Il Cammino - Liceo Ferraris

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Il Cammino - Liceo Ferraris
Annapaola Ribolzi1
Il Cammino
Pubblico questo semplice diario di un’avventura che avrei voluto condividere con alcuni colleghi del nostro liceo. Alla
fine, per motivi di ogni genere ci siamo trovate solo Cristina (Stefanati) ed io. Ma si sono affiancate a noi tre
fantastiche amiche Alle, Angela e Lory e un misterioso pellegrino che non c’è.
Non vi illudete! La proposta continuerà ad arrivare perché l’esperienza è impagabile e crea un incredibile spirito di
gruppo.
Siamo partite il giorno dopo il collegio docenti del primo settembre, ma soprattutto il giorno dopo l’inaugurazione
della aiuola dedicata alla nostra cara Giusi Bergami. Si dice che il pellegrino porti con sé dei sassi per le persone per
le quali vuole pregare. Io ne avevo uno del mio giardino, per la mia famiglia, e uno bello bianco e candido dell’aiuola
di Giusi. Lo abbiamo prelevato con l’intenzione di lasciarlo a metà strada e sostituirlo con un sasso del Cammino.
Lungo il Cammino ne ho raccolti due neri. Adesso, se nell’aiuola trovate non sasso nero, non buttatelo! E’ il segno del
nostro affetto per Giusi e per la nostra scuola. L’abbiamo depositato al cinquantesimo chilometro. Eccone la prova!
Non aspettatevi tanti contenuti culturali! E’ solo un breve spaccato del nostro cuore e di quello che ci capita quando ci
mettiamo alla prova facendo quello che pochi si aspettano da noi. Buona lettura e, come dice Shakespeare:
“the which if you with patient ears attend,
what here shall miss, our toil shall strive to mend”.
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Docente di Lingua e letteratura inglese al Ferraris.
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Fra un po’ si parte!
Fra qualche giorno partiremo, non ci conosciamo
ancora tutti e sei, ma ognuno conosce qualcuno del
gruppo. Così l’avventura sarà ancora più
emozionante. Ognuno di noi si aspetta qualcosa di
diverso. Vedremo cosa riusciremo a trovare. Per la
fatica, siamo allenati! Per tutto il resto forse no. Vi
faremo sapere come vanno le cose quando potremo e
se avremo la forza di postare qualcosa ogni giorno.
Augurateci buon cammino e, a presto!
Finalmente a Sarria
Siamo arrivate, abbiamo fatto quasi più automobile che aereo, ma siamo arrivate. Viaggio perfetto.
Milano Barcellona pressoché vuoto. Barcellona Santiago molto più affollato. Ci aspettava una
fantastica, enorme Mercedes nera con un autista che ci ha parlato in galiziano convintissimo che noi
capissimo tutto, ma ce la siamo cavata. Due ore di percorso durante il quale abbiamo visto tutti i
posti dove ci fermeremo nei prossimi giorni e abbiamo fatto una riflessione. Abbiamo percorso in
due ore quello che da domani faremo in cinque giorni. Questione di prospettiva e di punti di vista.
Cristina ed io, che quando siamo all’estero da sole siamo in genere in paesi anglofoni con un
seguito di studenti vocianti, abbiamo la strana sensazione che le macchine siano sul lato sbagliato
della strada. Anche questo, in fondo è solo un problema di prospettiva e di punti di vista. Poi ci
rendiamo conto che non siamo in Irlanda o in Inghilterra, ma in Spagna e quindi la guida a destra è
del tutto normale. Dall’auto abbiamo ammirato una campagna magnifica: mucche, pecore e …
pellegrini ovunque. Domani saremo fra loro!!! Ah, dimenticavo, qui le regole stradali si rispettano
veramente e se c’è un 50 all’ora la nostra fantastica enorme e luccicante Mercedes va a 50 all’ora. E
bravo il nostro autista. A Sarria abbiamo fatto fatica a trovare l’albergo, ma le indicazioni stradali di
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una signora che rischiava di perdere la dentiera e quelle di un “gasolinero” galiziano sono state
un’esperienza tra il surreale e il comico. Secondo me anche il nostro autista ha faticato a capirle!
Adesso un giretto in città, cena e a nanna che domani ci aspetta la prima fatica. Giusi proteggici da
lassù.
