Per concludere “i libri da leggere non potranno essere

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Per concludere “i libri da leggere non potranno essere
Per concludere “i libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio
elettronico. Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in banca, anche
là dove non ci sono spine elettriche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata,
possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati
cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il
sonno, stanno in tasca, si sciupano, […] ci ricordano che non li abbiamo ancora
letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e
tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale
[…] Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui
fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta”.
C
ari amici e gentili amiche,
nella calza della Befana abbiamo trovato una inaspettata notizia, le dimissioni del nostro Presidente
Aniello Veneri. Sono stati ben sedici anni di intenso lavoro, di ambiti traguardi, inaspettati per un piccolo
sodalizio locale come il nostro. Devo all’amico Aniello il merito di avermi fatto avvicinare ad un mondo filatelico
fino ad allora poco praticato: la Storia Postale e gli enigmi tariffari. Al filatelico vanno gli auguri della redazione
per un futuro colmo di ogni soddisfazione e che possa essere foriero di nuovi traguardi, mentre all’amico un
abbraccio fraterno.
Da tempo si discute sulla non lettura del notiziario, la redazione nonostante abbia inserito un errore nel
precedente notiziario, nessuno lo ha riscontrato. Ed allora sveliamo. Sulla copertina del numero di
novembre/dicembre era stato inserito come anno il 2016.
L’anno nuovo, da subito, ha suscitato accese discussioni sul nuovo programma filatelico reso noto dopo la seduta
della Consulta del 17 dicembre scorso. Forse esso è figlio delle mutazioni epocali accadute in seno al MiSE. Infatti,
nella Consulta per l’emissione delle carte valori postali e filatelia: in FSFI, USFI e la Divisione filatelica di poste
italiane sono stati esautorate un sol colpo. I risultati sono stati tangibili: ripetizioni commemorative/celebrative a
breve distanza di tempo, completa disattesa degli enunciati leggibili sul sito ministeriale, fondamentali e
necessari per l’emissione di qualsiasi valore. Ci fermiamo qui, già troppo inchiostro è stato versato.
IL PRESIDENTE
CARICHE SOCIALI BIENNIO
2016/2018 PAG.3
LE DIMISSIONI DEL NOSTRO
PRESIDENTE E LE ELEZIONI PER IL
RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI
PAG. 3
ACCANIMENTO ... POSTALE! PAG. 4
A PROPOSITO DI TIMBRI PAG. 6
APPUNTI IN DUE PARTI E UNA
PREMESSA SULLA SERIE “MACHIN” DI
GRAN BRETAGNA – PREMESSA PAG.
8
INCONTRO
FILATELICA
PAG. 8
ALLA
DIVISIONE
DI POSTE ITALIANE
LETTERA APERTA A….PAG. 11
SUL NOSTRO SITO: WWW.FILATELICISALERNITANI.IT SI PUÒ LEGGERE E/O SCARICARE TUTTI I
PRECEDENTI NUMERI DE “L’OCCHIO DI @RECHI“
2
CARICHE SOCIALI BIENNIO 2016/2018
seguito delle dimissione del nostro Presidente Aniello Veneri, in concomitanza con la
decadenza per fine mandato di tutte le cariche sociali, il giorno 20 febbraio 2016 si è tenuta
l’Assemblea Ordinaria e dal successivo Consiglio Direttivo del 27 febbraio è scaturito il
seguente assetto societario:
• Presidente SERGIO MENDIKOVIC
A
• Vice Presidente GIUSEPPE PREZIOSI
• Segretario/Tesoriere GIUSEPPE IENNACO
• Altri componenti del C.D.: ANNA PROCIDA (Delega alla filatelia giovani e scuole)
• ALDO IANNUZZI (Delega al web).
Collegio dei ProbiViri/Revisori dei Conti:
• GENNARO PERSICO (Presidente)
• FRANCESCO COLACE
• LUIGI LANGELLA.
Alla nuova compagine sociale vanno tutti i migliori auguri di un proficuo lavoro e che si possano
mantenere i traguardi sino ad ora ottenuti.
