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CORSO DI FORMAZIONE
ANTINCENDIO
E GESTIONE EMERGENZE
Decreto Legislativo del Governo n° 81 del 09/04/2008
TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
Art. 44 - Diritti dei lavoratori in caso di pericolo grave ed
immediato.
1. Il lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non
può essere evitato, si allontana dal posto di lavoro ovvero da una
zona pericolosa, non può subire pregiudizio alcuno e deve essere
protetto da qualsiasi conseguenza dannosa.
2. Il lavoratore che, in caso di pericolo grave e immediato e
nell'impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico,
prende misure per evitare le conseguenze di tale pericolo, non può
subire pregiudizio per tale azione, a meno che non abbia
commesso una grave negligenza.
Per combustione si intende quel particolare processo chimico
mediante il quale alcune sostanze
COMBUSTIBILI
portate a determinate temperature, si combinano con l'ossigeno
COMBURENTE
con emissione di energia sensibile
LUCE E CALORE
Le conseguenze di una combustione sono la trasformazione delle
sostanze reagenti in altre dette
PRODOTTI DI COMBUSTIONE
nonché l’emissione di un sensibile quantitativo di energia sotto forma
di calore ad elevata temperatura.
In genere la combustione avviene in luoghi adatti (forni, stufe, ecc.)
ed è effettuata e si svolge per volontà e sotto il controllo dell'uomo.
COMBUSTIBILE
In condizioni normali di ambiente esso può essere allo stato:
SOLIDO
(carbone, legno, carta, ecc..)
LIQUIDO
(alcool, benzina, gasolio, ecc..)
GASSOSO
(metano, idrogeno, propano, ecc..)
Abitualmente si combina con l'ossigeno (comburente) dell'aria.
Perché la reazione abbia luogo, di norma il combustibile deve trovarsi
allo stato gassoso. Fanno eccezione il carbonio (sotto forma di carbone)
e pochi altri elementi metallici come il magnesio.
Il legno, per esempio distilla per effetto del calore della sua stessa
fiamma, tutti i suoi prodotti volatili lasciando da ultimo il carbone che arde
come brace senza fiamma trattandosi di combustione diretta di un solido.
COMBURENTE
Il comburente è la sostanza che permette al combustibile di
bruciare.
Generalmente si tratta dell’OSSIGENO contenuto nell’aria allo
stato di gas.
L’aria è composta principalmente da due gas:
l’OSSIGENO per il 21% in volume e l’AZOTO (circa 79%).
Quando la percentuale di OSSIGENO scende sotto il 17%
l’organismo umano non riesce a sopravvivere.
PUNTO DI IGNIZIONE (Fire Point)
È la più bassa temperatura richiesta per accendere i vapori, o
le particelle finemente divise di una sostanza specifica,
quando gli uni o le altre si trovano mescolate in corretta
misura con l'ossigeno dell'aria:
SOSTANZE
Temperatura di accensione (°C)
valori indicativi
Acetone
Benzina
Gasolio
Idrogeno
Alcool metilico
Carta
Legno
Gomma sintetica
Metano
540
250
220
560
455
230
220-250
300
537
PUNTO DI INFIAMMABILITÀ (Flash Point)
È la più bassa temperatura alla quale un combustibile liquido
genera una quantità di vapori, tale da formare con l'aria una
miscela infiammabile
Il punto di infiammabilità, caratteristico di ogni tipo di liquido,
definisce la categoria di appartenenza del combustibile stesso e
del serbatoio che lo contiene.
Categoria A
inferiore a 21 °C
Categoria B
compreso tra 21°C e 65°C
Categoria C
compreso tra 65°C e 125°C
SOSTANZE
Temperatura di infiammabilità
(°C)
Gasolio
65
Acetone
-18
Benzina
-20
Alcool metilico
11
Alcool etilico
13
Toluolo
4
Olio lubrificante
149
IL “TETRAEDRO” DEL FUOCO
Quello che veniva definito come il TRIANGOLO del fuoco è oggi in realtà definito
come TETRAEDRO del fuoco.
L’AUTOCATALISI del sistema di combustione
(ovvero il meccanismo che consente lo
sviluppo della reazione a catena).
IL COMBURENTE
aria in corretto
miscuglio con i
vapori;
IL COMBUSTIBILE
gas
presenti
o
vapore emessi in
corretto miscuglio
con aria;
UNA ADEGUATA ENERGIA
cioè il raggiungimento della temperatura
corrispondente al punto di IGNIZIONE;
SOSTANZA
carbone, legna,
carta, cartone
gomma. resina,
plastica
trucioli, segatura,
tessuti
paglia, fuliggine,
stracci unti
vernici, polveri
metalliche
olii combustibili
lubrificanti
petrolio
benzine,
acquaragia, alcoli
metano, propano,
acetilene
motori elettrici,
trasformatori
Temperatura di
autoaccensione
Velocità di
propagazione
dell'incendio
Pericolo di
scoppio
LENTA
NO
130÷610 °C
NO
LENTA
NO
300÷600 °C
SI
MEDIA
NO
150÷600
DEBOLE
MEDIA
NO
80÷400 °C
NO
RAPIDA
SI
130÷250 °C
SI
CELERE
DIFFICILE
250÷450 °C
NO
RAPIDA
DEBOLE
180÷300 °C
DEBOLE
MOLTO RAPIDA
SI
200÷400 °C
NO
ISTANTANEA
SI
400÷850 °C
NO
MEDIA
NO
-
NO
al di sopra della quale la sostanza
in presenza di comburente brucia
spontaneamente
Azione
tossica
IL TETRAEDRO DEL FUOCO: PRINCIPI DI ESTINZIONE
I primi tre parametri (COMBUSTIBILE, COMBURENTE, IGNIZIONE) danno
l'insorgenza della reazione, il quarto (CALORE) ne consente la prosecuzione.
Il tetraedro del fuoco, rispetto al triangolo del fuoco, rappresenta meglio anche
quelli che sono le modalità di estinzione che sono, per i quattro fattori, nel
medesimo ordine:
♦ESAURIMENTO DEL COMBUSTIBILE si separa il combustibile
mediante pompaggio in altro recipiente, intercettazione linea, allontanamento;
♦RIMOZIONE DEL COMBURENTE si abbassa il tenore di ossigeno.
Caso classico per liquidi infiammabili la creazione di un "letto di schiuma" per
separare il combustibile dall'aria o il soffocamento con coperta di un focolaio;
♦SOTTRAZIONE DEL CALORE si raffredda la zona incendiata.
Raffreddamento dell'incendio o dei serbatoi e apparecchiature limitrofe. Raffreddante
tipico è l'acqua per le sue proprietà chimico-fisiche, gli elevati calore latente e calore
specifico, e la sua disponibilità;
♦AZIONE ANTICATALITICA (rottura della catena).
FIAMMA
CALORE
FUMO
è l'elemento più facilmente percettibile perché è visibile e ne possiamo percepire il calore dovuto
all'energia radiante dell'incendio. La fiamma raggiunge temperature comprese tra i 1000°C del
fiammifero e i 2000°C del metano.
La cute dell'uomo inizia ad ustionarsi dopo un minuto di esposizione alla temperatura di 65 °C. Il
contatto diretto con la fiamma di un grosso incendio può provocare la morte quasi istantaneamente.
La fiamma e il calore sprigionato ha come effetto l'innalzamento della temperatura dell'aria circostante.
La massima temperatura dell'aria secca che un uomo riesce a sopportare per brevissimo tempo è di
150 °C ma durante l'incendio si produce vapor acqueo che innalzando l'umidità relativa dell'aria riduce
la soglia di sopportabilità a circa 45°C.
E’ l'elemento più caratteristico dell'incendio e la principale causa di mortalità. Il fumo assorbe la luce
rendendo l'ambiente colpito dall'incendio un luogo dove è molto difficile orientarsi e muoversi
provocando inoltre forti irritazione agli occhi e alle vie respiratorie
3
Quantità di fumo prodotta legno
17 m /Kg
3
38 m /Kg
dalla
combustione
con benzina
3
temperature del fumo di alcool etilico 25 m /Kg
3
gas propano 42 m /Kg
circa 600°C
è quantitativamente il prodotto principale di un incendio. Non è tossico
Anidride Carbonica (CO2)
ma provoca notevoli difficolta di respirazione (asfissia)
è presente in qualsiasi incendio per l'incompleta combustione del
carbonio dovuta alla carenza di aria. E' inodori, incolore e molto
Ossido di Carbonio (CO)
tossico. Provoca la morte in pochi minuti
si forma durante la combustione in ambienti chiusi e quindi in difetto
d'aria di materiali quali lana, seta e resine sintetiche. Ha un
Acido cianidrico (HCN)
caratteristico odore di mandorle amare ed è molto tossico con effetto
mortale
si forma durante la combustione della grande maggioranza di materie
Acido cloridrico (HCl)
plastiche. In concentrazioni elevate è mortale in pochi minuti.
si forma durante la combustione di sostanze contenenti zolfo ed irrita
Anidride solforosa (SO2)
notevolmente occhi, mucose ed apparato respiratorio.
Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas
Le fiamme sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un
incendio. In particolare nell’incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore
raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma.
Colore della
fiamma
Temperatura
(°C)
Rosso nascente
525
Rosso scuro
700
Rosso ciliegia
900
Giallo scuro
1100
Giallo chiaro
1200
Bianco
1300
Bianco
gliante
abba-
1500
• Deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili;
• Accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente
incendiato (accidentalmente o deliberatamente);
• Negligenza nell’uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore;
• Inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle
apparecchiature;
• Impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente
protetti;
• Riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate;
• Apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate;
• Utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili;
• Ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari,
apparecchiature elettriche e di ufficio;
• Fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere;
• Negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione;
Nella ricerca delle cause d’incendio, sia a livello preventivo che a livello di accertamento, è fondamentale
individuare tutte le possibili fonti d’innesco, che possono essere suddivise in quattro categorie:
•ACCENSIONE DIRETTA
quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale
combustibile in presenza di ossigeno.
Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche,
scariche statiche.
•ACCENSIONE INDIRETTA
quando il calore d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico.
Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti
verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici.
•ATTRITO
quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali.
Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali
metallici.
•AUTOCOMBUSTIONE E RISCALDAMENTO SPONTANEO
quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione,
reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d’aria, azione biologica.
Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di
vegetali.
L’estinzione dell’incendio si ottiene per
- raffreddamento
- sottrazione del combustibile
- soffocamento (sottrazione del comburente)
Tali
azioni
possono
essere
ottenute
singolarmente
o
contemporaneamente mediante l’uso delle sostanze estinguenti, che
devono essere scelte in funzione della natura del combustibile e delle
dimensioni del fuoco.
È di fondamentale importanza conoscere le proprietà e le modalità d’uso
delle principali sostanze estinguenti:
• acqua
• polveri
• gas inerti ANIDRIDE CARBONICA
• schiuma
• idrocarburi alogenati (halon) e agenti estinguenti alternativi
ACQUA è consigliata per incendi di combustibili SOLIDI
classe A
L’acqua è la sostanza estinguente per antonomasia a causa della facilità con cui
può essere reperita e per il basso costo. La sua azione estinguente si esplica con
le seguenti modalità:
•abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del
calore;
•azione di soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il vapore acqueo;
•diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più
tali;
•imbevimento dei combustibili solidi.
L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato per incendi di classe A
combustibili solidi
con esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto
con l’acqua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene.
L’acqua risultando un buon conduttore di energia elettrica per cui
non è impiegabile su impianti e apparecchiature in tensione.
SCHIUMA
è consigliata per incendi di combustibili di
LIQUIDI classe B
La schiuma è un agente estinguente costituito da una soluzione in acqua
di un liquido schiumogeno. L’azione estinguente delle schiume avviene
per separazione del combustibile dal comburente e per raffreddamento.
Esse sono impiegate normalmente per incendi di:
liquidi infiammabili
e contenendo acqua non possono essere utilizzate su parti in
tensione
In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione
acqua-schiumogeno d’origine, le schiume si distinguono in:
•alta espansione
1:500 - 1:1000
•media espansione
1:30
- 1:200
•bassa espansione
1:6
- 1:12
POLVERI
è consigliata per incendi di
combustibili di SOLIDI, LIQUIDI, GAS classi A,
BeC
Le polveri sono costituite da particelle solide finissime a base di:
bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici.
L’azione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposizione delle
stesse per effetto delle alte temperature raggiunte nell’incendio, che dà
luogo ad effetti chimici sulla fiamma con azione anticatalitica ed alla
produzione di anidride carbonica e vapore d’acqua.
I prodotti della decomposizione delle polveri pertanto separano il
combustibile dal comburente, raffreddano il combustibile incendiato e
inibiscono il processo della combustione.
