La progettazione dei piani di emergenza

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La progettazione dei piani di emergenza
Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Regione Piemonte
Area Organizzazione e Programmazione
Ospedale sicuro
La progettazione dei piani di
emergenza
Linee guida regionali
per la strutturazione di un
piano di emergenza interna ed evacuazione
in caso di incendio e maxiemergenza:
dalla sicurezza delle cure alle cure in
sicurezza
Dicembre 2010
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Nell’ambito dei percorsi di studio dell’Agenzia, la forte attenzione posta all’analisi
e valutazione degli aspetti di adeguatezza e funzionalità delle strutture sanitarie, non
può prescindere dalla considerazione ed approfondimento delle tematiche relative
alla sicurezza degli edifici ospedalieri, con riferimento a tutti quegli aspetti (strutturali,
tecnologici e organizzativi) che possono impattare sia direttamente sia indirettamente
sulla sicurezza delle condizioni operative delle attività di cura ed assistenza.
In particolare le attività afferenti al progetto “Adeguamento dei presidi ospedalieri
alla normativa antisismica e antincendio e miglioramento delle funzionalità per la
gestione di eventi eccezionali” hanno l’obiettivo di definire criteri e procedure per
l’adeguamento dei presidi ospedalieri rispetto ai requisiti strutturali di sicurezza
nonché alle modalità di risposta alle emergenze ed eventi eccezionali, fornendo un
supporto alle aziende sotto l’aspetto sia tecnico che organizzativo. A partire
dall’analisi dello stato dell’arte, il progetto si propone dunque di definire metodologie
operative per la gestione delle emergenze e dei processi di adeguamento delle
strutture.
Allo stato attuale di sviluppo sono state elaborate le linee guida “Ospedale
sicuro. La progettazione dei piani di emergenza”, che hanno definito criteri e
modalità (a livello organizzativo-procedurale) di strutturazione del Piano di
Emergenza Interno e del Piano di Evacuazione in caso di incendio e
maxiemergenza nei presidi ospedalieri. La stesura del documento è avvenuta in
condivisione con i diversi soggetti che, a vario titolo, partecipano alla gestione
dell’emergenza nei presidi ospedalieri (Servizi di Gestione Emergenza Interna,
Servizi di Protezione e Prevenzione, Servizi Tecnici, Servizi di Risk Management,
Direzioni Sanitarie, Vigili del Fuoco), permettendo l’elaborazione di procedure
coordinate rispetto alle priorità di intervento ed alle competenze.
L’applicazione dei provvedimenti organizzativi così definiti, qualificandosi come
procedure rapide, efficaci ed adattabili ai diversi contesti e circostanze prevedibili, è
da considerarsi quale misura fondamentale di risposta all’emergenza da adottarsi
nelle more della risoluzione dei processi di adeguamento ad eventuali carenze
strutturali.
In relazione poi alla presenza di circostanze di inadeguatezza strutturale, è in
atto la fase successiva di sviluppo del progetto, che a partire dalla verifica dello stato
di progettazione rispetto alla certificazione di prevenzione incendi nonché dalla
valutazione dello stato di attuazione degli interventi di adeguamento eventualmente
previsti, prevede di fornire supporto alle aziende nella definizione delle priorità e
modalità di adeguamento in relazione ad attente analisi dei rischi che contemplino
in particolare la presenza di persone e tecnologie.
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A cura di:
dott. Mario Lombardo
arch. Fabrizio De Mitri
arch. Ilaria Matta
arch. Paolo Campadello
dott. Antonio Morra
sig. Pierangelo Bozzetto
arch. Giovanni Rizzo
ing. Carlo Sala
p.e. Michele Marvaso
dott. Maurizio Salvatico
ing. Piero Angelo Pais
Responsabile Area Organizzazione Programmazione
A.Re.S.S.– Regione Piemonte
Coordinatore progetti Edilizia Sanitaria e Tecnologie, A.Re.S.S.
Piemonte
A.Re.S.S. – Regione Piemonte
A.Re.S.S. – Regione Piemonte
SSD Gestione Emergenza Interna – A.S.L. TO1
SSD Gestione Emergenza Interna – A.S.L. TO1
SC Tecnico - A.S.L. TO4
RSPP – A.S.L. TO5
Energy Manager – A.S.L. TO1
Unità Operativa Risk Management – A.S.L. CN1
Responsabile Settore Politiche degli Investimenti Direzione
Sanità - Regione Piemonte
Con il contributo di:
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
ing. Giovanni Mastrapasqua
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino
ing. Andrea De Fend
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino
Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera (A.N.M.D.O.) – Sezione Piemonte
e Valle d’Aosta
dott.ssa Elide Azzan
dott.ssa Francesca Casassa
dott. Giuseppe De Filippis
dott. ssa Caterina Mineccia
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A.O. S. Croce e Carle di Cuneo
A.S.L. TO5 - Ospedale Maggiore di Chieri
A.S.L. TO4 - P.O. di Ciriè - Lanzo
A.O.U. San Luigi di Orbassano
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Indice
1.
Premessa…………………………………………………………………………..
7
2.
Contesto normativo di riferimento……………………………………………….
8
3.
Pianificazione e coordinamento…………………………………………………
9
4.
Classificazione delle emergenze……………………………………………….. 10
Avvistamento dell’emergenza incendio .......................................................... 11
Regole di comportamento generale in caso di incendio ................................. 11
5.
6.
Formazione……………………………………………………………………….. 12
5.1
Formazione di base ............................................................................... 12
5.2
Formazione operativa ............................................................................ 12
Contenuto del Piano di Emergenza……………………………………………. 13
6.1
Contenuti generali .................................................................................. 13
Scopo ............................................................................................................. 13
Ambito di applicazione ................................................................................... 13
Riferimenti legislativi ...................................................................................... 14
Gruppo di lavoro............................................................................................. 14
Aggiornamento ............................................................................................... 14
Numeri utili ..................................................................................................... 14
Ubicazione urbanistica ................................................................................... 15
Caratteristiche strutturali ................................................................................ 15
Valutazione del rischio d’incendio in ospedale ............................................... 16
Identificazione dei pericoli .............................................................................. 17
Misure antincendio ......................................................................................... 17
6.2
Contenuti specifici – Linee guida strutturazione PEI ............................. 17
Principi generali.............................................................................................. 17
Misure di prevenzione .................................................................................... 19
Coordinamento delle operazioni..................................................................... 19
Attori del PEI .................................................................................................. 19
COGE – Centrale Operativa Gestione Emergenza ........................................ 20
SPI – Squadra di Primo Intervento ................................................................. 21
Personale della struttura ................................................................................ 22
Attivazione del PEI – Chiamata dal Reparto interessato al COGE ................. 22
Attivazione del PEI – Chiamata dal COGE alla SPI ....................................... 24
Scheda d’intervento ....................................................................................... 25
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Uso dei dispositivi d’estinzione ....................................................................... 25
Dispositivi di comunicazione........................................................................... 25
Turni di Guardia Antincendio .......................................................................... 25
6.3
Contenuti specifici – Linee guida strutturazione PEvac.......................... 26
Principi generali .............................................................................................. 26
Coordinamento operativo delle operazioni ..................................................... 26
Attori del PEvac .............................................................................................. 27
SEP – Squadra Evacuazione Pazienti............................................................ 27
Attivazione del PEvac – Chiamata della SPI al COGE ................................... 27
Compiti congiunti SPI – SEP – Personale del reparto .................................... 28
Compiti del MET ............................................................................................. 28
7.
Conclusione……………………………………………………………………….. 29
APPENDICE A – Schema procedura di attivazione dei piani di emergenza…… 30
APPENDICE B – Glossario…………………………………………………………
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1.
Premessa
La pianificazione di procedure di gestione delle emergenze e maxiemergenze
interne ai Presidi Ospedalieri e alle strutture di ricovero, obbligatoria in base quanto
previsto dal D.Lgs. 81/2008, è principalmente legata ad esigenze di:
tutela dell’incolumità degli utenti, dei visitatori e del personale,
tutela delle strutture,
tutela dell’integrità di funzionamento dei processi legati alla cura ed
all’assistenza dell’utenza.
La preventiva pianificazione delle azioni da intraprendere per far fronte ad
eventuali stati d’emergenza incidenti su uno o più degli aspetti sopra enunciati,
consente di predisporre una corretta gestione degli eventi evitando che iniziative
personali possano compromettere l’efficacia delle procedure di soccorso e/o di
risoluzione dell’emergenza.
Le presenti linee guida hanno lo scopo di supportare in particolare la
pianificazione della gestione dell’emergenza in caso d’incendio, tuttavia potranno
essere adattate alla definizione di procedure di intervento relative anche ad altri
elementi di rischio, quali ad esempio:
emergenza non derivante da incendio, che comporti evacuazione parziale o
totale dell’edificio (contaminazione chimica o biologica, esplosione di bombola,
presenza vera o presunta di bomba);
emergenza derivante da guasti impiantistici che possano rendere inagibili interi
reparti o settori ospedalieri o che comunque richiedono l’intervento di personale
di supporto oltre agli addetti ai servizi tecnici;
allagamenti, calamità naturali.