LA REDAZIONE
LE DIMISSIONI DEL NOSTRO PRESIDENTE
Venerdì 8 gennaio, ai membri del Consiglio, è
giunta di buon mattino una e-mail con la quale
l’amico
Aniello
Veneri
rassegnava
irrevocabilmente le sue dimissioni da Presidente
della nostra Associazione. Tale decisione ha
suscitato in tutti il più vivo sconcerto anche
perché essa è giunta a poche settimane dalla
scadenza naturale del mandato. Abbiamo
immaginato che gravi devono essere stati i motivi
che hanno spinto Veneri a tale decisione
“irrevocabile”. Tutti sappiamo le difficoltà a cui
ha dovuto far fronte Aniello per seguire le attività
del nostro sodalizio operando professionalmente
lontano da Salerno. Tale lontananza, peraltro non
gli ha impedito di interessarsi per l’emissione di
ben due francobolli che fanno riferimento alla
nostra città (quello per la Scuola Medica
Salernitana e l’altro per il Giardino della Minerva).
Ancor più qualificanti sono stati, a mio parere, le
tre “giornate” a tema tenutesi nel salone della
Camera di Commercio di Salerno in due
pomeriggi dei mesi di dicembre 2013, 2014 e 2015
in concomitanza con la grossa kermesse delle
“Luci d’Artista”, manifestazione ormai affermata
a livello nazionale e internazionale. Grazie anche
all’inserimento del nostro Presidente nei direttivi
della FSFI e del CIFO, hanno partecipato alle
manifestazioni, oltre ad esponenti della cultura
locale, personaggi del calibro di Fabio Bonacina,
Michele Caso, Bruno Crevato Selvaggi, Claudio
Manzati, solo per ricordare i “filatelici” più noti.
Particolare da non trascurare e molto interessante
è la grande mole di richieste pervenute da ogni
angolo d’Italia, sia al nostro sodalizio che allo
sportello filatelico di Salerno Centro, da parte dei
collezionisti dell’annullo filatelico dell’ultima
conferenza, come evidenziato anche dalla mail
inoltrata dal referente di poste italiane per la
filatelia locale l’ing. Vitale.
Pur tra ostacoli e incomprensioni, egli ha tracciato
un itinerario per l’Associazione che fornirà un
viatico per chi gli succederà nella carica.
A Sergio Mendikovic, nostro vice Presidente, fac
totum, e figura innovativa di studioso della
filatelia, va l’augurio di guidare con mano ferma
la fase di transizione.
Ad Aniello Veneri, un saluto riconoscente da
parte di tutti noi con la speranza di ricevere
ancora in avvenire i suoi “fermi” consigli.
GIUSEPPE PREZIOSI
3
ACCANIMENTO ... POSTALE!
oco tempo fa un collega mi ha segnalato un
oggetto postale in franchigia indirizzato a
“Prignano Cilento”. All’inizio non
vi diedi la giusta attenzione e lo
guardai svogliatamente. A poco a poco,
però, una vocina, incominciò a ronzare
nel cervello. Comprai l’oggetto, da un
sito on-line, per pochi euro; costarono
quasi di più le spese postali. In attesa
che mi giungesse incominciai ad
esaminare
l’unica
immagine
disponibile, il recto della missiva,
pieno di informazioni. Timbro in blu:
Comando Deposito 57° reggimento.
Quattro belle bollature:
Napoli 15 OTT 1864
Prignano Cilento 21, 23, 25 e 27 OTT
1864.
Si nota a prima vista che in fureria avevano
commesso un errore di trascrizione della località
di destino “Brignano” ed allora le poste di Napoli
istradarono la lettera verso il principato Citra
cassando l’errata destinazione e scrivendo
“Prignano” (intendendo Cilento). Ma anche
quest’ultima destinazione non doveva essere
P
Paullo (e non Paulla come annotato al recto),
quindi Prignano sulla Secchia. Ma è il verso che ci
dimostra che, con sano olio di gomito e
abnegazione ai doveri d’ufficio, ed i postini
avranno consumato molte scarpe, la posta
intendesse recapitare ciò che gli veniva affidato.
Andiamo ad elencare i timbri, quelli visibili e che
siamo riusciti a decifrare, presenti al retro.