Le polveri sono adatte per fuochi di classe A, B e C, mentre per incendi di
classe D devono essere utilizzate polveri speciali.
Le polveri DIELETTRICHE possono essere utilizzate per fuochi
di impianti elettrici
GAS INERTI
sono consigliati
MATERIALI ELETTRICI classi E
per
incendi
di
I gas inerti utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusi sono generalmente
l’anidride carbonica e in minor misura l’azoto. La loro presenza nell’aria riduce la
concentrazione del comburente fino ad impedire la combustione.
L’anidride carbonica non risulta tossica per l’uomo, è un gas più pesante dell’aria
perfettamente dielettrico, normalmente conservato come gas liquefatto sotto
pressione. Essa produce differentemente dall’azoto anche un’azione estinguente
per raffreddamento dovuta all’assorbimento di calore generato dal passaggio dalla
fase liquida alla fase gassosa.
Nella seguente tabella sono riportate le percentuali in volume di anidride carbonica
e di azoto necessarie per inertizzare l’atmosfera in modo tale da renderla incapace
di alimentare la combustione di alcune sostanze infiammabili:
SOSTANZA
acetone
alcool etilico
benzolo
idrogeno
metano
propano
benzina
AZOTO (% in volume)
45,2
49,6
47,1
76,4
42,8
45,6
45,2
CO2 (% in volume)
32,4
38,5
34,3
72,1
31
32,4
31,9
IDROCARBURI ALOGENATI
sono consigliati
per incendi di MATERIALI ELETTRICI classi E
Gli idrocarburi alogenati, detti anche HALON (HALogenated - hydrocarbON), sono
formati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idrogeno sono stati parzialmente o
totalmente sostituiti con atomi di cromo, bromo o fluoro. L’azione estinguente degli
HALON avviene attraverso l’interruzione chimica della reazione di combustione.
Questa proprietà di natura chimica viene definita catalisi negativa.
Gli HALON sono efficaci su incendi che si verificano in ambienti chiusi
scarsamente ventilati e producono un’azione estinguente che non danneggia i
materiali con cui vengono a contatto. Tuttavia, alcuni HALON per effetto delle alte
temperature dell’incendio si decompongono producendo gas tossici per l’uomo a
basse concentrazioni, facilmente raggiungibili in ambienti chiusi e poco ventilati.
Inoltre il loro utilizzo è stato recentemente limitato da disposizioni legislative
emanate per la protezione della fascia di ozono stratosferico.
Gli agenti sostitutivi degli halon generalmente combinano al vantaggio della
salvaguardia ambientale lo svantaggio di una minore capacità estinguente rispetto
agli halon. Esistono sul mercato prodotti inertizzanti e prodotti che agiscono per
azione anticatalitica.
NATURA DELL'INCENDIO
Acqua a
getto pieno
TIPO DI ESTINGUENTE
Acqua
Polvere
nebulizzata
ABC
materiali solidi comuni
SI
SI
SI
legno, carta tessuti, ecc.
liquidi infiammabili più leggeri dell'acqua
NO
SI
SI
benzine, oli, vernici, ecc.
liquidi infiammabili più pesanti dell'acqua
SI
SI
SI
alcoli, acetoni, acido acetico, ecc.
sostanze spontaneamente comburenti
NO
NO
NO
nitrati, clorati, permanganati,ecc.
sostanze reagenti con l'acqua
NO
NO
SI
sodio, potassio, acidi forti, ecc.
gas infiammabili
NO
SI
SI
metano, gpl, etilene, ecc.
apparecchiature elettriche in tensione
NO
NO
SI
motori, trasformatori, ecc.
casi particolari
NO
NO
SI
documenti, apparecchi delicati, ecc.
ESTINTORE A POLVERE: la polvere non è né tossica né abrasiva, è dielettrica e non corrosiva. La nube
protegge termicamente l'operatore. Dopo l'erogazione, la polvere si deposita lasciando residui solidi.
CO2
SI
SI
SI
NO
NO
SI
SI
SI
che crea
ESTINTORE AD ANIDRIDE CARBONICA CO2: è particolarmente efficace in ambienti chiusi, dato che questo gas
allontana l'ossigeno presente. La temperatura di erogazione arriva a -65°C esercitando una forte azione di
raffreddamento di superfici esposte al fuoco. Precauzioni di utilizzo:
a) in ambienti chiusi allontanando l'ossigeno può provocare una azione di asfissia;
b) se usato direttamente sulle persone, a causa della bassa temperatura di erogazione, può provocare ustioni da
freddo;
c) utilizzandolo in aree aperte o ventilate è scarsamente efficace.
DINAMICA DELL’INCENDIO 1/3
TEMPERATURA
(flash-over)
TEMPO
ignizione propagazione
incendio
generalizzato
estinzione
DINAMICA DELL’INCENDIO 2/3
Fase di ignizione che dipende dai seguenti fattori:
•infiammabilità del combustibile;
•possibilità di propagazione della fiamma;
•grado di partecipazione al fuoco del combustibile;
•geometria e volume degli ambienti;
•possibilità di dissipazione del calore nel combustibile;
•ventilazione dell’ambiente;
•caratteristiche superficiali del combustibile;
•distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto
Fase di propagazione caratterizzata da:
•produzione dei gas tossici e corrosivi;
•riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione;
•aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi
•aumento rapido delle temperature;
•aumento dell’energia di irraggiamento.
DINAMICA DELL’INCENDIO 3/3
Incendio generalizzato (flash-over) caratterizzato da:
•brusco incremento della temperatura;
•crescita esponenziale della velocità di combustione;
•forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si
espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in
senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili;
•i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si
riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con
produzione di gas di distillazione infiammabili;
Estinzione e raffreddamento
Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale
combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature
all’interno del locale a causa del progressivo diminuzione dell’apporto
termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di
fenomeni di conduzione termica.
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono:
•AZIONE TOSSICA DEI FUMI
•ANOSSIA (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria)
•RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ
•SVILUPPO DI PAURA E PANICO
•AZIONE TERMICA (USTIONI)
•EFFETTO COMBINATO DI PIU’ FATTORI
Essi sono determinati dai prodotti della combustione:
•GAS DI COMBUSTIONE
•FIAMMA
•CALORE
•FUMO
GAS DI COMBUSTIONE
•ossido di carbonio
•anidride carbonica
•idrogeno solforato
•anidride solforosa
•ammoniaca
(CO)
(CO2)
(H2S)
(SO2)
(NH3)
•acido cianidrico
•acido cloridrico
•perossido d’azoto
•aldeide acrilica
•fosgene
(HCN)
(HCl)
(NO2)
(CH2CHCHO)
(COCl2)
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
OSSIDO DI CARBONIO
L’ossido di carbonio si sviluppa in incendi covanti in ambienti chiusi ed in carenza di ossigeno.
Caratteristiche
INCOLORE
INODORE
NON IRRITANTE
negli incendi risulta il più pericoloso tra i tossici del sangue sia per l’elevato livello di tossicità, sia per i notevoli quantitativi
generalmente sviluppati.
Meccanismo d’azione
Il monossido di carbonio viene assorbito per via polmonare; attraverso la parete alveolare passa nel sangue per combinazione
con l’emoglobina dei globuli rossi formando la carbossi - emoglobina.
Con tale azione si bloccano i legami che la stessa ha con l’ossigeno che in condizioni normali forma l’ossiemoglobina.
La presenza di ossido di carbonio nell’aria determina un legame preferenziale tra questo e l’emoglobina, in quanto l’affinità di
legame che intercorre tra l’ossido di carbonio e l’emoglobina è di circa 220 volte superiore a quella tra l’emoglobina e
l’ossigeno.
Sintomatologia:
cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, astenia, tremori muscolari
Se si sommano gli effetti dell’ossido di carbonio sull’organismo umano con quelli conseguenti ad una situazione di stress, di
panico e di condizioni termiche avverse, i massimi tempi di esposizione sopportabili dall’uomo in un incendio reale sono quelli
indicati nella seguente tabella:
Concentrazione di CO (ppm)
500
1000
2500
5000
10000
Tempo max di esposizione (sec)
240
120
48
24
12
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
ANIDRIDE CARBONICA
L’anidride carbonica è un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici sull’organismo umano, si sostituisce
all’ossigeno dell’aria. Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia.
Inoltre è un gas che accelera e stimola il ritmo respiratorio; con una percentuale del 2% di CO2 in aria la velocità e la profondità
del respiro aumentano del 50% rispetto alle normali condizioni. Con una percentuale di CO2 al 3% l’aumento è del 100%, cioè
raddoppia.
ACIDO CIANIDRICO
L’acido cianidrico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno)
di lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliammidiche. Possiede un odore caratteristico di mandorle amare.
Meccanismo d’azione L’acido cianidrico è un aggressivo chimico che interrompe la catena respiratoria a livello cellulare
generando grave sofferenza funzionale nei tessuti ad alto fabbisogno di ossigeno, quali il cuore e il sistema nervoso centrale
Vie di penetrazione
inalatoria
cutanea
digerente
I cianuri dell’acido cianidrico a contatto con l’acidità gastrica presente nello stomaco vengono idrolizzati bloccando la
respirazione cellulare con la conseguente morte della cellula per anossia.
Sintomatologia iperpnea (fame d’aria), aumento degli atti respiratori, colore della cute rosso, cefalea, ipersalivazione,
bradicardia, ipertensione.
FOSGENE
Il fosgene è un gas tossico che si sviluppa durante le combustioni di materiali che contengono il cloro, come per esempio
alcune materie plastiche. Esso diventa particolarmente pericoloso in ambienti chiusi.
Meccanismo d’azione Il fosgene a contatto con l’acqua o con l’umidità si scinde in anidride carbonica e acido cloridrico che
è estremamente pericoloso in quanto intensamente caustico e capace di raggiungere le vie respiratorie.
Sintomatologia irritazioni, lacrimazione, secchezza della bocca, costrizione toracica, vomito, mal di testa
SCARSITA’ DI OSSIGENO (Anossia)
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
La concentrazione di ossigeno nell’aria è circa il 21% in volume.
L’ossigeno immesso nei polmoni viene assorbito dal sangue che lo
trasporta alle varie parti del corpo.
Quando questa concentrazione in aria diminuisce a causa di una
combustione possono generarsi degli effetti negativi sul corpo.
C. Ossigeno nell’aria
20 - 21
17
Sintomi
Nessuno
Aumento del ritmo respiratorio, diminuzione del movimento muscolare
15 - 12
Deficienza della respirazione, mal di testa, vertigini, rapida fatica
coordinamento muscolare difficile
12 - 10
Nausea, vomito , paralisi
8–6
6 o meno
Collasso, coma
Decesso in 6 - 8 minuti
PRESENZA DI FUMO
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
Il fumo è costituito da sostanze solide e/o liquide
in sospensione nell’aria. Esso si produce dalla
degradazione termica o dalla combustione dei
materiali organici. Più la combustione è
imperfetta, più si producono particelle solide e/o
liquide che, trascinate dalla corrente gassosa
calda, formano nell’aria una nube scura che
riduce la visibilità.
La pericolosità del fumo dipende, quindi, oltre che
dagli effetti fisiologici sull’uomo (in modo particolare
il soffocamento) dalla riduzione della visibilità che
impedisce la fuga delle persone e che ostacola
notevolmente anche i soccorritori.
SVILUPPO DI PAURA E PANICO
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
La presenza di fuoco, fumo e l’irritazione degli occhi e
delle vie respiratorie al sorgere di un incendio,
producono un effetto dannoso alla psiche,
sconvolgendo il metabolismo e di conseguenza il
sistema nervoso centrale.
Infatti le persone che ne sono coinvolte,
generalmente peggiorano la situazione, perché in
quel momento manca loro il cosiddetto “sangue
freddo”.
I movimenti meccanici che vengono eseguiti
ritmicamente tutti i giorni, lasciano posto a movimenti
incontrollati dovuti allo squilibrio del sistema nervoso
centrale (Stato di panico).
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
EFFETTI DEL CALORE
Il calore è dannoso per l’uomo poiché può causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco
della respirazione e scottature. Una temperatura dell’aria di circa 150 °C è da ritenere la massima
sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo, a condizione che l’aria sia sufficientemente secca. Tale
valore si abbassa se l’aria è umida.
Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa
60°C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo.
USTIONI
Un ustione è una lesione della cute e dei tessuti che può essere provocata oltre che dall’incendio
anche dalle seguenti cause:
TERMICHE
SCARICHE ELETTRICHE
RADIAZIONI
REAZIONI CHIMEICHE, SOSTANZE O PRODOTTI CAUSTICI
SINTOMI
A seconda della gravità, della profondità e dell'estensione, l'ustione viene classificata di
1°, 2° o 3° grado.
