Attività espressivo grafico, pittorico plastiche (60 ore)
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Attività espressivo grafico, pittorico plastiche (60 ore)
Attività espressivo grafico, pittorico plastiche (60 ore) Prof. Franco Bolondi Alla fine del corso di educazione artistica (60 ore) ci si attende che lo studente abbia acquisito strumenti teorici e metodologici per dar vita ad una progettazione di attività di didattica dell’arte nella scuola dell’infanzia. Una buona progettazione deve tener conto delle Indicazioni Nazionali per la costruzione del curricolo al fine di porre le basi per lo sviluppo di una creatività ordinata e produttiva, usando il più consapevolmente e correttamente possibile i linguaggi visivi ed anche sonori. L’incontro con l’arte vuole essere una ricerca di creatività, uno stimolo al pensiero e al giudizio critico. Può diventare così realizzazione di una personalità armoniosa e completa, sollecitando l’identità, l’autonomia, la competenza ed anche la cittadinanza cioè le finalità della scuola dell’infanzia. Considerazioni e indicazioni per la produzione di un progetto didattico Per una didattica delle arti visive è necesssaria l’acquisizione di uno strumento teorico e metodologico per la realizzazione di percorsi didattici. E’ necessario inoltre, fornire alcune riflessioni di carattere operativo sull’attività di progettazione e di articolazione secondo le Indicazioni per il Curricolo per la Scuola dell’Infanzia. Tali considerazioni non vogliono imporre uno schema rigido o una griglia inamovibile ma al contrario vogliono essere spunti operativi e riflessivi che tengano conto prima di tutto, del contesto in cui si va ad operare e delle condizioni di apprendimento dei bambini. Sarà necessario strutturare i progetti secondo una scansione in parti fondamentali, suddivise in momenti iniziali, intermedie e poi finali, che sappiano tener conto della creatività e della fantasia dei bambini che, spesso, arricchiscono o spostano inaspettatamente la nostra attività. Un’attenzione particolare inoltre deve essere dedicata al processo di documentazione delle attività nella quale siano evidenziati gli strumenti che hanno consentito l’evoluzione della nostra proposta e come i bambini abbiano sviluppato i processi di apprendimento. Alcuni spunti Attraverso l’arte si vuole rendere affascinante e stimolante l’incontro tra i bambini e la realtà, tra i bambini e i colori, tra i bambini e le immagini per un rapporto sempre più immediato con la concretezza delle cose. La pedagogia dell’arte ci permette di non parlare più, ad esempio, di bambini nei musei ma di musei “dei” e “per” i bambini, e proporre la pittura, la scultura e tutto quanto fa parte del mondo dell’arte come percorsi alla scoperta di sé e del mondo che circonda ogni essere umano e quindi anche ogni bambino. Utilizzare l’arte, i pittori, gli scultori, le correnti artistiche, di epoca antica, moderna o contemporanea e le loro opere, non significa affatto prendere il lavoro di un’artista per farlo “rifare” ai bambini, di “copiare”, ma guardare a questo lavoro come fonte di ispirazione, come serbatoio di idee. Tutto deve servire, in fondo, solo come pretesto per giocare, creare ed inventare. Bruno Munari affermava che cercare di capire e spiegare cosa è l’arte è una preoccupazione dell’adulto, ed in questo caso dell’insegnante, mentre il bambino è interessato a capire come si può farla vivere e renderla autentica. L’arte diventa così lo stimolo, il pretesto che può guidare gli insegnanti nella progettazione didattica di ogni anno scolastico. Non ci si deve preoccupare di quali contenuti essa vuole esprimere ma di estrapolare da essa tutti gli elementi che possono essere utilizzati dai bambini per fare esperienza creativa. L’arte e i maestri che la storia ci ha lasciato suscitano emozioni diverse in ognuno di noi tanto da poter diventare espressione di un nostro differente modo di intendere la vita. L’esperienza di Chagall ad esempio, con i suoi dipinti al contrario dove le capre possono stare sui tetti e le mucche volare nel cielo, possono essere utilizzate come fonte inesauribile di narrazioni sempre mutevoli ed invenzioni di situazioni di volta in volta divertenti o tristi. Si cerca inoltre, con