In particolare nelle presenti linee guida, in ottemperanza a quanto previsto al
D.Lgs. 81/2008, sono affrontate le modalità di strutturazione di:
PEI - Piano di Emergenza Interna - comprende tutti i protocolli e le procedure
necessarie a far fronte ad un determinato evento, il cui accadimento è
ipotizzabile dall’analisi del rischio.
PEvac - Piano di Evacuazione - comprende tutte le procedure necessarie per
far fronte all’evacuazione totale o parziale di una struttura sanitaria.
In tale contesto, al fine perseguire un’adeguata gestione delle emergenze
all’interno dei presidi ospedalieri, si sottolinea la necessità di disporre del PEIMAF
(Piano di Emergenza Interno per il Massiccio Afflusso di Feriti), i cui contenuti
dovranno essere compatibili con le procedure previste dal PEI e dal PEvac.
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La pianificazione deve considerare alcuni aspetti importanti che non devono
essere trascurati, ed in particolare:
contesto normativo di riferimento,
analisi del rischio e classificazione delle emergenze,
informazione e formazione del personale (di base ed avanzata),
strutturazione dei piani di emergenza,
mantenimento dell’operatività dei piani di emergenza una volta strutturati.
2.
Contesto normativo di riferimento
I riferimenti ai quali attingere per la pianificazione dell’emergenza e la formazione
ad essa collegata, sono contenuti nelle seguenti norme:
Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, “Testo Unico in materia di tutela della
salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”,
DGR n. 5-9887 del 27.10.2008 “Linee guida per l’organizzazione dei sistemi di
risposta alle emergenze intraospedaliere”.
Unione Europea – Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministero della Salute
– Linee guida “Miglioramento della funzionalità del Sistema Ospedale in caso di
emergenza sismica” – Febbraio 2006;
Decreto Ministeriale 15 settembre 2005, “Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività
soggette ai controlli di prevenzione incendi”;
Circolare n. 4 del Ministero degli Interni del 1 marzo 2004, “Linee guida per la
valutazione della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti
delle persone disabili”;
Decreto Ministeriale 18 settembre 2002, “Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle
strutture sanitarie pubbliche e private”;
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento di Protezione Civile –
Ufficio Sismico Nazionale - ATC-51-1 – “Raccomandazioni Congiunte Stati
Uniti-Italia per l’Elaborazione di Piani di Emergenza Sismica negli Ospedali
Italiani” , 2002.
D.M. 2 maggio 2001, “Criteri per l’individuazione e l’uso dei dispositivi di
protezione individuale (DPI)”.
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile Servizio Emergenza Sanitaria, “Pianificazione dell’Emergenza Intraospedaliera
a fronte di una Maxi-emergenza” - Settembre 1998;
Decreto Ministeriale 10 marzo 1998, “Criteri generali di sicurezza antincendio e
per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”;
Circolare 12 marzo 1997 prot. n. 770/6104 del Ministero dell’Interno – Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, “Direttive sui corsi di formazione e modalità di
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accertamento personale dell’idoneità tecnica del personale incaricato di
svolgere, nei luoghi di lavoro, mansioni di addetto alla prevenzione incendi, lotta
antincendio e gestione delle emergenze, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 626/94
in base al disposto art. 3 del D.L 512 del 1 ottobre 1996, convertito in Legge 28
novembre 1996, n. 609”;
Legge 28 novembre 1996, n. 609, “Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto Legge 1 ottobre 1996, n. 512, recante disposizioni urgenti concernenti
l’incremento ed il ripianamento di organico dei ruoli del Corpo Nazionale dei
Vigili del Fuoco e misure di razionalizzazione per l’impiego del personale nei
servizi d’istituto”;
D.P.R. n. 542 del 8 agosto 1994, “Regolamento recante norme per la
semplificazione del procedimento di autorizzazione all'uso diagnostico di
apparecchiature a risonanza magnetica nucleare sul territorio nazionale”.
La formalizzazione delle procedure risponde quindi a precise norme organizzative
e legislative: l’obiettivo è quello della salvaguardia dell’incolumità delle persone, e, in
via subordinata, la preservazione dei beni delle Amministrazioni Aziendali e
dell’ambiente, attraverso il contenimento dei danni derivanti dall’evento,
massimizzando l’utilizzo dei mezzi e dei dispositivi di prevenzione e protezione.
Naturalmente tutti gli eventi considerati dal PEI dovranno essere gestiti dagli
operatori in servizio in quel momento nella struttura in cui l’evento si verifica: per fare
questo si avvale della Squadra di Primo Intervento (di seguito denominata SPI) con
compiti prettamente operativi.
3.
Pianificazione e coordinamento
Le procedure di valutazione del rischio spettano, normativamente, al Servizio di
Prevenzione e Protezione (ai sensi dell’art. 33 D.Lgs. 81/2008), così come le
procedure da realizzare per farvi fronte. Le procedure di redazione dei Piani di
Emergenza Interna e di Evacuazione (PEI e PEvac), che devono essere realizzate a
partire da un’analisi del rischio, spettano dunque a pieno titolo, a questo servizio.
Essendo però l’Ospedale, in quanto tale, una struttura con particolari esigenze di
tipo sanitario, la strutturazione del Piano di Emergenza e di Evacuazione deve
considerare la partecipazione congiunta della Direzione Sanitaria di Presidio (di
seguito denominata DSP) e dei servizi tecnico-logistici, ognuno per le rispettive
competenze. È quindi auspicabile una sinergia d’intenti nella strutturazione dei piani,
anche con l’istituzione di strutture di raccordo tecnico-sanitarie, che assolvano i
compiti relativi alla pianificazione.
Il coordinamento operativo dell’emergenza è da considerarsi, invece, di
pertinenza esclusiva della DSP.
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4.
Classificazione delle emergenze
Un’efficace azione di controllo dell’emergenza presuppone la mobilitazione
immediata di risorse adeguate allo scenario incidentale sia quantitativamente che
qualitativamente: a tal fine viene solitamente adottata una suddivisione degli incidenti
in categorie prestabilite secondo la gravità ed il tipo di intervento.
Lo spettro comprende così sia incidenti di lieve entità, quale un modestissimo
spargimento di materiale infiammabile senza innesco, sia incidenti catastrofici (vedi
tabella 4.1); in ogni caso non bisogna mai sottovalutare l’entità dell’evento, per
quanto lieve essa sia poiché anche un incendio che può sembrare “domato” a
distanza di minuti od ore può re-innescarsi violentemente.
Tabella 4.1 – Classificazione degli incidenti secondo la gravità
Grado incidente
Descrizione
Incidenti minori
Possono essere facilmente controllati dal solo
(es.: piccolo incendio di personale dipendente (non richiede la mobilitazione di
forze esterne).
un cestino della carta)
Incidenti di 1° livello
Come per la categoria precedente, ma con impiego
(es.: incendio di una delle risorse interne al reparto. Riuscita quasi
fotocopiatrice)
immediata dello spegnimento, anche se con la
necessità di una verifica effettuata da risorse esterne
(ad esempio dal servizio tecnico).
Incidenti di 2° livello
Possono essere controllati dal personale di reparto,
(es.: incendio di un gestiti da altre risorse interne (personale formato) e
intero locale)
risolti con l’ausilio di forze esterne limitate.
Incidenti di 3° livello
Possono essere controllati dal personale di reparto,
(es.: incendio di un gestiti da altre risorse interne (personale formato e della
reparto)
manutenzione) e risolti con il massiccio impiego di forze
esterne.
L’organizzazione della sicurezza antincendio verrà effettuata tenendo presente la
sopra descritta classificazione e la gestione ed il coordinamento dell’intervento
dovranno essere funzione del livello dell’incidente.
Nell’affrontare un’emergenza, bisogna inoltre tener conto della possibilità che un
incidente si sviluppi inizialmente in una determinata categoria e successivamente
subisca un innalzamento verso una categoria di maggiore gravità oppure un
ridimensionamento verso una categoria inferiore (vedi tabella 4.2).
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Tabella 4.2 – Classificazione degli incidenti secondo la tipologia di evoluzione
Grado incidente
Descrizione
Incidenti di entità limitata o a Possono richiedere al massimo l’evacuazione di
determinate strutture.
lenta evoluzione
Incidenti a rapido sviluppo Pongono in pericolo sia gli edifici che le persone ivi
contenute ma lasciano a disposizione un certo periodo
(TIPO 1- incendio)
di tempo per l’evacuazione.
Incidenti a rapido sviluppo Non è consigliabile l’evacuazione, ma occorre trovare
rifugio in particolari luoghi sicuri.
(TIPO 2 - alluvione)
Incidenti
improvvisi
catastrofici Le azioni pianificate riguardano le operazioni di
soccorso e di bonifica (caso di grosse esplosioni
oppure rilasci massicci e persistenti di tossici).