USTIONI DI I° GRADO
arrossamento superficiale della pelle (eritema), dolore vivo e bruciante (es.: esposizione
prolungata ai raggi solari).
Facilmente guaribili
USTIONE DI II° GRADO
presenza di bolle o vesciche (FLITTENE) piene di liquido (PLASMA). Ustione molto
dolorosa in quanto viene distrutta la parte superficiale della pelle e, di conseguenza,
vengono messe allo scoperto le terminazioni nervose. Si rischia il tetano ed infezioni al
momento della rottura delle flittene.
Consultazione struttura sanitaria
USTIONE DI III° GRADO
la pelle è carbonizzata o macerata. Si ha necrosi dei tessuti sottostanti. Tra le ustioni
questo grado è il meno doloroso in quanto il calore o la fiamma hanno distrutto le
terminazioni nervose della pelle.
Urgente ospedalizzazione
ESTENSIONE
L'estensione dell'ustione è molto importante per determinarne la gravità.
Se supera il 50% della superficie corporea, le possibilità di sopravvivenza sono
deboli.
Per il 30-40% le condizioni sono gravissime mentre, intorno al 20%, anche se la
situazione è grave, non ci sono gravi rischi di vita.
La regola del 9 di Wallace
ZONA COLPITA
tronco
(anter. + post. 18+18)
testa e collo
arti superiori
(cad. 9%)
arti inferiori
%
36%
9%
18%
(cad. 18%)
36%
organi genitali
1%
TOTALE
100%
EFFETTO COMBINATO DI PIU’ FATTORI
Abbiamo sin qui trattato singolarmente i
fattori
che
contribuiscono
alla
pericolosità di un incendio; è intuitivo
che la somma di tutti questi amplifica il
grado di pericolosità di un incendio.
PRIMO SOCCORSO
USTIONI SEMPLICI
USTIONE DI I° POCO ESTESA: impacchi di acqua fredda, eventualmente spolverare
con del talco mentolato e tenere sotto sorveglianza per 24 ore.
USTIONE DI II° POCO ESTESA, CON FLITTENE DI DIMENSIONE DI UNA MONETA:
non necessita di ricovero in ospedale. Bagnare abbondantemente la ferita con acqua
fresca, NON ROMPERE LA BOLLA, applicare un medicamento adeguato e, quando si
rompe la bolla, usare un trattamento uguale a quello di una ferita. Se l’ustione è più
estesa il ricovero in ospedale è inevitabile. Prima di ospedalizzare, però, sarà utile:
·
BAGNARE o meglio immergere la parte lesa in acqua fresca
·
COPRIRE la parte con garza o tessuto STERILE
·
DAR DA BERE acqua e sale
Una volta all’ospedale, all’ustionato verranno applicate, generalmente, delle garze a
maglia larga imbibite di una sostanza grassa, le FITOSTIMOLINE, che hanno la
proprietà di facilitare la riformazione dei tessuti molli e quindi dello strato di epidermide
andata distrutta.
PRIMO SOCCORSO
USTIONI GRAVI
USTIONE DA FUOCO
Una persona con gli abiti in fiamme corre forsennatamente, e questo
complica il soccorso in quanto le fiamme, alimentate dall’ossigeno, non
solo non si spengono, ma hanno tutto il tempo di provocare danni più
gravi. Il soccorritore dovrà raggiungere e buttare per terra la persona “in
fiamme” coprendola con una coperta o con una giacca in modo da
soffocare le fiamme.
Togliere la parte superficiale del vestiario facendo attenzione a NON
TOGLIERE la parte a contatto con la pelle che, per effetto del calore, ha
formato un tutt’uno con la pelle stessa.
Raffreddare con acqua fresca e ospedalizzare in un centro chirurgico
specializzato.
PRIMO SOCCORSO
USTIONI GRAVI
USTIONE DA LIQUIDO CALDO
Raffreddare il soggetto immergendolo o dirigendogli addosso un getto di acqua.
Non togliere il vestiario a contatto della pelle e procedere ad un rapido ricovero in
ospedale.
USTIONE ELETTRICA
Prima di tutto togliere la corrente, controllare i parametri vitali prima di iniziare il
P.S. all’ustionato.
Dopo la constatazione di anche solo uno dei fattori di gravità, ricordare che
CHIUNQUE ABBIA SUBITO UN’USTIONE GRAVE DEVE ESSERE RICOVERATO
URGENTEMENTE IN UN CENTRO SPECIALIZZATO (CENTRO GRANDI USTIONATI).
Il personale specializzato tratterà l’infortunato, il compito del primo soccorritore è
di fare in modo che l’ustionato arrivi nel minor tempo possibile al chirurgo. Quindi
aspettare il soccorso qualificato (se è già stato dato l’allarme), nell’attesa, coprire
l’ustionato, con tessuto pulito e metterlo in posizione anti-shock.
SPECIFICHE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI
Le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della
probabilità di accadimento di un incendio, possono essere individuate in:
•Realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte. ( Norme CEI )
•Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi ecc..
•Installazione di impianti parafulmine.
•Dispositivi
di
sicurezza
degli
impianti
di
distribuzione
utilizzazione delle sostanze infiammabili.
•Ventilazione dei locali.
•Utilizzazione di materiali incombustibili.
•Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla.
•Segnaletica di Sicurezza , riferita in particolare ai rischi presenti
nell’ambiente di lavoro.
e
di
ACCORGIMENTI COMPORTAMENTALI PER PREVENIRE GLI INCENDI
L’obiettivo principale dell’adozione di misure precauzionali di esercizio è
quello di permettere, attraverso una corretta gestione, di non aumentare il
livello di rischio reso a sua volta accettabile attraverso misure di prevenzione
e di protezione.
• deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente
combustibili;
• utilizzo di fonti di calore;
• impianti ed apparecchi elettrici;
• fumo;
• rifiuti e scarti combustibili;
• aree non frequentate;
•rischi legati a incendi dolosi.
Deposito
ed
utilizzo
di
materiali
infiammabili e facilmente combustibili
Dove è possibile occorre che il quantitativo di
materiali infiammabili o facilmente combustibili
esposti, depositati o utilizzati, sia limitato a quello
strettamente necessario per la normale conduzione
dell'attività e tenuto lontano dalle vie di esodo.
I quantitativi in eccedenza devono essere depositati
in appositi locali od aree destinate unicamente a
tale scopo.
Le sostanze infiammabili, quando possibile,
dovrebbero essere sostituite con altre meno
pericolose (per esempio adesivi a base minerale
dovrebbero essere sostituiti con altri a base
acquosa).
Il personale che manipola sostanze infiammabili o
chimiche pericolose deve essere adeguatamente
addestrato sulle
circostanze che possono
incrementare il rischio di incendio.
Utilizzo di fonti di calore
Le cause più comuni di incendio al riguardo includono:
a)impiego e detenzione delle bombole di gas
utilizzate negli apparecchi di riscaldamento (anche
vuote ) ;
b)depositare materiali combustibili sopra o in
vicinanza degli apparecchi di riscaldamento;
c)utilizzo di apparecchi in ambienti non idonei
(presenza di infiammabili, alto carico di incendio etc.)
d)utilizzo di apparecchi in mancanza di adeguata
ventilazione degli ambienti (norme UNI-CIG)
I condotti di aspirazione di cucine, forni, seghe, molatrici,
devono essere tenuti puliti con frequenza adeguata per
evitare l'accumulo di grassi o polveri.
Gli ambienti in cui sono previste lavorazioni con fiamme
libere dovranno essere accuratamente controllati .
I luoghi dove si effettuano lavori di saldatura o di taglio
alla fiamma, devono essere tenuti liberi da materiali
combustibili; é necessario tenere presente il rischio
legato alle eventuali scintille
Impianti ed attrezzature elettriche
Il personale deve essere istruito sul corretto
uso delle attrezzature e degli impianti elettrici e
in modo da essere in grado di riconoscere
difetti.
Le prese multiple non devono essere
sovraccaricate per evitare surriscaldamenti
degli impianti.
Nel caso debba provvedersi ad una
alimentazione
provvisoria
di
una
apparecchiatura elettrica, il cavo elettrico deve
avere la lunghezza strettamente necessaria e
posizionato in modo da evitare possibili
danneggiamenti.
Le riparazioni
effettuate da
qualificato.
elettriche
personale
devono essere
competente e
Tutti gli apparecchi di illuminazione producono
calore e possono essere causa di incendio.
Il fumo e l'utilizzo di portacenere
Occorre identificare le aree dove il fumo delle sigarette può costituire pericolo di
incendio e disporne il divieto, in quanto la mancanza di disposizioni a riguardo è una
delle principali cause di incendi.
Nelle aree ove sarà consentito fumare, occorre mettere a disposizione idonei
portacenere che dovranno essere svuotati regolarmente.
I portacenere non debbono essere svuotati in recipienti costituiti da materiali
facilmente combustibili, né il loro contenuto deve essere accumulato con altri rifiuti.
Non deve essere permesso di fumare nei depositi e nelle aree contenenti materiali
facilmente combustibili od infiammabili.
Rifiuti e scarti di lavorazione combustibili
I rifiuti non debbono essere depositati, neanche in via temporanea, lungo le vie di
esodo (corridoi, scale, disimpegni) o dove possono entrare in contatto con sorgenti di
ignizione.
L'accumulo di scarti di lavorazione deve essere evitato ed ogni scarto o rifiuto deve
essere rimosso giornalmente e depositato in un’area idonea fuori dell'edificio.
Aree non frequentate
Le aree del luogo di lavoro che normalmente non
sono frequentate da personale (scantinati, locali
deposito) ed ogni area dove un incendio potrebbe
svilupparsi senza preavviso, devono essere tenute
libere da materiali combustibili non essenziali.
Precauzioni devono essere adottate per proteggere
tali aree contro l'accesso di persone non
autorizzate.
Misure contro gli incendi dolosi
Scarse misure di sicurezza e mancanza di controlli
possono consentire accessi non autorizzati nel
luogo di lavoro, comprese le aree esterne, e ciò
può costituire causa di incendi dolosi.
Occorre pertanto prevedere adeguate misure di
controllo sugli accessi ed assicurarsi che i materiali
combustibili depositati all'esterno non metta a
rischio il luogo di lavoro.
MISURE DI PREVENZIONE
Mirano ad evitare
l’insorgere di un incendio
Riducono il rischio
agendo sulla PROBABILITA’
Riducono il rischio
agendo sulla MAGNITUDO
MISURE DI PROTEZIONE
Mirano ad limitare le
conseguenze di un incendio
La protezione antincendio consiste nell’insieme delle misure
finalizzate alla riduzione dei danni conseguenti al verificarsi di
un incendio, che agiscono quindi sulla “dimensione”
(Magnitudo) dell’evento incendio.
Gli interventi di protezione antincendio si suddividono in:
misure di PROTEZIONE ATTIVA
necessitano dell’intervento di un operatore o dell’azionamento
di un impianto.
misure di PROTEZIONE PASSIVA
non necessitano dell’intervento di un operatore o azionamento
di un impianto.
PROTEZIONE PASSIVA
La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul
concetto dell’interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi
scoperti o di strutture.
DISTANZA DI SICUREZZA Nel caso di interposizione di spazi scoperti la protezione
ha lo scopo di impedire la propagazione dell’incendio principalmente per trasmissione
di energia termica raggiante. Nella terminologia utilizzata per la stesura delle
normative nazionali ed internazionali per indicare l’interposizione di spazi scoperti fra
gli edifici o installazioni si usa il termine di “distanze di sicurezza”.
La determinazione delle distanze di
sicurezza in via teorica è basata sulle
determinazioni dell’energia termica
irraggiata dalle fiamme di un
incendio. Esistono vari modelli di
calcolo che forniscono dati molto
orientativi.
STRUTTURE TAGLIAFUOCO
Appare evidente che compartimentare una struttura ricorrendo alla sola adozione di
distanze di sicurezza comporta l’utilizzo di grandi spazi che dovranno essere lasciati
vuoti e costituire di per se una misura poco conveniente di realizzazione di una
barriera antincendio da un punto di vista economico, anche nel caso di edifici
industriali.
Pertanto la protezione passiva si realizza anche mediante la realizzazione di
elementi si separazione strutturale del tipo TAGLIAFUOCO.
LA RESISTENZA AL FUOCO DELLE STRUTTURE
La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli
elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse
funzioni portanti o funzioni separanti. In termini numerici la resistenza al fuoco
rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione
dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo
considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti
della combustione, nel caso più generale, di coibenza termica.
