte, dove la nostra attenzione può
essere attratta da altri piccoli animali,
ugualmente interessanti e innocui.
Il corso avrà una durata di circa 5
settimane e ci porterà alla conoscenza
di questo mondo affascinante; si
articolerà in una serie di lezioni teoriche
su geologia, speleogenesi, carsismo,
idrologia, nonché sulla presentazione
dei materiali utilizzati in speleologia e
sulle tecniche da seguire per muoversi
nelle grotte. Alcune uscite pratiche ci
condurranno in cavità ad andamento
prevalentemente orizzontale e in altre
ad andamento verticale, in modo da
offrirci una panoramica generale sui
vari ambienti ipogei.
Il programma del corso è il seguente:
Gioved 18 Settembre
Domenica 21 Settembre
Gioved 25 Settembre
Domenica 28 Settembre
Gioved 2 Ottobre
Gioved 9 Ottobre
Domenica 12 Ottobre
Gioved 16 Ottobre
Domenica 19 ottobre
Gioved 23 Ottobre
Sabato 25 Ottobre
Domenica 26 Ottobre
Gioved 30 Ottobre
Iscrizioni e presentazione del corso.
Attrezzatura di base, vestizione e
alimentazione in grotta
Uscita in grotta orizzontale (facile) - Grotta
della Spipola (BO)
Geologia e carsismo
Uscita in grotta orizzontale (facile) - Grotta
del Dordoio (LU)
Idrologia e meteorologia
Materiali e tecniche di progressione in grotte
verticali
Palestra di roccia - Varana (MO)
Topografia ipogea
Uscita in grotta verticale - Buca dei Tunnel (LU)
Biospeleologia
Palestra di roccia - Pianello (PG)
Uscita in grotta verticale - Pozzo del Nibbio,
Monte Cucco (PG)
Chiusura del corso, consegna degli attestati
e proiezione di diapositive
Comitato Scientifico “F erdinando Malavolti”
Nell’ambito delle visite agli ambienti
sotterranei di origine artificiale, cioè'8f
non dovuti all’opera della natura ma
scavati dall’uomo, il Comitato
Scientifico “Ferdinando Malavolti”
organizza una gita a Narni e Amelia,
piccoli centri del sud dell’Umbria, in
provincia di Terni. Qui, percorrendo le
strette e contorte viuzze, si ha
l’impressione che il tempo si sia
fermato in un'epoca imprecisata.
Narni sorge su un colle affacciato sulla
valle del fiume Nera. Oltre ad insigni
monumenti, quali il Palazzo del
Podestà, il Duomo e il ponte
Narni e Amelia sotteranee
sabato 27 e domenica 28 settembre
d’Augusto, a Narni ha sede il catasto
nazionale delle cavità artificiali e vi si
trovano numerosi sotterranei etruschi
e medievali di grande interesse,
soprattutto acquedotti e cisterne
s c a v a t i p e r p e r m e t t e re a l l a
popolazione l’approvvigionamento
idrico anche in periodi di scarsità
d’acqua. Noi visiteremo l’acquedotto
romano della Formina, lunga e
affascinante opera di scavo (a mano)
e di ingegneria idraulica; ma visiteremo
anche i sotterranei della chiesa di
Santa Maria, dell’VIII secolo, con due
cisterne di età romana, e quelli del
complesso conventuale di San
Domenico, con resti di un impianto
idrico e numerosi graffiti risalenti al
tempo in cui il luogo fu trasformato in
sede del tribunale dell’Inquisizione.
Ad Amelia, nota per le Mura poligonali
risalenti probabilmente al VI-VII secolo
a.C., visiteremo la Grotta delle Cinque
fonti, spettacolare esempio di
architettura idraulica romana, la Grotta
dei Farrattini, galleria costruita per
l’approvvigionamento idrico, e la
G ro t t a d e i S u c c h i a re l l i , c h e
probabilmente aveva la funzione di
collegamento tra acquedotti.
Chi è f interessato all'escursione o al
Corso si può rivolgere al Gruppo
Speleologico Emiliano nella serata del
giovedì, in sede, o scrivere una mail
al
nostro
indirizzo
[email protected]
11
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"Karakorum: in viaggio
tra i ghiacciai ed i villaggi
del Pakistan del nord"
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"Oberland, il gigante di
ghiaccio" Tour scialpinistico
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d'Europa
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Andrea Baschieri
"Argentera trekking"
Attraverso vecchie strade
militari e selvagge valli di
questo meraviglioso Parco
Comitato
Programma del
di Redazione
3°Appennino Cinema Film Festival
5-6-7 settembre 2008
Manifestazione culturale a
Pievepelago, Riolunato e presso il
rifugio Marchetti al Lago Santo, col
patrocinio della Regione Emilia
Romagna, della Provincia di
Modena, del Parco del Frignano,
della Comunità Montana e della
nostra sezione del Club Alpino
Italiano.
Dal 30 agosto al 6 settembre
esposizione della mostra fotografica
“Il volto quotidiano della Grande
Guerra” presso la sala della cultura
a Pievepelago.
Venerd 5 settembre ore 20,30
presso il teatro di Riolunato
proiezione dei filmati sul mondo
contadino “due luoghi diversi - le
stesse fatiche".
1. “Lassù il tempo si è fermato” di
Carlo Grenzi
2. “Slow Food” della provincia di
Modena
Sabato ore 15
presso il rifugio Marchetti proiezione
del filmato della scuola di sci di
fondo di S. Anna Pelago
Sabato 6 settembre ore 17
presso il teatro comunale di
Pievepelago proiezione del filmato
Acque sorgenti di vita di Carlo
Grenzi
Sabato 6 settembre ore 20,30
presso il teatro comunale di
Pievepelago concerto del coro
Rosalpina della sezione CAI di
Bolzano
Venerd sabato e domenica
presso il rifugio Marchetti si terra
un’esposizione di libri di Montagna
e quadri a tema Maremma dello
scrittore Romano Battaglia. L’autore
sarà presente nella giornata di
domenica.
Ospiti d’onore della manifestazione
saranno il regista Carlo Grenzi e lo
scrittore Romano Battaglia. Saranno
inoltre presenti vari autori di libri di
Montagna.
il cimone
Date di consegna
Numero
Termine consegna articoli
Periodo copertura articoli
1
1 novembre
dal 10 dicembre al 10 marzo
2
1 febbraio
dal 10 marzo al 10 giugno
3
1 maggio
dal 10 giugno al 10 settembre
4
1 luglio
dal 10 settembre al 10 dicembre
Notiziario della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano
Via 4 Novembre, 40 - 41100 Modena - Tel. 059/826914 - Fax 059/826978
Internet Home Page: http://www.cai.mo.it - E-mail: [email protected]
Direttore Responsabile: Maria Teresa Rubbiani
Fotocomposizione e stampa: Borghi - Via Grandi, 63/65 - 41100 Modena
Autorizz. del Tribunale di Modena n. 605 del 29 settembre 1977
Il notiziario aperto alla collaborazione dei soci e simpatizzanti, ma gli articoli dei singoli autori
non impegnano la redazione n il Consiglio Direttivo del sodalizio. La pubblicazione pu essere
parzialziale. Anche se non pubblicati i testi non saranno restituiti.
LA SEDE Ø APERTA NEI GIORNI DI MERCOLED E VENERD (DALLE 17,00 - ALLE 19,30)
E DI MARTED (DALLE 20,30 - ALLE 23,00).