Vol. 2 - Altervista
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Visivamente Parlando eGutenberg Project Volume II A cura di Letizia Bollini Visivamente Parlando eGutenberg Project Università degli studi di Milano - Bicocca Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione Corso di Grafica - 2010/2011 Milano 2011 Copertina e concept grafico Rinaldo de Palma - [email protected] Testi ed impaginazione Letizia Bollini - [email protected] Davide Cremonesi - [email protected] Valerio Radice - [email protected] Sara Gandini - [email protected] Chiara Marescalco - [email protected] Rossella Nota - [email protected] Irene Trainotti - [email protected] Rinaldo de Palma - [email protected] Alex Rogora Elena Salemi IV Angela Nuzzi - [email protected] Matteo Ostuni - [email protected] Domenica Pontieri - [email protected] Roberto Falcone - [email protected] Erika Montoli - [email protected] Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale ad uso didattico Condividi allo stesso modo 3.0 Italia License V In questa collana Volume 1 I. Grammatica visiva e teoria della II. Visivamente parlando III. Il linguaggio delle immagini Volume 2 IV. RGB del colore V. Tipografia digitale VI. Like a rolling font VIII Presentazione L’esperienza didattica maturata durante il corso di Graphic Designsoftware del Corsolike di Laurea Teoria sktop publishing Aldus in PageMaker e Tecnologia della Comunicazione presso l’Univerincluding versions of Lorem Ipsum. sità degli Studi di Milano-Bicocca è confluita nella with the release of Letraset sheets containing Lorealizzazione di questa collana distribuita in diversi rem Ipsum passages, and more recently with formati elettronici, articolata in sette lezioni che deintendono affrontare le diverse connesse sktop publishing software like tematiche Aldus PageMaker alla progettazione nell’ambito including versions grafica of Lorem Ipsum. della comunicazione visiva, snodandosi attraverso un costante Lorem Ipsum is simply dummy text of the printing percorso di analisi dello stato dell’arte, di osservaand typesetting industry. 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Letraset sheets containing LoGrazie a innovazioni tecnologiche, come iland mobile rem Ipsum passages, moree i dispositivi touch, si è evoluto il nostro modo di fruirecently with desktop puLorem re le immagini, esse sono diventate fluide e dinamiIpsum is simply dummy text che visibili e manipolabili su siti web, smartphone e of the printing and alla typesettablet, sempre con noi, sempre condivise portating industry. Lorem Ipsum ta di tutti in qualunque momento. 12 II eGutenberg Project RGB del Colore Le basi, la storia, il web A cura di Letizia Bollini Michela Cairo, Alex Rogora e Elena Salemi III RGB del Colore eGutenberg Project Università degli Studi di Milano - Bicocca Corso di Grafica - TTC 2010/2011 Milano, 2011 Copertina e concept grafico: Rinaldo de Palma - [email protected] Impaginazione: Alex Rogora & Elena Salemi Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia License ISBN 123-45-67-8901-2 IV Indice Introduzione Un po’ di storia I sistemi colore Un po’ di anatomia La scelta dei colori Il linguaggio Rapporti colore e accessibilità 1 3 11 21 27 43 49 V Indice Bibliografia e linkgrafia Indice delle immagini Intervista Biografie degli autori 57 63 69 73 VI VIII Introduzione Il colore è sicuramente uno dei più potenti strumenti che il linguaggio visivo ha a disposizione per esprime idee, gerarchie, indicazioni, emozioni. La nostra capacità di attribuire significato ai colori ha sicuramente una dimensione innata e connaturata al nostro modo di percepire l’ambiente che ci circonda, come dimostrano la nostra anatomia e la capacità, anche nel regno animale, di attribuire un significato ai segnali trasmessi tramite il canale cromatico, ma è anche e soprattutto un fatto acquisito, in quanto linguaggio codificato, condiviso ed appreso all’interno di una cultura che ne genera il significato stesso1. L’uso del colore è connaturato fin dall’antichità alle forme espressive della cultura umana, ma è soprattutto in epoca moderna che si sviluppa anche una sensibilità teorica rispetto a questo fenomeno e che nascono i primi tentativi di sistematizzare una disciplina del colore, sia a partire da approcci psico-filosofici, che di natura fisica, chimica o matematica. 1 Per un approfondimento sulle teorie che affrontano la questione della percezione come fenomeno innato od acquisito si rimanda agli studi di e su Johannes Müller e Von Helmoltz. 1 Un po’ di storia L’uso del colore è connaturato fin dall’antichità alle forme espressive della cultura umana. Ma in questo senso è spesso anche stato frutto delle risorse naturali disponibili in uno specifico territorio o ambiente, in base alle cui risorse sono emerse simbologie e significati. Da un lato la scarsezza o la difficoltà di reperimento di un materiale lo rendeva particolarmente prestigioso e prezioso (la porpora di Tiro ricordata da Plinio o l’indaco citato per la prima volta da Vitruvio per esempio), dall’altro al colore venivano anche attribuiti significati magici ed esoterici, a partire dal fenomeno dell’arcobaleno – gamma dei colori visibili – che simboleggiava la connessione tra il mondo 4 001 002 001 La rifrazione della luce bianca attraversando un prisma di vetro viene scomposta nei vari colori 002 Esperimenti condotti sul prisma ottico 003 Cerchio di Goethe relativo all’equilibrio 003 5 alto e spirituale e quello basso o terreno2. Ma è soprattutto a partire dagli studi di Newton3 che il fenomeno colore diventa oggetto di studi scientifici ricadendo sotto l’interesse di molteplici discipline. La scoperta della rifrazione della luce bianca che, attraversando un prisma di vetro viene scomposta nei vari colori, ed i successivi esperimenti condotti a partire dal 1660 permettono allo scienziato di formulare la teoria corpuscolare superata, anche dal punto di vista delle successive evidenze 2 Lia Luzzatto e Renata Pompas, Il significato dei colori nelle civiltà antiche, Bompiani e ulteriori approfondimenti in Philip Ball - Colore: una biografia - ed. Rizzoli 3 Isaac Newton, Lezioni di ottica, vol. II, nella collana Classici della scienza, Torino Utet, prima edizione 1978 4 Christiaan Huygens, Teoria Ondulatoria, Traite de Lumiere, 1690 5 A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field, 1864 6 M. Planck, L. Silberstein e H. T. Clarke The origin and development of the quantum theory Clarendon Press, Oxford, 1922 matematiche di interpretazione di vari fenomeni ottici dalla teoria ondulatoria di Huygens4, ripresa ed ampliata, in tempi successivi, da Young, Fresnel e Fraunhofer. Questi studi saranno poi superati dalla teoria elettromagnetica di Maxwell5 e da quella quantistica di Planck6. Dal punto di vista del linguaggio però, accanto agli studi fisico-matematici si affiancano ulteriori teorie e riflessioni più 6 orientate ad una interpretazione di tipo espressivo, artistico, psicologico e simbolico come i Farben Lehre di Goethe (1810) in aperto contrasto con il pensiero newtoniano. In questo testo lo scrittore, poeta nonché pittore tedesco riporta prepotentemente il fattore umano ed espressivo al centro dell’interpretazione del linguaggio cromatico, che va al di là del fenomeno fisico percettivo. Anche il testo Über das Sehen und die Farben di Schopenauer (1816) ribadisce, da un’angolazione filosofica, un’opposizione alla teoria fisica di Newton. Dal punto di vista invece della percezione è stato fondamentale il lavoro di Helmholtz. Il fisico e fisiologo tedesco ipotizza con Maxwell che nell’occhio (Handbuch der Physiologischen Optik, 1856) siano presenti, oltre ai bastoncelli, tre distinti ricettori, i coni, in grado di identificare ciascuno una specifica tinta, rosso, verde e blu, corrispondenti ad altrettante lun- 7 ghezze d’onda (dalle più alte alle più basse). Il riconoscimento dei colori si basa sulla riflessione della luce sugli oggetti Un oggetto è colpito da un fascio luminoso in parte assorbe, in parte riflette le onde di cui il raggio è composto, determinando così il colore che noi percepiamo. Una volta percepita dall’occhio la luce viene convertita in segnali nervosi nella retina e attraverso il nervo ottico arriva al lobo occipitale. L’occhio reagisce ai tre colori primari additivi (rosso, verde e blu) e il cervello li percepisce come una combinazione di questi tre segnali. L’uomo percepisce lunghezze d’onda comprese tra 600-700 nanometeri come rosso, 500600 nanometeri come verde e 400-500 nanometeri come blu. Queste misure sono visibili a monitor come tre colori primari, RGB. 8 004 004 Illustrazione dello spettro elettromagnetico 9 I sistemi colore La quadricromia utilizza tre colori primari più il nero: Cyan, Magenta, Yellow e Black (CMYK) per dare origine, tramite mescolanza, ai vari colori. Utilizzata nei sistemi di stampa, la quadricromia è detta anche “sintesi sottrattiva”, poiché, secondo la teoria newtoniana precedentemente illustrata, la sovrapposizione dei pigmenti, sottrae luce, ovvero onde riflesse. Per avere il bianco, quindi, dovremo avere assenza di materia, cioè di pigmento, per ottenere il nero invece la sua massima mescolanza/ sovrapposizione, cioè il 100% di ogni singolo colore. La somma a coppie di due colori sottrattivi dà, inoltre, origine un colore primario additivo. 12 Nei processi di produzione più diffusi per le grandi tirature come l’off-set, il colore viene scomposto nelle pellicole corrispondenti ai corrispettivi valori (in percentuale da 0 a 100) egli inchiostri CMYK dando origine alle lastre. L’effetto di sovrapposizione della retinatura dei singoli colori, dà origine alla tonalità finale. Guardando con il lentino tipografico e, talvolta, ad occhio nudo, è possibile distinguere la texture dei punti corrispondenti alle singole pellicole. Specialmente se si lavora con immagini (è il caso delle fotografie) provenienti da dispositivi digitali, prodotte originariamente in tricromia, bisogna ricordarsi di trasformare in quadricromia, qualora debbano essere impiegate in un progetto a stampa. 13 005 006 007 005 Sintesi sottrattiva 006 Sintesi addittiva 007 Cromario 008 Sintesi del colore sottrattiva, CMYK 008 14 Nel caso della tricromia parliamo, invece di “sintesi additiva”, poiché il processo è quello di aggiungere luce alla luce. I colori primari sono tre: Red (rosso), Green (verde) e Blue (RGB). Trattandosi di colori ottenuti a partire da una sorgente luminosa, otterremo il nero in assenza dei colori, cioè di luce, e otterremo il bianco quando i tre colori saranno tutti al 100% (valore massimo 255). Specularmente a quanto avviene per la quadricromia, l’assenza di uno dei 3 primari (quindi la somma solo di due colori) genera il primario sottrattivo. Questa modalità è quella in genere utilizzata per i progetti a video. La maggior parte dei monitor, sebbene in questo momento siano già disponibili sul mercato monitor basati su tecnologia OLED, che intro- 15 ducono un sistema di quadricromia (il giallo) anche nel mondo video e digitale, la maggior parte dei dispositivi, portatili, monitor LCD7, iPad, smart-phone ecc utilizzano attualmente la tricromia, cioè una restituzione del colore tramite luce RGB. Un ragionamento a parte meritano gli e-Ink, introdotti (attualmente disponibili solo in bianco e nero) in eReader come Kindle di Amazon. In questo caso il sistema di retro-illuminazione co- 7 LCD: Liquid Crystal Display, costituiti da due strati di materiale polarizzato con, nel mezzo, una soluzione liquida. Una corrente elettrica fatta fluire attraverso il liquido puo’ fare in modo che i cristalli del materiale polarizzato si allineino bloccando il passaggio della luce. mune a tutti i monitor è stato abbandonato in favore di un sistema che prevede l’uso di sfere di dimensione molto ridotta all’interno dello schermo. Queste sfere sono caricate elettricamente; una semisfera è positiva e colorata di nero mentre l’altra semisfera è caricata negativamente e colorata di bianco. Tramite campi elettrici si possono orientare le sfere per ottenere il cambio 16 di colore nei vari punti dello schermo. Questa tecnologia restituisce una pagina molto simile, in termini di percezione, a quella stampata. Nel novembre del 2010 è stata annunciata la prima versione di un dispositivo e-Ink a colori basato su tecnologia Triton, il quale dovrebbe essere distribuito sul mercato da Luglio 2011. A meno di non affrontare, perciò, progetti particolari di epublishing, in cui la fruizione principale dell’artefatto comunicativo avvenga tramite un eReader e quindi tramite un supporto basato sulla tecnologia degli inchiostri digitali, i progetti che devono essere fruiti a monitor vanno gestiti e sviluppati in RGB, si tratti di presentazioni digitali, siti internet, applicazioni per iPhone o video-gaming. 17 Quando si parla di colori spe ciali si fa riferimento al Sistema Pantone© (Pantone Matching System8) introdotto nel 1963 negli Stati Uniti e divenuto ben presto lo standard internazionale per codificare i colori a stampa. La mazzetta Pantone permette infatti di dare una indicazione univoca (il codice) del colo- 8 Pantone Matching System: anni ‘50, classificare i colori e “tradurli” nel sistema di stampa a quadricromia CMYK (Pantone Inc.), www.pantone.com re speciale che andrà utilizzato al tipografo e traduce – ove possibile – il colore in quadricromia e tricromia. L’uso di inchiostri speciali permette di ottenere un colore coerente (cioè molto più uniforme nelle diverse tirature e all’interno della stessa tiratura) più pieno poiché risulta stampato a tinta piatta anziché retinato come nel caso della quadricromia. Il PMS prevede inoltre la possi- 18 bilità di utilizzare colori non ottenibili tramite i normali pigmenti come l’oro, l’argento, i colori metallici, fluorescenti ecc. Recentemente Pantone© ha introdotto il sistema di stampa Exhachrome, che aggiunge a CMYB anche arancione e verde per ottenere un effetto cromatico il più simile possibile a quello che si otterrebbe stampando con l’inchiostro speciale. 19 Un po’ di anatomia Tonalità o colore (Hue) È la caratteristica specifica di un colore (senza bianco e senza nero) e corrisponde a una diversa lunghezza d’onda della luce. (Anche: Tinta, Croma, Cromaticità) S aturazione o purezza (Satu ration/Intensity) Corrisponde alla sua intensità o purezza: minore è l’intensità, più il colore tende al grigio. (Anche: Purezza, Pienezza, Intensità) 22 009 010 009 Scala cromatica con unguale tonalità. 010 Variazione di saturzione saturazione di uno stesso colore. 011 Munsell System 011 23 Luminosità o brillanza (Tint) Corrisponde alla quantità di luce che il colore sembra emettere apparendo più chiaro o più scuro. Questo valore può essere fatto variare mixando il colore col bianco o col nero. Nel caso in cui il colore venga mescolato col bianco. (Anche: Valore, Chiarezza, Brillanza, Tint) Ombra (Shade) Nel caso in cui il colore venga mescolato col nero. Tone Nel caso in cui il colore venga mescolato col grigio o con un colore complementare. 24 012 013 014 012 Luminosità o brilantezza: esempio di colore mescolato con il bainco 013 Ombra : esempio di colore mescolato con il nero 014 Tono: esempio di colore mescolato con il grigio 25 La scelta dei colori SCHEMA COLO All’interno dei sistemi di scel ta dei colori, a di là dei significati culturali e simbolici attribuiti ai colori stessi, esistono criteri che sfruttano i rapporti tra i colori e le loro caratteristiche fisiche. Partendo dalla ruota dei colori su cui si basano diversi strumenti sia tradizionali, che software on e off line, possiamo individuare i seguenti criteri compositivi o strategie di scelta di una tavolozza colori per un determinato progetto grafico. 28 015 015 Schermata principale del programma ColorSchemer 016 Color wheel: fronte 016 017 Color wheel: retro 017 29 Schema colore monocromati co Il colore scelto è uno e si utilizzano progettualmente le sue varianti ottenute lavorando sulla tinta e sull’ombra, cioè mixando bianco o nero. Questo significa individuare un unico spicchio della ruota dei colori e giocare tutti gli elementi secondo uno schema monocromatico, a cui si può aggiungere un altro colore in nuance. Il rischio di questa impostazione, è che l’effetto finale sia piuttosto piatto e monotono, se no si riesce a modulare la dimensione cromatica in maniera che crei ritmo e gerarchia. Al contrario, magari associato con il solo nero e/o bianco il singolo colore può staccare, creando con l’intorno neutro un forte contrasto. 30 018 019 018 Schema colore monocromatico (ColorSchemer) 019 Esempio sito monocromatico 31 Schema colore analogico In base a questo schema, i colori scelti sono contigui sulla ruota dei colori, per esempio uno (o più) alla destra e/o alla sinistra del colore scelto. L’effetto in gradazione risulta in genere piuttosto armonioso ed equilibrato. Schema colore complementare I colori scelti, sono opposti nella ruota dei colori e l’effetto che ne risulta è in genere vibrante, vivace, brillante dinamico e a contrasto. Pur trattandosi ancora di scelte che si basano solo sulla dimensione fisica dei colori e dei loro mutui rapporti, già il tipo di cri- 32 020 021 020 Schema colore analogo (ColorSchemer) 021 Esempio uso di colori analoghi 022 Esempio uso di colori analoghi 022 33 terio di scelta comporta un linguaggio cromatico che investirà di sé – mediato ulteriormente dalla componente culturale, simbolica e di contesto – l’intero progetto. In questo caso, dato il rapporto di contrasto, bisognerà essere particolarmente attenti a mantenere un buon livello di leggibilità e che la contrapposizione cromatica non diventi un elemento di disturbo anziché di facilitazione nella codifica del messaggio. Schema colore triadico I colori scelti sono posizionati ai vertici di un triangolo, in genere equilatero, ma non necessariamente, tracciato idealmente sulla ruota dei colori. I colori che risultano equidistanti (img. 023) risultano in armonia. La scelta cromatica 34 023 024 023 Schema colore complementare. 024 Esempio uso di colori complementari: porporaverde 025 Uso di colori complementari: giallo-blu. 025 35 027 026 026 Schema colore triadico 027 Schema triadico basato su un triangolo equilatero 028 028 Esempio applicazione schema triadico: violagiallo-arancione. 36 in questo caso inizia ad essere abbastanza sofisticata concettualmente e comporta una buona gestione di capacità e controllo dell’effetto finale. Schema colore quadratico o doppio complementare I colori scelti sono disposti sui vertici di un quadrato, o un rettangolo, sovrapposto alla ruota dei colori. Nel caso che si scelga il quadrato come criterio, i colori, a coppie, saranno anche tra loro complementari. Questo criterio è decisamente complesso dal punto di vista degli equilibri comunicativi e comporta una una grande capacità di controllo progettuale affinché il risultato finale sia un effetto dosato di gerarchie, contrasti ed evidenze, anziché una chiassosa tavolozza. 37 029 030 029 Schema colore quadriatico o doppio complementare 030 Il Logo di Google è un perfetto esempio dell’udo di uno schema colore a doppio ocmplementare. 38 Altri criteri o altri modi di selezionare una tavolozza o un mood cromatico per un progetto possono venire operando a partire da strategie diverse. Selezionando, per esempio, il materiale iconografico disponibile e desumendo da esso delle dominanti di colore o utilizzando sistemi che offrono delle mappe cromatiche o delle gamme selezionate per suggerire determinati effetti percettivi, emotivi e comunicativi. In questo senso la scelta si sposta sempre più da un piano tecnico ad uno linguistico, in cui la selezione delle tonalità viene orientata non tanto da criteri compositivi, ma di significato. 39 031 031 Esempi di palette colori combinate in base al significato 032 Esempio di combinazione cromatica tratta dalle tonalità del ghiaccio, con riferimenti iconografici 032 40 033 033 Palette dei colori più frequentemente usati nel web 2.0 034 Colori accesi e totalmente in contrasto sembrano animare il sito coldplay.com 034 41 Il linguaggio CONTESTO Dal rosso che indica pericolo, usato per i segnali come lo stop o di divieto, al colore usato come codice in contesti come la segnaletica delle metropolitane (la gialla per indicare la terza linea del sistema milanese), la lettura dei dati di un bilancio finanziario, il colore simbolico dei paramenti sacri calati nel tempo dell’anno e nella nostra quotidianità, al significato della terna semaforica introiettata e traslata anche in molti altri contesti, il colore è sempre carico di significati. Il suo uso deve perciò essere, all’interno di un progetto, un atto consapevole che tenga presente i significati attribuiti nei vari contesti e, nello specifico, in quello in cui l’atto comunicativo avrà (prevalentemente) luogo. 44 035 035 Il nero da è diventato nella realtà quotidiana colore di eleganza. 036-037 La relazione cromatica dei semafori è di uso comune (verde=via libera) 038 Segnale di stop, il rosso richiama l’attenzione ad un pericolo 037 036 039 Metropolitana milanese chiamata abitualmente “la gialla”. 039 038 45 Come nel caso della scelta dei font, anche per quanto riguarda l’uso del colore all’interno di un progetto, vale la massima di Mies Van Der Rohe9: “less is more”. Molti apprendisti designer ;) attribuiscono erroneamente all’uso massiccio del colore un valore creativo in sé indipendentemente dal significato finale o dall’effetto – allertivo, emotivo o connotativo – che si vuole sortire. Dove invece anche la scelta del bianco e nero può essere una scelta di colore come di mostra l’opera di un raffinato maestro italiano quale 9 Per approfondimenti Werner Blaser, Ludwig Mies van der Rohe, gli arredi e gli spazi, 2008 10 Per approfondimenti A. G. Fronzoni è stato A. G. Fronzoni10. Tanto è maggiore il significato che si vuole veicolare a livello comunicativo tramite il canale cromatico, tanto minore dovrà essere l’effetto di indebolimento, se non addirittura di disturbo dovuto alla presenza di troppi colori all’interno della stessa pagina. 46 Colore Rosso Sensazioni positive Passione, energia, amore, forza, azione Verde Natura, primavera, fertilità, denaro, tenacia, prontezza Giallo Sole, estate, oro, ottimismo, disponibilità, altruismo Stabilità, calma, unità, soddisfazione, armonia, fedeltà, cielo, mare Blu Bianco Neve, purezza, innocenza, pace, positività, spiritualità Intelligenza, dignità, maturità Potenza, formalità, profondità, stile Sensazioni note negative Sangue, guerra, pe- È uno dei colori detti “saricolo, aggressività lienti”, ovvero che sembrano avvicinarsi all’osservatore. Inesperienza, invi- Usato come simbolo di dia via libera (es. semaforo); è inteso come colore “giovane”. Malattia, vigliac- Particolarmente visibile cheria, azzardo anche in situazioni limite (es. antinebbia). Depressione, con- Usatissimo come colore servatorismo aziendale date le sue caratteristiche positive. Freddo, ospedaliero, sterile, sconosciuto, immateriale Ombra, noia, depressione Cattiveria, timore, morte, anonimato, negatività Associato con concetti di poco peso, cibo con poco grasso e latticini. Grigio Colore solitamente percepito come neutro Nero Colore serio e classico, spesso associato a prodotti costosi. Rappresenta il no radicale Viola Metamorfosi, tran- Nostalgia, immatu- Passione del rosso più sizione, mistero, rità, suggestione tranquillità del blu magia A r a n c i o - Esuberanza, diver- Inganno, diffidenza, Alta visibilità, viene usato ne timento, vitalità, in- aggressione per attirare l’attenzione e fanzia sottolineare gli elementi più importanti di un design. Rosa Delicatezza, como- Aggressività iniben- Visto come eccessivamendità te, intimità eccessi- te femminile va, sdolcinatezza Marrone Stabilità, durata Sporco, vecchio Associato al colore della terra. 47 Rapporti colore e accessibilità CONTRAST Come dimostrato dagli studi di Albers11 e in linea con i principi della Gestalt il colore è influenzato dal contesto cromatico in cui viene inserito. A parità di colore, cioè, la percezione che noi abbiamo di un dato colore è differente a secondo del colore di sfondo su cui viene visualizzato. Inoltre l’accostamento colore/sfondo rende più o meno enfatico, più o meno leggibile un sistema grafico costituito, per esempio, da una scritta su di una campitura piatta. Sovrapponendo un colore al suo complementare (rosso/verde, viola/giallo, arancio/blu) avremo un effetto di forte contrasto, ma non necessariamente un sistema leggibile. Da evidenze sperimentali infi- 50 040 11 Josef Albers, http:// en.wikipedia.org/wiki/ Josef_Albers 040 Effetto di contrasto simultaneo 041 Effetto contrasto di colore 041 51 ne è emerso che il massimo contrasto in termini invece di leggibilità è riscontrabile negli accostamenti nero/bianco, blu scuro/bianco e nero/giallo. Specialmente per quello che riguarda l’uso del colore sul web, la sensibilità diffusa rispetto alle problematiche di accessibilità, ha fatto sì che una sezione delle norme WAI12 fosse interamente dedicata al colore e alla questione della leggibilità per ipovedenti e daltonici. 12 Web Accessibility Initiative http://www. w3.org/WAI/ In linea generale, e questo può essere riportato anche in un progetto cartaceo, ma a maggior ragione sul web dove le scritte possono funzionare come link e permettere l’acceso a ulteriori servizi alla navigazione, le informazioni principali dovrebbero essere affidate ad un rapporto cromatico che ne permetta una eccellente leggibilità. In caso di daltonismo parziale o totale è importante che il contrasto e i 52 042 043 042 Visione daltonica tramite protanopia e tritanopia 043 A sinistra rapporti colore-sfondo non idonei ai criteri di accessibilità, sulla destra alcuni esempi idonei. 