Avvistamento dell’emergenza incendio
L’identificazione dell’area interessata dall’incendio avverrà in funzione delle
caratteristiche strutturali ed impiantistiche del Presidio Ospedaliero. Le modalità
dell’avvistamento possono essere quattro:
avvistamento esterno - La segnalazione potrà avvenire da persone estranee
all’Ospedale, oppure dal personale ospedaliero che si troverà, in quel momento,
all’esterno del complesso.
avvistamento interno - Potrà avvenire direttamente dal personale ospedaliero
oppure da pazienti o visitatori.
segnalazione tramite rilevatori di fumo o indicatori di allarme manuali Avverrà tramite rilevatori di fumo oppure di incendio che attivano un allarme in
loco che può eventualmente essere ribaltato in specifica area presidiata (es:
portineria).
avvistamento termico - Avverrà quando una persona verrà a contatto con
superfici calde, quali muri, porte.
Regole di comportamento generale in caso di incendio
Chiunque noti la presenza di un incendio deve dare l’allarme secondo le
indicazioni riportate nel PEI e comportarsi secondo le istruzioni impartite.
Non bisogna mai aprire le porte oltre le quali si sospetta la presenza di un
incendio, specie se questo è covante: infatti l’apertura della porta, facendo affluire
aria dall’esterno, può produrre una fiammata improvvisa nel locale ravvivando
l’incendio. Qualora ciò fosse necessario, occorre predisporre adeguati mezzi di
spegnimento ed aprire la porta lentamente, tenendosi coperti dietro la porta stessa,
in modo da richiuderla rapidamente e sicuramente in caso di bisogno.
Nell’affrontare il fuoco occorre sempre essere ben coperti, in tutte le parti del
corpo, preferibilmente con indumenti non facilmente combustibili; la protezione dal
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calore radiante si ottiene efficacemente con getti di acqua nebulizzata o anche
bagnando i vestiti della persona che si deve esporre alle fiamme ed al calore.
5.
Formazione
La formazione del personale è il punto cardine della pianificazione, e deve essere
capillare e continua durante tutta la vita professionale del lavoratore.
Si possono distinguere diversi momenti formativi, in relazione alla valutazione del
livello di rischio di incendio della struttura considerata (come previsto all’allegato IX
del D.M. 10 marzo 1998):
formazione di base per livelli di rischio basso e medio;
formazione operativa per livelli di rischio elevato.
5.1
Formazione di base
La formazione di base deve essere somministrata a tutto il personale mediante
un corso in cui vengono informati sui rischi presenti nella struttura in cui operano. Nel
corso dovranno essere fornite conoscenze base sulla sicurezza antincendio,
protezione ed autoprotezione, estinzione e sui piani di emergenza attivi.
L’apprendimento dei partecipanti dovrebbe essere verificato mediante test finale.
È inoltre necessario procedere all’informazione dei lavoratori (ai sensi
dell’allegato VII del D.M. 10 marzo 1998 ) nonché fornire le idonee istruzioni di
sicurezza a tutti i degenti, operatori, utenti, visitatori e personale di ditte esterne sulle
fondamentali misure di prevenzione e sul comportamento in caso di emergenza con
le modalità di cui all’art. 12 del D.M. 18 settembre 2002.
E’ necessario inoltre prevedere esercitazioni e/o simulazioni mirate sia alla
verifica dei piani di emergenza durante la loro implementazione sia alla
comprensione dei comportamenti da tenere da parte dei diversi soggetti coinvolti
soprattutto in relazione alle modalità di evacuazione delle strutture.
5.2
Formazione operativa
È la formazione destinata a coloro che, tecnici o sanitari, entreranno a far parte
della SPI. Il corso prevede la partecipazione obbligatoria ad un corso teorico pratico
(con le modalità previste all’allegato IX del D.M. 10 marzo 1998). La competenza dei
partecipanti è verificata mediante una prova orale ed una prova pratica di abilità
nell’uso dei dispositivi di estinzione tenuta presso il Comando Provinciale dei Vigili
del Fuoco, che rilasciano il relativo attestato di abilitazione.
È auspicabile prevedere anche percorsi di formazione avanzata per la gestione
operativa delle risorse critiche; per risorse critiche si intende il personale, i presidi, le
tecnologie e gli spazi che, in caso di maxiemergenza, subiranno un brusco
incremento di utilizzo, e se non correttamente gestiti, potrebbero esaurirsi in tempi
brevi. Tale corso dovrebbe seguire le indicazioni previste dal sistema Hospital
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Disaster Management o HDM (vedi glossario), e dovrebbe essere rivolto al personale
sanitario che opera all’interno del Presidio o della struttura di ricovero.
L’apprendimento dei partecipanti dovrebbe essere verificato mediante test a risposta
multipla e delle prove di emergenza simulata a tavolino o con supporti didattici
informatici appositamente progettati (tipo iES©™).
6.
Contenuto del Piano di Emergenza
Il Piano di Emergenza è il documento aziendale fondamentale che definisce quali
sono i rischi relativi alla sicurezza, principalmente antincendio, definendo le
procedure operative su come farvi fronte; può altresì considerare altri eventi, rari ed
improvvisi, che possano mettere in grave pericolo utenti ed operatori delle strutture
oggetto di pianificazione.
Il piano avrà dei contenuti generali e dei contenuti specifici.
I contenuti generali sono di tipo descrittivo relativi alla struttura considerata, ed
hanno lo scopo di rendere univoche le comunicazioni fra il personale operante, le
squadre di emergenza interna (SPI) ed il CNVF.
I contenuti specifici hanno il medesimo scopo dei precedenti, ma sono inseriti
all’interno delle procedure specifiche destinate ad ogni evento considerato.
Nelle presenti linee guida, si prenderà in considerazione la strutturazione:
del piano di emergenza antincendio,
del piano di evacuazione.
Le indicazioni riportate hanno un valore calibrato sulla forza delle scelte che
verranno adottate in sede di pianificazione, secondo lo schema seguente:
A – indispensabile,
B – consigliato
C1 – sconsigliato
C2 – dannoso
6.1
Contenuti generali
Scopo
Indica qual è la finalità che si prefigge il piano considerato, al fine di poterne
eventualmente esplicitarne gli obiettivi.
Ambito di applicazione
L’ambito di applicazione indica in quali parti della struttura il piano verrà applicato,
ed individua quali sono gli operatori interni che verranno interessati dal punto di vista
operativo.
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Riferimenti legislativi
In questa sezione dovranno essere riportati i riferimenti legislativi fondamentali
attinenti al piano ed a cui si intende fare riferimento, secondo le sezioni:
normativa internazionale,
normativa europea,
normativa nazionale,
normativa regionale,
norme e procedure locali (riferimenti a circolari del Sindaco e tutta la normativa
amministrativa interna all’Azienda).
Gruppo di lavoro
Indica i nominativi ed il ruolo degli estensori del piano, al fine di individuare i
professionisti di riferimento. Deve inoltre segnalare coloro che interverranno
successivamente nelle revisioni periodiche.
Aggiornamento
Il piano deve indicare precisamente il periodo in cui esso verrà aggiornato:
l’aggiornamento è necessario ed indispensabile per la verifica continua
dell’operatività, e deve essere stabilito dal Servizio di Prevenzione e Protezione, in
base ai documenti di valutazione del rischio. La periodicità dell’aggiornamento
(fortemente raccomandata annuale) deve essere indicata nel piano, a meno che non
vi siano modifiche urgenti dovute a:
modifiche strutturali dovute ad opere di adeguamento ( ad esempio chiusura di
aree, apertura di nuove unità operative, modernizzazione dei sistemi
antincendio automatizzati, ecc…),
modifica delle procedure (ad esempio spostamento delle attrezzature
antincendio, sistema di allarme della SPI, cambio dei numeri dei servizi interni
deputati alla gestione dell’emergenza tecnica, ecc…),
nel qual caso l’aggiornamento dovrà essere realizzato nel più breve tempo
possibile.
Numeri utili
Una sezione della parte generale deve contenere i numeri telefonici interni ed
esterni di riferimento per la gestione delle emergenze oggetto del piano.
L’aggiornamento di questa sezione deve essere periodicamente considerato
nell’ottica del mantenimento dell’operatività del piano stesso.
In questa sezione potrà essere costantemente aggiornato il nome della Ditta che
si occupa della revisione dei sistemi antincendio, con tutti i riferimenti utili al contatto
in caso di emergenza che dovranno essere riportati anche nella sezione “Numeri
utili”.
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Area Organizzazione e Programmazione
In caso sia previsto, da parte della SPI, l’uso di Autoprotettori (DPI di III livello) si
dovrà indicare la Ditta che effettua la manutenzione dei sistemi di erogazione del gas
compresso e che si occupa della revisione e ricarica delle bombole.
