storia della juve - filosofiaedintorni

Transcript

storia della juve - filosofiaedintorni
LA STORIA DELLA JUVE...
Maddalena Bellissimo 5^E, a.s. 2006-7
1897. LA PANCHINA DI CORSO RE UMBERTO.
L' inizio della storia della Juve è una leggenda. O, meglio, un gustoso romanzo che
comincia nella primavera 1897 e si concretizza qualche mese dopo (la data non è
precisa: c'è chi dice settembre, chi ottobre, ma è considerata ufficiale la data del 1°
Novembre).
Gli studenti del liceo Massimo D'azeglio di Torino si radunano accanto a una
panchina di corso Re Umberto, quasi angolo corso Vittorio Emanuele. La Juventus
nasce così. Ma la ricerca del nome è complessa, tra le tante proposte: poteva
chiamarsi “Irish Club”, “Augusta Taurinorum”; i latinisti suggeriscono “ Ludus” e
“Fatigando delectamur”, i torinesi doc optano per “Via Fort”. Alla fine unanimità di
consensi per Sport Club Juventus, gioventù, perchè gli sportivi restavano giovani
tutta la vita. Prima sede ufficiale, l'officina dei fratelli Canfari, corso Re Umberto 42;
quota d'iscrizione una lira.
Il primo presidente è Eugenio Canfari.
1898. IN MAGLIA ROSA.
La sede viene spostata in uno stallaggio in via Piazza 4, crocetta. Ora la Juventus è
una squadra vera è propria; l'altra società cittadina, FC Torinese, la invita ad un'
amichevole al velodromo Umberto I (demolito ad inizio secolo). La prima divisa
ufficiale è di pecorella rosa con pantaloni neri, fascia nera alla cintola, berrettino
alla savoiarda e farfallino nero.
La prima formazione: Varetto, Ferrero, Gibezzi, Rolandi, Chiapirone, G. Nicola,
Armano, Malvano, M. Nicola, Donna e Farlano.
L'8 Maggio si disputa a Torino, in un solo giorno, il 1° campionato di football: 4
squadre, ma la Juventus non è ancora pronta.
1899. C'E’
’ANCHE IL DUCA DEGLI ABRUZZI.
Gli anni del pionierismo sono duri, anche perché i ben pensanti non vedono di buon
occhio quei “ragazzacci” che prendono a calci una palla. Per fortuna gioca anche
qualche vip, come il Duca degli Abruzzi, celebre esploratore, che al Valentino si
esibisce con una squadra chiamata Internazionale e contribuisce a dare un tocco di
classe alla nuova moda del football, mentre il mondo preferisce ancora sport più
mondani come ippica e ginnastica. La Juventus riceve i primi inviti ed è la prima
squadra a portare a Torino una squadra straniera. La squadra di Canfari cresce di
prestigio e acquisisce il diritto di giocare al Velodromo.
1900. IL CAMPIONATO FINISCE INA GARA.
L'11 Maggio è un'altra data storica. Dopo tre anni di rodaggio, ecco il giorno
dell'atteso debutto ufficiale in campionato, proprio mentre a Torino nasce la Fiat e
la Mole Antonelliana è stata da poco costruita. Con la Juventus, diventeranno i tre
simboli universali della città. La prima avventura, nella 3° edizione del torneo, dura
un solo pomeriggio. Si gioca in piazza d'Armi, che è ancora periferia estrema. I
calciatori vengono battuti per 1-0 dal FC Torinese ed escono immediatamente di
scena, però fanno una buona figura, sfiorando anche il goal.
1903. ARRIVANO LE MAGLIE BIANCONERE.
Le maglie di pecorella rosa (fini e costose: 70 centesimi al metro) sono ormai stinte.
John Savage, industriale inglese simpatizzante della Juventus, si offre di rinnovare
le divise e ordina quelle nuove a Notthingham, dove ha interessi commerciali.
Orrore, quando arrivano le nuove maglie: per un errore è diverso il colore. Sono
bianche e nere, a strisce verticali. La nuova divisa , che non piace, diventerà
leggendaria, però mancano soldi per una nuova ordinazione. E la Juventus per
caso cambia look.