53 colori scelti mantengano leggibile il testo. In genere i colori più problematici sono il rosso ed il verde a causa della protanopia (la cecità più accentuata per il colore rosso) che colpisce una non soprattutto gli uomini e la deuteranopia (la cecità più accentuata per il colore verde) fino all’incapacità totale di percepire i colori. I questo caso è importante, affinché il sito sia accessibile, che sussistano altri elementi, anche visivi come icone, simboli o texture, che aiutino l’utente a 13 World Wide Web Consortium http://www. w3.org/ 14 Per approfondimenti Mauro Boscarol http:// boscarol.com/ discriminare le informazioni al di là del codice colore utilizzato. Per un approfondimento sull’argomento si rimanda alla sezione del sito del W3C13 e all’algoritmo proposto per il calcolo del contrasto che garantisca una leggibilità ottimale ed al lavoro di M. Boscarol Ecologia dei siti web14. 54 044 044 Ruota dei colori accessibili http://gmazzocato.altervista.org/colorwheel/wheel.php 045 A sinistra rapporti colore-sfondo ritenuti scorretti in base ai criteri dell’accessibilità, sulla destra alcuni esempi corretti. 045 55 Bibliografia Linkografia Bibliografia 1. Albers J., Interazione del colore. Esercizi per imparare a vedere. Il Saggiatore Tascabili; 2009 2. Ambrose G& H Paul. Fondamenti di grafica. modena; 2004. 3. Ball P. Colore: una biografia. BUR; 2007 4. Batchelor D. Cromofobia. Storia della paura del colore. Mondadori Bruno; 2001 5. Brusatin M. Storia dei colori. Einaudi; 1999 6. Dell’Aquila D. Un sito su misura. Capire Internet come cliente. Manuale di sopravvivenza. Mammeonline; 2006 7. Garau A. Le armonie del colore: analisi strutturale dei colori. Hopeli Editore; 1999 8. Lidwell WHK& B Jill. Principi universali del design. Modena; 2005 9. Mark F. Bear. Neuroscienze, esplorando il cervello. Masson; 2004 10. Pring R. www.colour. Uso efficace del colore per la pro- 58 gettazione di pagine web. Apogeo Editore; 2001:192. 11. Romanello I. Il colore: espressione e funzione : guida ai significati Hopeli Editore; 2002 12. Walker M. The power of color. Avery Publishing, eds; 1991 59 Linkografia 1. Anon. Istituto del colore. Available at: http://www. istitutocolore.it/. 2. Anon. How do colors affect purchases? 2011. Available at: http://blog.kissmetrics.com/color-psychology/. 3. Anon. Best And Free Online Color Tools To Make Your Job Easy. Available at: http://www.webdesignish.com/ best-free-online-color-tools.html. 4. Anon. Color theory. Available at: http://www.paperleaf.com/blog/wp-content/uploads/2010/01/ct_1280. jpg. 5. Anon. How to Get a Professional Look With Color. 2011. 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La teoria dei colori e il Social Media: scienza o semplice tendenza? 2011. Available at: http://www. webinfer mento.it/la-teoria-dei-colori-e-il-socialmedia-scienza-o-semplice-tendenza/. 61 Indice delle immagini 001. Pag 5, “Studi sul Prisma”, Rafaminu 002. Pag.5, “Prisma”, Cam-Ann 003. Pag.5, “Cerchio di Goethe”, Dicklyon 004. Pag.9 “Illustrazione dello spettro elettromagnetico”, Tatoute and Phrood 005. Pag.14, “Sintesi sottrattiva”, Elena salemi 006. Pag.14, “Sintesi addittiva”, Elena Salemi 007. Pag.14, “Cromario” fonte UNIONPRINT srl 008. Pag.14, “Subtractive color synthesis - CMYK”, Magica” 009. Pag.23, “Tonalità”, Michela Cairo 010. Pag.23, “Saturazione”, Michela Cairo 011. Pag.23, “Munsell System”, Jacobolus 012. Pag.25, “Luminosità o brilantezza”, Elena salemi 013. Pag.25, “Ombra”, Elena Salemi 014. pag.25, “Tono”, Elena Salemi 64 015. Pag.29, “Schermata principale” fonte ColorSchemer 016. pag.29, “Color Wheel Fronte” 017. pag.29, “Color Wheel Retro” 018. Pag.31, ColorSchemer “Schema colore monocromatico”, 019. Pag.31, “Esempio sito monocromatico”, 020. Pag.33, “Schema colore analogo”, ColorSchemer 021. Pag.33, “Esempio uso di colori analoghi” 022. Pag.33, “Esempio uso di colori analoghi” 023. Pag.35, ColorSchemer “Schema Colore Complementare”, 024. Pag.35, “Esempio Uso di Colori Complementari” 025. Pag.35, “Esempio Uso di Colori Complementari” 026. Pag.36, “Schema Colore Triadico”, ColorSchemer 027. Pag.36, “Schema Traidico Basato su un Triangolo Equilatero”, ColorSchemer 028. Pag.36, “Esempio Sito Applicazione Schema 65 Triadico” 029. Pag.38, “Schema Colore Quadriatico o Doppio Complementare”, ColorSchemer 030. Pag.38, “Logo Google”, google.it 031. Pag.40, “Esempi di Palette Colori Combinate”, Elena Salemi 032. Pag.40, “Esempio Sito Combinazione Cromatica Tratta delle Tonalità del Giacchio” 033. Pag.41, “Colori Web 2.0”, Elena Salemi 034. Pag.41, “Colori Accesi Totalmente in Contrasto”, 035. Pag.45, “Nero, Colore di Eleganza”, Ras67 036. Pag.45, “Semaforo Verde” 037. Pag.45, “Green Check”, David Levy 038. Pag.45, “Stop”, Overpush 039. Pag.45, “Metro Gialla” 040. Pag.51, “Contrasto Simultaneo”, Elena Salemi 041. Pag.51, “Contrasto di Colore”, Michela Cairo 66 042. Pag.53, “Visione Daltonismo”, Anonimo 043. pag.53, “Esempi Accessibilità”, Elena Salemi 044. Pag.55, “Ruota dei Colori Accessibili” 045. Pag.55, “Raporto Colore Sfondo, Elena Salemi 67 L’intervista Fulvio Mario Beretta segue una formazione di tipo scientifico prima in campo chimico e in seguito presso la Scuola di Direzione Aziendale in Marketing dei Beni Industriali. Lavora per più di vent’anni come chimico del colore in ambito commerciale in multinazionali per la produzione di pigmenti speciali. Diviene direttore marketing e vendite della divisione industriale e collabora con altre aziende per finiture decorative per interni ad alto pregio - stucchi veneziani ed effetti multicolore- seguendo in particolare il canale della progettazione. Aumenta le relazioni col design e la progettazione fino a quando non avvia una attività di consulenza autonoma, la quale ingloba la direzione prima come direttore responsabile e poi come direttore editoriale della rivista colore e la presidenza dell’Istituto del Colore. Il suo ruolo professionale si configura come “ponte di collegamento” tra il momento ideativo del progetto e la realizzazione pratica, fornendo in particolare soluzioni e giustificazioni coerenti sull’uso del colore. 70 http://vimeo.com/egutenbergprj/colore 71 Biografie degli autori Letizia Bollini ARTchitetto. Dottorato presso il Politecnico di Milano, si occupo dal 1995 di progettazione di interfacce multimodali e comunicazione visiva. Docente incaricato del corso di laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Milano, Scienze di Internet a Bologna, dal 2006 è ricercatore presso il Dipartiemnto di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Coniuga l’attività libero professionale (Extrasmall.it, fondato nel 1998) con l’impegno nella ricerca teorico-metodologica, nella didattica e nella divulgazione. 74 Michela cairo Nata a Treviglio (Bg) nel 1985. Laureata in Comunicazione e Gestione nei Mercati dell’Arte e della Cultura allo IULM di Milano. Oggi studentessa di Teoria e Tecnologia della Comunicazione presso l’università Milano-Bicocca. Ha lavorato per due anni nel settore iniziative della Triennale di Milano dove ha avuto modo di organizzare diverse mostre ed eventi nell’ambito dell’arte e dell’architettura. Dal 2009 lavora presso Ethnohouse Italia, network di servizi per il mondo etnico, nel settore della comunicazione. Da Maggio 2011 collabora con l’Associazione Culturale PHLEGMATICS. 75 Alex Rogora Nato a Legnano (MI) nel 1987. Laureato nel 2009 in informatica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove prosegue il percorso universitario iscrivendosi al Corso di Laurea in Teoria e Tecnologia della Comunicazione. Dal 2010 collabora con il settore area Formativa dell’Università di Milano-Bicocca per l’organizzazione di eventi e la realizzazione del relativo materiale graficopubblicitario. 76 Elena Salemi Nata a Milano nel 1986 laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche, scrive la tesi dal titolo “La comunicazione politica nell’era del web 2.0, un esempio: Barack Obama”. Nel 2009 si iscrive al Corso di Laurea in Teoria e Tecnologia della Comunicazione. Nella vita ha avuto diverse esperienze lavorative, tra cui consulente marketing presso Coesis Research, carriera iniziata nel 2008 e Web Project Manager dal 2011 in Babotel. 77 II II eGutenberg Project Tipografia Digitale L’anatomia dei Font A cura di Letizia Bollini Angela Nuzzi, Matteo Ostuni e Domenica Pontieri III Tipografia Digitale eGutenberg Project, www.egutenberg-project.it Università degli Studi di Milano - Bicocca. Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione. Corso di Grafica a.a. 2010/2011 Milano, ottobre 2011 Testi tratti da: Pag. 3-24, 36-39, 43, 45, 46, 49-53, 56-69, 72-87: Bollini L, Pomati F. (2005). Cultura e strumenti per il visual design. Laboratorio di grafica vettoriale. Pag. 57-63, 65, 66, 68, 69, 79-84, 91-95, 100-102: Bollini L, Greco M. (2008). Organizzare presentazioni efficaci. Progettare e realizzare diapositive per parlare in pubblico. Pag. 90-102: Bollini L, Cova R. (2009). Basic Web Design 2: standard e strumenti per la progettazione web. Testi parziali e immagini: Angela Nuzzi - [email protected] Matteo Ostuni - [email protected] Domenica Pontieri - [email protected] Impaginazione: Domenica Pontieri - [email protected] Copertina e concept grafico: Rinaldo de Palma - [email protected] Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia License In copertina: Francesco Griffo IV VI Anatomia della parola scritta NCE ESSE I ntrodurre il tema della tipografia significa dedicare uno spazio sufficientemente ampio ai caratteri e alla loro importante funzione all’interno di ogni progetto grafico. Questa prima parte del capitolo è dedicata all’analisi di quella che definiamo l’anatomia della parola scritta, in cui si analizzerà il carattere da un punto di vista prettamente grafico. Conoscere da quali elementi è costituito un carattere è utile per progettare in maniera corretta e significativa un testo e un layout grafico. Di seguito vengono analizzati gli elementi che costituiscono e contraddistinguono i diversi tipi di carattere (asse, discendente, ascendente, apice, vertice, asta, etc). 3 Asse Ogni tipo, famiglia di caratteri ha un proprio asse sul quale vengono disegnate e costruite le lettere. La presenza dell’asse imita il tratto di una penna, generando sezioni spesse o sottili, più o meno inclinate, come se la lettera fosse disegnata con un pennino. La O è ideale per individuare l’asse di una lettera, perché ne mette chiaramente in evidenza l’inclinazione. 001 001. Asse sulla lettera O 4 Linea di base La linea di base è la linea immaginaria sulla quale poggiano le lettere. Tutte le lettere discendenti, come la g, la y e la j si estendono sotto la linea di base. Normalmente nella maggior parte dei caratteri, le lettere arrotondate e appuntite, si estendono leggermente sotto la linea di base. 002 002. Linea di base 5 Discendente Il discendente è la parte di una lettera che si estende sotto la linea di base e si trova nelle lettere g, j, p, q, y. I discendenti dello stesso carattere, possono avere profondità diverse. 003 003. Discendente 6 Ascendente L’ascendente è la parte di una lettera che si estende sopra l’altezza della x. Si trovano nelle lettere b, d, f, h, k, l, t. In alcuni casi a seconda del disegno del carattere, l’ascendente risulta essere più alto della lettera maiuscola. 004 004. Acendente 7 Apice L’apice è il punto di intersezione più alto della lettera, dove si incontrano due tratti. 005 Vertice Il vertice è il punto di intersezione più basso tra due tratti, nei pressi della linea di base. 006 005. Apice 006. Vertice 8 Asta L’asta di una lettera è il principale tratto verti- cale di questa, non include ornamenti di nessun tipo. 007 Asta primaria e secondaria In alcuni caratteri come nella lettera M e H, di tipo serif (con grazie), spesso sono presenti aste primarie e secondarie. 008 007. Asta 008. Asta primaria e secondaria 9 Asta trasversale L’asta trasversale o incrocio, è il tratto orizzontale che attraversa un altro tratto. 009 Barra La barra è il tratto orizzontale che collega due tratti. 010 009. Asta trasversale 010. Barra 10 Braccio Il braccio è il tratto ascendente, orizzontale o diagonale, collegato alla lettera ad una estremità e libero dall’altra. 011 Gamba La gamba è il tratto diagonale discendente, collegato alla lettera ad una estremità e libero dall’altra. 012 011. Braccio 012. Gamba 11 Sperone Lo sperone è una breve proiezione appuntita di un’asta o di un tratto di un carattere serif (graziato). 013 Svolazzo Lo svolazzo è il tratto terminale decorativo, aggiunto al carattere, presente o meno, a seconda del tipo e dello stile del carattere utilizzato. 014 013. Sperone 014. Svolazzo 12 Spina La spina è il punto principale della curva della lettera S, s. 015 Collo Il collo è il tratto che collega la sezione superiore a quella inferiore della lettera g. Ricordiamo che può essere anche molto diverso da carattere a carattere. 016 015. Spina 016. Collo 13 Anello/Gancio L’anello è il tratto discendente della lettera g. Quando è completamente chiuso è detto anello, quando è aperto è detto gancio. 017 Orecchio L’orecchio è una breve sporgenza della lettera g. In base allo stile di carattere potrebbe trovarsi anche nelle lettere p ed r. 018 017. Anello/Gancio 018. Orecchio 14 Coda La coda è il prolungamento che si estende da una lettera verso il basso, normalmente sotto la linea di base. Si presenta sempre attaccata ad una estremità e libera dall’altra, come nelle lettere Q e j. 019 Occhiello L’occhiello è lo spazio chiuso nella parte superiore della lettera. 020 019. Coda 020. Occhiello 15 Spalla La spalla è la parte arrotondata di una lettera minuscola che collega due aste o due tratti verticali. 021 Contorno interno Il contorno interno è l’area della lettera interamente racchiusa da un contorno. 022 021. Spalla 022. Contorno interno 16 Misurazione del carattere NSION DIME L a dimensione del carattere è detta corpo del carattere e viene espressa e misurata in punti tipografici (pt) per quello che riguarda la grafica a stampa. Per le misure tipografiche ci si avvale del tipometro, uno strumento in plastica trasparente, composto da varie scale graduate in cui sono presenti le misure in centimetri e in millimetri e le corrispondenti misure tipografiche. Nel 1770 F. A. Didot introdusse il sistema di misura basato sul punto tipografico, che corrisponde a 0.375 mm. Il sistema venne adottato da quasi tutti i Paesi europei, tranne che da Inghilterra e Stati Uniti che assunsero come unità di misura un punto pari a 0,351 mm1. A partire dal 1980, la parola font è stata usata in alternati1. Per ulteriori aggiornava con la parola carattere, per menti sui sistemi di misurazione del carattere, si indicare la rappresentazione suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Fardi tutti i caratteri costituenti si un libro” (Bandinelli, uno specifico stile. Lussu, Iacobelli, 1990) All’interno del font sono con- 19 tenuti anche i valori predefiniti degli attributi del carattere, come spaziature e interlinee, anche se è possibile intervenire in qualsiasi momento per modificarli. I font sono inoltre raggruppati in famiglie, che ne descrivono le varianti di stile (condensed, extended, etc) e di spessore (bold, medium, light, etc)2. I font standard includono 26 lettere (maiuscole e minuscole), numeri (compresi tra 0 e 9) e caratteri aggiuntivi (segni di punteggiatura, accenti, 2. Per ulteriori aggiornamenti sulle font, si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Grafica & Stampa” (Fioravanti, 1984) caratteri o simboli particolari, segni di paragrafo, etc). Non tutte le categorie di font contengono però le stesse lettere: nei font per titolazione ad esempio, utilizzati solo in grandi dimensioni, potrebbero mancare alcuni caratteri presenti nei font di testo. Vi sono poi i set di caratteri speciali, come font ornamentali o 20 simbolici, che normalmente non includono alcuna lettera, ma solo simboli tipici del particolare set di carattere. Ricordiamo che è sempre necessario comunicare al tipografo che dovrà stampare il progetto, la piattaforma utilizzata per creare il documento (Windows o Macintosh) e inserire, insieme al progetto, anche una cartella con tutti i font utilizzati all’interno del documento. Le font verranno caricate sul sistema operativo in modo da non avere problemi nella stampa finale del documento. In alternativa si possono convertire i testi in tracciati vettoriali. 21 Titolo Tipi di capitolo grafici W S ANS ORD SERIF KEY I l linguaggio scritto si è evoluto nel corso dei millenni, facendo evolvere i caratteri dalla scrittura calligrafica degli amanuensi ai caratteri industriali a piombo fino a quelli odierni digitali. Per organizzare questo patrimonio sono state ideate numerose classificazioni degli stili di carattere3. Di seguito vengono citati alcuni tra i più significativi sistemi di classificazione. Aldo Novarese 3. Per ulteriori aggiornamenti sui sistemi di classificazione delle categorie di caratteri, si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Questioni di carattere” (Rattin, Ricci, 1997) In Italia, Aldo Novarese, studioso di estetica del carattere e designer per la fonderia Nebiolo, propose una classificazione in dieci gruppi, secondo criteri storici e formali (tipo di grazie). Questa classificazione comprende i caratteri: lapidari, medioevali, veneziani, transizionali, bodoniani, scritti, ornati, egiziani, lineari e fantasie. 24 Lapidari Il carattere lapidario, chiamato anche “capitale quadrata” e “maiuscola elegante”, nasce per essere usato per le epigrafi e per le iscrizioni sui monumenti. Aspetto riconoscibile di questi caratteri sono le grazie, le quali terminano formando un angolo di 30° e la base completamente piatta4. Un esempio è quello presente in una stele del basamento della Colonna Traiana, eretta a Roma nel 4. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “Come conoscere ed utilizzare i caratteri tipografici. Le classificazioni stilistiche” 5. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “Lapidari - Romani Antichi (Classificazione Novarese)” 114 d.C.. Si tratta di caratteri le cui grazie sono triangolari e formano un angolo acuto con la linea di base. Il carattere Trajan, maiuscolo e maiuscoletto, disegnato da Carol Twombly è quello che meglio rappresenta la digitalizzazione del carattere lapidario5. 25 023 024 023. Carattere Trajan 024. Dettaglio della Colonna Traiana, Roma 26 Medioevali I caratteri medioevali (chiamati anche gotici) sono caratteri tipici del periodo di Gutenberg, che oggi sono considerati di difficile lettura proprio per la loro pesantezza visiva. Si tratta di caratteri derivati dalle varie scritture usate nell’Alto Medioveo e nel Rinascimento. Sono caratterizzati dalle estremità allungate che terminano con angoli accentuati che imitano le forme eseguite con la penna d’oca. Le maiuscole hanno spesso terminali molto svolazzanti. Le grazie di questa tipologia di carattere sono anche definite “a punta di lancia rivolta verso il basso”. 025. Carattere Old London 025 27 Veneziani I caratteri veneziani derivano dai caratteri romani antichi, sono caratterizzati dall’estremità arrotondata delle grazie e dal piede dell’asta leggermente concavo. Il carattere «Garamond» è il più adoperato, ma vi sono altre tipologie di Veneziani: «Bembo», «Poliphilus Roman» «Blado Italic», «Jenson», «Garaldus», «ITC Galliard», «Golden», «Caledonia», «Centaur», «De Roos», «Elzevir», «Sabon», «Vendôme», «Romulus», «Trajanus», «Meno», «Minion», «Van Dijck», «Bitstream Iowan Old Style», «Serlio», «Aurelia», «Dante»6. 6. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “Veneziani - Rinascimentali (Classificazione Novarese)” 026. Carattere Garamond 026 28 Transizionali I caratteri transizionali sono tutti quei caratteri nati tra il periodo degli Old Style e dei Moderni quindi tra la fine del XVII e il XVIII secolo. Le caratteristiche che contraddistinguono questi tipi di carattere riguardano le grazie le quali non hanno quasi mai inclinazione e si uniscono all’asta verticale con una piccola curva, mentre la base è quasi completamente piatta7. Un esempio di carattere transizionale è lo Scotch Roman creato, probabilmente, da Richard Austin (n. 1765 – m. 1830) e poi digitalizzato dalla Monotype. 7. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “Transizionali - Barocche (Classificazione Novarese)” e “Come conoscere ed utilizzare i caratteri tipografici. Le classificazioni stilistiche” 027. Carattere Scotch Roman 027 29 Bodoniani I bodoniani sono caratteri classici ispirati a Giovanbattista Bodoni. Sono caratterizzati da un rapporto di spessore esasperato tra le aste e dal contrasto tra gli spessori delle grazie e delle aste. Le grazie si uniscono con l’asta verticale della lettera, formando un evidente angolo retto e sono solitamente ridotte a un filetto completamente piatto. Vengono molto utilizzati sia in editoria che in pubblicità. 028 028. Carattere Bodoni 30 Scritti Gli scritti sono detti anche calligrafici in quanto si avvicino alla scrittura a mano. Hanno caratteristiche eterogenee e variabili a seconda del tipo di strumento di scrittura che si imita. Si distinguono in calligrafici legati o non legati. Alcuni esempi sono: Bo Chen Font, Desyrel, Elliot Six, Gorri Sans8. 029 8. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “12 Font Scritti a Mano per Uso Commerciale” e “50 Beautiful Hand-Drawn Web Design” 029. Carattere Desyrel 31 Ornati I caratteri ornati sono caratteri con decorazioni accentuate e ombreggiature che di solito vengono utilizzati come capilettera e sempre affiancati ad altri caratteri9. Un esempio di tale carattere è l’Ornate Initial Styles Two Std ideato da Gerald Gallo. 030 9. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “Come conoscere ed utilizzare i caratteri tipografici. Le classificazioni stilistiche” 030. Carattere Ornate 32 Egiziani I caratteri egiziani nascono a seguito del ritrovamento della stele di Rosetta oggi esposta al British Museum. Hanno molta forza espressiva. Sono riconoscibili per le grazie ad angolo retto. 031 031. Carattere Clarendon 032. Dettaglio geroglifico della stele di Rosetta 032 33 Lineari I caratteri lineari sono detti anche più comunemente bastoni o sans serif. Sono caratteri più moderni, privi di grazie e spessori delle aste uniformi. Tra i più famosi troviamo: Arial, Helvetica, Futura, Tahoma, Trebuchet MS e Verdana. 033 033. Carattere Futura 34 Fantasie I caratteri fantasie comprendono tutti quei caratteri che presentano degli effetti particolari o dei fregi e non rientrano nelle precedenti categorie. Sono caratteri inventati senza nessuna regola costruttiva10. Molto spesso presentano una ricca quantità di dettagli che per essere comprensibili devono essere riprodotti in grandi dimensioni11. Un esempio dei caratteri fantasia è il Critter, creato da Craig Fraiser, nel quale ogni lettera è rap- 10. Per approfondimenti consultare l’articolo in sitografia “Come conoscere ed utilizzare i caratteri tipografici. Le classificazioni stilistiche” 11. Per approfondimenti sui caratteri fantasie, si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Tipografia digitale. Evoluzione tecnica dei caratteri” (Marvin, 1998) presentata dal mondo animale, in particolare il nome di ogni animale inizia con la lettera rappresentata: per esempio la lettera Z è rappresentata da una zebra. Questo tipo di carattere è composto da sole lettere maiuscole. 35 034 Sistema Lawson 034. Carattere Critter Il sistema AtypI (Association Typographique Internationale) venne adottato dall’associazione tipografica internazionale e indica dieci categorie: Humane (Tondi del XV sec), Garalde (Francesi del XVI sec), Réale (Transizionali), Didone (Bodoni), Mécane (con grazie squadrate), Linéale (sans serif), Incise (caratteri con grazie 36 triangolari), Script, Manuaire e Fractura. Il sistema DIN Schriften, fu proposto da Hermann Zapf nel 1967 e si fonda sulla classificazione in tre categorie di caratteri e relative sottocategorie: Roman (che comprende Renaissance, Baroque, Neoclassic, Free Roman, Linear, Block, Roman, Script), Blackletter e Non-roman. Il sistema Typerfinder fu proposto da Christopher Perfect e Gordon Rookledge nel 1983 e usa due categorie primarie e sedici sottocategorie. Il sistema è stato concepito per offrire una facile identificazione dei diversi stili di carattere. Le due categorie principali comprendono: stili di carattere per il corpo del testo e stili di carattere decorative. La classificazione che verrà presa in esame in questa sede è quella attuata da Lawson, integrata da alcune nuove categorie alla luce della particolare evoluzione che la scrittura ha subito nell’evoluzione contemporanea 37 del desktop publishing e dei media digitali. Le ultime due categorie in realtà non rientrano nel sistema di classificazione Lawson, ma importanti per lo sviluppo che hanno avuto negli ultimi anni. La classificazione comprende le seguenti categorie: Blackletter, Serif (che comprende Oldstyle, Transitional e Modern), Sans Serif (che comprende Grotteschi, Geometrici e Umanistici), Script, Brush, Decorative, Pixel e Simboli (PI). Questa classificazione mette chiaramente in evidenza le diverse famiglie di caratteri, le differenze di stile e di uso proprie di ogni singola categoria. Blackletter I primi stili di carattere imitavano i tratti dei pennini e dei pennelli, utilizzati dagli amanuensi. Nei primi periodi della pubblicazione editoriale infatti, l’obbiettivo del grafico-compositore era quello di creare dei documenti che apparissero il più possibile vicini ai costosi e preziosi lavori 38 trascritti manualmente. Questi stili che includono marcati caratteri di aspetto gotico e medioevale, hanno quindi una forte connotazione storica e una forte personalità. Poetica Chancery (disegnato da Robert Slimbach) è rappresentativo dello stile cancelleresco usato dagli amanuensi prima di Gutenberg. La famiglia di font presenta diversi svolazzi nelle lettere maiuscole e una gamma di caratteri alternati. Alcune lettere prese dal Book of Kells, rappresentano lettere di manoscritti sapientemente dipinti a colori. Esempi di lettere con forme grafiche medioevali utilizzate nei Paesi germanici fino alla Seconda Guerra Mondiale sono: il Wittenberger Fraktur (disegnato da Monotype Design Staff nel 1903), il Wilhelm Klingspor Gotish (disegnato da Rudolph Koch nel 1925) e il Fette Fraktur (disegnato da C. E. Weber nel 1875). 