Per quanto riguarda i due paragrafi precedenti, i numeri di riferimento,
costantemente aggiornati, potranno essere omessi dal piano ma dovranno essere
comunque presenti all’interno del COGE (Centrale Operativa Gestione Emergenza).
Ubicazione urbanistica
Questa sezione deve contenere una descrizione del sito dove la struttura è
collocata all’interno dell’area urbana o sub-urbana di riferimento. Se vi sono più
ingressi deve esserne esplicitata la via ed il numero civico corretto, oltre alla
possibilità o meno di accesso carraio: in questo modo i Vigili del Fuoco, su
indicazione di chi chiama, potrà scegliere l’accesso più idoneo.
Gli ingressi ed i fronti della struttura dovranno essere nominati cardinalmente (ad
esempio: ingresso SUD, ingresso OVEST; nel caso di più ingressi sullo stesso lato:
ingresso OVEST 1, ingresso SUD 2, ecc…) e ad ognuno verrà assegnato l’indirizzo
ed il numero civico relativo (ad esempio ingresso SUD 2 – via Roma, 41).
Tutti gli spazi interni dovranno essere mappati correttamente al fine di poter
indicare al CNVF dove i mezzi possono accedere e parcheggiare per espletare le
operazioni di soccorso tecnico. È auspicabile, a cura degli Uffici Tecnici, indicare
quali sono i “punti acqua” (con relative misure degli attacchi secondo la
classificazione UNI) interni alla struttura, perimetrali e pertinenziali segnalandoli
visivamente (colore rosso/bianco) e su una mappa che potrà essere utilizzata da
CNVF per l’allacciamento delle manichette di rifornimento delle Auto Pompa
Serbatoio.
Il piano dovrà riportare quali sono le APA (Aree Protette di Attesa) interne ed
esterne in caso d’evacuazione, in modo da poterle comunicare al SET (Servizio di
Emergenza Territoriale) che interverrà per l’assistenza sanitaria. Le aree dovrebbero
essere segnalate numeralmente (APA 1, APA, 2, ecc…) ed evidenziate su una
mappa. Mentre le APA interne sono le più facili da raggiungere e da monitorare, le
esterne dovrebbero essere utilizzate solo come ultima soluzione, poiché comportano:
difficoltà di raggiungimento (legata alla sforzo fisico, alle intemperie, alle
condizioni circadiane, ecc…),
pericoli (pensare al blocco dell’accesso viario se prevedono un attraversamento
stradale),
sono solitamente esposte ai fenomeni atmosferici.
Caratteristiche strutturali
Della struttura di riferimento è bene conoscere alla perfezione quali sono le
diverse aree. A questo scopo è bene prevedere cinque tipi di documenti:
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descrizione
fisica
di
tutti
piani
della
struttura
(B)
con
le
unità
operative/ambulatori che vi sono ubicate, e la loro localizzazione rispetto ai
punti di accesso (ad esempio al primo piano a destra si trova la Chirurgia ed a
sinistra l’Endoscopia); in questo documento si segnalerà l’ubicazione (A) delle
Centrali Termiche e di Refrigerazione; in particolare dovranno essere segnalati
le aree od impianti a rischio specifico soggette al controllo del CNVF ai sensi
del D.M. 16 febbraio 1982 e del DPR n. 689 del 26 maggio 1959, nonché le
aree a rischio accessibili al solo personale dipendente, così come indicate al
punto 1.2 del D.M. 18 settembre 2002;
mappa di tutti i piani della struttura indicante vie di esodo e dispositivi di
segnalazione ed estinzione, nonché mappa e descrizione delle APA
precedentemente identificate nel piano;
mappa comprendente i “punti acqua” del piano terra, del perimetro interno e
delle pertinenze (marciapiedi esterni, parcheggi, colonnine idranti, ecc…);
mappa dei punti di sezionamento elettrico di tutta la struttura, aree e sezioni
delle aree ai diversi piani; in questo documento si troverà anche l’ubicazione
delle Cabine Elettriche principali e derivate;
mappa dei punti di sezione/intercettamento dei gas medicali di tutta la struttura,
aree e sezioni delle aree ai diversi piani; in questo documento si dovranno
evidenziare l’ubicazione dei serbatoi principali di Ossigeno Medicale e le zone di
stoccaggio delle bombole contenenti gas compresso.
Tali documenti devono essere raccolti insieme ed, unitamente al Piano di
Emergenza Interna, conservati in almeno due aree:
COGE
Pronto Soccorso o Direzione Sanitaria di Presidio
a cui avranno accesso i componenti della SPI, gli operatori destinati alla gestione
dell’emergenza interna ed il CNVF.
Valutazione del rischio d’incendio in ospedale
Al fine della corretta valutazione del rischio d’incendio all’interno delle strutture
sanitarie, è necessario tenere conto di:
Decreto Ministeriale 18 settembre 2002, “Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle
strutture sanitarie pubbliche e private”;
Decreto Ministeriale 10 marzo 1998, “Criteri generali di sicurezza antincendio e
per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro”;
Documento di valutazione del rischio prodotto dal Servizio Prevenzione e
Protezione aziendale.
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Identificazione dei pericoli
Per valutare correttamente il rischio d’incendio in ospedale, occorre identificare
tutti i fattori che potrebbero essere fonte di rischio incendio, ed in particolare:
materiali combustibili ed infiammabili,
sorgenti d’ignizione,
impianti pericolosi.
Misure antincendio
Sempre nella parte generale verranno segnalati i dispositivi di allarme
automatizzati (centraline antincendio) ed i dispositivi automatici di estinzione. Le
centraline antincendio dovranno essere numerate e dovrà essere, per ognuna,
segnalato:
ubicazione esatta,
area sorvegliata,
quali e quanti segnalatori di fumo e di calore,
indicazione della presenza di serrande
(locali
muniti
di
sistema
di
climatizzazione centralizzato),
indicazione eventuali porte allarmate,
se la segnalazione è munita di sirena ed allarma luminoso nel settore,
procedura di test, riconoscimento allarmi e reset della stessa,
eventuale procedura di riarmo delle serrande.
Rispetto alle misure antincendio è bene ricordare che devono essere presenti ed
aggiornate le mappe indicanti le vie di esodo, sia come documento fruibile dagli
utenti e personale (mappe a muro), sia come documento descrittivo per ogni piano e
per ogni sezione da depositare al COGE e presso la Direzione Sanitaria di Presidio.
6.2
Contenuti specifici – Linee guida strutturazione PEI
Principi generali
La necessità di una pianificazione dell’emergenza interna (riferita alle misure
antincendio), nasce da due esigenze:
quella di ridurre le conseguenze di un incendio, sia riferite alle persone presenti
(pazienti, operatori, visitatori), sia riferite alle strutture ed infrastrutture sanitarie
e di servizio. Tale pianificazione potrebbe trovare ulteriore utilizzo anche in caso
di scoppio, attentato o crollo,
quella dettata da norme giuridiche che trovano il loro fondamento nel Decreto
Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 che va a sostituire ed integrare il Decreto
Legislativo 19 settembre 1994, n. 626 e smi.
La predisposizione di tutta la catena di interventi da attuare all’interno
dell’ospedale è di pertinenza del personale sanitario e tecnico, nonché delle squadre
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di soccorso esterne del CNVF, deputati istituzionalmente all’intervento tecnico di
soccorso.
Con queste fondamentali premesse volte ad inquadrare il problema dal punto di
vista tecnico e legislativo, la pianificazione deve consentire:
la rapida comprensione della localizzazione e dell’entità dell’incendio,
il rapido ed efficace attacco dell’incendio, comprese le operazioni direttamente
collegate all’intervento (eliminazione pericoli presenti),
la gestione dei pazienti interessati dall’incendio e la predisposizione dei luoghi
di accoglienza degli evacuati (per cui viene richiesta la compatibilità assoluta
con il PEIMAF),
il coordinamento con il CNVF per l’estinzione totale dell’incendio e la messa in
sicurezza delle aree e delle persone eventualmente coinvolte.
Il PEI sarà chiaramente diversificato in base alle caratteristiche (strutture
monoblocco hanno esigenze diverse rispetto a strutture a sviluppo verticale) di ogni
struttura considerata, ma dovrà comunque rispondere ad alcuni requisiti di base:
per la prima fase di attuazione dovrà essere formulato sulle strutture ed organici
esistenti per essere operativo senza ritardi di attuazione;
se l’incendio dovesse coinvolgere più della metà del volume del complesso
ospedaliero, potrebbe essere necessario provvedere all’evacuazione completa
dei pazienti verso altri presidi;
deve essere operativo 24 ore su 24 ed ogni giorno dell’anno in caso di PO o
Strutture di ricovero;
dovrà essere adattabile a qualsiasi tipo di evento;
dovrà essere rispettato in modo rigoroso dal personale sanitario e dalle persone
comunque presenti all’interno della struttura.