Prima tappa: Sarria /Portomarin
Ore otto, puntuali come cinque orologi svizzeri
siamo pronte per la partenza. 11 gradi non sono
molti, il cielo è coperto, ma noi ci siamo. Una
breve preghiera del pellegrino, di cui avremo
parecchio bisogno lungo la strada, si parte ed è
subito …… salita (nel senso Italiano della
parola). Ma non avevate detto che era tutto
pianeggiante. Cmq let’s go! Il paesaggio è
meraviglioso, tanto verde, verde Irlanda per
intendersi. Ci muoviamo in ordine sparso fino alla cima della
prima lunga salita della giornata. Siamo molto indaffarate a
farci timbrare la Credenzial, del resto qui sono tutti abilitati ad
apporre timbri. In una chiesina sperduta nel verde, un
vecchietto delizioso ci spiega che il suo timbro rappresenta
San Giacomo a cavallo. Qui momento di emozione,
camminiamo dicendo il rosario tutte assieme, siamo fra i
girasoli ed alcuni pellegrini si affiancano per un po’ e sono
certa che preghino con noi. Segue momento relax, mentre il
cielo si annuvola, il vento va e viene, ma quando viene è
proprio dispettoso.
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Ma noi non ci scoraggiamo e proseguiamo,
incontriamo sempre le stesse persone, un ragazzo
di Caserta alla ricerca di un espresso decente (lui
sa cosa chiedere per farselo fare), delle signore
venete, tanti spagnoli e una famiglia peruviana.
Ah dimenticavo, una coppia tenerissima padre e
figlio dodicenne, che bella esperienza per loro!
Oggi è stata la giornata dei profumi/odori.
L’odore di, diciamo, sterco aleggia nei villaggetti
di poche case attraverso i quali stiamo passando. L’odore di mucca è una costante: le mucche sono
enormi e come sempre mi fanno tanta paura, ma qui sono di un marroncino caffelatte che non è
male. Poi c’è l’odore del formaggio: ah, Alle ti sei ricordata di togliere dallo zaino i due pezzi che
non abbiamo mangiato a pranzo? Poi c’è l’odore di verde, di cucina dalle taverne. C’è anche l’odore
della stanchezza ma quello ce lo sentiamo addosso e ce lo siamo appena scrollato di dosso con una
bella doccia. Un pellegrino a cavallo, a dire il vero, ha lasciato un altro odorino… Verso le tre
avvistiamo Potromarin, ma è ancora là in fondo. Un attimo di scoramento e via. La camera è una
meta troooppo invitante. Alessandra mette la quarta e la avvistiamo in cima a una scalinata che non
promette niente di buono. Foto di rito e via, alla ricerca della Pousada de Portomarin. E qui siamo e
riposiamo. Buona serata a tutti e a domani. PS: ho beccato il padre della famiglia peruviana che
chiedeva dove si poteva mangiare senza fare troppa strada! Bene anche noi ci sentiamo così.
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Non c’è cammino senza dolore
Questa è la scritta di una delle magliette che vendono da
queste parti. Sulla maglietta, due piedoni ricoperti di
cerotti. Ecco il tema della giornata! Il dolore. Perlomeno il
mio ileo-psoas (non so se si scriva così) così dice, ma
credo di essere in buona compagnia. Resoconto della sera:
Angela e Lori con due fiacche ai piedi, e per fortuna,
altrimenti sarebbero già a Santiago ad aspettarci; qualche
doloretto a una gamba e una spalla di Cri; le mie spalle
gridano vendetta, ma lo spirito è alto. Oggi 25 Km come
dice il programma, forse qualcosa di meno: tempo fresco
in mattinata (siamo arrivati a 700 metri di altezza e l’aria
era proprio frizzantina) per fortuna che ieri mi sono comprata un fantastico pile verde speranza!
Decisamente più calda nel pomeriggio; ma andiamo in ordine: ore otto partenza e non si sgarra!
Foto di rito. Si parte in ….salita tanto per cambiare, ma una salita dolce, in un bosco da fate.