39 Il Clairvaux (disegnato da Herbert Maring nel 1981), il Duc De Berry (disegnato da Gottfried Pott nel 1990) e il San Marco (disegnato da Karlgeorge Hoefer nel 1990) invece hanno un sapore prettamente rinascimentale. 035. Caratteri Blackletter 035 40 Serif La parola grazia è la traduzione della parola serif, ed è un segno più o meno accentuato, disegnato per raccordare un’asta o un tratto, con funzione di ornamento. Traggono la loro origine dal segno calligrafico della scrittura (pennello, penna d’oca, etc). Sono i caratteri i cui estremi terminano con degli allungamenti ortogonali detti grazie che possono essere più o meno elaborate. Le grazie hanno una 12. Per approfondimenti sugli studi riguardati la leggibilità consultare l’articolo in sitografia “Which Are More Legible: Serif or Sans Serif Typefaces?” valenza ornamentale ed estetica nel disegno del font stesso ma anche la funzione percettiva di legare visivamente tra loro le lettere. Prima si pensava che le grazie migliorassero la leggibilità perché forniscono più elementi indicativi per l’occhio, ma studi più recenti12 hanno dimostrato che le grazie sono più leggibili per coloro che sono cresciuti leggendo caratteri con esse, mentre i caratteri senza 41 grazie sono più leggibili per quelli che sono stati abituati in questo modo13. I caratteri graziati vengono suddivisi in tre sottocategorie: Old Style, Transitional e Modern. 13. Per approfondimenti sulla distinzione tra caratteri bastoni e graziati visionare il video “Leggibilità Trebuchet” http:// www.youtube.com/watch ?v=mhAPTgrCr6Q&feat ure=player_embedded 036. Caratteri Serif 036 42 La categoria Old Style ebbe inizio con il primo carattere tondo disegnato da Nicholas Jensen nel 1470 e con il primo corsivo disegnato da Aldo Manunzio14. Gli stili di carattere Oldstyle hanno l’asse leggermente inclinato verso sinistra e presentano uno spessore di tratto uniforme. Fanno parte di questa categoria: Aldus, Garamound, Granjon, Caslon, Minion, Palatino e altri ancora. 14. Aldo Manunzio è il più importante editore e stampatore del Rinascimento, a lui si deve l’affermazione definitiva del carattere romano sul gotico e alla diffusione dei primi testi classici. Per ulteriori approfondimenti si suggerisce di consultare i testi in bibliografia Grafica & Stampa (Fioravanti, 1984) e Cinque secoli di stampa (Steinberg, 1982) I Transitional presentano un forte contrasto tra gli spessori del tratto e le grazie, che si presentano molto sottili e diritte. L’asse del carattere è quasi verticale. Fanno parte di questa categoria: New Caledonia, Fairfield, Bulmer, Times New Roman, Stone serif, New Barskeville e altri ancora. I Modern per l’aspetto contrastante tra tratti spessi e sottili, viene considerata una 43 categoria elegante, e con molta personalità. Fanno parte di questa categoria: (Bauer) Bodoni, Linotype Didot, Didot, Walbaum, Melior, Fenice, New Century School Book e altri ancora. 037 037. Caratteri Old Style, Transitional e Modern 44 Sans Serif Gli stili di carattere Sans Serif sono senza grazie, comunemente definiti con il termine di bastoni, apparsi per la prima volta in un campionario di caratteri pubblicato da William Caslon IV nel 181615. Il design del carattere Sans Serif fu notevolmente influenzato dagli studi del designer inglese Eric Gill16 (n. 1882 – m.1940), ideatore del carattere Gill Sans, i caratteri bastoni furono inoltre il campo di ricerca 15. Per approfondimenti si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Tipografia digitale. Evoluzione tecnica dei caratteri” (Marvin, 1998) 16. Per approfondimenti su Eric Gill consultare il suo sito personale www. ericgill.com 17. Per approfondimenti sulla scuola di di architettura, arte e design tedesca consultare il sito http:// www.sapere.it/enciclopedia/Bauhaus.html e sviluppo del linguaggio moderno e razionalista del Staatliches Bauhaus17 (1919 - 1933), la scuola architettura, arte e design diretta da Walter Gropius a Weimer Kandinskij, in Germania. La caratteristica più importante ed evidente di questa categoria è l’assenza delle grazie, i caratteri Sans Serif si presentano con un tratto uniforme e sono particolarmente indicati per titoli, titoletti o intestazioni, 45 ma non per passaggi di testo medio-lunghi. Fanno parte di questa categoria: Avant Garde, Trebuchet, Helvetica, Gill Sans e altri ancora. I caratteri San Serif comprendono tre categorie: i Grotteschi, i Geometrici e gli Umanistici. 038. Caratteri Sans Serif 038 46 I caratteri Grotteschi nascono verso l’inizio dell’80018 e prendono il nome dalle loro caratteristiche piuttosto “grezze” che successivamente vennero definite “grottesche”. Questi caratteri infatti sono caratterizzati da linee massicce e piuttosto marcate, senza la presenza di contrasto tra le linee19. Un esempio di questa categoria di caratteri è il Monotype Grotesque realizzato nel 1926 da Monotype con il supervisione di Frank Hinman Pierpont (n. 1860 - m. 1937). 18. Per approfondimenti si suggerisce di consultare l’articolo in sitografia “Classificazionedeicaratteri–Lineare–Museo virtuale della Stampa” 19. Per approfondimenti si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Tipografia digitale. Evoluzione tecnica dei caratteri” (Marvin, 1998) I caratteri Geometrici si basano, come suggerisce il nome stesso, sulle forme geometriche elementari. Il più noto e rappresentativo è il carattere Futura progettato nel 1928 dal tipografo e grafico tedesco Paul Renner (n. 1878 - m.1956). I caratteri Umanistici si basano sui manoscritti del ‘400 e richiamano molto le lettere romane. I caratteri distintivi riguardano i 47 contrasti delle linee che risultano affusolate. Il più famoso esempio di carattere umanistico è l’Optima creato nel 1958 da Hermann Zapf (n. 1918)20. 039 20. Per approfondimenti si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Tipografia digitale. Evoluzione tecnica dei caratteri” (Marvin, 1998) 039. Caratteri Grotteschi, Geometrici e Umanistici 48 Script, Brush Questa categoria include qualsiasi stile che sembri creato con un pennino, simulando una calligrafia o scrittura a mano libera. Le lettere presenti in questa categoria possono presentarsi come formali ed eleganti, leggere, scritte a mano. Sono spesso inclinate e tendono per questo a unirsi tra loro, il che le rende di non facile leggibilità. Fanno parte di questa categoria: Bertold script, Vivaldi, Lucida Calligraphy, English, e altri ancora per lo stile formale ed elegante. Comic sans, Mistral, Manoline script, Caflish script e altri ancora per lo stile a mano libera. 49 040 Decorative 040. Caratteri Brush Script, Gli stili di carattere decorative possono essere estremamente elaborati e particolareggiati e sono prevalentemente indicati per titoli di grandi dimensioni o per specifiche esigenze, non devono assolutamente essere utilizzati nel corpo dei testi. Questi stili furono resi disponibili in Inghilterra e in Francia a partire dal XVIII secolo e il loro nu- 50 mero aumentò notevolmente in particolar modo in risposta alla domanda degli inserzionisti. Fanno parte di questa categoria: Bremen, Broadway, Stencil, Mesquite, PepperWood, Bernard Fashion, Visigoth, Stop, Umbra, Futura Black, Christmas e altri ancora. 041 041. Carattere Christmas 51 Pixel Appartengono a questa categoria i font nati per la visualizzazione a monitor. I caratteri di questa categoria sono costituiti da veri e propri punti (pixel), il loro disegno è geometrico e squadrato, disegnato come un’immagine bitmap, punto per punto e dunque non presentano alcuna curva. Grazie alla loro caratteristica di essere costituiti da singoli pixel, sono leggibili anche a dimensioni molto ridotte21. Un esempio di questi caratteri è il Paskowy che ricorda quello utilizzato nei codici a barre. 21. Per approfondimenti si consiglia di consultare l’articolo in sitografia “Pixel Font cosa sono e dove trovarle?” 042. Carattere Paskowy 042 52 Simboli (PI) I caratteri PI, spesso chiamati anche Simboli, non contengono lettere e numeri, ma solo elementi grafici, pittogrammi o icone di diverso genere, a seconda della tipologia di font selezionato. Questa famiglia di caratteri viene utilizzata quindi per inserire simboli, disegni o elementi grafici, non testuali, tipici dello stile selezionato. I tipi di carattere PI sono principalmente segni decorativi, orologi, simboli ferroviari, numeri racchiusi in cerchi ed altro. Alcuni esempi sono: Zapf Dingbats, Webdings e Wingdings. 043 043. Caratteri Simboli 53 La composizione TURE FEA S copo di questo paragrafo è analizzare gli attributi del testo che ne delineano l’aspetto tipografico: stile, dimensione, giustezza di riga, spaziatura e interlinea, colore, giustificazione, griglia, margini, colonne e altro ancora. Questi concetti vengono spesso erroneamente trascurati, ma rivestono un’importanza fondamentale nella gestione dell’intero testo e dell’intero layout di pagina. Prestando attenzione ad attributi come allineamenti e interlinea, il testo risulterà maggiormente leggibile e il design generale della pagina migliorerà, acquistando armonia e qualità estetica. Quando si lavora con il testo è utile conoscerne gli elementi che vanno dalla selezione di uno stile alle scelte dei relativi attributi, fino ad arrivare al suo posizionamento all’interno della pagina, nella griglia di impaginazione. Quando un individuo legge un brano, compie delle 56 azioni percettive piuttosto articolate e complesse: il suo occhio segue la riga di testo con discontinuità, a sbalzi (scatti), questi salti si alternano a momenti di fissazione, in cui l’occhio si ferma per qualche frazione di secondo. È soltanto in questo periodo di fissazione che viene percepita l’informazione visiva. Nel periodo di fissazione, l’occhio del lettore non registra i singoli caratteri, ma intere parole o parti di esse. Conoscere questo processo, può servire per scegliere i giusti criteri di composizione del testo22. Interlinea 22. Per ulteriori informazioni sui sistemi di percezione visiva legati alla lettura di un testo scritto e in generale per analizzare le principali linee guida della progettazione grafica, si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Il particolare nella progettazione grafica” (Heller, Ghwast, 1988), (traduzione a cura di Girardello, 1997) Per interlinea si intende lo spazio tra le linee di testo, a partire dalla linea di base di una riga di testo superiore, a quella della riga inferiore. L’interlinea viene misurata dalla linea di base di una riga, alla linea di base di un’altra riga. Nella scelta dell’impostazione dell’interlinea è necessario tenere conto dei 57 criteri di leggibilità del testo e si consiglia sempre di effettuare diverse prove di stampa, per stabilire il valore più indicato, per poi passare alla composizione definitiva. Si può notare infatti come variando l’interlinea, cambi l’aspetto generale dello stile di carattere e di conseguenza anche della leggibilità. Molti programmi di editing di testo e di impaginazione grafica, assegnano in modo predefinito un’interlinea, pari a circa il 120% della dimensione del corpo del carattere. Per cui un corpo pari a 12 pt avrà un’interlinea pari a 14 pt e verrà indicata con la seguente dicitura 12/14. Ricordiamo tuttavia che ogni famiglia di carattere ha proprie caratteristiche specifiche (disegno delle lettere, dimensioni e proporzioni), si consiglia quindi di calcolare e specificare il reale valore dell’interlinea che meglio si adatta alla tipologia di carattere e all’uso che se ne deve fare (testo da leggere, titolazione, testo decorativo). 58 045 044 046 044. Spaziatura alto valore 045. Spaziatura valore standard 046. Spaziatura valore ridotto 59 Spaziatura La spaziatura è lo spazio tra le lettere. Quasi tutti i sistemi di impaginazione elettronica permettono di variare il valore predefinito di spaziatura. Il controllo della spaziatura è un modo eccellente per gestire ed eliminare vedove e orfane (singole parole o sillabe che ricadono nell’ultima riga di testo o all’inizio di una pagina o di una colonna successiva), e per ottenere effetti particolari sul testo. È necessario usarla con cautela, nei casi di testo da leggere, le lettere devono infatti essere adeguatamente distanziate, perché la loro forma possa interagire correttamente con le lettere circostanti, secondo le proporzioni ottimali e armoniche definite dal font designer. Un eccessivo avvicinamento può rendere complicata la lettura del testo, un eccessivo allontanamento rende altresì difficoltoso il pro- 60 cesso di lettura, nel combinare le lettere, troppo distanziate, per formare le parole. Giustezza La giustezza di una colonna di testo, indica quanto è lunga la riga di testo. La giustezza di un testo è molto importante ai fini della sua leggibilità e del suo inserimento all’interno della griglia di impaginazione. Ma quanto deve essere lunga una riga di testo? Dipende dal tipo di carattere utilizzato, dal relativo corpo, dal layout complessivo della pagina e da tutti gli attributi impostati. Un testo troppo lungo (larghezza di riga eccessiva), rende difficoltoso il processo di lettura, una volta arrivati alla fine della riga, si trova difficoltà nel ritrovare quella successiva. Per contro, un testo troppo corto 61 (larghezza di riga minima), costringe l’occhio ad effettuare troppi salti e troppe interruzioni di riga, rendendo anche in questo caso il processo di lettura difficoltoso e stancante. Paragrafi La giustificazione è il modo in cui viene allineato o giustificato un testo. Ci sono diversi modi per allineare un testo, i più utilizzati sono: composizione giustificata, composizione centrata e composizione a bandiera. Altri modi più personalizzati e usati in contesti particolari sono: la composizione a sagoma (quando tutte le righe del blocco di testo seguono la sagoma di un disegno o tracciato), e la composizione a giustezza crescente o decrescente (quando le righe variano in modo costante, 62 aumentando o diminuendo). Si consiglia di impostare il tipo di giustificazione in base al tipo di progetto e in base al layout grafico della pagina (elementi, oggetti grafici, illustrazioni e struttura dell’impaginato). Composizione giustificata (a blocchetto) Nella composizione a blocchetto, le righe hanno uguale lunghezza e il testo è allineato in modo da avere entrambe i margini uguali e perfettamente regolari. In alcune applicazioni vi è la possibilità di selezionare una giustificazione centrata (l’ultima riga di testo viene centrata rispetto alla larghezza del blocco di testo), oppure una giustificazione a destra (l’ultima riga di testo viene allineata al margine destro del blocco). Questo tipo di composizione è la più utilizzata, per i libri e in generale per tut- 63 ti i documenti con lunghi passaggi di testo, perché facilita il processo di lettura. Una buona composizione di questo tipo non è facile da realizzare e va gestita con la giusta calibrazione della spaziatura fra le parole. La lettura diventa infatti sgradevole quando si vengono a creare buchi bianchi, dati da una giustificazione di tipo forzato. Composizione centrata (a epigrafe) Nella composizione a epigrafe, le righe, di diversa lunghezza, vengono centrate rispetto alla larghezza del blocco di testo, secondo un asse centrale. È preferibile usarla per brevi passaggi di testo, perché produce un affaticamento della vista nell’andare sempre a cercare l’inizio di ogni nuova riga. 64 Composizione a bandiera Nella composizione a bandiera, le righe, di diversa lunghezza, sono allineate al margine destro (bandiera spalla destra) o sinistro (bandiera spalla sinistra) del blocco di testo. In questo tipo di composizione c’è il vantaggio di avere spaziature uniformi, non condizionate dall’esigenza di arrivare a giustezza e di avere un allineamento stabile a sinistra o a destra, soprattutto in assenza di sillabazione delle parole (si ricorda che l’allineamento a destra è più difficoltoso per la lettura, almeno nella nostra cultura occidentale, in cui l’ordine di lettura è da sinistra a destra. Viene utilizzato solo in casi specifici e per brevi passaggi di testo). Lo svantaggio della composizione a bandiera è quello di non avere un punto determinato per la fine di ogni riga. 65 048 047 047. Composizione giustificata (a blocchetto) 048. Composizione centrata (a epigrafe) 049. Composizione a bandiera (sinistra e destra) 049 66 Margini e colonne Quando si progetta un qualsiasi prodotto editoriale (libro, catalogo, brochure, rivista, etc) è necessario prestare attenzione allo spazio occupato da testo e immagini, ma anche allo spazio vuoto circostante. Per molto tempo, nell’impaginazione di libri e riviste, i margini utilizzati sono stati quelli di concezione tipicamente classica, con forti simmetrie e con un andamento decisamente regolare, ancora applicabili per una produzione sobria e raffinata. Si sono tuttavia sviluppati altri modi di composizione più moderni e a volte anche più esasperati, particolarmente adatti per l’impaginazione di progetti editoriali pubblicitari, cataloghi e impaginati ricchi di illustrazioni, in cui la segmentazione della superficie non risulta più sim- 67 metrica e regolare, ma fluida e dinamica. Una buona regola è quella di controllare la giustezza delle colonne, in relazione all’interlinea e al tipo di carattere utilizzato e lasciare spazio sufficiente affinché i caratteri non siano troppo ravvicinati al margine esterno della pagina e le colonne di testo non siano troppo attaccate tra loro (a meno di effetti esasperati, ma voluti). Tono e colore In una pagina stampata, la densità delle lettere viene chiamata colore, e indica il tono chiaroscurale della massa tipografica, che determina l’impressione di nero (impressione di colore). Questa sensazione di colore può essere provocata da un paragrafo, da una colonna o da un gruppo di colonne all’interno della pagina, dal tipo di font utilizzato, dal 68 relativo corpo, dall’impostazione dei valori interlineari e di spaziatura, dal tipo di giustificazione e dall’irregolarità stessa delle righe. Se si socchiudono leggermente gli occhi e si osservano i tre blocchi di testo proposti, si può notare con chiarezza il diverso impatto chiaroscurale di questi, in relazione all’impostazione dei diversi attributi. Questo esercizio è utile anche per valutare il layout complessivo di una pagina: rapporti fra testo, immagini e spazi bianchi. 69 La forma del testo BILITY LEGI F ino ad ora si è parlato del testo in modo puramente tecnico, definendo l’anatomia dei caratteri e l’aspetto tipografico, ma lettere e parole hanno un proprio stile e una propria personalità e andando ad inserirsi all’interno di uno spazio, si caricano di valenze emotive molto forti. Esiste una stretta relazione tra parole e immagini e tra parole e spazio compositivo e senso. Relazioni sionali dimen- In questo paragrafo vengono analizzate le relazioni dimensionali e di senso che si vengono a creare tra testo e spazio compositivo. Ipotizziamo di scegliere un formato di pagina e di inserire al suo interno la parola eGutenberg. Se si effettuano diverse prove, se si inserisce ad esempio la parola nel punto centrale della pagina con un corpo molto 72 piccolo (8 pt) e se si inserisce la stessa parola nello stesso punto, con lo stesso font ma di dimensioni considerevolmente superiori si potrà notare come cambiando semplicemente il corpo del carattere, si conferisce un impatto completamente diverso al layout, sia da un punto di vista visivo, che da un punto di vista puramente emotivo e di significato. Tra testo e spazio infatti, vi è una forte relazione, che assume differenti valenze espressive, indipendentemente dal significato delle parole inserite. Aumentando o diminuendo il corpo del testo in relazione al suo spazio, si possono ottenere effetti emotivamente e visivamente diversi. 73 050 050. Relazioni dimensionali tra testo e spazio 051. Relazioni dimensionali tra testo e spazio 051 74 Se il testo si espande su tutta la pagina, come un grosso titolo, dà un’impressione di prepotenza, risalto e forza, viceversa se si presenta piccolo, a tal punto che lo spazio vuoto della pagina acquista rilievo, l’impressione che si avrà sarà quella di un testo più elegante e raffinato, sottovoce, intrigante e discreto. Se il testo si muove seguendo un tracciato immaginario, il risultato sarà frivolo o personalizzato. Dall’invenzione della stampa ad oggi, sono stati disegnati e prodotti migliaia di caratteri e nonostante questo ne vengono continuamente disegnati di nuovi. Gli esempi riportati, fanno capire chiaramente come la stessa scritta, possa caricarsi di significato, valenza emotiva e estetica, a seconda del tipo di carattere con la quale la si interpreta. A seconda del tipo di font utilizzato, della dimensione/corpo che gli viene attribuita in 75 relazione al format del documento e in base al posizionamento nel layout grafico, si ottengono diversi tipi di composizioni con un diverso impatto visivo ed emotivo. Il risultato è ovviamente sempre soggettivo e interpretabile secondo la propria esperienza e la propria sensibilità percettiva23. 