1904. SOLDI E RINFORZI DALLA SVIZZERA.
C'è sempre il Genoa a intralciare i sogni di gloria della Juventus, che per il secondo
anno arriva ad un passo dal trionfo in campionato. Di nuovo in semifinale viene
sconfitta ( 1-0) dal Genoa al termina di una partita combattuta e incerta. Ma la
squadra è sempre più forte e dalla Svizzera arrivano tre fratelli, che portano un po'
di talento e, soprattutto, tanto denaro.
Così al suo 6° anno la Juventus è già grande e vinc e il primo scudetto.
1906. IL PRESIDENTE DICK FONDA IL TORINO.
Il presidente dello scudetto, Alfredo Dick, uno svizzero proprietario della manifattura
“Pellami e calzature”, ha grandi idee ma è un personaggio discusso e viene
costretto a dimettersi. È accusato di voler esportare all'estero la Juventus
cambiandole perfino il nome in “Jugend Fusballverein”, alla tedesca. Così se ne va
fra le polemiche e insieme al presidente della FC Torinese, fonda una società che
diventerà rivale storica dei bianconeri: il FC Torino. Nato, appunto da una costola
della Juve.
1915. NASCE “HURRA’
’” PER I SOLDATI.
La prima guerra mondiale, dopo l'uccisione dell'Arciduca d'Austria, non ha ancora
coinvolto l'Italia. E il campionato 1914-15, diciottesimo della storia, parte
regolarmente a ottobre. Non arriverà alla fine, sospeso a maggio per sopravvenuti
problemi bellici. Per la Juve fu una stagione dignitosa, conclusa in anticipo perchè
una sola squadra aveva diritto di accedere alla fase finale, e i bianconeri si erano
classificati dopo il Genoa. Anche per i calciatori sta per scoccare l'ora triste della
guerra; viene fondato “Hurrà Juventus”, il giornale bainconero che arriverà anche al
fronte per raccontare quel che resta del calcio e che resisterà fino all'ottobre 1916,
prima di interrompere le pubblicazioni.
1917-19. I BOMBER SPARANO AL FRONTE.
Sono gli anni bui della guerra. I cannoni sostituiscono tristemente i cannonieri, e
molti bianconeri partono per il fronte; tra cui gli ex ragazzi del liceo D'Azeglio.
Quando i cannoni cessano di seminare terrore, lo sport torna prepotentemente alla
ribalta. E il calcio,in modo speciale, viene salutato come segnale di resurrezione.
Insieme col ciclismo, che continua ad affascinare le folle. Così la palla torna al
centro e la Juventus ricomincia la sua scalata, col professor Corrado Corradini, un
poeta, presidente.
1936. MUORE EDOARDO AGNELLI, SOLTANTO UN 5° POSTO.
Dopo i trionfi a catena, ala tragica morte in estate, in un incidente aereo, di Edoardo
Agnelli è stata triste presagio di un periodo amaro. Anche se la squadra, pur non
vincendo, non crollerà, finendo al 5° posto, nel ca mpionato vinto dal Bologna. Dopo
i tormenti della stagione precedente, la Juve sfiora un nuovo scudetto e conquista
la sua prima Coppa Italia.
1944. SI GIOCA IL TORNEO DI GUERRA.
È quasi un miracolo se si gioca fino al 1944, un abbozzo di torneo regolare
denominato Campionato di Guerra. Grazie al presidente Dusio, industriale, la
Juventus diventa Cisitalia e può proseguire, mentre il Torino per un anno si chiama
Torino Fiat. Questo fu un torneo strano e improvvisato, ricco di paure e incognite.
Tra la fine del '44 e il e al primavera del '45 l'attività calcistica è ferma in blocco. La
fiammella dello sport viene tenuta accesa soltanto da qualche esibizione, come un
paio di derby. Uno si gioca il giorno di Pasqua del '45 per onorare la memoria di Pio
Marchi, glorioso bianconero decaduto sotto i bombardamenti; ma la partita viene
sospesa tre volte perchè gli spettatori contagiati dal clima dei tempi si prendono a
pistolettate. Il calcio vive giorni difficilissimi, con amichevoli semiclandestine in
provincia: l'ingaggio è pattuito in formaggio, burro, sacchi di riso. M al Juve resta
unita grazie al carisma di Dusio.