Verde da gnomi, il sentiero giallo ocra: sembra di essere in un film, lo hobbit potrebbe saltare
fuori da un momento all’altro. La luce del cielo è così bella che cerco di catturarla con la
macchina fotografica, ma non ci riesco. Scusate ma questa
sarà una sensazione solo e per sempre mia. Camminiamo
fra boschi e campi di grano, qualche silos. Il sentiero non è
più così affascinante e spesso siamo di fianco alla strada.
Mi ricredo; i limiti di velocità li rispettava solo in nostro
autista! Prima sosta caffè al decimo km e poi su, di nuovo
in salita, di nuovo nel bosco. Villaggetti, cani che non
abbaiano più tanto sono abituati al passaggio dei
pellegrini. Qualche raro cancello riporta la scritta “perro
perigroso”, ma secondo me sono notizie farlocche. Ah,
anche qui i cani pietiscono a tavola!! Guardate! Cammina
e cammina arriviamo all’ora di pranzo, ma il nulla è
davanti a noi. Do fondo a tutto quello che ho nello zaino e
confido nella prossima curva. Nel frattempo tento un
approccio con le mucche. Avete mai fatto un selfie con la
mucca?Eccolo qua. Finalmente il ristorante, non è un gran
che, ma la fame è tanta. Dopo un’ora si riprende e ad ogni
salita Alle, Angela e Lory mettono in atto un allungo che
scoraggia Cristina e me (chiaramente siamo le due più
lente). A un bivio vedo questa scena. Lo chiamiamo il
pellegrino stanco, ma un pellegrino non è di certo. Forse è
un impiegato delle poste che stanno lì dietro. Fra me e me
dico”Come si fa a dormire su un muro?” ma qualche ora e
kilometro dopo. Mai dire mai! La camminata finisce a
Palas de Rei dove ci accoglie una simpaticissima
receptionist che ci da tutte le dritte possibili e
immaginabili. Voglio aggiungere solo una foto: Ne
capiranno lo spirito solo i miei colleghi che abbiano
ascoltato bene la commemorazione di Giusi. Con questo,
buona notte e grazie Giusi.
Scusate il ritardo: Palas
de Rei/Arzua
Scusate, ma ieri sera, dopo 30 e dico 30 chilometri da Portomarin ad Arzua non ce l’ho fatta a
scrivervi nulla. In realtà ho preparato qualcosa, ma poi mi mancava la connessione a internet.
Comunque eccoci qua. La giornata è stata meravigliosa, tempo soleggiato, cielo blu, vento
quanto basta per rinfrescati, ma è stata anche una giornata devastante. Per un errore di
kilometraggio sulla cartina, quando pensavamo di essere ormai in prossimità della nostra
pensione Teodora ci siamo rese conto che mancavano ancora tre chilometri. Personalmente ho
rischiato l’attacco di nervi che sono riuscita a controllare solo grazie a Cristina che continuava a
ripetermi “ancora cinque minuti e siamo arrivate”. Penso che la sensazione sia stata un po’ di
tutte, il che ci fa pensare che un errore nelle tue aspettative può cambiarti la prospettive delle
cose. Oggi ho visto una scritta in un ostello meraviglioso sulle rive di un fiumiciattolo: “ Non
sono io che faccio il cammino, è il cammino che fa me” (la traduzione perde un po’ del fascino
dell’originale in spagnolo, ma il senso è molto vero). Il cammino ha fatto di noi un gruppo
affiatato e pronto a condividere tutto, cose belle come i paesaggi di oggi, e meno belle come la
fatica di oggi. Cristina è il leader indiscusso nella gestione delle preghiere che creano momenti
di profondità indiscussa. Alessandra è sempre in avanscoperta così che noi non ci sentiamo mai
perse. Lory ed Angela sono le nostre due certezze nel cammino. Io sono la parte organizzativa,
oltre che, come sempre la più lenta del gruppo, spesso il giullare! Il cammino ha fatti sì che
persone che poco si conoscevano possano parlare di tutto, ridere di tutto ed essere serie insieme
nei momenti di riflessione. Certo, perché non dovete pensare che stiamo solo facendo una
vacanza. Ci stiamo divertendo ma la nostra mente va spesso a quelli che camminano come noi
per necessità di arrivare in un posto più sicuro. La nostra mente va spesso a tutti voi e ai
nostri/vostri problemi. A volte camminiamo da sole, ma sole non siamo mai, siamo con le
nostre famiglie, i nostri figli, i nostri genitori e i nostri amici e i nostri problemi. Ma ora basta
essere troppo seri. Cosa è successo oggi? Abbiamo aperto la giornata incontrando il pellegrino
che non c’è e ci siamo fatte una foto con lui che però ha preferito non seguirci. Abbiamo
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incontrato un arzillo signore di Salisburgo, pensionato,
che è partito in maggio dalla sua città natale e ancora sta
camminando. Oggi camminava con un ramo di eucalipto
in mano, chiedeva cosa poteva farci; gli abbiamo
suggerito inalazioni contro il raffreddore, ma secondo noi
moriva dalla voglia di fumarsene un po’.Di sicuro il tasso
di birra che aveva ingerito era al di sopra della media, del
resto lo incontriamo quasi in tutti i bar sul nostro percorso.