23. Per ulteriori informazioni sulla relazione dimensionale tra il testo scritto e lo spazio compositivo si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Le vie del senso” (Testa, 2004) 052. Valenza emotiva di scritta Bastoni 052 76 053 053. Valenza emotiva di scritta Decorative 054. Valenza emotiva di scritta Script 054 77 Linee guida per la composizione tipografica Poiché il carattere deve soddisfare esigenze diverse, a seconda del tipo di progetto cui andrà ad inserirsi, non è possibile definire in modo assoluto quale tipo di carattere e che tipo di impostazioni risultano essere più adatte. È ovvio che i caratteri e le relative impostazioni, destinati ad un uso prettamente tipografico, debbano rispettare criteri diversi da quelli destinati ad usi più grafici e personalizzati. Il divario tra questi due orientamenti è piuttosto grande: l’impaginazione del testo a scopo grafico è assai lontana dalla gestione di un testo ad uso lettura. Un testo scritto deve possedere un aspetto corretto, deve cioè essere costruito seguendo quelle che sono le principali linee guida, che favoriscano il processo di lettura, 78 memorizzazione e apprendimento. Di seguito vengono proposte alcune importanti linee guida che si rivelano utili per una corretta gestione tipografica del testo: La leggibilità di un testo diminuisce quando viene a mancare il contrasto tra testo e sfondo. Per passaggi di testo medio/lunghi è consigliabile inserire testo nero su fondo bianco, rispetta le regole classiche del processo di lettura, aiuta la leggibilità e non affatica la vista. Il contrasto testo bianco su fondo nero conferisce un aspetto elegante e raffinato, ma va usato con molta cautela perché affatica notevolmente la vista. Evitare di usare troppi caratteri diversi all’interno dello stesso documento, per evitare un effetto di disordine e ambiguità, in cui nulla è realmente evidenziato e in cui non si riesce ad identificare la gerarchia 79 di lettura. L’ideale sarebbe usare uno o al massimo due tipi di carattere, opportunamente selezionati: un graziato per i blocchi di testo e un bastoni per titoli e titoletti (vi sono dei set di caratteri bastoni molto leggeri e sottili che possono prestarsi senza particolari problemi ad essere inseriti nel corpo di testi anche medio/lunghi). Si consiglia, per creare la giusta gerarchia all’interno del progetto, di giocare con diverse dimensioni e varianti di peso dello stesso carattere. Si otterrà un effetto più ordinato, gradevole e percettivamente ben organizzato. Evitare di scegliere tipi di carattere troppo spessi/scuri o troppo sottili/chiari. I caratteri troppo spessi e neri sono di difficile leggibilità e stancano l’occhio, perché troppo marcati, così pure quelli troppo sottili e chiari, che si distinguono appena dallo sfondo, producono anch’essi sforzo visivo. Assegnare un corpo di dimen- 80 sioni leggibili: il corpo di un testo leggibile varia tra 8 e 12 punti. Si tenga presente che un corpo 8 è consigliato per piccoli riferimenti e note e un corpo 12 è decisamente grande. Per passaggi di testo medio/ lunghi è consigliabile un corpo tra i 9 e gli 11 punti. Ricordiamo che ogni stile di carattere ha proprie dimensioni, in funzione dell’apertura dell’occhiello delle lettere: gli 8 punti di uno stile di carattere non coincidono sempre agli 8 punti di un altro carattere. A parità di corpo, un carattere con un occhiello grande è più leggibile di uno con un occhiello piccolo o stretto. Ricordiamo inoltre che è sempre utile fare delle prove di stampa. L’alfabeto è provvisto di lettere maiuscole e minuscole, che devono essere combinate per formare un insieme armonico e leggibile del testo. L’alternanza di maiuscole e minuscole è facilmente leggibile perché alterna lettere ascendenti e discendenti, 81 è quindi il modo più comune per comporre un testo ed è quello cui il lettore è maggiormente abituato. La presenza delle maiuscole, fornisce punti di riferimento (le maiuscole ad esempio, evidenziano chiaramente l’inizio di una frase). L’impiego esclusivo di lettere maiuscole o minuscole, produce un senso di uniformità, perché ritmicamente indistinto. L’occhio non ha più punti di riferimento e il processo di lettura risulta rallentato con notevole affaticamento dell’occhio. L’uso del tutto maiuscolo può essere finalizzato all’evidenziazione di una parola singola o di un gruppo di parole, per esempio in titoli o in corpi molto grandi. Le parti di testo che si desiderano evidenziare, vanno messe in risalto in modo corretto, senza interferire con il processo di lettura. L’obbiettivo è infatti quello di chiarire il contenuto e distinguere le singole parti di testo. Per evidenziare una parola o una parte di testo in modo efficace è consigliabile usare il 82 corsivo, mentre per evidenziare in modo più marcato si consiglia di utilizzare il grassetto. Ci sono altri sistemi di evidenziazione: la sottolineatura, il colore, il maiuscolo e il maiuscoletto. È possibile assegnare colore al testo, purché sia netto il contrasto testo/sfondo, assegnando il colore su passaggi di testo relativamente corti, per veicolare l’attenzione e per conferire senso specifico. La spaziatura fra le lettere deve essere impostata in modo corretto: è bene scegliere tipi di caratteri con una spaziatura media (impostando se necessario un grado di spaziatura adatto, non troppo espanso né troppo ristretto). L’estrema espansione o condensazione può rendere difficoltoso e illeggibile il testo. La leggibilità di un testo dipende in larga misura dall’impostazione dello spazio interlineare. L’interlinea deve essere impostata in modo da facilitare 83 il movimento dell’occhio tra le righe. Un insufficiente spazio interlineare rallenta e disturba il processo di lettura, perché l’occhio è portato a guardare più righe contemporaneamente, per contro anche uno spazio interlineare eccessivo, disturba in quanto le righe si presentano troppo distaccate e l’occhio non trova più punti di riferimento. Lo spazio interlineare serve per controllare vedove e orfane. Una vedova è una singola parola che ricade alla fine di un paragrafo, sull’ultima riga. Un’orfana è una singola sillaba che ricade alla fine di un paragrafo, sull’ultima riga. È sempre consigliabile evitarne la presenza perché generano pagine irregolari e poco uniformi. La riga di testo è un altro elemento da non sottovalutare: le righe devono infatti essere di lunghezza appropriata, né troppo lunghe, né troppo corte. Quando la lunghezza delle righe è eccessiva, l’occhio si stanca perché fatica a collegare le 84 righe successive, viceversa, se sono troppo corte, è costretto a continui spostamenti e sbalzi. Bisogna impostare colonne di testo di dimensioni adeguate! Scegliere il tipo di giustificazione adatto al tipo di testo che si sta manipolando e al layout grafico. Il design editoriale Abbiamo parlato di tipografia, trattando la grammatica del suo utilizzo e le principali linee guida, necessarie e utili per una corretta gestione del testo all’interno del progetto grafico. Si è dato particolare risalto alle varie scelte tipografiche, che includono la scelta dei caratteri, le relative dimensioni, il colore di riempimento delle singole lettere e il colore di sfondo, in relazione al format di pagina, dando risalto al fatto che una buona gestione del testo, contribuisce ad 85 evidenziare il significato di ciò che è scritto e di tutto il layout di pagina. Abbiamo visto come uno stesso testo inserito in uno stesso format di pagina, possa conferire impressioni diverse a seconda delle modifiche apportate. Lo spazio in cui si sviluppa il testo può essere organizzato secondo un preciso schema, così da veicolare un preciso significato grazie alla gestione del testo stesso e delle singole lettere, nonché degli aspetti grafici complessivi. Abbiamo visto come uno dei problemi principali legati alla progettazione sia quello di inserire nel punto giusto i diversi elementi del testo, abbinandoli ad immagini, elementi grafici e colore. L’obbiettivo finale è quello di mettere in ordine e creare precise gerarchie di lettura, conferendo al tutto leggibilità, estetica e valore espressivo dando il giusto valore ad ogni elemento. 86 056 055 055. Contrasto tra testo e sfondo 056. Testo nero su fondo bianco: standard di lettura 057. Testo bianco su fondo nero: forte contrasto 057 87 Tipografia web STYLE NEW C on l’introduzione dei CSS e l’abolizione definitiva del tag <FONT> considerato deprecated dal W3C a partire dall’HTML 4.0, per la tipografia web si sono aperti nuovi scenari. Pur nella limitatezza delle risorse progettuali e delle scelte tipografiche i CSS hanno introdotto una serie di controlli sulla progettazione tipica e specifica della formattazione del testo che permettono una gamma di scelte orientata verso la ricchezza della 24. www.alistapart.com dal 2011 anche nella versione italiana cultura tradizionale della grafica in questo settore. Sintomo di queste nuove opportunità sono per esempio l’interfaccia stessa del blog di Zeldmann – A list apart24 – che oltre a discutere a livello teorico delle potenzialità del web implementa e sperimenta quanto di nuovo sta succedendo. O la versione per il mondo del digitale di un classico della tipografia come The elements of Typographical Style del 90 Bringhurst25 che ne estende le riflessioni teoriche al mondo del web. Il primo problema da affrontare nella scelta dei font, almeno per la parte testuale realizzata in codice di una pagina web, è quella della compatibilità tra una piattaforma e l’altra, e/o le diverse versioni dei sistemi operativi che installano di default alcune famiglie di font prestabilite. Al cambiare dei sistemi operativi cambiano infatti i font installati e questo fa si che il lettering debba essere scelto sia per il giusto valore espressivo, di 25. Si veda il progetto web: www.webtypography.net leggibilità, di gradevolezza e di identità rispetto alla comunicazione ma anche e soprattutto rispetto alla compatibilità tecnologia/software scelta. Possiamo scegliere di implementare delle pagine con font non browser safe, ma in assenza del font sulla macchina dell’utente, quest’ultima andrà a selezionare, se non diversamente da specificato nel codice, il primo font di default 91 disponibile sul browser o quello impostato dall’utente stesso con effetti imprevedibili. In questo senso i font dovrebbero essere scelti all’interno di una rosa purtroppo molto ristretta di caratteri che risultano essere presenti in pratica su ogni piattaforma/computer: bastoni: Arial e Verdana graziati: Times (Times New Roman) e Georgia monospaziati: (New) Courier 058 058. Web font 92 In particolare Verdana e Georgia 26 sono stati disegnati da Mattew Carter – autore tra l’altro del MS Trebuchet e dei nuovi font introdotti nel nuovo sistema operativo di Microsoft Vista, anche se al momento non disponibili su MacOSX – a partire dal 1994 espressamente per la massima leggi- 26. Per approfondimenti consultare il sito www. will-harris.com 27. Per ulteriori informazioni si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Organizzare presentazioni efficaci” (Bollini, Greco, 2008) 28. Effetto di sfumatura che permette la simulazione dell’arrotondamento delle lettere e cerca di simulare rotondità o variazione dello spessore dei tratti per esempio delle grazie. In genere, la renderizzazione a monitor di un font, in assenza di questa correzione visiva risulta un disegno geometrico scalettato bilità a monitor27. Prendendo le mosse dalla tipografia tradizionale e dalla sua cultura espressiva Carter ha lavorato con estrema accuratezza sulla forma, la dimensione degli occhielli, la proporzione delle singole lettere ed il loro disegno in maniera tale che queste due famiglie di font mantengono buona leggibilità anche in condizioni estreme, come la visualizzazione a monitor, la mancanza di anti-aliasing 28, corpi piccoli al limite della restituzione grafica di un media a bassa risoluzione come 93 il digitale. I modelli sono sicuramente i grandi classici sia tra i bastoni, Helvetica tra tutti e i graziati il Times, ma l’elaborazione originale coniuga le qualità storico espressive con le esigenze particolari di rendering su un medium in cui l’inchiostro, il piombo e la carta sono scomparsi. 059 059. Arial - Verdana, Times - Georgia 94 Ma la scelta del carattere implica non solo degli accorgimenti tecnici, ma anche precise scelte espressive e di significato oltre che di caratterizzazione del messaggio. Pur nella limitatezza dei supporti di una presentazione digitale esiste una forte relazione tra la scelta del carattere spazio compositivo e senso (Testa, 2004). La scelta del carattere risponde cioè a due esigenze distinte e coesistenti: aspetto funzionale: a livello strumentale come veicolo della parola e dell’informazione il testo deve assolvere a regole di leggibilità; aspetto espressivo: a livello di percezione conferisce alla composizione ritmo, gerarchia e personalità. 95 Le dimensioni contano L’implementazione dei CSS e dei nuovi browser ha permesso un sempre maggio controllo da parte dell’utente finale anche sulla visualizzazione del testo di un sito: è infatti possibile aumentare o diminuire a piacimento la dimensione del corpo del carattere a seconda del contesto di fruizione in cui ci si trova e in base alle proprie esigenze. Questo rende meno problematica da parte del designer la stima dell’ipotetica dimensione settata di default nelle preferenze del browser e che diventa il parametro di riferimento per tutto il resto del dimensionamento dei caratteri nella pagina. D’altro canto perché ciò sia possibile si deve rinunciare all’uso di unità di misura fisse convenzionali come i pixel e o punti tipografici in favore di un dimensionamento fluido e percentuale 96 o meglio ancora in .em del testo stesso. Il concetto che sta alla base di una buona gerarchia tipografia è in questo senso quello di rapporto proporzionale e dimensionale piuttosto che di dimensione fissa. Non bisogna dimenticare che la percezione della grandezza del carattere dipende anche dalla risoluzione dello schermo. Il concetto da tener presente è perciò quello relativo di più piccolo o più grosso nella gerarchia complessiva della schermata. Formattazione e semantica Oltre alla scelta del font abbiamo anche a disposizione, per creare gerarchie di lettura il trattamento stesso del testo. Con la separazione del codice strutturale e presentazionale questo può generare talora confusione tra quanto indicato a livello di semantica del codi- 97 ce con un tag specifico e le aspettative di visualizzazione, gestibili invece con i CSS. L’effetto di grassetto o bold – <b> come <i> sono attualmente tra banditi dal W3C proprio per la componente visiva anziché semantica dell’indicazione di markup – è stato sostituito da <strong>: un tag che pone accento dal punto di vista della gerarchia e dell’importanza della stringa di testo in esso racchiusa, di default, poi molti browser lo interpretano visivamente come grassetto (tramite CSS potremmo gestire la sua formattazione in maniera totalmente difforme mantenendo tuttavia salvo il suo significato strutturale). Analogamente il corsivo corrisponde a <em> cioè all’enfasi: meno leggibile a monitor, viene utilizzato per isolare singole parole dal contesto, indicandone per esempio un uso particolare, la necessità di spiegarne il significato in quel 98 particolare contesto. Il tutto maiuscolo – utilizzato soprattutto per titolazioni o parole da mettere in evidenza – rende la lettura più difficoltosa: la mancanza di ascendenti e discendenti toglie infatti gli elementi di ancoraggio ottico che il nostro occhio utilizza per scandire la lettura, fondamentali nelle pagine web fluide e variabili. Inoltre secondo la Netiquette equivale ad urlare! Infine, pur esistendo il tag <u>, la sottolineatura – ereditata dalla macchina da scrivere, sinonimo in genere di corsivo – va riservata tassativamente ai collegamento ipertestuale essendo l’elemento grafico visivo che contraddistingue fin dalle origini i link all’interno di un ipertesto. 99 Interlinea Studi condotti sulla percezione e sulla lettura a monitor hanno dimostrato che un’interlinea superiore rispetto a quella tipografica classica aiuta la lettura sui supporti digitali29. Normalmente l’interlinea è il 120% del corpo (14/16,8 pt); a monitor l’interlinea ottimale è tra il 130-150% del corpo in funzione della lunghezza delle righe di testo (14/18,2 pt). 29. Si veda il lavoro in bibliografia “Grids for the Internet and other digital media” (Götz, 2002) Inoltre un’interlinea troppo ridotta, utilizzata magari per risparmiare spazio di scrolling, rende le righe troppo compatte, magari con una sovrapposizione tra le ascendenti e le discendenti tra righe successive, creando confusione e difficoltà di lettura. Viceversa un’interlinea troppo grande, con cui si cerca di sopperire al vuoto, produce un effetto di dispersione che rende difficile al nostro occhio scorre- 100 re la sequenza delle righe: in questo caso sarebbe meglio piuttosto giocare sulla giustezza del testo che non sull’interlineatura. I paragrafi: giustezza del testo Le righe di testo dovrebbero contenere indicativamente una cinquantina di caratteri per mantenere un buon rapporto proporzionale con la dimensione del carattere stesso. Al di sotto il rischio è che le frasi risultino troppo frammentate con una difficoltà di cogliere intuitivamente il senso. Una lunghezza eccessiva invece costringe a scomodi movimenti del capo e rischi di far perdere il filo della lettura nella sequenza delle righe. Per quello che riguarda gli allineamenti dei paragrafi stessi, ferme restando le indicazioni e le consuetudini adottate nel- 101 la tipografia tradizionale, su web andrebbe sempre evitato il giustificato. L’allineamento regolare sul bordo destro dei paragrafi, quello che il nostro occhio scorre prima di riprendere il filo sulla riga successiva, rende estremamente difficile mantenere il segno soprattutto in caso di scroll. La variabilità del margine allineato a bandiera, oltre ad ovviare al problema della mancata sillabazione, crea degli ancoraggi ottici che aiutano la fluidità di lettura anche in condizioni dinamiche come nel caso del web. 060 060. Ancoraggio visivo 102 I link I link sono “testi” che svolgono la funzione di action triggers cioè permettono di scatenare delle azioni, come accedere ai collegamenti ipertestuali, avviare una procedura di registrazione, il recupero di una password, l’invio di una mail etc. all’interno di una pagina web. La loro visibilità deve perciò essere rafforzata rispetto agli altri elementi testuali ed emergere rispetto al contesto grafico e cognitivo della pagina. Diversi sono i modi convenzionali e/o progettabili di volta in volta per rendere gerarchicamente evidenti ed apprezzabili i link: Sottolineati: “tradizionalmente” gli elementi linkati e/o cliccabili nel web erano, in assenza di altre possibilità di formattazione grafica, sottoli- 103 neati. Questo segno visivo inequivocabile, visibile anche a basse risoluzioni, in piccole dimensioni e su schermi monocromatici aiuta sicuramente a reperire a colpo d’occhio gli elementi ipertestuali della pagina, a patto che venga utilizzato in maniera univoca. Pur avendo a disposizione TAG e elementi per la formattazione CSS in questo senso l’underline va tassativamente riservato ai link. Come segno di enfasi editoriale (un tempo alternativo e sinonimo di corsivo, per esempio nei titoli dei libri e delle pubblicazioni) va preferito <em> per non generare ambiguità di comportamento e non tradire le aspettative dell’utente. Colorati: un altro elemento di enfasi che permette di evidenziare e di far emergere dal nero, ovvero dalla texture tipografica della pagina, gli elementi linkati è l’uso del colore. Di default e tradizionalmente 104 i link testuali appaiono di colore bluette, viola se sono già stati consultati (visited link) e rossi nel momento in cui vengono cliccati (active link). Sebbene questo schema cromatico non sia più necessariamente l’unico riconosciuto dagli utenti (come sosteneva relativamente di recente ancora Nielsen30) è bene individuare un set riconoscibile all’interno di ciascun progetto, coerentemente con le scelte cromatiche di insieme, ma in cui il significato connotativo del colore dei link sia 30. Per ulteriori informazioni si suggerisce di consultare il testo in bibliografia “Web Usability” (Nielsen, 2000) univoco e riconoscibile. Meglio ancora se per esempio il colore usato per i link viene riservato solo a questa tipologia di testo e conseguentemente a veicolare questo tipo di informazione, anche se attualmente con i CSS è possibile formattare diversamente ogni singola tipologia di link. 105 Visivamente rafforzati: qualunque sia la strategia che si intende adottare per mettere in evidenza i link – sia la sottolineatura, magari alleggerita nella sua versione tratteggiata, il colore, o il peso tipografico della scritta – l’importante è che l’elemento emerga chiaramente dal testo. Non basta che il cursore del mouse cambi da freccia a manina quando casualmente l’utente scorre la pagina perché in un sistema ancora profondamente basato sulla visione (Graphical User Interfaces) sono gli elementi grafico-visibili a fornire le informazioni operative. Infine ricordiamo che è importante anche cosa si linka al fine di rendere la pagina usabile: NON linkare un’intera frase NON linkare testo generico e uguale per più link (clicca qui!) linkare una parola significativa per l’utente (es.: scarica la brochure) dare indicazioni significative sul “cosa succede” cliccando. 106 Titolo di capitolo WORD KEY L’intervista 108 Andrea Braccaloni nasce a Bologna nel 1973. È un visual designer, che vive e lavora a Milano città in cui ha fondato, con tre soci nel 1995, lo studio di comunicazione visiva Leftloft. In esso si occupa di consulenza e design della comunicazione, design editoriale e di segnaletica, branding e disegno di caratteri tipografici. È socio professionista AIAP e membro AtypI. Dal 2001 è titolare di un Laboratorio di Comunicazione Visiva al Politecnico di Milano presso la Facoltà di Design. 061. Andrea Braccaloni, visual designer 061 109 L’intervista al visual designer Andrea Braccaloni è stata realizzata il 24/02/2011 presso lo studio Leftloft di Milano. 110 “Ci sarà sempre bisogno di nuove forme di carattere perchè è un modo per esprimere dei contenuti attraverso la forma delle lettere” Andrea Braccaloni 111 Lorem ipsum publishing packages and web page editors now use Lorem Ipsum as their default model text, and a search for ‘lorem ipsum’ will uncover many web sites still in their infancy. Various versions have evolved over the years, sometimes by accident, sometimes on purpose (injected humour and the like).Lorem ipsum is simply dummy text of the printing and typesetting industry. Lorem Ipsum has been the industry’s standard dummy text ever since the 1500s, when an unknown printer took a galley of type and scrambled it to make a type specimen book. It has survived not only five centy unchanged. It was popularised in the 1960s with the release of Letraset sheets containing Lorem Ipsum passages, and more recently with desktop publishing software like Aldus PageMaker including versions. 112 Riferimenti Bibliografia 1. Anon. (2005). Spazio ai caratteri. Il libro della scuola del libro. Raccolto. 2. Bandinelli Angiolo, Giovanni Lussu, and Roberto Iacobelli. (1990). Farsi un libro: propedeutica dell’auto produzione: orientamenti e spunti per un’impresa consapevole: o per una serena rinuncia. Biblioteca del Vascello. 3. Bernstein Marta, Luciano Perondi, and Silvia Sfligiotti. (2008). Italic 2.0. Il disegno di caratteri contemporaneo in Italia-Contemporary type design in Italy. De Agostini. 4. Blackwell Lewis, and David Carson. (2000). The end of print: the grafik design of David Carson. Laurence King Publishing. 5. Bollini Letizia, and Riccardo Cova. (2009). Basic Web Design 2: standard e strumenti per la progettazione web. Milano. 6. Bollini Letizia, and Massimo Greco. (2008). Organizzare presentazioni efficaci. Progettare e realizzare diapositive per parlare in pubblico. Hoepli. 114 7. Bollini Letizia, and Federica Pomati. (2005). Cultura e strumenti per il visual design. Laboratorio di grafica vettoriale. Maggioli. 8. Bringhurst Robert. (2001). Gli elementi dello stile tipografico. Sylvestre Bonnard. 9. Bryan Marvin. (1998). Tipografia digitale: evoluzione tecnica dei caratteri. McGraw-Hill. 10. Clarke Andy. (2008). Oltre i CSS. La sottile arte del web design. Pearson Italia S.p.a. 11. Fioravanti Giorgio. (1984). Grafica & stampa: notizie storiche e informazioni tecniche per chi stampa e per chi fa stampare. Zanichelli. 12. Gallavrini Alfredo. Tipocomposizione. 13. Gill Eric. (2005). Sulla tipografia. (cur. Passerini Lucio). Sylvestre Bonnard. 14. Götz Veruschka. (2002). Grids for the Internet and other digital media. AVA. 15. Heller Steven, and Seymour Chwast. (1988). Il particolare nella progettazione grafica. (trad. Girardello 1997). 16. 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Dottore di ricerca presso il Politecnico di Milano, si occupa dal 1995 di progettazione di interfacce multimodali e comunicazione visiva. Docente incaricato del corso di laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Milano, Scienze di Internet a Bologna, dal 2006 è ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di MilanoBicocca. Coniuga l’attività libero professionale (Extrasmall.it, fondato nel 1998) con l’impegno nella ricerca teorico-metodologica, nella didattica e nella divulgazione. 129 Angela Nuzzi Nasce a Bari nel 1984. Si diploma nel 2003 a Cinisello Balsamo presso il liceo scientifico I.I.S.S “G. Peano”. Prosegue la sua formazione a Milano presso l’Università degli studi Milano-Bicocca, inizialmente frequentando per un anno il corso in Scienze giuridiche. Nel 2004 però, decide di cambiare strada e consegue a Luglio 2008 il diploma di laurea triennale in Scienze della Comunicazione Interculturale. Attualmente laureanda in Teoria e Tecnologia della Comunicazione (laurea magistrale). Lavora da circa 5 anni nel mondo delle telecomunicazioni presso una nota azienda di Milano. 130 Matteo Ostuni Nasce nel 1982 ad Altamura in provincia di Bari dove si diploma presso l’I.T.C. “F.M. Genco” come Perito Commerciale e Programmatore nel 2001. Prosegue la sua formazione a Milano presso l’Università Statale degli Studi di Milano dove nel 2009 si laurea in Comunicazione Digitale. Attualmente laurendo in Teoria e Tecnologia della Comunicazione (laurea magistrale) presso l’Università Milano-Bicocca di Milano. 131 Domenica Pontieri Nasce nel 1986 a Monza (MB) dove si diploma presso l’I.T.I.S. “Pino Hensemberger” come Perito Industriale Capotecnico specializzazione Informatica nel 2006. Prosegue la sua formazione a Milano presso l’Università Milano-Bicocca dove nel 2009 consegue la laurea triennale in Informatica. Attualmente laureanda in Teoria e Tecnologia della Comunicazione (laurea magistrale) presso la medesima università. 132 II eGutenberg Project Like a Rolling Font La composizione tipografica dalla poesia visiva ai fogli di stile A cura di Letizia Bollini Roberto Falcone e Erika Montoli III Like a Rolling Font eGutenberg Project, www.egutenberg-project.it Università degli Studi di Milano - Bicocca Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione Corso di Grafica 2010/2011 Milano, luglio 2011 Copertina e concept grafico: Rinaldo de Palma - [email protected] Testi ed impaginazione: Roberto Falcone - [email protected] Erika Montoli - [email protected] Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia License In copertina: S. Morison IV VI 1. La composizione tipografica LIBRIO EQUI C ome la retorica, la musica, la danza, la calligrafia, come ogni cosa che si sforzi di dare grazia al linguaggio, così la tipografia è un’arte che può essere deliberatamente usata in modo scorretto. Essa richiede una capacità grazie alla quale il significato di un testo può essere reso evidente, onorato e condiviso, o consapevolmente travisato. In un mondo assediato da messaggi non richiesti, la tipografia deve spesso attirare a sè l’attenzione, condizione preliminare necessaria per la lettura. I designer nell’ambito della comunicazione visiva non possono assolutamente ignorare l’uso corretto dei caratteri tipografici e tutti gli aspetti tecnici e culturali che li regolano. 5 Il progettista che vuole disegnare i caratteri deve risolvere e fondere coerentemente il rapporto armonico tra i segni che compongono le singole lettere e le lettere tra loro quando si mettono assieme per comporre i testi. La conosceza del lettering e della tipometria, l’insieme delle misure degli elementi che formano la composizione e l’impaginazione di un testo tra cui interlinea, spaziatura, crenatura, stanno alla base della grafica e del design, e sono importanti per l’educazione alla visione. Il progetto moderno è impensabile senza un’educazione costruttiva che costringe il significato a parlare all’interno di forme, di pieni e di vuoti, geometricamente costruiti, ma attenti a tutte quelle correzioni ottiche necessarie affinchè la lettura sia chiara e razionalmente comprensibile. Possiamo quindi parlare di capacità estetico-contenutistica di una pagina web quando il designer riesce tramite la scelta opportuna dei caratteri tipografici a trasmettere una comunicazione verbale e 6 visiva che diventa parte del lettore a mano a mano che si addentra nell’analisi della pagina stessa. Infine possiamo convenire che la tipografia dovrebbe assicurare al lettore questi servizi: pagina ideale per la lettura. 