R - stabilità
l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza
meccanica sotto l’azione del fuoco;
E - tenuta
attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare ne produrre se sottoposto all’azione del fuoco su un lato- fiamme, vapori o gas caldi sul
lato non esposto al fuoco;
I - isolamento termico
attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la
trasmissione del calore
LA RESISTENZA AL FUOCO DELLE STRUTTURE
con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare,
per un determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico;
con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che deve conservare,
per un determinato tempo, la stabilità e la tenuta;
con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deve conservare,
per un determinato tempo, la stabilità;
quindi in relazione ai requisiti degli elementi strutturali in termini di materiali da
costruzione utilizzati e spessori realizzati, essi vengono classificati da un numero che
esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche suindicate in funzione
delle lettere R, E o I, come di seguito indicato per alcuni casi:
R 45
RE 45
REI 45
R 60
RE 60
REI 60
R 120
RE 120
REI 120
Esempio: REI 60 individua un elemento costruttivo che deve
conservare per 60 minuti la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico.
LE PORTE TAGLIAFUOCO
Per una completa ed efficace compartimentazione i muri tagliafuoco non dovrebbero
avere aperture, ma è ovvio che in un ambiente di lavoro è necessario assicurare
un’agevole comunicazione tra tutti gli ambienti destinati, anche se a diversa
destinazione d’uso. Pertanto è inevitabile realizzare le comunicazioni e dotarle di
elementi di chiusura aventi le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del muro su
cui sono applicati. Tali elementi di chiusura si possono distinguere in:
Porte incernierate porte munite di sistemi di chiusura automatica quali fusibili,
cavetti e contrappesi o sistemi idraulici o a molla, che in caso d’incendio fanno
chiudere il serramento;
Porte scorrevoli porte sospese ad una guida inclinata di pochi gradi rispetto al piano
orizzontale mediante ruote fissate al pannello. Normalmente stanno in posizione
aperta trattenute da un contrappeso e da un cavo in cui è inserito un fusibile che in
caso d’incendio si fonde liberando il contrappeso e permettendo alla porta di
chiudersi;
Porte a ghigliottina porte installate secondo un principio analogo a quello adottato
per le porte scorrevoli, ma con la differenza che in questo caso il pannello viene
mantenuto sospeso sopra l’apertura e le guide sono verticali.
LE VIE DI ESODO
Nonostante il massimo impegno per prevenire l’insorgere di un incendio e la
massima attenzione nell’adozione dei più moderni mezzi di rivelazione, segnalazione
e spegnimento di un incendio, non si può escludere con certezza la possibilità che
l’incendio stesso si estenda con produzione di calore e fumi tale da mettere a
repentaglio la vita umana.
In considerazione di tutto ciò, il problema dell’esodo delle persone minacciate da un
incendio è universalmente riconosciuto di capitale importanza, a tal punto da
comportare soluzioni tecniche irrinunciabili.
Le soluzioni tecniche finalizzate all’esodo delle persone dai locali a rischio d’incendio
nelle migliori condizioni di sicurezza possibile in caso d’incendio o di qualsiasi altra
situazione di pericolo reale o presunto.
Gli elementi fondamentali nella progettazione del sistema di vie d’uscita si possono
fissare in:
- dimensionamento e geometria delle vie d’uscita;
- sistemi di protezione attiva e passiva delle vie d’uscita;
- sistemi di identificazione continua delle vie d’uscita
(segnaletica, illuminazione ordinaria e di sicurezza)
In particolare il dimensionamento delle vie d’uscita dovrà tenere conto del massimo
affollamento ipotizzabile nell’edificio nonché della capacità d’esodo dell’edificio
LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI
La reazione al fuoco rappresenta il grado di partecipazione di un materiale
combustibile al fuoco al quale è sottoposto.
Partendo dalla classe zero che rappresenta la non combustibilità, con
l'aumentare della classe, fino alla cinque, aumenta la partecipazione del materiale
alla combustione.
In sostanza la reazione al fuoco è un indice che esprime la facilità e le caratteristiche
negative con cui un materiale brucia e quindi contribuisce allo sviluppo ed alla gravità
dell'incendio. Le normative di prevenzione incendi prescrivono infatti che a tutela
delle persone che usufruiscono delle vie di esodo che per definizione devono essere
dei luoghi sicuri, i materiali installati lungo tali percorsi debbano avere classi di
reazione al fuoco basse: zero o uno, al massimo due con degli opportuni
accorgimenti.
E' importante sottolineare che, per essere considerato della classe in cui è
stato posto, il materiale deve essere messo in opera o adoperato nelle stesse
condizioni in cui è stato provato.
Nella classificazione di un materiale vengono considerati tre aspetti del suo
comportamento sotto l'azione del fuoco: la velocità di propagazione della fiamma, la
emissione di fumi irritanti o tossici, il gocciolamento di materiale incandescente.
PROTEZIONE INCENDIO
ATTIVA
Impianti di
estrazione di
fumo e calore
Impianti di rivelazione
e di allarme
Impianti di
estinzione
Manuali e automatici
ESTINTORI PORTATILI
Sono concepiti per essere utilizzati a mano ed hanno un peso che non può
superare 20 Kg. Essi vengono classificati in base alla loro capacità
estinguente. Infatti sono sperimentati su fuochi di diversa natura classificati
in base al tipo di combustibile.
Classe “A”
fuochi di solidi con formazione di brace
Classe “B”
fuochi di liquidi infiammabili
Classe “C”
fuochi di gas infiammabile
Classe “D”
fuochi di metalli
La scelta dell’estintore va fatta in base al tipo di incendio ipotizzabile nel
locale da proteggere.
Su ciascun estintore sono indicate le classi dei fuochi ed i focolai
convenzionali che è in grado di estinguere (esempio: 21A 89BC). Per norma
devono essere di colore rosso e riportate una etichetta con le istruzioni e le
condizioni di utilizzo.
La posizione deve essere scelta privilegiando la facilità di accesso, la
visibilità e la possibilità di raggiungerne uno da qualsiasi posizione.
ESTINTORI CARRELLATI
Hanno le medesime caratteristiche funzionali degli estintori portatili ma, a causa
delle maggiori dimensioni e peso, presentano una minore praticità d’uso e
maneggevolezza connessa allo spostamento del carrello di supporto.
La loro scelta può essere dettata dalla necessità di disporre di una maggiore
capacità estinguente e sono comunque da considerarsi integrativi di quelli
portatili.
ESTINTORI A POLVERE
Per il lancio delle polveri antincendio si adoperano estintori costituiti da un
involucro metallico, contenente la miscela di bicarbonato di sodio e polvere
inerte; collegato ad una bombola di gas compresso o liquefatto (CO2).
Il gas propellente della polvere può essere CO2, per estintori di capacità sino
a 30 Kg.; per gli estintori di maggiore capacità il gas è aria, o meglio azoto in
pressione (150 ate).
Il CO2 contenuto nella bomboletta, interna od esterna all’estintore, è circa, in
peso, 1/10 della polvere da espellere.
Un sistema di tubicini, opportunamente disposti nell’interno dell’estintore,
distribuisce con regolarità la pressione in tutta la massa, sommovendo la
polvere e favorendo la rapida ed uniforme espulsione attraverso un tubo
pescante collegato alla manichetta di gomma di erogazione al termine della
quale è sistemato un cono diffusore oppure una lancia con comando a
pistola.
ESTINTORI AD ANIDRIDE CARBONICA
Gli estintori a CO2 sono costituiti da una bombola collaudata e revisionata ogni 5 anni
dall’ISPESL (ex ANCC) - per una pressione di carica, a 15°C. a 250 ate; da una
valvola di erogazione a volantino o a leva e da una manichetta snodata - rigida o
flessibile - con all’estremità un diffusore in materiale isolante.
Sull’ogiva della bombola - in colore grigio chiaro - sono punzonati i dati di esercizio, di
collaudo e delle revisioni.
All’estremità della manichetta dell’estintore è montato un cono diffusore di gomma,
ebanite o bachelite. Sconsigliabile il metallo che potrebbe venire a contatto con parti
elettriche in tensione.
Al momento dell’apertura della bombola - a mezzo delle valvole - il liquido spinto
dalla pressione interna, sale attraverso un tubo pescante, passa attraverso la
manichetta raggiungendo il diffusore dove, uscendo all’aperto, una parte evapora
istantaneamente provocando un brusco abbassamento di temperatura (- 79° C.) tale
da solidificare l’altra parte in una massa gelida e leggera detta “neve carbonica” o
“ghiaccio secco”.
La neve carbonica si adagia sui corpi che bruciano, si trasforma rapidamente in gas
sottraendo loro una certa quantità di calore; il gas poi, essendo più pesante dell’aria,
circonda i corpi infiammabili e, provocando un abbassamento della concentrazione di
ossigeno, li spegne per soffocamento.
Schema tipo estintore a CO2
Schema tipo estintore a polvere
COME SI USA L’ESTINTORE: NORME GENERALI
ATTENERSI ALLE ISTRUZIONI
D’USO SCRITTE SULL’ESTINTORE
OPERARE A GIUSTA DISTANZA
DIRIGENDO IL GETTO ALLA BASE
DELLE FIAMME
NON DIRIGERE IL GETTO
CONTROVENTO
NON DIRIGERE IL GETTO
CONTRO LE PERSONE
COME SI USA L’ESTINTORE - 1
COME SI USA L’ESTINTORE
conclusioni
Non usare acqua o liquidi infiammabili
per spengere incendi causati da elettricità:
pericolo di folgorazione
Utilizzare pertanto acqua esclusivamente
su materiali solidi: incendio di classe A,
in quanto l’acqua, sui liquidi, non fa altro
che propagare ancora di più l’incendio
Nel caso in cui si ritiene di non essere
in grado di agire sull’incendio, oppure,
nel caso in cui il tentativo di
spegnimento Sia fallito, allontanarsi
dal luogo e dare l’allarme agendo
una seconda volta sul più vicino
pulsante di allarme manuale.
USO SIMULTANEO
DI PIU’ ESTINTORI
SI
NO
SI
SI
SI
MODALITA CORRETTA
MODALITA ERRATA
MODALITA CORRETTA
MODALITA ERRATA
RETE IDRICA ANTINCENDIO
A protezione delle attività industriali o civili caratterizzate da un rilevante rischio viene
di norma istallata una rete idrica antincendio collegata direttamente, o a mezzo di
vasca di disgiunzione, all’acquedotto cittadino.
La presenza della vasca di disgiunzione è necessaria ogni qualvolta l’acquedotto non
garantisca continuità di erogazione e sufficiente pressione. In tal caso le
caratteristiche idrauliche richieste agli erogatori (idranti UNI 45 oppure UNI 70)
vengono assicurate in termini di portata e pressione dalla capacità della riserva idrica
e dal gruppo di pompaggio.
La rete idrica antincendi deve, a garanzia di affidabilità e funzionalità, rispettare i
seguenti criteri progettuali:
- Indipendenza della rete da altre utilizzazioni.
- Dotazione di valvole di sezionamento.
- Disponibilità di riserva idrica e di costanza di pressione.
- Ridondanza del gruppo pompe.
- Disposizione della rete ad anello.
- Protezione della rete dall’azione del gelo e della corrosione.
- Caratteristiche idrauliche pressione - portata (50 % degli idranti UNI 45 in fase di erogazione con
portata di 120 lt/min e pressione residua di 2 bar al bocchello).
- Idranti (a muro, a colonna, sottosuolo o naspi) collegati con tubazioni flessibili a lance erogatrici che
consentono, per numero ed ubicazione, la copertura protettiva dell’intera attività.
RETE IDRICA ANTINCENDIO
Avvolta in
doppia
Avvolta in
semplice
La distesa di un tubo, se non avviene con tubazione avvolta in doppio, può
creare una serie di spirali che strozzando il tubo non permettono il passaggio
dell'acqua.
Nella distesa delle tubazioni, il raccordo maschio deve essere diretto verso l'incendio.
IDRANTI A COLONNA
Sono ubicati all’esterno
dei fabbricati ed hanno
dimensioni minima UNI 70
Il loro utilizzo è
riservato a personale esperto ;
servono anche per ricarica autobotte
dei vigili del fuoco
IDRANTI (o bocche di incendio)
Generalmente si trovano all’interno dei
fabbricati, con dislocazione preferibile
presso le porte di accesso ai locali, e, per gli
edifici a più piani, in corrispondenza
dei vani scala
Le tubazioni hanno
generalmente
dimensioni UNI 45
Sono segnalati con
appositi cartelli rossi
IDRANTI (o bocche di incendio)
Sono costituiti da rete di tubazioni,
manichette e ugelli (lance) anche muniti
di dispositivo per frazionare il getto
Generalmente sono alimentati da gruppi di
pompaggio (elettropompe, motopompe,
pompe jokey di pressurizzazione) .