Ovviamente coloro i quali volessero cimentarsi a
decifrarli tutti, non esitassero a contattarmi per
ricevere le scansioni del documento:
Prignano Cilento: 17, 22, 26, e 27 OTT
1864;
Napoli: ?, 28 e 30 OTT 1864
Salerno: 16, 23, 25, 28 e 30 OTT 1864
Genova: 3 NOV 1864
Piacenza: 4 NOV 1864
Modena: 5 NOV 1864
Sassuolo: 5 NOV 1864
Perciò la lettera, partita il 15 OTT
1864, giunse presumibilmente a
Prignano sulla Secchia il 5 NOV 1864,
oggi in perfetta media, essendo in
franchigia. Ma all’epoca il dovere
doveva prevalere. Poiché, a questo
punto, come si dice, l’appetito vien
mangiando, ho ricercato qualche nota storica sul
57° Reggimento.
La Brigata Abruzzi, composta dal 57° e 58°
Reggimento venne costituita con decreto del 24
gennaio 1861. Fonti evidenziano la partecipazione
alla lotta al brigantaggio con la 7ª compagnia.
Partecipò nel 1866 alla III Guerra d’Indipendenza,
nel 1870 alla presa di Roma, quindi alla
Campagna Italo Turca 1911-1912 e al conflitto
mondiale 1915-1918.
Con la legge del 11 marzo 1926 ”ordinamento
dell'esercito” divenne 57° Reggimento Fanteria
corretta in quanto, eseguite con grafia minuta e
diversa, troviamo due annotazioni: “sulla Secchia”
e “Paulla”. Si può ben capire la curiosità nel
ricevere quanto acquistato per poter verificare
innanzitutto se contenesse il prezioso contenuto e
se al verso ci fosse qualche altra annotazione. Mai
tanta attesa fu suffragata da gioia, quello sperato
s’era avverato.
La missiva è un Certificato d’Iscrizione ai Ruoli,
datato Napoli 14 ottobre 1864, del soldato Luigi
Filippo Bentivogli, classe 1841, nato a Prignano,
nel mandamento di Montefiorino - circondario di
4
(Abruzzi), articolato in due battaglioni, ed in
seguito alla costituzione delle brigate su tre
reggimenti, fu assegnato alla IX Brigata di
Fanteria, assieme al 49° “Parma” e al 79° "Roma",
andando poi a confluire nella divisione “Piave”.
SERGIO MENDIKOVIC
5
A PROPOSITO DI TIMBRI
eggevo proprio ieri l’altro sul n. 53
dell’”Arte del francobollo” lo sfogo
dell’onorevole
e
filatelico
Giorgio
Benvenuto, già capo del sindacato CISL e per
questo ben addentro al mondo dei postali, che
sono stati per lungo tempo roccaforte del
sindacato cattolico. Ma questo non c’entra se non
per sottolineare che il comportamento di Poste
italiane è quasi normale, e quello del personale
pure. Se ciò che era un pachiderma si dimezza (ed
anche più) a qualcosa si dovrà pur rinunciare
soprattutto se le macchine si moltiplicano e le
funzioni del personale pure. Oltretutto lo stesso
personale (proprio quello destinato alla posta
lettere) è spesso avventizio, come si suol dire “a
tre mesi”, e quindi si dovrebbe ritenere fortunato
l’onorevole che un “piego di libri” come quello
riprodotto sia stato recapitato ben 4 o 5 volte
senza che sparisse dalla circolazione. Io sono stato
meno fortunato: al secondo tentativo, per una
lettera che avrebbe richiesto un solo bollo e per di
più meccanico, essa è scomparsa. Qualcuno alla
distribuzione l’avrà riconosciuta (era affrancata
con due 45 cent commemorativi di alcuni anni fa
e con un 5 cent “lettera volante”) e l’ha
fisicamente eliminata.
L
classe, normale e “large”) e una decina,
egualmente autoadesivi, delle ultime serie
“Natale”. Ovviamente il formato prevalente era il
“Siracusana”
o
il
“Castelli”
rovesciato e quasi tutti i valori della
serie Machin erano dell’ultimo tipo
con l’inchiostro cangiante a scrivere
in modo ondulato “Royal mail” e
con le “ellissi” che, a sentire le autorità postali di
sua maestà, dovrebbero servire per favorire il
distacco dal supporto siliconato, oltre che a
rendere difficile la falsificazione, aiutati in questo
anche dai dentelli saltati, uno per parte, sui due
lati verticali.