7 1.1 La griglia tipografica La gabbia tipografica (o griglia), che costituisce senza dubbio uno dei principi universali della progettazione visiva, consiste in una suddivisione virtuale degli spazi all’interno di una pagina attraverso una struttura bi-dimensionale composta da una serie di intersezioni tra righe verticali ed orizzontali; questo modello genera quindi una suddivisione dello spazio in un numero definito di sotto-spazi che compongono uno scheletrato, grazie al quale il progettista di comunicazione visiva è in grado di organizzare e strutturare testo ed altri elementi visivi in modo razionale, per facilitare la comprensione del contenuto della pagina al lettore. Lo scopo di una gabbia tipografica consiste nel conferire unità al contenuto tramite il ricorso ad elementi costanti che ne definiscono l’architettura generale, creando un ordine ed una gerarchia tra gli elementi e valorizzando complessivamente il contenuto; il lettore si avvantaggerà così della costanza delle forme e delle dimensioni e 8 la sua fruizione del contenuto sarà liberata dagli impacci di un continuo riadattamento a moduli visivi diversi, diminuendo lo sforzo cognitivo. 001 001. Esempio di una elementare griglia verticale sulla superficie di un toast. 9 1.2 La composizione tipografica e il ritmo «Lo spazio in tipografia è come il tempo nella musica. È infinitamente divisibile, ma pochi intervalli proporzionale possono essere molto più utili di una scelta senza limiti di quantità arbitrarie.» Così scrive il tipografo Robert Bringhurst e proprio come l’uso regolare del tempo fornisce il ritmo nella musica, l’uso regolare dello spazio Robert Bringhurst (1946) è uno dei massimi esperti di tipografia a livello mondialie. In particolare è l’autore del celebre The Elements of Typographic Style, manuale di tipografia, in cui tratta dei tipi di carattere, glifi, e della disposizione visuale e geometrica dei caratteri tipografici. fornisce il ritmo in tipografia. Senza ritmo l’ascoltatore o il lettore, si trova disorientato e perso. È il bianco delle lettere e non il nero dei tratti ciò che rende possibile la lettura, in quanto determina il ritmo tra le lettere e l’esistenza stessa delle parole (la divisione spaziale delle parole nei testi scritti appare, secondo gli studi di Noordzij, 10 nei manoscritti irlandesi all’inizio del VII secolo). Il bianco non è progettabile di per sé, ma è reso solo attraverso il disegno delle forme nere che lo delimitano, pertanto le lettere dovrebbero essere disegnate in funzione degli spazi bianchi e quindi del ritmo che creano. Inoltre, poiché le lettere non esistono di per sé ma solo per creare parole, è sull’unità base della parola che si dovrebbe pensare in tipografia. 11 1.2.1 La composizione verticale 1.2.1.1 L’interlinea Come non si deve cambiare il tempo in modo arbitrario nella musica, così nella tipografia non si deve modificare a caso l’interlinea. L’interlinea viene definita come il bianco tipografico che serve a distanziare le righe di testo, più precisamente calcolato prendendo come riferimento le linee base delle due righe. Significativa è l’origine del termine inglese per indicare l’interlinea: “leading”, che fa riferimento alla tradizione della stampa manuale, quando due barre di piombo venivano inserite manualmente nelle presse meccaniche per separare le righe e per aggiungere e ridistribuire lo spazio verticale tra di esse. In tipometria l’interlinea si identifica con il secondo valore numerico dopo l’indicazione del corpo (C. n°/n°, esempio C. 9/9 indica che il testo è in corpo 9 e le righe hanno la stessa inter- 12 linea del corpo). Una corretta interlinea è utile per favorire il movimento dell’occhio da una riga all’altra. Le righe troppo ravvicinate affaticano la lettura e una certa interlinea è necessaria anche per assicurarsi che le ascendenti e le discendenti non si scontrino tra loro. Tuttavia un eccesso provocherebbe un “annacquamento” estetico del testo rendendolo sparpagliato sulla pagina e provocherebbe, nuovamente, una lettura difficoltosa in quanto costringerebbe l’occhio ad aumentare il numero di sbalzi e di fissazioni da una riga a quella successiva. Per questo motivo è stato necessario ricercare una regola per ottenere un’interlinea ottimale, equilibrata ed estetica. 13 Nella tipografia tradizionale l’interlinea ottimale è considerata come il 120% del corpo del testo. Per caratteri standard con corpo 10, 11, 12 punti, sono preferibili 2 punti di leading. Se l’interlinea al 120% è la regola d’arte per la stampa, recentemente si sta affermando come pratica empirica per il web l’opzione tra il 140% e il 160% del corpo del testo. 14 1.2.2 La composizione orizzontale Una metafora antica: il pensiero è un filo e chi racconta un filatore, ma il vero narratore, il poeta, è un tessitore. La scrittura trasforma questa antica astrazione legata all’udito in un fatto nuovo, legato alla vista. Il dispositivo utilizzato per la composizione tipografica, si tratta di un computer o di un compositoio manuale, funziona come un telaio. Il tipografo, come il tessitore, cerca di tessere il testo nel modo più uniforme possibile. Le lettere ben disegnate danno alla pagina una struttura vivace e uniforme, invece una spaziatura grossolana fra lettere, parole e linee di testo può rovinare questo tessuto. Un’altra antica metafora: la densità della tessitura in una pagina scritta o a stampa viene chiamata colore in riferimento al valore chiaroscurale della massa di lettere e parole sulla pagina. 15 Una volta che le esigenze di leggibilità e ordine logico sono soddisfatte, la normale cura del tipografo si indirizza sull’uniformità del colore che dipende dalla spaziatura tra le lettere (kerning), spaziatura tra le parole (tracking) e la spaziatura tra le linee di testo (interlinea). Nessuno di questi aspetti sono indipendenti tra loro e sono fondamentali per ottenere una composizione tipografica ottimale.vrebbero essere disegnate in funzione degli spazi bianchi e quindi del ritmo che creano. Inoltre, poiché le lettere non esistono di per sé ma solo per creare parole, è sull’unità base della parola. 16 1.2.2.1 Kerning In ambito tipografico, con il termine crenatura, noto anche conl’equivalente inglese kerning, si indica la riduzione dello spazio in eccesso fra coppie di caratteri, attuata al fine di eliminare spazi bianchi antiestetici e dare un aspetto più omogeneo al testo. I caratteri digitali attualmente diffusi possiedono quasi tutti intrinsecamente le cosiddette tavole di crenatura (kerning table) che stabiliscono possibili riduzioni o ampliamenti della spaziatura per ogni possibile accostamento di lettere, numeri e simboli. Le tavole di crenatura sono una componente di routine di tutte le font realizzate con cura, tuttavia, nel digitale, è necessario apportare degli aggiustamenti manuali per equilibrare gli spazi negativi tra alcune combinazioni di lettere per adattarsi a stili ed esigenze individuali. L’obiettivo del kerning è quello di creare una texture e un bilanciamento adeguato tra tutti i caratteri, seguendo alcuni principi basilari: è im- 17 portante comprendere la relazione spaziale tra caratteri con lati dritti e arrotondati (la distanza tra un elemento diritto e uno tondo potrebbe essere leggermente inferiore rispetto a quella tra due elementi dritti); forme di lettere simili hanno simile spaziatura; è fondamentale comunque la coerenza. In generale progettando una font si tende a restringere lo spazio compreso tra le lettere ‘A, T, V, W’ e ‘Y’ seguite da minuscole senza ascendenti, oppure tra le lettere ‘r, v, w’ e ‘y’ seguite da segni di punteggiatura. 18 1.2.2.2 Tracking Fra lettera e lettera solo una buona spaziatura può fare sì che una parola risulti otticamente perfetta, cioè piacevole all’occhio, e ne aumenti la leggibilità.La spaziatura tra i caratteri deve essere inferiore a quella che vi è tra una parola e l’altra. Se i due valori fossero vicini, la lettura sarebbe difficoltosa e affaticante, perché il lettore dovrebbe prestare molta attenzione quando finisce una parola e finizia quella successiva. Espressione attribuita al tipografo americano F. Goudy (1865-1947). «Chiunque spazi il minuscolo sarebbe come un ladro di pecore.» [TdA]. Il tracking spazia complessivamente il bianco di una o più parole ed è utile quando siamo in presenza di una sequenza di maiuscole o maiuscoletto nei titoli o nelle intestazioni. Il tracking è spesso usato per contenere una riga di testo troppo larga (tracking negativo) e gli operatori del settore non vedono di buon occhio il corrispettivo positivo: «Anyone who would letterspace 19 lowercase would steal sheep». Questa espressione, attribuita erroneamente al tipografo americano Goudy dà l’idea di cosa significhi per l’esperto aggiungere spazio tra le lettere di un testo minuscolo oltre quello che il disegnatore della font ha già impostato: un atto sacrilego e un crimine tipografico. L’argomento rimane comunque oggetto di numerosi dibattiti. Ellen Lupton afferma: «Design is as much an act of spacing as an act of marking. The typographer’s art concerns not only the positive grain of letterforms, but the negative gaps between and around them». Ellen Lupton. “ Thinking With Type” (http:// elupton.com/). 2010. «Il design è tanto un atto di spazio come un atto di marcatura. L’arte del tipografo riguarda non solo il grano positivo letterforms, ma il divario negativo tra e intorno a loro.» [TdA]. 20 1.2.2.3 Giustezza La giustezza è la lunghezza della linea di testo e si misura in righe tipografiche o in centimetri. La giustezza stabilisce la lunghezza massima delle righe tipografiche. Ciò non vuol dire che la riga di testo debba essere lunga quanto la giustezza (questo si verifica solo nella composizione a blocchetto). Infatti essa deve avere una misura variabile in base all’allineamento del testo, in caso contrario si avrebbe una difficoltà di lettura da parte del lettore poiché l’occhio si posa su un gruppo di parole. Questo fenomeno è stato definito “fissamento”.Tra un fissamento e un altro l’occhio riposerebbe per un quinto di secondo. La “fatica ottica” è il seguire una linea di stampa dall’inizio alla fine, passando poi alla linea sottostante. Il numero di fissamenti è dunque dato dalla lunghezza della linea stampata (giustezza), quindi da questo concetto si potrebbe dedurre che più corta è la giustezza della linea di testo, più facile ne risulta la lettura; ma non è così infatti la giustezza va sempre rapportata al corpo del carattere, per evitare fastidiosi “a capo” di parola. 21 Un buon metodo per stabilire la lunghezza della linea è calcolare, da una volta e mezzo a due volte, la lunghezza che si ottiene componendo l’alfabeto minuscolo del carattere desiderato. Per una corretta giustezza, quindi, bisogna ricordare che: I caratteri con grazie danno i migliori risultati con 9-12 parole per riga I caratteri bastoni hanno bisogno di righe da 7 a 10 parole I caratteri con occhio grande accettano righe più lunghe, mentre quelli con l’occhio piccolo impongono meno parole per riga Il numero di parole contenute in una riga può essere modificato aumentando o diminuendo il corpo, cambiando carattere o diminuendo la giustezza Quando si è costretti a lavorare su giustezze più lunghe bisognerà aumentare lo spazio 22 interlineare per evitare confusioni ed inciampi nel passaggio della lettura da una linea a quella sottostantecorpo, cambiando carattere o diminuendo la giustezza. 23 1.2.3 La gerarchia 1.2.3.1 Il corpo La definizione esatta dell’altezza totale del carattere, compresa fra la spalla superiore e la spalla inferiore, è il corpo che viene misurato in punti tipografici (Didot per il sistema europeo; Pica per quello anglosassone). I due sistemi di misura sono basati sull’unità di misura di un punto tipografico, che corrisponde per il Didot a mm. 0,376, e per il Pica a mm. 0,351; pertanto il secondo è leggermente più piccolo del primo. ll punto Didot, introdotto nel XVIII secolo dal parigino François-Ambroise Didot , corrisponde a 1/72 del pollice reale francese. Con la definizione del metro, nel 1799 il punto Didot venne ridefinito come 125/332472 di metro, pari a 24 0,3759715104 mm. Questo valore uquivale, sempre tipograficamente, alla dimensione costante di tutto l’alfabeto. Dodici punti tipografici, di ambedue i sistemi, costituiscono la riga tipografica chiamata Cicero nel sistema Didot e riga Pica nel sistema Pica. È buona regola scegliere la dimensione del corpo del testo in base al tipo di lavoro: note a piè di pagina: da 6 a 8 punti didascalia: da 8 a 9 punti testi: da 10 a 14 punti in base al tipo di stampato sottotitoli: da 14 punti e oltre in rapporto con il corpo del testo titoli: da 24 punti e oltre in rapporto con il corpo dei sottotitoli occhielli: da 10 a 14 punti in rapporto con il corpo dei titoli La struttura di un testo per il web può essere sintetizzata con una gradinata mostrata in figura (numero) dove ogni gradino rappresenta un aiuto per lettore a comprendere il contenuto della pagina web, con livelli di dettaglio via via crescenti. 25 Il titolo di un testo ha la funzione fondamentale di sintetizzare all’ennesima potenza il contenuto e di attrarre l’attenzione; il sottotitolo di solito serve per fornire ulteriori sintetici elementi di comprensione al lettore; l’abstract fornisce, di solito in non più di 200-250 caratteri, la sintesi vera e propria del contenuto testuale. Link ad altre pagine web o documenti da scaricare rappresentano infine gli approfondimenti al contenuto. Titolo, sottotitolo è abstract sono promesse allettanti per il lettore; promesse che devono essere mantenute con il testo vero e proprio. 002 002. Scala discendente degli elementi che compongono la gerarchia del testo. 26 1.2.3.2 Paragrafi e allineamenti Quando si parla di creare un sito per il web, si pensa soprattutto alla progettazione e alla realizzazione dell’aspetto grafico. Si dimentica spesso che anche la tipografia, ovvero la tecnica della disposizione dei caratteri, ha un valore visivo, e non solo verbale: infatti il lettore prima scansiona le forme nella pagina e poi eventualmente decide di leggere il contenuto. In questo senso l’utente stabilisce quasi inconsciamente se approcciare la lettura del testo o meno in base alla convenienza e l’attrazione del testo. Le stesse tecniche e convinzioni della tipografia che sono applicate per la stampa vengono adottate anche per Internet, però il risultato finale, come viene reso il testo, è diverso poiché diverso è il mezzo usato. Un modo facile per attirare l’attenzione dell’utente durante la scansione iniziale di una pagina Web è aggiungendo dell’enfasi tipografica, attraverso degli stili, creando anche un testo interessante da vedere. Il grassetto è un ottimo modo per dare enfasi 27 perché il colore del testo in grassetto contrasta con il testo semplice. Bisogna fare attenzione, però, a non creare blocchi troppo grandi in grassetto in quanto ciò non crea un buon grigio tipografico. Il grassetto è efficace soprattutto nei titoli e sottotitoli. Il corsivo, invece, attira per il suo contrasto di forma. Convenzionalmente il corsivo viene usato per i nomi, per parole in lingua straniera, o per mettere enfasi. Bisogna avere cura a non usare il corsivo con un font di dimensione troppo piccola in quanto spesso, per motivi di risoluzione, non risulta molto leggibile. Lo spazio bianco attorno al testo è importante per dare più contrasto al grigio tipografico. Se questi spazi, chiamati margini, vengono usati con consistenza, possono dare struttura alla pagina ma danno anche un interesse particolare mettendo in risalto lo spazio positivo della pagina (testo, grafica) distinguendolo dallo spazio negativo (sfondo). 28 L’allineamento è il criterio di impaginazione in cui si dispone un testo pur mantenendo la stessa giustezza. Il testo puo’ essere impaginato secondo diversi tipi di allineamenti orizzontali: Bandiera a sinistra Nelle composizioni a bandiera, particolarmente utilizzate per testi poetici, didascalie, note e soprattutto sul web, gli spazi tra le parole sono sempre uguali e le righe di testo non sono mai della stessa lunghezza. Il testo è allineato sul lato sinistro, mentre la parte destra risulta frastagliata (viceversa nella bandiera rovesciata). Questa tipologia di allineamento del testo non accetta la sillabazione: la parola che non può essere contenuta nella riga viene mandata a capo Epigrafe o Centrato Generalmente questo tipo di allineamento si presenta con righe di diversa lunghezza, disposte su un asse centrale e non accetta la sillabazione. Viene solitamente utilizzato per titoli, targhe e brevi citazioni. 29 Giustificato o Pacchetto Nell’allineamento a pacchetto (o a blocchetto) le righe sono tutte della stessa lunghezza, ma proprio per questo, lo spazio tra le parole non è mai lo stesso. Questo accade perchè l’ingombro residuo di fine riga, quando non esiste lo spazio fisico per inserire una parola o la sillabazione impostata non prevede un modo corretto per spezzarla, viene automaticamente distribuito tra tutti gli spazi presenti nella riga. Un altro accorgimento che permette di ottenere un gradevole aspetto grafico del testo è quello di evitare la presenza di “orfane” e “vedove”. Una riga orfana si ha quando l’ultima riga di testo di un paragrafo, solitamente composta da una parola o da una o più sillabe, slitta all’inizio della pagina o della colonna successiva, rimanendo così isolata. 30 Una riga vedova si ha, invece, quando la prima riga di testo di un paragrafo risulta l’ultima della pagina o della colonna precedente. 31 1.2.3.3 Paratesti e peritesti Titoli, sottotitoli, didascalie, parole chiave evidenziate all’interno del testo, testi dei link: tutti microtesti in parte già presenti nei prodotti editoriali tradizionali, che però in internet assumono un ruolo chiave, un’evidenza tutta nuova. Il paratesto, dal punto di vista linguistico-semiotico è l’insieme di una serie di elementi distinti, testuali e grafici, che sono di contorno a un testo e lo prolungano nel tempo e nello spazio. Questa frangia, dai limiti non sempre definiti, conferisce al testo una sua materialità ed una dimensione pragmatica. Il paratesto viene aggiunto al testo per presentarlo, nel senso corrente del termine, ma anche nel suo senso più profondo, renderlo presente, strettamente collegato alla distribuzione, ricezione e al consumo del testo. Le informazioni nel web vivono in uno spazio di relazioni, per così dire, tridimensionale. Il distacco dalla dimensione lineare nella scrittura del web è continuamente affermato da tutta la letteratura, ma, 32 a guardare la fisionomia di molti siti, non sembra essere stato compreso davvero. Spesso, infatti, si avverte l’assenza di una coerenza tra le informazioni, che provoca nel lettore un fastidioso senso di spaesamento. Insomma, il lettore non percepisce la presenza di un mittente, di un autore, perché chi organizza i dati viene meno al suo compito, che è quello di distribuire i dati in modo diverso rispetto alla scrittura lineare. I segnali paratestuali sono un ottimo aiuto per svolgere correttamente questo compito; sono proprio gli elementi che permettono al lettore di essere indirizzato e consigliato attraverso l’insieme delle informazioni e danno coerenza logica all’intero sito. I segnali paratestuali, così come i segnali che incontriamo per le strade, all’interno di un ospedale, del comune o di un museo, sono costituiti da una parte grafica e una linguistica. Dal punto di vista grafico nei segnali paratestuali è fondamentale la leggibilità, che si può ottenere, ad esempio, usando caratteri di dimensioni non troppo ridotte, garantendo un contrasto deciso tra testo e sfondo, differenziando un set di caratteri per il testo ed uno, complementare e leggibile, per i segnali paratestuali. 33 Dal punto di vista linguistico dobbiamo ricordare che lo scopo principale è quello di aiutare il lettore ad orientarsi nel minor tempo possibile. Bisognerà allora che i segnali indichino tanto il contenuto del testo (di che cosa si parla) che il lettore potrà leggere se segue il collegamento, quanto le caratteristiche del testo (come è fatto, quanto è lungo, che tipo di documenti potrà trovare). I segnali devono però essere semplici e chiari, altrimenti il lettore preferisce non utilizzarli. Nel caso dei testi scritti è abbastanza facile suddividere il paratesto in due zone editoriali distinte: il peritesto e l’epitesto. Il peritesto è la categoria spaziale, la zona, in cui si raccolgono gli elementi paratestuali vicini al testo: intorno al testo, nello spazio dell’opera, con una funzione paratestuale quasi esclusivamente di presentazione, di indirizzo e di commento del testo. È il “nocciolo duro” del paratesto, possiede una forma e generalmente posizioni fisse, quasi canoniche: all’inizio del testo (frontespizi, titoli, dediche, epigrafi, prefazioni ecc.), 34 in margine (note, chiose ecc.) e alla fine del testo (postfazioni, tavole, appendici) ma fanno parte del peritesto anche il formato dell’opera e la sua composizione grafica. Si definisce epitesto, invece, qualsiasi elemento paratestuale che non si trovi annesso al testo ma in relazione con esso, che circoli in qualche modo in libertà, in uno spazio fisico e sociale virtualmente illimitato. Il luogo dell’epitesto è quindi ovunque fuori dall’opera, senza che questo pregiudichi un suo eventuale inserimento successivo nel peritesto, come nel caso delle interviste all’autore che vengono inserite nelle edizioni successive di un’opera. Ha una funzione estremamente importante per il testo rispetto al quale può anche essere temporalmente anteriore. Una funzione che non è sempre essenzialmente paratestuale: molte conversazioni spesso riguardano non tanto l’opera dell’autore, ma la sua vita, le sue abitudini, la situazione politica. La sua funzione paratestuale non ha limiti precisi: in essa il commento dell’opera si diffonde indefinitamente in un discorso biografico, critico o altro, in 35 cui il rapporto con l’opera è spesso indiretto e al limite indistinguibile. Tutto quello che un autore dice o scrive nella sua vita, il mondo che lo circonda ecc., può avere una pertinenza paratestuale. Si tratta, quindi, di una categoria, estremamente vasta e mutevole e dai contorni spesso non ben definiti. 36 2. Readability e Legibility GIBILITÀ LEG L a maggiore difficoltà della lettura a monitor (circa il 25% più lenta che su carta) ha posto a designer e progettisti la necessità di trovare dei modi che potessero bilanciare queste difficoltà. Secondo la ricerca psicologica, la comprensione della lettura si compone di due ordini di processi: 1. il primo è percettivo e riguarda la corretta identificazione e decodifica delle lettere che compongono le parole e le frasi (Legibility) 2. il secondo è di livello più elevato e riguarda la costruzione di una rappresentazione mentale del significato del testo, a partire dalla decodifica svolta dal primo processo (Readability). Questa rappresentazione mentale viene costruita a partire da rappresentazioni di informazioni microstrutturali, che vanno ad attivare schemi e conoscenze. Vengono quindi costruite rappresentazioni macrostrutturali e infine un modello mentale coerente del significato del testo. 39 È infatti evidente che il monitor va ad incidere proprio su questo processo, a causa: cante della carta) ad affrontare l’atto della lettura su monitor. Queste difficoltà hanno spinto diverse aziende a commissionare a designer di talento l’ideazione di speciali set di caratteri (font-family) che potessero in qualche modo ovviare alla maggior difficoltà di lettura che si verifica su monitor. In particolare, la Microsoft ha commissionato al font-designer Matthew Carter l’ideazione di caratteri che potessero essere utilizzati per il proprio sistema operativo. L’operazione aveva un duplice obiettivo: 40 quente che un’azienda commissioni per il suo logo o per la sua comunicazione aziendale una famiglia di caratteri personalizzata, che rifletta la filosofia dell’azienda e la renda unica dal punto di vista visivo e tipografico. re che si leggano con facilità su monitor è particolarmente importante per il miglioramento delle proprie interfacce. Già il sistema operativo Macintosh utilizzava da tempo per i messaggi di sistema un font particolare, il Chicago, dall’aspetto tozzo e lineare, con poche linee oblique, facile da leggere anche a risoluzioni piuttosto basse. Matthew Carter, grazie anche al prezioso contributo di Thomas Rickner, basandosi su lunghi studi ed esperimenti, ha identificato alcuni parametri che gli hanno consentito di progettare i cosiddetti screen-font per Microsoft: il Verdana (nel 1994) e il Georgia (in seguito). Se il Verdana nasce per essere usato con il siste- 41 ma operativo Window, il Georgia è stato pensato come alternativa al Times per il nascente progetto del Microsoft Network. Entrambi i tipi di caratteri vengono oggi distribuiti e installati gratuitamente assieme al browser di casa Microsoft, Internet Explorer. Nel 2010, inoltre, una studio del gruppo di lavoro di Jacob Nielsen ha rilevato che, rispetto ad un libro stampato, la velocità di lettura di un testo diminuisce del 6,2% su iPad e del 10,7% su Kindle. Ulteriori informazioni sulla ricerca effettuata da Nielsen sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.useit.com/ alertbox/ipad-kindle-reading.html 42 2.1 Ancoraggi ottici Su web un testo, prima di essere letto, viene rapidamente “scansionato”, un po’ come avviene per la prima pagina del quotidiano, che non viene certo letta dalla prima parola all’ultima, ma viene scorsa, per trovare argomenti di interesse. L’evidenza di certi testi (titoli, titoli, grassetti e link) diventa quindi cruciale per aiutare l’utente nell’esplorazione della pagina e per trasmettergli il senso delle gerarchie Far questo senza creare un disordine insopportabile richiede una buona padronanza nel campo della tipografia, e soprattutto richiede di resistere alla tentazione di rendere tutto particolarmente importante causando rumore cognitivo. In una pagina Web, tutto quello che varia senza significato, produce rumore. Un rientro o un disallineamento, un colore o una dimensione diversi, un movimento inutile, l’assenza di una gerarchia. 