Gli impianti più complessi sono provvisti di
quadri di controllo degli automatismi di
intervento
Spesso necessitano, a seconda dell’attività
a rischio da proteggere, di una riserva
idrica
NASPI
sono costituiti da un tamburo mobile
su cui è avvolta una tubazione semirigida collegata
ad una estremità, in modo permanente, alla rete
idrica e all’altra estremità una lancia erogatrice
munita di rubinetto di apertura/chiusura del getto.
Rispetto agli idranti presentano i seguenti VANTAGGI:
possono essere distesi per la lunghezza necessari
con più rapidità e minore ingombro;
possono essere azionati direttamente dall’operatore
all’estremità del tubo aprendo il rubinetto e
mettendo la lancia nella posizione desiderata
SVANTAGGI
Rispetto ad un idrante a muro hanno una portata minore
ed una potenza del getto inferiore
IMPIANTI AUTOMATICI DI
SPEGNIMENTO con SPRINKLER
Negli impianti ad acqua nebulizzata e a
preazione le tubazioni nella zona
protetta interne terminano con ugelli
erogatori - SPRINKLER - collocati a
soffitto che erogano acqua finemente
suddivisa.
Gli erogatori sono muniti di dispositivo termosensibile
(a bulbo di vetro o a fusibile) ed hanno varie tipologie
di getto e di portata.
IMPIANTI AUTOMATICI DI
SPEGNIMENTO con SPRINKLER
Le tubazioni interne (zona protetta)
possono contenere acqua in pressione
(imp. ad umido) o aria (a secco),
Se la temperatura dell’ambiente o prossima all’ampolla
supera i 68°C, questa si rompe facendo fuoriuscire acqua
in pressione (in quelli a secco esce prima l’aria e poi l’acqua)
che si riversa sul fuoco sottostante
IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI
Tali impianti possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per l’azione
estinguente:
- Impianti ad acqua SPRINKLER (ad umido, a secco, alternativi, a preallarme, a
diluvio etc.);
- Impianti a schiuma;
- Impianti ad anidride carbonica;
- Impianti ad halon;
- Impianti a polvere.
Un impianto automatico di estinzione ad acqua consta di più parti:
- Fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi, vasca, serbatoio in pressione);
- Pompe di mandata;
- Centralina valvolata di controllo e allarme;
- Condotte montanti principali;
- Rete di condotte secondarie;
- Serie di testine erogatrici (sprinkler).
L’erogazione di acqua può essere comandata da un impianto di rilevazione - incendi,
oppure essere provocata direttamente dalla apertura delle teste erogatrici: per
fusione di un elemento metallico o per rottura, a determinate temperature, di un
elemento termosensibile a bulbo che consente in tal modo la fuoriuscita d’acqua.
IMPIANTI DI RILEVAZIONE AUTOMATICA D’INCENDIO
Tali impianti rientrano a pieno titolo tra i provvedimenti di protezione attiva e sono
finalizzati alla rivelazione tempestiva del processo di combustione prima cioè che
questo degeneri nella fase di incendio generalizzato.
E’ fondamentale riuscire ad avere un TEMPO D’INTERVENTO possibilmente
inferiore al tempo di prima propagazione, ossia intervenire prima che si sia
verificato il “flash over”; infatti siamo ancora nel campo delle temperature
relativamente basse, l’incendio non si è ancora esteso a tutto il sistema e quindi ne è
più facile lo spegnimento ed i danni sono ancora contenuti. L’entità dei danni, se non
si interviene prima, ha un incremento notevole non appena si è verificato il “flash
over”. Pertanto un impianto di rivelazione automatica trova il suo utile impiego nel
ridurre il “TEMPO REALE” e consente:
- di avviare un tempestivo sfollamento delle persone, sgombero dei beni etc;
- di attivare un piano di intervento;
- di attivare i sistemi di protezione contro l’incendio (manuali e/o automatici di
spegnimento).
I rivelatori di incendio possono essere classificati in base al fenomeno chimico-fisico
rilevato in: rilevatori di calore, di fumo (a ionizzazione o ottici), di gas e di fiamme.
Impianto di rilevazione e di allarme
Serve a far intervenire con la massima sollecitudine il personale addetto alla
sorveglianza del locale o mettere in funzione sistemi di spegnimento adeguati
L’impianto di rilevazione è generalmente costituito da:
Sensori ( o rilevatori) posti nei vari ambienti,
consistenti in strumenti rivelatori localizzati di
calore o di fumo;
Circuiti di collegamento dei sensori alla centrale
di controllo
Centrale di controllo per l’elaborazione dei dati
e l’allarme
Allarme visivo e/o acustico emesso dalla
centrale (o manualmente) nell’ambiente
interessato dall’incendio ed
eventualmente anche in quelli circostanti.
IMPIANTO DI RIVELAZIONE E ALLARME
I rilevatori (o sensori) di fumo e/o
calore fanno parte dell’impianto
Se un rilevatore viene sollecitato dal variare della temperatura o dalla
presenza di fumo nell’ambiente, trasmette un segnale elettrico alla
centralina, la quale dà il preallarme con il suono del cicalino e la spia
rossa sul rilevatore diventa fissa, o si accende in quel momento.
Se i rilevatori sollecitati nella stessa zona sono due, dal pre-allarme
la centralina passa all’allarme.
PULSANTE DI ATTIVIAZIONE
MANUALE IMPIANTO ALLARME
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
L’impianto di illuminazione di Sicurezza deve fornire, in caso di mancata erogazione
della fornitura principale della energia elettrica e quindi di luce artificiale, una
illuminazione sufficiente a permettere di evacuare in sicurezza i locali (intensità
minima di illuminazione 5 lux).
Dovranno pertanto essere essere illuminate le indicazioni delle porte e delle uscite di
sicurezza, i segnali indicanti le vie di esodo, i corridoi e tutte quelle parti che è
necessario percorrere per raggiungere un’uscita verso luogo sicuro.
E’ opportuno, per quanto possibile, che le lampade ed i segnali luminosi dell’impianto
luci di sicurezza non siano posizionati in alto (la presenza di fumo ne potrebbe
ridurre la visibilità in maniera drastica sin dai primi momenti).
L’Impianto deve essere alimentato da una adeguata fonte di energia quali batterie in
tampone o batterie di accumulatori con dispositivo per la ricarica automatica (con
autonomia variabile da 30 minuti a 3 ore, a secondo del tipo di attività e delle
circostanze) oppure da apposito ed idoneo gruppo elettrogeno; l’intervento dovrà
comunque avvenire in automatico, in caso di mancanza della fornitura principale
dell’energia elettrica, entro 5 secondi circa (se si tratta di gruppi elettrogeni il tempo
può raggiungere i 15 secondi).
EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE
Tali sistemi di protezione attiva dall’incendio sono di frequente utilizzati in
combinazione con impianti di rivelazione e sono basati sullo sfruttamento del
movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generate dall’incendio che, a mezzo
di aperture sulla copertura, vengono evacuate all’esterno.
Gli evacuatori di fumo e calore (EFC) consentono pertanto di:
•Agevolare lo sfollamento delle persone presenti e l’azione dei soccorritori grazie
alla maggiore probabilità che i locali restino liberi da fumo almeno fino ad
un’altezza da terra tale da non compromettere la possibilità di movimento.
•Agevolare l’intervento dei soccorritori rendendone più rapida ed efficace l’opera.
•Proteggere le strutture e le merci contro l’azione del fumo e dei gas caldi,
riducendo in particolare il rischio e di collasso delle strutture portanti.
•Ritardare o evitare l’incendio a pieno sviluppo - “flash over”.
•Ridurre i danni provocati dai gas di combustione o da eventuali sostanze
tossiche e corrosive originate dall’incendio.
Gli EFC devono essere installati, per quanto possibile, in modo omogeneo nei singoli
compartimenti, a soffitto in ragione, ad esempio, di uno ogni 200 m2 (su coperture
piane o con pendenza minore del 20 %) come previsto dalla regola tecnica di
progettazione costituita dalla norma UNI - VVF 9494.
EVACUATORI FUMI
CON EVACUATORI DI FUMO
SENZA EVACUATORI DI FUMO
USCITE E VIE DI SICUREZZA
PERCORSO DI
ESODO
USCITA DI
EMERGENZA
PORTA SU USCITA DI
EMERGENZA
Mantenere sempre sgombre le vie ed uscite di sicurezza da materiali
depositati anche temporaneamente
Non compromettere la agevole apertura e la funzionalita’ dei serramenti
delle porte poste sulle vie di esodo
Assicurarsi che le porte siano mantenute apribili senza uso di chiavi
durante l’orario di apertura
Non danneggiare la segnaletica delle vie ed uscite di
garantirne sempre la visibilita’
sicurezza e
PORTE TAGLIAFUOCO
Verificare che sia funzionante il dispositivo di
autochiusura
Verificare che quelle che devono restare aperte per
motivi di lavoro si chiudano automaticamente in
caso di allarme incendio
Tenere chiuse quelle sprovviste di dispositivo di
autochiusura (solo per archivi e depositi)
non collocare assolutamente merci o
oggetti nel raggio di chiusura delle
porte tagliafuoco
PORTE REI
Le porte REI non devono essere
né ostruite né urtate
Deve essere garantita la loro
chiusura in caso d’incendio
Devono essere mantenute in
perfetta efficienza sia le porte
che i relativi serramenti
Segnalare al responsabile ogni anomalia o rottura.
PORTE TAGLIAFUOCO
Così non si deve fare !!!!
ORDINE E PULIZIA
Uscite di Sicurezza
Assicurarsi che le Uscita di Sicurezza
siano sempre apribili dall’interno
in qualsiasi momento e per tutta
la loro larghezza.
Di conseguenza, al fine di rendere
agevole il deflusso, evitare
di collocare davanti e/o dietro di esse
qualsiasi ingombro.
ORDINE E PULIZIA
NO !!
Ambienti
Tenere i
magazzini,
terrazzi,
intercapedini,
ecc.
puliti e sgombri
da carta
e da altro
materiale
combustibile
o infiammabile
ORDINE E PULIZIA
Ambienti
Tenere i posti di lavoro puliti e
sgombri da carta e da altro
materiale infiammabile.
Locali tecnici
Nei locali tecnici, non
depositare alcun
tipo di merce
Vietare l’ingresso ai non
addetti
ORDINE E PULIZIA
Magazzini
Tenere le merci in ordine nelle apposite
scaffalature, evitando di ingombrare
corridoi, passaggi e di ostruire le finestre
Lasciare sempre almeno 60 cm
di spazio libero dal soffitto e/o
dall’impianto sprinkler.
Questa precauzione serve a
garantire il buon funzionamento
del sistema di spegnimento
incendio, e, laddove non esiste,
serve ad evitare comunque che
le fiamme, lambendo il soffitto,
ne indeboliscono la struttura,
facendolo crollare.
ORDINE E PULIZIA
Immondizia
Non vuotare nella
pattumiera portacenere
contenenti mozziconi di
sigarette ancora non
completamente spenti:
potrebbero causare un
pericoloso principio di
incendio
ALCUNI DIVIETI
Non collocare oggetti combustibili davanti a quadri elettrici, collegamenti
elettrici, lampade, piastre riscaldanti, carca batterie, ecc., poiché il caldo o le
eventuali fiammate di un corto circuito potrebbero incendiare il materiale.
Tenere sempre chiusi gli sportelli dei quadri elettrici, ed inoltre non collocarvi
davanti oggetti che ne renderebbero difficoltosa l’apertura in caso di bisogno.
CARTELLONISTICA, ADDOBBI, ETC.
Collocare i cartelloni o addobbi lontano
dalle fonti di calore quali
luci e faretti di illuminazione
Evitare addobbi
sospesi tra le pareti
che potrebbero
favorire la
propagazione
dell’incendio
Non coprire Segnaletica antincendio
o Mezzi antincendio
CONTROLLI E VERIFICHE
Assicurarsi che l’estintore sia sempre presente nel punto
predestinato.
Non asportare l’estintore per utilizzarlo
impropriamente come ad esempio
per tenere aperte le porte
Lasciare libero da intralci l’accesso
all’estintore
Non toglier dall’estintore
il cartellino
che riporta la data
dei controlli semestrali.
NO !!