E poi si parla di fonti di energia rinnovabili! Non vi
riesco a raccontare altro perché sono troppo stanca. Buona
notte a tutti.
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Oggi solo 19 chilometri:
passeggiata della salute!
Ore 7.30 (oggi ci permettiamo una late breakfast) questo è
il panorama dalla nostra camera. Pronti, via. Dopo 45
secondi, pit stop: necessito di un cerotto anti-fiacche.
Pronti via di nuovo e tutto va bene. La fatica dei 30
chilometri non deve essere stata smaltita, oppure mi manca
il doping del Brufen che ieri non ho preso. Sia quel che sia:
le gambe che ieri andavano per inerzia, oggi non ne
vogliono sapere, tanto che perdo i colpi anche durante il
rosario (quando conduce Lory e per fortuna che ha le
fiacche ai piedi!!). Mi viene in mente Giovanni Paolo II
che, salendo al Sacro Monte recitando il rosario si voltò e chiese se doveva rallentare. Ai 6 Km
una prima tappa caffè, intanto oggi possiamo prendercela comoda. Nel complesso tutto procede
bene fino a quando, dopo una curva, capiamo qual è la benzina dei pellegrini, almeno di alcuni
di essi dato che noi andiamo a caffè e tè. Pranziamo nel cortile di una fattoria e durante il pasto
interrogo le mie compagne, voglio veder se si ricordano le
tappe, soprattutto dal punto di vista culinario: dieci e lode a
tutte! La strade e i sentieri si confondono nella mente, sarà
l’effetto della fatica, ma il riposo al desco quotidiano è
chiarissimo per tutte noi, basta aiutarsi un po’ a vicenda e i
ricordi si fanno gustosi. Oggi un’altra scritta mi ha colpita!
Ma quanto sono saggi questi pellegrini! “NON RIEMPIRE
LA TUA VITA DI ANNI, RIEMPI I TUOI ANNI DI
VITA”. Questo è il nostro augurio per tutti quelli che ci
leggono. Le nostre ore qui sono certamente piene di vita e
ne faremo scorta per molto tempo. A domani.
Finalmente alla meta
Oggi grande problema organizzativo. Se la Messa del
pellegrino a Santiago è a mezzogiorno e si devono
percorrere ventun chilometri, a che ora si parte da Rua?