43 Tutto questo non solo rende più difficile la lettura e l’individuazione di quanto ci interessa, ma spesso produce una sensazione di sciatteria. Proprio perché l’utente non legge sequenzialmente le pagine, ma prima le «scorre» velocemente, è importante segnalare frasi e parole significative, in modo da rendere la sua ricerca più soddisfacente e facile. Il segno più semplice di evidenza è il grassetto, da applicare con parsimonia a singole parole o gruppi di poche parole. La parsimonia è d’obbligo, perché se si costella una pagina con troppi bold, questi perdono di efficacia ottenendo rumore visivo. Se la frase da valorizzare è piuttosto lunga (una riga o più) invece del grassetto è preferibile usare il colore che è un buon elemento di attenzionalità. In nessun caso si userà la sottolineatura che va riservata ai link e solo ai link. Da evitare anche l’uso delle lettere tutte maiuscole, abitudine nata 44 ai tempi delle macchine da scrivere, che non consentivano il grassetto. Le frasi scritte con caratteri tutti maiuscoli sono pesanti e rendono più difficile la lettura. Per quanto riguarda gli allineamenti dei testi, sul web quello ottimale è quello a sinistra o a bandiera. In questo modo la lettura viene facilitata: tutte le altre forme di giustificazione presentano inconvenienti. Il testo centrato e il testo allineato a destra sono difficili da leggere, perché è difficile trovare automaticamente l’inizio della riga, in quanto non è in un punto fisso, ma varia dopo ogni a-capo. Il testo allineato sia a sinistra sia a destra (giustificato) è sconsigliabile perché si formano spazi bianchi irregolari tra le parole e la lettura risulta più difficile in quanto sul web non esiste la sillabazione come sui libri e i giornali che attenua questo problema. 45 2.2 La tipografia utilitaristica di Stanley Morison Nel 1929, nel celebre testo First Principles of Typography, il designer Stanley Morison enuncia una definizione di tipografia in forte controtendenza con gli esperimenti virtuosistici delle avanguardie tipografiche dell’epoca, anteponendo all’estro creativo e ai tentativi di fornire una dimensione visivo/spaziale alla composizione della pagina, la dimensione informativa e cognitiva; la necessità di facilitare al massimo, attraverso la composizione tipografica, il lettore nella comprensione del testo. Scrive infatti Morison: «L’arte della tipografia consiste nel disporre correttamente tutti gli elementi di stampa in vista di un obiettivo ben definito; nel comporre i caratteri, nel ripartire gli spazi e nel disporre la composizione in modo da facilitare lo sforzo 46 del lettore e la sua comprensione del testo al massimo. L’arte della tipografia è lo strumento appropriato in vista d’un obiettivo essenzialmente utilitario e che non è estetico se non accidentalmente, poiché il piacere degli occhi è raramente la preoccupazione principale del lettore. È per questo che, qualunque sia l’intenzione, ogni disposizione tipografica che si frapponga tra l’autore ed il lettore è sbagliata […]. Poiché la stampa è essenzialmente un mezzo per la moltiplicazione, essa non deve essere semplicemente buona in sé, ma buona per uno scopo comune. È nell’essenza stessa della tipografia svolgere un servizio pubblico. […] La tipografia, ad eccezione della categoria delle edizioni strettamente limitate, esige, a ragione, un rispetto quasi assoluto delle convenzioni». Spesso contestata per l’eccessiva durezza, questa definizione non è mai stata ritirata da Morison, il quale era ben consapevole delle contraddizioni implicite, ma altrettanto ben convinto del bisogno di riportare al centro del lavoro tipografico l’immediatezza della comprensione del testo. 47 La tipografia in questo contesto viene quindi considerata in un’accezione puramente utilitaristica; le ragioni di questo cambio di prospettiva, rispetto alle sperimentazioni tipografiche contemporanee, vanno in parte anche ricercate nella necessità di porre un solido punto di ancoraggio nella comunicazione informativa tramite carta stampata, principale e forse unico mezzo di diffusione in un’epoca caratterizzata da profondi cambiamenti storico-politici e culturali. Significativo in quest’ottica è il lavoro svolto da Morison nel comporre un nuovo carattere per il quotidiano Times, che tenesse conto delle specificità del giornale (corpi piccolo e giustezze strette); nasce così il “Times New Roman”, definito il “carattere del secolo” per la sua straordinaria leggibilità anche nei corpi piccoli. 48 Così lo descrive Robert Bringhurst: «Morison possiede un asse umanista ma proporzione manierista, colore barocco e affilate finiture neoclassiche.» 49 2.3 I principi tipografici di Bringhurst «Il compito essenziale del tipografo è interpretare e comunicare il testo. Il suo tono, il suo tempo, la sua struttura logica, la sua dimensione fisica: tutto concorre a determinare le possibilità della sua forma tipografica. Il tipografo sta al testo come il regista teatrale sta al copione, o il musicista allo spartito». Così Bringhurst, in The Elements of Typographic Style, illustra il rapporto tra il tipografo e il testo. Nel suo manuale di tipografia, in cui tratta di tipi di carattere, glifi e della disposizione visuale e geometrica dei caratteri tipografici, introduce alcuni principi fondamentali che andrebbero seguiti per ottenere un buon uso della tipografia. 50 Secondo l’autore stesso bisogna scoprire la logica esteriore della tipografia nella logica interna del testo, in quanto il testo spesso è farcito di titoli di capitolo, di sezioni, sottotitoli, citazioni, note al piede di pagina, note finali, tabelle e materiale illustrativo. Nell’interesse del lettore, ciascuno di questi elementi richiede una propria forma e identità tipografica, creando una stratificazione del testo coerente, distinta e in armonia con il tutto sul piano formale. Inoltre, risulta essere importante, la scelta del carattere tipografico in quanto la forma delle lettere conferisce alle parole e alle frasi un tono, un timbro, un carattere. Dalla forma del testo si passa alla forma della pagina così che ogni elemento, ogni relazione fra i diversi elementi e ogni sfumatura vengono messi in rilievo e valorizzati. Scegliere la forma da dare alla pagina e definire la collocazione del testo tipografico al suo interno è paragonato da Bringhurst stesso come “incorniciare e appendere al muro un dipinto”. 51 Se il testo è lungo e lo spazio è ridotto, o se gli elementi sono molti, si suggerisce l’utilizzo su più colonne in quanto la colonna alta di testo è simbolo di scorrevolezza e spensieratezza. Per quanto riguarda la forma del testo viene sottolineato il fatto che bisogna dare una forma che bilancia e contrasta la forma globale della pagina. Nonostante la bellezza della geometria pura, un blocco di testo perfettamente quadrato su una pagina quadrata con margini omogenei intorno è una soluzione che difficilmente incoraggia la lettura, in quanto leggere implica l’orientarsi e il blocco quadrato di testo su una pagina quadrata è povero di punti di riferimento e appigli visivi. Quindi per dare al lettore un senso di direzione e alla pagina vivacità ed equilibrio, è necessario rompere questa monotonia e trovare un altro tipo di bilanciamento. Infine l’ultimo principio raccomanda di prestare la massima attenzione anche ai minimi dettagli. 52 3. Le avanguardie tipografiche NTAZIONE SPERIME G ià prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili i testi manoscritti erano organizzati all’interno di gabbie tipografiche che, anche se molto elementari, erano già in grado di prevedere più colonne e una diversificazione del corpo del testo per i titoli. A partire dalla stesura della celebre “42 zeilige Bibel” (Bibbia a quarantadue linee o B42) di Gutenberg in poi, la composizione tipografica ha via via perfezionato i propri schemi, giungendo alla definizione di modelli strutturati di organizzazione dei testi, paratesti e peritesti e alla designazione di complesse griglie lineari, basate su rigidi principi geometrici, mantenendo una complessiva simmetria e razionalità superate solo a cavallo tra il diciannovesimo e ventesimo secolo, grazie alla spinta delle avanguardie linguistiche e poetiche. La poesia del ventesimo secolo, infatti, ha partecipato in prima linea alla rivoluzione copernicana dei linguaggi, fiancheggiando i vari movimen- 55 ti che si sono succeduti in una sequenza storica sempre più accelerata. Lo scardinamento della comunicazione logico-discorsiva diventa il primo obiettivo del lavoro compiuto all’inizio del secolo in questa direzione: adeguare la comunicazione poetica a tecniche capaci di registrare l’accelerazione della vita moderna, la vertigine del soggetto nella storia e le pulsioni di un inconscio più forte del controllo della pura ragionevolezza. Tutto concorre perché il poeta senta la letteratura come insufficiente nella sua linearità di scrittura a restituire la complessità del suo rapporto con la realtà. La poesia si pone il problema di un superamento della sua tradizione puramente letteraria e fonda la possibilità di dare rappresentazione figurativa alla parola. La poesia visiva nasce dunque dall’affermazione di un bisogno espressivo dello spazio e del tempo che non vivono separati tra loro. 56 Precedentemente la poesia era il luogo dell’evocazione fantasmatica, della fondazione di un segno che rimandava ad immagini che comunque esplodevano in un altro spazio, non in quello della pagina, quello mentale del lettore. La poesia in qualche modo era il frutto di una tradizione tutta puntata sull’astrazione e non sulla rappresentazione direttamente figurativa dell’immagine. Lo spazio della poesia era dunque uno spazio metaforico ed invisibile. Le avanguardie poetiche a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo tentano, al contrario, di rendere sempre più fisiche le dimensioni del proprio operare, sotto la spinta di una competizione con l’universo tecnologico teso sempre più verso l’astrazione e la riproduzione. L’arte tenta di dare fisicità a se stessa ed anche la poesia si pone il problema di rendere visibili i propri procedimenti e acquisire una fisicità ed un erotismo che soltanto la fondazione di una dimensione corporale può dare. La poesia visiva, dunque, introduce il corpo dell’arte sul palcoscenico 57 della pagina, dentro la cornice della pagina che diventa il luogo di un evento fisico, quello della rappresentazione poetica, della messa in scena della dimensione dello spazio e del tempo. Da qui la deflagrazione della linearità, della pagina e dell’orizzontalità della scrittura tipografica. 58 3.1 L’estetica tipografica di Mallarmé I primi originali esperimenti di rottura dei modelli consolidati di gabbia tipografica si devono al poeta francese Stéphane Mallarmé, per il quale la poesia, instaurando degli stati interiori, non rappresenta qualcosa ma si autorappresenta, per cui l’atto della produzione del testo diventa un atto di autoriflessione. Stéphane Mallarmè (1842 - 1898) è stato un poeta francese, autore di un corpus alquanto ristretto di opere in versi e in prosa, attraverso le quali ha nondimeno rivoluzionato il linguaggio poetico moderno, grazie a uno stile innovativo, in cui l’importanza delle relazioni sonore tra le parole in poesia eguaglia, se non sorpassa, l’importanza dei significati tradizionali delle parole stesse. In quest’ottica, la poesia visuale, di cui Mallarmé diventa di fatto pioniere e caposcuola, diventa uno strumento privilegiato per questo nuovo tipo di esperienza, a partire da Un coup de dés jamais n’ abolira le hasard (Un colpo di dadi non abolirà mai il caso) con cui nel 1897 Mallarmé fonda un’estetica tipografica della pagina. Si tratta della rappresentazione, 59 003 003. Brano tratto da Un coup de dés jamais n’ abolira le hasard (Un colpo di dadi non abolirà mai il caso) [TdA] di S. Mallarmè - 1897. 60 anche grafica, del naufragio di chi ha voluto sfidare il caso. In questo testo lo spazio prende il posto del tempo, mentre la lettura appropriata non può più essere quella alfabetica. La composizione viene accostata, secondo il poeta francese, alla stesura di una partitura musicale. Per Mallarmé poesia e comunicazione si separano. La frase deve essere rotta nella sua linearità discorsiva e ridotta alle sue strutture portanti, meglio ancora al frammento. Bisogna elidere le connessioni più ovvie e scontate. I periodi devono diventare frasi atomizzate, in modo che ogni parola, resa il più possibile indipendente sintatticamente, riluca a sé della propria luce. È una lotta tormentosa verso l’essenziale, fino ai limiti della pagina bianca e del silenzio, che diviene l’unica forma espressiva adeguata all’assoluto. 61 004 004. Particolare del frontespizio del volume Un coup de dés jamais n’ abolira le hasard di S. Mallarmè -1897. 62 3.2 Il futurismo italiano Filippo Tommaso Marinetti inaugura l’avanguardia futurista, agli inizi del ventesimo secolo. Il futurismo italiano aveva l’ambizione di andare al di là della letteratura, rivendicando il sostanziale lirismo della materia stessa, senza più mediazioni, riducendo la poesia ai suoi elementi fisici costitutivi, cioè alla voce e al segno. Le invenzioni capitali del movimento futurista - destinate a lasciare il segno anche al di là del movimento stesso - quali l’astrattismo, la simultaneità e l’immaginazione senza fili, trovano diretta realizzazione nei componimenti in “Parole in libertà”, tecnica poetica espressiva del tutto nuova, in cui è distrutta la sintassi, abolita la punteggiatura e in cui si ricorre anche ad artifici verbovisivi. In questo ambiente il testo da una parte diventa una sorta di spartito, traccia, guida per la declamazione, dall’altra viene violentemente ridotto a composizione grafica, tramite un uso senza residui di una scrittura “oggettipografica”, dando luogo ad una vera e propria rivoluzione 63 tipografica. Come afferma lo stesso Marinetti nel manifesto del 1913: “La mia rivoluzione è diretta contro la così detta armonia tipografica della pagina, che è contraria al flusso e al riflusso, ai sobbalzi e agli scoppi dello stile che scorre nella pagina stessa”. Sotto la spinta del futurismo la pagina diventa il luogo della deflagrazione della parola, il punto di esplosione dell’unità sintattica e semantica del linguaggio. La pagina diventa palcoscenico di una spazialità puramente bidimensionale su cui rimbalza il senso della parola, il luogo di scorri- Filippo Tommaso Marinetti (1876 - 1944) è stata una poeta, scrittore e drammaturgo italiano. È conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento. mento orizzontale e verticale del linguaggio che si sgretola fino alle proprie particelle infinitesimali, ai propri elementi costitutivi ed atomici, alla onomatopea. Ecco allora la poesia entrare in contatto reale con il problema della rappresentazione figurati- 64 va, di tradizionale competenza dell’immagine figurativa, sfiorando i generi della pittura e della scultura, della musica e dell’architettura, della scenografia e del teatro. La parola acquista in tal modo una forza declamatoria direttamente proporzionale all’incidenza della composizione tipografica ed oggettuale della pagina. Lo scardinamento della comunicazione logico-discorsiva ha portato la poesia verso lo sconfinamento e la rottura della cornice della pagina, verso l’approdo ad una dimensione figurativa che ha significato proprio la rappresentazione visiva della dimensione spazio-temporale, presa come luogo e momento dell’evento poetico. Finalmente la poesia riscopre l’erotismo della composizione, la forza energica di una nuova grammatica elementare, in cui ogni elemento è fisicizzato ed evidente. Nel corso della sua evoluzione, la poesia visiva ha sviluppato una strategia progressiva fino ad arrivare a fondare una propria dimensione plastica, una sorta di tridimensionalità inusitata. In questo senso la parola poetica conquista tutto lo spazio espressivo, occupando tutti gli interstizi che vanno 65 dalla sperimentazione tipografica all’indicibilità di pulsioni che riguardano il soggetto. 005 66 006 67 007 005. Copertina del volume “Zang Tumb Tumb”. F.T. Marinetti, 1914. 006. F.T. Marinetti, “Montagne + Vallate + Strade x Joffre”, 1915. 007. F.T. Marinetti, Parole in libertà, 1919. 68 3.3 Il futurismo russo e Iliazd Il futurista russo Ilja Zdanevich (anche noto con lo pseuodnimo di “Iliazd”) collabora alla creazione dello Zaum, un linguaggio in cui parole ed espressioni artistiche rivestono un ruolo che trascende l’utilitarismo. I precetti alla base dello Zaum affermavano che la Parola in quanto tale non si esaurisce nei significati della comunicazione esplicita, e che se l’arte si limita a trucchi Ilia Mikhailovich Zdanevich (1894 -1975), meglio conosciuto con lo pseudonimo di “Iliazd”, è stato uno scrittore e artista visivo georgiano e francese. Ha fatto parte del movimento Dada e della corrente Futurista. Viene riconosciuto come un innovatore assoluto nell’utilizzo della tipografia. verbali semplicemente esteriori, adottati per piegare il linguaggio ai fini dell’artista, non ne rivela la potenza trasformatrice della realtà. “Inseguire la parola è un’avventura imprevedibile, un viaggio tra coscienza e inconscio: non si può ridurre la poesia a un’officina di montaggio e smontaggio di enunciati, sia pure trasgressivi, secondo un prontuario di accorgimenti tecnici. 69 La lingua esprime al di là di quanto noi vogliamo farle esprimere. Bisogna saper ascoltare le parole, i suoni, contemplare i segni, perché possano creare linguaggio, dandoci una nuova comprensione della realtà: le parole sprigionano echi, chiamano nuove parole”. La pagina diventa quindi luogo di una sperimentazione volta a far scaturire un significato anche solo dall’accostamento dei segni tipografici. L’uso dei fregi tipografici per costruire le lettere e creare varie opportunità di scelta dei significati visivi e verbali, a dispetto delle convenzioni dell’impaginazione, contribusce a valorizzare il potenziale espressivo della pagina. Inoltre non solo non sono composti in un carattere definito (e tantomeno nel carattere del corpo del testo), ma la cifra delle decine viene ad essere in un carattere diverso da quella delle unità. 70 Per l’occhio può risultare spiazzante, costretti come si è a vagare per cercare il numero invece che localizzarlo sempre nella stessa posizione, ma è questo un effetto che rientra perfettamente negli intenti di Iliazd. Si tratta di una sperimentazione in cui evidentemente la coerenza progettuale supera in importanza la leggibilità. 71 008 008. Iliazd. Asel naprakat. 1919. 72 3.4 Il Dadaismo e K. Schwitters Celebre per le sue audacie tipografiche è il movimento culturale Dadaista, che attraverso il totale rifiuto degli standard artistici tradizionali, estende il vocabolario visivo del Futurismo, allontanando la tipografia da un uso consueto per spingerlo verso una dimensione visiva che inserisce elementi di completa irrazionalità e libertà creativa senza freni. Nei lavori del designer te- Kurt Schwitters (1887 – 1948) è stato un pittore e artista tedesco attivo in diverse correnti del suo tempo, tra cui il dadaismo, il costruttivismo e il surrealismo. Precursore del ready-made e della tecnica del collage. desco Kurt Schwitters vengono combinati solidi principi di progettazione visiva con elementi di casualità e di nonsense, definendo il linguaggio poetico attraverso l’interazione degli elementi che lo compongono: lettere, sillabe, parole e frasi. Negli anni ’20 Schwitters subisce l’influenza del lavoro dei costruttivisti russi e dei ne- 73 oplasticisti olandesi, specialmente di Theo van Doesburg, con cui collabora alla realizzazione della singolare opera “Die Scheuche Marchen”. 009 Theo van Doesburg, pseudonimo di Christian Emil Marie Küpper (1883 - 1931), fu un autodidatta, teorico dell’architettura e delle arti figurative, pittore, architetto olandese. 009. El Lissitzky, K. Schwitters. Merz Magazine cover. 1924. 74 010 010. K. Schwitters, T. van Doesburg. Die Scheuche. Märchen. 1925. 75 3.5 I calligrammi di Apollinaire Il poeta francese Guillaume Apollinaire pubblica nel 1918 i Calligrammes, dei veri e propri componimenti scritti appositamente per formare un disegno che rappresenta il soggetto della poesia stessa, tendendo così ad una rappresentazione simultanea e sintetica del reale e verso l’esplorazione delle possibilità espressive del segno grafico. “Calligramma” è una parola creata dal poeta stesso per definire le sue composizioni poetiche fi- Guillaume Apollinaire, pseoduonimo di Wilhelm Apollinaris de Waz-Kostrowicky (1880 - 1918), è stato un poeta, scrittore, critico d’arte e drammaturgo francese; partecipò a quasi tutti i movimenti d’avanguardia dei primi anni del Novecento, divenendo il teorico del movimento pittorico cubista e avendo contatti con molti futuristi. Fu sepolto nel cimitero di Père Lachaise. gurate e non c’è dubbio che Apollinaire si riconnetta alla tradizione antica dei technopaegnia e dei carmina figurata, ma il poeta mette in opera una pratica della mescolanza, dell’associazione di eterogenei, della dissonanza, realizzando una sorta di umorismo 76 lirico in cui i segni del familiare e dell’estraneo, dell’attualità e della preistoria, sono messi in cortocircuito. “Per me - scrisse Apollinaire - un calligramma è un insieme di segno, disegno e pensiero. Esso rappresenta la via più corta per esprimere un concetto in termini materiali e per costringere l’occhio ad accettare una visione globale della parola scritta”. 77 011 011, 012. G. Apollinaire. Calligrammes. 1918. 012 78 3.6 Il costruttivismo russo e El Lisitskij Fondamentale è la figura di El Lisitskij, pittore, fotografo e grafico russo, legato al movimento costruttivista, che si distingue per diversi esempi di progetti grafici editoriali, soprattutto legati alla propaganda comunista, che utilizzavano la decostruzione della gabbia tipografica tradizionale come mezzo per restituire al testo una di- El Lissitzky, pseudonimo di Lazar’ (o Eliezer) Markovic Lisickij (1890 -1941), è stato un pittore, fotografo, tipografo architetto e grafico russo. Esponente dell’avanguardia russa, aderì dapprima alla corrente del suprematismo e successicamente si unì al movimento costruttivista. Adoperò le tecniche del fotomontaggio e del collage, molto spesso a scopo propagandistico per l’Unione Sovietica. mensione visiva. Nel 1923 El Lisitskij collabora con il poeta russo Majakovskij per produrre il libro chiamato “Ad alta voce”. Il libro è realizzato con una struttura a rubrica telefonica, interamente in bianco, nero e rosso; le parole sono quasi nulle al contrario dei simboli che popolano le pagine: la parola dunque subisce una metamorfosi e diventa simbolo astratto. Il libro, 79 che contiene alcune poesie dello stesso Majakovskij, è stato progettato in modo da restituire la programmazione visuale dell’oggetto totale, in quanto il suo lavoro si basava sull’unificazione delle regole matematiche e quelle architettoniche unite all’arte della pittura e della grafica. Ogni simbolo sulla pagina, quindi, è caratterizzato da una fortissima simbologia e allegoria visiva. Nel 1925, nel suo volume Gli ismi dell’arte, El Lisitskij propone un testo che spicca per l’uso originale di una gabbia tipografica a struttura modulare, per realizzare la quale Lisitzky ha utilizzato carta millimetrata e ha fatto in modo che alcune delle linee della gabbia, di solito immaginarie, fossero evidenti all’interno delle pagine, come esperimento volto a sovvertire il tradizionale ruolo delle linee della griglia tipografica, non più elementi virtuali ma parti presenti di un continuum visivo. 80 El Lisitskij afferma: «Le mie pagine stanno alle poesie in un rapporto forse analogo a quello del pianoforte che accompagna il violino. Come per il poeta dal pensiero e dal suono si forma l’immagine unitaria, la poesia, così io ho voluto creare un’unità equivalente con la poesia e gli elementi tipografici.» 81 013 013. El Lisitskij. Ad alta voce. 1923. 