Finita la guerra, il calcio riprende faticosamente quota. E le squadre liberate dal
regime, ritrovano i nomi tradizionali: Inter, Milan, Genoa. Anche gli stadi
abbandonano i nomi imposti dal fascismo, così il “Benito Mussolini”di Torino
diventa semplicemente il “Comunale”.
1980. CALCIO SCOMMESSE SENZA MACCHIA.
Gli anni dalla 2° Guerra Mondiale sono passati tra vittorie e sconfitte per la Juve tra
i vari campionati e derby...ma esplode il primo calcio-scandalo: il Milan viene
retrocesso in B per le scommesse clandestine, con la Lazio. La Juve seconda
riesce a non farsi immischiare mai negli strani “giochi” che avvelenano il calcio.
1985. A BRUXELLS TRIONFO E TRAGEDIA.
Bruxelles: un trionfo nell'incubo della tragedia, nel ricordo dei tifosi schiacciati nella
calca. L a Coppa Campioni sembra davvero “maledetta”, e non può esserci gioia
vera nella vittoria sul Liverpool segnato dalla furia omicida degli holigans. Ma la
stagione regala, per fortuna altre soddisfazioni, come la Supercoppa europea
conquistata al comunale: neve e ghiaccio sul campo, la Juve organizza squadre
d'emergenza per spalare e rendere agibile il campo, affitta centinaia di stufette a
gas che sghiacciano il terreno.
1992. RIECCO BONIPERTI E TRAPATTONI.
Giovanni Agnelli, deluso dalla stagione precedente, ha richiamato Boniperti ma
anche l'allenatore dei tanti trionfi, Giovanni Trapattoni, reduce da 5 stagioni col
l'Inter. Così la squadra ritrova un buon assetto difensivo e funziona, vincendo in
campionato il Trofeo Berlusconi a San Siro. Proprio con i rossoneri, duello
entusiasmante per l'intera stagione; i bianconeri tengono il passo e pareggiano gli
scontri diretti. Alla fine un secondo scontro tutt'altro che deludente. In Coppa Italia,
la Juve elimina anche il Milan, ma si deve arrendere in finale all'emergente Parma.
1995. LIPPI FA SUBITO UN DOPPIO CENTRO.
La Juventus viene affidata a Marcello Lippi, reduce dall'aver portato il Napoli in
Europa.Mentre Trapattoni emigra al Monaco. Così tra un ritocco in difesa, un
rinforzo di vari giocatori come Dino Baggio, la juve vola e prende il largo, vincendo
lo scudetto e la Coppa Italia. Da qui il vero inizio di una Juve vincente!!!
LE LORO PIU’
’IMPORTANTI VITTORIE.
−
−
−
−
−
−
IL 1° SCUDETTO: nel 1905 non si gioca ancora per lo scudetto ma per la “
targhetta”, sono i tempi dei giocatori con i baffoni a manubrio e delle divise mai
uguali
IL QUINQUENNIO: ci fu, agli albori del calcio il domino del Genoa, ma il ciclo
dei 5 scudetti consecutivi consegna alla Juventus la popolarità che nessuna
altra squadra aveva avuto.
GLI SCUDETTI DI TRAPATTONI: in dieci anni di allenamento alla Juve, il trap
perse solo 4 scudetti.
LIPPI ESORDIO VINCENTE: con una nuova dirigenza e Lippi in panchina i
bianconeri tornano allo scudetto dopo un'astinenza di nove anni che non aveva
precedenti nel dopoguerra.
LE NOVE COPPE ITALIA: come per gli scudetti, anche nel numero delle
Coppe Italia la Juventus non ha rivali: ne ha vinte nove, due in più della Roma.