Quando io parlo di “sacchetto della spesa”
intendo letteralmente un sacchetto di plastica
grande di un supermercato con dentro oltre
10.000 pezzi, una cosa veramente da rabbrividire:
il solo suddividerli per formato e se adesivi o
meno ha richiesto una trentina di ore di assiduo
lavoro.
E allora? Direte voi. Allora, rispondo io, tutto il
mondo è paese, o meglio le autorità postali di
ciascun paese seguono un loro disegno
imperscrutabile, privilegiando l’uno o l’altro
comportamento, e l’uno o l’altro tipo di prodotto.
Cominciamo col dire che le tariffe inglesi
sono, in questo momento, nettamente più
basse delle corrispondenti italiane. Per
limitarci all’interno, avremo la “first class”,
ovvero “prioritaria” fino a 100 g a 63
pence, pari a 0,89€, la “first class large”,
ovvero “prioritaria” oltre i 100 g o fuori
formato a 95 pence, pari a 1,35 €. I costi
per la posta ordinaria sono rispettivamente € 0,77
e € 1,05. Diciamo
pure che l’uso del
francobollo in Gran
Bretagna
è
cosa
assolutamente
normale.
Non
esistono
“cosi
neri”, vi
sono però
D’altra parte, se il CMP competente per territorio
vuol fare il proprio dovere il risultato non è dei
migliori. Il corpo bollante è troppo corto per
annullare tre, dico tre francobolli posti uno di
fianco all’altro. Ma neanche questa circostanza
che mi è capitata è l’argomento di questo breve
scritto.
In realtà stavo selezionando in questi giorni il
solito sacchetto per la spesa di francobolli arrivati
dalle “suorine” che, caso strano, questa volta era
ripieno di francobolli inglesi e, a seguire, polacchi
e maltesi, con una spruzzatina di francesi,
australiani, statunitensi, tedeschi,
spagnoli, etc. Il periodo d’uso era
concentrato quasi completamente
tra il 2011 e il 2013 e, per la Gran
Bretagna, su quattro o cinque
valori della serie Machin (gli
autoadesivi di prima e seconda
degli autoadesivi distribuiti dalle
macchinette che hanno tutto l’aspetto di
normali francobolli, e dei grossi
autoadesivi (anch’essi “tagliuzzati”) che
vengono realizzati al momento ma che,
6
se non scritti,
chiudilettera.
possono
fungere
anche
porzione minimale della posta lavorata, meno del
3%. E in ogni caso esso è visibilissimo per via
della colla che, ufficialmente idrosolubile, è
talmente tenace da provocare la distruzione
parziale del francobollo se si tenta di distaccarlo
dal suo primitivo supporto, distruzione favorita
anche dalle ellissi intagliate che, invece di essere
strumenti antifalsificazione, si rivelano piuttosto
utili come anti riciclo.
Quanto sino ad ora scritto sul Regno Unito si
ripete in modo molto simile in Irlanda, Francia,
Stati Uniti e Canada, mentre a Malta, dove la
bollatura è un optional, il riciclo sarebbe
facilissi
mo
perché i
francob
olli non
sono autoadesivi. Certamente però la realtà
maltese non è quella inglese o americana. In tutti
questi stati prima ricordati, guai ad immergere in
acqua i valori ordinari autoadesivi: il disastro è
assicurato a prescindere che la mancata bollatura
da parte degli impiegati francesi o statunitensi sia
un evento piuttosto raro. Del tutto diverso
l’atteggiamento delle poste tedesche dove
l’idrosolubilità della colla autoadesiva è
pienamente rispettata. Ma in Germania bollano
tutto, anche i francobolli autoprodotti. Tra le
maglie dei Briefzentrum,
che dovrebbero somigliare
ai nostri CMP ma che sono
molto più numerosi sul
territorio, non passa nulla e
quindi, come per la Spagna e i paesi scandinavi,
non è necessaria una colla falsamente idrosolubile.
In conclusione, ha ragione l’onorevole Benvenuto
a scrivere “che è inutile timbrare le lettere perché i
francobolli adesivi non sono riutilizzabili” o
meglio, ha quasi ragione, resta il fatto che per chi
colleziona storia postale o, semplicemente,
francobolli
usati,
questo
“lassismo
e
superficialità” è un ulteriore incentivo a chiudere
gli album e a dedicarsi alla raccolta dei tappi delle
bottiglie di birra (con tutto il rispetto per i
raccoglitori di tappi di bottiglie).