82 3.7 Il neoplasticismo olandese A differenza degli altri Paesi dove la grafica - e quindi la tipografia - ha avuto innovatori che per formazione artistica provenivano dalla pittura o da arti limitrofe, in Olanda la nuova disciplina trae le sue origini direttamente dall’esperienza architettonica del Neoplasticismo. Neoplasticismo è un termine che comparve per la prima volta nell’ottobre del 1917 con la pubbli- Le ricerche degli artisti che aderirono al De Stijl si applicarono alla definizione di un linguaggio che, libero da ogni vincolo contenutistico e comune a tutte le arti, si risolvesse in un equilibrio puramente visivo, capace di esercitare un’influenza positiva sulla vita sociale; la loro sperimentazione rappresentava un superamento dai codici formali del classicismo e teorizzava l’asimmetria e la disarmonia emancipandosi dalla prospettiva. cazione del primo numero della rivista olandese De Stijl; il termine fu utilizzato successivamente da Theo van Doesburg e da Piet Mondrian, nella pubblicazione del Manifesto De Stijl, per descrivere la concezione artistica astratta, essenziale e geometrica della corrente neoplasticista. Le ricerche di artisti visivi come Theo van Doesburg e Piet Zwart in Olanda e Kurt 83 Schwitters e Kate Steinitz in Germania, si applicarono alla definizione di un linguaggio che, libero da ogni vincolo contenutistico e comune a tutte le arti, si risolvesse in un equilibrio puramente visivo, capace di esercitare un’influenza positiva sulla vita sociale. Il movimento esprime il linguaggio della scomposizione quadrimensionale, che nasce già in pittura con la nuova grammatica del cubismo; rappresenta un superamento dai codici formali del classicismo e teorizza l’asimmetria e la disarmonia emancipandosi dalla prospettiva, diviene nello stesso tempo un metodo progettuale e di lettura critica delle opere architettoniche anche del passato. La tematica neoplastica, nella sua analisi, scava nel profondo di una progettazione destrutturalizzandola ed andando a ricercarne le condizioni e le basi creatrici, i caratteri e le essenze di valore. 84 La composizione tipografica avviene manualmente, i progettisti utilizzano tutti gli elementi a loro disposizione, compresi i punzoni degli spazi vuoti, con i quali realizzano le prime forme modulari, i filetti tipografici e tutti gli elementi della pagina. 014 85 015 014. K. Schwitters, K. Steinitz, T. van Doesburg, P. Vogt. Die Scheuche (The Scarecrow). 1925. 015. P. Zwart. Copertina. 1931. 86 3.8 Il Bauhaus e L. Moholy-Nagy A partire dalla metà degli anni ’20, all’interno della celeberrima scuola di arte e design del Bauhaus, materie fino ad allora considerate di secondo piano, come la grafica e la fotografia, acquistano grande importanza. Fondamentale il pensiero del pittore e fotografo ungherese László Moholy-Nagy, in cui si afferma che «La tipografia deve comunicare in modo chiaro e nella forma Il Bauhaus è stata una scuola di architettura, arte e design che operò in Germania tra il 1919 e il 1933. Rappresentò il punto di riferimento per tutti i movimenti d’innovazione nel campo del design e dell’architettura moderna. I suoi insegnanti, appartenenti a diverse nazionalità, furono figure di primissimo piano della cultura europea e l’esperienza didattica della scuola influirà profondamente sull’insegnamento artistico e tecnico fino ad oggi. più vivace possibile. La chiarezza va particolarmente accentuata, in quanto è l’essenza della stampa moderna, in contrasto con l’antica scrittura decorativa. […] I caratteri non devono essere deformati e costretti all’interno di una forma predeterminata». Nagy non fu l’unico artista che tentò di elevare la comunicazione tipografica al livello delle arti figurative e dell’architettura, 87 ma in quanto insegnante al Bauhaus ebbe un’importanza particolare. Tra le sue principali opere grafiche va ricordata la collana di libri pubblicata dal Bauhaus a partire dal 1923 («Bauhausbucher»). Gli elementi della pagina (i filetti, i grandi punti e i blocchi di testo, il colore e lo spazio bianco) sono organizzati asimmetricamente intorno a gabbie modulari - in opposizione all’organizzazione tradizionale in gabbie lineari - ed evocano i dipinti di Van Doesburg e Mondrian. Questa composizione modulare è evidente in particolare nell’ottavo libro della collana, Malerei, Photographie, Film (tradotto in italiano come Pittura, fotografia, film ), dello stesso Moholy-Nagy, uscito nel 1925, in cui l’autore rivendicava per la fotografia un ruolo centrale nella nuova rappresentazione voluta dall’artista/insegnante. 88 Il numero di pagina, pur nella sobrietà di una posizione classica (in basso, all’esterno della pagina), viene a sua volta ritagliato in un piccolo modulo a sé stante, separato da una netta riga orizzontale nera dal resto degli elementi della pagina. Rimanendo elemento di orientamento all’interno della pubblicazione, il numero riesce comunque a incorporare gli ideali del Bauhaus. È significativo che il numero di pagina mantenga la propria funzione guida, poiché il Bauhaus crea una tipografia che, di fronte alle esigenze commerciali, abbandona le affermazioni artistiche più stridenti del futurismo prima e di Dada poi, della tipografia di De Stijl e del costruttivismo. Invece di presentarsi come manifesti ideologici, i libri del Bauhaus e i successivi lavori di MoholyNagy misero in relazione le idee del tempo con il concetto di comunicazione di massa. Sperimentazioni sì artistiche, ma che miravano ad ogni modo a una commercializzazione. 89 016 016. L. Moholy-Nagy. Hi6ak. 1921. 017. L. Moholy-Nagy. M a l e re i , P h o t og ra p h i e , Film. 1925. 017 90 3.9 H. Werkman L’opera dell’artista tedesco Hendrik Werman riflette sul rapporto tra progetto ed esecuzione manuale, ponendo la sperimentazione tipografica al servizio dell’autore e della sua ricerca: «Liberare i caratteri dalla tirannia della scrittura.» I progetti di Werkman non precedevano l’arrangiamento degli elementi tipografici e della stampa, erano parte dello stesso atto estetico. Hendrik Nicolaas Werkman (1882 - 1945) è stato un artista tedesco ed uno dei più influenti tipografi e stampatori dell’epoca. Fervido sperimentatore e attivista politico della stampa clandestina olandese al tempo dell’occupazione tedesca. Trattando il carattere come un elemento artistico di per sé compiuto, indipendente dalla sua funzione logica comunicativa, Werkman cominciò a mescolare la stampa tradizionale di lettere da pressa con una tecnica in cui la carta era posizionata faccia sopra sul letto della pressa. Questo sistema permetteva alle lettere precedentemente 91 inchiostrate e agli elementi del progetto di essere manipolati dalla mano. 018 018. H. N. Werkman. Copertina dell’ottavo volume della rivista di avanguardia The Next Call. 1923. 92 3.10 J. Tschichold Come Werkman anche il tedesco Jan Tschichold, tra i principali teorici della tipografia e della progettazione del libro del Novecento, rigetta le convenzioni tipografiche precedentemente accettate, proclamando al contempo nuovi e spesso inflessibili criteri estetici ed anche sociali. Sviluppa le sue prime ricerche nel campo della Jan Tschichold (19021974) è stato un tipografo, disegnatore di libri, insegnante e scrittore tedesco. Viene considerato uno dei principali esponenti della tipografia modernista. calligrafia nei primi anni ’20; subisce però una totale influenza della nuova tipografia fondata sulla asimmetria e sui caratteri sans serif, vista per la prima volta all’esposizione del Bauhaus di Weimar nel 1923. Da allora avvia un’attività di teorico, culminata nella pubblicazione del saggio Die Neue Typographie (1928), in cui auspica il rifiuto di tutti i carat- 93 teri tedeschi allora in voga e la sostituzione con i sans- serif. Per diversi anni Tschichold realizza manifesti, copertine di libri, pubblicità varie, che rappresentano puri esempi di design asimmetrico, contribuendo a creare un nuovo genere tipografico. 019 019. J. Tschichold. Fim poster. 1927. 94 3.11 Esoeditoria Il neologismo esoeditoria indica tutto ciò che è estranea all’industria editoriale e si riferisce a tutte quelle esperienze editoriali autonome che hanno prodotto libri, riviste e manifesti legati ai movimenti di controcultura o di alternativa culturale che si sono sviluppati tra l’inizio degli anni sessanta e la fine degli anni settanta in Italia. Le riviste d’avanguardia rispondono essenzial- Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta si afferma il concetto di interdisciplinarità artistica; un’idea che sviluppa un modello di arte ibrida, strumento e veicolo di diffusione di messaggi e informazioni al di là del suo specifico significato, di arte come medium per capire la vita. È in questo clima di democratizzazione delle idee, diffuso grazie anche all’utilizzo del ciclostile, che nascono e si sviluppano le riviste della neo-avanguardia italiana. mente all’esigenza urgente di espressione degli ideali di modificazione dello status quo che ha caratterizzato gran parte del Novecento. Le neoavanguardie, nel loro tentativo di stabilire una continuità, se non di ricerca almeno di intenti, con le avanguardie storiche di inizio secolo, individuano la rivista come strumento di informazione attiva e di democratizzazione delle 95 idee, anche grazie all’economicità del processo di stampa del ciclostile. Nasce così il fenomeno della guerriglia semiologica, cioè la possibilità di rispedire al mittente il messaggio dei media ma rielaborandone i contenuti e le forme estetiche in modo “sovversivo”. Caso e necessità sono elementi che condizionano la grafica delle produzioni di esoeditoria; se la stampa ufficiale può infatti contare su grandi mezzi, la povertà delle pubblicazioni controculturali diventa invece stimolo a scovare soluzioni sempre più libere e fantasiose. L’impossibilità, ad esempio, di utilizzare tipografie attrezzate fa sì che le colonne dei margini non allineati, l’abbandono delle colonne fisse, delle gabbie e della fusione dei titoli con il testo e in generale l’allontanamento dalla simmetria, costi- 96 tuiscano una piacevole alternativa al rigido stile giornalistico. Queste libertà si riallacciano più o meno inconsapevolmente all’eversione della rivoluzione tipografica dei futuristi; ma a fianco delle sperimentazioni che possono risentire dell’eco delle vecchie avanguardie, le produzioni underground tendono ad essere vivacemente cromatiche, con un apparato grafico spesso ricchissimo con una comune grande attenzione agli aspetti linguistici della composizione tipografica, considerando la composizione tipografica e il linguaggio come indissolubilmente legati. La rivista torinese “Geiger”, pubblicata in dieci numeri 1967 e il 1978, è strutturata sotto forma di antologia, assemblata artigianalmente: nelle sue pagine, realizzate da vari autori con i supporti e le tecniche più disparate, trova spazio “la poesia totale” che comprende un’ampia fascia di ricerche dalla poesia concreta, alla visiva, dall’automatica, alla parasurrealista, a quella impegnata e ideologica. 97 020 020. Copertina di Geiger n.2, antologia sperimentale. 1968. 021. Copertina del primo numero di Modulo, antologia di poesia. 1966. 021 98 Modulo è un’antologia di poesia visiva, pubblicata in una singola uscita, che contiene alcune tra le sperimentazioni tipografiche più importanti del ventennio ‘60 - ‘70. Pianeta Fresco è la rivista di riferimento per le culture beat e psichedeliche degli anni ‘60 - ‘70, che si distinse tra le altre per l’innovazione e la cura per la grafica e la tipografia. Diretta diretta da Fernanda Pivano con la collaborazione di Allen Ginsberg poteva contare sulla partecipazione di artisti del calibro di Paul McCartney e William Burroughs. Nel 1969 viene fondata a Firenze la rivista Tèchne, che nasce in opposizione al potere e alla supremazia dell’industria editoriale, come strumento di diffusione del pensiero letterario radicale, diventando di fatto l’organo ufficiale della poesia visiva. La rivista è strutturata in forma di antologia di contributi scritti, inviati alla redazione da poeti speimentali e artisti di tutto il mondo. 99 022 022. Pagina 20 del primo numero di Pianeta Fresco. 1967. I primi due numeri della rivista sono consultabili integralmente all’indirizzo: http:// pianetafresco.blogspot. com/. 023. Copertina di Téchne, vol. 5-6. 1970. 023 100 3.12 Fluxus Fluxus è un movimento neo-dadaista che nasce nel 1961 e svolge la maggior parte della sua attività in Germania anche se ad esso aderiscono numerosi artisti americani. Fluxus rivendica l’intrinseca artisticità dei gesti più comuni ed elementari e promuove lo sconfinamento dell’atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in nome di un’arte totale che predilige come am- Fluxus è un gruppo dichiaratamente neo dadaista che nasce nel 1961 e svolge la maggior parte della sua attività in Germania anche se ad esso aderiscono numerosi artisti americani. I suoi componenti si identificavano sia con la musica e la poesia sperimentale sia con le arti visive. biti elettivi d’espressione soprattutto la musica, la danza, la poesia, il teatro e la performance. Fluxus conduce, inoltre, innovative sperimentazioni nel campo delle notazioni grafiche e della tipografia, utilizzando questi strumenti nel tentativo di fornire una dimensione visiva alla musica. Nella sperimentazione tipografica di Fluxus l’attenzione si sposta sull’impaginazione, 101 che muta continuamente, in modo irriverente, apparentemente casuale. In realtà si tratta di un approccio metodico, che focalizza nel processo piuttosto che nella struttura finale, l’attenzione del progettista. 024 024. G. Maciunas / Fluxus. An anthology of chance operations. 1962. 102 3.13 G. Sandri Densi di significato, nel campo della poesia visiva e delle sperimentazioni delle neoavanguardie sugli effetti di senso e nel rapporto tra dinamiche linguistiche e composizione tipografica, risultano i lavori di singolare compiutezza poetica e visiva di Giovanna Sandri, artista e poeta italiana della beat generation. Le produzioni della Sandri rappresentano una vera e propria avventura den- Giovanna Sandri (19232002) è stata un’artista ed insegnante italiana. Poeta della generazione d’avanguardia degli anni ‘60-’70, ha portato avanti un lavoro di singolare compiutezza poetica e visiva. Le sue ricerche si sono indirizzate sul segno, sulle lettere dell’alfabeto, intese come nuclei combinatori di energie. Ha partecipato alle più importanti mostre nazionali ed internazionali di poesia visuale. tro il segno tipografico che diventa elementi narrativo, che genera una tensione; la poesia diventa ritmo, il significato viene percepito, sentito, ma non c’è tuttavia una codifica univoca. Le sue composizioni tipografiche non sono costruite come delle illustrazioni come in Apollinaire e neanche secondo una codifica precisa, come nei Futuristi. Giovanna San- 103 dri mira a recuperare, piuttosto, il lavoro iniziato da Mallarmè nella eliminazione del “superfluo” fino a raggiungere la perfetta corrispondenza tra poesia e ritmo, costruendo immagini della lingua scritta in forma di poesia visuale; in questa, le parole si riuniscono in strutture d’arte, quale contrappunto del senso della poesia rapportato al suo andamento sulla superficie bianca della pagina. 025. G. Sandri. Capitolo Zero. 1969. 025 104 3.14 D. Carson David Carson è riconosciuto come uno dei maggiori innovatori nell’uso della tipografia moderna per scopi pubblicitari e commerciali. Avendo esperienza sia nel mondo del surf che della grafica, Carson si specializza come grafico per riviste di surf, skateboard, musica e moda durante tutti gli anni ottanta, ma raggiunge la fama David Carson (1954) è un designer statunitense. È conosciuto per il suo utilizzo innovativo e sperimentale della tipografia. Ha lavorato con clienti come Pepsi, Ray Ban, Nike, Microsoft, Armani, American Airlines, Levi’s, Sony, Mercedes e gruppi musicali come i Nine Inch Nails. internazionale come direttore artistico della allora nota rivista di moda giovanile Ray Gun (1992-1995), dove propone un uso innovativo e sperimentale della grafica e un massiccio impiego di caratteri tipografici come elementi puramente grafici. Il suo stile è precursore di quella che viene definita “grunge typography”. 105 Nel 1995 pubblica il suo primo libro, End of Print, che raccoglie diverse sue creazioni, e che rimane a tutt’oggi il libro di grafica della comunicazione più venduto di tutti i tempi. 026. Copertina di David Carson per il suo libro The End of Print. 1995. 026 106 3.15 Web e multimedia Il mondo del web è diventato naturale teatro di sperimentazione in ambito tipografico, grazie al moltiplicarsi, nel corso del tempo, delle possibilità di controllare parametricamente i font. I primi esempi di sperimentazione e di utilizzo virtuoso della tipografia in ambito web si devono ai graphic designer Michael “Mike” Cina e Todd Purgason, agli inizi degli anni ‘00, attraverso Mike Cina @ michaelcinaassociates.com/ Todd Purgason @ juxtinteractive.com/ l’utilizzo della tecnologia Macromedia (oggi Adobe) Flash, all’epoca l’unico tool che consentiva un discreto controllo nell’utilizzo dei font, soprattutto permettendo di utilizzare liberamente ogni tipo di carettere. 107 Grazie all’evoluzione del controllo dei font tramite i CSS3 (descritta con dovizia di dettaglio nel capitolo 4), numerosi sono oggi gli esempi di siti web che presentano un design tipografico articolato ed estremamente curato. Di indubbio interesse risultano infine i Typo Movie, brevi filmati che utilizzano la tipografia come strumento di rappresentazione visiva e spaziale. Segnaliamo a questo proposito il pluripremiato video “The Child”, creato dal graphic designer Antoine Bardou-Jacquet per il dj francese Alex Gopher: un interessante lavoro di utilizzo tipografico dove tutta la città di New York, compreso elementi come persone e finestre, viene riprodotta unicamente con l’utilizzo di caratteri tipografici differenti. The Child. 2007. http:// youtu.be/w2gQkN9xo8g 108 4. La tipografia e il web VAZIONE INNO 4.1 Una breve timeline 1991: Il World Wide Web viene reso pubblico; non c’è nessuno standard per l’utilizzo dei font 1995: Netscape crea il tag <font>, standardizzato successivamente in HTML 2 1996: Microsoft inserisce nel core del sistema operativo dei font adatti al web 1996: CSS1 viene completato, sostituendo di fatto l’utilizzo dei tag HTML di stile; i font possono essere letti direttamente tra quelli installati nella macchina dell’utente 1998: CSS2 viene completato, introducendo fondamentali proprietà per il controllo dei font su web 1999: Internet Explorer 5 viene rilasciato, supportando la proprietà @font-face con i font. eot 111 2005: Viene introdotto sIFR, la prima tecnica di font-replacement 2009: Safari 3.1, Firefox 3.5 and Opera 10 iniziano il supporto alla proprietà @font-face con i font .ttf e. otf 2011: continua lo sviluppo dei CSS3, con numerosi interventi riguardo alla tipografia su web 2014: data di attesa per il completamento e il totale supporto di HTML5, che introdurrà diversi standard per la strutturazione semantica del testo. 112 4.2 Elementi testuali nel web e gerarchia I tag HTML detti heading sono utili per suddividere in paragrafi ordinati per importanza i contenuti di una pagina. Ci sono in tutto sei <Hn>, dove N è un qualsiasi numero tra 1 e 6. Applicare i tag Heading ad un testo causa l’applicazione di una misura predeterminata al carattere, che aiuta l’utente a capire visivamente le diverse importanze, così che H1 è il più grande, H6 il più piccolo. Questi tag sono utili anche per segnalare agli spider dei motori di ricerca quali parole sono più importanti di altre all’interno di un testo. Cfr. http://www.webpagemistakes.ca/headinghierarchy/ (2010) <H1></H1>: il tag H1 è preposto a segnalare l’argomento generale della pagina. Uso degli Heading Tag (Hn): H2 per titoli delle pagine; H3 per i sottotitoli (abstract) delle pagine H4 o H5 per i testi delle pagine H5 o H6 per note, approfondimenti, copyright, 113 nome autore, data pubblicazione. <P></P> Il paragrafo è l’unità semantica di base entro cui suddividere un testo. <SPAN></SPAN> Il tag <span> è utilizzato per selezionare una parte “in linea” di un documento HTML per applicarci attributi e stili. Il comportamento di questo tag è in linea perché gli effetti si verificano nel normale flusso del testo e delle immagini. I tag <span>, che possono essere nidificati, consentono un notevole grado di controllo e manipolazione di una parte localizzata della pagina web. <STRONG></STRONG> Quando scriviamo per il web evidenziamo i termini più importanti e/o che meritano l’attenzione del lettore tramite l’utilizzo del grassetto. Il grassetto si può ottenere con due tag, il tag b e il tag strong. Il tag b 114 è deprecato dal W3C che al suo posto ha introdotto il tag il quale ha un valore semantico che comunica un’enfasi maggiore sulle keywords a cui è attribuito. Questo implica che strong trasmette al lettore, ma anche ai motori di ricerca, un’importanza significativa rispetto al resto del contenuto testuale per questo và utilizzato in modo oculato per agevolare la lettura del contenuto e aiutando il lettore ad “indirizzarsi” su quello che conta particolarmente. <SMALL></SMALL> Questo Tag viene utilizzato per ridurre la dimensione del carattere compreso tra i suoi Tag di apertura e chiusura. <ABBR></ABBR> Il tag HTML <abbr> consente agli autori di indicare chiaramente le occorrenze di abbreviazioni permettendo di fornire informazioni aggiuntive sul significato dell’abbreviazione. <BLOCKQUOTE></BLOCKQUOTE> Il tag <blockquote> è utilizzato per indicare le citazioni 115 “lunghe”, cioè citazioni che possono occupare anche diverse righe. Il testo racchiuso da blockquote viene generalmente mostrato con un rientro. 116 4.3 HTML5 e il web semantico Lo sforzo intrapreso dal W3C è quello di spingere sempre di più ad una maggior “semanticizzazione” del testo in modo che ogni elemento, così come avviene nella carta stampata, abbia, all’interno di un contesto, la sua caratterizzazione. Va sottolineato, inoltre, che tutto ciò è finalizzato anche a migliorare l’accessibilità di un sito: infatti, utilizzando caratterizzazioni tipiche del lin- Nell’ottobre del 1994 Tim Berners Lee, padre del Web, fondò al MIT (Massachusetts Institute of Technology), in collaborazione con il CERN (il laboratorio dal quale proveniva), un’associazione di nome World Wide Web Consortium (abbreviato W3C), con lo scopo di migliorare gli esistenti protocolli e linguaggi per il World Wide Web, promuovendo degli standard di utilizzo. guaggio parlato, per esempio si permette ai lettori vocali di rendere più comprensibile ai non vedenti il testo che vogliono leggere. I tag di strutturazione dei contenuti: <section>, <article>, <nav>, <aside> Il tag <section>, secondo la definizione presente nella specifica HTML5, rappresenta una sezione generica di un documento o applicazione. L’ele- 117 mento <section>, in questo contesto, individua un raggruppamento tematico di contenuti, ed in genere contiene un titolo introduttivo. Il tag <section> rappresenta un elemento che viene considerato una sezione a sé stante dall’outliner e quindi un blocco con dei contenuti univoci che necessitano di un titolo (<hN>) che li riassuma. Il tag <article> rappresenta una sezione autonoma in un documento, pagina, applicazione o sito; infatti è potenzialmente ridistribuibile o riutilizzabile, e quindi ripubblicabile in parte o interamente in diverse pagine. Esso può identificare il post di un forum, un articolo di una rivista o di un giornale, l’articolo di un blog, un commento, un widget interattivo, o qualsiasi cosa che abbia un contenuto indipendente. Il tag <nav> è uno degli elementi introdotti nelle specifiche HTML5 di più facile comprensione. 118 Infatti, rappresenta una sezione di una pagina che contiene link (collegamenti) ad altre pagine o a parti interne dello stesso documento; quindi, in breve, una sezione contenente link di navigazione. L’elemento <aside> rappresenta una sezione di una pagina costituita da informazioni che sono marginalmente correlate al contenuto dell’elemento padre che la contiene, e che potrebbero essere considerate distinte da quest’ultimo. Questo è ciò che viene indicato nelle specifiche HTML5, ma è facile immaginare l’utilità del tag <aside> semplicemente pensandolo come un contenitore di approfondimento in cui possiamo inserire gruppi di link, pubblicità, bookmark e così via. <strong>, <b>, <em>, <i> L’elemento <strong>, in accordo con le specifiche HTML5, fornisce al testo “maggiore importanza per i suoi contenuti”. Quindi il tag <strong> mette il contenuto all’interno di una gerarchia. Con le nuove specifiche il tag <b> deve essere utilizzato per fornire al testo uno stile diverso senza dare importanza al contesto; il tag <strong> deve essere 119 utilzzato per assegnare importanza semantica maggiore ad un elemento. Il tag <i> (italic) crea del testo in corsivo. Dà pertanto importanza tipografica a parole di tipo tecnico, straniere o dialoghi. Il tag <em> invece, si utilizza per attribuire maggiore enfasi ad una porzione di testo. Serve dunque per infondere all’utente toni emotivi durante la lettura. Ecco quindi che l’arco semantico si allarga, dando a questo tag un valore intrinseco che va ben oltre l’aspetto tipografico prodotto dal corsivo. Mentre <strong> è usato per creare un gerarchia contestuale, <em> è un semplice modo per enfatizzare qualcosa, allo stesso modo con cui si pone l’enfasi su una frase mentre si parla. Secondo le ultime specifiche W3C il tag <i> deve essere utilizzato per evidenziare un contrasto tra parole nel testo, mentre il tag <em> per imporre maggiore enfasi a livello semantico. http://html5doctor.com/ (2011) Cfr. 120 4.4 I tipi di carattere nel web 4.4.1 I font web safe Per lungo tempo i web designer sono stati costretti a fare i conti con il fatto che, se un carattere scelto per il proprio progetto non era installato sul computer dell’utente che la visualizzava, esso veniva sostituito con uno di default; così la prospettiva migliore, ma drasticamente limitante, è quella di utilizzare soltanto i cosiddetti caratte- Cfr. http://www. mightymeta.co.uk/websafe-fonts-cheat-sheet-v3-with-font-face-fontsand-os-breakdown/ (2010) ri “web-safe”, cioè quei tipi di carattere, presenti sulla quasi totalità dei sistemi informatici, che possono garantire una certa sicurezza sul fatto che sono stati visualizzati correttamente su tutti i dispositivi. Il set di caratteri web-safe comprendeva originariamente: Arial (sans-serif) Verdana (sans-serif) Courier New (monospace) 121 Georgia (serif) Times New Roman (serif) A partire dal 1998 vennero installati su tutti i sistemi Microsoft come font di sistema, e quindi considerati web safe, anche il Trebuchet MS (sans-serif) e il Lucida Console (monospace), quest’ultimo sostituito su sistema Apple MacOs dall’equivalente Monaco. 