COPPA CAMPIONI , CHAMPIONS LEAGUE, COPPE UEFA '77-'90-'93,
COPPA INTERCONTINENTALE
I GRANDI CAMPIONI.
ROBERTO BETTEGA.
Nel parlare di Bettega è difficile resistere all'incantesimo del suo talento, della sua
eleganza. Attaccante puro e poi sempre più versatile e completo, capace di gesti
sublimi, come il goal di tacco al Milan. Ma fu escluso dal calcio non solo per la sua
malattia polmonare, ma anche per l' infoturnio a un ginocchio.
DINO ZOFF.
Con lui, il mestiere di portiere ha toccato livelli di imbarazzante perfezionismo. Mai
espulso, mai squalificato, lo definirono “l'uomo dai silenzi parlanti”. In undici stagioni
di Juve ha vinto tutto, tranne la Coppa dei Campioni: l'unico sgambetto riuscito a un
destino che, per il resto, non ha potuto che inchinarsi.
CLAUDIO GENTILE.
Gentile di cognome e basta: egli era una delle sentinelle del tempio, forse la più
truce, sicuramente la meno incline ai compromessi. Gran crossatore,gran
marcatore, un timballo di grinta, faceva paura!!!
GAETANO SCIREA.
Un giocatore signore, un signore giocatore. Non un' espulsione, non una squalifica,
gioca a sostegno della difesa, senza disdegnare azioni di disturbo,incursioni mirate,
appoggi sapienti, goal calibrati.La morte ce lo porta via, in Polonia, in una missione
esplorativa, insieme all'allenatore Zoff. La lezione di Scirea risiede nel modo in cui
giocava, a testa alta, nel rispetto, quasi religioso, delle regole. È stato il destino a
barare, non lui.
SALVATORE SCHILLACI.
Nato povero a Palermo, e calcisticamente cresciuto a Messina, Schillaci irrompe
alla Juve in piene era berlusconiana. È un attaccante tutto istinto, un po' Sandokan
un po' Don Chisciotte, cavalca l'impossibile, gioca con la frenesia di un ragazzo,
insensibile agli ordini. Dopo la Juve è passato all'Inter e poi al Giappone. Ha vinto
poco, ma ha dato tanto.
ROBERTO BAGGIO.
Le sue punizioni, i suoi slalom, il suo look hanno comunque scosso una
generazione. Con la Juventus si è issato al Pallone d'Oro e allo scudetto. Nel 1993
la Fifa lo ha proclamato miglior giocatore.
ANGELO PERUZZI.
Ecco qua il portiere che ha pagato e vissuto una aggrovigliata storia di doping. Era
ancora squalificato, al tempo del trasferimento alla Juve.
FABRIZIO RAVANELLI.
Juventino da sempre e per sempre: anche adesso che i miliardi dei paperoni inglesi
lo hanno trascinato fin lassù a Middlesbrough. Piano piano, zitto zitto, si è costruito
un look e si è scavato una nicchia. Il suo modo di festeggiare i goal, con la maglia a
nascondergli il viso, ha contagiato mezzo mondo.
GIANLUCA VIALLI.
Juventini si può anche diventare, ma leader si nasce. Gianluca è il capitano che
schiuma di rabbia e di coraggio, quello dei goal in rovesciata, dei discorsi sullo
stato dell'unione juventina, delle battute sferzanti. Pelato in testa, ma non nel
cervello. Sostituibile, ma indimenticabile.
ALESSANDRO DEL PIERO.
Lo hanno ribattezzato il Pinturicchio, è diventato il simbolo e la mascotte della
squadra. Egli segue la squadra dal '93 fino ad ora 2007.
I Più GRANDI ALLENATORI.
GIOVANNI TRAPATTONI.
Un mito. Reduce da alcune esperienze col Milan dà il cambio e la Juventus
comincia a volare ovunque: in Italia, in Europa, nel Mondo. I suo primo decennio
bianconero è un record: nessun altro è resistito così tanto a lungo su questa
panchina. Con Trapattoni la Juve primeggia anche nelle competizioni continentali.
MARCELLO LIPPI.