GIUSEPPE PREZIOSI
da
Per
ritornare
all’argomento iniziale,
oltre un terzo dei
francobolli esaminati
non sono stati bollati
dai
poco
solerti
impiegati
di
sua
maestà. Grosso modo si può calcolare che su 100
francobolli,
70
sono
regolarmente annullati, 25
non lo sono e circa 5
recano un deturpante
annullo a penna. Nessuno
degli autoadesivi venduti
dalle
macchinette
o
prodotti
al
momento
sono
stati
annullati.
D’altra parte
i
vecchi
annulli tondi manuali sono rarissimi.
La
stragrande
maggioranza
della posta è
annullata
con
delle targhette
rettangolari
realizzate da vecchie stampanti a getto
d’inchiostro e recano, quasi sempre, un messaggio
di propaganda che caldeggia ad esempio
l’inserimento del numero di codice postale o
sottolinea l’impegno di Royal mail per la ricerca
sul cancro alla prostata. Ho calcolato che il
“danno” economico, che potrebbe derivare dalla
mancata
bollatura
della
corrispondenza,
ammonta a circa 200 sterline ogni 1.000 incassate.
Eppure, a quanto pare, alle autorità postali inglesi
il rapporto sembra conveniente, forse perché il
riuso dei
francobolli
non bollati
interessa
una
7
APPUNTI IN DUE PARTI E UNA PREMESSA SULLA SERIE “MACHIN” DI GRAN BRETAGNA
PREMESSA
I
consulta decapitata dai vertici filatelici (ma non
da qualche commerciante), etc.
E allora? Direte voi. Di chi la colpa e i francobolli
a che servono? Non chiedetelo in giro. Alla prima
domanda vi trovereste al centro di un rimpallo di
responsabilità, tra Poste Italiane (che deve fare
utili), il MISE (che deve fare soldi), i commercianti
(che sanno che la base collezionistica si va
restringendo e che puntano tutto su quello che fu
e su un mercato di nicchia e danaroso). Alla
seconda domanda l’unica risposta possibile è: a
nulla. Ma allora se i francobolli non servono a
nulla, figli reietti di chi dovrebbe venderli e usarli,
vale la pena collezionarli e a che servono le varie
manifestazioni che gli stessi collezionisti e le Poste
organizzano? A niente, se tutti hanno dovuto
riconoscere il flop persino dell’ultima Italiafil di
Firenze. E stiamo parlando di Firenze, non di
Canicattì, che poi, ormai, a sud del punto
mediano italiano (Rieti), di manifestazioni
nazionali neanche a parlarne.
Purtroppo la verità è che la forza contrattuale del
collezionismo italiano è molto scarsa. Una volta il
rapporto era diverso e allora non si approfittò. Ed
è anche vero che, in modo anomalo, la politica
della mano tesa è stata portata avanti da una sola
parte, dall’altra, blandizie e strizzatine d’occhio al
commercio e alla stampa organizzata. Il risultato è
questo triste che abbiamo sotto gli occhi, con chi,
addirittura, spera che il MISE metta a segno
qualche altro colpaccio o inventi rarità per
rivitalizzare un comparto che è come un pugile
più che suonato a cui si pensa di vibrare un
potente pugno per scuoterlo, senza rendersi conto
di condannarlo al definitivo ko.
E pensare che non volevo sfogarmi sulla
situazione dei decrepiti collezionisti italiani, ma
volevo scrivere degli appunti sulla serie
britannica “Machin”, un mondo tutto da scoprire.
n questi giorni sono stato impegnato in un
lavoro molto faticoso: ritagliare alcune
migliaia di autoadesivi in modo tale da
ridurre al minimo la carta di contorno senza
intaccare la dentellatura. Credetemi, non è cosa
facile, soprattutto se i francobolli sono piccoli,
all’incirca del formato della “Siracusana”.