4.4.2 La sequenza “font-family” La proprietà css “font-family” consente di selezionare il tipo di carattere da utilizzare; naturalmente questo font deve essere presente all’interno della macchina dell’utente; in caso contrario attraverso questa proprietà è possibile selezionare l’ordine di preferenza dei font sostitutivi, in genere: < font primario>, <font secondario>, <font alternativo>, <font generico della stessa tipologia> Ad esempio: font - family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans- serif. 122 4.4.3 Font-replacement Per diverso tempo la soluzione più comune per utilizzare anche i caratteri non web-safe è stata l’utilizzo di immagini in sostituzione dei testi; tuttavia questa soluzione presenta diversi svantaggi, in termini implementativi, poiché eventuali modifiche al testo comportano modifiche al file grafico, in termini di accessibilità agli screen-reader e di ottimizzazione per i motori di ricerca. Cfr. http://www.mightymeta. co.uk/introducing-theweb-safe-font-cheat-sheet/ (2010) Nel corso degli anni si sono diffuse diverse tecniche di sostituzione dei font che consentono di incorporare i font in una pagina web senza utilizzare le immagini. La prima è sIFR (Scalable Inman Flash Replacement), una tecnica che per raggiungere l’obiettivo combina l’uso di Flash e di JavaScript che, oltre a presentare alcuni problemi di prestazione, compor- 123 ta i classici problemi legati all’uso della tecnologia Flash e alla disponibilità o meno del Flash Player. Cùfon, invece, richiede solo un piccolo script da inserire nell’head del documento HTML e due file JavaScript: uno è il motore di rendering e l’altro è il font convertito in formato Javascript. È una soluzione molto più rapida rispetto a sIFR che non comporta problemi di accessibilità; tuttavia il testo, pur essendo completamente accessibile, non è selezionabile. Molto simile a Cùfon è Typeface, che ha lo svantaggio rispetto al primo di supportare meno tipi di carattere ma il vantaggio di essere compatibile con più proprietà CSS. La tecnica Facelift Image Replacement (FLIR) è diversa dalle due precedentemente menzionate poiché utilizza uno script automatico lato server grazie a PHP e alla libreria GD Image. 124 Anche in questo caso il testo non è selezionabile; inoltre il risultato è notevolmente inferiore rispetto alle alternative. Negli ultimi tempi si sono diffusi servizi di fontreplacement cross-browsing basati sulla proprietà css “@font-face” (discussa successivamente) come Typekit, un prodotto commerciale che fornisce una serie di famiglie di caratteri da usare sul proprio sito; per utilizzarlo è sufficiente configurare le caratteristiche del carattere tramite un pannello di amministrazione sul sito del servizio ed inserire dei richiami a degli script javascript esterni nel codice del proprio sito. Il sistema provvederà a sostituire i caratteri tramite uno script automatico da remoto. Ha l’enorme vantaggio di lasciare il testo selezionabile; tuttavia la resa talvolta non risulta immediata al caricamento della pagina, problema noto come “FOUT”. Altri servizi simili a Typekit sono quelli offerti da FontDeck, FontSpring, FontSquirrel, Kernest, Typotheque e Webtype. Questi servizi si distinguo- 125 no tra loro, a seconda dei casi, per non richiedere l’utilizzo di Javascript, per mettere a disposizione gratuitamente un set limitato di caratteri o per offrire un approccio non impostato su un server esterno, ma basato su dei file da caricare sul proprio server. Infine è molto interessante il servizio di fontreplacement offerto da Google, denominato per l’appunto “Google Fonts”. Questo sistema consente di selezionare un carattere all’interno di una piccola gamma e implementarlo all’interno del proprio sito semplicemente inserendo una riga di codice css all’interno del nostro sito che richiama la libreria esterna di Google. I grandi vantaggi sono quelli di richiedere pochissima configurazione e di mantenere selezionabile il testo; lo svantaggio è quello di essere costretti a scegliere tra una ristretta gamma di caratteri. 126 4.5 Dimensionamento dei font La dimensione dei font può essere espressa attraverso diverse unità di misura. Dimensioni relative: Cfr. h t t p : / / w w w. w 3 . o r g / TR/CSS2/fonts. html#font-size-props L’unità di misura em è un’unità di misura scalabile, relativa all’elemento contenitore, che permette di incrementare e ridurre progressivamente i font su schermo, mantenendo però omogenee le dimensioni e le proporzioni dei font. Viene spesso utilizzata spesso nelle pagine web ottimizzate per la lettura su dispositivi mobile. 127 L’unità di misura ex calcola la dimensione a partire non dalla grandezza di default impostata dal browser ma dalla grandezza di base con cui il carattere è stato disegnato dal progettista; in particolare viene calcolata l’altezza del quadrato che contiene il carattere “x”. L’unità di misura in px, forse la più utilizzata, dipende dalla risoluzione dello schermo che visualizza la pagina e rappresenta una rigida rappresentazione del progetto del designer. Dimensioni assolute: Inoltre la proprietà font-size dei CSS supporta nativamente anche un set di 8 valori predefiniti: (xxsmall | x-small | small | medium | large | x-large 128 | xx-large | inherit ) che, come chiaramente indicato dal nome, impostano la dimensione dei caratteri specificando se il carattere debba essere estremamente piccolo, molto piccolo, piccolo, medio, grande, molto grande, estremamente grande o se debba essere ereditato dall’elemento contenitore. Infine la dimensione dei caratteri può anche essere espressa in valori percentuali; in questo caso la dimensione sarà calcolata a partire dalla grandezza relativa o assoluta impostata nell’elemento genitore; nel caso non ne sia impostata nessuna, il valore viene calcolato a partire dalla dimensione di default del browser, tipicamente fissata a 16px. 129 4.6 Attributi dei font nel web 4.6.1 La consistenza del carattere La proprietà css font-weight serve a definire la consistenza o “peso” visivo del testo e accetta come argomenti: font-weight: normal | bold | bolder | lighter | 100 | 200 | 300 | 400 | 500 | 600 | 700 | 800 | 900 | inherit normal è il valore di defult ed equivale a 400, mentre bold (grassetto) corrisponde a 700; naturalmente i pesi dipendono dall’anatomia del carattere stesso; bolder e lighter servono a specificare che una determinata porzione di testo dovrà apparire più pesante o più leggera rispetto al testo dell’elemento contenitore. 130 4.6.2 Lo stile del carattere La proprietà font-style imposta le caratteristiche del testo in base ad uno di questi tre valori: 4.6.3 Variazioni del carattere La proprietà css font-variant con il suo valore ‘smallcaps’ converte i caratteri minuscoli in caratteri maiuscoli ma conservando la loro altezza originale; il cosiddetto “maiuscoletto”. 131 4.7 Composizione orizzontale nel web 4.7.1 Tracking La proprietà css “word-spacing” permette di specificare lo spazio (negativo o positivo) tra le parole in unità di misura. Il valore di default è normal. 4.7.2 Kerning Attualmente non vi è alcun meccanismo proprio in HTML o CSS che specificamente consenta la crenatura del carattere. Cfr. http://adamdscott. com/typog raphy/kerning-for-the-web/ (2011) Tuttavia generalmente su web non c’è bisogno di intervenire manualmente sul kerning, poiché tutti i font digitali possiedono al loro interno le relative tabelle di crenatura, che definiscono quali coppie di lettere devono essere regolate e in che misura; questi valori 132 vengono solitamente interpretati correttamente dai browser e dai da sistemi operativi. Può comunque rivelarsi necessario intervenire manualmente sul tracking con i blocchi di testo come i titoli o quando sono coinvolti numeri, corsivi o segni di punteggiatura. Quando si vuole intervenire sul kerning di una coppia di lettere è necessario introdurre un elemento neutro inline, tipicamente un tag <span> . La proprietà “letter-spacing” permette di specificare lo spazio (negativo o positivo) tra le lettere in unità di misura. Il valore di default è normal. 4.7.3 Allineamento La proprietà css “text-align” permette di allineare il testo a sinistra (valore ‘left’), a destra (valore ‘right’), centrato (valore ‘center’) o allineare tutte le righe tra di loro sia a sinistra che destra (valore ‘justify’). 133 4.7.4 Trasformazione del testo La proprietà “text-transform” permette di convertire ogni prima lettera delle parole in maiuscolo (valore ‘capitalize’), tutte le parole da minuscolo a maiuscolo (valore ‘uppercase’) o da maiuscolo a minuscolo (valore ‘lowercase’). 4.7.5 Decorazione del testo La proprietà “text-decoration” permette di specificare se il testo è sottolineato (valore ‘underline’), sopralineato (valore ‘overline’), sbarrato (valore ‘line-through’), lampeggiante (valore ‘blink) o anulare uno dei 4 primi valori impostati con il valore ‘none’ (il valore di default, anche spesso usato per rimuovere la sottolineatura dei link). 4.7.6 Indentazione La proprietà “text-indent” permette di specificare in unità di misura o in percentuale l’indentazione della prima riga di testo. 134 4.7.7 Direzione La proprietà “direction” specifica la direzione del testo, da sinistra a destra (valore ltr – Left To Right) o da destra a sinistra (valore rtl – Right To Left); è utile soprattutto nel supporto per le lingue arabe o orientali. 4.7.8 Spazi bianchi La proprietà CSS “white-space” indica al browser come trattare gli spazi bianchi del testo. Di default (valore ‘normal’), il testo si adatterà alle misure del suo elemento ritornando a capo se necessario ed extra spazi bianchi vengono ignorati. Con il valore “pre”, questi spazi bianchi vengono presi in ignorando la misura del suo elemento, mentre con il valore “nowrap”, se anche gli spazi bianchi extra e misura dell’elemento vengono 135 ignorati, tutto il testo sarà inserito su una unica linea senza ritorno a capo. 4.7.9 Margini orizzontali Per impostare opportunamente i margini orizzontali di una porzione di testo si possono utilizzare le proprietà CSS “margin-left” e “marginright”. 136 4.8 Composizione verticale nel web 4.8.1 Interlinea La proprietà CSS “line-height” permette di specificare lo spazio tra le linee in unità di misura (cioò lo spazio tra le parte inferiore dei caratteri), in percentuale o cifra(in rapporto alla misura del carattere). Il valore di default è normal. La proprietà line-height è spesso usata anche per centrare verticalmente una unica riga di testo nel suo elemento contenitore. 4.8.2 Allineamento verticale di un elemento in rapporto ad un testo La proprietà CSS “vertical-align” è utilizzata per allineare verticalmente un elemento (come un’immagine) in rapporto ad altri elementi inline, come un blocco di testo. 137 I valori possibili, oltre alle misure specifiche, sono: baseline: allinea l’elemento alla linea base dell’elemento contiguo bottom: l’elemento viene allineato con il più basso degli elementi della linea middle: l’elemento viene posizionato al centro dell’elemento contenitore sub: l’elemento viene posizionato pedice : l’elemento viene allineato con la parte bassa della linea di testo Per impostare opportunamente i margini verticali di una porzione di testo si possono utilizzare le proprietà CSS “margin-top” e “margin-bottom”. 4.8.3 Margini verticali Per impostare opportunamente i margini verticali di una porzione di testo si possono utilizzare le proprietà CSS “margin-top” e “margin-bottom”. 138 4.9 Le novità dei CSS3 per la tipografia web 4.9.1 @font-face Come giè accennato in precedenza, uno dei maggiori limiti del webdesign è sempre stato lo scarso numero di caratteri tipografici o fonts a propria disposizione. Ciò dipendeva dal fatto che nei diversi sistemi operativi erano installati fonts di base diversi, pertanto l’unica soluzione per garantire al sito web una resa omogenea, era quella di affidarsi ai web safe fonts, cioé poche famiglie di caratteri ben identificate che erano comuni e presenti su tutti i computer. Grazie all’introduzione dei CSS3 questo limite della tipografia web si è praticamente estinto: la direttiva @font-face specifica il percorso del font selezionato che sarà scaricato automaticamente dal browser. 139 4.9.2 Dimensionamento ottico del carattere Un’altra proprietà CSS interessante è “font-sizeadjust”, che permette di mantenere le proporzioni del font quando sul dispositivo dell’utente il font scelto non è disponibile e viene sostituito da un altro; in questo caso, se il font sostituto è più piccolo di quello scelto, l’altezza calcolata a partire dal carattere “x” viene comunque mantenuta. Il suo valore è espresso come numero e non ha bisogno della specifica dell’unità di misura (px, pt, em, cm, %). Tale valore indica la proporzione tra le lettere maiuscole e l’altezza della lettara “x” minuscola di un dato carattere (tale valore è detto x-height). Questa proprietà può essere utile, inotre, per migliorare la leggibilità di un testo quando all’interno di un documento si utilizzano diversi font aventi la stessa grandezza (ad es. font-size: 8pt). 140 Pur avendo la stessa grandezza si noterà che alcuni font sono meglio leggibili di altri (ad esempio il carattere Verdana a schermo risulta notoriamente più leggibile del Times New Roman). Mediante font-size-adjust è possibile correggere questo problema. Ad esempio è possibile definire per tutti i tipi di carattere la stessa “leggibilità” del Verdana (impostando ad es. x-height ad un valore 0.58). 141 4.9.3 Compressione o espansione del testo La proprietà CSS “font-stretch” condensa o espande il font-family corrente, esclusivamente in orizzontale. L’elenco dei suoi possibili valori è: normal | wider | narrower | ultra-condensed | extra-condensed | condensed | semi-condensed | semi-expanded | expanded | extra-expanded | ultra-expanded 4.9.4 Antialiasing La proprietà CSS “font-smooth” permette di controllare l’anti-aliasing di un font. I valori possibili sono: auto | never | always | <absolute size> | length 142 4.9.5 Ottimizzazione automatica della leggibilità La proprietà ”text-rendering” impostata al valore “optimizeLegibility” consente di migliorare automaticamente la leggibilità di una porzione di testo, correggendo otticamente le legature e intervenendo sul kerning. 4.9.6 Interruzioni di parola La proprietà “word-wrap” gestisce il modo in cui le righe di testo devono andare a capo. Tale proprietà supporta due valori: normal e break-word; nel secondo caso se una parola è così lunga da superare il contenitore, essa verrà spezzata in un qualsiasi punto evitando di deformare la larghezza del contenitore. 143 4.9.7 Text-shadow La proprietà text-shadow permette di aggiungere un’ombreggiatura al testo esclusivamente tramite CSS, senza ricorrere all’utilizzo di immagini. L’ombra viene applicata sia al testo che alla eventuale decorazione del testo. Con questa proprietà è possibile impostare la posizione orizzontale e verticale dell’ombreggiatura, il suo spessore ed il suo colore. 4.9.8 Text-overflow La proprietà text-overflow permette di controllare con maggior precisione cosa succede se il testo supera le dimensioni del suo contenitore. 4.9.9 Nuove proprietà text-decoration La nuova proprietà “text-decoration” consentirà di ottenere maggior controllo sulle decorazioni del testo. 144 text-decoration: none, underline, overline e linethrough. linea della proprietà precedente. lori: solid, double, dotted, dashed e wave; ne del testo deve essere omessa su determinati elementi. I valori possibili sono: none, images, spaces, ink e all. potete controllare, ad esempio, in che punto la sottolineatura deve attraversare il testo: auto, before-edge, alphabetic e after-edge. 4.9.9 Nuove proprietà text-decoration L’unità di misura em, descritta precedentemente, è un’unità di misura relativa all’elemento contenitore. 145 Nel caso in cui si voglia procedere a ridimensionare i testi, ad esempio nel caso di una pagina ottimizzata per il mobile, attualmente è necessario procedere dichiarando per ogni livello innestato il font-size originale, ma è un metodo scomodo e poco mantenibile. Questo problema viene risolto dall’unità di misura rem, che si comporta come em, ma fa riferimento all’elemento alla radice del documento. Rem infatti è la sigla per “root em”. 4.9.11 Altre proprietà in corso di sviluppo Allineamento e sillabazione Controllare la sillabazione di un testo web non è semplicissimo. Vanno infatti considerati diversi fattori quando si imposta la sillabazione automatica, considerando che ogni lingua ha le sue regole di sillabazione. Quello della sillabazione è un ambito in corso di sviluppo, ma le proprietà oggetto di studio sono le seguenti: 146 hyphenate-dictionary; hyphenate-before e hyphenate-after; hyphenate-lines; hyphenate-character. Kerning Il modulo per la tipografia all’interno delle specifiche CSS3 contiene un’interessante proposta per gestire le proprietà del kerning ed avere maggiore controllo su di esso. Cfr. http://coding. smashingmagazine. com/2010/03/01/cssand-the-future-of-text/ (2010) 147 027 028 148 029 Esempi di utilizzo avanzato della tipografia su web attraverso le possibilità offerte dai CSS3. 027. http://www.danhigbie.com/ . 2011. 028. http://www.tapp3. com/ . 2011. 029. http://www.manufacturedessai.it/ . 2011. 149 5. Intervista a Luciano Perondi SIONE PAS Luciano Perondi, progettista di caratteri tipografici e grafico professionista dal 1998, opera nel campo della progettazione grafica di aspetti legati alla scrittura (tipografica e non) e all’information design. Oltre all’attività di progettista si occupa anche degli aspetti teorici della grafica, ha fondato EXP, un gruppo di ricerca dedicato prevalentemente alle tematiche inerenti la scrittura e la lettura, in cui confluiscono le competenze di psicologi, teorici della comunicazione, progettisti, semiotici, grafici e linguisti. Nel 2003 ha dato vita allo studio Molotro, che si occupa sia di progettazione tipografica e di information design, sia di ricerca nell’ambito della scrittura. Dal 2004 si è occupato di didattica della tipografia e dell’information design presso vari istituti, tra cui IED di Milano, Scuola Politecnica di Design, Accademia di Belle Arti di Urbino, Politecnico di Bari, Cfp Bauer di Milano. Dal 2007 è docente presso l’Isia di Urbino. Ha progettato, assieme a LeftLoft, il carattere “Solferino”, correntemente in uso dal quotidiano Corriere della Sera. 152 030 030. Luciano Perondi. 2010. © Andy Massaccesi, http://www.andymassaccesi.com/. Tutti i diritti riservati. © Andy Massaccesi 153 L’intervista a Luciano Perondi è stata realizzata il 29/03/2011, presso la Scuola Politecnica di Design di Milano. Il filmato è disponibile integralmente on-line al seguente indirizzo: http://vimeo.com/egutenbergprj/composizionetipografica 154 “Il design della comunicazione, e quindi la tipografia, riveste un ruolo fondamentale per il libero accesso alla conoscenza e la sua condivisione.” Luciano Perondi 155 I. Riferimenti Bibliografia 1. Bove Giovanni, Scrivere futurista. La rivoluzione tipografica tra scrittura e immagine (Nuova Cultura, 2009), 99–100. 2. Blackwell Lewis and Carson David, The End of Print: The Grafik Design (Chronicle Books 2000), 134 3. Bringhurst Robert, Gli elementi dello stile tipografico (Sylvestre Bonnard 2009), 368 4. Clarke Andy, Oltre i CSS. La sottile arte del web design (Pearson Education 2008), 384 5. Grill Eric, Sulla tipografia (Sylvestre Bonnard 2005), 144 6. Lupton Ellen, Thinking with Type: A Critical Guide for Designers, Writers, Editors, & Students (Princeton Architectural Press 2004), 176 7. Mallarmè Stephane, Un coup de dés jamais n’abolira le hasard (Ampersand 1987), 20 8. Morison Stanley, First Principles of Typography (Macmillan 1936), 32 158 9. Spiekermann Erik, Stop Stealing Sheep & Find Out How Type Works (Adobe Pr 2002), 176 10. Tschichold Jan, The New Typography (University of California Press 1998), 286 159 Sitografia 1. “A List Apart” http://www.alistapart.com/ 2. “Ellen Lupton site” http://elupton.com/ 3. “Giò Fuga Thype Blog” http://blog.giofugatype.com 4. “12 Examples of Paragraph Typography “ http://jontangerine.com/silo/typography/p/ 5. “Fonts, typefaces and all things typographical” http://ilovetypography.com/ 6. “Importance of Great Web Typography & Excellent Examples “ http://www.onextrapixel.com/2010/01/11/ importance-of-great-web-typography-excellentexamples/ 7. Typography - Scale and Rhytm http://lamb.cc/typograph/ 160 8. “Readability ” http://www.readability.com/ 9. “RetinArt” http://retinart.net/ 10. “Articles by Jason Santamaria” http://jasonsantamaria.com/articles/ 11. “Smashing Magazine” www.smashingmagazine.com/ 12. “Tupetester - Compare screen type” http://www.typetester.org/ 13. “55 Examples of Huge Typography in Web Design” http://webdesignledger.com/inspiration/55examples-of-huge-typography-in-web-design 14. “The Elements of Typographic Style Applied to the Web ” http://webtypography.net/ 15. “Jeffrey Zeldman” http://www.zeldman.com/ 161 Tweetgrafia 1. @Fontblog 2. @ilovetypography 3. @smashingmag 4. @typebot 5. @typegirl 6. @TypeTweets 7.@typographerorg 8. @typography247 9. @Typotheque 162 II. Indice delle immagini 1. Copertina. “S. Morison”, http://tipografos.net/ 2. pag. 09. “Toast”, http://webdesign.html.it/ 3. pag. 26. “Scala discendente degli elementi che compongono la gerarchia del testo”, http://webdesign.html. it/ 4. pag.60. “Un coup de dés jamais n’ abolira le hasard, http: //37signals.com/ 5. pag. 62. Un coup de dés jamais n’ abolira le hasard”, http://ho-lala.blogspot.com/ 6. pag. 66. “Zang Tumb Tumb”, http://www. zangtumbtumb.it/ 7. pag. 67. “Parolibero”, “Montagne + Vallate + Strade x Joffre”, http://www.flickr.com/ 8. pag. 68. “Parole in libertà”, http://spazioinwind. libero.it/terzotriennio/letterat/ 9. pag. 72. “Asel naprakat”, http://ca.wikipedia. org/wiki/ 10. pag. 74. “Merz magazine cover”, http://typographyhistory.tumblr.com/ 165 11. pag. 75. “Die Scheuche. 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Biografie degli autori Letizia Bollini ARTchitetto. Dottore di ricerca presso il Politecnico di Milano, si occupa dal 1995 di progettazione di interfacce multimodali e comunicazione visiva. Docente incaricato del corso di laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Milano, Scienze di Internet a Bologna, dal 2006 è ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Coniuga l’attività libero professionale (Extrasmall.it, fondato nel 1998) con l’impegno nella ricerca teorico-metodologica, nella didattica e nella divulgazione. 170 Roberto Falcone Studente e web designer. Si laurea con il massimo dei voti in Comunicazione Digitale presso l’Università degli Studi di Milano, intraprendendo un percorso di studi che lo porta ad approfondire tematiche tecnico/progettuali in diversi ambiti di ricerca. Laureando in Teoria e Tecnologia della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano - Bicocca, svolge un lavoro di tesi sperimentale riguardo la Realtà Aumentata in ambito storico-artistico. Web Designer ibrido e appassionato, collabora con diverse agenzie di comunicazione meneghine. 171 Erika Montoli Studentessa e visual designer. Si laurea in Comunicazione Digitale presso l’Università degli Studi di Milano, intraprendendo un percorso di studi legato all’Editoria Multimediale, culminato con l’esperienza di collaborazione presso la divisione “B.O.L.” di Mondadori. Laureanda in Teoria e Tecnologia della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano - Bicocca, svolge un lavoro di tesi sperimentale a proposito della tipografia nei nuovi device. Lavora come Visual Designer presso un’innovativa agenzia milanese di consulenza di marketing digitale e User Experience Design. 172 Un sincero e doveroso ringraziamento è rivolto alla prof.ssa Letizia Bollini, che con impareggiabile passione, impegno ed entusiasmo ci ha guidati lungo un percorso di esplorazione dell’affascinante mondo del Graphic Design che ci ha consentito di vagliare inedite prospettive d’indagine e ci ha stimolato a misurarci con le più attuali sfide tecnologiche e che, nel suo complesso, ha costituito una fondamentale esperienza umana, prima ancora che educativa e professionale. Erika e Roberto 174 Desideriamo ringraziare, inoltre, il prof. Luciano Perondi per la sua disponibilità nell’averci concesso l’intervista e per la gentilezza e la pazienza dimostrate durante la realizzazione delle riprese video. Si ringrazia, infine, il fotografo Andy Massaccesi (www.andymassaccesi.com) per averci concesso l’utilizzo della foto di Luciano Perondi (pag. 153). 175 Il progetto eGutenberg nasce nell’a.a. 2010-11 come attività didattica sperimentale all’interno del CdLM in Teoria e Tecnologia della Comunicazione e del Corso di Grafica di Comunicazione e Psicologia di Milano Bicocca. Partendo da un approccio pedagogico costruttivista il corso organizza intorno al concetto di User Generated Content. 7 moduli didattici monografici dedicati alle Comunicazioni Visive applicate al design delle interfacce web per non-designer. In questa collana: Grammatica visiva e teoria della Gestalt Visivamente parlando Il linguaggio delle immagini RGB del colore Tipografia digitale Like a rolling font “Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare” Bruno Munari