SEZIONAMENTI DELLE FONTI DI ENERGIA
NON DANNEGGIARE I COMANDI
PER IL SEZIONAMENTO DELLE
FONTI DI ENERGIA
MANTENERE SEMPRE AGIBILI GLI
INTERRUTTORI E I PULSANTI DI
SGANCIO ENERGIA ELETTRICA
NON DANNEGGIARE LE VALVOLE
DI INTERCETTAZIONE DEL
COMBUSTIBILE
SGANCIO
ALIMENTAZIONE
ENEL
USARE SOLO IN CASO
DI EMERGENZA
SEZIONAMENTI ENERGIA ELETTRICA
Pulsante sgancio a distanza
Quadro elettrico di zona
PRODOTTI INFIAMMABILI
ETICHETTATURA DI
IMBALLAGGIO E
CONFEZIONE
ETICHETTATURA DI TRASPORTO SU STRADA
IN CASO DI ROTTURA DEI CONTENITORI, PROVVEDERE SUBITO A
CONTENERE LO SPARGIMENTO DEI LIQUIDI
NON FUMARE IN CASO DI SPARGIMENTO DI LIQUIDI INFIAMMABILI
SE VIENE INDIVIDUATO UN INIZIO DI INCENDIO
Se il rilevatore di incendio non lo ha ancora
segnalato, (spia rossa accesa, oppure da
lampeggiante a fissa), provvedere
immediatamente a far scattare
il pre-allarme, agendo sul più vicino
pulsante di allarme manuale.
Togliere corrente dal circuito elettrico
di zona agendo sul quadro elettrico
o premendo l’apposito pulsante sgancio.
Prendere l’estintore vicino
ed iniziare a spegnere le fiamme
IN PRESENZA DI PRE-ALLARME
Se viene segnalato un pre-allarme dai rilevatori
si accende nella centralina una spia rossa e suona un cicalino.
Recarsi subito sul luogo per compiere la verifica.
NUMERI TELEFONICI DI EMERGENZA
112 113 115 118
CARABINIERI
POLIZIA
VIGILI DEL
FUOCO
EMERGENZA
SANITARIA
IN PRESENZA DI ALLARME
Interrompere
qualsiasi tipo di attività.
Dirigersi verso le uscite di sicurezza
seguendo l’apposita segnaletica
Il percorso verso le uscite
di sicurezza è segnalato da
una serie di cartelli in
colore verde, quali:
USCITA DI SICUREZZA
L’uscita di sicurezza deve essere
sempre segnalata con
segnaletica specifica visibile
anche in assenza di
illuminazione normale
Nella figura a fianco la porta della
uscita è segnalata (non obbligatorio)
con altro cartello e con avviso di uso del
maniglione antipanico
Norme comportamentali - 1
Non gridare, non correre,
non creare allarmismi e confusione
Non indugiare o ostruire gli
accessi alle vie di fuga
Collabora affinché l’evacuazione avvenga senza indugi, ma con ordine,
favorendo l’esodo dei clienti verso le uscite di sicurezza.
Non portare al seguito borse, oggetti od altre cose importanti
Non tornare indietro per nessun motivo
Norme comportamentali
Norme comportamentali
Se in presenza di fumi
Stare sempre in basso
per respirare meglio, in
quanto il fumo
va in alto
Norme comportamentali
Non mettersi a correre per nessuna ragione.
Infatti in questo modo viene alimentata
Pericolosamente la combustione
Rotolarsi a terra, in un tappeto, o in una
coperta per soffocare le fiamme,
altrimenti cercare di togliersi gli abiti
PSICOLOGICA DELL’EMERGENZA
In tutti gli edifici con particolare concentrazione di persone o attività produttive, si
possono avere situazioni di emergenza che modificano le condizioni di agibilità degli
spazi ed alterano comportamenti e rapporti interpersonali degli utenti.
Ciò causa una reazione che può risultare pericolosa poiché non consente il controllo
della situazione rendendo anche difficili eventuali operazioni di soccorso.
Al verificarsi di un'emergenza, le reazioni degli individui sono di differente natura. La
prima fase successiva all'emergenza è caratterizzata da reazioni individuali, tanto più
incontrollate quanto più l'evento è improvviso, ampio, distruttivo e l'individuo non è
preparato ad affrontarlo. Successivamente si attraversa una fase di reazioni collettive
di attivismo, per poi ricadere, con il protrarsi per lungo tempo di situazioni di
precarietà e disagio, in fenomeni di depressione e scoraggiamento. E’ importante che
si diffonda la cultura della catastrofe, che prepari l'individuo a prendere coscienza
della possibilità del verificarsi di un evento calamitoso e fornisca le informazioni utili
per elaborare risposte per far fronte al suo verificarsi e ridurre le reazioni distruttive.
In condizioni di panico le persone tendono a reagire in modo incontrollato e
irrazionale.
I pericoli connessi alle situazioni di panico, possono essere in buona misura
superati se il sistema è preparato e organizzato a farvi fronte.
VALUTAZIONE RISCHIO INCENDIO
PIANO DI EMERGENZA
PLANIMETRIA DI EMERGENZA
DESIGNAZIONE Addetti Emergenze
DEPOSITO GASOLIO
serbatoio interrato
CHIUSURA GASOLIO
alimentazione centrale termica
INTERRUTT. ELETTR. GENERALE
a GPL
impianto termico
CHIUSURA GPL
caldaina lavanderia
QUADRO ELETTRICO
centrale termica
CHIUSURA GENERALE GPL
con elettrovalvola
DEPOSITO GPL
serbatoio interrato
FORNELLI A GPL
CHIUSURA GPL
fornelli
Il documento ha lo scopo di raggiungere gli obbiettivi indicati dal decreto 10-03-1998:
•prevenzione dei rischi
•informazione del personale
•formazione del personale
•misure tecnico-organizzative
•Il raggiungimento degli obbiettivi sopra citati permetterà di gestire le varie attività in modo tale
da salvaguardare l’incolumità delle persone e la tutela dei beni.
OBBIETTIVI DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI D’INCENDIO
La valutazione del rischio di incendio è volta a consentire al datore di lavoro di porre in atto i
provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza dei lavoratori
e delle altre persone presenti nel luogo di lavoro.
La valutazione del rischio tiene conto inoltre:
•del tipo di attività
•delle attrezzature presenti nel luogo di lavoro e degli arredi
•delle caratteristiche costruttive del luogo di lavoro e dei materiali di rivestimento
•delle dimensioni del luogo di lavoro e del numero di persone presenti.
E’ finalizzato al raggiungimento degli obbiettivi primari di sicurezza antincendio:
•minimizzare le cause dell’incendio
•garantire la stabilità delle strutture portanti in caso di incendio al fine di poter soccorrere le persone
eventualmente presenti
•limitare la propagazione delle fiamme ad edifici e/o attività circostanti
•assicurare le caratteristiche di sicurezza agli impianti tecnici
•assicurare alla persone eventualmente presenti la possibilità di lasciare indenni i locali tecnici
•garantire la possibilità alle squadre di soccorso intervenute sull’incendio di operare in condizioni di
sicurezza.
Classificazione del livello di rischio di incendio.
Sulla base della valutazione dei rischi è possibile classificare il livello di rischio di incendio dell'intero luogo di
lavoro o di ogni parte di esso: tale livello può essere basso, medio o elevato.
A) Luoghi di lavoro a rischio di incendio basso.
Si intendono a rischio di incendio basso i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono presenti sostanze a
basso tasso di infiammabilità e le condizioni locali e di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo di
princìpi di incendio ed in cui, in caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi
limitata.
B) Luoghi di lavoro a rischio di incendio medio.
Si intendono a rischio di incendio medio i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono presenti sostanze
infiammabili e/o condizioni locali e/o di esercizio che possono favorire lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in
caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi limitata. Si riportano in allegato IX,
esempi di luoghi di lavoro a rischio di incendio medio.
C) Luoghi di lavoro a rischio di incendio elevato.
Si intendono a rischio di incendio elevato i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui:
- per presenza di sostanze altamente infiammabili e/o per le condizioni locali e/o di esercizio sussistono
notevoli probabilità di sviluppo di incendi e nella fase iniziale sussistono forti probabilità di propagazione
delle fiamme, ovvero non è possibile la classificazione come luogo a rischio di incendio basso o medio.
Tali luoghi comprendono:
-aree dove i processi lavorativi comportano l'utilizzo di sostanze altamente infiammabili (p.e. impianti di
verniciatura), o di fiamme libere, o la produzione di notevole calore in presenza di materiali combustibili;
- aree dove c'è deposito o manipolazione di sostanze chimiche che possono, in determinate circostanze,
produrre reazioni esotermiche, emanare gas o vapori infiammabili, o reagire con altre sostanze combustibili;
-- aree dove vengono depositate o manipolate sostanze esplosive o altamente infiammabili;
-- aree dove c'è una notevole quantità di materiali combustibili che sono facilmente incendiabili;
-- edifici interamente realizzati con strutture in legno.
Art. 5. D.M 10-03-98
Gestione dell'emergenza in caso di incendio
1. All'esito della valutazione dei rischi d'incendio, il datore di lavoro adotta le
necessarie misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio
riportandole in un piano di emergenza elaborato in conformità ai criteri di cui
all'allegato VIII.
2. Ad eccezione delle aziende di cui all'art. 3, comma 2, del presente decreto, per i
luoghi di lavoro ove sono occupati meno di 10 dipendenti, il datore di lavoro non è
tenuto alla redazione del piano di emergenza, ferma restando l'adozione delle
necessarie misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio.
Art. 3 comma 2
2. Per le attività soggette al controllo da parte dei Comandi provinciali dei vigili
del fuoco ai sensi dal decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n.
577, le disposizioni del presente articolo si applicano limitatamente al comma 1,
lettere a), e) ed f).
PIANO DI EMERGENZA
Scopo
Lo scopo dei piani di emergenza è quello di consentire la migliore gestione possibile
degli scenari incidentali ipotizzati, determinando una o più sequenze di azioni che
sono ritenute le più idonee per avere i risultati che ci si prefigge al fine di controllare
le conseguenze di un incidente.
Obiettivi
La stesura del piano di emergenza consente di raggiungere diversi obiettivi, già a
partire dai momenti preliminari nei quali si valuta il rischio ed il Management inizia ad
identificare con maggiore precisione gli incidenti che possono verificarsi nell’attività
lavorativa.
Tra gli obiettivi di un piano di emergenza, ad esempio, ci sono i seguenti:
•raccogliere in un documento organico e ben strutturato quelle informazioni che non
è possibile ottenere facilmente durante l’emergenza;
•fornire una serie di linee-guida comportamentali e procedurali che siano il “distillato”
dell’esperienza di tutti i componenti dell’Azienda e rappresentano pertanto le migliori
azioni da intraprendere;
•disporre di uno strumento per sperimentare la simulazione dell’emergenza e
promuovere organicamente l’attività di addestramento aziendale.
IL PIANO DI EMERGENZA
CONSISTE IN
AVVISI SCRITTI
NORME COMPORTAMENTALI
Per i luoghi di
lavoro di piccole
dimensioni
DOCUMENTO SCRITTO
E PLANIMETRIA
Per i luoghi di lavoro
complessi
o di grandi dimensioni
POSIZIONE NEL TERRITORIO
Zona Industriale – Campi Bisenzio
CARATTERISTICHE DEL LUOGO DI
LAVORO CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO ALLE VIE DI
ESODO
Complesso sito in località – Campi Bisenzio in costituito da due capannoni industriali, uno principale e uno
secondario ubicato al di là della strada comunale; una palazzina adiacente al capannone, adibita ad
uffici amministartivi e spogliatoi per gli addetti; una palazzina all’ingresso del complesso adibito a
centralino e sala di aspetto per i visitatori e persone terze ed un magazzino posto sul retro del
complesso.
Il complesso è inserito in una resede esclusiva costituita da ampi piazzali (da cui si accede direttamente da
via Nenni per mezzo di tre accessi) destinato a stoccaggio merci e doposito materiali.
Gli ambienti sono pressoché esclusivamente monopiano, tranne una porzione di capannone in cui sono
stati ricavati con pannellature modulari dei laboratori e degli uffici comunicanti con la palazzina uffici
amministartivi adiacente, anchessa disposta su due piani.
Le strutture sono realizzate con strutture miste: cemento armato prefabbricato; cemento armato e
tamponamenti in laterizio; copertura e pilastri in acciaio e muri perimetrali in muratura tradizionale.
ATTIVITÀ ESERCITATE NEL LUOGO DI
LAVORO con particolare riferimento
alle attività A RISCHIO
PARTICOLARE DI INCENDIO O
soggette al controllo dei VVFF
All’interno del capannone principale viene svolta l’attività di trasformazione delle materie termoplastiche
(principalmente polietilene e polipropilene) in manufatti commerciali (casse, flaconi, bottiglie, ecc.)
mediante, stampa ad iniezione, soffiaggio, estrusione e serigrafia. Nel capannone secondario viene
svolta l’attività di recupero e rigenerazione degli scarti delle lavorazioni delle materie plastiche. A tali
attività sono inoltre conessi uffici commerciali, amministrativi, tecnici e un piccolo laboratorio
chimico.