Intendiamoci, non stiamo parlando di francobolli
italiani. Non ricordo di averne mai visto un
quantitativo simile. Mi sovviene vagamente di
averne ritagliati molti ai tempi dei “cosi” dorati,
poi il quantitativo è andato scemando,
avvicinandosi allo 0. E qui non parliamo di
commemorativi che, dall’anno scorso, sono
introvabili usati. Stiamo parlando di ordinari,
della volgare “lettera che vola”. Sinceramente,
avete mai visto una consistente accumulazione
dell’80 cent dell’ultima ordinaria? E non parliamo
del 75, dell’85 e persino dell’ultimo 95, per non
ricordare l’euro o persino il 20 cent. Niente,
scomparsi, volatilizzati nel nulla… o forse non
stampati e non venduti.
La battaglia condotta da Poste Italiane contro la
filatelia contemporanea, con il supporto convinto
di alcuni commercianti, collezionisti e giornalisti
insipienti, è riuscita in pieno. Poste Italiane,
soprattutto da quando è diventata S.p.A.,
considera i francobolli una scocciatura se usati
postalmente, una fonte di reddito da rivalutare
costantemente se destinati ai collezionisti gonzi.
Ormai lo scollamento è totale. Cosi neri, posta
target vari, conti prepagati presso le varie
direzioni, etc.: tutto va bene purché non si usi il
francobollo per quello per cui viene prodotto e
quindi si tagli via una consistente fetta di
lavorazione. Se in Posta potessero far scomparire
definitivamente i famosi bolli annullatori, i vertici
brinderebbero alle maggiori entrate. Hanno fatto
di tutto: le raccomandate non affrancabili se si
vuole farle viaggiare più veloci, i pacchi che
proprio i francobolli non devono vederli, una
GIUSEPPE PREZIOSI
INCONTRO ALLA DIVISIONE FILATELICA DI POSTE ITALIANE
Complice l’anno bisestile, si è tenuto nel primo
pomeriggio dello scorso 29 febbraio, presso la sede
della direzione generale di Poste italiane a Roma
EUR, un incontro tra alcuni soci dell’U.S.F.I. e i
vertici della divisione filatelica guidata dal dott.
Pietro La Bruna. Scopo principale dell’incontro era
l’opportunità di associare a cognomi, spesso
evocati in occasione di contatti avuti con la
direzione, dei volti e delle personalità, pronte ad
illustrare ai presenti i loro compiti nell’ambito
della divisione. In realtà l’incontro voleva anche
essere una presa di contatto tra i responsabili di
8
Poste italiane e un settore, quello della stampa
filatelica, che “fa opinione” tra gli appassionati e
pronto a mettere sul tappeto quelli che sono
avvertiti come “problemi” da parte dei filatelici.
La sparuta ma qualificata pattuglia dell’U.S.F.I. era
guidata dal Presidente, dott. Fabio Bonacina ed era
composta da: Valeria Vaccari in rappresentanza
della stampa professionista e del padre Paolo, da
Sergio Mendikovic dei circoli federati, da Emilio
Simonazzi e dal sottoscritto e dai non soci: Sergio
Castaldo, della Federazione, e Alessandro Capone.
suoi collaboratori sono più frequenti. Ad esempio
la dott. Modesti si occupa degli abbonamenti,
anche on line, e segue il problema dello stock out.
Alla dott. Miligi ci si deve invece rivolgere per
l’organizzazione di eventi, e quindi anche per gli
sportelli temporanei e gli annulli speciali; essa si
occupa inoltre della parte grafica del settore
parafilatelico (tessere, folder, ecc.). Il dott. Ranaldi
cura il retail e la rete vendita diretta, si potrebbe
definire il “re” degli sportelli filatelici. Il dott.,
Della Corte, infine, si occupa di contattare aziende
o enti che, avendo in alta opinione la
filatelia e trovandosi nelle condizioni
di poter commemorare un importante
avvenimento, ritengono opportuna
l’emissione di un francobollo, in grado
di dare visibilità all’azienda stessa.
Il dott. Di Rito, che proviene dalla
dirposte di Torino, come lo stesso dott.