Alle cinque di mattina. Quanto si dorme prima della
partenza? Poco o niente, ma ormai non ci spaventa più
nulla ed eccoci pronte molto prima dell’alba. Allora ci
siamo dette:” Partiranno tutti a quell’ora e quindi ci
troveremo tutti nel bosco.” Risultato: avvistiamo il primo
pellegrino alle sette e trenta. Abbiamo camminato in un
meraviglioso bosco di eucalipti per due ore e mezza, da
sole, nel buio più totale, alla continua ricerca di una
rassicurante freccia gialla o di un ancor più solido cippo di cemento. La nostra velocità aumenta
in modo direttamente proporzionale all’oscurità del tratto di bosco. Animali avvistati: un topo e
un pipistrello. Ognuno si deve gestire le sue
paure. Per fortuna ci è stato dato un picnic
sostitutivo della colazione che ci apprestiamo a
consumare sotto la tettoia di una fermata di
autobus quando il sole è ancora dall’altra parte
dell’emisfero. Verso le otto siamo nei pressi
dell’aeroporto di Santiago. La tentazione è
quella di prendere un aereo per Milano e non
parlarne più. Ma questo non si può fare e allora
avanti. Ad un certo punto scopriamo che altri
pellegrini hanno ….gettato la spugna. O
meglio le scarpe! Oggi non c’è tempo per le pause caffè. Avanti, che chi si ferma è perduto. In
cima al monte Gozo dicono che dovremmo vedere le guglie della cattedrale, ma c’è ancora
troppa bruma e si prosegue. Sull’ultima discesa si cominciano a sentire le magagne, quelle serie
e il gruppo si allunga. Bollettino medico dice: due anche
doloranti, piedi che friggono nelle scarpe, bacchette per
cammino usate come fossero stampelle. Finalmente la
foto di rito. Ma Santiago è una città grande, tanto grande
e allora avanti e ancora avanti. Fra le vie della città i
pellegrini allungano il passo nel disperato tentativo
di guadagnare qualche postazione nella coda che si
formerà all’ufficio del pellegrino per il rilascio della
Compostela, documento in latino che ci permetterà di
entrare in chiesa da pellegrini patentati. Arrivo ore 11;
quarantacinque minuti di coda, ritiro della Compostela, deposito degli zaini all’ufficio postale.
Credevamo di non avere più forze, ma Alessandra ed io riusciamo a reggere uno scatto finale, io
peraltro con le scarpe slacciate, e ad entrare in chiesa alle 11.59. Per fortuna Cristina, Angela e
Lory si sono accaparrate il basamento di una colonna dove ci accasciamo; sfinite, ma certe di
aver ottenuto quello per cui ci siamo impegnate tanto. Da qui in poi, per la prossima ora le
sensazioni, le preghiere e i pensieri sono solo nostri. All’uscita la cattedrale si staglia contro un
cielo che più azzurro non si può. Siamo state
proprio fortunate. Il selfie, indispensabile per
non disturbare altri pellegrini, mostra tutta la
verità sul nostro stato psico-fisico. Ve lo
mostriamo solo perché vi consideriamo veri
amici e sappiamo che non ce lo rinfaccerete
mai. Albergo, dormita ristoratrice e,
permettetecelo, nel pomeriggio abbiamo fatto
le signore: foto, aperitivo, cena. Sono le dieci e siamo già a letto. Riflessione di Lory:” Se ci
incontreremo a Varese per una pizza e saremo belle, eleganti e pettinate non riusciremo a
riconoscerci”. Buona notte a tutti.
Si ritorna a casa
Aeroporto di Santiago: aspettando il check-in. Allora care
sorelle pellegrine, eccoci qui. Prima considerazione; siamo
state fortunate, il tempo ci ha aiutate, nessuna di noi sa se lo
stesso cammino sotto la pioggia sarebbe stato altrettanto
affascinante. Considerazioni sul viaggio (le lascerò anonime,
intanto noi sappiamo di chi sono e voi lettori dovete sapere
che sono condivise da noi tutte): il viaggio è “piedi ben saldi
per terra, ma con lo sguardo volto al cielo”- i piedi ben saldi
per terra perché la fede deve essere di aiuto nella nostra vita
terrene, lo sguardo al cielo perché dobbiamo avere ben
ferma una meta da raggiungere; del resto nel nostro
cammino abbiamo dovuto stare bene attente a dove
mettevamo i piedi, il sentiero è stato spesso sconnesso, ma
noi guardavamo anche oltre l’orizzonte delle colline che
stavamo superando nel tentativo di vedere la nostra meta e
sentirla un po’ meno lontana. Il viaggio è arrivato nel
momento giusto per tutte noi che, per un verso o per l’altro
avevamo bisogno di riflettere sulla nostra vita. Il viaggio ha
immediatamente consolidato un gruppo che non nasceva
gruppo: quando ci siamo trovate a Malpensa, ognuna di noi conosceva solo alcune delle altre
camminatrici, ma in tempo zero ci siamo trovate a camminare insieme, a volte in silenzio, a
volte chiacchierando come amiche di sempre. Abbiamo camminato ognuna col proprio passo,
ma qualcuna più veloce ci ha ricordato che non si è mai soli nel cammino e che c’è sempre
qualcuno che ti apre la strada col suo esempio. Tutte noi sappiamo che il vero cammino
comincia adesso, nel momento in cui si torna alla vita di sempre, alle gioie e i dolori di sempre.