Il suddetto PEI, così come il PEvac, dovrà essere compatibile con la situazione
della Struttura e dovrà essere modificato qualora vengano realizzati interventi di
adeguamento. È inoltre necessario un adeguamento dei piani d’emergenza
(documenti allegati e procedure previste) in caso di cantieri aperti e di lavori in corso
sulla struttura che comportino una diversa valutazione dei rischi o comunque
compromettano l’attuazione delle procedure di emergenza previste.
Nel prevedere modalità e procedure di gestione delle emergenze i PEI e/o il
PEvac dovranno anche considerare:
la specifica distanza con il più vicino distaccamento dei VVF;
la criticità delle aree delle strutture sanitarie, in relazione alla loro collocazione
(ad esempio zone montane), alla tipologia di attività svolte (ad esempio blocco
operatorio), alla tipologia di utenza (ad esempio prevalentemente anziani),
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all’affollamento (ad esempio in caso di manifestazioni nei pressi del nosocomio
considerato), alla presenza di materiali od apparecchiature (ad esempio
risonanza magnetica nucleare).
Misure di prevenzione
Non essendo possibile formare i visitatori ed i degenti circa la prevenzione
incendi ed essendo l’emergenza il momento meno opportuno in cui fornire
informazioni complesse, occorre richiamare l’attenzione del personale interno,
esterno e dei visitatori, circa i pericoli d’incendio più comuni, impartendo precise
disposizioni scritte che dovranno essere supportate da apposita cartellonistica. Le
disposizioni dovranno riguardare:
prevenzione 1: divieto di fumare,
prevenzione 2: utilizzo dei liquidi infiammabili e combustibili,
prevenzione 3: utilizzo dell’ossigeno e degli altri gas medicali,
prevenzione 4: utilizzo delle apparecchiature elettriche,
prevenzione 5: accumulo di materiale e scarti,
prevenzione 6: uso dell’ascensore,
al fine di prevenire l’insorgenza di problemi.
Coordinamento delle operazioni
Il ruolo di coordinamento operativo dell’emergenza compete alla DSP (Direttore
Sanitario di Presidio o suo sostituto) (A), o laddove presente, al Direttore del Servizio
di Gestione Emergenza Interna (B).
La DSP, informata dagli operatori preposti tramite la procedura di comunicazione
dell’allarme, interviene o dispone gli interventi, eventualmente convocando l’Unità di
Crisi (B).
Nel periodo di tempo necessario affinché la DSP possa svolgere la funzione di
coordinamento dell’emergenza, questa funzione, compresa quella delle eventuali
operazioni di evacuazione previste dal PEvac, viene svolta dai componenti della
Squadra di Primo Intervento, con la collaborazione:
del personale sanitario della Struttura/Servizio presente,
della squadra MET.
Nel caso di eventi che interessano luoghi comuni o Strutture/Servizi non
presidiati, le operazioni di coordinamento dell’emergenza vengono svolte, prima
dell’intervento della Direzione Sanitaria, dalla Squadra di Primo Intervento (SPI).
Attori del PEI
Nella strutturazione del PEI è necessario considerare innanzitutto le figure che
interverranno nella gestione del piano. Queste sono:
COGE – Centrale Operativa Gestione Emergenza,
SPI – Squadra Primo Intervento,
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personale in servizio presso le SS e SC dei presidi.
COGE – Centrale Operativa Gestione Emergenza
Il COGE è la struttura fondamentale per poter gestire efficacemente il PEI. Tale
struttura deve avere delle caratteristiche imprescindibili:
operativa 24 ore su 24 per le strutture di ricovero (A), questo per far sì che un
operatore sia sempre in grado di rispondere alle chiamate interne ed esterne;
deve essere presidiata da uno (A) o due (B) operatori durante l’orario di
operatività;
deve avere la possibilità di essere costantemente collegata con almeno due (A)
linee telefoniche, una interna ed una esterna; la presenza di due linee interne
(B) consentirebbe il filtro di un maggiore numero di chiamate ma richiede la
presenza di due (B) operatori;
l’operatore addetto al COGE non deve essere impegnato in attività (C2) che lo
allontanino dal COGE stesso;
deve avere la disponibilità di comunicare direttamente (A) con gli addetti della
SPI tramite apparecchi telefonici fissi (C1), mobili (B) o apparecchi radio portatili
(A);
deve avere una linea telefonica dedicata (B) all’emergenza interna o una linea
privilegiata (A) che permetta all’operatore di rispondere entro tre (B) – cinque
(A) squilli;
il COGE deve avere un numero specifico dedicato (A) di tre (A) quattro (B) o
cinque cifre (C1); un numero di cifre superiore (C2) induce una difficile
memorizzazione da parte di chi deve attivare le procedure di allarme.
Il locale deputato ad ospitare il COGE, per le strutture con più di 100 posti letto,
deve avere caratteristiche di compartimento antincendio ed essere dotato di accesso
diretto dall’esterno (D.M. 18 settembre 2002). Negli altri casi, solitamente il COGE
trova la sua naturale sede nel servizio di Portineria/Centralino (A) della struttura
d’appartenenza: è infatti l’unico servizio presidiato per tutta la durata di apertura della
struttura a cui afferiscono tutte le chiamate, sia in ingresso, sia in uscita. Qui, inoltre,
il personale in servizio ha la possibilità di utilizzare gli impianti telefonici come
funzione principale, non essendo impegnati in funzioni clinico-assistenziali. Altri
servizi (C2) non hanno le medesime caratteristiche, e, se aperti durante il periodo
notturno, assolvono di solito funzioni di tipo assistenziale. Occorre tuttavia verificare
che i locali deputati ad accogliere il COGE abbiano le caratteristiche idonee alla
conservazione e consultazione della documentazione tecnica a corredo dei piani di
emergenza. Tali locali dovranno inoltre ospitare le centrali di controllo e segnalazione
incendi, di attivazione degli impianti di spegnimento automatico e quanto altro
eventualmente ritenuto necessario alla gestione delle emergenze.
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All’interno del COGE deve essere conservata tutta la documentazione relativa di
cui al Paragrafo 6.1 sezione “Caratteristiche Strutturali”.
SPI – Squadra di Primo Intervento
La SPI è solitamente composta da personale in normale servizio di istituto: tecnici
(A) e/o sanitari (B), che, all’occorrenza, viene attivata per far fronte ad emergenze di
tipo tecnico, assolvendo principalmente il compito di prevenzione, lotta antincendio e
salvataggio.
Ai sensi e per gli effetti del D.M. 10 marzo 1998 di cui all’allegato IX, i componenti
devono aver frequentato il “corso C” per addetti antincendio in attività a rischio di
incendio elevato, per una durata di 16 ore, ed aver superato le prove teorico-pratiche
ottenendo l’attestato di idoneità tecnica da parte del Comando Provinciale del CNVF
competente per territorio, di cui all’art. 3 della Legge 28 novembre 1996, n. 609.
I componenti SPI devono essere dotati di dispositivi di protezione individuale, atti
alla lotta antincendio e di dispositivi di telecomunicazione, oltre ad accessori utili ad
espletare in modo efficace l’evento incendio; in particolare:
tuta in Nomex o simili (A),
stivali antinfortunistici (A),
elmetto con mentoniera e visiera (A),
guanti da lavoro antitaglio ed anticorrosione (A),
maschera antigas con filtro polivalente (A) o auto protettore (B),
corda in nylon di 25 mt circa (B),
cinturone con moschettone di sicurezza (B),
ascia da scasso (A) o palanchino (B),
telefono cellulare (B) e/o radio UHF (A).
Il materiale dovrebbe essere conservato in appositi armadietti (B) e prontamente
disponibile (A) per effettuare l’intervento: deve essere vietato effettuare interventi
antincendio da parte della SPI senza indossare gli appositi DPI.
Normalmente i componenti della SPI dovrebbero essere due unità (A) in quanto
ognuno assolve compiti specifici, e devono essere individuati attraverso delle sigle
per determinarne l’ordine di chiamata (A). Tuttavia in realtà più estese
dimensionalmente, il loro numero dovrebbe essere aumentato (A) proporzionalmente
all’estensione della struttura. Un utile strumento potrebbe essere dato dalla seguente
formula:
(n. di padiglioni) x (numero medio di piani per padiglione)
------------------------------------------------------------------------------n. pazienti ospitati dalla struttura
I compiti dei componenti nella configurazione consigliata (due unità), dovrebbero essere i
seguenti:
SPI 1:
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dimensionamento dell’evento,
comunicazione con il COGE,
decisione sull’evacuazione della struttura,
coordinamento delle operazioni di salvataggio,
contenimento
e
spegnimento,
SPI 2:
collaborazione con SPI 1 nelle sue funzioni,
attesa e guida delle Squadre del CNVF dal luogo del loro arrivo fino al luogo
dell’evento.
Personale della struttura
Al personale della struttura è invece demandato il compito di effettuare
correttamente la chiamata dei servizi di emergenza (A), assistendo gli utenti (A)
presenti all’interno della struttura sino all’arrivo dei componenti SPI e delle Squadre
del CNVF.