Dà il cambio a Trapattoni nell'estate del '94 e la Juventus, reduce da un black out
record di 9 anni, torna allo scudetto.
LA SERIE DEI PRESIDENTI AGNELLI.
EDOARDO AGNELLI.
Il 1° Agnelli presidente. E soprattutto il presiden te del Quinquennio, Edoardo è il
figlio del senatore Giovanni, fondatore delle Fiat.
GIOVANNI AGNELLI.
Aveva la fortuna di guidare una fortuna. Sembra facile. La Juventus per Giovanni
non è mai stata un passatempo. Al contrario lo ha aiutato a scandire il tempo che
passa, aggiungendogli anni alla vita.
UMBERTO AGNELLI.
È una Juventus minore, quella che Umberto eredita per spirito di servizio, terzo
Agnelli presidente,dopo il padre e il fratello. Egli confiderà al suo amico Walter
Mandelli: “ Ho trovato una Juve scassata” . Ma la Juve rinasce e passa da un
successo all'altro. Nel frattempo Umberto viene elettp presidente della Figc, ed è
singolare che fra gli atti introduttivi del suo “governo” figuri l'istituzione dìi un nuovo
fregio, una stella, per decorare le maglie della squadra vincitrice di dieci scudetti.
LO SCANDALO DI CALCIOPOLI ASSALE ANCHE LA JUVE!!!
Lo scandalo del calcio italiano del 2006 è stato, in ordine di tempo, il terzo grande scandalo
(dopo quello del 1980, noto come Calcioscommesse e quello del 1986, noto come
Secondo calcioscommesse o Calcioscommesse 2) a investire il mondo del calcio
italiano, anche se come portata ed effetti è stato certamente maggiore dei primi
due. Definito dalla stampa impropriamente Calciopoli (per assonanza con
Tangentopoli, laddove in quel caso a reggere l'espressione era il termine tangente),
o anche Moggiopoli (la Gazzetta dello Sport lo definì Sistema Moggi) si dipanò,
secondo le risultanze processuali, tra il 2004 e 2006, ed emerse il 2 maggio 2006 a
seguito di alcune intercettazioni operate dal tribunale di Torino e soprattutto da quello
di Napoli (e fuoriuscite a opera di ignoti) nei confronti delle dirigenze di alcuni tra i
più importanti club italiani: Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan. Sotto accusa in un
secondo filone d'indagini anche la Reggina e l'Arezzo.L'accusa principale è di
illecito sportivo, verificato nel tentativo di aggiustare gli appaiamenti arbitrali per
determinati incontri di campionato o di intimidire (o corrompere) gli arbitri assegnati
affinché favorissero le azioni conclusive di una squadra a danno dell'altra.
Le accuse rivolte ai molteplici imputati, tra cui spiccano i nomi di Luciano Moggi e
Antonio Giraudo per la Juventus, del patron della Fiorentina Diego Della Valle e della
Lazio Claudio Lotito, nonché dell'addetto agli arbitri Leonardo Meani per il Milan,
spaziano dalla slealtà sportiva all'illecito sportivo, ambedue sanzionate dallo Statuto
della FIGC. Coinvolti nello scandalo anche i due designatori arbitrali al tempo delle
intercettazioni, cioè Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo, e alcuni arbitri, soprattutto
Massimo De Santis, ma anche Paolo Dondarini, Paolo Bertini, Domenico Messina,
Gianluca Rocchi, Paolo Tagliavento, Pasquale Rodomonti. Accusati gli stessi vertici
della Federcalcio, in particolare Franco Carraro e Innocenzo Mazzini, e dell'AIA, come
Tullio Lanese. In totale sono stati deferiti al giudice sportivo 22 personalità legate al
mondo del calcio.
Secondo l'accusa i dirigenti di società coinvolti intrattenevano rapporti con i
designatori arbitrali atti ad influenzare le designazioni per le partite delle proprie
squadre in modo da ottenere arbitri considerati favorevoli. In questo erano spesso
appoggiati o spalleggiati dagli esponenti della federazione coinvolti nell'inchiesta.