L’orario di lavoro si articola, nei soli reparti iniezione e soffiaggio, in tre turni giornalieri di otto ore, a partire
dalle ore 6.00 del mattino. L’attività lavorativa in questi reparti non si interrompe mai, ad eccezione
dei giorni corrispondenti alle maggiori festività. Negli altri reparti non viene svolto il turno notturno. Il
personale degli uffici segue un’orario di lavoro tipico degli impiegati tecnico-amministrativi
nell’industria.
I prodotti per la lavorazione (materiale plastico principalmente sfuso e granulare o prefiale) giungono in
azienda su cisterne che scaricano direttamente nei silos, o in alternativa pallet di ballini o big bag,
che vengono scaricati dagli automezzi sul piazzale con carrelli elevatori e quindi trasferiti o in aree
esterne di stoccaggio a terra o all’interno del capannone.
Anche i manufatti realizzati dal processo produttivo, vengono imballati e stoccati nei magazzini e nelle aree
estrerne in attesa del carico su autocarri terzi tramite muletti e carrelli elevatori.
I materiali immagazzinati sia come prodotti finiti, che le materie prime, hanno caratteristiche fisico-chimiche
che soltanto in determinate condizioni possono presentare un significativo rischio di incendio, in
quanto i materiali, anche se presentano una buona partecipazione al fuoco, non sono facilmente
infiammabili, tranne le bombole di GPL per fiaccole e alcuni modesti stoccaggi di materiali secondari
(vernici, solventi) classificati in alcuni casi come facilmente combustibili/infiammabili. Da sottolineare
il fatto che all’interno dello stabilimento, considerando che la produzione avviene in continuo anche
nelle ore notturne; non sono presenti aree non presidiate.
Le attività e le aree a rischio particolare ai fini antincendio sono le seguenti:
1.
Serbatoi di stoccaggio materie prime
2.
Serbatoi carburanti
3.
Punto di arrivo e distribuzione gas metano
4.
Depositi prodotti finiti o semilavorati
5.
Deposito olio lubrificante e solventi
6.
Gruppo elettrogeno
7.
Cabina di trasformazione elettrica
8.
Cabina ENEL
9.
Locale Centrale Termica
10.
Locale quadri e UPS
Attività soggette a controllo dei VVF:
1.
Impianto di produzione del calore con potenza superiore a 116 kw alimentata a da combustibile
gassoso (attività 91 dell’elenco allegato al DM 16/02/82)
2.
Due gruppi elettrogeno (uno per lo stabilimento principale e uno per lo stabilimeto rigenerazione) per
la produzione di energia elettrica sussidiaria con motore endotermico superiore a 25 kW (attività 64
dell’elenco allegato al DM 16/02/82);
Complessivamente lo stabilimento in oggetto è a RISCHIO MEDIO di incendio (Vd. specifica
valutazione rischio incendio).
AREE AD ELEVATO RISCHIO DI
INCENDIO
ZONA DI RACCOLTA
NUMERO MASSIMO DI LAVORATORI
PRESENTI
CONTEMPORANEAMENTE NEL
LUOGO DI LAVORO E LORO
UBICAZIONE
Nessuna area ad elevato rischio di incendio.
Piazzale esterno ai capannoni e alle palazzine al di fuori del cancello principale.
Previsto un organico di circa 170 lavoratori
Massima contemporanea presenza prevista di 50 lavoratori
NUMERO MASSIMO DI DISABILI
PRESENTI
CONTEMPORANEAMENTE NEL
LUOGO DI LAVORO
Non sono presenti lavoratori disabili né in particolare lavoratori con mobilità ridotta o con vista od udito
particolarmente limitato; la loro eventuale presenza, anche in considerazione di terzi che vi possono
accedere, viene comunque tenuta conto nella organizzazione definita con il presente documento
DIPENDENTI DI DITTE APPALTATRICI
CHE POSSONO ESSERE
PRESENTI SUL LUOGO DI
LAVORO
Dipendenti di ditte appaltrici che vengono incaricati di alcune operazioni di facchinaggio e stoccaggio (sia
nel piazzale che nei locali magazzino), autotrasportatori per i servizi di fornitura (prevalentemente
presenti nel piazzale) e clienti, essenzialmente presenti in ufficio ma anche in magazzino durante le
operazioni di carico materiali. Sono inoltre da prevedere in misura minimale esterni per gli interventi
di riparazione e/o manutenzione di impianti o delle parti edili dell’immobile e personale addetto alla
pulizia.
LAVORATORI ESPOSTI A RISCHI
PARTICOLARI
Non vi sono lavoratori esposti a rischi particolari
DESIGNAZIONE ADDETTI ALL’EMERGENZA
Vedi elenco allegato
VICINANZA DEI MEZZI PUBBLICI DI SOCCORSO ESTERNO
Ubicazione
distanza in Km
tempo di intervento
in minuti
Firenze Ponte
Indiano
13
12
Firenze Careggi
15
15
soccorso esterno
VVFF
Pronto Soccorso
(Ospedale)
ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI EMERGENZA E COMPITI DEL
PERSONALE
Il servizio di emergenza è composto da:
1.lavoratori designati per la prevenzione incendi, lotta antincendio ed
evacuazione (addetti antincendio)
2.lavoratori designati per il primo soccorso
3.responsabile del servizio di emergenza
DISPOSITIVI, IMPIANTI E SISTEMI DI SICUREZZA
SISTEMI DI RIVELAZIONE, DI ALLARME ED ANTINTRUSIONE
Non sono previsti sistemi di rilevazione automatici nei locali di lavoro e negli uffici. L’allarme viene dato dai pulsanti
d’allarme incendio dislocati in vari punti della struttura e a voce.
Gli impianti presenti sono:
1.Sistema di allarme acustico nel capannone principale, azionato manualmente tramite i pulsanti di allarme antincendio
2.Cinque pulsanti di allarme dislocati in vari punti del capanonne principale:
Lo stato di PREALLARME (EMERGENZA) viene segnalato mediante sirena con SUONO DISCONTINUO con successiva
apertura dei cancelli perimetrali (azionata premendo i due pulsanti ai lati del principale vd. foto sotto).
Lo stato di EVACUAZIONE viene segnalato con sirena con SUONO CONTINUO (azionata premendo il pulsante centrale vd.
foto sotto.
Pulsanti di Allarme
Allarme acustico
all’interno dello
stabilimento principale
Pulsante di Evacuazione
Pulsante di Preallarme
(Emergenza) e apertura
cancelli perimetrali.
ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
In caso di mancanza di alimentazione ENEL, interviene l’illuminazione di emergenza alimentata tramite:
gruppo elettrogeno
batterie a tampone
MEZZI ED IMPIANTI ANTINCENDIO (per ubicazione Vd. planimetrie dislocate all’interno del
magazzino)
n. 21 idranti a muro con manichetta da 25 m. tipo UNI 70
n. 2 attacchi UNI 70 VV.F.
n. 4 estintori carrellati a polvere da 50 kg distribuiti nel magazzino.
n. 44 estintori portatili a CO da 5 kg in tutte le aree di lavoro e presso i locali tecnici.
n. 6 estintori portatili a polvere da 6 kg in stabilimento
n. 10 estintori portatili a polvere da 9 kg in stabilimento
n. 3 pompe da 15 cv
n. 1 pompa a scoppio di emergenza
COMPITI DELLA SQUADRA DI PRONTO INTERVENTO
Gli incaricati hanno la responsabilità delle azioni necessarie affinché:
vengano sospesi immediatamente tutte le attività in corso;
vengano sgomberate le strade ed i piazzali per consentire l'eventuale transito dei mezzi
antincendio o di soccorso;
su disposizione del Coordinatore eseguiranno le operazioni di ricerca dell’eventuale personale
mancante;
diffondono, su disposizione del Coordinatore, il "cessato allarme" al personale e al pubblico.
diffondono, su disposizione del Coordinatore, l’ordine di “evacuazione” al personale e al
pubblico.
Al gruppo di intervento sono affidati inoltre i seguenti compiti:
mettere in sicurezza l'area in emergenza;
intervenire relativamente al tipo di emergenza in corso cercando di contenere e controllare
l’evento;
controllare che l’evacuazione del personale e del pubblico avvenga in modo sicuro e rapido;
rimuovere eventuali materiali ingombranti o pericolosi posti in prossimità dell’area interessata
dall’evento che possano intralciare le operazioni di contenimento o controllo;
mantenere i contatti con il Coordinatore informandolo delle azioni intraprese e sulle eventuali
necessità;
su attivazione del Coordinatore effettuare le ricerche dell’eventuale personale mancante
all’appello;
svolgere le attività post - emergenza nell'area colpita.
PROCEDURE DA ADOTTARE QUANDO SI SCOPRE UN INCENDIO
Le procedure da adottare in caso di incendio sono differenziate, soprattutto per la
sequenza delle azioni, tra i diversi tipi di insediamento (uffici, edifici con afflusso di
pubblico, aziende, ecc.).
Ciò nonostante, in questo paragrafo riassumiamo quegli aspetti che sono comuni alle
diverse situazioni dei luoghi e degli eventi incidentali.
Procedure generali da adottare quando si scopre un incendio:
•Comportarsi secondo le procedure pre-stabilite (ove esistono)
•Se si tratta di un principio di incendio valutare la situazione determinando se esiste la
possibilità di estinguere immediatamente l’incendio con i mezzi a portata di mano
•Non tentare di iniziare lo spegnimento con i mezzi portatili se non si è sicuri di riuscirvi
•Dare immediatamente l’allarme al 115
•Intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc.
•limitare la propagazione del fumo e dell’incendio chiudendo le porte di
accesso/compartimenti
•Iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle proprie
spalle e con l’assistenza di altre persone
•accertarsi che l’edificio venga evacuato
•se non si riesce a mettere sotto controllo l’incendio in breve tempo, portarsi all’esterno
dell’edificio e dare le adeguate indicazioni alle squadre dei Vigili del Fuoco.
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE NON INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
A) Procedura generale da adottare per il B) Procedura generale da adottare per il
personale
che
per
primo
verifichi personale presente nell’area all’insorgere
l’insorgere dell’emergenza
dell’emergenza
Il personale che per primo verifichi l’insorgere Il personale cui non sono stati assegnati compiti
dell’emergenza deve:
specifici durante l'emergenza, deve attenersi alle
segnalare le emergenze al Coordinatore seguenti regole comportamentali:
specificando:
mantenere la calma;
Il proprio nominativo;
interrompere subito qualsiasi comunicazione
il luogo del pericolo;
telefonica (interna ed esterna) per rendere
la descrizione dell’evento.
disponibili
tali
canali
verso
eventuali
N.B. Ripetere se necessario due volte le
conversazioni inerenti l'emergenza;
informazioni in modo tale che sia ridotta la
arrestare le macchine in funzione mettendole
possibilità di recepimento scorretto delle
in sicurezza;
stesse;
recarsi presso il proprio ufficio di competenza
se è in grado di agire in condizioni di
per essere reperibile in caso di necessità;
sicurezza, avviare le azioni di contenimento
non interferire con le azioni del gruppo di
dell'emergenza fino al sopraggiungere del
intervento, evitando di attardarsi sul luogo
Coordinatore mettendosi quindi a sua
dell’emergenza;
disposizione seguendo scrupolosamente le
relativamente
alla
tipologia
dell’evento,
istruzioni;
secondo quanto disposto dall’allarme in corso,
qualora giudichi insufficienti le azioni di
lasciare il proprio posto di lavoro percorrendo
contenimento che è in grado di mettere in
le vie di esodo assegnate, facendosi seguire
atto e ritenga che l'emergenza possa
dall’eventuale pubblico presente nel proprio
aggravarsi attendere l’arrivo del personale
ufficio;
addetto all’intervento.
avviarsi lungo il percorso di uscita, senza
correre, spingere o gridare, seguendo le
segnalazioni delle vie di fuga, fino al punto di
raccolta;
raggiunto il punto di raccolta reperire la
persona incaricata per l’appello e segnalare la
propria
presenza
e
quella
di
eventuale
pubblico che era presente nel proprio ufficio;
segnalare eventuali persone del pubblico
assente;
non abbandonare il punto di raccolta sino al
termine
dell’emergenza,
salvo
specifiche
indicazioni da parte del Coordinatore;
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE NON INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
Tipo di emergenza
specifica
INCENDIO O
EMERGENZA
TERREMOTO
Procedure particolari da adottare oltre alle procedure generali
Lasciate tutti gli oggetti personali;
In periodi invernali è consentito prendere un indumento per ripararsi
dal freddo;
Non aprite le finestre;
Seguite le vie di fuga indicate e in ogni caso le indicazioni
dell’operatore antincendio presente, aiutando il pubblico a mantenere
la calma e ad evacuare;
Mantenete la calma (non gridate e non correte);
L’ultima persona ad uscire dal locale assicuratosi che tutti siano usciti
chiude la porta;
Tutto il personale ai primi consistenti avvertimenti del fenomeno tellurico
deve:
Mantenete la calma;
Non precipitatevi fuori utilizzando scale o ascensori;
Mettere in sicurezza le apparecchiature sulle quali state operando o
sono in funzione nelle vicinanze;
Cercare riparo in luoghi sicuri se è possibile sotto volte in muratura o
l’architrave delle porte, sotto scrivanie o vicino a muri portanti,
aiutando il pubblico a mantenere la calma e a prendere le stesse
precauzioni;
Allontanatevi dalle finestre, porte con vetri, armadi perché cadendo
potrebbero ferirvi;
Se siete nei corridoi, nel vano delle scale o nell’ascensore, entra nel
locale più vicino;
Dopo il terremoto, all’ordine di evacuazione, abbandonate
ordinatamente l’edificio e ricongiungetevi con gli altri nella zona di
raccolta assegnata.