Tutto il personale dovrà essere addestrato in un corso di base (vedi Capitolo 5
sulla “Formazione”) (A) in cui si presenteranno i Piani di emergenza una volta
strutturati: questo per diffondere capillarmente l’informazione circa il loro
funzionamento. La sola lettura (C1) del Piano d’Emergenza non è sufficiente, se non
vengono spiegate le diverse fasi e non vengono chiariti gli eventuali dubbi.
Una volta effettuata la chiamata al COGE, il personale della struttura, in attesa
della SPI, dovrà:
munirsi di estintore e disarmandolo portarsi nei pressi dell’incendio ed
allontanare immediatamente i pazienti in pericolo;
deve fornire indicazioni circa l’ubicazione delle uscite di sicurezza (A) non
allontanandosi dal reparto prima di essere sicuro che tutti gli utenti siano usciti;
chiudere tutte le porte che siano in comunicazione con le uscite di sicurezza e gli
ascensori (A) e le porte tagliafuoco (A);
se si è in grado (B), in presenza di incendio, procedere con l’estinzione del
focolaio, ricordando che se sono necessari più di un estintore (C1) per il
controllo delle fiamme ci si trova di fronte ad un grande incendio (C2);
se le fiamme ed il fumo diventano un pericolo imminente dovranno abbandonare
la struttura portando in salvo il maggior numero di utenti possibile;
se non vi è pericolo imminente far tornare tutti gli utenti nelle proprie stanze (B) e
chiudere le porte delle stesse (A) per evitare che entri il fumo, attendendo (A)
l’arrivo delle Squadre di soccorso.
Attivazione del PEI – Chiamata dal Reparto interessato al COGE
L’attivazione del PEI richiede che vi sia una procedura univoca di riscontro
d’informazioni da parte di coloro che effettuano la chiamata di allarme (A); a tale
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scopo devono essere predisposte delle check-list (A) da compilare nel momento
della chiamata, oppure un poster (B) con la sequenza delle informazioni da
raccogliere o avere il PEI completo all’interno del quale vi siano delle action cards
(C1) che riportino le medesime informazioni da acquisire. Informazioni non univoche
o lasciate acquisire secondo uno schema non pre-definito (C2) o secondo l’iniziativa
personale, potrebbero non essere complete o addirittura fuorvianti rispetto allo scopo
per cui sono raccolte. Al momento della ricezione della chiamata d’allarme il COGE
deve acquisire le seguenti informazioni:
qual è il servizio da cui si riceve l’allarme (A),
cosa esattamente è successo (B),
dov’è esattamente l’incendio/pericolo (A),
quanti pazienti sono presenti/ricoverati (B),
quanti di questi sono autosufficienti (B),
ci sono altre persone (ad esempio visitatori) (B),
ed al termine della comunicazione indicare sempre qual è l’azione successiva
che verrà intrapresa (B) al fine di fornire informazioni (A) circa lo stato di
avanzamento delle fasi del piano (ad esempio “Abbiamo ricevuto la chiamata. Attivo i
Vigili del Fuoco e vi invio la Squadra Antincendio”). Tutte queste informazioni devono
essere raccolte immediatamente poiché successivamente il personale potrebbe
essere impegnato nel salvataggio dei pazienti o nelle procedure di contenimento
dell’evento con la SPI.
Tutte queste informazioni non potranno essere rilevate se si è di fronte ad un
allarme automatico: se è in una zona non presidiata non si potranno ottenere
informazioni, mentre se la zona è presidiata probabilmente l’evento è di così grave
portata da non consentire la ricerca di ulteriori informazioni (C1) oppure nessuno si è
ancora accorto dell’evento (C2). In tutti i casi la rapida attivazione della catena di
allarme servirà a fornire notizie a breve termine e a ridurre la magnitudo dell’evento
stesso.
Una volta ricevuta la segnalazione di un principio di incendio, il COGE
provvederà all’attivazione della SPI ed eventualmente proseguirà la catena di allarme
(vedi paragrafo successivo per le procedure) dando immediato avviso dell’evento a:
Vigili del Fuoco,
MET, che si recherà nei pressi del luogo dell’evento per prestare i primi soccorsi
(A) alle eventuali vittime, effettuare il triage (A) e prestare la propria opera per
l’allontanamento degli scampati verso le uscite di sicurezza (B),
la Forze dell’Ordine, poiché è possibile che l’evento sia doloso (B) e comunque
per regolare (A) il traffico veicolare lungo il perimetro della struttura per favorire
l’afflusso dei mezzi di soccorso,
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il SET, per il trasporto delle vittime eventuali presso altre strutture (A), assistenza
alle vittime in caso di evacuazione (A) e l’apporto di strumentazione e
attrezzature per l’assistenza (B),
la DSP, per il coordinamento delle operazioni di soccorso (A),
i reperibili dell’Ufficio Tecnico (A), del Servizio Prevenzione e Protezione (B), ed
eventualmente della Gestione Emergenza Interna (A), per i compiti di
coordinamento tecnico, di ausilio nell’evacuazione e di supporto alle operazioni
di soccorso in prima battuta, e di ripristino dei sistemi eventualmente danneggiati
dall’evento in un secondo momento,
dopo indicazione da parte della DSP eventualmente convocare l’Unità di Crisi
Aziendale.
In ultima battuta, ma non meno importante per evitare fenomeni legati al panico
(C2), è bene che tutta la Struttura sia informata di ciò che sta accadendo. Un
operatore del COGE (se presente secondo operatore) dovrà quindi:
telefonare a tutti i reparti (A) seguendo un ordine radiale (B) orizzontale e
verticale ed informandoli della situazione in atto (A) e che attualmente non ci
sono pericoli (B) in corso,
dovrà dare istruzioni di non muoversi dai reparti (A) e di chiudere tutte le porte e
finestre esterne al reparto per evitare l’ingresso di eventuale fumo e fuliggine,
richiederà ad un operatore del reparto di tenersi pronto, eventualmente, per far
parte della SEP (Squadra Evacuazione Pazienti) per l’evacuazione dei pazienti
del reparto interessato dall’evento.
Queste informazioni possono essere trasmesse anche con strumenti e modalità
diversi dalla chiamata telefonica, purché efficaci.
Attivazione del PEI – Chiamata dal COGE alla SPI
Una volta ricevuta la chiamata per un principio di incendio, il COGE deve:
attivare la SPI (A), che avrà il compito di verificare l’effettivo evento (A),
dimensionarlo (B) ed effettuare una prima ricognizione (A) ;
dare l’allarme al CNVF.
Nel caso di segnalazione da centrale di rilevazione, l’allarme al CNVF sarà
trasmesso solo previo accertamento dell’evento dal parte della SPI.
In seguito all’effettuazione della prima ricognizione da parte della SPI ed alla
conseguente comunicazione al COGE, ovvero, in relazione alla gravità dell’evento,
immediatamente a seguito della ricezione della segnalazione di incendio, il COGE
potrà:
proseguire la catena di allarme (come descritta al paragrafo precedente)
interrompere la catena di allarme
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Nel primo caso si procederà al salvataggio delle persone in pericolo,
all’evacuazione dei locali, al contenimento ed estinzione dell’evento, ed attenderà
all’ingresso concordato l’arrivo delle Squadre del CNVF.
Nel momento della pianificazione bisogna prevedere tutte le azioni che devono
essere compiute dal COGE e dalla SPI e processarle con un flowchart (A) o con una
tabella (B). Un solo elenco di azioni, non collegate fra loro (C1), potrebbe generare
confusione nel processo.
Scheda d’intervento
Ogni singolo intervento che verrà effettuato dalla SPI dovrà rimanere traccia
documentale redigendo apposita nota (A) su scheda di intervento pre-stampata, in
cui si dovranno evidenziare i seguenti dati:
data e ora dell’evento (A), dell’intervento (A) e della conclusione dello stesso (B),
luogo dove si è verificato l’evento (A) e le sue conseguenze in termini di danni
alle persone (A) o alle strutture (B),
utilizzo di presidi di estinzione (B),
interruzione (B) o proseguimento (A) della catena di allarme,
ogni altro dato (B) che si ritenesse importante ai fini di rilevare bug del sistema di
segnalazione (A), allarme (A) ed estinzione (A).
La scheda di intervento ha la finalità di gestione del rischio e miglioramento della
qualità. Infatti le schede, correttamente compilate ad ogni intervento, permetteranno
di ottimizzare le procedure e verificare l’efficacia dei sistemi di risposta.
Uso dei dispositivi d’estinzione
L’utilizzo dei sistemi d’estinzione deve essere prontamente segnalato all’Ufficio
Tecnico e/o al Servizio Prevenzione e Protezione per il ripristino immediato dei
presidi utilizzati.
