il suicidio è la prima causa di morte in polizia - Ugl Polizia

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il suicidio è la prima causa di morte in polizia - Ugl Polizia
CRONACA
Da:
blastingnew – Only Indipendent News
Pubblicato il 14 ottobre 2015
MASSIMO RECALCATI
IL SUICIDIO È LA PRIMA
CAUSA DI MORTE IN
POLIZIA
È uscito un libro che rivela una realtà sconosciuta ed inquietante: il malessere di
molti agenti.
La notizia è di quelle che danno da pensare.
Fare il poliziotto è un lavoro scomodo: orari
disagevoli,
stress,
rischi,
vendette,
personale
carente
e
spesso
mal
organizzato, male pagato e peggio
equipaggiato.
Si
aggiunga
anche
ildisprezzo
sociale proveniente
da
determinati ambienti. Le devastazioni del
primo maggio a Milano, ad opera di teppisti
mascherati, hanno fatto il giro del mondo.
Per molte organizzazioni, il fine non è
combattere contro un problema che si
avverte, ma è andare in battaglia, contro le forze dell'ordine. Quando si tirano
uova piene di vernice, imbrattando persone che non possono reagire (perché
hanno l'ordine di subire), il gesto non è molto coraggioso.
Il ricordo della scuola Diaz di Genova
Esiste la strategia del non reagire, perché si teme che la reazione possa sfuggire di
mano, come accadde al G8 di Genova, ma andare a provocare, ferire e lordare
della gente che sta lavorando non è un diritto di nessuno. Non esiste un'altra
categoria lavorativa, nella quale sia previsto fare da bersaglio. Un metalmeccanico
reagirebbe con la chiave inglese se venisse colpito con uova marce. Per non
parlare della domenica negli stadi. In questi giorni è uscito un libro: "Lavorare in
polizia: stress e burn out" (editore Franco Angeli). Gli autori, il criminologo
Francesco Carrer ed il vicequestore Sergio Garbarino, neurologo e medico presso
la Questura di Genova, documentano una grave realtà.
Nel periodo 1999-2011 sono stati 137 i poliziotti sicuramente suicidi: 4 agenti
sono stati uccisi da terroristi, 6 in scontri a fuoco con criminali comuni, 22 sono
morti per infortuni sul lavoro (per es. quando si ribalta l'auto, in un inseguimento).
Sono 111 gli agenti morti in interventi rischiosi (per es. per catturare chi si mette a
sparare sui passanti, dal balcone). Cifre orribili e sconosciute alla maggioranza
delle persone. I dati del Viminale segnalano l'aumento del malessere diffuso tra i
poliziotti. Non è accettabile che la prima causa di morte sia il suicidio.
Alcune cause
Gli autori hanno evidenziato alcune cause del fenomeno: uno è il machismo. Molti
agenti, quando vi cadono, negano la situazione, perché ammettere il malessere li
farebbe passare per deboli. Evitano di chiedere aiuto o sostegno, nel timore di
essere ritenuti "a rischio" o pavidi. Un altro fattore è il quotidiano contatto con
un'arma sempre al loro fianco. Usarla contro se stessi non è difficile: nemmeno il
tempo di pensarci troppo. Chi pensasse che tale problema riguardi solo gli agenti,
artefici della loro scelta di arruolarsi, non deve dimenticare come tali "mine
innescate" siano spesso a contatto con i comuni cittadini: ecco perché non si può
ignorare il fenomeno. Molte polizie estere prevedono l'intervento operativo di
psicologi, di fronte a scene di crimini particolarmente efferati: in Italia neppure se ne
parla. Dovrebbe esistere un limite nei turni di servizio, per aiutare a mantenere il
migliore equilibrio psicofisico degli operatori ma, spesso, sono gli stessi agenti che
chiedono il prolungamento dei turni, per vedersi pagare più straordinari. Tale
situazione è favorita dalle croniche carenze di organico.