La Bruna del resto, è a capo della
pianificazione operativa e segue l’iter
delle emissioni dalla stampa alla
vendita. Tra quelli del suo staff che i
filatelisti hanno certamente conosciuto
vi sono: la dott. Antonacci che cura i
rapporti con l’I.P.Z.S. dal bozzetto
definitivo al prodotto finito e prepara i
comunicati stampa interessandosi
anche della produzione dei folder, dei
Il dott. La Bruna, con l’ausilio di alcune
nuovi bollettini e delle tessere filateliche, e la dott.
diapositive, ha voluto illustrare innanzitutto i
Angarano che, invece, cura il delicatissimo settore
compiti di ciascuno dei suoi collaboratori.
della distribuzione agli sportelli filatelici, tenendo
La divisione si suddivide in tre settori guidati
contatto anche con gli attuali 9 referenti di area, 50
rispettivamente
referenti di filiale e 7
dai
dottori
negozi filatelici.
Andrea
Alfieri,
Il dott. Palmacci, alla
Corrado Di Rito e
dirposte di Roma da
Arcangelo
lunghissimi anni, è a
Palmacci,
tre
capo
del
controllo
dirigenti
che
operativo e si interessa
operano in stretto
principalmente
dei
contatto con il
rapporti burocratici con
dott. La Bruna e
l’amministrazione e il
che,
insieme,
MISE
oltre
a
stanno
sovraintendere
il
adoperandosi per
delicatissimo
settore
accelerare
i
degli acquisti e vendite
cambiamenti e lo
(dott. Riccioni), con la
svecchiamento
redazione dei bilanci e
della divisione.
la valutazione dei costi
Il
primo
si
– benefici.
interessa
dello
sviluppo
commerciale e i contatti da parte dei filatelisti con i
9
Il dott. La Bruna ha concluso la presentazione
sottolineando la dedizione operativa dei presenti
ma ricordando anche che il settore filatelico è
impegnato in una operazione di rinnovamento,
semplificazione e
ottimizzazione dei
costi. Ha voluto ad
esempio ricordare
la collaborazione
con tre importanti
aziende del settore
(Bolaffi, Marino e
Vaccari),
il
continuo
monitoraggio
dell’operatività
degli
sportelli
filatelici, pronti se
necessario ad un
aggiornamento delle sedi e del numero, la ricerca
costante di semplificazione dei rapporti col MISE
(un ente dello Stato che si interfaccia con una
compagnia quotata in borsa), lo studio di prodotti
più graditi al mondo della filatelia. Ad alcune
domande da lui stesso sollecitate ha risposto che
sarebbe opportuno che i “cosi neri” sparissero,
sostituiti da “automatici da sportello” con
supporto figurato seguendo il modello inglese,
tedesco, irlandese o spagnolo. Non ha potuto però
garantire una maggiore “diffusione” dei
francobolli tra gli utenti. È il traffico postale
privato che ha subito un calo drastico per via
dell’utilizzo sempre meno frequente della lettera
scritta. Gli risulta peraltro che alcune aziende che
hanno provato a tornare alla “materiale
affrancatura”
hanno
ricevuto una positiva
risposta da parte della
clientela. Non deve essere
solo la divisione filatelica
a
invogliare
l’utenza
all’uso del francobollo ma
l’utenza
stessa
a
convincersi della sua
opportunità. E che si,
occorre che dirposte e
MISE prendano in seria
considerazione
la
possibilità
di
incrementare
i
punti
vendita dei prodotti postali, non più limitandoli
alle rivendite di generi di monopolio ma
estendendoli alle edicole, ai supermercati e ai
centri commerciali. Si rende comunque conto di
dover combattere una dura battaglia anche con i
rappresentanti dei tabaccai che, se da un lato non
vogliono vendere i francobolli, considerando
l’agio troppo bassa ed elevata la perdita di
tempo e la burocrazia per procurarseli (in
media una mezza giornata), dall’altra non
vorrebbero che altri lo facessero. Forse una
semplificazione
burocratica
potrebbe
scuotere un settore in crisi dal momento che
sembra esistere ancora una potenziale
clientela.
Ritiene
anche
che
alcune
commemorazioni
andrebbero
riviste
destinandole a soggetti con più appeal sul
grande pubblico. Si augura quindi che la
nuova
consulta
di
cui
presenta
l’organigramma possa incidere con più forza
sul centro decisionale.