Dispositivi di comunicazione
I dispositivi di comunicazione che dovranno essere utilizzati per diramare
l’allarme alla SPI devono essere consegnati ad ogni inizio turno dal COGE (B), in
base ai turni di servizio antincendio che verranno stilati (A) mese per mese a cura
della struttura all’uopo dedicata (Direzione Sanitaria di Presidio (B), Ufficio Tecnico
(B), SPP (A) o Gestione Emergenza Interna (A)).
Il ritiro e la consegna dei dispositivi di comunicazione dovrà avere nota
documentale (A), per cui dovrebbe essere istituito un registro delle firme (B) di coloro
che ritirano e riconsegnano.
Turni di Guardia Antincendio
Ogni mese dovranno essere stilati i turni di guardia antincendio della SPI. Copia
originale del turno dovrà essere conservata a cura del servizio che ha la
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responsabilità della gestione degli stessi (A). Copia dovrà essere consegnata al
COGE (A), alla Direzione Sanitaria di Presidio (A) ed ai singoli componenti (B).
6.3
Contenuti specifici – Linee guida strutturazione PEvac
Principi generali
L’evacuazione di una struttura si rende necessaria a causa dell‘improvvisa
propagazione dell’evento all’interno della struttura, nonostante si siano adottate tutte
le misure di sicurezza.
L’evacuazione è una procedura che mette a rischio sia gli operatori sia le persone
che ne sono interessate direttamente ed indirettamente. L’abbandonare velocemente
dei locali invasi da fiamme e fumo con la visibilità compromessa, può esporre ad
incidenti, specialmente se le operazioni non sono precedentemente pianificate.
L’evacuazione può essere parziale o totale. Con il termine parziale s’intende che
una struttura possa essere evacuata all’interno del complesso nel quale è ubicata;
per evacuazione totale si intende l’abbandonare tutto il complesso per raggiungere
delle aree esterne al complesso stesso (APA).
L’evacuazione può essere inoltre orizzontale o verticale, a seconda che avvenga
radialmente lungo lo stesso piano o preveda la discesa o la salita verso vie di esodo
posizionate in basso o in alto rispetto al punto che deve essere abbandonato.
L’evacuazione può ancora essere rapida o dilazionata. Nel primo caso prevede
l’allontanamento dal pericolo delle persone coinvolte più prossime all’evento: si
adotta in tutti i casi in cui l’incidente è improvviso e violento (ed esempio esplosione
con incendio). Nel secondo caso (ad esempio allagamento) l’evento permette di
effettuare un triage sulle persone che devono essere evacuate in prime ed in
seconda battuta: in questo caso, per quanto riguarda le strutture sanitarie, la
decisione su chi deve essere evacuato per primo spetta ai sanitari curanti.
Coordinamento operativo delle operazioni
Il ruolo di coordinamento operativo dell’emergenza compete alla DSP (Direttore
Sanitario di Presidio o suo sostituto) (A), o laddove presente, al Direttore del Servizio
di Gestione Emergenza Interna (B).
La Direzione Sanitaria, informata dagli operatori del COGE tramite la procedura
di comunicazione dell’allarme, interviene o dispone gli interventi, eventualmente
convocando l’Unità di Crisi (B).
Nel periodo di tempo necessario affinché la Direzione Sanitaria possa svolgere la
funzione di coordinamento dell’emergenza, questa funzione viene svolta dai
componenti della Squadra di Primo Intervento, con la collaborazione:
del personale sanitario della Struttura/Servizio presente,
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della squadra MET,
da almeno un operatore di ogni SS o SC della presidio in cui è in corso l’evento,
da ogni operatore non impegnato nell’assistenza diretta all’utenza (operatori
amministrativi e tecnici, assitente spirituale, guardie giurate, ecc…).
Attori del PEvac
Nella strutturazione del PEvac è necessario considerare innanzitutto le figure che
interverranno nella gestione del piano. Queste sono:
COGE – Centrale Operativa Gestione Emergenza,
SPI – Squadra Primo Intervento,
SEP – Squadra Evacuazione Pazienti,
personale in servizio presso le SS e SC dei presidi.
SEP – Squadra Evacuazione Pazienti
La SEP è una squadra virtuale che viene composta all’occorrenza dal personale
normalmente in servizio di istituto: tecnici, sanitari, amministrativi, personale diverso
(assistente spirituale, guardie giurate, ecc…) e che, all’occorrenza, viene attivata per
far fronte all’evacuazione, assolvendo principalmente il compito salvataggio e
sgombero delle vittime.
L’attivazione della SEP può essere richiesta:
dall’operatore della SPI,
dal CNVF una volta giunti sul posto,
dalla DSP o da chi per essa delegato istituzionalmente.
e avviene tramite comunicazione del COGE.
Normalmente la SEP non ha a disposizione alcun materiale per l’evacuazione
(C2) ma si serve di ciò che di più idoneo è presente nel reparto e nelle stanze di
degenza.
Tuttavia questo potrebbe comportare delle difficoltà notevoli soprattutto quando
l’evacuazione avviene verticalmente, lungo i vani scale, dove i pazienti, specialmente
quelli con deficit motori, hanno notevoli limitazioni al movimento.
Tale limitazione può essere risolta utilizzando i coltrini portaferiti per il trasporto di
emergenza (B) o le sedie di evacuazione (B) che altro non sono che delle sedie a
rotelle munite di dispositivo di frizione a cingolo che permette il trasporto di pazienti
lungo le scale utilizzando un solo operatore (A).
Attivazione del PEvac – Chiamata della SPI al COGE
L’attivazione del PEvac prevede una procedura univoca che inizia nel momento
in cui gli operatori della SPI hanno effettuato la ricognizione sul luogo dell’evento ed
hanno stabilito la necessità di evacuazione.
A questo punto uno degli operatori (B) o l’operatore (A) del COGE deve iniziare le
procedure di attivazione che prevedono, innanzitutto, l’allertamento di tutta la
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struttura in toto che deve essere informata delle procedure in atto (vedi paragrafo
6.2).
Una volta ricevuta l’avviso da parte della SPI di dare inizio alle procedure di
evacuazione, il compito dell’ operatore del COGE è di:
telefonare a tutti i reparti (A) seguendo un ordine radiale (B) orizzontale e
verticale richiedendo ad un operatore di recarsi presso il reparto interessato
dall’evento per far parte della SEP,
al termine della comunicazione generale a tutti i reparti, contattare l’operatore
SPI (B) per informarlo dell’avvenuta costituzione della SEP,
attendere istruzioni (A) senza abbandonare la propria postazione (C2).
Compiti congiunti SPI – SEP – Personale del reparto
Una volta costituita la SEP presso il sito dell’evento, il sanitario responsabile del
reparto (A) per le ovvie conoscenze della situazione clinico-assistenziale dei pazienti
presenti, diventa il Coordinatore della SEP, ed indirizza gli operatori all’evacuazione
dei diversi utenti secondo l’ordine di gravità correlato alle condizioni cliniche;
preferibilmente dovranno essere evacuati i pazienti, nell’ordine (B), che:
sono in grado di deambulare autonomamente,
sono in grado di deambulare sostenuti da un solo operatore,
sono in grado di deambulare con l’ausilio di due operatori,
sono allettati e non presentano terapie in atto o presidi fissati al letto di degenza
(cateteri vescicali, infusioni, drenaggi, ecc…),
sono allettati e presentano terapie in atto o presidi fissati al letto di degenza
(cateteri vescicali, infusioni, drenaggi, ecc…),
Un ordine diverso (C1 – C2) potrebbe comportare un ritardo nel trasporto dei
pazienti che potrebbero trarre il maggiore beneficio dall’evacuazione, aggravandone
la situazione clinica.
La SEP termina il proprio compito (A) quando tutti i pazienti sono stati evacuati
secondo le modalità decise dalla SPI o dal CNVF oppure quando non vi sia più la
possibilità di raggiungere altri pazienti prima della messa in sicurezza della struttura
da parte del CNVF. In ogni caso (B) prima di allontanarsi (C1) è necessario
chiederne l’autorizzazione al componente SPI o se presente il responsabile per la
Direzione Sanitaria di Presidio.
Compiti del MET
Condividendo i principi derivanti dalla DGR 5-9887 del 27.10.2008 che indicano
le linee guida sulla gestione dell’emergenza clinica intraospedaliera, il Medical
Emergency Team interverrà su richiesta della SPI e comunque in concomitanza con
l’attivazione della SEP. I suoi compiti sono:
effettuare il triage delle vittime (A),
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individuare un’area (B) per il primo trattamento dei feriti più gravi (codici Giallo e
Rosso) al riparo dal rischio evolutivo (A),
attivazione delle risorse necessarie attingendo dalle Aree Critiche (A),
valutare la richiesta di supporto, laddove presente, da parte del personale del
Pronto Soccorso (B),
tenere costantemente informata la Direzione Sanitaria sul numero e tipologia dei
feriti (A),
supportare le funzioni vitali dei pazienti critici fino alla presa in carico (A) da parte
dei servizi accettanti (rianimazione, Pronto Soccorso, SET 118).