Sempre secondo l'accusa era pratica comune inoltrare attraverso i designatori
arbitrali o la federazione recriminazioni e velate minacce nei confronti degli arbitri
considerati non favorevoli. Particolarmente difficile la situazione della squadra
torinese, per cui è stata ipotizzata la presenza di una cupola, una sorta di sistema
con cui Luciano Moggi riusciva a gestire le designazioni degli arbitri nelle diverse
partite di campionato. Tra i numerosi contatti di Moggi si annoverano figure come
Giuseppe Pisanu, l'allora Ministro dell'Interno, oltre ad Aldo Biscardi e Fabio Baldas
(alcune telefonate evidenziano come Moggi abbia cercato di orientare
l'interpretazione degli episodi mostrati dalla moviola durante Il Processo di Biscardi).
Intervenuto in TV alla trasmissione Matrix, condotta dal Enrico Mentana, Paolo
Bergamo, uno dei due designatori arbitrali sotto inchiesta, ha affermato che le
telefonate a lui ed al suo collega Pierluigi Pairetto da parte dei dirigenti delle diverse
squadre erano molto frequenti. Sempre nel corso dell'intervista, l'ex designatore, ha
detto che durante la stagione calcistica 2003-2004 ha parlato più volte con l'allora
allenatore della Roma, Fabio Capello, per concordare le designazioni delle gare dei
giallorossi. La FIGC non ha considerato queste affermazioni sufficienti perché
venissero aperti nuovi filoni d'indagine.
Sull'inchiesta giudiziaria per truffa in ambito sportivo hanno lavorato quattro procure
e il processo si è concluso in tempi rapidi. Il procuratore federale Stefano Palazzi ha
richiesto durissime pene per gli imputati: dalla retrocessione alla revoca degli
scudetti per le squadre coinvolte, dalla radiazione a ingenti multe per alcuni
dirigenti. Il processo, in quanto gestito per intero dalla giustizia sportiva, è durato
appena dieci giorni, e la paura che possa prolungarsi (e quindi accavallarsi con
l'inizio del campionato di calcio) a causa di ricorsi o appelli al TAR è scongiurata dalla
minaccia di un intervento della FIFA o della UEFA, che vietano espressamente un
intervento statale negli affari sportivi. Ma la Juve, dopo la fallita conciliazione, vuole
a suo rischio e pericolo andare avanti fino alla Corte di Giustizia Europea.
Insistenti voci, nel corso dello svolgimento delle indagini, hanno avanzato il timore
che la partecipazione della nazionale di calcio italiana ai Mondiali di calcio Germania
2006 potesse insabbiare la vicenda, tuttavia è stato assicurato dallo stesso Ministro
per le Politiche Giovanili e lo Sport Giovanna Melandri che questa ipotesi era da
scartare. Non sono tuttavia mancate forze politiche, come UDEUR e Forza Italia, che
abbiano avanzato la proposta di un' amnistia generale.
Il 21 luglio la Procura di Napoli ha cominciato le indagini attorno ad una serie di
nuove intercettazioni che riguarderebbero la società presieduta da Pasquale "Lillo"
Foti, la Reggina Calcio, la quale viene indicata come squadra "orbitante del potere
moggiano". Sono stati emessi altri avvisi di garanzia sia per lo stesso Foti che per
l'arbitro De Santis e per l'ex designatore Paolo Bergamo, il quale era stato ritenuto
non giudicabile nella sentenza di primo grado emessa dalla CAF. Per motivi legati
alla slealtà sportiva è finito sotto accusa anche l'Associazione Calcio Arezzo, la cui
indagine è stata unita a quella intorno alla Reggina.
La Corte Federale ha emesso la sua sentenza d’appello il 27luglio 2006 con i
seguenti esiti per la Juventus: retrocessione in serie B con 9punti di penalizzazione
e revoca degli ultimi due scudetti!!!
BIBLIOGRAFIA
“IL GRANDE ALBUM DELLA JUVE” , CARLO ROSSELLA, LA STAMPA SPA ,VIA
MARENCO 32, TORINO 1999