NOTA: gli operatori alla guida di mezzi in movimento devono
istantaneamente fermare il proprio mezzo ed accostarlo al di fuori dei
passaggi utili per l’evacuazione.
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
A) In caso di emergenza a cui assistete B) In caso l’emergenza si manifesti senza la
direttamente, dovete come addetto alla vostra presenza diretta dovrete comportarsi
squadra di intervento, comportare come come segue
segue
Allontanate le persone presenti nei dintorni;
Udito il segnale di allarme, recatevi al punto
Combattete l’emergenza, se ciò è possibile,
di raduno della squadra posto nell’ufficio
seguendo le indicazioni riportate di seguito
dell’Aiuto Coordinatore;
per l’evento specifico;
Attendete le disposizioni dal Coordinatore;
Chiedete l’intervento del Coordinatore.
Una volta ricevute le disposizioni e giunti sul
luogo dell’emergenza dovete comportarsi
come segue a seconda dell’evento in atto
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
INCENDIO
GENERICO
A) Se nel luogo in cui si
viene inviati si sta
svolgendo un incendio
Intervenire sul focolaio con i mezzi di estinzione presenti (non
usare mai acqua sulle apparecchiature elettriche);
Chiudere tutte le intercettazioni sui sistemi di afflusso liquidi
(gas, acqua, gasolio, et.);
Se è in corso un emergenza generale, supervisionare
l’evacuazione del personale, degli eventuali accompagnatori o i
visitatori e del personale non addetto alla emergenza seguendo
le vie di fuga segnalate;
Verificare che all’interno del locale non siano rimaste bloccate
persone;
Presidiare il luogo dell’evento impedendo l’accesso a chiunque
non sia addetto alle operazioni di emergenza;
Se il fuoco non e’ domato in 5 minuti
Comunicare al Coordinatore la
telefonicamente i Vigili del Fuoco
necessità
di
avvertire
Se vi sono persone intossicate o ustionate
Comunicare al Coordinatore la necessità
telefonicamente il pronto soccorso sanitario
di
avvertire
Al termine dell’incendio
Attendere disposizioni dal Coordinatore
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
Al verificarsi dell'evento, il personale presente, se addestrato a
farlo deve:
Aggredire immediatamente l'incendio con i mezzi idonei
(estintori portatili CO2 o a polvere dielettrica);
Qualora risultassero insufficienti, procedere a:
Fermare eventuali macchine ed ogni altra operazione in corso;
Togliere tensione alle apparecchiature elettriche;
INCENDIO
Abbandonare il locale;
APPARECCHIATURE
Avvertire l’Aiuto Coordinatore;
ELETTRICHE
B) Se nel luogo in cui si Appena il gruppo di intervento si è costituito, procedere alle
viene inviati si sta
operazioni di estinzione immettendo nel locale, se chiuso e
svolgendo un incendio di
sgombro da persone non addette alle operazioni di emergenza, il
apparecchiature
contenuto di uno o più estintori.
elettriche.
Dopo un tempo adeguato (minimo 10 minuti) e sotto controllo,
procedere alla verifica dell'avvenuta estinzione.
Al termine dell’intervento mettersi a disposizione dell’Aiuto
Coordinatore ed attendere disposizioni.
Avvertenza
Non utilizzare acqua su apparecchiature elettriche.
Estinguere l’incendio con estintori a polvere dielettrica o CO2.
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
La procedura si suddivide in due fasi distinte:
Fase A: durante il terremoto:
Mantenete la calma;
Non precipitatevi fuori utilizzando scale o ascensori;
Mettere in sicurezza le apparecchiature sulle quali state operando o
sono in funzione nelle vicinanze;
Cercare riparo in luoghi sicuri se è possibile sotto volte in muratura o
l’architrave delle porte, sotto scrivanie o vicino a muri portanti;
Allontanatevi dalle finestre, porte con vetri, armadi perché cadendo
potrebbero ferirvi;
Se siete nei corridoi, nel vano delle scale o nell’ascensore, entra nel
locale più vicino;
NOTA: gli operatori alla guida di mezzi in movimento devono
istantaneamente fermare il proprio mezzo ed accostarlo al di fuori dei
passaggi utili per l’evacuazione.
TERREMOTO
Fase B: dopo il terremoto, all’ordine di evacuazione, abbandonate
ordinatamente l’edificio, aiutando il pubblico presente, al termine
ricongiungetevi con gli altri nella zona di raccolta assegnata.
In caso si debba evacuare la struttura per improvvise e ripetute
scosse sismiche, il gruppo di intervento deve predisporre
l’evacuazione del personale e di altre persone presenti dai vari locali.
Le operazioni di sgombero dei locali devono avvenire velocemente
mantenendo la calma portandosi al più presto presso i punti di
raccolta;
Un addetto incaricato dall’Aiuto Coordinatore:
• predispone le uscite di competenza;
• avvisa i mezzi di soccorso idonei se viene comunicata la
presenza di feriti.
Diminuite o cessate le scosse i responsabili dell’evacuazione
conducono i vari gruppi all’esterno, verso il punto di raccolta,
percorrendo la via di esodo stabilita.
Successivamente si mettono in contatto con l’Aiuto Coordinatore
dell’emergenza per comunicare l’eventuale assenza di parte del
personale o del pubblico, in modo che possano essere attuate le
ricerche delle persone mancanti
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
FUGA DI GAS
Spegnete e fate spegnere le fiamme libere e le sigarette
Interrompete immediatamente l’erogazione di gas dal dalle valvole di
intercettazione più vicine all’area dell’emergenza e dal contatore
esterno;
Aprite immediatamente tutte le finestre;
Soprintendete all’eventuale evacuazione di tutto il personale non
addetto all’emergenza presidiando le vie di fuga segnalate;
Verificate che all’interno del locale non siano rimaste bloccate
persone;
Presidiate l’ingresso impedendo l’accesso a chiunque non sia addetto
alle operazioni di emergenza;
Verificate se vi sono cause accertabili di fughe di gas (rubinetti gas
aperti, visibile rottura di tubazioni, et.);
Se si e’ in grado di eliminare la causa della perdita
Eliminare la causa della perdita
Se non si e’ in grado di eliminare la causa della perdita
Avvertire l’Aiuto Coordinatore della necessità di:
• Telefonare dall’esterno dei locali all’Azienda del gas;
• Telefonare dall’esterno dei locali ai Vigili del Fuoco;
Al termine della fuga di gas
Lasciare ventilare il locale fino a che non si percepisca più l’odore del
gas;
Avvertire l’Aiuto Coordinatore della risoluzione dell’emergenza ed
attendere disposizioni.
PROCEDURE DA ADOTTARE PER IL PERSONALE INCARICATO ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE
FUGA DI GASOLIO
Spegnere e fate spegnere le fiamme libere e le sigarette
Interrompere immediatamente l’erogazione di gasolio intercettando le
valvole presenti nei pressi dei serbatoi e degli utilizzatori;
Soprintendere all’eventuale evacuazione di tutto il personale non
addetto all’emergenza presidiando le vie di fuga segnalate;
Verificare che all’interno del locale non siano rimaste bloccate
persone;
Presidiare l’ingresso impedendo l’accesso a chiunque non sia
addetto alle operazioni di emergenza;
Verificare se vi sono cause accertabili di fughe di gasolio (valvole
aperte, visibile rottura di tubazioni, et.);
Se si e’ in grado di eliminare la causa della perdita
Eliminare la causa della perdita
Se non si e’ in grado di eliminare la causa della perdita
Avvertire l’Aiuto Coordinatore della necessità di:
Telefonare dall’esterno dei locali ai Vigili del Fuoco;
Al termine della fuga di gasolio
Avvertire il Coordinatore della risoluzione dell’emergenza
attendere disposizioni.
ed
CONTENUTI DELLA PLANIMETRIA
DM 1998 allegato VIII
Le caratteristiche distributive del luogo, con
particolare riferimento alla destinazione delle varie
aree, alle vie di esodo ed alla compartimentazione
antincendio.
Il tipo, numero di ubicazione delle attrezzature ed
impianti di estinzione.
L'ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo.
L'ubicazione dell'interruttore generale
dell'alimentazione elettrica, delle valvole di
intercettazione delle adduzioni idriche, del gas e di
altri fluidi combustibili.
MODALITÀ DI CHIAMATA DEI VIGILI DEL FUOCO
Il Coordinatore delle Emergenze, o la persona da lui
designata, provvederà a comunicare lo stato di emergenza ai
Vigili del Fuoco secondo le seguenti modalità:
comporre il numero telefonico 115
al momento della risposta comunicare:
•nome e qualifica;
•attività oggetto dell’incendio (edificio, ditta)
•indirizzo
•recapito telefonico
•tipologia dell’emergenza e numero delle persone coinvolte:
(es. incendio carta tre persone intrappolate, ,ecc).
Non interrompere la comunicazione finché dai Vigili del
Fuoco non hanno ripetuto esattamente il luogo
dell’incidente e il numero di persone ferite.
ESERCITAZIONE ANTINCENDIO
E’ obbligatoria nei luoghi di
lavoro ove ricorre l'obbligo
della redazione del piano di
emergenza
Serve a mettere in pratica
le procedure di esodo e di
primo intervento
Deve essere effettuata
almeno una volta l'anno
Deve essere nuovamente messa in atto quando:
una esercitazione abbia rivelato
serie carenze e dopo che sono stati
presi i necessari provvedimenti
siano stati effettuati lavori che
abbiano comportato modifiche
alle vie di esodo
si sia verificato un incremento
del numero dei lavoratori;
ESERCITAZIONE ANTINCENDIO
LUOGHI DI LAVORO
DI PICCOLE DIMENSIONI
percorrere le vie di uscita;
L’esercitazione deve
semplicemente
coinvolgere il personale
nell'attuare
quanto segue
identificare la posizione
dei dispositivi di allarme;
identificare le porte resistenti
al fuoco, ove esistenti;
identificare l'ubicazione
delle attrezzature di spegnimento
ESERCITAZIONE ANTINCENDIO
LUOGHI DI LAVORO
DI GRANDI DIMENSIONI
L'andamento dell'esercitazione
deve essere controllato da
addetti appositamente
informati e incaricati
L'evacuazione da ogni specifica
area del luogo di lavoro deve
procedere fino ad un punto
che possa garantire a tutto il
personale di individuare il
percorso fino ad un luogo sicuro
In genere non dovrà essere
messa in atto un'evacuazione
simultanea dell'intero luogo di lavoro
NUMERI DI TELEFONO UTILI
SERVIZI ESTERNI Per attivare la linea esterna comporre prima dei numeri i tasti
VIGILI DEL FUOCO
115
AMBULANZA
118
POLIZIA
CARABINIERI
113
112
GUARDIA DI FINANZA
117
PREFETTURA
ASL OSPEDALE Centralino
ARPA Agenzia Regionale Protezione Ambientale
AZIENDA DEL GAS
AZIENDA ACQUA
AZIENDA ELETTRICA
CENTRO ANTIVELENI
DITTA MANUTENZIONE ASCENSORE
DITTA MANUTENZIONE CALDAIE
DITTA MANUTENZIONE IMPIANTO ELETTRICO
MANICHETTA ANTINCENDIO
ESTINTORE
SCALA ANTINCENDIO
TELEFONO ANTINCENDIO
INDICAZIONE DELLA POSIZIONE DEL
DISPOSITIVO ANTINCENDIO
ESTINTORE CARELLATO
IMPIANTO
SPRINKLER
DI
SPEGNIMENTO
CASSETTA DI MEDICAZIONE
PRONTO SOCCORSO
INFERMERIA
DOCCIA DI DECONTAMINAZIONE
LAVAOCCHI DI EMERGENZA
BARELLA DI PRONTO
SOCCORSO
TELEFONO DI EMERGENZA
USCITA DI EMERGENZA
USCITA DI EMERGENZA
USCITA DI EMERGENZA