una progettazione che abbia l’arte come didattica di base, di affinare il senso estetico e cromatico dei bambini attraverso l’osservazione e la lettura di opere d’arte pittoriche, scultoree, architettoniche e sonore. La visita a musei, gallerie ed esposizioni sono mezzi estremamente efficaci specialmente se ad esse si abbinano laboratori didattici o esperienze di atelier a scuola dove il pretesto è tratto da alcune opere viste ed osservate insieme. E’ necessaria a questo punto una risposta estetica che aiuti l’educatore e i bambini a sviluppare il senso del bello e del brutto. In ogni essere umano c’è un senso estetico. I bambini, come gli artisti, riescono a scoprire lo straordinario nell’ordinario, riescono ancora a stupirsi delle piccole cose. Scoprire la bellezza di un colore o di una forma aiuta a comprendere meglio la bellezza del creato. Spazio comeopera d’arte A questo proposito credo sia opportuno sottolineare che per potersi occupare di arte ed offrirla ai bambini sia necessario rendere lo stesso ambiente in cui si vive la quotidianità un luogo ricco di stimoli visivi ed estetici. Essi debbono essere carichi di memoria, debbono essere pieni di valori estetici che permettono ai bambini di riconoscersi e di sentire lo spazio come proprio. Ciò significa in un certo senso prendersi cura dell’ambiente, farlo vivere e farlo parlare. Esso deve essere trasformato in una sorta di organismo vivente che ci vuole raccontare dei vissuti e dove gli stessi materiali che ritroviamo in alcune opere d’arte assumano quella dignità che spesso gli adulti non riescono più ad attribuirgli. Lo spazio si deve trasformare in un’opera d’arte. Tale spazio deve consentire la relazione, la comunicazione ed in particolare fornire ai bambini il senso di protezione. Gli spazi però non debbono risultare saturi di stimoli ma predisposti per consentire l’espressione e la relazione. Sarebbe infatti un rischio fornire una bella “confezione”, ben colorata e stimolante dove ogni cosa è collocata al posto giusto, ma dove tutto è fisso, immobile e dato come struttura chiusa in se stessa. L’ambiente scolastico deve essere quindi un luogo che parla, che racconta cosa accade in quello spazio, dove si leggono i passaggi di crescita verso l’autonomia, verso l’acquisizione delle competenze, dove l’identità di chi vive al suo interno sia sempre più esplicita e personalizzata. Per lavorare “con” l’arte è importante quindi creare luoghi dove i bambini possano sentirsi a proprio agio come a casa propria. L’ambiente deve quindi riflettere anche il tipo di cura educativa che le persone che l’hanno ideato hanno verso i bambini, verso ogni bambino. Deve anche esprimere però il desiderio di serenità, di armonia di estetica che il personale ha per se stesso e per il proprio lavoro. Il senso dell’esistenza è prendersi cura di noi stessi, degli altri e del mondo. Se questo è vero attraverso l’arte e le proposte didattiche ad essa legate possiamo rendere più sereno, ma soprattutto più vero e personale il luogo dove il bambino passa diverse ore della propria giornata. Lo spazio diventa vivibile, nel senso di plasmabile, mutabile, un luogo in cui il bambino sogna, inventa, sperimenta, realizza, fruendo di tutto ciò che lo circonda. Esso diventa anche luogo della certezza e della sicurezza di essere accolto ed accompagnato dall’educatore che non fa “per lui” ma “con lui”, che lo aiuta a fare del luogo uno spazio “condiviso” tra i protagonisti dell’azione educativa. A questo punto non è più necessario parlare di luoghi adatti o meno adatti per le attività creative o di laboratorio. Si tratta invece di definire lo spazio scolastico per intero come luogo dell’azione educativa. Ogni singolo spazio della scuola può offrire la possibilità di essere utilizzato come atelier: la sala pranzo, la piazza, la sezione ed addirittura il bagno. In ognuno di essi si può costruire un percorso carico di significati e di quella memoria che caratterizza gran parte del nostro fare con i bambini. Lo stupore, la meraviglia, l’emozione debbono essere gli ingredienti fondamentali che muovono le scelte degli insegnanti sia per quanto riguarda l’organizzazione dello spazio che per le scelte didattiche. L’arte che parla all’immaginazione degli