Ora lasciatemi ringraziare le persone che per tutto il viaggio mi hanno considerata la loro
capogruppo. Prima di tutto grazie per essere venute, non so se avrei avuto il coraggio di fare il
cammino da sola. Grazie ad Alessandra, amica di sempre, grande “piccola vedetta lombarda”
che ha sempre saputo trovare la strada giusta esplorando il sentiero davanti a noi. Grazie ad
Angela che certamente è la più riflessiva di noi tutte e la più tosta nel sopportare il dolore:
quando ti vedevo prendere una certa andatura capivo quanto male ti facesse l’anca, ma non hai
mai detto una parola. Grazie a Cristina per la sua gentilezza e delicatezza nell’essere sempre lì
per tutte; ti ho sentita scusarti per una parola forse appena un po’ meno gentile del solito che ti è
scappata in un momento di stanchezza. Quel giorno io avrei potuto mangiarmi chiunque si fosse
messo sulla mia strada facendomi fare un passo in più verso l’albergo. Grazie a Lory che hai
immediatamente capito come sono fatta, al punto da riuscire a prevenire le mie battute, i miei
pensieri (chissà quanto si è fatto pagare Farrel per permettere a Vueling di usare Happy come
sigla del decollo e
dell’atterraggio degli aerei?).
Grazie anche al pellegrino che
non c’è, in fondo ci ha fatto
compagnia anche lui; leggere i
suoi commenti e accorgerci che
erano le nostre sensazioni ci ha
fatto pensare che sarebbe stato
un ottimo compagno di viaggio,
e questo lo confermeremo con
la prossima avventura. Che
dire: è finita, si torna a casa e quindi BUON CAMMINO CARE SORELLE E CARO
FRATELLO DI CAMMINO. Sempre grazie Giusi.
Vi presento il pellegrino che non c’è.
Francesco è il sesto pellegrino. Doveva essere con noi, non è con noi, ma è con
noi col cuore e partecipa al blog con la sua esperienza virtuale attraverso le
nostre riflessioni. Conoscete anche lui! Il Pellegrino che non c’è
Per oggi ce l’ho fatta!
In Malpensa e Barcellona mi sono presentato come pilota d’aereo.
Non sono bravissimo a pilotare e non lo facevo più da molto tempo. Così ho fatto due decolli un
po’ stortignaccoli (giudizio di Alle) ed un secondo atterraggio un po’ brusco, a Santiago.
In questo caso non l’ho fatto perché dovessi andare a pranzo, ma perché dovevo correre a
trasformarmi in un taxi driver spagnolo per riportare “le nostre” da Santiago alla partenza di
Sarria, senza passare dal VIA.
Con una una fantastica, enorme Mercedes nera (giudizio di Paola).
Mi sono reso conto che non capivano un’acca di castellano, e così ho accelerato a parlare, per
dare un’idea di Torre di Babele, come tutti si aspettano di trovare durante il percorso.
Mentre viaggiavo tra le pecore sistemate nei dintorni dall’Ufficio del Turismo per dare un’idea
agreste e pacifica ai i turisti/pellegrini ho fatto una riflessione: cosa avrebbero pensato
Compagnoni e Bonatti se qualcuno li avesse accompagnati in elicottero sulla cima del K2, poi
fossero tornati al campo base con una funivia, e quindi qualcun altro avesse detto loro:
“benissimo, adesso tornate su!”
Caso simile sarebbe oggi per un siriano che arrivi da Damasco a Pantelleria in aereo, poi prenda
uno yacht per Tripoli, e lì lo mettano su un gommone per tornare a Pantelleria.
Mah, mistero della fede!
Eppure avrei dovuto farlo anch’io! Probabilmente il cammino verso Santiago esiste per noi che
abbiamo la fortuna di NON essere siriani a Damasco oggi, né la fortuna di avere vette inviolate
da scalare; e ci accontentiamo di camminare dentro noi stessi …
… potremmo farlo ovunque?
Oggi il campo base è un hotel 4 stelle, formula comfort, dove io sono il cameriere di sala per le
colazioni; magari tiro su qualcosa con le mance!