Al termine dell’incontro i dott. La Bruna e
Bonacina hanno espresso l’auspicio che esso possa
ripetersi, allargando i temi trattati, nella certezza
che sia questa la strada da seguire per favorire il
colloquio tra Poste e i filatelisti, nell’interesse di
entrambi.
GIUSEPPE PREZIOSI
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LETTERA APERTA A….
C
aro dr. Deambrosi,
quando lessi il suo editoriale sul n. 55
dell’Arte del francobollo mi sentii come
San Paolo sulla via di Damasco. Che idea, quella
di una Fondazione per favorire la pubblicazione
di “libri, cataloghi o studi filatelici” degni di nota
ma scritti da chi non ha la possibilità di
pubblicarli! In questo modo potrebbero vedere la
luce lavori di studiosi del settore, ricchi di idee
ma poveri di mezzi. Volevo rispondere di getto in
modo entusiastico ma poi… Il primo dubbio che
si insinuò sottile fu: Chi deciderà se un’opera è
degna di pubblicazione o no? Ovviamente
saranno quelli che faranno parte della Fondazione
o meglio i membri più autorevoli o coloro che
avranno investito di più nell’operazione. Ciò mi
portò a concludere che, alla fine, quelli che
avrebbero deciso sarebbero stati i soliti noti, gli
stessi che normalmente rifiutano gli studi
“meritevoli” perché non prevedono un ritorno
economico o perché lo “scrittore” è un illustre
sconosciuto che non frequenta il circuito delle
mostre e dei convegni e magari non ha mai
acquistato nulla dai commercianti che contano o
che si è disaffezionato dalle recenti emissioni del
tricamere per raggiunta sazietà, in pratica tutti
coloro che lei ha citato come certi membri
partecipanti. Ricacciai però indietro questo primo
dubbio e mi dissi che era una cattiveria indegna
dell’iniziativa.
Poi però riconsiderai la mia storia. Anch’io ero
stato un autore “incompreso” tanto che alla fine
mi ero improvvisato editore di me stesso a costo
di regalare il frutto della mia fatica e rimetterci le
spese. Ma, in fondo, il costo non era stato
esorbitante. C’era voluta una pazienza infinita e
una dura lotta contro gli ostacoli incontrati sul
cammino, ma alla fine ce l’avevo fatta. Avevo
però imparato che il prezzo di una pubblicazione
tradizionale può essere suddiviso, grosso modo,
in: 10% all’autore, 15% all’editore, 15% al
distributore, 20% al libraio, 40% allo stampatore –
rilegatore, perché la stampa in rotocalco costa e se
l’opera dovesse contenere qualche immagine a
colori le proporzioni nei ricavi cambierebbero
ancora. E poi, come giustamente lei ha osservato,
non servono centinaia di copie di un libro che ne
venderà, ai prezzi correnti, al più qualche decina.
Occorre evidentemente abbattere i costi della
stampa e per far ciò bisogna optare per la
moderna tecnologia. Oggi un libro si può
stampare su ordinazione (l’Unificato insegna) ed
allora perché insistere su una metodologia
editoriale superata? Senza contare che se proprio
qualcuno vuol “farsi leggere” c’è la rete a
disposizione dove si può mettere quel che si
vuole (anche “fesserie”) a costi ridicoli.
È evidente perciò che i problemi per l’autore –
editore “fai da te” sono altri. Si tratta semmai
dell’impossibilità di far entrare la sua opera nei
circuiti della distribuzione e soprattutto di
combattere con uno Stato fiscale esoso e ottuso. In
pratica, passare attraverso la distribuzione,
significa dare un valore monetario alla propria
opera con tutto quel che ne consegue sul piano
burocratico – amministrativo. A questo punto la
Fondazione, intesa nel senso tradizionale, serve a
poco; magari se servisse a “divulgare” le opere
stabilendo come prezzo il solo costo della carta,
dei toner, del legatore e dell’ammortizzamento di
una stampante laser per carta formato A3,
avrebbe un senso, se vuol essere senza scopo di
lucro, ma ciò che dovrebbe curare soprattutto è
l’aspetto fiscale e distributivo, sempre che gli
amici filatelici decidano di leggere, cosa di cui
dubito molto.
E qui mi taccio perché penso di aver ben chiarito
il mio pensiero.
Mi creda sempre suo fedele lettore.
GIUSEPPE PREZIOSI
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