adulti può essere offerta anche all’immaginazione dei bambini. Spetta agli insegnanti saper ascoltare quella voce che esce dalla tela o dal marmo per trovare ciò che più è necessario ai bambini, ma nello stesso tempo è fondamentale riuscire ad ascoltare ciò che emerge dalla meraviglia e dal loro stupore. Il periodo natalizio, ad esempio, già carico di suggestioni, può essere vissuto attraverso l’osservazione di quelle opere d’arte che ci raccontano della nascita di Gesù cercando di scoprirne i veri valori simbolici attraverso l’osservazione dei particolari. L’iconografia cristiana così ricca ed affascinante può rendere l’attività stimolante e carica di emozione. Angeli, dalle ali colorate e dalle forme più diverse che popolano le scene dell’adorazione dei pastori sono soggetti straordinari per un percorso didattico che tenga conto delle osservazioni fatte fino ad ora. I colori prendono forma, le forme diventano soggetti, i segni diventano significati e tutto si trasforma in una girandola di immagini che parlano di Dio e del Suo infinito amore per l’uomo, ogni uomo adulto o bambino che sia. I costumi disegnati, i paesaggi che fanno da sfondo alle scene, i primi bagliori del giorno o le luci argentate della notte possono essere osservati e riproposti in attività grafiche o di drammatizzazione senza essere copie di esperienze già vissute dagli artisti che le hanno concretizzate. La luce che nasce dal Bambino Gesù nella “Notte” del Correggio, osservata in diapositiva in un ambiente oscurato è di tale impatto emotivo da stimolare conversazioni, sensazioni ed emozioni ogni volta diverse e impensabili. Rischi Uno dei rischi più grossi dell’agire attraverso l’arte è però quello della preoccupazione dell’insegnante di ottenere dai bambini un bel prodotto finito, un bel disegno o una apparente somiglianza con l’originale osservato. Se questo diventasse l’obiettivo avremmo condannato l’intero percorso didattico ad un livello privo di valore e di significato. La tentazione più grande è quella di sentirsi appagati e di valutare il proprio operato professionale attraverso la qualità “estetica” delle diverse espressioni creative dei bambini. Ancora più grave è la tentazione di intervenire sull’opera dei piccoli artisti perché considerata troppo banale. La banalità è in realtà un elemento estraneo al concetto di arte e al processo creativo. E’allora importantissimo saper ascoltare i bambini, saper accettare le loro differenti qualità estetiche e soprattutto favorire in essi il piacere di creare, senza l’assillo del “prodotto di qualità”. Infatti ciò che in questi percorsi d’arte diventa significativo è comprendere il processo, l’atto creativo, l’intuizione che i bambini hanno messo in atto durante l’attività. Così diventa indispensabile proporre la molteplicità dei linguaggi che si pongono in armonia tra loro. Pittura, manipolazione, sonorizzazione, gestualità entrano nella progettazione didattica come fondamento su cui costruire i processi di apprendimento. La mente si accompagna alla mano e al corpo nella realizzazione del proprio sapere e della propria identità. Un altro rischio insito nella pedagogia dell’arte è quello dell’improvvisazione e del “fai da te”. L’insegnante, affascinato dalla poesia, dal romanticismo dei colori e delle forme dell’arte, rischia di proporla ai bambini senza una adeguata preparazione di base. Occuparsi di arte nella scuola dell’infanzia è uno dei modi per prendersi cura dei bambini che ci vengono affidati. Un prendersi cura che non significa curare, guarire da una malattia e nemmeno vedere l’altro come “l’oggetto” delle nostre attenzioni ma vedere il bambino come “essere” autentico, senza ridurre la sua capacità di valutazione, di osservazione ed infine, la sua autoformazione. Allo studente non frequentante è richiesta: la conoscenza delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo per la Scuola dell’Infanzia con particolare riferimento al campo di esperienza Linguaggi, creatività, espressione. La costruzione di un progetto di didattica dell’arte a scelta L’approfondimento di cinque articoli a scelta pubblicati a cura di Franco Bolondi e Margherita Bonacini sulla rivista Scuola Materna, Editrice La Scuola, anni 2009-2012. Prof. Franco Bolondi