I materiali dai quali potrà attingere (B), oltre quelli in dotazione al MET, potranno
essere i carrelli di emergenza dei reparti limitrofi all’area decisa per il trattamento,
salvo eventuali emergenze concomitanti (C1).
7.
Conclusione
Il presente progetto può essere validamente utilizzato per stilare i Piani di
Emergenza relativi alla gestione della Maxiemergenza interna alla struttura ed
all’Evacuazione. I principi generali enunciati sono relativi a “criteri di massima” per cui
potranno validamente essere implementati a cura di coloro che li redigeranno.
Al fine di rendere operativi i piani di emergenza, occorre che essi siano adottati
formalmente dalla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria (ai sensi dell’art. 18
D.M. 81/2008).
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APPENDICE A – Schema procedura di attivazione dei piani di emergenza
COGE
Avvistamento
o segnalazione
dell’emergenza
Personale, pazienti, visitatori, allarmi
Attivazione PEI:
Comunicazione al COGE
Attivazione SPI
NO
COGE
Allarme CNVF
NO
SPI
Allarme
automatico?
SI
Informazioni
sufficienti?
SPI
Accertamento gravità/entità dell’evento
Comunicazione al COGE
Accertamento gravità/entità dell’evento
Comunicazione al COGE
SI
COGE
NO
Risoluzione
evento?
Chiamata MET
Chiamata Forze dell’ordine
SI
Chiamata SET
Falso allarme?
DSP
Reperibili Ufficio Tecnico, SPP,
Gestione Emergenza Interna
COGE
Rientro allarme CNVF
NO
Comunicazione e istruzioni ai reparti
Allerta operatori reparti per
eventuale formazione SEP
COGE
Allarme CNVF
DSP/SPI/CNVF
Coordinamento Emergenza
Necessità di
evacuazione?
NO
COGE/SPI/Personale/CNVF/MET
Esecuzione procedure di gestione
dell’emergenza
SI
DSP/SPI/CNVF
Attivazione PEvac:
Richiesta costituzione SEP
COGE
Chiamata reparti per costituzione SEP
Comunicazione a DSP/SPI/CNVF per
avvenuta costituzione SEP
Attivazione MET
DSP/SPI/CNVF
Coordinamento Emergenza ed
Evacuazione
COGE/SPI/SEP/Personale/CNVF/MET
Esecuzione procedure di gestione
dell’emergenza e di evacuazione
Fine Emergenza e
ripristino delle condizioni
normali di esercizio
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APPENDICE B – Glossario
APA – Area Protetta di Attesa – È un’area non attrezzata destinata alla prima
accoglienza delle vittime evacuate dalla struttura, al riparo dagli eventuali rischi
evolutivi o dotata di sistemi di protezione dalle fiamme e dal fumo. All’interno di
quest’area le vittime potranno ricevere le prime cure sanitarie in attesa
dell’allestimento di altre aree di ricovero provvisorio o dell’evacuazione presso altre
strutture ad opera del SET
Catastrofe – È quella maxiemergenza in cui il numero delle vittime e la gravità
dell’evento superano la capacità di risposta dei servizi di emergenza locali
CNVF – Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco - Fa parte del Dipartimento dei Vigili
del Fuoco, del Soccorso Pubblico e delle Difesa Civile del Ministero degli Interni
COGE – Centrale Operativa per la Gestione Emergenza – Area individuata
all’interno del Piano dalla quale verranno coordinate tutte le operazioni rivolte a far
fronte all’evento. Questa area può trovare la sua ubicazione presso un servizio
operativo 24 ore su 24 per le strutture in regime di ricovero o in un servizio che operi
per tutta la durata dell’apertura in quelle strutture territoriali che operino a servizio
principalmente diurno (Poliambulatori, SERT, ecc…)
HDM – Hospital Disaster Manager – È quell’operatore che ha la responsabilità
tattico-logistica dell’applicazione del Piano di Emergenza Interno. L’HDM ha seguito
©
specifico corso denominato “Corso Hospital Disaster Management ™” la cui validità
è ritenuta efficace sia dall’Istituto Superiore di Sanità che dalla Commissione Salute
del Senato della Repubblica, che l’ha inserita come metodo di gestione delle
maxiemergenze all’interno delle struttura ospedaliere (rif. Indagine conoscitiva della
Commissione Sanità del Senato della Repubblica recentemente inviata a tutte le ASL
ed ASO del territorio nazionale)
©
iES ™ – interactive Emergency Simulator – Appositamente disegnato per la
simulazione di incidenti critici maggiori all’interno delle strutture sanitarie/ospedaliere,
ha la funzione di guidare il discente verso le scelte migliori utilizzando le risorse
disponibili per affrontare l’evento e gestire le vittime.
Incidente Maggiore – È quella maxiemergenza in cui il numero di vittime e la
gravità dell’evento non superano la capacità di risposta dei servizi di emergenza
locali
Maxiemergenza – Si definisce maxiemergenza un qualsiasi incidente che
comporti un elevato numero di vittime e che sia in grado di mettere in difficoltà il
sistema di risposta istituzionale. I due livelli della maxiemergenza sono: catastrofe ed
incidente maggiore
MET – Medical Emergency Team – La DGR 5-9887 del 27.10.2008 indica a tutti
gli ospedali di dotarsi di un equipe formata da un medico ed un infermiere
possibilmente provenienti dall’area critica (Rianimazione, Terapie Intensive, Pronto
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Soccorso) che intervengono all’interno della struttura in caso di emergenza clinica.
Sono dotati di materiale mobilizzabile per le procedure ALS.
PEI – Piano di Emergenza Interno – Comprende tutti i protocolli e le procedure
necessarie a far fronte ad un determinato evento, il cui accadimento è ipotizzabile
dall’analisi del rischio.
PEIMAF – Piano di Emergenza Interno per il Massiccio Afflusso di Feriti – È il
piano che nasce dall’esigenza di far fronte alla gestione di un improvviso e massiccio
afflusso di feriti che supera le capacità ordinarie di farvi fronte; tutte le vittime devono
giungere dal medesimo sito eventuale ed essere affette dalla medesima patologia
prevalente (solitamente traumatica). Il PEIMAF permette la riallocazione delle risorse
ospedaliere in attesa dei rinforzi provenienti dall’esterno, garantendo una modularità
di risposta in base ai bisogni presenti che non saranno costanti nel tempo. All’Interno
del PEIMAF trovano risposta non solo i bisogni di tipo sanitario, ma anche quelli di
tipo sociale e comunicativo verso la popolazione, i media e le istituzioni
PEvac – Piano di Evacuazione – Comprende tutte le procedure necessarie per
far fronte all’evacuazione totale o limitata di una struttura sanitaria. Il PEvac può
comprendere delle procedure specifiche per determinati servizi (come ad esempio il
Blocco Operatorio) che per le loro caratteristiche non possono seguire le procedure
di servizi con caratteristiche “di base”
PO – Presidio Ospedaliero – Insieme di una o più strutture di una Azienda
Sanitaria in cui si erogano prestazioni clinico-assistenziali in regime di ricovero.
Queste strutture sono caratterizzate dall’approcio multi professionale e
multispecialistico ed affrontano patologie medico-chirurgiche che per acuzie e/o
complessità diagnostico-terapeutica o intensità del bisogno assistenziale, non sono
trattabili in regime domiciliare, ambulatoriale, residenziale o semi-residenziale
SET – Servizio di Emergenza Territoriale – Più comunemente conosciuto come
Sistema 118, è il servizio che ha il compito, su tutto il territorio nazionale, di
organizzare e gestire l’intero sistema di emergenza, dal momento del ricevimento
della chiamata (evento) fino al ricovero della vittima presso i Dipartimenti di
Emergenza e Accettazione
SEP – Squadra Evacuazione Pazienti – È una squadra virtuale composta dal
personale presente nella struttura dei reparti non interessati dall’evento. Interviene,
attivata dalla SPI e sotto suo diretta supervisione, nel reparto interessato dall’evento
per collaborare nell’evacuazione dei pazienti presenti che non possono mobilizzarsi
autonomamente. Può avvalersi di presidi idonei alla mobilizzazione in queste
particolari situazioni (coltrini portaferiti, sedie a frizione, ecc…)
SPI – Squadra di Primo Intervento – Nucleo di una o più persone che, dopo
specifica formazione in base al DM 10 marzo 1998 (corso C, per addetti antincendio
in attività a rischio di incendio elevato), mettono in atto le procedure previste dal
Piano di Emergenza Interna aziendale, al fine di attuare azioni antincendio e/o di
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contenimento dell’evento, iniziare le procedure di evacuazione e collaborare con il
CNVF per fornire le necessarie informazioni sulla struttura al loro arrivo
Vittima – Qualunque persona che, coinvolta in un incidente, ne subisce danni (di
qualsiasi entità sia sul fronte biologico sia sul fronte psicologico e sociale) o
addirittura la morte (non è quindi legata solo al concetto di morte)
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Ospedale sicuro La progettazione dei piani di emergenza
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